30 Righe di Raffaele Bonanni

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FISCO, PAGARE TUTTI PER PAGARE MENO

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Tutti i governi hanno promesso nel tempo di combattere l’evasione fiscale, ma ben poche iniziative sono state utili per ottenere risultati. Innanzitutto l’ostacolo tra i più grandi problemi, sinora è stato il fatto che le forze politiche hanno opinioni spesso totalmente opposte sull’evasione: da parte loro o si fa intendere che quel che accade è plausibile a ragione di pesi fiscali abnormi, o si fa intendere di volere la terra bruciata (la galera) per i trasgressori. Con queste premesse, nelle rapide alternanze di governo prodotte dal sistema elettorale maggioritario, è avvenuto che ogni tela tessuta di giorno, di notte fosse sfatta, cosicché ogni annuncio si è perso nei dedali del sistema contrappositivodella politica. L’altra questione non di poco conto, riguarda il fatto che il sistema fiscale italiano, per vari presupposti affastellati nel tempo sull’ottima riforma fiscale di sessanta anni fa, a portato a far pagare ogni centesimo dovuto all’erario, sono i lavoratori, i pensionati e generalmente il ceto medio. Anzi il fenomeno si sta stupidamente incattivendo in modo preoccupante: chi paga di più, ha meno diritti sociali di chi paga di meno, indebolendo così il concetto di solidarietà tra i cittadini.

Altra questione è il peso in generale delle tasse su redditi reali e teorici. Siamo diventati tra i paesi del mondo i cittadini più tassati, peraltro senza avere uno Stato davvero funzionante, in grado di organizzare investimenti pubblici per il sistema paese, in assenza di servizi sociali di buona qualità e presente in tutto il territorio della Repubblica. In questa situazione così ingarbugliata, certamente non si contribuisce a rendere gestibile una riforma radicale tanto necessaria. Comunque, se si fosse voluto scovare fli evasori, sarebbe bastato utilizzare le fenomenali strumentazioni digitali per trovarli. Dunque manca il clima necessario, la filosofia di fondo da adottare nella azione, l’analisi coraggiosa su quello che oggi è il fisco Italiano.
Penso che noi ci accorgeremo della reale volontà di fare qualcosa davvero risolutivo , quando leggeremo proposte che poggiano su un’analisi completa e dettagliata, e quando troveremo gran parte della classe politica, unità dalla volontà di ridurre le tasse e di combattere chi ‘evade; quando tutti avranno un unico slogan di riferimento che segnali identici intenti come questo: pagare tutti per pagare meno.

IL CENTRO CHE MANCA IN ITALIA

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Il meeting della ‘Leopolda’ organizzato dall’ex premier Renzi, è stato tutto rivolto al messaggio da dare agli elettori moderati che non si riconoscono nel populismo, che non amano lo statalismo, che agognano una Italia più liberale e responsabile nella economia e nella spesa pubblica, impauriti dal nuovo governo che risulta il più spostato a sinistra dagli albori della Repubblica. In effetti ha ben calibrato la impostazione della comunicazione, soprattutto rivolta agli elettori di Forza Italia, in evidente confusione per la subita opa di Salvini.
Ma la pressione è stata forte anche sull’elettorato del PD, almeno verso quella parte che non gradisce il progressivo spostamento a sinistra del partito e l’alleanza con i 5 stelle, che da patto di governo si sta progressivamente trasformando in vera e propria alleanza politica. Comunque vada c’è da ritenere che Italia Viva, potrà almeno durante la vigenza della legislatura, svolgere un importante ruolo di riequilibrio sulle decisioni che di volta in volta dovrà prendere il Parlamento e l’Esecutivo: sulla economia, sulle delicate vicende della giustizia, sul welfare e legislazione del lavoro, sulla politica internazionale, grazie al suo fondamentale gruppo parlamentare indispensabile per la tenuta della maggioranza.

Tuttavia, se il nuovo partito di Matteo Renzi si colloca oggettivamente al centro delle grandi aree del populismo nostrano e del PD tornato a sinistra, non vuol dire che potrà convincere quella enorme area costituita da elettori moderati, prevalentemente fatto di ceto medio danneggiato da tasse quasi tutte a suo carico, asserragliata da tempo nella posizione di astensionismo dal voto. La medesima difficoltà si potrà riscontrare con gli elettori che non hanno apprezzato la sua spregiudicatezza passata da presidente del consiglio: ad esempio la diffidenza dei cattolici sulle sue politiche radicali sui temi di principio e morali. Certamente Matteo Renzi, vorrà imprimere una impronta diversa alla sua azione futura, ed è normale che vorrà fare tesoro degli errori passati per innovare.
Ma l’annuncio della nascita di Italia Viva, non è stato quello di un leader che ha voluto confrontarsi con le varie aree di centro per eventualmente arrivare ad un grande centro. Evidentemente ha voluto dare vita all’ennesimo partito personale in uno scenario oramai pieno di formazioni con queste caratteristiche non molto amate da liberali, popolari e democratici in genere. Può darsi che nei prossimi mesi cercherà di recuperare queste inidonee premesse: se lo dovesse fare, allora sì che potrebbe nascere un grande ed unico centro politico. Diversamente è possibile che Liberali e Popolari, potrebbero anch’essi costruire un nuovo contenitore, in un Italia politica che pur in continuo cambiamento non trova mai un suo baricentro per dare stabilità alla Repubblica, proprio perché sinora manca un centro che sia centro: Popolare, Liberale, moderato.

Raffaele Bonanni

COSÌ STANNO LE COSE, LA MANOVRA COLPIRÀ I SOLITI NOTI

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Così stanno le cose! Il nostro Governo ha messo al lavoro i soliti tecnici della Ragioneria dello Stato, per trovare occasioni di incameramento di risorse nelle casse dello Stato, e c’è da giurarci sopra, essi porteranno sulla scrivania dei decisori governativi ogni possibilità di racimolare soldi da angoli nascosti, da superfici da raschiare, ed anche espedienti necessari utili a conteggiare virtuali introiti, pur di far tornare i conti ed evitare che continui a crescere il debito pubblico. Naturalmente nel mirino della ragioneria per la premitura con nuove tasse palesi o occulte, ci sono soprattutto i soliti obiettivi: i salari, le pensioni, le abitazioni e gli immobili in generale. Infatti questi sono gli obiettivi privilegiati, perché si prestano formidabilmente alla esigenza di avere velocemente nuovi introiti: appena vari la legge, immediatamente si ottengono entrate. E siccome salari e pensioni sono sottoposti al sistema del sostituto di imposta per erogare direttamente dalle buste paghe e dall’INPS per le pensioni, tutto si svolge con la celerità necessaria. Così vale per gli immobili: sono lì, tutti censiti ed in grande mostra; in modo tale che possono essere obiettivi facili per la spremitura. Ma il grande problema per il Governo, è quello di aver promesso solennemente di non caricare ulteriormente i cittadini di altre tasse. Ma come si sa da tempo, tutti i governi degli ultimi 20 anni hanno fatto promesse da mercanti. Accadrà che allora per indorare addolcire la pillola amara, si deciderà di punire tutto quello che apparirà ‘cattivo’ dalla attualità del momento: i carburanti ed altro che appaiono più tossici e dannosi per l’ambiente, ricchezze vere o presunte di questa od altra categoria di persone, ed altre cose del genere. Ma è sicuro: la parte portante della manovra di bilancio riguarderà, salario pensioni, beni immobili.
Si dirà che la situazione è complicata e che l’Europa è rigida e non ammette deroghe, ma la verità accertata che se i governi si impegnassero di più ad aumentare il PIL ed a spendere di meno, i debiti che abbiamo si mangerebbero meno soldi che i soliti tassati potrebbero risparmiare. Non è esagerato dire che sembra che i governi si alternano, ma nessuno di questi come risultato ci porta la riduzione del debito, ma deficit in più. Così stanno le cose, se ci pare!

Raffaele Bonanni

CRIPTOVALUTA E RISCHIO DI UNA NUOVA ERA FEUDALE

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All’inizio dell’estate, Facebook aveva annunciato che erano circa una trentina i soggetti di grande reputazione economica – e che presto sarebbero saliti a un centinaio – che avrebbero compartecipato all’inedito progetto di mettere in circolazione virtuale la criptovaluta chiamata Libra. Un esteso numero di soggetti (universita, società, associazioni) utili a smentire che l’impresa potesse essere della sola Facebook, social forte di più di due miliardi di individui utenti. Ma pare che tanti che avevano assicurato di essere interessati al progetto, si ora stiano defilando a uno a uno. La ragione del ripensamento di molti, deriverebbe dalle pesanti critiche esternate dalle più importanti autorità mondiali finanziarie e politiche contro il progetto di Facebook, che hanno denunciato rischi di infiltrazione delle mafie nella gestione della moneta virtuale, oltre ai rischi di operazioni fraudolente possibili. Ad esempio si sa che Paypal non parteciperà, ma le indiscrezioni riferiscono che Visa e MasterCard insieme ad altri attori finanziari si stiano defilando. Vedremo comunque cosa accadrà nella riunione prevista a breve per fare il punto sulla situazione dell’iniziativa. 

Intanto, alcuni Stati stanno provvedendo a progettare essi stessi criptovalute che potranno sconvolgere gli attuali assetti dominati dal dollaro. Comunque da questa storia di privati ricchissimi che tentano con una loro moneta di scalzare l’autorità degli Stati, ci viene l’avvertimento che o i poteri politici si riorganizzano su scala mondiale, oppure andremo verso nuove entità private potentissime, che scardineranno ogni ordine sinora conosciuto. C’è da essere certi: o la democrazia si ristruttura globalmente oppure conosceremo una nuova era feudale del terzo millennio su scala mondiale. In assenza di una revisione profonda del modo di organizzare il potere democratico e la supremazia dell’ordine statuale, saranno sempre più invadenti i poteri dei singoli potentati economici, che oltre che a possedere risorse economiche più grandi anche degli Stati più potenti, ambiranno progressivamente a sostituirsi al loro potere, dando vita nel terzo millennio a nuove entità feudali su scala mondiale.

DEMOCRAZIA DIGITALE, SERVONO GARANZIE

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Superato lo scoglio dell’indicazione di Giuseppe Conte a Presidente del Consiglio, tutto il resto andrà come già si sapeva dall’inizio: cioè bene. Non saranno né i capricci dei singoli che vogliono essere confermati a Ministro, né di quelli che aspirano a diventarlo per la prima volta a bloccare tutto. Neanche Di Maio potrà tirare la corda: rischia che gli si spezzi in mano. Si nota a occhio nudo che nessuno vuol disturbare il manovratore. Ma i 5 stelle continuano ad affermare che comunque alla fine della definizione di tutto quello che serve per varare il governo, loro vogliono la conferma della piattaforma Rousseau.

Insomma vogliono che i loro militanti si esprimano attraverso il voto on line. Ma io mi son chiesto cosa sarà mai questa piattaforma? Chi sono i proprietari? Chi possiede la chiave per farla funzionare? Chi sono i garanti del funzionamento? Questa è la nuova frontiera democratica? Probabilmente intestandola a Jean-Jacques Rousseau, si è voluto evocare l’agorà: il luogo mitico per la democrazia dove si recano tutte le persone della Città per le scelte da prendere. L’agora’, però, non era un posto di cui tutti parlavano senza che nessuno lo vedesse. È stato il luogo rappresentativo di tutti i cittadini dove chiunque poteva vedere e sentire ciò che avveniva.

La democrazia può funzionare con le tecnologie digitali, alla condizione che si sappia chi le gestisce, chi le garantisce, e se costoro sono scelti democraticamente da tutti, e tutti ne sono proprietari. Vale la pena ricordare che la nostra Costituzione repubblicana, ammette la costituzione di qualsiasi associazione, politica o sociale, alle sole due condizioni inderogabili: che non perseguano obiettivi contrari alle leggi della Repubblica; che siano associazioni a funzionamento interno democratico, cioè che gli organismi vengano costituiti attraverso decisioni formali adottate dagli associati e che gli organismi di direzione possono democraticamente essere modificati attraverso procedure interne che coinvolgano gli associati o i loro designati. Questa dunque è una frontiera di grande importanza per le democrazie odierne, assediate dai Creso e dai Barabba.

Raffaele Bonanni

IL CONTE II E I NODI DA SCIOGLIERE NEL PAESE

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Finalmente il governo di Giuseppe II è fatto,  o almeno non abbiamo perso altro tempo al pari del varo del Governo di Giuseppe I. Dunque i danni della crisi di governo più strampalata della storia d’Italia sembrerebbero contenuti, anche se le cancellerie e la opinione pubblica del mondo, senza dubbio hanno rafforzato la opinione su di noi, come un paese incomprensibile se non incorreggibile, riassumibile nell’acre commento di anni fa del pessimo Sarkozy: “ils sont italiens”. Tuttavia i costi sono da considerare contenuti, in quanto sostanzialmente si sono consumati entro il mese spensierato di agosto.

Ora si tratta di andare in Parlamento e di varare l’Esecutivo giallorosso, e pare non debbano esserci particolari ostacoli a che possa accadere. Si può dire, senza tema di smentita, che i parlamentari sono contenti tutti per  non dover interrompere prematuramente la legislatura, e che conviene al Paese (almeno per ora) non subire ulteriori nuovi traumi.

Ben presto però dovremo verificare se il programma e il cammino che il Governo Conte bis, corrisponderanno anch’essi con gli interessi degli italiani.

 

Ad esempio se il debito sarà preso di mira o dimenticato, le tasse ridotte o aumentate, il sistema welfare reso più assistenzialista o equilibrato con i conti e giusto per i lavoratori che lo finanziano, la stabilità e crescita occupazionale invocata o realmente sostenuta, il sistema dei servizi controllati o ignorati. Secondo me, questi punti sommariamente elencati, se dovessero essere ben gestiti e i governanti dovessero cessare di inseguire ossessivamente l’idea che governare significa distribuire denari e benefici ai propri ‘clientes’ potrebbe essere una novità. Sarebbe una conferma dello scetticismo diffuso, ad esempio, aprire dispute continue su ogni cosa, fuorché sulle vicende bancarie, autostradali, petrolifere.

Ma dalla genericità dei temi (spero di essere smentito) non mi pare che ci sia voglia di mettere le mani sui dossier importanti per gli italiani. Ho il timore che la debolezza evidente del governo, spinga i suoi capi a ripetere ciò che vediamo da anni ed anni: fuggire dalle grandi responsabilità e dall’affrontare i poteri forti, perché non portano voti ma portano guai, ed approfittare del governo per tentare la costosissima operazione di decidere provvedimenti clientelari, ora a questa, ora a quella categoria di interessi. Ovviamente spero di essere smentito, e quindi non mi resta che dire: “Vedremo”.

Raffaele Bonanni

 

PARTITI MODERATI LO SIANO FINO IN FONDO

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Tutti i giornali parlano della mossa politica che si appresta a fare Matteo Renzi, per costituire un partito di centro che, a detta di tutti, manca nella realtà politica italiana. Ma oltre a Renzi, ce ne sono anche altri liberali, e altri ancora cattolici e laici che, in alternativa al populismo dilagante, vogliono rassicurare soprattutto gli elettori moderati che sinora in larga parte hanno accresciuto la enorme area dell’astensione dal voto, impauriti dalla forza raggiunta dagli estremismi in Italia.

Ma penso che qualora si pensasse a un nuovo partito centrista popolare e liberale, portatore potenzialmente di stabilità nel sistema politico italiano troppo squilibrato a sinistra e a destra, occorrerebbe essere conseguenti fino in fondo con la natura di una formazione centrista. C’è un detto latino molto significativo, che ben descrive l’importanza di una presenza con tali caratteristiche che non potrà che apportare benefici al sistema politico ed istituzionale, come accadde anche agli albori della nostra Repubblica: “In medio stat virtus”. 

Dunque, una formazione moderata, popolare e liberale, deve curarsi di una spesa pubblica compatibile con gli introiti dello Stato, deve saper garantire l’impresa in equilibrio con le esigenze dei lavoratori, deve puntare ad uno Stato autorevole ma non allo statalismo, deve sostenere la promozione delle persone ma non con l’assistenzialismo, deve affermare la giustizia ma non il giustizialismo, deve promuovere la modernità mantenendo solide le tradizioni e le radici cristiane, deve rappresentare l’identità italiana ma nel nuovo Stato federale europeo. A mio parere chi promuoverà questa politica, sarà riconosciuto come centrista.

I CATTOLICI E IL NUOVO CORSO POLITICO

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In un mese e mezzo la politica italiana è stata fortemente modificata da eventi rapidissimi che hanno sortito conseguenze e risultati inattesi. Cosicché chi si era rassegnato all’opposizione per tutta la legislatura si ritrova catapultato nel Governo, chi ha operato intempestivamente per avere ancora più spazi nel governo, si ritrova fuori. Ma come se non bastasse, appena insediato il nuovo Governo voluto innanzitutto da Renzi, è proprio l’ex premier che ha dato vita  una nuova forza politica dichiarata di centro, spostando una ventina di parlamentari sul suo nuovo gruppo a Montecitorio.
Di fronte a questi accadimenti, che sono la somma di tanti altri eventi che hanno segnato tempi molto bui per la stabilità politica e per la responsabilità in politica, molti cattolici si stanno interrogando sul da fare, anche stimolati dalle esortazioni e riflessioni sulla situazione italiana, venute da una riunione voluta dalla Cei con le associazioni cattoliche impegnate nel sociale e nel politico. Sono in molti che pensano che da quando i cattolici hanno per varie ragioni tirato i remi in barca, le navigazioni nelle acque sicure interne ed esterne all’Italia, si sono man mano rarefatte, con risultati disastrosi del degrado che sono sotto gli occhi di tutti.
Ma se è vero che i cattolici, possono essere importanti in cooperazione con i liberali per ridare al paese speranza, è altrettanto vero che devono farsi riconoscere  davvero, da quello che dicono, da quello che fanno, a cosa ancorano la loro iniziativa, e con cosa sostanziano la loro identità.
Innanzitutto devono ben declinare la Dottrina Sociale della chiesa nella attività politica, devono imporsi di fortificare la loro identità per avere davvero autonomia, devono saper darsi una andatura sufficiente, per portare una ventata nuova nel sociale e nelle istituzioni, con ‘vino nuovo ed otri altrettanto nuovi’. Quanto all’annuncio da parte di Renzi e di quanti vogliono mirare alla costruzione di una forza politica credibile e solida di centro (laici e cattolici), penso che è bene che sappiano subito dare prove importanti nei pronunciamenti e nella azione. C’è un detto latino molto significativo, che ben descrive l’importanza di una presenza con tali caratteristiche, che non potrà che apportare benefici al sistema politico ed istituzionale, come accadde anche agli albori della nostra Repubblica: “in medio stat virtus”.
Dunque, formazioni moderate, popolari e liberali, devono curarsi di una spesa pubblica compatibile con gli introiti dello Stato, devono saper supportare l’impresa che a sua volta sia disponibile con i lavoratori alla redistribuzione dei profitti prodotti dalla maggiore produttività, devono puntare ad uno Stato autorevole ma non allo statalismo, devono sostenere la promozione delle persone ma non con l’assistenzialismo, devono affermare la giustizia ma non il giustizialismo, devono promuovere la modernità mantenendo solide le tradizioni e le radici cristiane, devono rappresentare l’identità italiana ma in un nuovo Stato federale europeo.