Il pallone racconta di Franco Zuccalà

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MILAN TRIS E PRIMATO, PAREGGI NEI MATCH-CHIAVE

Il Milan ha concluso con un tris una settimana di successi (Inter, Lazio e Samp), ed è saltato in testa alla classifica che è zoppa, visto che l’Inter e l’Atalanta hanno giocato una partita in meno. Le due partite-chiave della giornata sono finite alla pari. Nel confronto di Napoli, i campioni in carica hanno rimontato l’avversario che sembrava dominante. Il pareggio fra Napoli e Inter ha detto due cose: a) la squadra partenopea ha perso una grande occasione per andare in vetta; b) quella nerazzurra non si è presentata nel primo tempo e ha pareggiato con Dzeko (decimo gol) all’inizio della ripresa, prendendo campo. Il gol di Insigne su rigore e il palo di Zielinski avevano illuso la squadra di Spalletti. Il giusto pareggio non ha danneggiato l’Inter, ma non ha dato al Napoli la spinta decisiva verso lo scudetto. In quella di Bergamo, quando l’Atalanta sembrava aver vinto con lo splendido gol di Malinovskyi, Danilo a tempo scaduto ha pareggiato. Così il Milan. che non ha certo maramaldeggiato contro una buona Samp, con i tre punti ha acciuffato il primato. Leao decisivo.
(ITALPRESS) – (SEGUE).

MILAN TRIS E PRIMATO, PAREGGI NEI MATCH-CHIAVE-2-

Insomma, il campionato è rimasto apertissimo e tutti fanno i calcoli, calendario in mano. In “zona Champions”, bella partita fra Atalanta e Juve: i bergamaschi avevano fermato l’Inter, ora hanno bloccato la Juve. Finito l’effetto-Vlaahovic, rimasto muto?
Il solito Immobile su rigore (19 gol in campionato) ha dato il “la” alla vittoria della Lazio su un Bologna remissivo. E’ stata la gran giornata di Zaccagni (doppietta). Sarri ha il secondo attacco (52 gol) dopo quello dell’Inter (55). La Roma (staccata dai “cugini”) era in vantaggio su rigore e Abraham aveva segnato (11 reti in tutto), ma la difesa l’ha tradita ancora e il Sassuolo ne ha approfittato con Traorè (un gol e un’autorete propiziata). Espulso Ferrari e pareggio nel recupero di Cristante. Mou contrariato. Nel Monday Night, senza Bonaventura e Torreira, ma con Quarta e Odriozola, la Fiorentina giocherà sul campo di uno Spezia che è reduce da quattro gare positive (tre vittorie). Piatek si è svegliato in Coppa Italia e, dopo la bella vittoria di Bergamo, i viola hanno ambizioni europee. Al Franchi 3-0 con tripletta di Vlahovic (un rigore). Arbitro Marchetti.
(ITALPRESS) – (SEGUE).

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Il Verona ha imbottito di gol l’Udinese, che ha colpito solo traverse e fallito occasioni, i gialloblu più concreti. La squadra di Tudor guarda all’Europa con il suo forte attacco, i friulani – per loro fortuna – hanno un buon margine sulle squadre di coda. Barak ancora in evidenza. In zona salvezza, il Venezia ha fatto uno scherzaccio al Torino, che sembrava lanciatissimo, a parole. Lagunari terzultimi. La squadra di Juric (un punto in tre partite) è tornata nei ranghi dopo aver sperato nel salto in avanti. Per i lagunari una boccata di ossigeno. Si è rivisto Belotti, che ha pareggiato, ma il gol è stato annullato per intervento del VAR, con conseguenti polemiche. Espulso Okereke (VAR). Una situazione kafkiana. Juric sconcertato. Il portiere veneziano Lezzerini si è infortunato, ma non è stato possibile sostituirlo. Si è giocato 104 minuti. Oltre alla vittoria del Venezia, il pareggio di un buon Cagliari che ha collezionato il terzo risultato positivo a Empoli. Toscani bloccati ancora in casa. Pavoletti a segno. Curioso: infortunato l’arbitro Dionisi, sostituito dal quarto uomo Marini.
(ITALPRESS) – (SEGUE).

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Genoa e Salernitana si sono battute discretamente, pareggiando e restando staccati. I rossoblù (che non vincono da 17 partite) sono al terzo pari: poco per risollevarsi. La Salernitana ha il peggior attacco (solo 17 gol) e la peggior difesa (56 reti subite): è migliorata, ma è sempre ultima. E ora Venezia-Genoa, uno “spareggio”. ll “Derby della Mole”, venerdì ci dirà di più sulla Juve e Vlahovic.
(ITALPRRESS)

MOURINHO HA RAGIONE: IL CALCIO E’ DAVVERO CAMBIATO

Josè Mourinho, un pò pro domo sua, un pò perchè è vero, dopo il gol annullato a Zaniolo contro il Genoa per l’intervento del VAR, sabato ha detto: “Non è più calcio”. A prescindere dalle sue polemiche sui maltrattamenti (veri o presunti) subiti dalla Roma (“Siamo piccoli”) ci sono delle considerazioni da fare sul “calcio che è cambiato”. Se tornassero a giocare gli assi del passato (non diciamo Piola e Meazza, ma i più recenti Maradona e Falcao) si troverebbero forse spaesati nel doversi cimentare in un gioco diverso da quello dei loro tempi, in cui le regole mutano rapidamente e si introducono elementi nuovi a ogni piè sospinto. Una volta si diceva che la forza di questo gioco e la sua popolarità, fossero dovute alle regole immutabili, ora si sostiene che la vita è cambiata e bisogna rinnovarsi. E’ vero, ma il troppo è troppo. Potremmo fare l’elenco degli usi e costumi attuali (i comportamenti del portiere, i retropassaggi vietati, gli offside da segnalare ad azione finita, gli interventi del VAR ecc.), che sono diversi rispetto al passato.
C’è stato chi ha insinuato che si è cercato di avvantaggiare con nuove regole il gioco d’attacco per ottenere più gol e conquistare i favori del pubblico e mercati nuovi. Negli USA, per esempio, definiscono il calcio “boring” (noioso) perchè non accettano i pareggi (nei loro sport vince il più forte) e le partite con pochi gol. Per motivi anagrafici abbiamo visto un altro calcio, in cui gli arbitri scappavano dagli stadi vestiti da poliziotti o prelevati da elicotteri e le invasioni di campo non erano rare. Non rimpiangiamo certo quei tempi, ma forse quello era un calcio più umano, pieno di difetti, ma decifrabile. Ora gli arbitri fanno parte dell’ingranaggio e sono ben organizzati e pagati, come gli allenatori e i divi della pedata. Quanto dovrebbero guadagnare oggi un Concetto Lo Bello, un Campanati, un Agnolin ecc.? Sulle questioni arbitrali e del VAR si potrebbe discutere all’infinito. Noi ci limitiamo a ricordare agli addetti ai lavori che essi ricevono lauti compensi per dare giudizi equanimi, fornire prestazioni adeguate e assumere comportamenti seri e possibilmente onesti. Non parliamo degli arbitri, ovviamente fallibili, ma tutta la fauna pallonara. Siamo convinti che ormai, fra VAR e marchingegni vari, abbiamo tutti le idee confuse.
E forse è meglio guardare le partite al teleschermo non solo per questioni meteorologiche e pericoli di aggressioni allo stadio, ma perchè la verità è ormai solo quella che ci offre l’imparziale occhio elettronico. Ma se ce ne restiamo tutti a casa, il calcio fallisce. Tuttavia dalle tribune spesso si vede poco o nulla e gli stessi giornalisti, che dai loro scranni lontanissimi dal terreno di gioco, senza l’ausilio di un monitor capiscono poco di quel che succede in campo e devono tranciare giudizi immediati, fanno un lavoro difficile e devono talvolta chiedere spiegazioni a chi è davanti alla tv. Inutile nasconderlo. I tifosi vanno allo stadio (e magari litigano) per episodi non adamantini: gli impianti sono obsoleti, nessuno chiarisce nulla. Tempo fa anche Gasperini disse che gli arbitri dovrebbero “spiegare” le loro decisioni. Insomma, si va alla partita “to enjoy the atmosphere”(per godere dell’atmosfera), come dicono quelli che parlano l’inglese, ma è difficile spesso comprendere cosa è capitato. Quando si torna a casa, si scopre dalla tv quel che è veramente successo sui terreni di gioco. Eh, sì, il calcio è veramente cambiato, come dice Mourinho. E’ davvero un’altra cosa. In campo e fuori.
(ITALPRESS)

MILAN E NAPOLI INCALZANO L’INTER, VLAHOVIC-ZAKARIA: E’ SUBITO JUVE

Milan e Napoli incalzano l’Inter che ha un punto in più, ma anche una partita in meno. E Napoli-Inter, sabato prossimo, potrebbe dire qualcosa di importante per la classifica. Intanto Vlahovic e Zakaria hanno segnato subito e la Juve è quarta: dove arriverà? Il derby milanese ha riaperto il campionato, ma c’è da chiedersi se la seconda sconfitta dell’Inter provocherà dei contraccolpi. Si è discusso sulle scelte di Inzaghi, sulle sostituzioni. E pure dell’apporto di Giroud, doppietta in assenza di Ibrahimovic. Sostanzialmente Pioli ha azzeccato i cambi, al contrario del tecnico nerazzurro. A San Siro è stato confermato che nel derby non ci sono regole: l’apparente superiorità dell’Inter è stata annullata da due episodi. E adesso tutto ricomincerà. Il Napoli ha attaccato a tutto spiano a Venezia, segnando con Osimhen (di testa) che ha colpito pure un palo. Avversari ostici i lagunari, comunque, a tratti pericolosi. Brutto scontro involontario fra Ebuhei e l’arbitro Mariani, entrambi feriti. Il giocatore ha proseguito inturbantato. L’arbitro ha piazzato l’auricolare sull’orecchio sinistro, essendo stato colpito a quello destro. Veneti sempre più giù in classifica.
L’espulsione di Ebuhei nel finale e il gol di Petagna, sostituto di Osimhen, hanno chiuso il match. In dodici minuti, Dusan Vlahovic ha “conquistato” i tifosi della Juventus. Più tardi ha segnato anche Zakaria. Un buon 2-0 contro un agguerrito Verona. Sorpresona a Bergamo. Un Pereiro scatenato, in assenza di Joao Pedro, con una doppietta ha dato il successo al Cagliari. Gasp nella ripresa ha lanciato Boga e anche Zapata che sembrava recuperato dopo lunga assenza, ma che si è fermato di nuovo. All’Atalanta (quarto ko interno) non è bastato il provvisorio pareggio di Palomino. I nerazzurri (una partita in meno) hanno ceduto alla Juve il quarto posto, per i sardi passo importante verso la salvezza. E domenica ci sarà Atalanta-Juventus. Il Genoa con Blessin e i nuovi acquisti è parso migliorato (due 0-0 consecutivi), resistendo in dieci (espulso Ostigard) a una Roma che aveva segnato con Zaniolo il gol della vittoria sul filo di lana. Ma, con l’ausilio del VAR, Abisso ha annullato e il gioiello giallorosso si è fatto espellere per proteste.
Un pareggio pesante per i rossoblu, una delusione per la Roma. Mourinho (100 in A): “Se quello è fallo, il calcio è cambiato. Agli occhi del potere siamo piccoli”.
Perso Vlahovic, la Fiorentina è stata inesorabilmente infilata da una Lazio che ha dimenticato gli alti e bassi che avevano caratterizzato le ultime partite. Immobile capocannoniere con 18 gol, Milinkovic-Savic è tornato a incidere. Italiano ha detto che la sconfitta non è dipesa dalla partenza di Vlahovic. Peggio. Partita combattuta, quella fra Bologna e Empoli. Traversa di Arnautovic e palo di Di Francesco. Ha esordito nell’Empoli il neozelandese Cacace, di chiare origini nostrane, ma nato a Wellington. Ma niente gol. Due reti di Caputo e dell’esordiente Sensi in sette minuti hanno sospinto la Sampdoria contro il Sassuolo. La squadra di Dionisi alla fine ne ha presi quattro. Giampaolo ha vinto così la prima partita alla guida dei blucerchiati. Sembrava delinearsi lo 0-0 alla Dacia Arena. Invece l’Udinese ha vinto in extremis la combattuta partita col Torino. Espulso l’ex bianconero Mandragora, è arrivato il gol decisivo di Molina su punizione. E nel recupero il raddoppio di Pussetto su rigore. I friulani non vincevano in casa da novembre.
Nel Monday Night l’incontro salvezza Salernitana-Spezia. I campani si sono rinforzati (con Fazio, Dragusin, Mazzocchi in difesa, Radovanovic, Bohinen a centrocampo, Verdi e Mousset in attacco). Lo Spezia viene da tre vittorie consecutive e “vede” la salvezza. All’andata 2-1 per i liguri con i gol di Suìimy, Strelec e Kovalenko. Dirigerà Valeri. Giornata un pò agitata ed emozionante.
(ITALPRESS).

MORTO TITO STAGNO PROTAGONISTA E MAESTRO DELLA TV

Il ricordo di Tito Stagno, morto a Roma a 92 anni (era nato a Cagliari il 4 gennaio 1930), non può prescindere dall’allunaggio dell’uomo del 20 luglio 1969, una pietra miliare nella storia del mondo. Ce ne parlava in redazione, dove lo avevamo conosciuto come capo dello sport del Tg1 e della Domenica Sportiva negli anni del suo maggior fulgore professionale. E’ stato un giornalista a tutto tondo che aveva cominciato alla radio nella sua città a 19 anni, per poi percorrere tutte le tappe della brillante carriera, sempre in primo piano: radiocronista, documentarista, telecronista, poi inviato speciale al seguito dei presidenti della Repubblica Segni e Saragat. Vittorio Veltroni lo aveva voluto nel 1955 alla conduzione del Tg1. Aveva intervistato Kennedy, Eisenhower, Nehru, Papa Giovanni XXIII. Aveva fatto gli studi classici, si era iscritto all’Università in medicina, la sua passione, ma aveva poi intrapreso la sua brillante carriera di giornalista.
La sua voce era chiara e non tradiva le sue origini sarde. Ci diceva che il biglietto di presentazione del giornalista televisivo era il modo di parlare che doveva essere intellegibile. Ci costrinse a fare dei corsi di dizione e correggeva noi e gli altri suoi giornalisti anche a carriera finita, quando parlavamo al telefono con lui. Certo, era un personaggio particolare: amava la vita, era un intenditore di vini, andava in montagna a sciare. Aveva una bellissima moglie, Edda, che lo seguiva come un’ombra, e due figlie: Brigida (medico) e Caterina che viveva negli USA, dove Tito si recava spesso. Della maratona televisiva in occasione dell’allunaggio dell’Apollo 11, quelli della nostra età ricordano tutto: la polemica con Ruggero Orlando, il suo annuncio “ha toccato”, smentito dal celebre corrispondente da New York. “Avevamo entrambi ragione” sosteneva. Divenne celebre e faceva spesso conferenze sull’allunaggio. Partecipò pure al film “Marinai senza stelle”.
Nell’ambito del lavoro alla Domenica Sportiva che diresse per diciassette anni, era scrupoloso e faceva personalmente le “scalette”, seguendo la trasmissione da dietro le quinte, pronto a intervenire, a correggere. Aveva raccontato al microfono Olimpiadi, avvenimenti importanti e aveva ricevuto la stella d’oro al merito sportivo. Ci raccontò qualcosa della sua vita vera, quella che pochi conoscevano: in famiglia erano otto fratelli e venne chiamato Tito per volere del padre. Aveva vissuto anche a Parma e Pola, prima di stabilirsi a Roma. Dopo un inizio un pò turbolento, in cui ci costrinse a scrivere per diverso tempo una riga (una) per il conduttore della trasmissione Adriano De Zan, per ricordargli le notizie da citare, ci avviò a un mestiere che non conoscevamo a fondo e ci incoraggiò nei momenti difficili. Del resto, aveva “battezzato” giornalisti sportivi di notevole spessore come Giampiero Galeazzi, Fabrizio Maffei, Marco Franzelli e altri che hanno fatto una carriera brillante. Era un perfezionista. Negli ultimi mesi non rispondeva più al telefono: ci aveva confessato di avere avuto due polmoniti. A 92 anni se ne va un grandissimo. Indimenticabile.
(ITALPRESS)

UNA SOSTA FRA RICHIESTE DI AIUTI E GRANDI ACQUISTI

La sosta del campionato è stata una parentesi attiva. Sono accadute parecchie cose che sposteranno certi equilibri. Sul campionato peseranno le mosse di mercato, specialmente quelle di Vlahovic e Zakaria alla Juve, di Gosens e Caicedo all’Inter e di Cabral alla Fiorentina. Si sono date da fare anche le genovesi e la Salernitana che non stanno bene in salute. Medicine necessarie. Ma anche le manovre di Mancini allo stage azzurro sono sembrate significative. L’imperativo di “dimenticare l’Europeo” e ricominciare daccapo è stato il segno che il ct si è accorto che il fatto di aver vinto solo due partite sulle sette disputate dopo Wembley, non è da sottovalutare. Si parla di innesti nella squadra azzurra: De Sciglio in difesa, Sensi a centrocampo, Zaniolo sul fronte offensivo e la ricerca un’alternativa a Immobile in attacco (Joao Pedro e Balotelli con tutte le riserve del caso) sono dei segnali importanti. Non sappiamo se le novità verranno proposte già a Palermo il 24 marzo contro la Macedonia e il 29 presumibilmente a Lisbona nella partita decisiva col Portogallo (o in Turchia?) per l’ammissione ai Mondiali del Qatar. E si parla anche di schemi diversi con un possibile 3-5-2 in alternativa all’attuale 4-3-3. Pare più difficile che i club soccorreranno il ct fermando il campionato ancora alla vigilia dei play-off. Le discussioni fra Figc e Lega sono aperte su diversi fronti. Insomma, si profila un passaggio difficile della storia della nostra Nazionale che non si può permettere di “saltare” un altro Mondiale. Ne va del prestigio del calcio azzurro, ma anche di problemi di carattere economico. Da questo punto di vista, ci pare che anche gli appelli agli aiuti di Stato formulati recentemente possano essere considerati un grido di dolore per chiedere quel soccorso che non verrà facilmente concesso. Una considerazione che l’uomo della strada (ma anche quello della politica) potrebbe fare riguarda le facili spese che vengono fatte sul calciomercato. E non ci riferiamo solamente all’acquisto di Vlahovic da parte della Juve che complessivamente peserà per circa 90 milioni di euro. Sappiamo bene che l’aumento del capitale di 400 milioni e il fatto che i club siano “privati” rendono inutile ogni critica morale. Ma proprio per questo i club non possono chiedere molto allo Stato, sia pure attraverso strade varie (riduzione di tasse e altro). Quello di Vlahovic (e Zakaria) è un trasferimento che può cambiare il corso del campionato del club bianconero nel medio e lungo termine. Per questa stagione potrà aiutare la Juventus a raggiungere il traguardo della Champions. In futuro si vedrà, visto che si parla di nuovi innesti per una rifondazione della squadra più titolata d’Italia. Si può citare anche il passaggio di Gosens all’Inter (oltre Caicedo) e all’interesse per Frattesi e Scamacca che potranno vestire la maglia nerazzurra in una prossimo futuro. L’atalantino sarebbe costato 25 milioni. Come detto, un pò tutti, specie i club con l’acqua alla gola, stanno rinforzandosi. C’è chi ha presunto la partenza di Perisic da parte dell’Inter, e quella sicura degli juventini Kulusevski, Benatancur e Ramsey. I manovratori sono al lavoro. E il Milan che fa? Dubbi su Ibrahimovic (continua o si ferma?), screzi in casa Fiorentina, con Commisso attaccato dai tifosi viola per la cessione di Vlahovic. Sullo sfondo, il derby milanese con il suo contorno di aggettivi e attese. Il solito festival di polemiche e diatribe, in sostituzione delle partite, che sono fra le poche cose vere in questi clima da operetta. Non ci facciamo mancare nulla, insomma.