Il pallone racconta di Franco Zuccalà

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DA EURO2020 LA NUOVA ITALIA DI MANCINI SENZA LIMITI

La vittoria di Wembley ci ha riportato fra le grandi del calcio mondiale. Campioni Europei, anche stavolta ai rigori, ma se contro la Spagna l’Italia era apparsa in difficoltà, nella finale, dopo il gol a freddo e una mezz’ora di difficoltà, ha preso in mano la gara, ha pareggiato e sfiorato la vittoria che poi è arrivata dagli undici metri. E anche stavolta Donnarumma è stato protagonista. Ma tutta la squadra ha mostrato di essere all’altezza. Vittoria meritata, insomma. Il condottiero del’Italia, Roberto Mancini ha riportato la squadra azzurra ai vertici del calcio continentale (e mondiale) e merita un bel dieci (e lode). Lo ha fatto con la semplicità di chi aveva fiducia e conosceva bene pregi e difetti delle persone che “manovrava”. Dopo la mancata qualificazione ai Mondiali di Mosca la nostra Nazionale era sparita dalla carta geografica del calcio che conta. Si diceva che per i troppi stranieri presenti nel nostro campionato non c’erano più giocatori all’altezza di quelli che Lippi aveva portato alla vittoria nel 2006 ai Mondiali di Germania. Mancini ha ricostruito trovando i giocatori giusti, rianimando e facendo risorgere il nostro mondo del pallone.

Non si è atteggiato a “mago”, ma ha utilizzato le proprie conoscenze e la propria esperienza internazionale, accettando un ingaggio iniziale al di sotto delle regole economiche: ha vinto la scommessa. Un investimento molto produttivo. La squadra che ha fatto l’impresa merita un voto alto nel suo complesso, ma se dobbiamo cercare gli artefici della scalata sceglieremo gli uomini che hanno composto la spina dorsale della formazione, un concetto antico sempre valido: il portiere Donnarumma, il regista difensivo Bonucci (autore del gol del pareggio in finale), quello di centrocampo Jorginho e, per il reparto offensivo, Chiesa, che ha segnato gol decisivi nel momento cruciale dell’avanzata azzurra verso la parte alta del tabellone. Questo non significa che non meritino voti alti gli altri difensori (Chiellini ha saltato qualche partita per infortunio, ma è stato l’intrepido capitano di sempre), Spinazzola è stato il migliore nella fase iniziale ed era presente con le stampelle alla finale. Lo ha sostituito Emerson, un uomo d’esperienza. Sulla destra del reparto difensivo Di Lorenzo, subentrato subito allo sfortunato Florenzi, è cresciuto rapidamente. A centrocampo Barella è stato il motore del gioco e ha segnato un gol importante.

Verratti, reduce da problemi fisici, ha fornito il proprio contributo alla causa e quando sono subentrati Locatelli e Pessina hanno fatto bene risolvendo partite complicate. Davanti, Berardi ha mostrato di essere un valido elemento sul piano tattico, coprendo in fase difensiva e facendo bene quella offensiva. Insigne ha illuminato spesso la scena con la propria fantasia e con gol spettacolari. In attacco Immobile ha segnato poco ma ha fatto andare in gol gli altri. Belotti talvolta gli è subentrato senza molto successo. Altri elementi hanno giocato poco, Meret, il terzo portiere, è stato l’unico a fare da spettatore per tutto l’Europeo e merita un plauso per questo. Sirigu ha giocato una partita dando per il resto il proprio contributo con il suo sostegno morale ai più giovani compagni. Acerbi ha preso posto di Chiellini quando si è fatto male. Bastoni ha dimostrato di avere un avvenire davanti. Toloi è entrato a gara in corsa, come Cristante e Castrovilli a centrocampo e Bernardeschi in attacco. Raspadori ha messo le basi per una presenza più costante in futuro. Ventisei titolari, una realtà diversa perchè il gruppo ha prevalso sugli individualismi. Un concetto abbastanza innovativo nel calcio dalle nostre parti. Mancini ha motivato tutti e tutti gli hanno dato soddisfazioni. Un successo sorprendente ma meritato.
(ITALPRESS).

ITALIA-INGHILTERRA FINALE SENZA FAVORITI

Con Inghilterra-Italia siamo all’atto conclusivo di un Europeo particolare. E’ successo di tutto, in questi giorni: dalla doppia finale azzurra (Berrettini nel tennis, la Nazionale nel calcio), al Covid che ha colpito il telecronista RAI in carica, Alberto Rimedio, sostituito da Stefano Bizzotto; alla punizione dell’Ungheria per omofobia (tre gare a porte chiuse). Sentimenti contrastanti occupano questa vigilia particolare, mentre si stigmatizza l’apertura quasi indiscriminata al pubblico dello stadio di Wembley col virus in agguato. Restando all’aspetto calcistico di questa finale, l’Italia vi è giunta dopo aver superato ogni aspettativa. E’ stata prima senza problemi nel girone preliminare, superando poi a fatica l’Austria, il Belgio e la Spagna. Gli azzurri sono arrivati meritatamente alla finale. Secondo noi, la squadra di Mancini ha già vinto, perchè anche il secondo posto è già un successo. Avversaria nella partita conclusiva sarà quell’Inghilterra che ha vinto senza impressionare il raggruppamento, facendo poi fuori, nella fase a eliminazione diretta, la Germania, l’Ucraina e, con qualche aiutino arbitrale, la Danimarca. La squadra di Southgate è comunque arrivata con merito alla partita conclusiva, avendo dimostrato di avere una difesa di ferro che ha subito un gol solo contro i danesi. I nostri hanno subito tre reti in partita. Nella fase conclusiva, la squadra inglese ha riscoperto la vocazione al gol di Kane (4 reti) e Sterling (tre), mentre l’Italia non ha avuto una cannoniere principe, ma ha distribuito le proprie marcature su diversi giocatori (Locatelli, Chiesa, Immobile, Insigne e Pessina, tutti con due gol ciascuno). In totale gli inglesi hanno fatto dieci gol e gli azzurri dodici, esclusi i rigori finali. Diremmo che quella di Wembley sarà una “bella” equilibrata. Entrambe la squadre saranno un pò stanche ma gli azzurri hanno riposato un giorno in più, mentre i “leoni” avranno dalla loro l’appoggio di un pubblico che sta vivendo un momento di esaltazione. “It’s coming home” risuona in tutti gli ambienti. I maestri del calcio, hanno vinto solo un Mondiale nel 1966, 55 anni fa, grazie anche a un gol mai entrato contro la Germania in finale. Si ritengono favoriti anche in questa occasione e a Wembley hanno vinto 15 delle ultime 17 gare, segnando 46 gol e subendone cinque. Saranno di fronte le migliori difese dell’Europeo. Il calcio è però strano e, se vogliamo, sono stati più tangibili i progressi fatti dall’Italia di Mancini. Nelle finali subentrano fattori emotivi ed episodi che possono cambiare le carte in tavola, arbitraggi compresi. Stavolta ci sarà l’olandese Kuipers, a dirigere: ha grande esperienza internazionale. Crediamo che Mancini non cambierà-come Southgate- la formazione delle semifinali, semmai farà delle valutazioni sulla stanchezza di alcuni elementi. L’Italia ha il vantaggio di avere in porta Donnarumma, il migliore nel ruolo in questi Europei. Pickford invece è stato criticato. Ma gli inglesi hanno un cannoniere, Kane, che dovrà essere tenuto a bada dalla sperimentata coppia Bonucci-Chiellini, oltre a importanti campioni come Sterling, il difensore Maguire e il centrocampista Mount, arma tattica di Southgate. Jorginho sarà il cervello che gli inglesi conoscono bene e vorranno neutralizzare, mentre il possesso palla sarà garantito anche da Barella e Verratti. Davanti le certezze sono Chiesa e Insigne, mentre Immobile dovrà tornare a segnare, per dare scacco alla regina inglese. Una spinta psicologica darà ai nostri anche la presenza (con stampelle) di Spinazzola. Non ci saranno favoriti in questa partita e qualche episodio potrà deciderla. Southgate ha definito l’Italia “una squadra temibile che gioca un buon calcio”. Kane ha dichiarato: “Se vinceremo, entreremo nella storia, ma i difensori italiani sono molto forti”. Mancini, dal centro sportivo del Tottenham, dove la Nazionale è in ritiro, si è detto “non agitato. Spero di prendermi da allenatore le soddisfazioni che non ho avuto da giocatore. L’Inghilterra fisicamente è più forte di noi. Speriamo di fare il nostro gioco che la Spagna ci ha impedito di mostrare. E che la data in cui Bearzot ha vinto il Mondiale dell ’82 sia fortunata pure per noi”. Non siamo più ai tempi in cui gli inglesi ci definivano “camerieri” e magari poi perdevano a Wembley con i gol di Capello del 1973 e Zola nel 1997. E del resto ormai molti italiani fanno parte del tessuto connettivo della società britannica. Ma il calcio risveglia antiche diffidenze e incoraggia l’intolleranza. Gli inglesi non godono di eccessive simpatie e gli scozzesi (che vogliono l’indipendenza) hanno detto che tiferanno Italia. Noi speriamo solo che sia una partita pulita e che tutto avvenga alla luce dei riflettori, visto che il sole non ci sarà per ragioni di orario e di clima. Due nazioni appassionate di calcio si giocheranno la supremazia continentale. Ma i soldi rimarranno nella borsa (intesa come Stock Exchange) inglese. E’ il momento di osare, per gli azzurri.

EURO2020: L’ITALIA HA GIA’ VINTO ANCHE DA SECONDA

Siamo sinceri: non ci credevamo che l’Italia in pochi mesi potesse arrivare ai vertici del calcio europeo. Credevamo in quattro partite sicure e poi il resto si sarebbe visto lungo il cammino. Ne ha vinte già sei e anche se gli azzurri hanno faticato contro la Spagna, può starci di soffrire contro un avversario importante. Mancini ha trasformato quella che era diventata una Nazionale fallimentare in un team che può battersela con tutti. Certo, non possiamo sottacere come la squadra azzurra, partita al massimo contro Turchia e Svizzera, abbia in seguito sofferto, pur vincendo. Sei vittorie di fila all’Europeo, 33 partita senza sconfitte. Lasciando da parte il Galles, battuto con le seconde linee, difficili sono stati gli impegni che ne sono seguiti: con l’Austria la vittoria è arrivata nei supplementari, il Belgio ci ha tenuto in ansia fino all’ultimo. La Spagna si è arresa solo ai rigori. E qui bisogna dire che molti dei meriti di questa escalation azzurra li ha il portiere Donnarumma, uno dei migliori al mondo. Nella lotteria finale dei rigori ha parato quello decisivo di Morata che lo aveva battuto su azione appena entrato dopo aver fermato le Furie Rosse pure durante tempi regolamentari e supplementari. Questo graduale calo degli azzurri (che però non hanno mai perduto la grinta e la voglia di lottare sino in fondo) è dovuto alla stanchezza e al valore degli avversari che è cresciuto cammin facendo. Alcuni hanno risentito degli sforzi fatti. Gli stessi Immobile e Insigne sono apparsi in difficoltà. La Spagna ha messo sotto gli azzurri, se dobbiamo essere sinceri, ma i nostri non hanno ceduto e poi ai rigori si sono dimostrati (quasi) insuperabili. Solo Locatelli in pratica ha sbagliato. Ma si sa che quando si vince o si perde ai rigori la componente psicologica e quello della fortuna hanno una notevole rilevanza. E a noi non dispiace che Mancini sia un uomo fortunato, oltre che bravo. E’ uno dei quattro tecnici arrivati alla finale europea. Solo Valcareggi ha vinto nel 1968, mentre Zoff e Prandelli hanno perso sia pure in circostanze particolari. Vedremo come se la caverà l’attuale ct. Domenica l’Italia affronterà un avversario forte, in ogni caso, e perdere ci può stare. Ma essere secondi mentre le stelle di Francia, Germania, Belgio e Spagna sono parzialmente o totalmente tramontate, ha un significato tecnico e morale. Si è detto che gli azzurri abbiano trovato
spunto anche nell’infortunio di Spinazzola per dare il massimo. Ci crediamo, ma c’è stata pure la forza mentale del gruppo e il poter disporre di un portiere come Donnarumma. Ventisei titolari. Non sono iperboli. Una volta chi non giocava se la prendeva, ora remano tutti in una direzione. Noi siamo convinti che il miracolo della vittoria è possibile, anche se il centrocampo ha avuto un calo. E la difesa ha sofferto e l’attacco non è stato brillante come altre volte forse: lo si deve al fatto che gli spagnoli hanno fatto meglio il possesso palla e hanno attaccato. Gli azzurri non erano abituati a subire, ma ad attaccare. Ora il prossimo avversario avrà un giorno in meno per recuperare. Ma noi crediamo che, salvo infortuni, Mancini proporrà la stessa formazione. La Spagna (come l’Italia) sta crescendo e presto la ritroveremo ai vertici. Mancini ha fatto in fretta a ricostruire e a riportare nel posto che gli compete il nostro calcio. Per noi, l’Italia ha già vinto e speriamo che questo venga compreso da quelli che “abbiamo vinto, hanno perso”.

ITALIA-SPAGNA UNA “CORRIDA” CHE VALE LA FINALE DI EURO2020

L’Italia è fra le prime quattro in Europa e ora se la deve vedere con la Spagna, classico avversario di tante battaglie. Nella “Plaza de Toros” di Wembley, gli azzurri si giocheranno l’accesso alla finale europea. Chi perderà vedrà appesa la sua testa alla parete dei vincitori come trofeo della corrida. E’ una lunga storia calcistica, quella fra le “furie rosse” e gli azzurri: 37 partite, 11 vinte dall’Italia, 13 pareggi e 13 sconfitte. Il più cocente ko è stato quello del 2012, quando nella finale europea di Kiev, la squadra di Prandelli – allo stremo in fatto di energie – venne travolta per 4-0 dalla formazione di Del Bosque. La più recente vittoria degli azzurri, quella di Conte in Francia, agli ottavi degli Europei del 2016, con gol di Chiellini e Pellè. Roberto Mancini e Luis Enrique stanno ricostruendo e forse il nostro ct è un pò più avanti rispetto al tecnico iberico. La “Roja” ha fatto passi avanti, ma è molto lontana da quella della “generation dorada” che vinse tutto fra il 2008 e il 2012. Parliamo degli Iniesta, Sergio Ramos, Xabi Alonso, Fabregas, ecc. Luis Enrique ha diversi problemi in difesa, primo quello del portiere Unai Simon, che nonostante tutto resterà al proprio posto, e deve fare delle scelte per compattare il reparto arretrato. Garcia o Pau Torres ?
Il centrocampo va bene con l’esperienza di Busquets e Koke e la fresca inventiva di Pedri, giovane che sta sbalordendo. Gli attaccanti Morata e Moreno hanno sbagliato tante occasioni e Sarabia è ko. Giocherà Olmo. Il possesso palla è una della caratteristiche peculiari spagnole. Il percorso delle Furie Rosse è stato punteggiato da alti e bassi: inizio difficile con pareggi contro Svezia e Polonia e conquista della qualificazione contro la Slovacchia (5-0), poi vittoria nei tempi supplementari sulla Croazia e addirittura ai rigori contro la Svizzera. Quindi gli iberici hanno “giocato” più degli azzurri e potrebbero risentire della fatica e dello stress. Più compatta appare la squadra azzurra il cui unico problema (dopo i tempi supplementari contro l’Austria) è stato quello dell’infortunio di Spinazzola che verrà sostituito da Emerson. Se vogliamo fare i ragionieri, gli spagnoli finora hanno segnato dodici gol, rigori esclusi, mentre l’Italia ne ha fatti undici. Per quanto riguarda le difese, quella di “Lucho” ne ha presi cinque, l’Italia due. Ma in queste competizioni così brevi quel che conta è il momento e, ad occhio e croce, forse sta meglio la squadra di Mancini che dovrebbe confermare quasi tutti, anche se nel corso della gara non è escluso un turnover con giocatori più freschi in difesa (Toloi?), a centrocampo (Locatelli?) e in attacco (Belotti?).
L’andirivieni di questo Europeo “itinerante” ha stressato di più la Spagna. Lucho ha avuto critiche per le scelte fatte, e ha rivendicato il proprio diritto- finchè in sella- di decidere chi deve giocare. In realtà c’è chi pensa che sotto sotto affiori anche l’antagonismo fra Barcellona e Madrid. Più serena l’atmosfera in casa azzurra, dove nel commovente congedo di Spinazzola, i compagni gli hanno promesso di arrivare sul podio e di voler festeggiare con lui, che ha contribuito alle vittorie con prestazioni giudicate di grande spessore. Per quanto riguarda la semifinale di Wembley, si tratta di un classico del calcio Europeo. Verranno ammessi solo 6.500 tifosi italiani residenti in Gran Bretagna. Da questo punto di vista è stato uno strano periodo, col Covid (e le varianti) che ha costituito un impedimento obiettivo. Ci siamo illusi, forse ignorando il potere degli inglesi e i soldi che ci sono di mezzo, di poter far spostare la fase finale a Roma. Figuriamoci. Nonostante i successi azzurri e degli spagnoli, nel ranking mondiale, che fluttua perchè è in corso anche la Coppa America, il Belgio è sempre avanti con Brasile, Francia, l’Inghilterra; l’Italia (quinta) e la Spagna sono andate avanti, ma non troppo.
Ma la classifica continua a cambiare e la partita di Wembley potrà muovere qualcosa. Una curiosità di carattere scaramantico riguarda le maglie: finora l’Italia ha battuto tutti gli avversari che si sono presentati vestiti di rosso. Anche la Spagna aveva giocato con quella maglia. Ha cambiato: sarà in bianco. Luis Enrique ha usato parole melliflue nei confronti dell’Italia e ha pensato un confronto” ben giocato, divertente e intenso”. A chi gli ha ricordato la partita negli USA, quando Tassotti gli diede una gomitata, mandandolo ko, e le ripercussioni che quell’episodio potrebbe avere sulla partita, ha risposto: “Io ho dimenticato quel fatto e molti dei miei giocatori non erano nemmeno nati”. Mancini è stato prudente, come nel suo stile: ” La tensione c’è. Sarà una partita diversa da quello col Belgio, anche Emerson è un giocatore diverso da Spinazzola che aspettiamo con noi. Vialli è un fratello”. Bonucci ha definito Morata un “amico e un attaccante totale”. L’Italia è una squadra. E’ una somma di individualità emergenti. Può vincere. La ruota del calcio gira e per anni ha girato per la Spagna. Stavolta, può darsi, che giri a favore degli azzurri.

MANCINI DA ZERO AI PRIMI POSTI IN EUROPA

Anche il Belgio ha dovuto soccombere contro gli azzurri e siccome l’appetito vien mangiando, supponiamo che i nostri affronteranno la Spagna senza paura, anche se negli ultimi anni non ci è andata bene e brucia ancora lo 0-4 della finale europea di Kiev nel 2012. L’unico contrattempo di questa marcia (quasi) trionfale verso Londra è stato l’infortunio a Spinazzola che finora era stato mediamente il migliore del gruppo. La sua storia all’Europeo è finita. Sfortunato. In realtà i migliori sono stati tanti: il doppiettista Locatelli, la recluta Pessina, il settepolmoni Barella, il direttore d’orchestra Jorginho, il fantasista Insigne, il portiere saracinesca Donnarumma, il capitano Chiellini, la barriera difensiva costruita da Bonucci e via dicendo. A questo punto, tutto è possibile e solo la stanchezza può fermare gli azzurri, non la qualità, nè la forza d’animo, tutti elementi di cui sono ben dotati. Il generale Mancini ha saputo amministrare le truppe con gran senso dell’opportunismo, traendone il meglio. Il ct ha parlato di “prestazione di grande livello” ed in realtà l’aver domato, pur fra notevoli difficoltà, il Belgio che era favorito per la vittoria finale, non è stata impresa da poco. La verità è che la squadra azzurra è in piena ascesa e sorprende chi cerca di vivere di rendita. Mancini ha detto nel dopo-gara di non avere avuto mai “un risultato minimo da perseguire, semmai il traguardo era quello di cercare sempre il massimo. In due parole: vincere l’Europeo”. La strada è sempre quella, anche se i prossimi ostacoli, la Spagna e poi (probabilmente) l’Inghilterra, non sono dei più facili. Il ct spera che i suoi recuperino in fretta le energie, ma la Spagna ha qualche problema in più: ha disputato due volte i tempi supplementari, i nostri solo in una occasione. L’infortunio di Spinazzola promuoverà Emerson. Ma ci chiediamo se non verrà tentato un pò di turnover perchè tutti (anche gli avversari, però) sono stanchi a questo punto. Nel citato Europeo di Polonia-Ucraina, Prandelli si ritrovò con una squadra devastata dalla stanchezza e la Spagna ci battè di goleada. Vedremo se il ct tenterà un’operazione come quella attuata contro il Galles, non diciamo cambiando quasi tutta la squadra, ma facendo tre o quattro sostituzioni. Toloi e Acerbi potrebbero entrare in difesa, Locatelli e Pessina in mezzo, Belotti davanti. La Spagna e Luis Henrique sono stati attaccati per i risultati a volte poco esaltanti, le scelte innovative e per aver escluso alcuni mostri sacri. Il tecnico sta ricostruendo e sta provando molti giovani. Forse in questo Mancini è un pò più avanti. Martedì a Wembley insomma, la squadra azzurra potrebbe riscrivere la storia: in ogni caso, essere passati da zero (mancata qualificazione per la Russia) al tavolo dei primi quattro d’Europa (più o meno i primi sei del mondo) non ci sembra poco. Non era vero che non c’erano più giocatori, dopo i Mondiali perduti contro la Svezia, e Mancini lo sta dimostrando. Nella pratica.

BELGIO-ITALIA CON VISTA SU WEMBLEY

Siamo a Belgio-Italia, partita cruciale dell’avventura azzurra agli Europei. Vista l’ecatombe di favorite provocata dall’eliminazione di Francia, Portogallo e Germania, la si può considerare una semifinale, anche se non lo è. L’arrivo dell’Inghilterra dall’altra parte del tabellone propone un esito dell’Europeo imprevisto, ma solo se gli azzurri passeranno. I vari Mbappè, Ronaldo, Muller sono già in vacanza: possiamo dire senza tema di smentite, che è prevalso il successo di squadra (per l’Italia senz’altro) rispetto a quello dei protagonisti singoli e l’unico personaggio rimasto in piedi è Lukaku. La squadra di Mancini se lo troverà davanti in quella che si può considerare la terza partita decisiva dell’iter azzurro. In questi giorni il nostro ct si è arrovellato fra il dubbio se inserire Chiellini tout-court per fermare Lukaku e fare un attento turnover per il resto della formazione. L’esplosione di Chiesa e Pessina ha oscurato un pò l’intoccabilità di Barella e Verratti a centrocampo e dello stesso Berardi sulla destra, ma difficilmente il ct farà cambi. Chiesa e Chiellini sono i soli a poter trovar posto in una formazione che, come si dice in maniera corrente, gioca a memoria.
Il primo perchè è stato decisivo contro l’Austria e potrebbe tornare ad esserlo contro il Belgio, il secondo perchè c’è da marcare Lukaku, l’unica vera stella rimasta nel firmamento di questo Europeo e lui lo conosce bene. Ma lo juventino non gioca da sedici giorni e Acerbi si è comportato bene in sua vece. Si fa strada questo ragionamento: giocare come se dovessimo andare sicuramente avanti, alternando gli uomini per trovare sempre forze fresche nelle prossime partite, oppure vivere alla giornata e poi vedere in seguito il da farsi. Una questione filosofica secondo alcuni, pratica a parere di altri. Ma ogni gara ormai si può considerare anche l’ultima e Mancini è roso dai dubbi. Il tecnico belga Martinez ha avuto il problema di Eden Hazard e di De Bruyne, infortunati, ma siamo certi che lo risolverà positivamente, anche se recuperando solo il secondo. Chi farà il week-end in vacanza andrà via con tanti rimpianti. In questo tourbillon di sentimenti e di quiz calcistici, l’importante è mantenere la calma.
Fra Belgio e Italia c’è la differenza di sei posti nel ranking Fifa: primi i nostri avversari, settimi gli azzurri. Ma il calcio non è una scienza esatta: conta il momento, non i numeri. Entrambe le squadre, in questi Europei, hanno vinto sempre, ma quella di Martinez era favorita dall’inizio, la formazione di Mancini ha mostrato di essere in progresso. Gli azzurri hanno migliorato il loro gioco palesemente. Il percorso era stato esplosivo contro Turchia e Svizzera, poi è subentrata l’Italia-due che ha battuto il Galles di misura, mentre con l’Austria la squadra azzurra si è salvata con gli innesti dalla panchina. Come si vede, nel diagramma verbale, sono apparse gradualmente delle difficoltà. Il ct belga ha avuto problemi di infermeria, Mancini di scelta. Volendo consultare gli aruspici, essi non sapranno cosa rispondere: i precedenti dicono che agli Europei recentemente è andata meglio agli azzurri, che sono avanti anche nel bilancio generale. Saranno due Roberti contro: Mancini contro Martinez. Si fanno paragoni fra Lukaku e Immobile e il paragone privilegia l’interista del Belgio. Entrambe le squadre hanno subito un gol. L’Italia ne ha segnati nove, gli avversari otto. Ma i belgi hanno battuto il Portogallo, che era (con Ronaldo) una delle squadre favorite, oltre che campione in carica.
Insomma, al tirar delle somme, sarà una partita in cui si partirà alla pari, cui potranno assistere 14.500 spettatori, la gran parte tifosi azzurri, perchè la Germania è più italiana che belga e in terra tedesca nel 2006 abbiamo vinto un Mondiale. Si è scavato nel passato dell’arbitro sloveno Vincic, arrestato e poi scagionato. Qualcuno sta contando i fili d’erba dell’Allianz Arena di Monaco e ce ne dirà il numero. Naturalmente corsi e ricorsi si accavallano. Ma quel che conta non è il passato, prossimo o remoto che sia. Quel che conta è il presente. Il Belgio ha la sicumera di chi è considerato il primo della classe, l’Italia la forza del complesso, dei progressi fatti. E quindi solo qualche particolare della partita potrà decidere e lanciare i vincitori verso la finale. Che potrebbe essere Inghilterra-Italia o Inghilterra-Belgio. Ma forse ci sarà la Spagna, di mezzo. Gli iberici si son ripresi e hanno riproposto la loro candidatura, dopo momenti di perplessità. E’ inutile tuttavia fare congetture. Meglio un passo alla volta. Tutti si attaccano a tutto, in queste occasioni. Quella che appare un’impresa proibitiva, potrebbe diventare un sogno possibile.

ITALIA AI QUARTI, LA LEZIONE DI WEMBLEY SERVIRA’

La partita di Wembley ha detto diverse cose interessanti di cui tener presente per il futuro. Uno, ha un pò mitigato gli eccessivi entusiasmi e ci ha fatto capire che la nostra squadra non è invulnerabile, un campanello d’allarme che non è suonato (speriamo) invano. Due, il gol annullato a Arnautovic per una questione di centimetri è stato una fortuna e un segno del destino: Napoleone preferiva i generali fortunati e Mancini lo è. Tre, il parco riserve è di prim’ordine e in grado di affrontare qualsiasi situazione difficile: il fatto che si parli di 26 titolari non è solo uno slogan. Insomma, la lezione di Wembley, dove l’Italia ha evitato la lotteria dei calci di rigore, è stata utile. Alla prima vera partita difficile, l’Italia ha mostrato i propri pregi e qualche difetto e ha suggerito a Mancini di scegliere con maggiore razionalità: ne terrà conto. Al di là dei sentimenti riemersi fra i tifosi dopo la complessa partita con l’Austria e dall’esultanza di una Nazione preparata al peggio in diverse direzioni anche fuori dallo sport, prima degli Europei si era detto di voler vedere la nostra Nazionale contro avversari più consistenti.

Adesso abbiamo saputo la verità. Contro gli austriaci abbiamo scoperto che l’attacco (fatto salvo il tiro di Immobile infrantosi sui legni della porta avversaria), alle prese con una difesa arcigna, può anche fermarsi e che la retroguardia può correre qualche pericolo come sul gol di Arnautovic (annullato) e quello di Kalajdzic. Ripetiamo: per fortuna abbiamo delle riserve motivate e capaci di risolvere le situazioni difficili come hanno fatto Chiesa e Pessina appena entrati nei supplementari. Noi riteniamo che Mancini e i suoi rampolli faranno tesoro di questo scampato pericolo e si regolino per il futuro. Stavolta infatti il prendere l’iniziativa dopo un quarto d’ira non ha dato i frutti sperati e la squadra ha risolto il momento difficile nei supplementari con il bellissimo gol di Chiesa, lasciato libero di fare quel che ha voluto e bravo a rimanere freddo nell’occasione. Si è già costruita la favola di Enrico e Federico Chiesa, padre e figlio, che hanno segnato entrambi agli Europei. Ma questa Nazionale è tutta una favola moderna. Da quella dei Pessina e dei Di Lorenzo frequentatori di campionati minori e giunti in Nazionale, a quella del duo Mancini-Vialli che si sono “vendicati” della finale persa a Wembley ai tempi della Samp.

Ma al di là delle favole, ben costruite da giornalisti ricchi di fantasia, vedremo come si comporteranno i nostri eroi contro il prossimo avversario. Oramai, dopo la lezioncina di Londra, a nostro avviso gli azzurri potranno far fronte a qualsiasi tipo di intemperie. Piuttosto: se- come detto da Mancini- la stanchezza si è fatta sentire dopo tre partite, cosa succederà dopo la quarta? Il ct prepara un robusto turnover? Noi pensiamo di sì. Tre o quattro portatori d’acqua hanno bisogno di riposo. Il parco riserve, provato contro il Galles e contributore concreto della causa nelle gara contro l’Austria, offre risorse importanti. I Locatelli, i Pessina a centrocampo e i Chiesa in avanti sono più che rincalzi. A Mancini l’onere di dosare le forze, tenendo presente che qualsiasi partita potrebbe essere l’ultima. La “spina dorsale” della squadra (Donnarumma, Bonucci, Jorginho, Immobile) sembra integra e l’imminente rientro di Chiellini potrebbe offrire maggiore esperienza alla difesa. Insomma, il record di Pozzo battuto (31 partite senza sconfitte), le dodici vittorie di fila e il riacquistato prestigio internazionale del nostro calcio meritano attenzione. Siamo (per ora) fra i primi otto del Vecchio Continente. Due anni fa eravamo fuori da tutto. Basta ora non disperdere il patrimonio accumulato.
(ITALPRESS).

ITALIA CONTRO L’AUSTRIA A WEMBLEY PER ANDARE AI QUARTI

Wembley celebrerà un passo importante per gli Europei degli azzurri che punteranno ai quarti di finale. Battere l’Austria, rivale tradizionale, per ritrovarsi davanti Lukaku o Ronaldo (tre e cinque reti segnate), due re del gol mondiale. Londra è un posto speciale per l’Italia, non solo perchè ci sono molti nostri connazionali nelle vicinanze, ma i presenti saranno 1.200 dei 22.500 ammessi allo stadio. In passato, l’Italia venne a vincere due volte con i gol di Capello e poi di Zola. Alla vigilia della prima vittoria azzurra, i giornali inglesi parlarono degli italiani come una squadra “di camerieri”. A parte la dignità di quel mestiere, gli azzurri “servirono” agli arroganti sudditi di Sua Maestà un piatto al cianuro. Stavolta si tratta di campo neutro e non ci sono di mezzo inglesi (salvo l’ex poliziotto Taylor, l’arbitro). Sia pure con tutti gli intralci che le varianti del Covid-19 ha procurato, tanto da mettere in dubbio la disputa a Londra della fase finale degli Europei, sarà una partita speciale. Italia-Austria è partita dai precedenti storici illustri, sin dai tempi del “Wunderteam” e da quelli di Sindelar e Meazza, eroi d’altri tempi. All’inizio, gli austriaci vincevano sempre per la rabbia dei nostri nonni che erano stati alle prese con l’Impero. Adesso il panorama è cambiato e al pallone siamo meglio noi. Non è solo il miglioramento del record di Pozzo (30 partite senza sconfitte) l’obiettivo della Nazionale di Mancini. Adesso che si è arrivati alla fase dell’eliminazione diretta, bisogna badare a restare in carreggiata, traguardo abbordabile contro l’Austria, ma più difficile -come detto- nelle gare successive. E’ tuttavia inutile fasciarsi la testa prima di essersela rotta. L’Italia è tra le squadre che hanno fatto meglio finora e semmai saranno gli altri a preoccuparsi degli azzurri. Se infatti andiamo a vedere le classifiche della prima fase, tre sole squadre hanno vinto sempre: Belgio, Italia e Olanda. Gli azzurri hanno una differenza reti di 7-0, il Belgio di 7-1 e l’Olanda di 8-2. Adesso tutto è azzerato e si ricomincia daccapo. Detto questo, l’Italia sarà più fresca, avendo giocato un giorno prima degli austriaci, roba di poche ore. Ma con impegni così ravvicinati, sarà un particolare non trascurabile. Inoltre gli austriaci si sono qualificati con maggiori traversie rispetto all’Italia e, non ultimo, il valore tecnico delle squadre non è lo stesso. Il duello-chiave sarà quello fra Jorginho e Sabitzer in mezzo al campo, ma superare lo sbarramento difensivo avversario presenterà qualche difficoltà, anche se la squadra di Foda ha subito tre gol e quella azzurra nessuno. Resta il fattore grinta: se vogliamo dirla tutta, i nostri avversari (Turchia, Svizzera, un pò meno il Galles) di volta in volta si sono sciolti come neve al sole dopo una resistenza iniziale. Lo farà pure l’Austria ? Insomma, i ragazzi di Mancini partono favoriti, ma tutte le partite sono un’incognita. L’Austria è un avversario spigoloso. Abbiamo visto le sorprese fornite dal Galles e dalla Svezia. Quindi, attenzione a vendere anzitempo la pelle dell’orso. Dopo aver fatto giocare (quasi) tutti, comprese le riserve, Mancini tornerà all’antico. Rivedremo le facce che hanno abbattuto a suon di triplette prima la Turchia e poi la Svizzera, tranne Chiellini. Le insidie delle partite a eliminazione diretta sono- come detto- tante: basta una mossa falsa, un’espulsione, un infortunio, per condizionare una partita. Finora agli azzurri -tranne l’acciacco al capitano- è andato tutto bene, tanto che Mancini ha potuto far esordire persino il più giovane della nidiata, Raspadori. Ma adesso bisogna dosare le forze e badare al sodo: non si può sbagliare. Risolto il dubbio fra Locatelli e Verratti a favore del secondo (per avere il doppio play), la formazione è fatta. Mancini cura i particolari e ha già stabilito i rigoristi in caso di parità sul campo, gli atteggiamenti tattici e la parola d’ordine è attaccare. Gli austriaci non hanno segreti: il tecnico Franco Foda ha sangue italiano nelle vene e ha una zia di di Vittorio Veneto ma non parla l’italiano, anche se lo comprende. Ha detto (in tedesco): “Mio padre era italiano, la pasta in Italia ha un sapore diverso”. Lo sapevamo che il discorso sarebbe caduto sempre sui maccheroni. “Gli azzurri sono favoriti e possono arrivare anche in finale. Per noi è la prima volta che arriviamo agli ottavi e speriamo di continuare a far bene. Siamo compatti e aggressivi. Vogliamo dire la nostra. Tutto è possibile in una partita secca”. I giornali ci hanno rivelato che l’ex interista Arnautovic produce vodka; che Alaba (“Vogliamo realizzare un sogno”) è figlio di un dj e di una miss; che Hinteregger pilota elicotteri e quindi sappiamo tutto degli avversari. Come loro di noi. Per la questione dell’inginocchiamento “decideremo tutti insieme” ha detto Bonucci. Ma non sembra ci siano state richieste. Bonucci ha aggiunto che “l’Austria ha grandi qualità”. Mancini ha mantenuto un profilo basso: “Vorremmo tornare a Wembley e ci vogliono due vittorie per rivedere questo campo. Non sarà facile”. Ma qualcuno avrebbe voluto la dichiarazione di un’altra guerra di Indipendenza contro l’Austria, per completare il panorama.