Il pallone racconta di Franco Zuccalà

Home Il pallone racconta di Franco Zuccalà

L’INTER VOLA, FLOP JUVE, SPARITI I GOL

Prime crisi, prime contraddizioni, prime resurrezioni, mentre l’Inter vola sul missile di Dimarco. Ci eravamo sbagliati: la “riposata” Juve ha giocato una disastrosa partita contro un bel Sassuolo (eccellente e un pò monello, il mancato juventino Berardi): paperone di Szczesny, clamoroso autogol di Gatti (non ci sarà più trippa per lui?) , fesserie in quantità industriale. Mentre l’Inter ha preso il largo (cinque vittorie in cinque partite), il ritorno al successo del Milan (-3: i punti del derby) e l’exploit di Lecce (-4) e Fiorentina (-5), hanno fatto rumore, anzi rumorini. La squadra salentina andrà a sfidare subito la Signora a domicilio. Risultati che fanno pensare a un panorama diverso. Insomma giornata più nera che bianca per i bianconeri e per la Lazio che si è riscoperta in fondo alla classifica, a -11. Stavolta Provedel non ha segnato… Forse è finita la bisboccia dei gol. Sono dati parziali, intendiamoci, e vanno presi con le molle.
Ma dopo quattro giornate di fuochi d’artificio (37 gol alla quarta giornata, media 3,7 a gara), il primo licenziamento (Zanetti dell’Empoli dopo lo 0-7 di Roma) ha indotto molti allenatori a essere più concreti e parecchi hanno pensato che fosse il caso di limitare le figuracce e andare al sodo. Andreazzoli con l’Empoli è sempre a zero gol e punti (un record), ma ha lottato contro la capolista. Così stavolta i gol sono stati 19 (media 1,9 a partita): poco più della metà della quarta giornata. Le squadre meno abbienti dovevano limitare i danni e quelle impegnate nelle Coppe centellinare le forze e, insomma, la prudenza ha preso il sopravvento sulla spavalderia. Sono cominciati i pareggi (quattro), gli 1-0 (tre) e gli amanti dello spettacolo se ne sono fatti una ragione.. Cagliari, Salernitana e Udinese sono in ambasce. La sorpresona attuale è comunque il Lecce che ha vinto contro un Genoa in dieci. La partenza-razzo dei salentini (imbattuti e con tre vittorie e due pareggi) dovrà essere corredata da qualche vittima illustre, per assurgere al rango di fenomeno. Contro il Genoa in dieci ha colpito Oudin.
E’ partito bene anche il neopromosso Frosinone che ha impattato a Salerno. La Fiorentina degna (quasi) sempre, l’Udinese (quasi) mai e i gol di Martinez Quarta e Bonaventura sono bastati ai viola per vincere. L’Atalanta ha avuto buon gioco contro il Cagliari, De Ketelaere e Lookman in evidenza. L’arguto calendario ha evitato ernie letali alle squadre titolate che, dopo le Coppe, hanno affrontato gare alla portata. Un Milan rivoluzionato ha approfittato di una topica della difesa del Verona per andare a segno con il rinato Leao. Risorto con un pensiero per Lodetti, che fece grande il Milan di Rivera. Osimhen (poi sostituito) ha colpito un palo e ha tirato fuori un rigore sul campo di un Bologna bon organizzato: così il Napoli si è attestato a -7 dalla vetta e rimpiange Spalletti. A Torino, Lukaku – dopo un palo di Cristante – è andato ancora a segno, ma il neo-granata Zapata ha pareggiato. Romane in coda. La Lazio non va. In cinque partite una vittoria e un pareggio ed è già staccatissima. Si è fatta rimontare da un bel Monza. Grandinata (non di gol) a San Siro, arbitro sostituito alla vigilia, inizio ritardato. Ecco un grande annuncio: il designatore Rocchi ci spiegherà il perchè e il percome delle decisioni dei suoi arbitri. Questa sì, che è una novità, forse foriera di altre polemiche. Carlo Sassi aveva inventato la moviola (che avevamo manovrato pure noi per poco): era l’età della pietra.
(ITALPRESS)

INTER SOLA IN TESTA, JUVE IN SCIA, ROMA ESAGERATA

Gol a grappoli, l’Inter allunga, la Juve (senza le coppe) in scia, per Napoli e Milan delusioni. Al di là dei lazzi e dei frizzi che il 5-1 nel derby della Madonnina ha generato, l’Inter ha dimostrato, nelle prime quattro partite di campionato, di poter andare lontano: miglior attacco (13 gol segnati), miglior difesa (una rete subita), punteggio pieno, Lautaro capocannoniere. Inzaghi ha vinto gli ultimi cinque derby. Ma la strada è lunga: i nerazzurri si fermeranno? La Juventus ora è seconda: ha trovato la nuova coppia del gol Vlahovic (4)-Chiesa (3) e ha messo sotto una Lazio lontana parente di quella di Napoli per 30′. Nonostante la prodezza di Luis Alberto, la squadra di Sarri è in ritardo in classifica. I bianconeri hanno superato il Milan che ha una difesa in ambasce. Sarri solita polemiche con gli arbitri, Pioli ha inghiottito il veleno della disfatta, invece. Il Lecce, in vantaggio subito a Monza su rigore di Krstovic (3 gol), è stato raggiunto da Colpani, che ne ha fatti già tre. Le espulsioni di Baschirotto e Caldirola hanno corredato una partita combattuta e il pareggio ha tenuto i salentini fra le prime. La Fiorentina, pur con una difesa da 9 gol subiti, è entrata nel novero delle squadre che possono aspirare alla Champions.
Lo ha fatto a spese di un’Atalanta poco attenta dietro. Politano con un gran gol, dopo quello di Raspadori, ha “salvato” il Napoli che era in svantaggio per 2-0 sul campo del Genoa, in vantaggio con Bani e Retegui (già due reti). Ma i campioni sono già a cinque punti dall’Inter. La difesa napoletana ha subito cinque gol e, insomma, la differenza con la squadra di Spalletti si è già delineata. Il “Grifone””, che aveva vinto sul campo della Lazio (quattro punti contro le prime due dell’anno scorso), è partito bene. Osimhen muto. Il “J’accuse” di Garcia per gli errori dei suoi non à piaciuto e non piacerà. Non ci siamo abituati. Le doppiette di Pinamonti e Mazzitelli hanno caratterizzato la gara vinta dal Frosinone sul Sassuolo. La squadra di Di Francesco si ritrova ora appaiata in classifica a Napoli e Fiorentina. La Roma ha vinto prima di giocare contro il derelitto Empoli. Un rigore di Dybala all’inizio della gara, poi Renato Sanches si è presentato con un gol. La doppietta (e una traversa) della Joya, un’autorete di Grassi e le firme di Cristante, Lukaku e Mancini hanno sepolto l’Empoli (7-0). Toscani ancora all’asciutto di punti e gol. Anche Cagliari e Udinese hanno il problema del gol. Luvumbo un palo. La classifica piange.
Nei posticipi, il Verona cercherà di restare nelle zone alte contro un Bologna che è in fase positiva. Arbitro La Penna. Il Torino a Salerno varerà la coppia Sanabria-Zapata contro i campani privi di Dia. Fischietto a Giua. Dopo le Coppe, un turno senza partitissime, intanto sapremo quanto valgono i nostri club in Europa.

NAZIONALE, SPALLETTI CI RIPROVA CONTRO L’UCRAINA

“Non possiamo tirarci indietro dal tentativo di vincere questa partita: vogliamo i tre punti e far vedere un buon gioco, cosa non abbiamo fatta a Skopje”. Spalletti ci riprova con l’Ucraina, dopo la falsa partenza in Macedonia. Solo che stavolta è una partita da “dentro o fuori” perchè anche se l’avverario è 24mo nel ranking europeo (l’Italia quarta), ha tre punti più degli azzurri in classifica e ha appena messo in difficoltà l’Inghilterra. Se i nostri non vincessero a San Siro, difficilmente potrebbero qualificarsi per l’Europeo. Lo stadio milanese (47.000 biglietti venduti) passerà in pochi giorni dal dramma azzurro al festoso derby, in cui le squadre milanesi, zeppe di stranieri come tante altre, si giocheranno un pezzo di scudetto. E per il nostro calcio sarebbe un tracollo, dopo aver “saltato” due Mondiali, se dovesse far cilecca. Milano, dopo aver portato a lungo fortuna all’Italia, è stato teatro dell’eliminazione per i Mondiali ad opera della Svezia ai tempi di Ventura. Di Lorenzo ha detto che “bisognerà sfruttare il fattore campo”, ma occorrerà soprattutto che la squadra si dimostri all’altezza. Il nuovo ct ha chiamato Orsolini e ha rinunciato a Mancini (infortunato) e Politano, dopo aver perso Chiesa e Pellegrini. Insomma, la Nazionale è in piena emergenza e il cammino di Spalletti rischia di farsi difficile. Contro la Macedonia si è visto che ci sono difficoltà nel gioco e nell’andare a segno, annoso problema che aveva costretto già Roberto Mancini a pescare Retegui in Argentina. Immobile ha segnato a Skopje e sembra la ciambella di salvataggio cui aggrapparsi, al momento. Bisognerà inoltre rafforzare la fase difensiva e il centrocampo, per evitare di prestare il fianco all’avversario, come è successo in Macedonia. “Donnarumma sarà titolare – ha chiarito il ct-, è talentoso da quando non era ancora maggiorenne, ma deve continuare così”. Anche Buffon si sta adoperando per aiutare Gigio. E lui di portieri se ne intende. La difesa dovrà essere ritoccata. Scalvini dovrebbe essere il sostituto di Mancini. In mezzo si parla di Locatelli al posto di Cristante, davanti Raspadori (Zaccagni si è allenato a parte). Insomma, Spalletti dovrà dimostrare un bel fegato e idee chiare per evitare il terzo flop azzurro dopo quello con la Svezia (Ventura) e la Macedonia a Palermo (Mancini). L’attuale ct non è stato fortunato, sia perchè a settembre i nostri ancora non sono rodati, sia perchè ci si aspetta da lui dei miracoli, come sotto il Vesuvio, anche se a Napoli aveva altre forze a disposizione. “Ho parlato del campo pessimo di Skopje perchè non ci ha aiutato nel gioco che volevamo fare”. Il suo contagioso ottimismo si è un pò affievolito, dopo la Macedonia, ma il ct sa nasconderlo bene. Il nostro passato sarà stato glorioso, ma il presente è spinoso. Il ct ha detto che nelle scelte sarà “ferocissimo”, forse è una sua reazione a chi gli aveva assegnato il ruolo di buonista. I giocatori sono questi, il momento è questo: occorre reagire. Facile a dirsi. Le motivazioni azzurre sono fortissime, ma lo sono altrettanto quelle ucraine, visto che la Nazione è in guerra e anche un buon risultato di calcio fa morale. Da quando sono cominciate le ostilità con la Russia, anche il calcio ucraino è migliorato. Parecchi i giocatori in evidenza, a partire da Mudryk, per continuare con Yaremchuk, Zinchenko ecc. La squadra di Zabanyi ha affrontato gli inglesi senza timori reverenziali e farà altrettanto a San Siro. Contro l’Ucraina siamo imbattuti: nove partite, sei vinte e tre pareggiate, gol subiti 3, gol segnati 15. Ma conta il momento e questo è difficile. Siamo alla svolta: dentro o fuori. Sembra uno slogan, ma è la dura realtà.

MILANESI IN VETTA, DERBY DOPO SOSTA PER IL PRIMATO

Le milanesi sono provvisoriamente le padroni del campionato. Hanno approfittato del passo falso del Napoli contro la Lazio per saltare in testa: si giocheranno il primato nel derby, dopo la pausa azzurra. Cosa avrà toccato Rudi Garcia nell’ingranaggio quasi perfetto del Napoli di Spalletti, per perdere così male contro la Lazio ? In realtà, anche Spalletti aveva perso in casa con la squadra biancoceleste (0-1, gol di Vecino) in marzo, ma stavolta i romani ne hanno rifilati quattro (due annullati) ai campioni. E’ stato un passo falso che ha ringalluzzito la concorrenza. Il Milan ha dominato a Roma dopo aver sepolto gol il Torino. Giroud ha fatto già quattro gol (tre rigori), Leao qualche prodezza. Il nuovo assetto tattico dato da Pioli alla squadra sta pagando. Anche Inzaghi ha confermato l’Inter che ne ha rifilati quattro alla Fiorentina, forse stanca per la Conference. Lautaro con una doppietta è saltato in testa alla classifica dei cannonieri con cinque reti. La Juventus è a ridosso delle prime: terza. A Empoli, dopo il gol di Danilo, Vlahovic si è fatto pare un rigore da Berisha. Toscani all’asciutto. Bis di Chiesa. Anche il Lecce con il gol di Krstovic ha battuto la Salernitana ed è in compagnia delle “grandi”. Dove arriverà ? Tornando alle prime, le milanesi hanno segnato otto gol ciascuna, ma la difesa nerazzurra è imbattuta. Si sono viste alcune squadre “vere” e non solo per i punti fatti: il Napoli campione si ricomporrà, dopo la prima sconfitta. E la Lazio ha dimostrato che con Kamada e Guendouzi può rientrare nel grande giro. L’Atalanta ha ritrovato lo Scamacca goleador e ha vinto il derby col Monza. Può reinserirsi fra le squadre che ambiscono. Stando alla classifica, il Bologna sta crescendo e la vittoria in rimonta sul Cagliari è stata indicativa. Il Verona aveva cominciato bene, ma ha mostrato la corda contro il Sassuolo. Resta nella fascia centrale della classifica. Finalmente si è visto un gol di un attaccante del Torino (Radonjic) nel finale della partita col Genoa. La Roma non è stata finora all’altezza: male contro il Milan, non eccezionale contro Salernitana e Verona. Ora il taciturno Mourinho spera in Lukaku e Dybala, infortunato contro il Milan. Vedremo dopo la sosta. Fra le neopromosse ha fatto meglio di tutti il Frosinone. E’ entrato Berardi e con una doppietta ha tirato su il morale del Sassuolo dopo due sconfitte. Problemi e avvenire incerto per l’Empoli, l’Udinese e lo stesso Cagliari che ha trovato il primo gol con Luvumbo. Ora la Nazionale: cosa tirerà fuori dal cilindro il “mago” Spalletti ?

SPALLETTI CERCA FELICITA’ E VUOL DIRE FIDUCIA

“Cerco la felicità e voglio che la maglia azzurra sia come una seconda pelle”. Il rito della presentazione di Spalletti è stato un atto formale ricco di speranze e di promesse. Ovviamente le sue dichiarazioni sono state improntate all’ottimismo. Il suo verbo ? “Pressione e costruzione”. Il ct azzurro ha citato Pozzo, Bearzot e Lippi che hanno vinto il Mondiale e non ha dimenticato Mancini, che con Valcareggi, ha vinto l’Europeo. Capita tutte le volte che arriva un nuovo ct che ci sia un rifiorire di speranze e buoni auspici. Ma difficilmente il nuovo titolare della panchina azzurra potrà fare la rivoluzione. Magari nel tempo…ma con le partite imminenti di qualificazione contro Macedonia e Ucraina, dovrà essere concreto, dovrà badare al sodo. Ha detto che giocherà a quattro in difesa e la chiamata di Casale è stata esplicativa. Il “licenziamento” di Jorginho, Verratti e Bonucci, che non hanno attraversato momenti favorevoli nemmeno nei loro club. La necessità di andare subito al concreto, evitando -per ora- esperimenti, indurrà il nuovo ct a continuare sulla falsariga di quanto fatto dal predecessore, con qualche tocco personale sul piano tecnico e tattico. Per il ruolo di regista ha detto che ne vuole più di uno e ha fatto i nomi di Locatelli e Cristante. Gli occorrono uomini eclettici. La difficoltà di scelta è nel destino del nostro calcio, soffocato dagli stranieri e dalle necessità immediate. Mancini aveva fatto fare qualche passo avanti alla Nazionale, aveva vinto 37 partite di fila e l’Europeo, poi era ricominciata la discesa con l’eliminazione dai Mondiali e quel che sappiamo. Spalleti porterà qualche idea nuova, ma avrà gli stessi problemi. “Su 570 giocatori di serie A solo 150 sono convocabili” ha detto. Non ci vuol molto a capirlo. Sta nella realtà dei fatti. E poi, detto francamente, non crediamo che il nuovo ct troverà le società pronte a fiancheggiarlo, come è successo ai suoi predecessori. Gestire la Nazionale è un campo pieno di difficoltà diverse da quelle delle società e il Napoli era un’altra cosa. Tutto ciò Spalletti lo sa bene, ma ha detto di conoscere il problema e di aver cominciato a fare un giro di telefonate a tutti i tecnici di serie A, per aprire un dialogo. Insomma, ci è sembrato uno Spalletti attivo ed entusiasta. “Ai tempi della Nazionale del Messico e del 4-3 con la Germania -ha detto- chiesi a mia mamma di farmi una bandiera tricolore da poter sventolare. E’ stato un sogno, quello di poter arrivare a questo posto e non ho avuto mai dubbi”. Ha citato i grandi nomi del nostro calcio, che hanno onorato la Nazionale: Riva, Rivera, Mazzola, Baggio e Buffon che sarà nel gruppo della sua Nazionale. E ha invitato ad essere responsabili e orgogliosi di indossare la maglia azzurra. Ha anche detto che il nostro “non è un calcio minore e vuol dimostrarlo”. E’ stato insomma uno Spalletti convincente e in certi momenti quasi commovente che ha citato detto indiani e ha fatto capire di mettercela tutta. E, quanto alla diatriba col Napoli, ha detto che gli avvocati sistemeranno la vicenda, ma non sappiamo come la pensa De Laurentiis. Ha confermato che giocherà col 4-3-3 e vuole registi duttili. Per l’attacco ha detto di avere i nomi giusti e qualcuno che può inserirsi, anche con diverse caratteristiche, qualche giocatore eclettico. Vuol trovare qualche altro nome all’estero. E’ stato definito “un tecnico di ricerca”. Speriamo trovi qualcosa di grosso, anche per quanto concerne i risultati. Insomma, Spalletti vuol dire fiducia, come recita un vecchio slogan.

MILAN, NAPOLI E VERONA A PUNTEGGIO PIENO IN ATTESA DELL’INTER

Salutatata la fuga milionaria di Mancini in Arabia, in campionato è tempo di speranze, delusioni, conferme, attese e scene pietose. Dopo due sole giornate fioriscono le prime illusioni e si prospettano i primi drammi: Juve e Fiorentina hanno ciccato contro Bologna e Lecce. Peggio ha fatto la Lazio contro il rinato Genioa. Al centro delle attese l’uomo-ovunque Romelu Lukaku, che potrebbe approdare alla Roma come il novello Messia, dopo il naufragio di Verona. Qualche togato commentatore ha fatto notare che nelle ultime dieci partite di campionato (otto dell’anno scorso e due di adesso) la “Magica” ha battuto solo lo Spezia, perdendo quattro volte e pareggiando in cinque occasioni. C’è chi sarcasticamente ha sottolineato che neppure con l’arbitro romano Doveri (peraltro bravissimo), Mou è riuscito a vincere… Insomma, siano al solito teatrino stagionale: in attesa dell’Inter che sarà a Cagliari nel posticipo, le squadre a punteggio pieno sono tre: Napoli Milan, Verona. Fra i cannonieri, in testa Giroud e Osimhen con 3 gol. Il campionato è entrato insomma nel suo habitat tradizionale. Il Napoli è passato subito con un rigore di Osimhen. Poi Di Lorenzo ha fatto il bis. Sassuolo già in coda (espulso Lopez) e campioni in vetta. L’attacco mitraglia del Milan (sette gol in tutto: tre Giroud, due Pulisic) ha fatto polpette del Torino proiettando i rossoneri sul primo gradino della classifica. Si è fatta rimontare due gol dal Lecce invece la Fiorentina deludendo le aspettative dei suoi tifosi. Nonostante l’attacco sia più prolifico dell’anno scorso, stanno arrivando le prime delusioni. In difficoltà pure la Juventus, contro un Bologna passato con Ferguson. Vlahovic gol di testa. Si è rivisto Pogba. Lamentele rossoblù per l’arbitraggio. Retegui ha “gelato” la Lazio all’Olimpico. La difesa di Sarri, che era fra le più forti l’anno scorso, ora ha ceduto. Proteste laziali per un rigore negato e mostrato sul maxischermo, cosa spiacevole. Traversa di Immobile. Il Genoa è apparso rinfrancato. L’Inter sarà a Cagliari, dove “sir” Claudio Ranieri vuole farle lo scherzo. Ma Inzaghi non può fermarsi. Arnautovic subito? Ranieri infoltirà il centrocampo. Arbitro Fabbri. La Salernitana nell’altro posticipo affronterà un’Udinese che è partita male. Sousa: Bohinen o Legowski? Sottil con Lucca. Direzione di Massa. Bene il Frosinone che ha messo sotto un’Atalanta fra alti e bassi. Harroui secondo gol. Rivelazione Monterisi. Una traversa di Gagliardini per un Monza che con la doppietta di Colpani ha stecchito l’Empoli, già in grave ritardo, come Sassuolo e Lazio. Nel prossimo turno tre partitone: Napoli-Lazio, Roma-Milan e Inter-Fiorentina.

RIVERA L’ABATINO CHE A 80 ANNI PENSA AZZURRO

L’abatino a 80 anni si è proposto come sostituto di Mancini. Ma chi è stato Gianni Rivera ? “Che film ha fatto?” si chiederebbe qualcuno. E’ stato un grande del calcio degli anni Sessanta e Settanta. Michel Platini e i vertici dell’UEFA decisero che il nome di Gianni Rivera meritasse di essere affiancato a quello di Alfredo Di Stefano, Bobby Charlton, Eusebio, Raymond Kopa ecc. nell’empireo dei campioni europei indimenticabili, assegnandogli il premio “del presidente”. Riceverlo a San Siro, nello stadio che fu teatro delle sue gesta, costituì per il “golden boy” un meritato onore, specie dopo un lungo oblio da parte dei dirigenti rossoneri, “costretti” a riconoscergli un passato di grande protagonista della scena milanista. Oh, certo, Rivera non è stato un carattere facile e non solo per le sue critiche a Berlusconi, ma per ben altro: è stato un ribelle, un rivoluzionario, ma anche un idealista cui pochi hanno prestato ascolto. Quando eccelleva sui campi, Gianni Brera lo definì “abatino” per il suo esile fisico e la sua abilità da finisseur del pallone e non da ruvido pedatore. Rivera finì al centro di mitiche dispute con l’altro maestro del giornalismo dell’epoca, che lo difendeva, Gino Palumbo. In realtà il giocatore fu al centro della lotta ideologica fra offensivisti e difensivisti, fra i fautori di un calcio che badava solo al risultato (quello del pragmatico giornalista padano) e i propugnatori dell’estetica (gli allievi dello “scriba” Aluisinus Avis Columba, come Brera definiva il suo rivale napoletano). Lui, l’Abatino, continuò a disegnare ghirigori col pallone, vincendo tutto: un Pallone d’oro (1969), una Coppa Intercontinentale (1969), due Coppe dei campioni (1963, 1969), due Coppe delle Coppe (1968 e 1973), tre scudetti (1962, 1968 e 1979), quattro Coppe Italia (1967, 1972, 1973, 1977) e un titolo di capocannoniere (17 gol nel 1973 insieme con Savoldi e Pulici). Un fenomeno: a quell’epoca si giocava meno di oggi e Rivera mise insieme ben 501 presenze in serie A, segnando 122 gol. Con la Nazionale Conquistò un titolo europeo del 1968 e disputò quattro Mondiali (1962, 1966, 1970 e 1974): 60 partite e 14 gol. Visse in prima persona i turbolenti passaggi della disfatta in Cile e della Corea, ma sfiorò il titolo in Messico (secondo posto dietro il Brasile di Pelè), dove decise la semifinale con la Germania (quella del 4-3),ricordata allo stadio Azteca di Mexico City come “el partido del siglo” (la partita del secolo). Il genietto del calcio venne scartato dalla Juve, quand’era nell’Alessandria, la squadra della sua città, perchè troppo mingherlino, ma approdò al Milan per 70 milioni dopo essersi messo in luce con la maglia grigia con cui esordì in serie A a soli 16 anni. Da giocatore maturo incendiò l’ambiente con le sue roventi polemiche nei confronti degli arbitri (in particolare Concetto Lo Bello e Michelotti); fece la guerra all’ingegner Mandelli (tutore di Valcareggi ai Mondiali messicani) rilasciando una celebre intervista a Candido Cannavò: “Mandelli è un intruso, io merito di giocare”, disse a proposito della celebre “staffetta” con Mazzola. Gli fecero disputare 6′ nella finale col Brasile, a partita già persa e scoppiò un putiferio. Rivera continuò le sue battaglie al Milan, dove fece cacciare il presidente Albino Buticchi, un petroliere che lo voleva scambiare con Claudio Sala del Torino, definito “il poeta del gol”. Quando Buticchi propose l’affare a Orfeo Pianelli, presidente granata, quest’ultimo rispose: “Io non faccio l’antiquario”.
Eravamo a Milanello, quando Rivera non si presentò agli allenamenti e fu in pratica messo fuori. Cominciò una dura battaglia: fiancheggiato da Padre Eligio, un frate incendiario, definito sarcasticamente “Don Perignon”, per le sue abitudini mondane e le sue frequentazioni altolocate, Rivera tentò di comprarsi il Milan, rimettendoci i risparmi. Brera scrisse che la vicenda gli ricordava quelle delle ballerine che, uscite di scena per ragioni anagrafiche, si comperavano il teatro per continuare a ballare. Fu un’epoca turbolenta per il Milan, finito in B e alle prese con la giustizia.
Rivera, ex monumento del calcio italiano, finito di giocare cominciò un’altra carriera, quella di parlamentare e divenne anche sottosegretario.
A 68 anni, ha fatto persino l’attempato bellerino, danzando con le stelle. Ma la vera stella era lui. Ed è un peccato che la sua competenza non sia stata meglio sfruttata nè dal Milan, nè dalla Nazionale. Ha fatto il presidente del Settore Giovanile e Scolastico della Federcalcio.
Platini e l’Uefa si sono ricordati di lui col premio del presidente. Avrebbe potuto fare di più, ma forse ha condotto battaglie sgradite all’establishment del calcio: le sue parole, a volte, hanno lasciato il segno, sono state pesanti come pietre. Nel bel mezzo delle (solite) polemiche con la Juventus, per la cosiddetta sudditanza psicologica degli arbitri, disse: “La palla è rotonda, ma rotola sempre dalla stessa parte”. Tutti ci siamo dimenticati di lui che, “riesumato” per i suoi 80 anni ha fatto ancora notizia proponendosi per la panchina azzurra. Qualche giovanotto ignaro della storia della pedata si chiederà come il Manzoni fece di Carneade. Rivera ? Chi era costui ?

PARTENZA FACILE PER LE “GRANDI” MENO LA LAZIO

La sorpresa ? Il Lecce. La delusione ? La Lazio. Tutte le grandi (Napoli in testa), meno appunto la squadra di Sarri, hanno cominciato bene. C’è stato un solo pareggio (Roma-Salernitana), finora, nelle otto partite della giornata d’esordio già giocate e si son visti parecchi gol. Chissà come l’indimenticabile “sor Carletto Mazzone” avrebbe commentato la partenza di questo campionato, col suo colorito vernacolo romanesco. Se il Milan e il Torino nei posticipi non ci forniranno sorprese, la partenza sarà considerata un pò la continuazione della passata stagione, col Napoli già in gran spolvero. L’Inter – che aveva perso in casa col Monza qualche mese fa- è rientrata nella norma, battendo la squadra di Palldino. I gol li hanno fatti gli stessi di sempre (doppiette di Osimhen, Lautaro, più i risorti Belotti e Candreva). I campioni hanno vinto a Frosinone e, se vogliamo proprio cercare la novità, l’ha fatta registrare la Fiorentina che l’anno scorso non eccelleva in fatto di gol segnati e stavolta ne ha rifilati subito quattro al Genoa. Da non sottovalutare i pericoli che arrivano dall’Arabia Saudita che vorrebbe accaparrarsi Calhanoglu. Gli aruspici del pallone hanno preconizzato la mega fuga dei più importanti campioni, ma se finora dal nostro campionato è partito solo Brozovic, si può stare tranquilli. Il Napoli ha ricominciato da dove aveva terminato e il rigore iniziale per il Frosinone aveva subito indotto in tentazione qualcuno che aveva sentenziato: ecco la vendetta della federazione per l’affaire Spalletti. Gli arbitri sono sempre al centro delle attenzioni e lo squalificato Mourinho ne ha preventivamente invocato l’onestà… La sua Roma aspetta rinforzi, anche se Belotti (un gol annullato) ha segnato una doppietta. Candreva, ex laziale, aveva risposto a tono, ma poi l’ex granata ha “salvato” la “magica”. Certo El Shaarawy non è stato fortunato (palo), ma la partenza giallorossa farà discutere. Immobile, abbonato ai gol nelle gare d’apertura di stagione, ha portato avanti la Lazio a Lecce, cogliendo anche un legno, ma le sostituzioni hanno fatto il gioco dei salentini: Almqvist ha pareggiato e Di Francesco ha ribaltato il risultato nel finale. Privo di Berardi, il Sassuolo ha subìto l’Atalanta; la squadra del Gasp ha colpito una traversa con l’ex milanista De Ketelaere che poi (primo gol italiano) ha siglato la vittoria nerazzurra; nel finale il raddoppio di Zortea. A parte l’incidente al pullman della Juve a Udine, prima della partita, l’inizio per la squadra di Allegri (Weah e Cambiaso esterni) è stata fulminante: gol di Chiesa. Un rigore di Vlahovic e il tris di Rabiot hanno messo al sicuro la vittoria della Vecchia Signora che non giocherà le Coppe e penserà allo scudetto. La vittoria del Verona a Empoli (che era stato eliminato dalla Coppa Italia) ha messo su un diverso binario gli scaligeri, salvatisi l’anno scorso allo spareggio. Ma il bello, deve ancora venire. E già, perchè c’è curiosità per l’esordi di Torino e Milan, che potrebbero completare il quadro vittorioso delle “grandi” nella giornata d’esordio contro Cagliari e Bologna. E le sorprese, come si sa, eccitano la fantasia, quando si verificano. Alcune sono spiacevoli, come quella dell’aumento del 28 per cento del prezzo dei biglietti. Cin cin.