Il campionato è praticamente giunto a un terzo del suo cammino e il pareggio del Milan sul campo del Genoa, la sconfitta del Napoli a San Siro e il pareggio della Juve contro la bella Atalanta (con Gomez in campo nella ripresa!) sono stati i fatti salienti di questo turno infrasettimanale, che ha portato l’inter a -1. Pochi gol (17), ma una partita in meno e parecchi pareggi (sette). Il Milan ha pareggiato a Marassi con il Genoa, risultato che è giovato agli inseguitori. I rossoneri, privi di Ibrahimovic (che tornerà domenica sul campo del Sassuolo), stanno accusando qualche battuta a vuoto, anche se non hanno lasciato la vetta. Ancora due gol segnati dai rossoneri “guidati” da Tonali a centrocampo e senza Kjear. In campo pure Dalot e Leao. Un gol di Destro all’inizio della ripresa ha gelato i rossoneri che hanno pareggiato in fretta con Calabria. Ma era la serata dell’ex interista Destro che ha raddoppiato. Poi Kalulu ci ha messo una pezza. La sfida fra Inter e Napoli è stata decisa da un rigore di Lukaku. L’Inter ha ottenuto la quinta vittoria consecutiva in campionato. Era importante per il Napoli tenersi in corsa per il primato: la sconfitta gli ha tarpato un pò le ali. Gattuso era ancora senza Osimhen e ha perso Mertens per un brutto infortunio. Conte aveva dovuto rinunciare a Vidal. Il Napoli ha giocato bene, ma ha perso per un rigore contestato. Si è infortunato Brozovic. Il penalty di Lukaku e l’espulsione di Insigne hanno deciso la partita. Handanovic e un palo di Petagna hanno salvato i nerazzurri nel finale. La Juventus, a confronto con la forte Atalanta, non è riuscita a vincere. Il gran gol di Chiesa non è bastato. La più forte difesa del campionato, dopo l’ingresso di Gomez (proprio cosi !) ha subito il pareggio di Freuler. Il rigore sbagliato da Ronaldo (grande Gollini della serata torinese) ha dato la spinta all’Atalanta per cercare la vittoria, ma Szczesny fatto parate decisive. E’ stato il sesto pareggio della Juve, apparsa un pò in affanno nella ripresa.
Il Sassuolo aveva accusato qualche piccola dèfaillance e un calo della prolificità dell’attacco e aveva perso lo squalificato Haraslin. Sul campo di una Fiorentina, che con l’avvento di Prandelli in panchina aveva fatto un solo punto, era passata con Traorè. Un rigore di Vlahovic ha dato il pareggio ai viola. Roma-Torino, in programma in questo giovedì di passaggio, è una partita preceduta della goleada giallorossa a Bologna, ma anche dall’ennesima sconfitta granata. Fonseca potrà disporre di Pedro, ma sarà senza lo squalificato Cristante. Giampaolo cambierà molte pedine, specie in difesa, compreso quel Sirigu che sembrava inamovibile. Con la rotazione, muterà pure il risultato ? Arbitrerà Abisso. Il Verona di Juric, tanto celebraro, ha perso contro una Samp che era a digiuno di vittorie da sei giornate e priva di Thorsby e Candreva, lasciato a casa. In chiusura di primo tempo ha segnato Ekdal, poi ha raddoppiato Verre. Vano il gol di Zaccagni su rigore. L’epica tenzone tra i fratelli Inzaghi è finita con un prevedibile pareggio. L’Udinese, dopo tre vittorie di fila, si è fermata davanti alla coesa opposizione del Crotone. Il Parma, reduce dal bel pareggio di San Siro, contro il “centenario” Cagliari che aveva recuperato Nandez a tempo pieno. Niente gol. Lo Spezia per la prima volta del proprio stadio, il Picco, ha pareggiato contro un Bologna che aveva deluso profondamente contro la Roma: Mihajlovic,che aveva schierato Da Costa in porta al posto dell’infortunato Skorupski, si è trovato sotto per un gol di Nzola. Lo Spezia avrebbe potuto raddoppiare (pali di Agudelo, occasioni), poi ancora Nzola sembrava aver messo al sicuro il risultato. Dominguez invece aveva riaperto la partita e Barrow ha pareggiato con un tiro da lontano. E poi si è fatto parare un rigore da Provedel. Il prossimo turno, già alle porte, prevede una sventagliata di partite apprezzabili, fra cui Sassuolo-Milan, Lazio-Napoli e Atalanta-Roma. A Natale, insomma, avremo già qualche verdetto attendibile.
IN SERIE A SETTE PAREGGI, VINCONO SOLO INTER E SAMPDORIA
IL MILAN SCRICCHIOLA, INTER A -3 E NAPOLI -4
Dopo l’addio a Paolo Rossi, una giornata con molti gol (38) e una sola sorpresa: il pareggio del Milan nella “facile” partita col Parma. Hernani e Kurtic avevano messo sotto la capolista che pure aveva colpito quattro legni. Hernardez ha pareggiato con una doppietta. E comunque i rossoneri sono sempre primi con tre punti sull’Inter, ma la pattuglia degli inseguitori si è fatta più numerosa e compatta: sei squadre in sei punti. Primi scricchiolii rossoneri e risultato prestigioso per il Parma che a San Siro aveva già pareggiato contro l’Inter. Gli uomini di Conte hanno trovato un Cragno in gran giornata e temuto di non vincere a Cagliari, dopo il gran gol di Sottil. Poi Barella (un ex) ha pareggiato e D’Ambrosio ha firmato la vittoria nerazzurra. Una reazione all’eliminazione dalla Champions c’è stata, quindi. Si è visto Eriksen. In campionato è stata la quarta vittoria interista di fila con 12 gol segnati (29 in totale). La Juve ci ha messo un bel pò (quasi un’ora) per superare la difesa del Genoa- Dopo aver segnato con il rigenerato (per il gol) Dybala, ha commesso un errore difensivo e il Genoa ha pareggiato subito. La difesa più forte del campionato (col Verona) si è fatta beffare dall’attacco che ha segnato meno. Poi i rossoblù sono crollati psicologicamente e hanno commesso due falli da rigore che il “centenario” Ronaldo (uno specialista) ha segnato, raggiungendo Ibrahimovic a quota 10 gol. Ma non è ancora la migliore Juve. La Sampdoria era andata bene nel primo tempo al “Maradona”, ma nella ripresa, con gli ingressi di Lozano (un gol e un palo) e Petagna la partita è cambiata e il Napoli ha vinto grazie ai loro gol. In campionato, il Napoli -che non ha mai pareggiato- nelle ultime tre partite (vinte) ha segnato dieci gol ed è terzo a -4: peccato, il punto preso a tavolino… La squadra di Ranieri non vince da sei giornate (un punto). Il Sassuolo ha ricominciato a correre (in dieci) per stazionare meritatamente nell’altissima classifica. Ha però ridotto le sue capacità offensive: un gol (su rigore) di Berardi, il solo segnato nelle ultime tre partite. Ne ha fatto le spese il Benevento di Pippo Inzaghi, che non ha sfruttato le occasioni che gli son capitate. La Roma (che difficilmente vince contro le “grandi”) ha segnato invece tre gol al Bologna in 15′: Dzeko si è risvegliato, ma ha sbagliato parecchie occasioni. Travolti i rossoblù (cinque reti) che nel primo tempo sembravano fuori dalla partita. I giallorossi hanno ripreso la marcia interrotta bruscamente a Napoli. Pessimo l’umore di Mihajlovic (“In ritiro fino a Natale”) che ha fatto esordire il figlio di Pagliuca, Mattia, centrocampista diciottenne. Il Verona si è fatto valere all’Olimpico e per lunghi brani della partita è stato superiore alla Lazio, che non aveva Luis Alberto e ha perso Acerbi, pagando le fatiche di Champions. Dopo un autogol di Lazzari e il pareggio di Caicedo, Tameze ha dato il vantaggio ai gialloblù. I gravi errori della difesa biancoceleste sono stati decisivi. Ora gli scaligeri sono piombati nell’alta società del campionato: nelle ultime cinque giornate hanno pareggiato sul campo del Milan e son passati a Bergamo e all’Olimpico con la Lazio. L’Atalanta è tornata a vincere in casa (non lo faceva dal 4 ottobre) e a segnare con frequenza: tre gol alla Fiorentina hanno affondato i viola. La squadra di Gasperini non segnava tre gol in campionato dalla terza giornata. Gomez ha riposato. La Fiorentina è in brutte acque, non vince da sei giornate e con Prandelli ha totalizzato un solo punto. Ci sarà un motivo se L’Udinese ne ha fatti dieci in quattro partite, con due vittorie esterne, anche con diverse assenze. La squadra di Gotti (tornato in panchina), sta risalendo la classifica e ha una partita in meno. I friulani hanno buone basi e carattere. Ci sarà un motivo anche se il Torino va così male: era stata recuperata una partita che sembrava persa, Belotti aveva segnato il gol n.100, ma i granata si son fatti sorprendere ancora. Sono stati sfortunati nel finale, ma hanno perso la settima partita. Giampaolo ha la difesa più fragile del campionato (27 gol), ha basi poco solide: non basta il Gallo, per salvarsi. Nella prima vittoria del Crotone, la squadra di Stroppa ha battuto lo Spezia segnando più della metà dei gol realizzati (quattro) in dieci giornate. Messias ha fatto una doppietta.
ADDIO PAOLO ROSSI, L’ASSO CHE FECE PIANGERE IL BRASILE
In questo terribile 2020, anno bisestile, se n’è andato anche Paolo Rossi, un’icona del calcio azzurro. Pablito (nato a Prato, il 23 settembre 1956) fu l’uomo che lasciò, con i suoi 6 gol (come Schillaci) un’impronta decisiva sui Mondiali di Spagna. Eppure la sua carriera fu molto tormentata, prima di arrivare alla gloria azzurra. Cresciuto nel settore giovanile della Juventus, girovagò parecchio, prima di tornare alla casa madre: dopo 119 minuti giocati a Como da apprendista goleador, passò al Vicenza dove invece si impose prepotentemente: tre stagioni, 21 gol nella prima, 24 nella seconda – la squadra biancorossa arrivò (1977-78) alle spalle della Juventus campione – e 15 nella terza. Poi passò al Perugia (13 gol) dove fu coinvolto nello “scandalo scommesse”. Restò fermo in pratica due anni per squalifica. Come raccontò Bearzot, nell’anno dei Mondiali Pablito rientrò in campo il 2 maggio 1982 nella Juventus, che lo aveva ricomprato, per disputare le ultime tre partite (un gol nella prima, a Udine). Paolo tornò a fare il calciatore a tempo pieno dopo ben 730 giorni di attesa.
Un gol, su un cross di Brady, lo strappò con una spinta a Tardelli: una botta di egoismo che fu la sua fortuna perchè la gente tornò a parlare di lui e al ct bastò rivederlo in campo, dopo le prodezze del Mondiale argentino del 1978 (tre gol importanti a Francia Ungheria e Austria). Lo chiamò sfidando le critiche della stampa. A dire il vero, le prime tre partite per Pablito furono di…allenamento, nella quarta con l’Argentina fu più partecipe e contribuì alla vittoria azzurra. Poi si scatenò: tripletta al Brasile, doppietta alla Polonia in semifinale e primo gol alla Germania in finale. Nel suo libro “Ho fatto piangere il Brasile” il cannoniere azzurro ha raccontato il suo calvario, trasformatosi in trionfo, di quel Mondiale: all’inizio era “indegno” di indossare la maglia della Nazionale, dopo lo scandalo in cui era stato coinvolto. Inoltre “…non sta in piedi, incespica nelle margherite e fa fatica a rialzarsi. Fa piangere”. Dopo i tre gol al Brasile: “Grande Pablito, l’unico, inimitabile”.
Il gol segnato alla Germania nella finale resta ancora quasi un sogno, per Pablito: “E proprio lui (Gentile, nda), pochi minuti dopo, lasciando momentaneamente il suo attaccante, si porta avanti, senza lesinare energie. La sua sagoma mi appare tra qualche maglia laggiù sulla destra e la palla calciata con maestria diventa un cross benedetto dagli astri. La vedo sbucare in mezzo a due avversari, ho l’intuizione di spostare per un attimo Cabrini che mi era vicino e di toccarla un centesimo prima, in anticipo sui difensori, con la fronte.
Schumacher è battuto. Da terra vedo la rete muoversi, sento un boato profondo e lungo, come un terremoto. Per qualche interminabile secondo perdo la dimensione di spazio e tempo, ogni cosa mi sembra sfocata, indefinita, come in un sogno”. Ha scritto così nel suo libro. Paolo Rossi è stato, con Schillaci (Mondiale 1990), il giocatore italiano che ha segnato più gol nelle fasi finali dei Mondiali. Alle sue spalle Piola e Baggio (Silvio ne fece cinque nel 1938, come Roberto nel 1994) mentre Schiavio ne realizzò quattro nel 1934.
Carriera movimentata, abbiamo detto: Pablito infatti fu al centro di una clamorosa asta fra Juventus e Vicenza, nel 1978, al ritorno dall’Argentina. Il presidente biancorosso Giussi Farina scrisse nella busta una cifra spropositata per l’epoca (2.612 milioni), credendo che Boniperti avrebbe offerto di più. Invece la Juve non abboccò e Farina praticamente segnò il destino del giocatore e il proprio: nonostante i 15 gol di Pablito, l’anno successivo il Vicenza finì in serie B e il giocatore passò al Perugia con tutto quello che ne seguì. Campione del mondo e Pallone d’oro nel 1982, concluse la carriera con altri exploit. Giocò ancora tre anni nella Juve (dove vinse il secondo scudetto, dopo quello del campionato in cui aveva giocato solo le tre partite finali), uno nel Milan (presidente Farina) e uno nel Verona. Con la Juventus per la verità conquistò pure la Coppa dei Campioni e la Supercoppa del 1985, la Coppa delle Coppe del 1984 e la Coppa Italia del 1983. Non male il suo bilancio: 20 gol in 48 partite con la Nazionale, 82 su 215 in campionato.
Un cannoniere di razza, un personaggio che ha lasciato profonde tracce nella storia del calcio italiano. Paolo Rossi ha poi intrapreso la carriera di opinionista televisivo per Sky e per la RAI. A Tampere, dove lo incontrammo per Finlandia-Italia, ci disse sottovoce: “Altri tempi, i nostri”.
(ITALPRESS).
INTER MIGLIOR ATTACCO MA IL MILAN CAPOLISTA NON SI FERMA PIU’
Mentre il Milan ha continuato la sua marcia in vetta, il sorteggio di Zurigo ci dirà quali saranno gli avversari dell’Italia nelle eliminatorie Mondiali. Girone a cinque perchè gli azzurri sono teste di serie. E speriamo di essere fortunati. Tornando alla capolista, la vittoria di Marassi non è stata molto tranquilla. E’ vero che Tonelli ha salvato sulla linea una palla di Rebic e che il vantaggio di Kessie è sembrato risicato fin quando Castillejo, appena entrato, non ha raddoppiato. E tuttavia la Samp, svegliatasi tardi, ha riaperto la partita con Ekdal che poi ha sfiorato il pareggio in extremis. Insomma, con qualche batticuore, i rossoneri hanno mantenuto il vantaggio di cinque punti, sono andati per la trentesima volta a segno in campionato e segnato due gol per dodici partite di fila. Anche senza Ibrahimovic, la squadra di Pioli riesce a comportarsi da capolista. E il tecnico ha tanti meriti, in questo salto di qualità dei rossoneri. L’Inter ha vinto la terza partita consecutiva in campionato che ha fatto seguito a quella in Germania di Champions. Si giocherà la qualificazione contro lo Shakhtar. In serie A, dieci gol nelle citate tre gare e Lukaku sempre presente fra i marcatori, fra i quali si è presentato pure Hakimi con una doppietta. L’attacco nerazzurro, con 26 gol, è il più forte del campionato. Certo, il Bologna era più verde e di una categoria più bassa e poi ci sono le spie che non fanno dormire Mihajlovic. Il popolo nerazzurro comincia a sorridere, i trinariciuti hanno smesso di chiedere la testa di Conte. Che, per non farsi mancare nulla, è accusato di bistrattare Eriksen. Pensate cosa sarebbe successo invece se McKennie non avesse pareggiato e se Bonucci non avesse segnato il gol della vittoria nel Derby della Mole n.201: dopo 25 anni di bocconi amari, il Torino avrebbe assaporato il dolce della vittoria sul campo della Juve e si sarebbe parlato del crollo dell’impero bianconero. Sarebbero stati riesumati aggettivi da apocalisse, con fescennini dei “nemici” e (forse) sacrifici “umani”, in senso calcistico, s’intende, in casa bianconera. Qualcuno ci avrebbe rimesso il posto, specie nel momento in cui la plebe antijuventina si accanisce contro il club per il caso Suarez, che non promette nulla di buono.
Ma, al di là dei cavoli amari della vicenda perugina, non crediamo che la… plebe juventina sia contenta della prestazione della Signora nel derby, vittoria (da non sottovalutare) a parte. Se non ci fosse stato l’insostituibile Cuadrado a mettere sulla testa di McKennie e Bonucci i palloni dei gol bianconeri e la difesa granata (la peggiore del campionato, come quella del Crotone, con 24 gol subiti, media 2,4 a partita) a regalare spazi, staremmo parlando di ben altro. Invece, la Juve ha vinto, a sua difesa è celebrata fra le migliori, è imbattuta e pochi si sono accorti che Ronaldo è rimasto all’asciutto. Ora lo sguardo è rivolto al futuro, cioè a Barcellona per la Champions. Il solito Insigne, il solito Napoli, vittorioso a Crotone. Contro l’ultimo in classifica rimasto in dieci, è vero, ma in tutta sicurezza. Ora Gattuso punta alla qualificazione in Europa League. La squadra di Stroppa talvolta non gioca male, subisce tanto, ma non segna: sei gol in dieci partite sono una miseria. La Roma, che non ha giocato male contro un Sassuolo che le ha dato parecchio fastidio, ha perso Pedro (espulso per doppio giallo), poi Fonseca (per proteste), ha avuto un gol di Mkhitaryan annullato, ha preso un palo con Dzeko e ha subito un gol di Haraslin, annullato anche questo.
Insomma, una partita movimentata in cui i giallorossi non hanno “riscattato” lo 0-4 di Napoli. Anche la Roma (poco contenta dell’arbitraggio di Maresca) va bene nelle coppe, ma comincia a riavere problemi in campionato. Il Sassuolo non segna da due partite e sta perdendo qualche posizione in classifica. Il Verona, rimaneggiato, non è riuscito a condurre in porto il vantaggio sul Cagliari. La sua difesa, che pure è fra le meno battute del campionato, si è fatta perforare da Marin. Il pareggio lascia abbastanza immutata la classifica di entrambe le squadre, ma fa più bene ai sardi. Legni 2-1 per il Verona. La Lazio ha vinto contro uno Spezia che stava per fare lo scherzo del 2-2 (sarebbe stato il quarto), invece la squadra di Inzaghi hai tenuto e si riparla di mete ambiziose, mentre ai liguri sono rimaste le lodi. Immobile ha segnato, ma i nomi stranieri suonano meglio. Parma e Benevento hanno fatto un punto a testa senza grosse emozioni al termine di una partita non esaltante. Detto che Udinese-Atalanta è stata rinviata per il maltempo, nel Monday Night è in programma Fiorentina-Genoa. Prandelli: “Gara determinante”. Maran: “Occorre temperamento”. In palio punti salvezza. Arbitro Doveri. Prime curve pericolose per tutti. Gol in calo, ma emozioni a bizeffe.
(ITALPRESS).
ROMA TRAVOLTA A NAPOLI, FUGA MILAN (+5), RIVALI ONDIVAGHI
Il Milan se n’è andato (+5), ma “…di doman non c’è certezza” diceva Lorenzo il Magnifico, che non giocava al calcio, ma conosceva bene la vita. Tutto cambia di ora in ora. La scomparsa di Diego Armando Maradona ha generato un’ondata di cordoglio in tutto il mondo e – come hanno detto i bene informati – una partecipazione di popolo così oceanica si era avuta solo per Giovanni XXIII e la principessa Diana. A Rosario (in Argentina) avrebbero dedicato a Diego persino una chiesa. Idolatria. Lo hanno ricordato pure gli All Blacks. Ma stanno venendo fuori le magagne: si parla dei soccorsi in ritardo, dei medici accusati, e di chi sta preparando la guerra per l’eredità. Dopo il commosso silenzio, il fragore delle cose terrene. Figuriamoci cosa può accadere in questo calcio ondeggiante: solo il Milan sembra sicuro di sè. Vince anche senza Ibrahimovic: niente sconfitte in campionato, 21 partite utili, rossoneri sempre a segno. Stavolta a farne le spese è stata una Fiorentina carente nel primo tempo e inutilmente battagliera nella ripresa. Aspettavamo tutti di sapere cosa avrebbe fatto la capolista senza il suo cannoniere: ebbene, ha vinto giocando bene.
L’ambiente rossonero è ben coeso e può andare lontano. Quanto agli altri, invece, sembra di stare su una barca col mare grosso: una volta scivolano tutti da una parte, poi arriva un’altra ondata e finiscono dal lato opposto. Ha pesato il dispendio di energie nelle Coppe. Prima era in crisi l’Inter che aveva perso in Champions, ora la Juve. E l’Atalanta è passata dal trionfo di Liverpool alla sconfitta col Verona. Lo stesso vale per la Lazio, che ha perso male con l’Udinese. La vittoria autorevole dai nerazzurri di Conte sul campo del Sassuolo ha proiettato “ad sidera” (alle stelle) le quotazioni interiste, dopo la discesa agli inferi a seguito della sconfitta interna col Real. Hanno detto che gli interisti abbiano fatto un patto per l’unità d’intenti: speriamo, ha risposto il tecnico. Il pareggio della Juve a Benevento (il quinto in sette partite giocate sul campo) ha indignato alcuni tifosi di Madama e ha provocato il sarcasmo dei loro nemici. Ma come, abbiamo Ronaldo e non lo facciamo giocare? Via Mister X (Pirlo), ha sparato qualcuno. Sono le isterie del calcio, il Maestro una domenica sale in cattedra, la successiva ne scende. La Juve non convince i trinariciuti.
Ronaldo ha un piccolo acciacco o è stanco? Prenda una pillola e pedali: con lui la Juve parte sempre da uno a zero. E ora Pirlo ha perso anche Morata, cacciato a partita finita per proteste.
In Napoli-Roma, a parte il commosso omaggio al “Pibe de oro”, celebrato da Insigne dopo il suo gol sventolando la maglia di Maradona, una serie di infortuni ha bersagliato la squadra di Fonseca. Prima sconfitta sul campo. Dzeko non pervenuto. I partenopei (secondo gol di Fabian Ruiz, terzo di Mertens, quarto di Politano) hanno acciuffato la stessa Roma e la Juve, nonostante la penalizzazione. L’Atalanta si è fatta gabbare da una delle squadre meno prolifiche, il Verona, che sul campo ha segnato solo nove gol (più tre a tavolino) e ha beffato i nerazzurri di Gasp, il cui allievo Juric, con una difesa ermetica (7 gol subiti, come la Juve) ha contenuto l’attacco bergamasco e poi ha vinto in contropiede. Anche la Lazio, che aveva vinto bene in Champions, ha preso tre gol dall’attacco dell’Udinese, che prima dell’Olimpico non aveva brillato. I friulani si erano presentati senza l’allenatore Gotti (in panca Cioffi) e privi di alcuni titolari (Okaka, Lasagna): vittoria straordinaria e tre bei gol, specie quello di Forestieri, a bersaglio dopo dodici anni. Immobile ha segnato solo su rigore. Sono gli incerti del calcio.
Ora le nostre squadre dovranno affrontare le Coppe: un calendario senza soste, ossessivo. E gli effetti sono visti. Questa giornata ricca di contraddizioni ha detto quindi che il Milan può continuare tranquillo e che il Sassuolo ha capito di non essere ancora da scudetto, anche se rimane una bella realtà: ha perso l’imbattibilità ed è rimasto all’asciutto in fatto di gol. Si è capito inoltre che il Benevento si può salvare bene. Pippo Inzaghi guidava i giallorossi in certi momenti dalla panchina del suo amico Pirlo che lo guardava impietrito. La difesa sannita sarà pure di burro (21 gol subiti, la peggiore), ma ha terzini goleador (Caldirola e Letizia due reti a testa). Il Cagliari aveva rimontato lo Spezia con i gol di Joao Pedro e Pavoletti, uscito da un periodo terribile, ma un rigore di N’Zola nel recupero ha cambiato tutto. Il Bologna ha vinto contro il Crotone grazie al gol di Soriano, ma con qualche batticuore finale. I rossoblù sono già a metà classifica, i calabresi sempre più staccati. Le genovesi in campo nel Monday Night. A Torino contro i granata, giocherà una Samp che recupererà Augello e Tonelli. Giampaolo attaccherà con Belotti e Zaza. Il Genoa contro il Parma cercherà un’altra vittoria dopo quella del derby. Scamacca la speranza rossoblu. Squalificato Perin, in porta ci sarà Marchetti, ex della Nazionale. La squadra di Liverani non vuole precipitare. Insomma un lunedì interessante.
(ITALPRESS)
ADDIO MARADONA, 60 ANNI DI PRODEZZE ED ERRORI UMANI
Quando se ne va uno come Maradona, si resta stupefatti. Non solo per il campione, ma soprattutto per l’uomo. Crisi respiratoria, abbiamo letto. Diego Armando Maradona è stato un asso del calcio, ma un uomo controverso perchè ha accompagnato la propria carriera con errori che hanno fatto il giro del mondo, sicchè non si sa quali sentimenti coltivare. Per noi è stato il personaggio da ammirare quando eravamo negli stadi a raccontare le sue gesta pedatorie. Era impossibile tornare a casa con un servizio televisivo senza una sua prodezza in campo e senza una sua smorfia, una sua parola, un suo sorriso. A Brescia, in una delle sue prime apparizioni in Italia, prima della partita i suoi tifosi intonarono quella canzone che è rimasta celebre: “Maradona è meglio ‘e Pelè” che ha fatto il giro del mondo. Epperò a 80 anni appena compiuti, Pelè è rimasto vivo, lui se n’è andato. Diego ha sempre ammesso le proprie debolezze. Personalmente non abbiamo mai assistito alle sue tragedie umane: le abbiamo lette. Lo ricorderemo trionfante a Città del Messico, quando aveva vinto i Mondiali e baciava la Coppa del Mondo, lo abbiano visto vincere due scudetti col Napoli, città cui è rimasto molto legato e che lo sta piangendo come un figlio. Lo ricordiamo ballerino che improvvisava sulle scene televisive, scherzoso, autentico personaggio. Il suo lato oscuro lo ricordiamo meno: abbiamo visto le immagini del suo volto devastato dalla droga, quelle delle sue saltuarie frequentazioni degli ospedali, compresa l’ultima uscita con la testa incerottata. In Argentina hanno indetto tre giorni di lutto. Nella Plaza de Maio, davanti alla Casa Rosada, c’era una insegna luminosa che parlava dei più grandi argentini: Papa Francesco, Gardel l’inventore del tango e i calciatori Messi e Maradona. Dicono che non sia stata l’ultima operazione alla testa ad averlo ucciso. E’ stata una crisi improvvisa, che ne ha troncato la vita. Maradona era un generoso sul campo, dove talvolta vinceva da solo. Era un generoso anche fuori, per i suoi gesti a favore dei poveri come lui, che era aveva origini umili e, nonostante la sua fama, le sue ricchezze, è rimasto sempre umile, a suo modo.
Maradona non è stato uno qualsiasi, nel mondo del calcio. Dici Maradona e ti sovviene il sogno, l’asso più bravo dell’orbe terraqueo nel periodo in cui giocava, quello che vinceva la Coppa del Mondo, lo scudetto, la Coppa Uefa quasi da solo con le sue prodezze, con le sue punizioni millimetriche, con la forza che soltanto un vero campione può dare a una squadra che si riflette nella sua classe. Dici Maradona e ti vengono alla mente anche i Mondiali del 1990, i “nostri” Mondiali, quelli che non abbiamo vinto perchè “El Pibe de oro” decise, con l’appoggio dei tifosi napoletani (che tifarono per lui) al San Paolo, la qualificazione dell’Argentina segnando l’ultimo rigore, quello che seguì il tiro di Donadoni e precedette quello di Serena, entrambi parati da Goycoechea.
Dici Maradona e vedi, nel dopocarriera, le sue immagini di uomo ammalato, ingrassato, che entra ed esce dagli ospedali. L’avevamo incontrato a Pechino, al seguito dell’olimpica argentina (studiava da ct della Nazionale), vittoriosa grazie anche ai gol di quello che sarebbe diventato il suo genero Kun Aguero. Scendeva qualche volta in campo per “allenarsi” con i gauchos di Batista, suo vecchio compagno di squadra, rubando la scena alla squadra. La sua vita è stata piena di prodezze e nefandezze, vissuta fra i gol stupendi e l’idolatria dei tifosi e il fastidio del “Palazzo” a causa dell’alcol e della droga che lo hanno devastato e portato più volte a un passo dalla morte. A Napoli dicono che nel suo contratto ci fosse scritto solo che doveva presentarsi sul campo, la domenica, all’ora della partita, in divisa di gioco. Nessun altro obbligo. E lui se ne approfittava un pò. Lo chiamavano anche “l’artista”, perchè dal suo straordinario sinistro poteva venir fuori qualsiasi prodezza. Una volta, al Verona, segnò quasi da centrocampo, con un pallonetto imprendibile che lasciò di stucco tutti; al Mondiale messicano, nel 1986, fece all’Inghilterra un gol di mano (“La mano de Dios”) che fece scoppiare polemiche terrificanti, ma rifilò ai britannici anche una rete incredibile, partendo da centrocampo e dribblando cinque o sei avversari, prima di depositare la palla nella porta.
Era difficilissimo intervistarlo. Ed era necessario farlo perchè la sua faccia era come una calamita e attraeva il pubblico. Bastava un sospiro, per dare importanza a un servizio televisivo.
Una volta se ne andò (dissero per un miliardo di lire) a dare un saggio della sua arte pedatoria al figlio di uno sceicco. La domenica successiva giocò a San Siro, non toccò quasi palla e il Napoli perse con l’Inter. Con un montaggio sofisticato lo rappresentammo su un cammello nel deserto mentre in sottofondo la canzonetta di Carosone faceva: “Comme sì bello, a cavallo a ‘stu cammello, cò binocolo a tracolla, cò turbante e ‘o narghilè…”. Tre giorni dopo a Zurigo c’era un’amichevole fra Italia e Argentina. E seguimmo la squadra sudamericana. Ci vide dalla finestra dell’hotel e fece cenno con la manina di andar su: “Pss, pss…giornalista, sali in camera mia che ti devo parlare. Porta il cammello…”. Pregammo l’operatore di accompagnarci: temevamo che ci tirasse un cazzotto. Invece a quattr’occhi disse: “Senti, le mie bambine hanno visto il papà sul cammello e vorrebbero il filmato. Se non me lo fai avere non ti parlo più”. Lo accontentammo. Tutto quello che riguardava Maradona (cose belle e cose brutte) attirava le attenzioni della gente. Un grande che se ne va. Un lutto che colpisce un pò tutti quelli che lavorarono accanto a lui nei suoi anni ruggenti. Un lutto che colpisce un campione che ci ha fatto scrivere ed emozionare. In cielo speriamo che continui a fare prodezze, come in terra.

(ITALPRESS).
MILAN RIMANE IN TESTA, IL SASSUOLO RESISTERA’ ?
Il Milan ha vinto a Napoli (doppietta di Ibrahimovic: dieci gol, poi si è infortunato al bicipite femorale della gamba sinistra), rimanendo prima, ma la squadra del momento è il Sassuolo. Resisterà ? Non resisterà ? Quanto durerà ? Mentre tutti si lamentano per i danni provocati delle nazionali ai loro assi, il Sassuolo (che ha dato il proprio contributo, come gli altri, alle varie rappresentative) è rimasto per qualche ora in testa alla classifica e comunque è là, punto più, punto meno, alla pari o davanti a squadroni che hanno speso fior di milioni (pagheranno, con questi chiari di luna ?). Intanto due grandi gol di Boga e Berardi hanno portato ancora più in alto una squadra in grade crescita. E, anche se il Verona ha colpito quattro pali, i 18 punti della squadra di De Zerbi (e i 20 gol segnati, come l’Inter) hanno un valore simbolico importante. A parte il Sassuolo, questa giornata ha messo in risalto la scalata della Roma, le doppiette degli implacabili Ronaldo e Ibrahimovic nonchè la rimonta dell’Inter sul Torino che vinceva per 2-0 a San Siro. Lukaku (doppietta) è stato decisivo. La partita di cartello era però Napoli-Milan e bisogna dire che i rossoneri hanno vinto con una certa autorevolezza. E’ vero che il Napoli è rimasto in dieci (espulso Bakayoko), ma l’irresistibile Ibra (infortunato), il quasi imbattibile Donnarumma e la partita del complesso rossonero sono stati “da capolista”. Il Napoli ha reagito riaprendo la partita, ma non ha trovato la forza, in dieci, per pareggiare e ne è uscito un pò ridimensionato. Ora il Napoli e il Milan affronteranno Rijeka e Lilla in Europa League. La Roma non ha faticato a battere il Parma ed è arrivata a ridosso delle prime: senza Dzeko e Smalling, la squadra di Fonseca ha imperversato e dopo il gol di Mayoral, Mkhitaryan ha piazzato una doppietta micidiale. In Coppa andrà sul campo del Cluj. Quanto alla Juve, la notizia è quando Ronaldo non segna, non quando fa le doppiette. Quest’anno ha “saltato” tre partite: quella col Napoli (non giocata) e quelle col Crotone e col Verona per il Covid. Quindi CR7 ha disputato in campionato cinque gare e segnato otto reti. Nella classifica dei goleador di tutti i tempi, il ceco Bican ne ha fatti 805, il brasiliano Romario 772, Pelè 767 in manifestazioni ufficiali. Ronaldo è a quota 748. La Juve ha ritrovato De Ligt. Stavolta ne ha fatto le spese il Cagliari, che si è svegliato nella ripresa. Tardi. Il miglior Ronaldo sarà decisivo. Vedremo in Champions, non tanto contro la squadra-materasso del Ferencvaros, ma quando ci sarà da affrontare le partite che contano. Intanto si è rivisto Dybala. A San Siro l’infortunio di Belotti nel riscaldamento ha “anticipato” il rientro di Zaza, che ha segnato il gol del vantaggio granata. Dopo il raddoppio di Ansaldi su rigore, l’Inter con Sachez, una doppietta del solito Lukaku (un rigore), e una rete di Lautaro, hanno ribaltato il risultato. Già la parola crisi aleggiava su San Siro, invece… Conferma cercarsi contro il Real. L’Atalanta contro lo Spezia è rimasto nuovamente all’asciutto: il suo attacco non punge più (anche se Gosens ha avuto un gol annullato dal VAR). La squadra di Italiano sarà una rogna per tutti (si può più parlare ancora di rivelazione ?) e Provedel si sta rivelando un portiere… provvidenziale. Finora la squadra di Gasp aveva sempre segnato. Qualcosa è successo in casa nerazzurra. E a Liverpool ? La Lazio, in una giornata di tregenda ha dimostrato a Crotone di essere tornata in corsa per le prime posizioni, dopo un periodo non certo fortunato. La squadra di Simone Inzaghi ha saputo dominare su un campo difficile. Immobile (quattro gol lui, quattro vittorie della Lazio) è tornato a segnare, ma ha impressionato l’autorevolezza della squadra biancoceleste. Tempi grami per i calabresi, ultimi. Adesso si aspetta la conferma della Lazio contro lo Zenit in Champions. Il Bologna dell’ex doriano Mihajlovic, ballerino e scrittore, ha vinto sul campo della rimaneggiata Samp che era andata in vantaggio per prima e poi un autogol di Regini e una rete di Orsolini l’hanno stesa. Ora i blucerchiati (un punto in tre partite) sono stati ridimensionati. Pippo Inzaghi ha organizzato un altro scherzo a Cesare Prandelli, dopo quelli che gli aveva fatto da giocatore, segnandogli parecchi gol. Stavolta gli ha rovinato la festa dell’esordio, battendolo con un gol di Improta. E’ vero che si è fatto male Ribery, ma il Benevento ha la difesa più battuta del campionato (20 gol subiti, come il Torino) e l’attacco viola è rimasto all’asciutto. Così dopo cinque sconfitte i sanniti son tornati a vincere e la Fiorentina è rimasta all’asciutto. L’Udinese ha lasciato al penultimo posto il Genoa grazie al gol dell’effervescente Rodrigo De Paul che ha colpito pure una traversa. Ma i rossoblù avevano pareggiato in extremis con Scamacca, in offside per il VAR. I friulani con qualche gol in più potrebbero in una zona più tranquilla della classifica. Di buon auspicio il rientro di Mandragora. Per i rossoblù tempi difficili. Rosso per Perin: in porta Goldaniga ! Adesso le coppe.
MANCINI BRAVO ANCHE DA CASA
La fede aveva vacillato, alla vigilia della partita con la Polonia e quando, prima della gara, si era appreso della vittoria dell’Olanda con la Bosnia: avevamo dubitato che gli azzurri ce l’avrebbero fatta. Le troppe assenze, e lo stesso Mancini rimasto a casa a telecomandare gli azzurri tramite i suoi collaboratori Lombardo, Salsano, Vialli e Evani collegati telefonicamente, avevano messo ansia. Inoltre il capitano-condottiero Bonucci aveva gettato la spugna pur rimanendo con il gruppo…E invece l’Italia ha dominato i polacchi: è stata una dimostrazione di quanto lo spirito di squadra della Nazionale sia ormai un elemento determinante. Persino andando in giro, al supermercato, le vecchiette costrette a restare davanti alla tv e a essere quindi spettatrici involontarie del calcio, commentavano: “Poverini quei polacchi, non hanno visto palla, hanno giocato solo i nostri”. E un’altra che aveva l’aria di saperne molto: “Ma i polacchi sono bravi solo nella musica: Chopin, Paderewski e poi quel ballo, la mazurca e la polka…”. Giudizi sommari e poco tecnici, in effetti, ma che in fondo riflettevano la verità, detta con parole semplici da testimoni insospettabili.
Ci siamo chiesti: sono stati scarsi loro o bravi i nostri ? Eppure alla vigilia eravamo un pò preoccupati per la presenza fra i nostri avversari di giocatori come il magno Lewandowski, Szczensny, Zielinski ecc . Una volta in campo, gli azzurri hanno preso la palla e raramente l’hanno fatta vedere ai poveri polacchi. Anche se a volte pensiamo male, perchè finora il destino (e il ranking) ci ha tenuto lontani dagli avversari più titolati e quando li abbiamo incontrati sono arrivate sconfitte, bisogna riconoscere che certe prestazioni degli azzurri, come quella di Reggio Emilia, entusiasmano. Se i giocatori azzurri memorizzeranno questo modo di giocare, non ci meraviglieremmo troppo se un giorno vincessero qualcosa di importante. Per adesso, si pensa al quotidiano perchè la partita con la Bosnia si avvicina. Ottenuto il posto di testa di serie per il sorteggio mondiale del Qatar nel 2022, ora il prossimo step è quello di arrivare primi nella Nations League per poter organizzare la Final Four a Milano e Torino. La classifica è favorevole. L’Italia è prima con nove punti, seguita da Olanda (8) e Polonia (7) e Bosnia (2); le occorre vincere a Sarajevo per restare in testa.
In caso di pareggio, l’Olanda – che ha ripreso a correre sotto la guida di De Boer- potrebbe scavalcare l’Italia battendo i polacchi. La Bosnia è ormai fuori dai giochi, ma non sia mai. Tornando alla partita, in una serata in cui tutto è andato bene, gli azzurri sono andati oltre la media di rendimento: Donnarumma è stato quasi uno spettatore. La spinta degli esterni Florenzi ed Emerson, i lanci dell’enfant prodige Bastoni, la sicurezza di Acerbi nell’annullare Lewandowski (poco servito dai compagni) sono stati essenziali per bloccare i polacchi. Il centrocampo con Jorginho fulcro del gioco, Barella e Locatelli che sono cresciuti in maniera esponenziale, ha dominato la partita. Bernardeschi ha animato il gioco nel primo tempo, Berardi, che gli è subentrato, ha segnato un bel gol, quello della sicurezza. Belotti ha dato l’anima, nonostante non fosse in perfette condizioni, e poi è stato ben sostituito da Okaka, chiamato all’ultimo momento. Infine Insigne è stato forse il migliore in campo. Il piccolo napoletano è ormai un elemento indispensabile per creare il gioco d’attacco. Ma è stata tutta la squadra ad avere dei sincronismi invidiabili.
Ora c’è da riunire le forze per varare una formazione valida per Sarajevo dove dovrebbero giocare gli stessi di Reggio Emilia. Formazione che vince non si cambia. Tutto ciò è stato messo in piedi da Mancini, che ha ricostruito e rigenerato un ambiente che era a pezzi dopo l’eliminazione dai Mondiali. Si sta discutendo del rinnovo del contratto. Certamente è un’occasione da non perdere, anche se il ct volesse dirigere la squadra da…casa.
(ITALPRESS).





