Delle prime quattro in classifica della scorsa stagione, solo la Juve è rimasta indietro. In testa, a quota sei ci sono Milan, Napoli e Verona. Inter, Atalanta e Lazio devono recuperare una partita, mercoledì. Che vuol dire: che non sarà più la solita solfa? Forse. Diluvio di gol (38) ed emozioni, mentre sono quasi spariti i rigori (due solo a Roma) che sino a qualche mese fa piovevano da ogni dove. Nello scorso campionato si era arrivati a dieci in una giornata. Ma è meglio così: niente più rigori fasulli. Nel conto manca Bologna-Parma. Il Covid ha colpito ancora (due giocatori del Milan e due del Genoa). Tanti batticuori, specie a San Siro e a Marassi. Una cosa è certa: i cinque cambi (spesso a blocchi di giocatori) hanno mutato le strategie delle partite. Chi sa sfruttare meglio le sostituzioni (e ha più uomini di qualità in panchina, come l’Inter) prende il sopravvento. La squadra rivelazione è stata il Benevento, vittorioso a Marassi. Le delusioni la Samp (che ha subito sei gol in due partite ed è sul fondo, a zero punti). Anche il Genoa (0-6) al San Paolo non ha entusiasmato.
Mentre impazza il calciomercato, fonte di miracoli e di delusioni, la Juve non ha impressionato a Roma, dove Ronaldo (doppietta) l’ha salvata da una sconfitta. Si discuterà delle difficoltà di Pirlo per le scelte iniziali (Morata) e per il centrocampo poco efficace. Forse bianconeri meglio in dieci che in undici. Qualcuno invocherà Dybala. Roma: troppi errori in attacco: Dzeko, mancato juventino, ha preso un palo e sbagliato grandi occasioni. L’Inter ha cominciato con tre punti che valgono doppio perchè a pochi minuti dal termine perdeva per 3-2 e nel giro di pochi minuti ha ribaltato il risultato. Sostanzialmente partita emozionante, sette gol: bene gli attacchi e male le difese. Conte se n’è reso conto e dovrà lavorarci su. Forse con recupero di De Vrij…Fiorentina che ha giocato bene, ha mostrato un grande Ribery, ma nel finale è arrivata la sconfitta. L’Inter ha vinto con i cambi (Hakimi, Vidal, Nainggolan, Sanchez nel finale), i viola hanno perso con i cambi (con l’uscita di Ribery, Bonaventura, Kouamè e Chiesa qualcosa è cambiato). Ma nel calcio è valido tutto e il contrario di tutto. La vittoria dell’Atalanta a Torino ha detto che la squadra di Gasperini sarà protagonista, anche se ha palesato qualche problema in difesa.
Il Torino soffrirà e a tratti ha avuto paura, ma Belotti (doppietta) potrà aiutarla a migliorare. Non la propaganda. Il pessimo terreno del “Grande Torino” non è degno della serie A. L’anno scorso era finita 0-7, stavolta 2-4…Ha vinto pure la Lazio a Cagliari. Marusic ha ispirato i gol di Lazzari e Immobile. Abbiamo assistito in tv a un’intervista in simultanea con i fratelli Inzaghi. Un siparietto che si ripeterà tante volte, figuriamoci il 16 dicembre, quando Pippo&Simone saranno avversari sul campo. La retorica ci travolgerà: prepariamoci. Il Napoli ha vinto maramaldeggiando (6-0), contro il Genoa, grazie anche alla doppietta di Lozano. Ma ha perso Insigne per un problema muscolare. Il gol di Zielinski, un capolavoro, ha confermato i miglioramenti della squadra di Gattuso e la normalizzazione del Grifone (menomato dal Covid) dopo la partenza-sprint. Mertens non ha fatto mancare il proprio timbro.
Il Milan a Crotone ha schierato Tonali dall’inizio, ma ha perso anche Rebic, infortunato a una spalla. L’assenza di Ibrahimovic si è notata, in attacco. Rebic, dopo un intervento di braccio-petto, è stato sgambettato in area da Marrone. Il VAR ha stabilito che non c’era “mani” e il rigore è stato segnato da Kessie. Il secondo gol di Brahim Diaz ha in pratica chiuso la partita.
Anche senza Ibra i rossoneri (che giovedì affronteranno il Rio Ave in Europa League) hanno vinto e questo è l’importante. Adesso Pioli avrà però grossi problemi in attacco. Il Benevento ha rimontato e vinto a Marassi. I sanniti hanno attaccato e Caldirola (doppietta) e Letizia sono saliti alla ribalta: si tratta di difensori dal gol facile. Strano destino, quello del veterano della panchina Ranieri, che ha perso contro i due apprendisti stregoni Pirlo e Pippo Inzaghi. Lo Spezia, ha preso un’imbarcata contro il Sassuolo, che continua a giocar bene e ha vinto con ampio risultato. Dopo il gol di Galabinov, quattro pere degli emiliani, con Caputo protagonista (tre gol annullati e uno buono). Dove arriverà quest’anno la squadra di De Zerbi? Verona e Udinese si sono espresse a sprazzi: i friulani sono stati pericolosi sotto porta. Hanno avuto delle occasioni e colpito due legni, che però non fanno classifica. A Juric manca una punta di peso: per ora ha trovato l’ex genoano Favilli che ha deciso la partita. Gli scaligeri, con un solo gol segnato sono a quota sei punti, per la vittoria a tavolino sulla Roma. Nel Monday Night, il derby emiliano Bologna-Parma (arbitro Valeri). A Mihajlovic mancheranno Dijks e Medel, il Parma rinncia a Kurtic in regia. Mercoledì le controprove con Lazio-Atalanta, Benevento-Inter (tutti vittoriosi nella prima gara giocata) e Udinese-Spezia. Poi Juve-Napoli e capiremo da che parte tira il vento.
(ITALPRESS)
JUVE FRENA A ROMA, VIAGGIANO A PUNTEGGIO PIENO MILAN, NAPOLI E VERONA
LA JUVE DI PIRLO RIPARTE DAl 3-0 ALLA SAMP
Nella prima giornata dell’election day molti hanno preferito forse votare per il turno inaugurale del pallone che ha fatto vedere cose belle (poche) e cose mediocri (molte). Partenza lenta: gol non abbondanti, ma con tre partite in meno. Il boom del Genoa (quattro gol al Crotone) e le vittorie del Napoli e della Fiorentina -oltre alla vittoria (quasi scontata) della Juve- sono state le note salienti della giornata d’avvio. Mentre l’incerto calciomercato ha offerto un nome sicuro per l’Inter (Vidal, un cavallo di ritorno), le condizioni di forma delle squadre, caldo ed errori non hanno favorito del tutto il gioco. Anche se la parziale apertura degli stadi (per mille “fortunati” su alcune piazze), è stato un primo, significativo passo verso la normalità. Certo, il fatto che Inter, Atalanta e Lazio siano rimasti indietro, ha offerto una visione parziale di quel che potrebbe essere questo campionato. Americani e cinesi sono sempre più presenti nelle cabine di comando dei nostri club per i quali lo slogan è questo: cercasi conquibus (danaro o cash, come ha spiegato Rocco Commisso). Allegri, intanto, ha ballato il tango. La sua ex squadra, la Juventus, in mano all’apprendista stregone Pirlo, ha dimostrato subito di volere il decimo scudetto consecutivo: ha vinto meritatamente sulla Samp con i gol di Kulusevski (una delizia), Bonucci e Ronaldo. Non è stata una vittoria travolgente, ma meritata e rassicurante. L’allievo Pirlo ha battuto il veterano Ranieri. Ha cominciato bene anche il Napoli che ha vinto a Parma nella ripresa, anche per il contributo di Osimhen (“Un giovane con la testa di un quarantenne” lo ha definito Gattuso). Mertens e Insigne hanno ripreso la corsa segnando. Liverani ha cominciato bene e ha finito male. Il Sassuolo aveva dominato il Cagliari, aveva costretto Cragno a continui interventi, ma sul finire della partita, Simeone ha dato il vantaggio ai sardi. Ha pareggiato Bourabia. I neroverdi non avrebbero meritato di perdere. Ma così va il calcio. Dzeko c’era nella Roma al Bentegodi, ma in panchina. A Verona la squadra di Fonseca non è andata oltre il risultato bianco, come si diceva ai tempi di Carosio. Friedkin e gli americani, proprietari della squadra giallorossa, ci saranno rimasti male: negli USA non capiscono i pareggi e soprattutto gli 0-0: qualcuno deve vincere. Si adatteranno, in attesa di Milik o di un altro attaccante. Due a uno per il Verona, le traverse: Juric era squalificato ma si è potuto sfogare dalla tribuna. I veronesi hanno cominciato bene. Sirigu aveva salvato il Torino a Firenze, ma il gol di Castrovilli (Chiesa l’ispiratore) ha dato la prima soddisfazione ai viola, più pericolosi dei granata. La nostra impressione è che per adesso il Toro subisce troppo ed è cambiato poco rispetto al passato. L’americano Commisso ha dichiarato orgogliosamente:”Siamo primi!”. E’ una paradossale verità. Ma è in buona compagnia. Maran ha rigenerato il Genoa, ha fatto resuscitare Destro (un gol e una traversa) e ha permesso al vecchio Pandev di segnare un gol meraviglioso. Così il Genoa è partito col piede giusto contro il Crotone, che non è stato solo a guardare, ma ha subito una sconfitta pesante. Il Milan, che in settimana dovrà fare gli straordinari per i preliminare di Europa League, affrontando giovedì i norvegesi del Bodo Glimt, nel Monday Night cercherà i primi punti in campionato contro il Bologna di Mihajlovic, privo di Medel. I rossoneri (che per la difesa puntano sul norvegese Ajer) presenteranno la novità Tonali, attorno a Ibrahimovic. I felsinei (De Silvestri la novità) faranno leva sulla loro buona organizzazione. Mihajlovic punterà sui giovani e ha detto: “Spero che Ibra faccia un pò meno…”. Pioli ha esaltato Tonali e Diaz: “Sono di assoluto talento”. Arbitrerà La Penna. Attenzione al prossimo turno: con Roma-Juventus, le prime emozioni saranno garantite. Ma da che parte starà Dzeko ?
CORONAVIRUS E INTERROGATIVI, ULTIMA DOMENICA SENZA SERIE A
Il primo campionato post-Covid si giocherà nella giornata delle elezioni. Una coincidenza che sottrarrà molte attenzioni al pallone perchè ognuno farà il tifo per la propria parrocchia politica. Del resto, sarà una partenza zoppa, con tre partite in meno e comunque segnerà il cambio di un’epoca. Ha catturato gli interessi generali, per adesso, più il contagio contratto da De Laurentiis, che il pallone vero e proprio. Poche amichevoli e una preparazione “corta”. Le società hanno trovato i soldi dei diritti televisivi e hanno la speranza di fare altri incassi, quando sarà, col ritorno del pubblico negli stadi. In ogni caso, i polemisti si sbizzarriscono a disquisire sulla benefica assenza sulle tribune di razzisti, villani e violenti. In attesa di vedere nella realtà come si comporteranno gli arbitri dal rigore facile, notiamo come non manchino, in questa vigilia, i rigurgiti di un calciomercato da concludere, dove le notizie sull’esame di italiano di Suarez per conquistare la cittadinanza e le paure di Chiellini per i potenziali morsi dell’uruguaiano si alternano ai timori dei tifosi di restare senza un centravanti che prenda il posto del ripudiato Higuain.
Curiosità pure per le novità Arthur e Kulusevski. E ci si chiede sempre se Pirlo, finora gran giocatore e allenatore di sè stesso, conquisterà la stima di ex compagni con la barba bianca e dei teneri virgulti bianconeri, ottenendo subito risultati concreti. Il decimo scudetto consecutivo della Juve, insomma, sarà una realtà o un miraggio? I tifosi dell’Inter sono sicuri che il gap dei nerazzurri dalla capolista sia stato (quasi) colmato: in fondo, nonostante il luogo dominio bianconero, la Beneamata ha concluso con un solo punto in meno, rispetto ai campioni, e con qualche rinforzo come Hakimi, il bramato Kantè e il figlio prodigo Nainggolan, Conte spera di prendersi la rivincita sul club in cui ha giocato a lungo e con cui ha vinto pure degli scudetti da allenatore. Ma c’è anche un altro motivo di interesse, in questo campionato senza favoritissimi: è dal 1985 che una “provinciale” (il Verona) non vince il titolo. L’Atalanta (è ancora una provinciale?) piano piano si è assisa al tavolo delle “grandi” mettendone in dubbio la supremazia assoluta. Col recupero di Ilicic, Gasperini spera di fare il salto di qualità.
La Lazio di Simone Inzaghi, che alla 12. ma giornata farà visita al fratello Pippo, ha molte frecce all’arco: la Scarpa d’oro Immobile, i talentuosi Luis Alberto e Milinkovic Savic cui si è aggiunto Muriqi. I biancocelesti sperano stavolta nella continuità sulla strada del primato. La Roma “americana” partirà senza Zaniolo, ma ha un impianto solido e può far di meglio confidando nei gol di Dzeko, se resterà. C’è poi il Milan, che nel dopo Berlusconi ha raccolto poco, sta dando segni di risveglio: attorno a nonno Ibrahimovic, Pioli riuscirà a reinserirsi fra le grandi anche grazie a Rebic, Tonali, Brahim e – chissà – Chiesa? E giovedì si farà già valere contro lo Shamrock nel preliminare di Europa League? Il Napoli di Gattuso, vincitore della Coppa Italia e rinforzato da Osimhen, dirà una parola importante in un campionato in cui il gruppo degli outsiders è capitanato dal Sassuolo di De Zerbi che, con gli ormai affermati Locatelli, Caputo, Berardi e Boga, è diventato una squadra capace di inserirsi anche a più alto livello. Nel gruppone, il Verona di Juric che aveva ben impressionato, la Fiorentina con un Bonaventura e un Amrabat in più, il Parma guidato da Liverani e il Bologna del ristabilito Mihajlovic, potranno avere qualche aspirazione maggiore, rispetto sl passato.
E ci si aspetta che non lottino più e solo per la salvezza l’Udinese di Gotti, cha ha maturato esperienze in più; il Cagliari affidato a Di Francesco; la Sampdoria del discusso presidente Ferrero; il Torino (che spera nelle capacità di Giampaolo e nella forza di Linetty) e il Genoa (in vena di rinforzi e affidato a Maran). Quanto alle neopromosse, il Benevento spera nell’abilità di Pippo Inzaghi (sono arrivati Caprari e Lapadula, due che vedono la porta come faceva lui); lo Spezia (primissima volta in A, tutto da scopre) e il Crotone (un ritorno nella massima serie con gli acquisti di Ionita, Cigarini ecc.) la speranza di non essere delle meteore. Che volete? C’è una carezza per tutti, nel primo giorno di scuola, poi cominceranno i brutti voti: è la prassi. Nel primo turno, visti i rinvii di Benevento-Inter, Lazio-Atalanta (una partitissima) e Udinese-Spezia, tutte le gare saranno sotto osservazione, specie la gara d’avvio Fiorentina-Torino (sabato) e Juve-Sampdoria (i campioni sono sempre attesi alla prova). Tutti bravi, per adesso: non ci possono essere figli e figliastri. Una riga di commento non si nega a nessuno. Poi il pallone comincerà a rotolare. Speriamo a lungo. Vorremmo raccontare un bel campionato. I nostri eroi ci accontenteranno?
(ITALPRESS)
IL CALCIO CHE VERRA’ STA GIA’ CAMBIANDO
Il calcio che verrà è già in fieri, sta già cambiando. Il Covid ha segnato (speriamo che non lo faccia ancora) uno spartiacque fra un mondo che si stava già sbriciolando e un nuovo universo pallonaro. Sempre più forti sono gli input che vengono dall’estero: i nostri club più importanti (ad eccezione di Juventus, Napoli e Lazio) sono in mano a “padroni” stranieri che arrivano dai punti più disparati del mondo: Cina, USA, ecc. Questi signori non vengono da noi per far beneficenza, sia chiaro, ma per far soldi tramite un ambiente che stanno cominciando a conoscere, un mondo difficile, in cui è complicato vincere e soprattutto lucrare. Alcuni sono già andati via (Thohir e Pallotta, per fare solo due nomi), altri potrebbero farlo presto perchè magari capiranno che questo non è il loro habitat ideale. Il dominio della Juve, visti i pochi risultati in campo internazionale, è stato propiziato più dalle carenze altrui, che hanno favorito sul fronte interno lo strapotere bianconero che in un decennio (nove gli scudetti consecutivi) non è sfociato in risultati tangibili solo in campo internazionale. Ora la Juve sta mutando politica, si è affidata a un tecnico, Andrea Pirlo, che finora non ha mai allenato, ma si è circondato di gente che potrà ben consigliarlo per il futuro: sarà un lavoro di gruppo come da tempo avviene in altri club di fama internazionale, dove si trova spesso il giusto equilibrio fra il vecchio e il nuovo. Se la Juve vincerà il decimo scudetto consecutivo, bene, se invece non lo vincerà, si dirà che a Pirlo bisogna dar tempo. I capi cercano di prendere Dzeko, per rafforzare l’attacco. E poi ci sono i giovani, a cominciare da Kulusevski. L’Inter quest’anno è arrivata seconda (a un punto) e si è classificata al posto d’onore anche in Europa League. Attorno alla figura di Antonio Conte si sono condensati gli umori e i malumori del mondo nerazzurro: risultati così favorevoli non si erano ottenuti da tempo, ma certe prese di posizione del tecnico hanno lasciato perplessi, tanto da prefigurare l’arrivo di Massimiliano Allegri. Ma poi non è cambiato nulla. L’Inter ha già colmato il gap che la divideva dalla Juve ? Qualcuno sogna ancora Messi, che pare però orientato verso il City di Guardiola. L’Atalanta è stata in realtà la lieta sorpresa della stagione: da alcuni anni la società bergamasca, guidata da Percassi e Gasperini, fa sentire la propria voce, inserendosi meritatamente fra le “grandi” del calcio, insediandosi nelle prime posizioni e disputando con onore la Champions League. Ora che il salto è stato compiuto bisognerà vedere se la piazza bergamasca sarà in grado di sedersi stabilmente nel salotto buono del nostro calcio e parlare da pari a pari con tutti. Il Milan sta vivendo una fase di ricrescita che ha attraversato momenti critici per ristabilizzarsi grazie anche all’arrivo di Ibrahimovic, un pò datato, ma ancora in grado di dare parecchio. Pioli è rimasto grazie ai buoni risultati ottenuti nel finale di una stagione che era partita male. Il club rossonero non può fare da tappezzeria in un mondo così variegato, come quello del nostro campionato, a caccia di protagonisti per aumentare il proprio appeal e soprattutto i propri incassi. Gli stranieri che sono arrivati al vertice rossonero dovranno fidarsi di gente come Maldini, che ha fatto la storia rossonera. C’è poi il gruppo delle squadre del centro-sud, in grado di inserirsi ai massimi livelli, ma cui manca sempre qualcosa. Storicamente si può dire che quando il Napoli acquistò i Maradona e i Careca vinse (ora pare che Koulibaly e Allan se ne andranno); la Roma per eccellere fece leva sull’abilità tecnica di Falcao, guidato da Liedholm, ora sono arrivati padroni nuovi che dovranno cercare strade alternative. La Lazio ebbe un gruppo compatto come quello creato da Maestrelli e Eriksson in passato, arrivarono gli scudetti. Ma ora non basta più avere il capocannoniere del campionato – Ciro Immobile – ma occorre programmare le vittorie con i soldi e con la capacità organizzativa, doti spesso sconosciute da ambienti troppo passionali e incapaci di resistere alle prime contrarietà. Il calcio non è più in gioco, ma un puzzle in cui occorrono doti da grandi intenditori di finanza, di politica e di realismo. Doti che spesso certi nostri club, capaci solo di vivere alla giornata, non possiedono. Bisogna pensare più in grande, produrre uno spettacolo più appetibile e evitare le guerre di campanile. Ma sarà difficile farlo capire a tutti.
SE LA JUVENTUS FA LA RIVOLUZIONE…
Il fatto che siamo degli inguaribili nostalgici e che facciamo spesso riferimento al passato per non guardare avanti si presta a diverse considerazioni. “Un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente” scrisse Indro Montanelli. Specie per chi vive e si nutre della storia calcistica, dei campioni del mondo che abbiamo avuto, dei nomi che vinsero la Coppe dei Campioni e che lasciarono un segno importante nella nostra vita e nel nostro calcio, non può ignorare i Meazza, Piola, Zoff, Pirlo ecc. ; e i grandi stranieri che hanno giocato nel nostro campionato: Zico, Suarez, Platini, Van Basten, Ronaldo “Il Fenomeno” ecc. Ma anche chi vive di nostalgie represse si renderà conto che per vincere in futuro qualcosa (da quando la Juve ha conquistato nove scudetti di fila, il nostro calcio non ha più arraffato nulla in campo internazionale), bisogna attuare una rifondazione. Il nostro campionato ha i suoi personaggi più importanti in attempati signori, calcisticamente datati, che dominano ancora la scena pallonara e occupano le pagine dei giornali: Cristano Ronaldo ha 35 anni, Ibrahimovic 38, Chiellini 36, Dzeko 34, Buffon 42 ecc.
E, secondo i bene informati, la disfatta (2-8) del Barcellona contro il Bayern favorirà l’arrivo di Messi (33 anni) all’Inter. I più screanzati parleranno del nostro campionato come di un cimitero degli elefanti, di un rifugio per anziani ecc. Ci rendiamo conto che tutti questi assi facciano ancora la differenza, nel calco d’oggi, ma finchè la forma reggerà: basterà un incidente – che non auguriamo a nessuno di essi – per cambiare il loro rendimento e le generali aspettative. Il gioco sempre più veloce non favorisce certo assi al tramonto (anche atletico) della propria carriera calcistica. L’eventuale arrivo di Messi servirà allo spettacolo, a vincere forse qualcosa, ma non a costruire un futuro. Ripeteremo forse in sedicesimo quel che è successo per anni in Spagna, con la lotta fra Real (Ronaldo) e Barcellona (Messi). Oggi si vive al presente, ma – guardando avanti – non si può non condividere quel che ha pensato Agnelli, programmando uno svecchimento della Juve, cominciato con l’avvento di Pirlo: un esordiente senza esperienza nel comando degli uomini, che si potrebbe anche avvalere della collaborazione di Andreazzoli o di chi per lui.
Un cambiamento che proseguirà con l’innesto di forze giovani al fianco di qualche giocatore d’esperienza (a cominciare da Ronaldo) per costruire un futuro diversamente vincente. Si è parlato persino della partenza di Dybala, che non è certo vecchio…Non sappiamo se lo choc improvviso porterà la Juve al decimo scudetto, visto che il nono è arrivato con un solo punto di distacco sull’Inter, ma l’idea è condivisibile, bisogna smuovere le acque. Certo i bianconeri dovranno rinunciare a qualche nome di prestigio e vedremo con quale coraggio il club si priverà di chi ha fatto la storia, ma il fatto che il primo club d’Italia sia partito decisamente per un rinnovamento che nessuno aveva previsto, è un segno importante. Gli altri aspettano (ancora) di vincere qualcosa, la Juve ha già dominato in Patria e si prepara a cambiare i propri orizzonti. In passato i dirigenti bianconeri non hanno sempre programmato bene: il fatto che la Juve abbia vinto solo due Champions, mentre il Milan sette e l’Inter tre, la dice lunga sulla vocazione internazionale dei dirigenti nelle capitali del calcio italiano. Una volta a Torino si accontentavano degli scudetti, di dominare nell’orticello di casa, ora forse le cose stanno cambiando.
Per inciso, Spagna (18) e Inghilterra (13) precedono l’Italia (12) nella classifica delle vittorie in Champions. Parlando più in generale del nostro calcio, un anno più disgraziato di questo (calcisticamente e non), difficilmente lo rivivremo. Sperando che gli scienziati ci indichino strade diverse e meno accidentate nella ricerca del vaccino, proviamo a immaginare un futuro che in ogni caso si presenta incerto. Si è concluso un campionato difficile, portato avanti “per forza”, ma come sarà il prossimo, che dovrebbe cominciare nel week end del 19 e 20 settembre? Ci sarà il pubblico, si giocherà ancora a porte chiuse, come nel cortile di casa? I faraonici stadi nostrani ospiteranno ancora solo le urla, spesso scomposte, delle panchine? E la nostra Nazionale, che pure aveva rimontato posizioni dopo l’arrivo di Mancini, verrà aiutata, o sarà abbandonata a sè stessa? Gli interrogativi e le considerazioni sul momento del nostro calcio, non sono pochi e di scarso conto. C’è da chiedersi se esiste ancora spazio per l’ottimismo. Preferiamo pensare di sì…
(ITALPRESS)
LA “DITTATURA” JUVE HA INTORPIDITO I NOSTRI CLUB
Andrea Pirlo, nella notte di San Lorenzo, guarderà le stelle cadenti ed esprimerà un desiderio: vincere la Champions. Le sue speranze (e quelle di tutti gli juventini) avranno un seguito immediato? E’ la missione, forse prematura, che la Juve gli ha affidato per far dimenticare i vari Conte, Allegri e il licenziato Sarri, che hanno fallito in campo internazionale. Il brusco passaggio al debuttante Pirlo, gran giocatore (il “maestro”) ma all’esordio come allenatore, è stato un colpo di scena che solo pochi avevano immaginato per la panchina bianconera. La rifondazione (con nove scudetti in bacheca…) della Juve, forse proprio perchè comincerà da un tecnico alle prime armi, sarà affidata ai giovani: alcuni già arrivati (Kulusevski, Arthur, Romero ecc.), altri da acquistare. La vecchia guardia probabilmente verrà in parte smontata. Che succederà ai suoi vecchi compagni Buffon, Bonucci e Chiellini?
Quando Andrea Pirlo era stato presentato per la guida dell’Under 23, tutti avevano capito che sarebbe stato l’uomo del futuro per la Juve, ma la svolta traumatica del dopo-Lione non era prevedibile. Ora ci si chiede se Pirlo verrà aiutato da qualcuno (qualche ex compagno o da personaggi più esperti), oppure verrà lasciato ad attuare da solo alla “rivoluzione”. Sentiremo. Avevamo usato aggettivi speranzosi per le squadre italiane: a volte le aspettative vanno oltre le obiettive possibilità delle nostre squadre, più forti sui media (cioè a parole e nei titoli) che in campo. Siamo andati a vedere sugli almanacchi da quanto tempo il nostro calcio non vince in Europa. Ecco il risultato della ricerca: in Champions dal 2010 (l’Inter del Triplete guidata da Mourinho con Etòo, Cambiasso, Zanetti, ecc.), cioè dieci anni; in Europa League (prima Coppa Uefa) dal 1999 (il Parma di Malesani con Buffon, Crespo, Chiesa…), cioè 21 stagioni; in Supercoppa europea dal 2007 (il Milan di Ancelotti con Maldini, Gattuso, Pirlo, Inzaghi); in Coppa Intercontinentale dal 2007 (sempre il Milan: 4-2 al Boca Juniors a Yokohama). Basta leggere i nomi di quei giocatori per rendersi conto degli assi che circolavano sui nostri campi.
In sostanza, il nostro calcio non conquista nulla nell’arengo internazionale più o meno da quando è cominciato il dominio della Juve sul fronte interno (nove scudetti di seguito). Il sospetto è più che fondato: la squadra bianconera ha imposto il proprio predominio nel nostro campionato e gli altri si sono…dimessi. Se i bianconeri avessero vinto qualcosa al di là di Chiasso, classico punto di confine per dotte citazioni, avremmo detto: il calcio italiano “è” solo la Juve in campo nazionale e internazionale. Ma la Vecchia Signora non vince la massima manifestazione europea dal 1996 (Lippi al timone; Del Piero, Vialli e Conte in campo). Intendiamoci: non è una colpa della Juve, quella di dominare la scena: semmai è demerito degli altri. Quindi c’è da meditare su quello che è l’attuale organizzazione dei nostri club, molto spesso carichi di debiti e incapaci di vincere, e chiedersi: perchè all’estero (in Spagna, Inghilterra, nella stessa Germania) sono più ricchi e vincenti? Dopo la vittoria dell’Inter di Mourinho, in nove anni di Champions, la Spagna ha conquistato sei trofei con Real Madrid (quattro) e Barcellona (due); l’Inghilterra due (Chelsea e Liverpool), la Germania uno (Bayern Monaco).
Forse in Italia non ci sono soldi a sufficienza o non abbiamo dirigenti capaci, allenatori abili in campo internazionale e club organizzati? Un pò di tutto.
Per un periodo non erano arrivati grandi campioni, ora abbiamo i Ronaldo, i Lukaku, i Gomez, gli Dzeko, gli stessi Immobile e Ibrahimovic, ma non vinciamo lo stesso. La “foto” di oggi è questa: tre su quattro squadre italiane sono state buttate fuori carreggiata nel primo assaggio delle Coppe dell’era Covid. E’ sopravvissuta solo l’Inter che dovrà vedersela col Bayer Leverkusen, nei quarti. Aspetteremo poi con ansia anche il risultato dell’Atalanta. La magna Juve, per l’ennesima volta, ha fornito una delusione ai propri tifosi e Sarri ha pagato. La Roma non ha nemmeno giocato, contro il Siviglia: non un bel modo di presentarsi al nuovo padrone. Per il Napoli, contro il Barcellona di Messi c’è stato poco da fare, ma questo era dato quasi per scontato, anche se Gattuso ha parlato di rimpianti.
Adesso si può sperare che vadano avanti l’Inter contro il Bayer Leverkusen e l’Atalanta che dovrà affrontare il Psg (Verratti infortunato, Mbappè forse in panchina). Gasperini sarà senza il portiere Gollini, oltre che privo di Ilicic. Per adesso viviamo solo di speranze, mentre imperversano i retroscena, nostra specialità nazionale. Nel calcio a volte le situazioni cambiano in fretta. E’ successo per la squadra azzurra, che con Mancini ha ripreso a vincere a raffica. Forse Pirlo farà il miracolo “generazionale” per la Juve e gli altri si sveglieranno dal loro torpore. Forse.
(ITALPRESS)
JUVE CAMPIONE, DIETRO INTER, ATALANTA E LAZIO IN 5 PUNTI
Son volati gli stracci, alla fine, con la pesanti parole di Conte contro il proprio club, il diverbio fra Gattuso e Inzaghi e le malevole insinuazioni qua e là. E’ nello stile generale. Abbiamo assistito a un campionato in due spezzoni. Della prima parte, prima del Covid, si era vista la solita Juventus, sia pure sconfitta da una bella Lazio che aveva ottenuto vittorie significative, oltre che contro Juve, su Inter e Napoli grazie a un Immobile scatenato: 26 gol; l’Inter aveva alternato cose buone e scivoloni incredibili (vittorie nei derby, sulla Lazio, ma anche una doppia sconfitta con la Juve). Si era messa in mostra un’Atalanta capace di fuochi d’artificio in attacco (sette gol all’Udinese, al Torino e al Lecce, cinque al Milan e al Parma), mostrando Gomez fra i migliori assist-man d’Europa e un bel girone di ritorno. Milan, Atalanta e Sassuolo hanno giocato meglio di tutti. Ma siccome anche i punti della prima parte hanno avuto un peso, la Juventus ha conquistato il nono scudetto di fila per una sola lunghezza sull’Inter e 5 su Atalanta e Lazio. Ci si chiede cosa sarebbe successo con una giornata in più: ci sarebbe stato il sorpasso ?
Mille indiscrezioni sullo scarso entusiasmo per Sarri, sull’arrivo di Pirlo all’Under 23 che preluderebbe a una panchina in futuro e tutto è demandato all’accesso nella fase finale di Champions e ai successivi risultati. La partita col Lione sarà decisiva, come sarà curioso vedere il comportamento dell’Atalanta contro il PSG. Per il Napoli solo speranze, contro il Barcellona. L’Inter, che ha sofferto di importanti infortuni (Sensi e Vecino, fra i più pesanti), è arrivata seconda con un ottimo finale e la prova di forza sul campo dell’Atalanta: non l’hanno aiutata certamente nè le voci per la partenza di Lautaro, nè le mattane di Brozovic. In zona Europa League, la Roma ha vissuto momenti difficili, ma ha recuperato nel finale arrivando quinta e riscoprendo Zaniolo. Con l’acquisto di Ibrahimovic, il Milan di Pioli (prima sull’orlo del licenziamento, poi confermato) ha cambiato andatura e ha chiuso in bellezza; il Napoli (con Gattuso in panchina) ha vinto la Coppa Italia. I prossimi impegni europei dell’Inter (Getafe) e Roma (Siviglia) sono abbordabili, ma non si sa mai. Buoni campionati hanno disputato il Verona e il Parma che a un certo punto han pensato alle coppe; la Fiorentina e il Cagliari dopo campionati in chiaroscuro (i sardi erano partiti forte con Maran, esonerato come adesso Zenga, in favore probabilmente di Di Francesco) si sono riscattati nel finale di stagione e senza Nainggolan i sardi hanno battuto la Juve !
Nella lotta per la salvezza, a Spal e Brescia non è servito cambiare allenatore, mentre Genoa e Lecce se la sono giocata fino all’ultimo, ma la difesa-colabrodo dei salentini ha pesato. Alla fine l’ha spuntata il Genoa che rimane nella massima serie, mentre la squadra di Liverani retrocere dopo appena un anno. Hanno rischiato anche Udinese, Sampdoria e Torino che hanno tratto qualche beneficio dal cambio di panchina. Ci ha impressionato favorevolmente il lavoro di Gasperini, Pioli, Inzaghi, Gattuso, Juric e Ranieri in panchina. Gli oscar ai migliori giocatori li daremmo anzitutto a Immobile, che ha uguagliato il record di Higuain con 36 gol e vinto la Scarpa d’oro dopo Toni e Totti. Poi: Ronaldo e Dybala della Juve; Gomez e Muriel dell’Atalanta; Lukaku e Sanchez dell’Inter; Pellegrini e Dzeko della Roma; Ibrahimovic e Hernandez del Milan; Mertens e Insigne del Napoli e via via tutti gli altri: Caputo del Sassuolo, Amrabat del Verona, Castrovilli della Fiorentina, Kulusevski del Parma, Palacio del Bologna, Nainggolan del Cagliari, De Paul dell’Udinese, Gabbiadini della Samp, Belotti del Torino, Criscito del Genoa, Lapadula del Lecce, Tonali del Brescia e Petagna della Spal. Fra i portieri il migliore è stato Gigio Donnarumma del Milan, ma Szczesny della Juve, Musso dell’Udinese, Handanovic dell’Inter e Sirigu del Torino meritano una citazione.
Un accenno agli arbitri, impegnati in prestazioni ravvicinate e alla prese con un regolamento che li ha costretti a decisioni spesso discutibili. Ha smesso Rocchi: peccato. Assidue le presenze di Maresca, Doveri, Giacomelli, Massa, Guida, La Penna, Giua, ma anche quelle dei collaudati Orsato, Mariani, Pairetto e Valeri. Due parole merita la Nazionale di Mancini, che dopo aver vinto una serie infinita di partite (undici di seguito) è stata quasi dimenticata. In attesa di saperne di più, è bene ricordare che la squadra azzurra è un patrimonio nazionale. Non è stato un bel campionato per nessuno. Ma bisognava portarlo a termine per i quattrini. Speriamo non capitino più tour de force così stressanti che, secondo noi, allontanano la gente dagli stadi per il futuro.
JUVE FORZA 9 MA CON IL CRUCCIO CHAMPIONS
E’ arrivato (finalmente…) il nono scudetto bianconero di fila e il presidente Andrea Agnelli pensa già al decimo per stabilire un record indelebile e in grado di cancellare certe delusioni…giudiziarie. Ma non crediamo che la Juventus stia dando la caccia al Tafea, squadra dell’isola di Vanuatu, nel Pacifico, che scudetti ne ha vinti 15, oppure al Lotohàapai del Tonga; nè alla Lincoln di Gibilterra o allo Skonto Riga della Lettonia che hanno fatto scorpacciate di titoli giocando nel cortile di casa, nel disinteresse generale. Sono numeri e nomi che abbiamo registrato, ma non abbiamo almanacchi di quelle nazioni lontane. Chissà se giocano qualitativamente lo stesso calcio: noi stiamo a contare i corner e teniamo anche la classifica dei sospiri…Ma considerando solo i campionati meno evanescenti di quelli citati, piuttosto interessante sarebbe far riferimento ai norvegesi del Ronsenborg (13 titoli) o ai croati della Dinamo Zagabria (11), oppure ai berlinesi della Dinamo (10), dopo aver raggiunto il Cska Sofia (9). I “quinquenni” della Juve (anni ’30), del Torino (con l’intermezzo dei Vigili del Fuoco La Spezia nel 1944) durante la seconda guerra mondiale e dell’Inter (anni 2000) sono – con rispetto parlando, s’intende – chincaglieria d’altri tempi, ormai.
Nella bacheca della Juventus del nuovo calcio ci sono nove scudetti di fila, un record difficilmente superabile nei campionati più attendibili, dove il Real Madrid ha infilato al massimo una serie di cinque successi, come il Porto, e il Bayern di Monaco otto. Eppure, nonostante tutti questi gioielli al sole, alcuni tifosi della Juve si lamentano. Non piaceva loro la gestione Allegri, non stravedono ora per Sarri (“Sto sulle scatole a qualcuno”), che è stato però confermato in occasione della vittoria sulla Lazio. Questi tifosi esigenti vorrebbero rivedere forse le piroette di Sivori, che segnava seduto a terra, oppure le divine punizioni di Michel Platini o quelle di Alex Del Piero, le prodezze di Zidane, chissà. Nemmeno di Ronaldo sono contenti, talvolta, che pure di gol ne segna e problemini ne risolve. Niente. Che fa fare avere la pancia piena… E che dovrebbero dire quelli che si affannano vanamente da nove anni per strappare lo scettro di mano alla Vecchia Signora? Il Milan dopo Berlusconi ha dimenticato le vittorie, come l’Inter del post Moratti-Mourinho, il Napoli senza Maradona ha raccolto solo briciole, le romane non vedono nulla dai tempi di Giulio Cesare.
Il nuovo Karma (destino) bianconero fa capire che non si può andare avanti così nel futuro: non si può vincere all’infinito perchè gli altri sono scarsi. Gli scontenti fanno riferimento al fatto che da Chiasso in poi (cioè fuori dai confini di Stato) la magna Juve non vince un ghello (una monetina), anche se vi arriva vicino. Esterofobia? Una difficile filosofia che non condividiamo perchè nella vita bisogna accontentarsi. Gli sceicchi, i petrolieri russi, i ricchi manovratori di capitali comprano il meglio e vincono perchè non hanno remore nè materiali, nè morali. Ma è come giocare con le carte truccate. Hanno istituito il fair play finanziario: alcuni sono stati capaci di dribblare tutti gli ostacoli, riuscendovi al meglio, anzi al peggio. Ma non vogliamo andare avanti su questa strada pericolosa. Hanno ragione quelli che sostengono che la Juve non ha avversari e per questo vince a mani basse? Ogni anno, all’inizio della stagione, gli esperti indicano almeno tre candidate al titolo. Dato che nella scorsa stagione Napoli (-11 punti rispetto alla Juve), Atalanta e Inter (-21) avevano in qualche modo tentato di insidiare i campioni, avevamo pensato che avrebbero dato loro fastidio. La Lazio era partita bene e poi si è liquefatta; Atalanta, Milan e Sassuolo si sono comportati ottimamente nel periodo del dopo Covid e l’Inter ha vissuto di alti e bassi.
La Juve praticamente ha compiuto la stessa galoppata di sempre: alcune brutte partite e sconfitte contro la Lazio, Napoli, Verona, Milan e Udinese. Ha segnato meno dell’Atalanta (95), ma più delle altre rispetto ai 70 gol dell’anno scorso; ha una delle più forti difese del campionato, ma ha subito più gol della passata stagione quando ne aveva presi 30. Inoltre ha in Ronaldo il goleador-principe con 31 gol (ma Immobile della Lazio ha fatto meglio: finora 34 reti). Higuain (36) non è irraggiungibile. CR7 l’anno scorso aveva fatto 21 gol. Buffon ha vinto dieci scudetti, Chiellini e Bonucci nove (uno con l’Inter) Insomma, la Juve non è una squadra scarsa o che vince per caso. I suoi nemici fanno il conto dei rigori. Ma come parlare di rigori, se appena una palla sbatte caso sul dito di un giocatore, l’arbitro indica il dischetto? Poi ci sono le maldicenze. La Juve ha vinto e non ci si può attaccare ai piccoli numeri: i grandi sono a suo favore. Ma bisogna crearsi un nemico per sopravvivere. A noi questo calcio non piace molto perchè ci sono troppe magagne, soggetti discutibili e regolamenti…volubili, ma dobbiamo ammettere che se la Juve vince sempre, vuol dire che si adatta a ogni circostanza. Ora il suo vero cruccio resta la Champions.





