Aspettando il super vertice del calcio di mercoledi, ci chiediamo: e’ vero che il Coronavirus ci ha reso tutti piu’ solidali ? Forse questa e’ solo una speranza delle nostre guide spirituali perche’, passati i momenti della paura vera, stanno gradualmente riemergendo le divisioni e gli interessi. Non solo fra i politici per i quali litigare fa parte del mestiere: si parla di Sud contro Nord, di giovani a spasso e vecchi in casa, di chi “apre” prima e chi dopo, di correnti di pensiero (pensiero ?) l’una contro l’altra armate. Nel mondo del pallone, in questi ultimi giorni, si sono sentite prese di posizione di alcuni club contro le istituzioni dello sport, di atleti schierati esplicitamente nel dire che non esiste solo il calcio (“Sono tutti matti” ha dichiarato il tennista Fognini), di chi non vorrebbe giocare (Brescia e Torino), di societa’ e giocatori in guerra per il taglio degli stipendi, di assi (Higuain) che non vorrebbero tornare per paura, degli effetti psicologici della ripresa sull’ambiente, ecc. Se abbiamo capito bene, si lavora per far partire il calcio con le semifinali di Coppa Italia a fine maggio, poi il campionato da armonizzare con le coppe internazionali.
Abbiamo letto che Casasco, presidente della Federazione Medici Sportivi, non crede che ci siano i tempi per chiudere la stagione. I soldi del calcio non sono nostri e quindi possiamo liberamente pensare che sarebbe il caso di lasciar perdere, tirare una riga e organizzare bene la prossima stagione, ma dobbiamo tener conto delle esigenze di chi ha dei problemi…di cassa. Per esempio, i club, che aspettano di ricevere i soldi dalle tv: tenteranno di “salvare” (anche male) una stagione gia’ compromessa per incassare l’ultima trance del malloppo. Le tv sono in attesa che tutto riprenda per portare a casa la pubblicita’; le aziende inserzioniste sperano che la ripresa delle attivita’ aiuti a incassare dal mercato. Insomma, una catena di Sant’Antonio con il soldo al centro delle attenzioni generali. Chi se ne intende fa sapere che i detentori dei diritti hanno gia’ sborsato l’85% del dovuto, mentre le partite giocate sono state il 68% e i club dovrebbero quindi restituire dei soldi, se si fermasse tutto. Figuriamoci, fra debiti pregressi, stipendi da pagare ecc… Juve, Parma e Roma hanno gia’ firmato l’accordo con i calciatori per la riduzione degli emolumenti. E gli altri ? E i contratti che scadono ?
Abbiamo preso nota delle bizzarrie circolate: giocare con le mascherine, evitare gli scontri diretti, ecc. Inoltre, farneticazioni dei tifosi che scrivono sui social secondo cui si sta facendo l’impossibile per favorire questo o quell’altro, e che non si rendono conto che il Coronavirus non fa il tifo per nessuno. Andando al concreto, se si deve concludere la stagione, solo in serie A ci sono 124 partite da giocare in campionato (12 giornate piu’ quattro recuperi) e tre di Coppa Italia (semifinali e fanale) cioe’ 127 gare, se non ci saranno intoppi e complicazioni (rinvii, ecc.). Inoltre, i club che sono in corsa nelle coppe internazionali (Juve, Napoli, Atalanta, Inter e Roma) dovranno andare avanti in Champions e Europa League. E poi la serie B, la C, la D e tutto il resto. Ci sara’ il tempo ? Speriamo che i programmi di cui si parlera’ ufficialmente mercoledi’ (allenamenti dal 4 maggio, partite da fine maggio o inizio giugno) possano essere varati con l’approvazione delle competenti autorita’. Il documento molto dettagliato della FIGC per i ministri di salute e sport ha tracciato i programmi che verranno discussi mercoledi’. Le partite dovranno essere giocate in luoghi “sicuri”, forse al Sud e a porte chiuse, per la salute di tutti.
Gli arbitri saranno forse “di zona”: un romano potrebbe dirigere le squadre capitoline (e’ gia’ accaduto in un derby con Orlandini negli anni ’50), un “milanese” (Casarin arbitro’ un Milan-Inter) le squadre meneghine, ecc. Si parla anche di cinque sostituzioni. Ma a quanto ammontera’ il salasso ? E i luoghi di allenamento saranno al riparo da tutti i contagi ? Molti grandi club hanno i loro fortilizi (Continassa, Appiano Gentile, Milanello, Formello, Trigoria ecc.), ma ce ne saranno altri che dovranno arrangiarsi in albergo per tenere isolate circa 70 persone nel periodo di preparazione. Anche per gli spostamenti dovra’ esser previsto un programma rigido, con le tifoserie lontane: in pullman e aerei “sanificati”. Ripresa, insomma, a determinate condizioni e a piccoli passi. Sono venuti allo scoperto vizi e virtu’ di un mondo che si sta preparando a una rivoluzione, anche se temporanea. E c’e’ stato chi si e’ chiesto a chi giovera’ questa lunga sosta, secondo le ferree regole del campanilismo. Sarebbe invece il caso di immaginare di essere tutti su una stessa barca che fa acqua da tutti i lati. L’importante e’ arrivare al porto piu’ vicino per salvare la pellaccia e non stare a litigare sulla comodita’ delle poltrone che si occupano. Inoltre occorre tenersi attaccati ai salvagente, senza preoccuparsi del loro colore. Detto che non si e’ mai parlato di Nazionale, vediamo all’orizzonte tante carte bollate, tanti avvocati in movimento e tante parcelle da pagare…
TUTTI CONTRO TUTTI PER LA “FASE DUE” DELLA STAGIONE
NELL’UOVO DI PASQUA LA SORPRESA MANCINI
Le sorprese nell’uovo di Pasqua: il presidente della Figc Gabriele Gravina, che ha detto di voler portare a conclusione i campionati, dopo i test ai giocatori e un Mancini che su Raiuno che ci ha dato una speranza azzurra: “Siamo una squadra giovane, un anno di esperienza in piu’ ci fara’ bene”. Un Mancini altruista e filantropo che ha parlato di medici, infermieri e aiuti agli altri. E’ sembrato un marziano in un mondo che parla solo di soldi. Molti hanno gia’ le scarpe lustre e i gol in canna, in attesa della ripresa che cambia data da un giorno all’altro. Si parla di visite mediche per tutti a fine aprile, allenamenti ai primi di maggio e campionato fra il 23-24 maggio o nei week end seguenti, Coronavirus permettendo. C’e’ ovviamente tutta una serie di domande da porsi: a) in quali condizioni di forma saranno i giocatori dopo piu’ di 80 giorni sosta ?; b) la Lazio che era la squadra piu’ in palla, tornera’ tale ? c) la Juve e l’Inter staranno meglio ? C’e’ chi parla di un campionato nuovo, del tutto diverso su radici antiche. E c’e’ chi ovviamente parla problema del calcio d’estate, ma bisogna ricordare che per far soldi i club in agosto andavano a fare tornei della canicola, senza badare al caldo. E che a volte Mondiali e Europei hanno “sconfinato” in luglio.
Quanto al problema dei soldi persi finora e all’impossiilita’ di chiederli a un governo che gia’ fa fatica a far ripartire il Paese, si pensa di far leva sul mondo delle scommesse. Dicono i ragionieri del pallone: basterebbe gli operatori dessero l’uno per cento per racimolare 100 milioni. Ma quelli non vogliono sentirci. Noi chiederemmo loro cosa farebbero se il campionato non ripartisse e il castello di carta crollasse ? Su cosa si scommetterebbe ? Sul loro fallimento ? Di cio’ si e’ dibattuto attorno all’uovo di Pasqua. D’altro canto, a noi italiani, ci si puo’ togliere tutto tranne qualche sfizio particolare come il calcio, definito da Sacchi come la piu’ utile delle cose inutili. Non poter litigare per il pallone porta molti a parlare di politica e questo non farebbe bene, tanto che si e’ parlato del calcio come il secondo oppio dei popoli dopo la religione. I fini “maitres a’ penser” potrebbero debordare dal calcio alle querelle sociali e sarebbe un guaio. Meglio che restino alle dispute pallonare, anche se ormai e’ forse troppo tardi.
Siamo tutti sospesi in aria, in attesa di un vaccino, di un miracolo, di un segno del destino. Intanto i grossi cervelli dell’IFAB (cui spetta l’onere di cambiare i regolamenti) guardano al futuro, al miglioramento della VAR, alla valutazione dei centimetri del fuori gioco, dato che non e’ possibile finire in offside solo perche’ si ha il naso (o altro) piu’ lungo dell’avversario. Qualcuno ha pontificato: il gol e’ il valore aggiunto del calcio e tutte le regole devono “agevolare” la segnature per la delizia dei miscredenti dei Paesi come gli USA, Giappone ecc. che non si capacitano dell’esistenza dei pareggi e dei risultati striminziti. Sara’ per questo che gli assi dell’attacco sono meglio pagati e ci sono sempre meno vocazioni al difensivismo ? Una volta si celebravano “anche” i Parola, i Baresi, i Bergomi, oggi i Messi, i Ronaldo, i Neymar. A prescindere dalle decisioni prese, non prese, o da prendere, non ci sono dubbi: il Coronavirus ci ha cambiato la vita. I nostri vizietti di appassionati del consumismo piu’ smaccato forse per un bel po’ non potremo piu’ permetterceli: il cashmirino, il nodo scappi’no, le vacanze ai tropici, lo spiderino rosso… Ma il calcio no, al calcio non possiamo rinunciare. E’ il nostro spasso fondato spesso sul nulla per noi comuni mortali, ma e’ anche un’industria, una delle piu’ trainanti di quando le cose andavano bene.
Noi vati della VAR, filosofi del tatticismo, del 3-4-2-1 e delle tavolate calcistiche popolate da belle frasi da competenti, resisteremo al deprezzamento del nostro bagaglio culturale ? Gia’, l’industria del calcio. Anche i bordocampisti, i commentatori a latere, i confezionatori di pareri piu’ o meno autorevoli, i finti inviati davanti alla tv, dovranno farsene una ragione, finche’ la ruota della fortuna non tornera’ a girare. Perche’ il calcio non e’ solo quel che si vede. C’e’ tutto un mondo sommerso di tecnici, operai, collaboratori che non arriva agli allenamenti in Porsche e che rischia molto. E, nell’indotto, i tecnici delle tv, i tipografi dei giornali sportivi, le damigelle delle piccole ribalte catodiche, che portano a casa uno stipendio sudato. Che ne sara’ di loro ? “Il calcio ha le sue specificita’” ha detto il presidente Gravina e ha ragione. E’ un mondo particolare in cui basta poco per spostarne i destini. Ma cosa ci aspetta piu’ avanti? I tristi numeri che ogni i giorno ci snocciolano dal fronte del Coronavirus, come quelli della borsa: tanti ricoverati, tanti morti… Ora che si comincia a vedere l’orizzonte, si spera di recuperare il tempo perduto. Noi stiamo affilando le nostre penne, rimettendo in moto i nostri computer e i nostri microfoni, e andiamo lustrando i nostri mirabolanti aggettivi in vista della “ripresa delle ostilita’” come diceva il povero Sandro Ciotti prefigurando battaglie titaniche. Gli addetti al calciomercato hanno raccontato cosa hanno visto in questi vuoti giorni nella loro palla di vetro: i sogni tornano a popolare le nostre notti. Il nome di Messi e’ cominciato a circolare come il virus sulle nostre mascherine: arrivera’, non arrivera’ ? Con quali soldi ? Gli spezzatini e i Monday Night spariranno ? “Salveremo il campionato” e’ lo slogan in voga, come “Andra’ tutto bene”.
DOPO IL DOLORE IL RANCORE, QUALE RIPARTENZA?
Il senso di impotenza davanti al Coronavirus sta facendo scemare l’autoritarismo degli enti calcistici internazionali che piano piano stanno capendo (come e’ accaduto all’Unione europea) che ormai il loro potere si sta sgonfiando e sara’ meglio essere piu’ malleabili. Le date di ripresa del calcio sono diventate flessibili e, senza stare attenti, si puo’ trovarsi davanti a un possibile fallimento di tutto il movimento. E Ceferin (presidente UEFA) pensando a un completamento della Champions entro il 3 agosto, ha ammesso che si potrebbe non tornare a giocare: “Tutto dipendera’ dai governi”. Si ipotizzano ondate di fallimenti dei club anche nelle nazioni piu’ ricche. Da noi, il realismo ha fatto pensare a un patentino, come un certificato di salute, per giocatori e appartenenti alla famiglia calcistica per poter ripartire. E si spera negli ultimi 300 milioni delle tv per tirare a campare. Ma se la stagione non si concludera’ ? In futuro le tv pagheranno ancora il miliardo a un campionato dalla fattibilita’ e “giocabilita’” incerte ? Il Coronavirus ci prospetta un futuro nebuloso. Nel manuale di filosofia spicciola, per la vita di tutti i giorni, dopo il dolore e’ prevedibile il rancore.
Una massa di problemi incombono sulla vita di tutti i giorni, quindi anche nel calcio, inevitabilmente. Il Belgio ha deciso di assegnare il titolo a chi era primo (con 15 punti di vantaggio) al momento della sospensione, cioe’ il Bruges, ed e’ stato minacciato di esclusione dalle coppe europee dall’UEFA; l’Inghilterra, dove il soldo e’ la cosa piu’ importante, ha cercato di mettere a posto le questioni salariali con riduzione del 30 % degli emolumenti e i giocatori hanno risposto picche; in Spagna le societa’ vogliono tagliare del 50 % gli stipendi, i giocatori intendono perdere solo il 20%. Ognuno sta insomma cercando di orientarsi secondo la propria indole. A livello Uefa, situazione fluida: si era pensato di far terminare i campionati e le coppe europee in estate e far disputare la finale di Champions nella seconda meta’ di agosto a Istanbul. Le coppe europee riprenderebbero in ottobre. I campionati in settembre. Ora si parla del 3 agosto come deadline. Ma, a seconda dell’evoluzione della situazione che riguarda il Coronavirus, si decideranno le formule di Champions.
Si era parlato di quattro soluzioni: a) far giocare tutte le 17 gare (andata e ritorno, insomma vecchia formula); 2) partite secche (11 gare); 3) final four con quattro squadre (11 partite a Istanbul); 4) final eight con otto club (11 partite a Istanbul). Ma tutto cambia rapidamente e le tante soluzioni prospettate hanno fatto capire che le idee sono tante e fors’anche confuse. L’Italia, che e’ notoriamente la patria del diritto (e del rovescio), e’ divisa perche’ gli interessi sono divergenti. L’esempio della Juve e la trattativa concluse con i giocatori e’ piaciuta a pochissimi. Fra i dirigenti, chi sperava negli aiuti del governo, alle prime risposte evasive, ha capito che sara’ meglio percorrere altri sentieri. I club vorrebbero togliere quattro mesi di emolumenti ai calciatori che sono disponibili a perderne solo uno. Il governo ha deciso che gli allenamenti non possono riprendere prima del 13 aprile, se tutto andra’ bene, come dice lo slogan dei bambini. Calcolando che occorre circa un mese di preparazione per riprendere a giocare, se ne parlerebbe a meta’ maggio: ma chi puo’ esserne sicuro ? Un discorso importante e’ stato quello fatto da Oliver Bierhoff, che ha giocato da noi nell’Udinese e nel Milan, diventando poi dirigente della Nazionale tedesca e del calcio teutonico. L’ex goleador rossonero ha realisticamente previsto che il calcio dovra’ mettere da parte certe sue abitudini miliardarie: “Meno avidita’” ha auspicato, preconizzando “minori guadagni”. Ovviamente questo spartito non piacera’ a tutti i musicanti. Eppure, bisognera’ pensare a un futuro che non ripristinera’ (almeno subito) un sistema di grassa economia come quella che era ormai brillantemente affermata prima del Coronavirus. Il calmieramento del mercato sembra inevitabile, anche se qualcuno non se ne vuole rendere conto. Si era creato una sorta di imbuto in cui entravano tutti i proventi degli incassi televisivi, pubblicitari, degli sponsor e delle biglietterie. Ognuno ne traeva il proprio rendiconto e tutti vivevano felici e contenti. Alcuni campioni avevano introiti da nabbabbi, in generale gli altri calciatori (di livello, non quelli delle serie “minori”) se la passavano bene. Altri personaggi vivevano ai margini del mondo pallonaro e se la cavavano egregiamente sulla pelle degli altri. Ma se in futuro nell’imbuto finiranno meno soldi, le fette di guadagno saranno piu’ sottili e bisognera’ accontentarsi. Per quanto riguarda l’Italia, i diritti televisivi potrebbero essere svalutati, come gia’ detto. E dato che ai club arriveranno meno proventi, via via scendendo per li rami, ci saranno meno possibilita’ economiche per tutti. Mettere d’accordo i nostri presidenti sara’ difficile. E’ come in politica: anche con i morti in casa, le polemiche “fioccano come le nespole”, secondo una definizione del compianto Aldo Biscardi. Eppure i fatti dovrebbero far riflettere, come il contagio fra i giocatori. Ma molti vogliono continuare a ballare, come sul Titanic, mentre la nave affonda. E allora: musica, maestro.
TAGLIO DEGLI STIPENDI ALLA JUVE, E GLI ALTRI ?
I giocatori della Juve hanno accettato la decurtazione degli stipendi da marzo a giugno, su proposta di Chiellini. Ronaldo avrebbe rinunciato a dieci milioni per il periodo non retribuito. La Juve risparmiera’ 90 milioni di euro. Quanti altri giocatori degli altri club si faranno tagliare gli stipendi ? Questa e’ la notizia, nel momento in cui c’e’ chi da’ l’assalto ai supermercati perche’ non ha soldi per pagare e il governo ha deciso di aiutare chi non riesce a farcela. Dato che e’ in pericolo la nostra vita -quella di tutti, intendiamo-, il calcio sembra ben poca cosa, ma gesti come quelli dei bianconeri sono significativi. In attesa di sapere se ne uscira’ vivo, ognuno di noi cerca di tutelare il proprio futuro. Il mondo del pallone, che ha basi dalla discutibile solidita’, sta attraversando momenti di grande incertezza e qualcuno preconizza una futuro gramo, sempre che ci sia un futuro. L’unita’ di intenti non e’ stata mai la caratteristica del calcio, diviso fra coloro che “comandano” e quelli che vanno a rimorchio e tentano di sopravvivere: e’ un mondo di cartapesta frequentato da persone per bene, ma anche da qualche avventuriero. Tutti ci stiamo rendendo conto che il Coronavirus potrebbe segnare una svolta. Il sottile confine fra quelli che hanno contribuito alla stabilita’ e alla credibilita’ del calcio e coloro che hanno cercato solo di approfittarne, si sta per sbriciolare. In questo variegato ambiente, in passato c’era chi scappava con l’incasso delle partite, chi falliva e andava in esotiche isole dei Caraibi, chi lucrava sulle plusvalenze come suo scopo principale di vita. Una popolosa fauna si era annidata fra le pieghe del calcio guadagnando con la mediazione, i consigli, le ruffianerie. Gli osservatori neutrali di questo Barnum non si possono meravigliare di quanto sta succedendo adesso. Ci sono diversi fronti: i dirigenti, i giocatori, l’indotto e i clienti-tifosi. I dirigenti hanno cercato finora di salvare la stagione, sperando di chiuderla con un risultato, auspicando improbabili aiuti del governo, impegnato a cercare posti letto, medici e infermieri. Chi paghera’ allora i debiti del capriccioso mondo pallonaro ? Del resto, negli oltre sessanta anni di frequentazioni del calcio abbiamo visto fallire (o quasi) un solo presidente, il conte Marini Dettina della Roma, che nel 1964 acquisto’ Angelo Benedicto Sormani per mezzo miliardo (cifra enorme per quei tempi) e resto’ in bolletta. Narrano che per pagare la trasferta di Vicenza, venne fatto ricorso a una colletta: il capitano Losi ando’ il 31 dicembre al Teatro Sistina di Roma con un secchiello e alcune bottiglie di champagne per festeggiare il capodanno e gli spettatori tirarono fuori gli spiccioli (ottocentomila lire) per il viaggio, peraltro andato male perche’ la Roma venne sconfitta. Non crediamo che nessuno degli attuali presidenti fara’ la fine di quell’intemerato e azzardoso conte che si rovino’ per i colori giallorossi. Oggi il panorama calcistico e’ popolato da patron cinesi, americani e da personaggi che hanno saputo tutelarsi, prima d’investire. Ma le entrate dipendono dai diritti televisivi, degli sponsor ecc. che non se la passano bene in questo momento. Pagheranno, resteranno, scapperanno ? Che faranno, dopo questa imprevista tempesta ? Il mondo dei giocatori e’ divisa fra italiani (pochi, una terzo del totale) e stranieri. Le societa’ vogliono decurtare i loro proventi e qualcuno e’ pronto ad andarsene. Andare dove ? Tutto il mondo e’ stato contagiato dal coronavirus e non crediamo che altrove troveranno gli ingaggi migliori. Quale sara’ infatti il panorama calcistico, dopo questa tempesta ? E, come si dice, con la dilatazione del mercato che la FIFA proporra’ ? La stessa “mecca” inglese si risvegliera’ un po’ acciaccata, sempre che sceicchi, magnati russi e personaggi del mondo della finanza non fuggano a gambe levate. Quanto all’indotto (media, sponsor, ecc.), le sue sorti dipenderanno dalla sopravvivenza e dall’opulenza del calcio. Da noi, l’arrivo dei Ronaldo, Lukaku, Ibrahimovic ecc. aveva risollevato le sorti del calcio che aveva riconquistato una visibilita’ internazionale. Ma ora che la situazione e’ cambiata, dopo l’esempio della Juve, questa brava gente accettera’ di restare a ingaggi ridotti ? Lega e sindacato calciatori si parleranno a breve per stabilire cosa fare. Le tv sono in attesa della ripresa per stabilire cosa fare: non pagheranno a vuoto, per non trasmettere nulla. I titoloni sul niente di questi giorni sono la testimonianza dello squagliamento di un mondo che potrebbe creare tanti “buchi” economici e molti disoccupati. C’e’ poi il mondo dei tifosi, quelli veri, quelli falsi e i facinorosi. Abbiamo letto in questi anni di organizzazioni malavitose che si sono insinuate nelle curve: il depauperamento di questo mondo le danneggera’. I facinorosi non avranno piu’ materia del contendere come in passato. I tifosi veri saranno i piu’ danneggiati, perche’ -per un periodo che speriamo non lungo- vedranno svanire i loro sogni e le loro speranze. Un esempio: anche se la Juventus e’ andata in testa prima dello stop, la Lazio e’ stata la squadra che ha detto le cose piu’ interessanti ed era in corsa per lo scudetto. Non crediamo che questa interruzione le giovera’. Torneranno i momenti di gloria vissuti nel primo scorcio del campionato, come quelli dell’Atalanta che si e’ ritrovata al centro del dramma di Bergamo ? Noi stessi dobbiamo scrivere di queste tristezze dal luogo del nostro isolamento. Quanto erano belli quei giorni popolati di partite che ci facevano sbuffare per il loro incalzante ritmo. Allora ci lamentavamo per il troppo calcio, ora ne sentiamo la mancanza. Purtroppo.
IL CALCIO E LA SERIE A: COME SARA’ DOPO IL CORONAVIRUS?
C’e’ chi si chiede quando si tornera’ a giocare. Piu’ realisticamente ci sarebbe da domandarsi invece “se” si tornera’ in campo sino al prossimo autunno e per questa stagione calcistica sia finito tutto. Le parole del presidente dell’Associazione calciatori Damiano Tommasi secondo cui, mentre si cercano infermieri e medici per fronteggiare la situazione del Coronavirus, non si puo’ pensare al campionato, sono state abbastanza eloquenti. Con buona pace di alcuni presidenti e di coloro che credono che non stia succedendo nulla. Il calcio e’ fonte di divertimento, di discussioni e polemiche e manca un po’ a tutti; ma andate a chiedere a chi e’ malato, a chi ha perso parenti e amici, oppure il lavoro, se sente la mancanza del pallone. Oggi ci sono dei problemi prioritari ed e’ difficile pensare che il campionato possa riprendere, se la situazione non tornera’ alla normalita’. Le persone negli ultimi giorni sono morte come mosche (e Bergamo e’ l’epicentro delle disgrazie) e non si puo’ fare finta di niente, anche perche’ alcuni giocatori sono stati contagiati. Se ne sono gia’ accorti cosa vuol dire Samp, Juve, Fiorentina, Verona e Milan.
Certo, il desiderio di tornare a lavorare e’ di tutti (giocatori, allenatori, dirigenti, arbitri) e di farlo a piu’ presto: le nostre giornate sono vuote, diciamolo chiaramente. Ma la scelta fra la vita e la morte che volteggia sul mondo, non solo sul calcio, ci deve indurre a riflettere. In questi giorni si sta parlando dei problemi e della scia negativa che lascera’ questa “peste moderna” che ha gia’ coinvolto alcuni campioni. Il Coronavirus non ha fatto eccezioni, anche in altri campi: dal principe Alberto di Monaco, al ministro francese della cultura Franck Riester, ad attori famosi come Tom Hanks e la nostra Giuliana De Sio ecc. Certo, i danni economici saranno ingenti. Alcuni campioni, non sono del calcio, sono gia’ fuggiti verso lidi migliori (chissa’ ?) appena hanno potuto. E questo ha fatto sorgere delle polemiche su quello che e’ l’attaccamento di alcuni dei campioni stranieri al nostro Paese. Si parla anche di quelli che potrebbero andarsene. La paura, dato che anche loro sono esseri umani, avra’ influito sul loro atteggiamento e del resto anche altrove (Paris Saint Germain e altri club) la fuga ha visto protagonisti alcuni campioni. Ma noi come ci saremmo comportati, visto che tanti sono scappati dal Nord per tornare al Sud ? E vediamo poche facce note, in giro. E Inoltre: quanti stranieri avranno il coraggio di tornare o rimanere ? Altri sono rimasti in trincea come Dybala, che e’ stato contagiato con la fidanzata, come Paolo e Daniel Maldini ecc.: tutti stanno o bene. I test sui giocatori della Juve hanno escluso altri contagiati. Non e’ che quelli che se ne sono andati, scappando saranno immuni da contagi e pericoli: tutto il mondo e’ sotto scacco. Fra tanti pessimisti non c’e’ certamente Roberto Mancini, che ha parlato in questi giorni difficili delle possibilita’ azzurre per il prossimo campionato europeo, slittato di un anno. Vorremmo unirci al suo ottimismo, ma ci chiediamo anche quale sara’ il panorama calcistico nell’estate dell’anno prossimo. Intanto, si prepara la battaglia del grano e alcune societa’ di serie A, che stanno vedendo svanire i loro introiti (danni per 730 milioni, abbiamo sentito), sono in attesa di aiuti del governo (che ci sembrano “complicati”, visto il momento), potrebbero sospendere il pagamento degli stipendi e congelare gli ingaggi. Altrove i club piu’ ricchi stanno prendendo iniziative benefiche. Da noi si preparano battaglie che vedranno coinvolte le societa’ e l’Associazione calciatori che ha fatto sapere di poter dettare una linea, ma di non essere in grado di obbligare i suoi iscritti ad accettare nuove condizioni. I pessimisti si son chiesti se il futuro dei campionati sara’ ancora popolato di procuratori, agenti ecc. che fanno il bello e cattivo tempo, lucrando grazie alla loro posizione. Non si possono fare previsioni: e’ in corso la battaglia per la vita e le polemiche sembrano fuori luogo, come i campanilismi. Bisogna restare allineati e coperti, sperando che il temporale passi e torni il sole. Quanto alla situazione economica del dopo-Coronavirus, che ci rendera’ tutti piu’ poveri, sara’ difficile che permetta ai club spese e lussi di qualche tempo fa. E ai giocatori (tramite i loro procuratori) di pretendere la luna. Quanto a quelli che hanno il cuore in gola per le sorti del calciomercato, come diceva Toto’: ma ci facciano il piacere… Non possiamo non ricordare, infine, il collega Gianni Mura, deceduto per un infarto all’ospedale di Senigallia. Un colto giornalista che incontravamo spesso negli stadi con Gianni Brera, di cui aveva raccolto il testimone della scrittura e della competenza. Somigliava al Grande Maestro, coltivando pure l’amore per la buona tavola e il vino. Un Grande era diventato pure lui col ciclismo. Ci dispiace che ci abbia lasciato e ci sentiamo piu’ poveri.
ADDIO A GIANNI MURA, CALCIO E CICLISMO SULLE ORME DI BRERA
Se n’e’ andato Gianni Mura, forse uno degli ultimi “grandi” del giornalismo. Era un po’ piu’ giovane di noi e l’abbiamo conosciuto sul fronte calcistico. Seguiva Gianni Brera che gli insegno’ molto della scrittura e della competenza sportiva, non solo calcistica. Cosi’ aveva uno stile “brereggiante”, cioe’ andava al nocciolo della questione, abbellendo il racconto con un’aggettivazione dotta e argomentazioni che dimostravano la sua grande conoscenza dello sport in generale, di calcio e ciclismo in particolare. Alle conferenze stampa faceva domande solo pungenti. I suoi interessi svariavano in molti campi e lui diceva che era diventato giornalista per caso, perche’ una sua compagna di banco gli aveva detto che alla “Gazzetta” cercavano giovani che sapessero scrivere. Naturalmente non poteva essere vero, vista la sua bravura come cronista e come scrittore. Era un milanese schietto, fumatore e che amava il vino, come il suo mentore Brera. Ci rimase male quando pranzammo in un’osteria nelle vicinanze di via Paolo Sarpi, a Milano, e scopri’ di avere a che fare con un astemio. Fu la prima e ultima volta che desinammo insieme.
Ha confessato che il giornalismo per lui era un mestiere di ripiego perche’ avrebbe voluto in realta’ fare il cantautore, ma era stonato. Scrisse qualche canzone. Alla fine fu costretto dalle moderne tecnologie ad apparire sullo schermo, ma quand’eravamo alla Domenica Sportiva capimmo che non amava la tv perche’ e’ un mezzo che si esprime superficialmente sui fatti. Forse aveva ragione lui: le immagini dicono gia’ tutto, i commenti sono spesso inutili, specie quando non sono pertinenti. A lui invece piaceva approfondire. Con la moglie Paola si occupava anche di gastronomia e stava molto attento ai particolari dei ristoranti che frequentava: l’igiene, la conoscenza delle annate dei vini, la completezza del menu e la tranquillita’ del locale erano requisiti irrinunciabili. Memorabili i suoi articoli sul Tour de France: il ciclismo era particolarmente nelle sue corde.
In uno dei suoi articoli su “Repubblica” dove era andato a lavorare, (dopo “La Gazzetta dello Sport”, “Il Corriere d’Informazione”, “Epoca” e l'”Occhio”) scrisse che la nuova maglia del Milan faceva pensare a un funerale, stigmatizzo’ i cori razzisti e i pareggi di comodo. Insomma, non faceva molti giri di parole: andava al punto della questione. Al nocciolo. In uno dei suoi libri (“Tanti amori”) parlo’ della cultura della sconfitta, non molto conosciuta dalle nostre parti. In “Non gioco piu’, me ne vado” scrisse che il lettore e’ esigente: se sei troppo anonimo si annoia, se sei troppo narciso non si fida. Era figlio di un carabiniere. Nei secoli fedele: al giornalismo.
Euro2020 rinviato, come sara’ il Calcio fra un anno?
Dopo le decisioni prese dall’Uefa di far slittare l’Europeo all’anno prossimo e far concludere campionati nazionali e Champions entro giugno, una domanda e’ d’obbligo: ma l’anno prossimo quale sara’ la situazione del calcio? Mancini nei giorni scorsi si e’ mostrato ottimista dicendo che per i nostri non cambia nulla: forti eravamo e forti resteremo. E si e’ ripromesso di vincere il titolo continentale. Sull’onda delle serie di vittorie ottenute nel girone di qualificazione (dieci su dieci), il c.t. azzurro ha formulato un auspicio su cui tutti concordiamo. Ma il calcio e’ un mistero inspiegabile: quello che oggi e’ bianco, domani puo’ diventare nero e viceversa. Lo stesso dicasi per Turchia, Galles e Svizzera, che faranno parte del nostro girone nel giugno 2021. Certo, bisognera’ vedere cosa succedera’ in quest’anno di attesa e se nelle partite che verranno giocate nella marcia d’avvicinamento agli Europei, gli azzurri confermeranno le loro doti vincenti anche contro avversari come Inghilterra e Germania, che avremmo dovuto incontrare a Londra e Norimberga a fine marzo in amichevoli che si dovrebbero giocare in giugno, come i playoff per gli Europei.
Vedremo se gli uomini di Mancini saranno capaci di continuare la serie positiva che ha portato il c.t. a far meglio del mitico Vittorio Pozzo, dimostrando di aver superato il gap nei confronti delle grandi potenze del calcio. Magari nel frattempo verra’ fuori qualche altro campioncino come quelli che si sono affermati da quando Mancini ha preso in mano la Nazionale. E Immobile sara’ lo stesso spietato goleador che abbiamo visto segnare a raffica nella Lazio? Chiellini potra’ riprendersi il posto nella difesa azzurra? Sono tanti gli interrogativi. Certo, potranno essere recuperati Zaniolo e altri giocatori importanti per il futuro azzurro. Del resto Mancini ha saputo trasformare in un anno l’aspetto e l’umore della nostra Nazionale: potra’ continuare a lavorare per portarla in alto. Il cambio di data dell’Europeo, in ogni caso, era necessario e francamente la posizione di quasi-chiusura dell’Uefa, nelle prime battute, ci aveva sorpresi. Davanti all’evidenza, l’Ente Europeo non ha potuto far altro. Il presidente Alexander Ceferin ha pronunciato delle belle parole: “La salute e’ la priorita’” ha detto, e ha aggiunto che la decisione ha rispecchiato il senso di responsabilita’, unita’ e altruismo del mondo del calcio.
Ovviamente, tutti speriamo che il Coronavirus possa essere debellato e la stagione, cioe’ i campionati e le Coppe, vengano regolarmente portati a termine. Nell’occasione, e’ stata ritrovata una certa armonia con la Fifa, che studiera’ un nuovo calendario per far fronte alla situazione. Si cerchera’ di concludere al meglio la Champions (finale il 27 giugno a Istanbul?) e l’Europa League (finale a Danzica il 24, sempre di giugno?): qualche nostra squadra potrebbe arrivarci. Si e’ accennato anche a un cambio di formula: la Final Four, ma l’Uefa fara’ di tutto per concludere le manifestazioni senza terremoti. Tuttavia una cosa e’ certa: spezzato il ritmo, le nostre squadre torneranno come prima, o subiranno qualche contraccolpo da questa sosta forzata? E quando durera’ la pausa? A occhio e croce, alcuni dovranno riprendere la preparazione, chi ha subito direttamente i danni dal virus dovra’ rifare i conti e rimettere ordine nella propria organizzazione. Parliamo di campionati nazionale e Coppe, ovviamente. Le societa’ hanno preso delle misure adatte per ricominciare a giocare, ma chi ci assicura che i campionati riprenderanno regolarmente, quando ha previsto il mondo del calcio? Oggi nessuno puo’ stabilire quando il “capriccioso” signor Coronavirus togliera’ il disturbo. Certo, la decisione presa, costera’ parecchio all’Uefa sul piano economico. Ma al mondo del pallone, questo grosso contrattempo dovra’ insegnare qualcosa, finalmente: bisogna rendere meno affollati i calendari, giocare meno perche’ i giocatori (e i tifosi) non sono macchine. Si sfasciano piu’ facilmente. Volendo prendere troppi soldi i danni ci sono stati: perche’ non percorrere una via piu’ semplice? Il mondo del calcio ci riuscira’?
(ITALPRESS)
RIUSCIRANNO I MOHAI DI RAPA NUI A SCORAGGIARE IL CORONAVIRUS ?
Il fatto che due giocatori cileni della caratura Arturo Vidal del Barcellona e Alexis Sanchez dell’Inter siano stati messi in quarantena per il Coronavirus, ci ha suggerito di pescare nei nostri ricordi di viaggiatori in Sudamerica e nelle zone limitrofe, per porci qualche domanda. Quando eravamo stati nell’Isola di Pasqua, a parte i Mohai, le misteriose statue di pietra che popolano quel lembo di mondo, una terra che nessuno vuole perche’ non c’e’ nulla, ci impressiono’ il fatto che li’ non esisteva un ospedale. Il piu’ vicino era nella Capitale, visto che l’isola fa parte del Cile, a cinque ore di volo. Sugli aerei per Santiago (pochi al giorno), c’erano alcuni posti riservati agli ammalati che dovevano raggiungere la capitale per usufruire dei servizi sanitari. Ora c’e’ un piccolo ospedale per le emergenze, ma in caso di epidemia e’ difficile fronteggiare la situazione. L’America del Sud in generale (630 milioni di abitanti), e’ stata colta di sorpresa, come tutto il mondo, dal virus che sta flagellando i cinque continenti. Gia’ qualche personaggio e’ stato contagiato, come Fabio Vajngarten, l’addetto stampa del presidente brasiliano Jair Bolsonaro. In questi giorni sono stati segnalati casi qua e la’. A Cuba, ben lontana dall’Isola di Pasqua si sono ammalati tre turisti italiani. A Valdivia, in Cile ma a 800 chilometri via Santiago, c’e’ stato un caso che ha coinvolto una donna proveniente dall’Italia. Per ora non e’ stato un fenomeno di massa, insomma. Nell’Isola di Pasqua, la natura, la lontananza dal Continente e gli stessi imponenti Mohai, che con la loro presenza, scoraggiavano i “nemici” dall’avvicinarsi all’Isola di Pasqua, terranno lontano pure il Coronavirus ? Alcuni abitanti, legati alle leggende e a divinita’ strane (per noi), ne sono sicuri. In passato si diffido’ dei coloni e degli schiavi arrivati da lontano, ora si temono le malattie portate dai turisti. Finora, i giganti hanno impedito la civilizzazione come l’intendiamo noi, e la popolazione si e’ opposta alla costruzione di casino’ e altri svaghi (continentali) per proteggere l’isola dai mali del mondo consumistico. Anche se il turismo sta prendendo piede e si e’ parlato di “numero chiuso”, per evitare invasioni di tutti i tipi. La leggenda dell’uomo uccello ha finora tenuto banco da quelle parti. Gli abitanti si appostavano per vedere quando i volatili depositavano il primo uovo e il piu’ coraggioso di loro, sfidando marosi e squali, lo portava a quello che sarebbe diventato il capo. Poche strade, non tutte perfette, un numero molto piccolo di auto, qualche pensioncina e abitazioni per pochi hanno lasciato l’isola a misura d’uomo. Situata a oltre 3.600 chilometri dalla terra ferma, Rapa Nui (Isola grande), come si chiama in lingua locale, offre suggestioni immediate. Sembra di fare un tuffo nel passato. E’ quasi desertica, immersa in un panorama di rocce e ha solo una cittadina minima, Hanga Roa, dove si svolgono tutte le attivita’ e c’e’ persino il parlamento. L’importante istituzione e’ situata in una baracchetta di minime dimensioni, con sedie di plastica rosse sponsorizzate da una nota bevanda. Sara’ il dicastero del commercio a gestire tutto, nella persona della ministra che ha un banchetto di frutta, situato proprio davanti all’improvvisata costruzione ? Gli abitanti stanno conducendo una battaglia per l’indipendenza e per evitare che sull’isola vengano impiantati dei casino che porterebbero inevitabilmente la malavita. Quando ci siamo stati, ci hanno detto: “Questione di tempo, i soldi fanno gola a tutti”. All’interno del cosiddetto “parlamento”, sedie di plastica, alla buona. Il ristorantino di un italiano, capitato chissa’ come laggiu’, cerca di soddisfare i palati piu’ esigenti. Nonostante il minimalismo, qualcuno ha immaginato di collocare proprio qui, in mezzo ai polli ruspanti, l’ombelico del mondo, un rotondo sasso che attrae le attenzioni dei turisti che vogliono fare una fotografia vicino a quella pietra rotonda e ben levigata. Scarso il traffico, anche perche’ le strade sono in precarie condizioni, e circola solo qualche pulmino turistico. Molti affittano moto e biciclette per gironzolare, cosi’, a caccia di emozioni. Per accedere all’Isola di Pasqua si paga un biglietto d’ingresso, come al cinema. Per molti anni quest’angolo remoto di mondo non e’ stato oggetto della curiosita’ generale, anche perche’ le maree e gli scogli rendevano difficile l’attracco delle navi. Le imbarcazioni sostano ancora lontane dalla riva e le merci (compresa l’acqua) sbarcano sopra mezzi piu’ piccoli. Ora, con l’aeroporto, gli arrivi dei turisti e delle vettovaglie sono aumentati. Le attrazioni maggiori di Rapa Nui, come detto, sono i Mohai, in numero di un migliaio. Si tratta di statue di due metri e mezzo e piu’ che danno le spalle al mare e sono stati costruite fra il 13.mo e 16.mo secolo, vicino alle fonti d’acqua dolce. Pare che siano stati collocati proprio per segnalare la presenza delle sorgenti. Solo un gruppo di sette mohai guarda verso il mare, quello di Ahu Akivi: si dice per mettere paura agli eventuali invasori. Il gruppo piu’ numeroso e’ quello dei quindici giganti di pietra di Ahu Tongariki. La “playa” sabbiosa di Anakena e’ la piu’ popolare e qualche statua ha il cappello in testa. Il vulcano Raro Raraku e il sito di Orongo, dove si sistemarono i primi abitanti dell’isola, non sono lontani dalla zona dove fu girato il film Rapa Nui, prodotto da Kevin Costner. Sui mohai sono sorte tante leggende. Secondo alcuni, furono costruiti per impaurire naviganti ed eventuali nemici che si avvicinavano all’isola. In una zona collinare venivano costruiti i giganti di pietra. Insomma, una vera fabbrica. Quest’isola remota fu scoperta nel 1722 dall’olandese Jakob Roggeveen. Quando si va via, si ha l’impressione di essere stati su una zattera in mare aperto: un posto che non si dimentica facilmente e che sarebbe forse l’ideale per fuggire alle attuali calamita’. Ma fino a quando, anche questa “zattera” in mezzo all’Oceano, restera’ immune?





