Il pallone racconta di Franco Zuccalà

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IL DRAMMA DI MIHAJLOVIC IN MEZZO A UN MERCATO SENZA PIÙ MECENATI

Al centro della scena, in questo momento, non le prime pallonate e i primi gol ma l’uomo Sinisa Mihajlovic. Fra tanti finti problemi che riempiono di chiacchiere le pagine dei giornali, il vero dramma del serbo, che ha colpito tutti. Un uomo cosi’ forte e cosi’ debole, un calciatore dal tiro formidabile su punizione, un allenatore che ha dato sempre un’impronta al proprio lavoro, un padre di famiglia che ha trovato in Italia la sua seconda patria. Ha sei figli e un po’ tutto il mondo del calcio, che verso di lui nutre dei sentimenti contrastanti, e’ rimasto scosso dalla notizia della sua leucemia. Auspicando che Sinisa torni quello di sempre, con il suo coraggio e le sue polemiche, certe sue frasi hanno colpito. Ha usato parole calcistiche contro la propria malattia: la sconfiggero’. Speriamo che trovi la tattica giusta. Quando si parla di problemi piu’ grandi di noi, e’ difficile parlare di pallone, attrezzo ludico che prevede solo rimbalzi irregolari. Cercheremo di dare uno sguardo al momento attuale del calcio, che ci sembra decisamente interlocutorio per diversi motivi. Anzitutto, la campagna acquisti e’ nel guado e quindi non si puo’ dire chi si e’ rafforzato e chi no.

Alla fine forse (e sottolineamo “forse”) potremo tirare le somme, formulare ipotesi, azzardare qualche pronostico. La situazione non e’ cambiata di molto, rispetto allo scorso anno. Solo la Juve ha fatto acquisti “internazionali” (Ramsey, Rabiot, De Ligt salvo sorprese). Ma il re bianconero e’ rimasto Ronaldo. Poi c’e’ l’Inter, che sta cercando di colmare il gap fra se’ e la Juventus, grazie a personaggi che in passato avevano “costruito” la squadra bianconera come Conte e Marotta, esuli loro malgrado e in cerca di rivincite sotto un’altra bandiera. E’ stata una virata importante, quella nerazzurra, con decisioni pesanti, come quella di rinunciare a Icardi e Nainggolan. A sua volta, il club juventino sta cercando di rafforzarsi per poter ottenere quelle soddisfazioni internazionali che gli sono state negate dalla superiorita’ di inglesi, spagnoli e tedeschi che vivono in mondi economicamente diversi, dove sceicchi e magnati russi hanno investito a piene mani. Oggi e’ difficile fronteggiare Inghilterra e Francia, dove l’alta finanza ha dato aiuti consistenti come in Germania mentre il Barcellona col suo Messi combatte sul fronte dell’indipendenza e fronteggia il Real Madrid, “conservatore” e le banche fanno la loro parte, anche nell’ambito pallonaro.

Insomma, di cio’ si tratta. Da noi, le difficolta’ economiche, il clima politico e la mancanza di una forte classe imprenditoriale in grado di investire senza limiti, costituiscono un ostacolo notevole per un effettivo salto in avanti verso un’eccellenza calcistica in campo internazionale. Si va avanti con l’ingegno, la furbizia e talvolta con i sotterfugi, mentre qualcuno resta ancora nel dorato mondo del calcio per lucrare grazie alla plusvalenze e stratagemmi di vario genere. A noi dispiace molto che sia il danaro l’unico punto di riferimento per vincere, nel calcio d’oggigiorno, ma piu’ o meno e’ stato sempre cosi’. Solo che una volta c’erano le grandi famiglie e i grandi imprenditori (Agnelli, Moratti, ultimamente Berlusconi, Mantovani) in grado di fronteggiare la situazione per spirito mecenatistico o per motivi d’orgoglio e di interesse personale, oggi gli investimenti sono diventati troppo onerosi e solo la Juventus, in qualche modo, e’ in grado di stare seduta al tavolo dei “grandi”, in attesa di vincere qualcosa. Altri club si son rivolti agli investitori stranieri e solo i cinesi hanno risposto adeguatamente, per ragioni di espansionismo economico extrasportivo, alle necessita’ dell’Inter.

Altri ancora si stanno arrangiando grazie ai capitali non molto cospicui di capitani di ventura che spesso sperano di venire a guadagnare da noi. Poi c’e’ l’Atalanta, autentico “miracolo” tecnico e economico, che giochera’ a San Siro, in Champions, in attesa del nuovo stadio. Prendera’ il posto del Milan, escluso dalle Coppe e in grado solo di cercare di tamponare una situazione difficile: un’offesa, per il nostro calcio. Muriel e’ stato la novita’ dei bergamaschi: Gasperini fara’ con gli uomini che finora hanno stupito, in attesa di qualche novita’. Detto questo, ovviamente con il beneficio dell’inventario perche’ nel calcio le sorprese sono dietro l’angolo, dando uno sguardo alle prime pallonate e tenendo un occhio puntato sul tabelloni degli acquisti, finora non si puo’ che pensare ancora a una Juve da battere e a un’Inter che si proporra’ come avversaria principale insieme con quel Napoli che ha perso contro il Benevento di Inzaghi (ex allievo di Ancelotti), ma e’ rimasta la prima rivale (a distanza) dei bianconeri. Ogni campionato comincia pero’ da zero e la volontà di Conte di rivaleggiare con la sua ex squadra sara’ gia’ un elemento molto importante. Il sergente di ferro nerazzurro, in attesa di Lukaku, fara’ la guerra con Godin e i vari Barella, Sensi e Lazaro. Siamo curiosi di vedere cosa potranno combinare le romane: la conservatrice Lazio ha cercato di rafforzarsi con Vavro in difesa e Lazzari piu’ avanti, avendo gia’ il gioco che Inzaghi le ha dato. Fonseca dovra’ invece rigenerare dalle basi la Roma e con sappiamo se riuscira’ nell’impresa con Spinazzola e Diawara, oltre al portiere Pau Lopez. Insomma, gli sperticati entusiasmi che abbiamo avvertito sotto gli ombrelloni, ci sembrano fuori luogo.

NEL CAMPIONATO DEI SOGNI 11 SCUDETTI, UNO “ANCHE” ALLA JUVE

In questa estate calda si dorme poco, gli incubi affollano le nostre notti insonni e cosi’ nel dormiveglia ci è apparso un sogno: il campionato aveva fatto un salto in avanti ed eravamo a fine maggio. Tutte le società (anche le neopromosse) avevano sistemato bilanci e pendenze, avevano in organico tanti Ronaldo e Messi (che ha parlato di corruzione: quale corruzione ?) e il campionato si era concluso, dopo un’acerrima lotta fra le squadre che facevano vendere di piu’ (merchandising, giornali e abbonamenti tv). Erano stati assegnati non uno, ma undici (numero magico per il calcio) scudetti ex aequo. Insomma era terminato il dominio solitario della Juve che pero’ aveva conquistato dopo 24 anni (ultima vittoria 1996) la Champions, mettendo fine agli incubi dei tifosi (e dirigenti) delusi. Il suo dominio in campionato era terminato anche perche’ era stato “toccato” il meccanismo vincente (con Allegri al volante) e l’arrivo di Sarri (con il 4-3-fantasia) aveva trasformato tutti i bianconeri in comuni mortali. Il ritorno al passato, con Buffon riserva, aveva poi invecchiato la “rosa” juventina, per simbiosi. Il Napoli era riuscito a colmare il gap esistente nei confronti dei bianconeri e aveva vinto finalmente qualcosa. Tricche e ballacche (uno strumento musicale tipico) a Mergellina con ritorno di Maradona (forse un incarico per lui ?) e festeggiamenti vari.

Le milanesi avevano superato tutte le difficolta’ finanziarie, rinunciato alla gloriosa fortezza di San Siro e giocato gia’ nei nuovi stadi, intitolati a Rivera e Mazzola. I due campioni del passato erano ancora vivi e vegeti, ed erano stati ingaggiati per effettuare dei palleggi dimostrativi della loro antica classe, prima di ogni partita casalinga dei loro vecchi club. Ogni tanto avevano invitato anche il loro antico sodale Gigi Riva per insegnare l’arte del gol ai giovani. Inter e Milan con Conte e Giampaolo alla guida avevano fatto un deciso balzo in avanti: anche l’Inter aveva vinto il suo scudetto, ma qui il sogno non era stato chiaro, senza i gol di Icardi. Il Milan si era fregiato del suo tricolore ed era stato riammesso alle competizioni europee anche senza Gigio, ma con Paqueta’ alla brasiliana. All’Atalanta, rinforzata da Muriel, non si era potuto negare un triangolo tricolore perche’ aveva impressionato gia’ tutti con il suo gioco scintillante. E poi, via via, tutte le altre: due titoli anche alle squadre romane, fornite da cannocchiali potentissimi per vederli meglio da lontano. I giallorossi con Higuain e Lazio con Immobile goleador, insieme con l’immortale Quagliarella che aveva raggiunto il suo nuovo presidente Vialli fra i cannonieri blucerchiati di sempre. In questo campionato dei sogni aveva vinto anche il Torino, con Cairo finalmente fotografato ogni giorno in pose trionfali.

Uno scudetto anche alla Fiorentina (portata alle stelle da Chiesa e dal paisà Commisso, che aveva chetato i tifosi); uno pure al Bologna (tornato a far tremare il mondo da Mihajlovic), e alle squadre genovesi senza piu’ Ferrero e Preziosi, in sogno dimissionari e con le tasche piene dei soldi della vendita dei club. Insomma, tutti vincitori. E agli altri ? Medagliette d’oro ricordo per non essere retrocesse, dato che nessuno era sceso in B per non far piangere i tifosi-clienti. Era stato chiarito il genere della VAR: maschile o femminile ? Alla FIFA l’ultima parola. Il marchingegno (funzionante da Coverciano) aveva cancellato improvvisamente tutti gli errori dei fischietti ed era stata realizzata quella uniformità di giudizio in grado di suscitare ondate di consensi, anche senza i pensionati Banti e Mazzoleni, tanto che negli stadi erano comparsi molti striscioni incensatori: “Viva gli arbitri. Guardalinee uno di noi”. C’era poi il capitolo Nazionale, che a suon di risultati aveva gia’ fatto capire che il Rinascimento era in pieno corso, con Mancini al timone, la qualificazione agli Europei era cosa fatta. La manifestazione continentale (itinerante, mi raccomando), che stava per cominciare, l’avrebbe potuta portare a un rapido recupero delle posizioni perdute in occasione dei Mondiali. Anche per i buoni risultati ottenuti dalle giovanili azzurre, in grado di dare linfa nuova alla Nazionale maggiore. Novità considerevole era anche quella del calcio femminile, diventato come quello maschile: incrementata la vendita di divise e lingerie azzurre.

Non c’erano stati piu’ “buu” razzisti negli stadi. Sempre nel sogno di una notte afosa d'estate, l’editoria sportiva non aveva avuto piu’ problemi, i giornali si erano venduti a milioni, e tutte le partite erano state seguite da una sola catena televisiva, senza spezzatini ma con tutte le gare allo stesso orario. Insomma, tutte sorprese oniriche. Nella realtà, invece, le “Balotellate” si ripeteranno, le disparità rimarranno, i regolamenti saranno qualche volta calpestati, gli 800 procuratori clandestini (e non) continueranno con gli acquisti, condizionando tutto, il Milan sarà fuori dalle competizioni europee ecc. L’industria del pallone e’ come uno specchio dove si riflette l’Italia di tutti i giorni. Naturalmente ci auguriamo che i sogni fatti in queste “notti di mezza estate”, come Shakespeare le immaginò, si avverino. Ma forse pretendiamo troppo.

FILOSOFIA SACCHI GIUSTA, MA PANCHINE DIPENDONO DA PESO RISULTATI

Mentre il Toro e’ entrato in Europa e le ragazze azzurre sono tornate a casa, un interessante articolo di Arrigo Sacchi sulla “Gazzetta”, ha riportato alla ribalta un antico teorema di filosofia calcistica che imperversò già quando il “mago di Fusignano” dominò la scena col suo Milan. Sacchi dal 1987 in poi, ricevuta la fiducia di Berlusconi che lo sostenne anche nei momenti difficili, portò il club rossonero sul tetto del mondo vincendo lo scudetto e poi Coppa dei Campioni, quella Intercontinentate ecc. In azzurro arrivò a un…rigore dalla Coppa del Mondo, perdendo la finale ai penalty contro il Brasile. Ora ci ha ricordato che quei successi erano stati frutto non già di furberie tattiche, ma del merito, del calcio giocato. Verissimo. Noi vivemmo quel periodo da cronisti sul campo e, come disse con ironia Pippo Baudo, fummo i “cantori delle caviglie di Van Basten”, ma in realtà anche di quelle (dal 1982 al 1997) di Pruzzo, Platini, Virdis, Maradona, Serena, Vialli, Signori, Batistuta, Protti e Inzaghi (Atalanta), capocannonieri in quel nostro periodo “televisivo”.

Stimammo e stimiamo Arrigo Sacchi, che per qualche anno mise in pratica la sua filosofia (gioco, meriti ecc.), dandoci la possibilità di far carriera (si fa per dire) e raccontare stagioni irripetibili per il nostro calcio di club. Lui predicava (e attuava) il calcio totale in tempi in cui molti allenatori ne mettevano in pratica uno speculativo. Tutte le cose che dice Sacchi sono giuste, ma bisogna tener conto anche del fatto che il gioco ha fatto, come in tutte le epoche, un passo avanti (o indietro?), insomma è diventato diverso. Lui venne scelto dal presidente del Milan che lo aveva “scoperto” in un bel Parma che vinse a San Siro in Coppa Italia, destando la curiosità e l’interesse del nuovo presidente del Milan che lo preferì al vecchio Nils Liedholm. Sacchi ebbe il merito di convincere Berlusconi a comprare i Gullit, i Van Basten, i Rijkaard, gli Ancelotti che mixò bene con i Baresi, Tassotti, Maldini, Colombo, Virdis, Evani, Massaro, Bortolazzi, Mussi, Costacurta ecc., persuadendoli a giocare quel calcio avveniristico che li portò a vincere tutto. In realtà qualcuno lo prese per pazzo, ma aveva ragione lui, alla luce dei risultati.

Già, i risultati: se non li avesse ottenuti, parleremmo di Sacchi allo stesso modo? Come disse una volta Dino Zoff con la sua cantilena friulana: “Dopo alcuni anni la gente guarda la classifica e ricorda solo le vittorie, non chi ha giocato bene e chi no”. Secondo noi, Sacchi vinse perchè aveva “quei” giocatori (alcuni dei quali sconosciuti, a priori). Oggi il calcio ha assunto una dimensione più internazionale, come i campioni. Il muscolare Ronaldo è unico, come il funambolo Messi: non vogliamo dire che sia tornato l’individualismo, ma che si è allargata la platea e il calcio e i calciatori sono diversi da quelli del tempo di Arrighetto. Non sappiamo se il Sacchi di allora avrebbe vinto anche oggi. Può darsi di sì, ma non ci sono controprove. Oggi i tecnici che vanno per la maggiore (Klopp, Guardiola, Zidane ecc.) dipendono molto dai giocatori che hanno. Non sappiamo sino a che punto riescano a convincere alle loro idee gente famosa e miliardaria più di quella dei tempi del grande Milan, che viene ricordato come una delle squadre più forti di tutti i tempi. Son cambiati avversari e modi di giocare. Parlando del campionato, Arrighetto sostiene che i cambi di Allegri con Sarri, Spalletti e Gattuso con Conte e Giampaolo ecc. porteranno a un calcio migliore nei nostri club.

Può darsi, ma noi ci chiediamo anche chi sarà il primo a perdere la panchina, considerato il “peso” dei risultati. Sacchi è stato un grande, ha vinto con merito, come lui voleva, ma ognuno è prigioniero del proprio tempo. Una volta facemmo notare al grande Silvio Piola che quella Nazionale oggi forse non avrebbe vinto due mondiali, perchè sette passaggi in area (come nella finale con l’Ungheria in occasione di uno dei suoi due gol), non li avrebbero mai permessi agli azzurri e lui si arrabbiò moltissimo, dicendo che lui i gol li avrebbe fatti anche nel 1990, anno in cui lo intervistammo. Può darsi che avesse ragione. Ma il calcio è diverso anche da quello dai tempi di Sacchi e noi non avremmo tante certezze. Anche perchè il Milan non è neanche nelle Coppe. Nella sua filosofia in generale, l’ex tecnico milanista ha ragione. Ma siamo sicuri che i club, che hanno bisogno di soldi, incassi, ecc. preferiscano il giocar bene alle vittorie? Noi saremo contenti di sì, ma ne dubitiamo.

(ITALPERESS)

SIAMO IN RIPRESA O IN CRISI ? DIPENDE DA COME SI GUARDA

Fra poco le squadre si raduneranno per dar luogo a un’altra stagione “memorabile”, ma un po’ tutti ci chiediamo se il nostro calcio si e’ ripreso, oppure e’ ancora in crisi. Dipende. Il bicchiere ad alcuni sembra mezzo pieno, ad altri mezzo vuoto, come tutte le cose del nostro Bel Paese, perennemente in bilico. Dipende: gia’, ma da cosa ? Se parliamo di nazionali, un anno fa eravamo in crisi nera, fuori dai Mondiali e con la prospettiva di una situazione grave: la gestione Ventura aveva lasciato delle macerie, sembrava che non ci fossero piu’ giocatori in grado di risollevare le sorti della nostra Nazionale. La BBC stava tirando le cuoia, non c’erano prospettive esaltanti. Bisognava scegliere fra poche scartine del nostro campionato. E’ arrivato un Mancini dal volto sorridente e ottimista e ha detto che i giocatori c’erano e non era il caso di disperare e ha cosparso di pensieri ottimistici l’ambiente azzurro. Le sue sembrarono boutades, e invece…Dopo una partenza così così la sua squadra ha cominciato a vincere e adesso tutto sembra filare in modo ideale: la Nazionale maggiore e’ in testa al girone di qualificazione europea, c’e’ una certa abbondanza di giocatori su cui contare; le Under hanno fatto buoni risultati e la “21” ha vinto due partite su tre, ma potrebbe non essere ripescata fra le migliori seconde perche’ dipende dai risultati delle altre: Francia, Romania… Fra le mura del nostro pallone echeggia la parola “biscotto”. Noi ricordiamo benissimo l’Europeo del Portogallo, nel 2004 quando, per mandarci fuori strada Danimarca e Svezia, paesi di grande tradizione sportiva e di integerrima moralita’ avrebbero dovuto pareggiare 2-2. Non 0-0 o 1-1. Che fecero ? Pareggiarono giusto 2-2, naturalmente. Era successo anche a Germania e Austria -altre serissime Nazionali, esempi della serieta’ sportiva- ai Mondiali del 1982 in Spagna, che fecero un bel “biscotto” ai danni dell’Algeria. Non ci meraviglieremmo troppo se accadesse ai danni degli azzurrini anche stavolta. Certo, nella squadra di Di Biagio sono successi fatti poco simpatici (ritardo agli allenamenti) da parte di Kean e Zaniolo, ma il calcio e’ cosi’: ci sono anche ragazzacci con le tasche piene di soldi che sgarrano. Fra i fatti positivi c’e’ anche l’entusiasmo scatenato dalla Nazionale femminile che potrebbe andare lontano e ricordiamo negli anni ’70 quando assistemmo a Torino alle prime esibizioni di un certo rilievo, accompagnate dalle ironie generali. Dalla tribuna qualche buontempone (?) urlava alle Gigi Riva in gonnella di quei tempi incitandole “andate a fare la calza” o di “preparare un bel minestrone”. Ma, tornando al discorso iniziale, se per i colori azzurri le cose sembrano andare bene, come vanno nel calcio di club, mentre la campagna acquisti impazza ? Beh, non altrettanto in maniera ineccepibile, a giudicare dai debiti e dalle polemiche. A parte la Superlega, la cui idea sembra essere stata respinta dalla maggioranza delle societa’ italiane e straniere perche’ svilirebbe i campionati nazionali, andando ad argomenti piu’ terra terra, le polemiche non mancano. A parte il fatto che le squadre italiane non vincono piu’ una Champions da quasi dieci anni (nel 2010 la conquisto’ Inter nell’anno del triplete), un altro Ronaldo forse non verra’ facilmente. Si parla di De Light, un difensore molto bravo dell’Ajax, che la Juve acquisterebbe al modico prezzo di 65 milioni, vedremo cosa faranno le altre società. I tifosi sono in subbuglio perche’ l’ex “napoletano” Sarri e’ passato alla Juve e l’ex juventino Conte all’Inter. Ma queste sono polemiche da basso tifo. Piuttosto, non ci manchera’ lo scandalo di prammatica: quello delle scommesse, che abbiamo importato dalla Spagna, per la circostanza. E’ stato aperta un’indagine perche’ dal paese iberico e’ arrivata notizia di una “Operazione Oikos”, secondo cui Cagliari e Frosinone fecero di proposito un 1-0 su un rigore segnato da Joao Pedro e causato goffamente da Zampano. Dobbiamo crederci ?

BANDIERE AMMAINATE E CAPITALI STRANIERI, CALCIO ITALIANO CAMBIA

Si avvicina il momento in cui Francesco Totti dira’ la verita’ sul suo addio alla Roma e certamente tutti ricorderemo quella serata in cui fece piangere mezza Capitale (non la parte biancoceleste, ovviamente), quando smise di giocare. Stavolta ci sara’ una conferenza per giornalisti che sanno gia’ quasi tutta la verita’: l’ex capitano giallorosso avrebbe dovuto comandare e organizzare il futuro della Roma e invece lo abbiamo visto triste in tribuna tutte le domeniche per due anni: contava assai poco. Che fara’? Non crediamo solo la pubblicita’ ai detersivi. Anche l’addio di De Rossi, il cosiddetto “Capitan Futuro”, che avrebbe dovuto continuare l’opera di Totti, e’ fuggito dalla Capitale. Evidentemente non c’era unione d’intenti con il club. A quanto pare, il presidente Pallotta – che vive negli Usa – si fida di quanto gli suggerisce l’ex dirigente Baldini, che sta anche lui lontano da Roma. Non vorremmo trarre conclusioni affrettate, prima di sentire le diverse campane, ma siamo quasi certi che l’ambiente giallorosso (gia’ mal disposto nei confronti dell’attuale dirigenza) non reagira’ bene a quel che sta succedendo, con la questione dello stadio che incombe e altre vicende sotterranee.

E siccome quel che sta succedendo nella Capitale costituisce un sintomo di malessere che sta coinvolgendo altre societa’ di vertice, siamo un po’ preoccupati. Per un certo verso persino sulla Juventus, affidata ora a Sarri, che ha “dismesso” (o cacciato?) l’allenatore Allegri, che ha vinto cinque scudetti di fila, ci siamo chiesti perche’. Fateci caso: prima se n’e’ andato Marotta che aveva aiutato il club a costruire la squadra degli otto titoli consecutivi. Anche se i continui successi non possono oscurare l’ottimo lavoro fatto dalla dirigenza bianconera, gli scontenti ci sono sempre. Forse la verita’ e’ che i dirigenti vogliono decidere tutto loro, anche gli schemi tattici, chissa’…Al Milan e all’Inter sono arrivati manager stranieri che stanno immettendo soldi freschi. In casa rossonera e’ andato via Rino Gattuso, un’altra bandiera, che ha preferito lasciare cinque milioni e la panchina perche’ evidentemente non si trovava piu’ a proprio agio. All’Inter i cinesi hanno voluto cambiare il management e l’arrivo di Marotta ha causato il ritorno in Italia del tecnico Conte con cui aveva lavorato bene alla Juve, con il conseguente cambio di panchina e l’allontanamento di Spalletti, prima rassicurato a parole.

Si parla pure di un addio di Icardi, che pero’ ci ha messo del suo, con la sua moglie-agente, causando la rottura. Molti tifosi interisti han gia’ visto in Conte il “nemico” juventino…Nella Fiorentina e’ cambiato il vertice societario ed e’ arrivato il “paisa’“ Commisso dagli States che pero’ non ha cambiato tecnico e Montella restera’. I Della Valle (invisi ai tifosi che ormai contano ovunque) avevano cacciato Pioli. Riassumendo, i molti cambi al vertice dei club, assai spesso passati in mano di dirigenze straniere, stanno cambiando il volto del nostro calcio. Forse anche a Genova (Samp e Genoa) qualcosa prima o poi capitera’ e potrebbero arrivare capitali stranieri. Non vorremmo peccare di esterofobia. Ci si chiede cosa succedera’ in generale al nostro calcio: abbiamo visto arrivare da oltre frontiera gente seria, ma anche scalcagnata. In ogni caso, venuta a guadagnar soldi, non certo per fare beneficenza. Solo la Juve, il Napoli, l’Atalanta, la Lazio e il Torino, dei club di vertice, stanno rimanendo in mano italiana. Alcune “bandiere” sono state ammainate e ci sa tanto che in giro non ce ne sono piu’ molte. In Inghilterra i capitali stranieri hanno portato al dominio assoluto dei club nelle Coppe europee. Succedera’ pure da noi?Oppure sara’ l’inizio della fine ? Per fortuna va bene il calcio azzurro.

MANCINI GIA’ GALOPPA VERSO L’EUROPA

Raramente ci era capitato di assistere negli ultimi anni ad una prestazione azzurra come quella di Atene, in cui la Nazionale ha vinto cosi’ largamente, giocando bene e contro un avversario decente, da impressionare un po’ troppo. Solo ai tempi di Conte, Lippi e Bearzot era capitato. Ne’, dopo un periodo nero come quello che aveva preceduto la gestione Mancini, la Nazionale aveva ripreso quota abbastanza rapidamente, com’e’ successo stavolta. “Siamo avanti col lavoro” ha commentato senza falsi pudori il ct dopo la partita dell’Olimpico di Atene. Andando a spulciare le classifiche dei primi turni delle qualificazioni europee, si nota che solo Irlanda del Nord, Polonia, Turchia e Belgio sono a punteggio pieno dopo tre partite, cioe’ con 9 punti. Ma solo l’Italia ha una differenza reti di 11 gol segnati e nessuno subito. I turchi sono sull’8-0. Il che vuol dire che la squadra di Mancini e’ andata nelle prime tre partite meglio di tutte, inanellando la sesta vittoria di fila senza subire gol. Chi lo avrebbe mai detto? E siccome anche le nostre altre Nazionali (vedi la semifinalista Under 20) vanno a gonfie vele, si puo’ affermare che il vento per il nostro calcio azzurro e’ cambiato, al contrario di quello dei club, che non salgono sul podio da un bel pezzo.

E’ una bella considerazione, dopo un periodo poco esaltante. Se la squadra di Mancini battera’ a Torino anche la Bosnia, che sulla carta e’ un’altra avversaria in predicato per qualificarsi alle finali europee, il ct potra’ dedicarsi ad affinare qualche particolare (“Perche’ non abbiamo segnato il quarto gol, nonostante le tante occasioni create?” si e’ chiesto stizzito dopo la partita di Atene) preparandosi a qualche vittoria di sostanza e prestigio contro avversari piu’ qualificati rispetto a quelli affrontati finora. Mancini si e’ compiaciuto del fatto che i suoi non avevano fatto veder palla ai greci in molti momenti della gara. E’ vero che nel primo tempo non c’e’ stata partita e solo nella ripresa Sirigu ha dovuto fare qualche parata. Ma non si puo’ dire che l’Italia abbia vinto contro nessuno, dopo aver magnificato alla vigilia le doti della Grecia con i suoi Papastathopoulos, Manolas, ecc. Ed esagerate sono sembrate le affermazioni degli ellenici, alla luce della loro prestazione, quando prima della partita avevano esposto i loro propositi bellicosi, dicendosi fiduciosi nella vittoria, come hanno fatto il tecnico Anastasidi e il romanista Manolas. Mancini ha una difesa che finora, visti i numeri, si puo’ definire, se non proprio imbattibile, almeno “di ferro" con i veterani Bonucci (bel gol, da ex attaccante) e Chiellini in mezzo. La scoperta delle virtu’ di Emerson, buono nel difendere, ma anche nel proporsi in avanti, assicurano contro gli eventuali infortuni dei vari Biraghi ecc. Il centrocampo, guidato da Jorginho, e’ comunque il reparto-cardine di tutte le squadre: nel nostro, a parte la “guida” dell’ex napoletano, sono state apprezzate l’ecletticita’ di Verratti e le doti di uomo tuttofare di Barella, bravo pure nel segnare. Degli attaccanti ha fatto gol solo Insigne, ma Belotti si e’ fatto vedere come uomo-assist e Chiesa ha sfoderato qualche giocata eccellente. Bernardeschi e’ partito dalla panchina, ma appena e’ entrato ha scaldato le mani del portiere greco Barka. Potrebbe cominciare da titolare a Torino, come Quagliarella e qualche altro, contro la Bosnia che si presenterà senza morale, dopo la batosta presa in Finlandia. Quando le cose vanno troppo bene, dato a Mancini quel che e’ di Mancini, c’e’ un po’ di paura di allargarsi troppo. Perche’ nel calcio le brutte figure sono sempre dietro l’angolo.

L’ESTATE STA FINENDO, LA JUVE SE NE VA…

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“L’estate sta finendo, la Juve se ne va…” e’ il motivetto in voga in questo anticipo d’autunno. Ancelotti a Marassi si e’ risvegliato dai sogni di gloria: Defrel (doppietta, 5 gol in 6 partite al Napoli) e l’ex napoletano Quagliarella (di tacco!) gli hanno ricordato com’e’ il campionato italiano, che aveva forse dimenticato, nelle sue vittoriose scorribande all’estero. Stavolta l’inseguimento non gli e’ riuscito e ha perso male. Al posto d’onore, secondo, c’e’ ora il Sassuolo, passato da 0-1 a 5-3 contro il Genoa ed e’ a due punti dalla capolista. Ancora senza gol Ronaldo (ma pure Higuain e Icardi, con una partita in meno), la Juve e’ a punteggio pieno, le milanesi hanno finalmente vinto e tutto va ben, madama la marchesa. Sono passate appena tre giornate e gia’ si ha un’idea di come andra’ a finire, piu’ o meno, anche se ci sono otto mesi di pallonate, prima del traguardo. Adesso il dibattito si e’ spostato sul gioco della Juve che, per consentire a Ronaldo di segnare il suo primo gol italiano, gioca per lui e sbaglia un po’ troppo. A Parma ha rischiato qualcosina, come era capitato col Chievo. CR7 intanto non e’ andato a Montecarlo per ritirare un premio di contorno e ha pregato il ct portoghese Santos di lasciarlo in pace, per il momento, cosicche’ non giochera’ contro l’Italia. Mancini ringrazia sentitamente. C’e’ gia’ chi si chiede se l’asso portoghese (miliardario quanto basta, forse di piu’) non sia per caso uno che fa quel che gli pare, cosa che non e’ consentita dalle regole della Real Casa bianconera. Vedremo. La Samp ha battuto, grazie a una doppietta di Defrel, il Napoli non ha reagito e ha preso il gol di tacco di Quagliarella un capolavoro.

Spettacolare anche il primo punto del francese, che ha stordito la squadra di Ancelotti. Ma la difesa partenopea (6 gol presi in tre partite), dove vuole andare, cosi’? Chissa’ che pensano i tifosi azzurri di Sarri, re d’Inghilterra…Folto il gruppo degli inseguitori della (solita) capolista, la Juve. Chi potrebbe essere teoricamente a quota nove punti con i bianconeri? La Fiorentina, che ha battuto la combattiva Udinese col terzo gol di Benassi (assist di Chiesa) e deve recuperare la partita con la Samp. Pioli ha una bella squadra, che e’ capace di lottare per le alte sfere della classifica e alla ripresa potra’ recuperare Varetout. Per i friulani, niente di compromesso. A Torino, dove la partita e’ stata sospesa per la pioggia e poi ripresa, finendo a notte fonda, Cairo ha festeggiato i 13 anni di presidenza grazie al gol di Nkoulou, ma i ferraresi si sono battuti bene. Nel finale ha giocato Zaza. Il Sassuolo, che finora ha fatto fuori l’Inter, ha recuperato a Cagliari e ha ribaltato clamorosamente il risultato contro il Genoa, ha avuto due protagonisti: Boateng e Babacar. Cinque pere: e la difesa rossoblù? Piatek doppietta: magra consolazione per Ballardini. Entrambe vittoriose le milanesi. I rossoneri hanno battuto in extremis la Roma con un gol di quel Cutrone che l’anno scorso si era rivelato come il goleador a sorpresa del Milan. Lo ha messo in moto Higuain, che si e’ riscoperto motore del gioco d’attacco della squadra di Gattuso che ha superato per adesso il momento critico. Calhanoglu e’ l’altro giocatore-chiave su cui “Ringhio” puo’ fare affidamento, anche se la difesa e’ ancora da sistemare. Certo, la Roma non si e’ dimostrata quella “grande potenza” di cui s’era detto: la difesa – che era il suo punto forte – ha gia’ subito cinque gol, Dzeko ha segnato un (bellissimo) gol a Torino, ma uno solo; Nzonzi ha fatto un errore da principiante, favorendo la vittoria milanista; l’andamento delle partite contro Atalanta e Milan non e’ stato esaltante. La tifoseria giallorossa e’ gia’ malmostosa. L’Inter, senza Icardi e Lautaro, ma con Nainggolan goleador, ha finalmente vinto una partita e l’attacco si e’ scatenato nel finale contro il Bologna. In realta’ per un’ora ha girato attorno all’area rossoblu sbagliando molto, ma poi, dopo il primo gol, la cittadella rossoblu e’ crollata. Inzaghi si e’ detto contento della resistenza dei suoi, ma ha solo un punto in classifica e ha poco da felicitarsi. Atalanta stanca contro il Cagliari che e’ passata con un gol di Barella a Bergamo. Le Coppe si pagano, specie se vanno male. Sardi in ripresa: possono fare un campionato tranquillo. La Lazio (gol annullato, palo, decisiva la rete di Luis Alberto) ha stentato un po’ a battere il Frosinone (classifica non bella come quella di Parma, Bologna e Chievo). Biancocelesti in risalita, ma faticosamente. Male Immobile. Senza gol Chievo-Empoli: primo punto per i veronesi, mentre i toscani (annullata una rete di Caputo dalla VAR, per fuorigioco) sono a quota quattro come Inter, Roma e ne hanno uno in piu’ del Milan, per ora. Non male. Alla ripresa, dopo la sosta azzurra, Juve-Sassuolo sara’ lo scontro al vertice del campionato: chi lo avrebbe mai detto?

RONALDO E HIGUAIN SI SBLOCCANO, JUVE GIÀ IN FUGA

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Con la doppietta di Ronaldo al Sassuolo e il gol di Higuain a Cagliari, ci siamo tolti due pesi: finalmente parleremo dei gol che CR7 e il Pipita hanno segnato e non di quelli che non hanno fatto. Saranno piu’ o meno di trenta, alla fine, per il portoghese? Il totogol e’ aperto. E l’argentino portera’ il Milan in cielo? Abbiamo appreso che anche l’anno scorso Cristiano al Real aveva aspettato quattro gare, prima di colpire. Poi non si e’ fermato piu’ e il “cristianismo” ha dilagato diventando religione. Piuttosto: lo sputo di Douglas Costa a Di Francesco e il rosso (tre giornate di squalifica?) che ne e’ seguito non hanno certo reso piu’ gloriosa la vittoria della Juve. Stando agli usi e costumi della Real Casa, per il giovanotto la multa sarà salatissima. Protagonista (in negativo) anche la VAR: se ne sono lamentati, a torto o ragione, Torino e Inter. Intanto, inciamponi, cadute, ricadute: il campionato ci ha offerto i primi motivi di polemiche e discussioni, alla vigilia delle coppe. Le cosiddette squadre anti-Juve a turno hanno mostrato i loro limiti mentre i bianconeri hanno vinto lo scontro “al vertice” col Sassuolo, che aveva preso uno slancio notevole nella fase iniziale e adesso si e’ fermato.

Allegri ha fatto giocare alcune seconde linee: c’era anche Dybala, che se l’e’ cavata. A Valencia chi restera’ fuori? Si e’ ripreso bene il Napoli, contro una Fiorentina gagliarda che pero’ e’ caduta nella ripresa davanti al gol di Insigne (il 50.mo). Le contestazioni nei confronti di De Laurentiis non hanno influito sulla prestazione degli azzurri e Ancelotti ha fatto dimenticare in fretta la sconfitta di Genova. Non si puo’ dire che i viola sappiano vincere solo in casa, perche’ qualcosa l’hanno fatta vedere anche al San Paolo. Per adesso tutti gli sguardi (critici) sono puntati sull’Inter, sulla Roma e i loro tecnici. Si parla gia’ senza finzioni di crisi nerazzurra e sembra essere tornati – mentre a San Siro e’ in arrivo il Tottenham – indietro di qualche anno: grandi aspettative, celebrazioni della poderosa campagna acquisti nerazzurra e fischi dopo appena quattro giornate in cui l’Inter ha fatto altrettanti punti, perdendo due partite. Il tecnico ha recitato gia’ il mea (sua) culpa, al rientro Icardi e’ rimasto muto, mentre il prestito nerazzurro Dimarco, ora del Parma, ha colpito, appena entrato, con un gol definito addirittura alla Roberto Carlos. A noi e’ sembrato di vedere un centrocampo nerazzurro debole che si e’ arreso ai gialloblu di D’Aversa.

L’eurogol era imprendibile, d’accordo; l’attacco ha trovato un Sepe paratutto, e’ vero; ma in mezzo al campo i vari Brozovic, Gagliardini, ecc. hanno faticato contro gli Stulac, Barilla’, Rigoni ecc. Gia’ a Marassi con la Samp, che ha messo sotto di brutto il Frosinone, l’Inter si giochera’ la faccia e le proprie prospettive. Non ci va di infierire su Spalletti, ma anche lui ha ammesso certi errori. Quanto alla VAR, prime contestazioni: perche’ non si e’ chiarito se il presunto mani di Dimarco nel salvataggio sulla linea c’era o no? La Roma vinceva con un margine di due gol contro il Chievo (ora a -1), si e’ fatta rimontare e ha rischiato di perdere in extremis per mano (piede) di Giaccherini. Difesa di burro: gia 7 gol al passivo. Nell’effervescente ambiente giallorosso gia’ il malcontento monta. Le colpe vedono gia’ addossate al tecnico e alla societa’. Sic transit gloria mundi (cosi’ passa la gloria del mondo giallorosso: dalle stelle alle stalle). Quanto alla Samp, dopo la sconfitta di Udine, sta dilagando (otto gol in due partite) e con il recupero di mercoledì potrebbe rimettersi in corsa per l’alta classifica. Giampaolo ha un attacco formidabile che con Quagliarella (due gol) e Defrel (quattro) puo’ portare in alto la squadra blucerchiata.

Piuttosto il Frosinone: non segna mai e subisce tanti gol (10, piu’ di due a gara), e’ sul fondo della classifica, ma ha ricevuto l’applauso dei suoi tifosi dopo lo 0-5: bello, ma che futuro ha la squadra di Longo, specie adesso che e’ in arrivo la Juve? Il Cagliari, con un gol del rientrante Joao Pedro, aveva messo sotto il Milan che, dopo un palo di Barella, nella ripresa si e’ rimesso in corsa. Si e’ sbloccato Higuain e ha pareggiato. Ma i rossoneri non sono andati oltre il pareggio: recupereranno in settimana la partita col Genoa. Il Grifone, grazie a Piatek (gia’ 4 gol) ha battuto il Bologna, rimasto in dieci nel finale. Il polacco e’ un pericolo pubblico. La squadra di Inzaghi non ha ancora segnato, invece, come il Frosinone. E dire che Superpippo era un goleador di razza. La Lazio di suo fratello Simone si e’ definitivamente ripresa, vincendo con un gol di Parolo una difficile partita a Empoli. Non sembra ancora la prolifica squadra della passata stagione, quella biancazzurra (solo tre gol segnati) ma e’ gia’ in linea con le altre. L’Empoli e’ rientrato nei ranghi. Hanno pareggiato Torino e Udinese. I granata, che hanno rimontato, si son lamentati per un gol annullato a Berenguer. Se ne parlera’ molto. Due squadre, comunque, che possono fare meglio, VAR a parte. Nel Monday Night tocchera’ a Spal e Atalanta, in un incrocio di ex e di speranze. Valdifiori e Ilicic novita’ in campo? Arbitro Mariani. Dubbi e malumori cominciano a serpeggiare, qualche panchina gia’ traballa. Si preparino i sostituti.

(ITALPRESS)