L’Atalanta è prima e sola in testa e non ha le Coppe: se ne andrà via con tanti saluti a tutte le “grandi”? E’ un primato “storico”, il suo. La Dea ha inoltre “scoperto” Hojlund goleador. Il Monza, con l’innesto di Rovella e (poi) di Izzo, era riuscito a renderle la vita difficile. Nella ripresa, Gasp, anche con l’innesto di Soppy, ha cambiato la partita. La squadra di Stroppa è rimasta ultima a zero punti e la difesa più sforacchiata (13 gol subiti). I bergamaschi hanno (con la Juve) la difesa meno battuta: 2 gol subiti. Il Torino, con la vittoria su un buon Lecce, si è rimesso al livello delle aspiranti allo scudetto e precede Inter, Juve e Lazio. Vlasic (3 gol) alla ribalta. La Salernitana non è riuscita a battere un Empoli combattivo. La squadra di Zanetti era partita meglio, ma i granata avevano ribaltato il risultato. Nel finale pareggio dei toscani di Lammers che ha sfiorato poi la vittoria. I posticipi, insomma, sono stati vivaci, ma in totale ci sono stati quattro pareggi. Ma se scattassimo una foto degli allenatori di serie A, vedremmo sorridere solo Gasperini, Pioli, Spalletti e Sottil.
Tutti gli altri, o quasi, mostrerebbero il broncio. Alcuni perchè le loro squadre promettevano mirabilie e non hanno mantenuto le aspettative, altri perchè sanno di poter perdere a breve il posto (Mihajlovic, Stroppa). Leggendo le dichiarazioni dei tecnici, si possono leggere facezie antiche, come quella secondo cui “è meglio perdere una partita 4-0 che quattro per 1-0” (Mourinho); lo ha fatto malcelando un malumore da non palesare per evitare che il pallone si sgonfi. Oppure c’è chi dice: “Gli arbitri o sono scarsi oppure c’è la soluzione B ed è la più preoccupante…Quest’anno, è palese, stiamo sulle palle agli arbitri” (Sarri). Ma c’è anche chi ha il coraggio di ammettere: “Prendiamo gol con troppa facilità…Siamo stati per trenta minuti fuori dal match” (Inzaghi). Tradotto dal calcese: cambierò l’assetto difensivo. E qualcuno fa discorsi più articolati, ma che fanno capire qualcosa: “La gara andava chiusa nel primo tempo. E’ la terza volta che capita. Bene il pari ma non la mentalità” (Allegri, che però i punti li ha fatti). Facile leggere l’arrabbiatura, non palesabile per…politica.
Riassumendo, come dice la canzone, chi vince ride, chi perde piange. Gasperini si sollazza. Pioli gongola non solo per il boom di Leao, ma per una vittoria significativa. E’ contento anche Spalletti perchè la sua squadra si è rimessa a segnare. Juric sta vedendo realizzarsi i propri piani; gode infine Sottil perchè camperà a lungo sul 4-0 alla Roma. Si avverte anche che molti pensavano alle incombenti Coppe. E siccome l’anno scorso la totalità, meno Mourinho, ha fatto figuracce, ognuno si guarda in salute. Chi va bene dosa le parole perchè il calcio è come una nave in tempesta: si viene sballottolati da una parte all’altra dell’imbarcazione e il “si salvi chi può” è la frase (sottintesa) più in voga. Ora i distacchi cominciano a farsi più consistenti e i fallimenti sono dietro l’angolo. Già si sono sentiti i cori razzisti, gli attacchi agli arbitri, e soltanto le anime semplici (poche) credono che la realtà sia quella che si vede a occhio nudo. Dopo le Coppe, un insidioso turno di transizione e poi Milan-Napoli, uno spareggio. Insomma, il bello (o il brutto: dipende) deve ancora venire.
L’ATALANTA (SENZA COPPE) SOLA IN TESTA
LA ROMA CROLLA A UDINE, L’ATALANTA SOGNA LA VETTA
Roma strapazzata a Udine: i friulani l’hanno agganciata in classifica! Sono la squadra del momento. L’Atalanta può insediarsi da sola in testa. Arnautovic (5 gol), Leao, “Kvara” e Udogie sono stati i protagonisti della quinta giornata. In attesa di del risultato dell’Atalanta nel derby posticipato di Monza, la sberla della squadra di Sottil a quella di Mourinho è il fatto principale del turno che ha dato delle indicazioni abbastanza esplicite: a) la Roma non è imbattibile e ha subito un grosso smacco; b) Milan e Napoli, fra qualche calo di pressione e qualche vittoria esaltante, sono sempre là davanti; c) l’Inter, la Juve e la Lazio sono nelle curve, come la squadra giallorossa che ha preso un gol subito per un errore di Karsdorp, “bruciato” da Udogie e non ha saputo recuperare, incassando poi un’altra rete. La difesa di Mou (scontento dell’arbitro) ha preso quattro pere e non è la più forte. E c’era Southgate a vedere Smalling…Il Napoli ha vinto sul campo della Lazio e anche Sarri se l’è presa con il direttore di gara, secondo gli usi e i costumi. Spalletti ha ritrovato l’attacco: ora i gol segnati sono dodici e Kvaratskhelia ha affiancato Koopmeiners e Vlahovic. La Lazio si era fatta raggiungere in extremis a Genova e ora ha accusato qualche problema difensivo. Immobile è stato ingabbiato dalla difesa partenopea. Gli sbagli dell’arbitro sono una cosa, la continuità degli errori della squadra, un’altra. Certe malevole insinuazioni denunciano segni di nervosismo. Un capitolo a parte merita il Milan, che sembrava un pò scarico e che ha vinto il derby al di là del risultato. Pioli si è detto entusiasta, ed è giusto perchè i suoi sono stati superiori, ma la difesa ne ha presi altri due, nonostante le prodezze di Maignan. Il celebrato Leao ha fatto una doppietta e fornito a Giroud l’assist del secondo gol rossonero. Un giocatore decisivo. Queste prodezze hanno messo ancora più a nudo le difficoltà dell’Inter in difesa (8 gol subiti: fra le peggiori). La squadra di Inzaghi è già staccata e al tecnico è stato imputato il ritardo nell’inserimento di Dzeko che, appena entrato, ha riaperto la partita. Ancor peggio sta la Juve che, a causa degli infortuni e di certe sventatezze, non riesce a decollare. A Firenze, Allegri ha lasciato fuori l’ex viola Vlahovic, schierando Milik (due presenze, due gol) e Paredes che, alla prima apparizione, si è barcamenato causando il rigore che poi Perin ha parato a Jovic. Il pareggio ha lasciato indietro anche la Fiorentina che avrebbe meritato qualcosa in più. Le tre partitissime hanno lasciato l’amaro in bocca a diversi tecnici (Inzaghi, Sarri, Allegri, Italiano, Mourinho) e sostanzialmente hanno lasciato contenti solo Pioli e Spalletti. L’Atalanta nel derby lombardo affronterà un Monza che ha la peggior difesa (11 gol subiti) ed è solo a zero punti: sono arrivati Izzo e Rovella. Cambierà la musica? Gasp pare intenzionato, visto che l’attacco non ha fatto sfracelli e ha perso Zapata, a far leva su Lookman e Hojlund. Gli altri posticipi ci diranno se il Torino, alle prese col Lecce, crescerà mentre Baroni ha perso Strefezza e se la Salernitana (contro l’Empoli) può mirare in alto. I pareggi fra Cremonese e Sassuolo e Spezia e Bologna sono stati diversi. Uno senza gol, l’altro molto animato. I grigiorossi hanno ottenuto il primo punto, ma sostanzialmente nessuno ha mutato di molto la propria posizione. Arnautovic è saltato in testa ai cannonieri, ma i rossoblù non hanno ancora vinto una partita. Una buona Samp è stata “ribaltata” da un Verona reattivo che si è rimesso in carreggiata, rischiando tuttavia nel finale. Decisivo il gol del baby Doig. Blucerchiati ancora in zona minata. Alcuni hanno guardato con un occhio al campionato e uno alle Coppa. Auspichiamo che nessuno sia diventato strabico e speriamo bene per le nostre squadre.
I “SEGRETI” DI 50 ANNI DI DERBY MILANESE NEI GIORNALI E IN TV
Mezzo secolo di derby milanesi, dai giornali alla tv, ci hanno riportato alla mente quelli del passato, più sanguigni perchè come ci disse Benito Lorenzi detto “Veleno”, “una volta se si perdeva non si aveva il coraggio di andare al bar, il lunedì; ora questi giocatori moderni non vivono l’atmosfera dei miei tempi. Oggi -aggiunse- i giocatori abitano le loro ville sul lago e appaiono fuori dall’atmosfera del derby: per molti è una partita come un’altra, specie per gli stranieri”. E ci raccontò un episodio cui era particolarmente legato:”Durante un derby -disse- mi ero fatto male alla bocca e il massaggiatore mi diede mezzo limone per disinfettarla. Allora era tutto così, alla buona. Negli ultimi minuti l’arbitro ci fischiò un rigore contro. Io non protestai, come ero solito fare, ma me ne stavo buono e mentre gli altri discutevano, non notato, andai vicino al pallone, che era sul dischetto perchè Cucchiaroni tirasse, e misi il limone sotto la sfera. Così l’argentino tirò fuori e noi vincemmo il derby”. E ci vengono in mente le stracittadine dei tempi di Nereo Rocco ed Helenio Herrera, quando il derby era preceduto da rituali poco scientifici e molto scaramantici. Milanello ed Appiano gentile erano delle fortezze blindate. In una vigilia, a scrivere di Milan venne inviato un cronista che solitamente si occupava dell’Inter. Il pittoresco “paron” Rocco lo accolse così: “Cosa ti fa qui ? Ti ga mudande nerazzurre. Ti xe un spion”. E scoppiò in una gran risata. Helenio Herrera invece badava a non far scoprire i propri segreti all’avversario. A volte prima della gara faceva scaldare un giocatore nella palestra di San Siro e poi ne schierava un altro. Alla Domenica Sportiva (anni ottanta e novanta del… secolo scorso) ci affidarono il primo servizio proprio sul derby. Quando il venerdì stabilirono che avremmo commentato Milan-Inter, ci chiudemmo in cineteca per tirar fuori, da vetuste pellicole degli anni sessanta, alcune curiosità sulla stracittadina milanese. La domenica nei primi minuti l’Inter andò subito in vantaggio e facemmo vedere che quello non era il più veloce gol del derby, segnato invece da Sandro Mazzola il 24 marzo 1963 dopo soli 13 secondi dall’inizio. Palla al centro: da Di Giacomo al “Baffo” e gol. Un orologio che scandiva i secondi passati dalla “palla al centro”. Negli anni Ottanta, ai tempi della lotta per lo scudetto fra l’Inter di Pellegrini e il Milan di Berlusconi allenati da Giovanni Trapattoni e Arrigo Sacchi, c’erano molte discussioni sulle filosofie calcistiche dei due tecnici. L’interista era per il gioco pratico, mentre il milanista voleva vincere col bel gioco, dominando. Insomma, avevano teste e mentalità differenti. Ma nel 1990 si giocò un derby che, a causa di infortuni vari, Sacchi disputò sulla difensiva e il Trap vinse per 3-1. Con un trucco di post-produzione, facemmo spostare i capelli biondi dell’interista sulla palata del rossonero, mentre il tecnico nerazzurro apparve pelato. Descrivemmo anche tante vittorie del Milan di Sacchi e Capello. Una volta ci permettemmo di dipingere di bianco i gatti neri di Appiano Gentile; di dire che Gullit, indispettito dalla sua sostituzione, in un derby, aveva preferito sedersi in panchina con i poliziotti, invece che vicino a Sacchi; e di far parlare di calcio anche attori, saltimbanchi e politici in cerca di pubblicità.
NAPOLI STOP A FIRENZE, SESTETTO IN TESTA
Il Napoli dall’attacco debordante è rimasto all’asciutto a Firenze e il gruppo di testa si è ricompattato: oltre agli azzurri, primi a quota sette punti ci sono Atalanta, Lazio, Milan, Roma e Torino. Dopo un turno infrasettimanale di transizione, ci sarà un week-end molto caldo con Milan-Inter, Lazio-Napoli e Fiorentina-Juventus. I viola -con la novità Barak- hanno reso difficile la vita al Napoli cui è stato annullato un gol di Osimhen. Lozano ha mancato un’occasionissima. Ordinata la squadra di Italiano e pareggio giusto. Raspadori al posto di “Kvara”: il georgiano si è fermato a tre gol. Si sono visti pure Simeone e Ndombelè. A proposito: a nostro avviso Ronaldo (di cui si è parlato con possibile acquisto partenopeo) è un attempato fuoriclasse che oggi non vale Osimhen, più giovane. Ma De Laurentiis sa che prima o poi il nigeriano partirà, “inseguito” dai milioni degli inglesi… Il Milan si è sbarazzato del Bologna senza molti patemi: De Ketelaere ha “esordito” bene a San Siro, Leao ha ricominciato a segnare. Pioli sembra risollevato, un pò meno Mihajlovic. La Juventus, che è partita a razzo con una punizione di Vlahovic contro la Roma, dopo il secondo gol annullato a Locatelli, ha subìto il pareggio di Abraham di testa: l’assenza di Bonucci in difesa si è fatta sentire. Il sintetico Mourinho in diretta tv: “Abbiamo avuto c…” Finalmente uno che dice pane al pane… Non al massimo Matic. Il nuovo arrivato Belotti si sposerà bene con Abraham o starà a guardare ? La fragorosa caduta dell’Inter sul campo della Lazio significa che non ci sono “padroni” del campionato, ma anche che la squadra nerazzurra non è ancora registrata: Inzaghi ha ricevuto le prime critiche per le sue scelte. Si è fatto notare che Lukaku a Roma è stato “l’uomo in meno” e che l’assenza di Perisic si sente, eccome. Sarri sl settimo cielo: ha azzeccato le sostituzioni: Luis Alberto (proprio lui, lasciato fuori inizialmente) e Pedro hanno cambiato il risultato. Con tanti saluti alla difesa dell’Inter. Il Torino (quattro vittorie consecutive in trasferta) è passato a Cremona scalando la classifica. Dalle prime mosse di Juric (bene l’esordio di Schuurs) sembra che i granata possano andare lontano. La squadra grigiorossa non ha festeggiato al meglio il ritorno in serie A sul proprio terreno dopo 26 anni: è rimasta a zero punti con il Monza. Il Verona ha bloccato l’Atalanta giocando meglio nel primo tempo e nel finale. Con i cambi, Gasp, che ha un’ottima rosa, ha vinto nella ripresa ed è nel gruppo delle prime. Pinamonti ha pareggiato a La Spezia e il Sassuolo insegue le prime in buona e numerosa compagnia. L’Udinese ha vinto a Monza, dove se la sono presa con l’arbitro. I friulani hanno dimostrato maggiore esperienza, in ogni caso. La Salernitana ha sepolto di gol una Samp senza attacco (zero gol). Dia e Bonazzoli subito a segno. Vilhena e Botheim hanno arrotondato. Blucerchiati già nei guai. L’Empoli a Lecce non è riuscito a mantenere il vantaggio iniziale e i salentini hanno fatto un passo avanti. Nel turno infrasettimanale, interessanti Atalanta-Torino e Sassuolo-Milan. Non facilissimi gli impegni delle altre. Ma tutte le gare nascondono delle insidie.
PRIME VERITA’, INTER E NAPOLI IN TESTA ORA ROMA E JUVE
Ed eccoci ai primi “distinguo”, ai primi pareggi (già cinque: ci eravamo sorpressi del fatto che nel primo turno non ce n’erano stati), agli zero a zero (tre), al calo del numero dei gol, agli arbitri infortunati e alle prime inevitabili scaramucce. Le parole di Gotti, tecnico dello Spezia, prima di prendere tre sberle dall’Inter, avevano sottolineato come il divario fra le grandi e le piccole fosse aumentato. Ma anche fra le aspiranti allo scudetto c’è stata una scrematura, come è successo sempre per la crudeltà del calendario, ma anche per le carenze e le incompletezze della preparazione e degli organici, visto che il calciomercato non si è ancora concluso. E infatti alcune delle “grandi”, che avevano vinto al primo impatto, hanno frenato e gli aggettivi sono rientrati nelle nostre penne intrise di aggettivi mielosi o velenosi. Dipende dalla effemeridi calcistiche. In testa Inter e Napoli sono rimaste a punteggio pieno. I campioni d’Italia del Milan a Bergamo hanno preso un gol dallo scatenato Malinovskyi. Poi hanno cambiato tutto e han pareggiato con Bennacer. I rossoneri hanno confermato di avere qualche problema in difesa. In verità bisogna aspettare a dare giudizi perchè non hanno giocato ancora la Roma (contro la Cremonese) e la Juve (sul campo della Sampdoria), ma il fatto che si sia visto più Torino che Lazio, prima che Immobile fallisse due occasioni e che Sarri abbia sfoderato Marcos Antonio e Luis Alberto solo nel finale, farà discutere, come la stessa incapacità dei granata di andare a segno. Insomma, solo l’Inter, nel sabato del villaggio calcistico, aveva impressionato, mettendo riparo alla non esaltante prestazione di Lecce, ed esaltando la sua torcida: l’acclamato Lukaku non è andato oltre a una traversa colpita ma ha mandato a segno Lautaro che ha scagliato il suo primo fendente e la discreta prestazione degli spezzini è finita nel dimenticatoio. A punteggio pieno anche il Napoli che ha superato l’opposizione del Monza con i gol degli strepitosi Kvaratskhelia (doppietta) e Osimhen. L’attacco azzurro è esploso (nove gol) e ha segnato pure Kim. Il Monza a zero punti e sei gol subiti. La Fiorentina ha cambiato nove pedine a Empoli dove il derby toscano non è stato facile nemmeno per l’arbitro Marchetti, infortunato e sostituito da Sacchi (quarto uomo). E’ stato espulso l’empolese Luperto, ma i viola non hanno vinto. Fra le seconde linee, l’Udinese ha colpito un palo (Deulofeu) contro la Salernitana, ma la squadra di Nicola ha strappato un punto prezioso. Il Lecce, che ha perso sul campo del Sassuolo dove ha brillato Berardi (gran gol!), è rimasto a quota zero come il Monza. A Bologna Henry ha risposto ad Arnautovic in una gara movimentata contro un Verona in crescita. Ora aspettiamo il risultato della Roma che affronterà una Cremonese che, pur senza Escalante, spera di fare il colpaccio sfiorato a Firenze. Ovviamente la squadra di Mourinho è favorita, anche per lo straripante amore dei suoi tifosi. Zaniolo in panca ? Attesa anche per la Juve, che potrebbe perdere Bonucci (Gatti), dopo i tanti infortunati illustri (Di Maria, Pogba, Chiesa). Sul campo della Samp non sarà una passeggiata. A proposito: nella prossima puntata Juve-Roma, Lazio-Inter e Fiorentina-Napoli. Mica pizza e fichi.
LE “NOVE SORELLE” OK NEL CAMPIONATO DI SOCCER
In una prima giornata senza pareggi (non succedeva da mezzo secolo) e 34 gol (3,4 a partita) hanno vinto le più forti, le “nove sorelle” (più lo Spezia contro il pari grado Empoli): animeranno il campionato. Le altre ciccia, comprese le tre neopromosse fra cui il quel Monza che i “migliori” li aveva in tribuna d’onore. Qualcuno ha definito la serie A il campionato di “soccer”, visto che molti club sono in mano agli americani, ma i tifosi- almeno quelli- sono rimasti italiani. Nei posticipi Napoli e Juve hanno fatto bene, ma mentre i partenopei hanno palesato notevoli capacità all’attacco (5 gol, più di tutti) e qualche problema in difesa, la Juve contro l’ex “ammazzagrandi” Sassuolo, ha fatto percorso netto: tre gol segnati e difesa imbattuta. Sono emerse le doti di fuoriclasse di Di Maria (gol e infortunio: fermo almeno dieci giorni), mentre Vlahovic ha realizzato una doppietta (un rigore) e Kostic ha mostrato già qualche “numero”.
Naturalmente il fatto che la difesa partenopea senza Koulibaly (che ha segnato in Inghilterra) abbia preso due gol creerà discussioni accademiche e filosofiche all’ombra del Vesuvio, ma i tifosi napoletani devono essere contenti: l’attacco azzurro è apparso straripante e il georgiano Kvaratskhelia (ribattezzato “Kvara” per semplificare) ha segnato un bel gol di testa contro un avversario tradizionalmente ostico, ma che in difesa ha mostrato limiti evidenti, per assenze e carenze. Avevamo preconizzato una “continuazione” dello scorso campionato con le milanesi sempre in lotta, il Napoli e l’Atalanta in agguato, le torinesi e la romane pronte ad inserirsi e la Fiorentina in grado di recitare un ruolo importante. Anche noi non siamo infallibili. Delusioni ? A parte Dazn, che ha trasmesso alcune partite a spizzichi e bocconi, allungandole e allungandoci la vita, scusandosi anche in inglese per vedere se avevamo studiato, non ha convinto qualche arbitraggio. Che le milanesi potessero cominciare a vele spiegate, era quasi scontato: ma mentre il Milan (doppietta di Rebic, attacco straripante) ha accusato qualche problema difensivo sulle palle alte contro una discreta Udinese, l’Inter ha faticato a battere il combattivo Lecce, facendo sorgere dei dubbi sul fatto che il solo Lukaku possa riportare la squadra nerazzurra a livello di quella dello scudetto.
Quanto alle torinesi, la Juve, come detto, ha vinto senza problemi e aspetta ancora qualche colpo di mercato e il rientro di Chiesa. Il Torino, pur fra qualche polemica, ha fatto meglio di quanto si prevedesse (Miranchuk e Sanabria a segno) sul campo di un Monza ancora da migliorare. Il Napoli è andato oltre le aspettative, mostrando una certa superiorità a Verona dove è stato ricordato Garellik. Ora c’è il caso Fabian Ruiz. Ma non sarà decisiva, la sua partenza. Delle squadre della capitale, la Roma (Dybala già inserito, Cristante decisivo) ci è sembrata ben messa e la vittoria di Salerno, contro un avversario non rassegnato, le ha dato certezze. I cugini della Lazio (subito espulso il portiere Maximiano) hanno attuato una bella rimonta contro un buon Bologna, grazie a un Immobile che da sette anni non cicca la prima. L’Atalanta ha “scoperto” Lookman sul campo della Samp. E quanto alla Fiorentina, ha sudato contro la Cremonese, ottenendo una vittoria (paperone di Radu, non nuovo a errori decisivi) che peserà sul suo morale e ha scoperto Jovic. Giovedì il Twente. Lo Spezia ha messo via punti preziosi nella corsa per la salvezza battendo l’Empoli.
Chi perde delude, ma domani, nel calcio, è sempre un altro giorno e già nel secondo turno gli scontri Atalanta-Milan, Torino-Lazio e Inter-Spezia ridurranno il numero delle squadre a punteggio pieno. Fra poco comincerà il tour de force, con l’inizio delle coppe, e conteranno le panchine e le sostituzioni. Mentre sullo sfondo il minaccioso Mondiale (cui non parteciperemo) potrebbe stravolgere gli equilibri del campionato.
SPAGNA ’82, 40 ANNI FA L’ITALIA CAMPIONE DEL MONDO
Era l’11 luglio. L’Italia intera credeva ormai in Bearzot, in Rossi, in tutti gli azzurri. Non si poteva che vincere contro la Germania nella finale di Madrid. Out l’infortunato Antognoni? Tutto bene; Cabrini sbagliò un rigore? L’Italia avrebbe vinto lo stesso. Nella ripresa Rossi segnò il suo sesto gol (e fu capocannoniere). Raddoppiò Tardelli e lanciò quell’urlo che diventò il simbolo del Mondiale vinto. Altobelli entrò al posto di Graziani e fece il terzo gol, poi Breitner segnò il gol del 3-1. Pertini non trattenne la propria gioia accanto al re Juan Carlos di Spagna e all’avvocato Sordillo, presidente della Federazione. In finale giocarono: Zoff, Bergomi, Cabrini; Gentile, Collovati, Scirea; Conti, Tardelli, Rossi, Oriali, Graziani (poi Altobelli e Causio). Ma vanno ricordati anche Antognoni e Marini, assenti nella finale. L’Italia impazzì per gli azzurri, per i gol di Rossi (che non avrebbe dovuto giocare, per i moralisti e ne fece in tutto sei) e per Bearzot: “Uno che non ha mai capito di calcio…” come scrisse qualcuno prima dei Mondiali. “Uno che non ha sbagliato una virgola” dopo la brillante vittoria. Gli avversari di Bearzot, zittiti dalla folgorante seconda parte dei Mondiali di Spagna, si ricompattarono e celebrarono il successo, salendo sul carro dei vincitori.
L’Italia, felice, dimenticò in fretta gli insulti al ct e certe malevole allusioni alla coppia Cabrini-Rossi. Vennero santificati quelli che erano stati i diavoli: per esempio l’esordiente Bergomi, “lo zio”, che aveva annullato Rummenigge, che poi sarebbe diventato suo compagno nell’Inter. Dino Zoff, il capitano che aveva risposto con i suoi monosillabi nasali ai giornalisti durante il silenzio stampa, fu immortalato con il presidente Pertini, il riabilitato Bearzot e Franco Causio mentre giocavano a carte sull’aereo di ritorno dopo il trionfo del Bernabeu. “L’impresentabile” Paolo Rossi, capocannoniere del torneo, venne ribattezzato Pablito e rappresentato a perenne ricordo dell’impresa madrilena della Nazionale. Bruno Conti, non era più la scimmia che mangiava le noccioline con Bearzot, ma il “Garrincha di Nettuno”. Anni dopo, nel 1997, in un’osteria di Milano, gli azzurri festeggiarono i 70 anni di Bearzot. Gaetano Scirea, scomparso tragicamente in Polonia era rappresentato dal figlio Riccardo. L’unica nota triste dell’adunata dei campioni del Mondo. Enzo Bearzot soffiò sulle settanta candeline, poi per l’ultimo nostro servizio targato RAI, ci disse che quella del 1982 “era stata una bellissima esperienza sportiva, ma soprattutto umana”.
Ai suoi ragazzi dedicò parole di miele: “Sarete sempre presenti nel mio cuore e nella mia testa”. I “suoi figli” dissero frasi riconoscenti. Tardelli: “E’ stato per me un papà”, Zoff “Se non si offende lo considero quasi un secondo padre”. Pablito confessò: “Se non avessi avuto un allenatore come Bearzot non avrei fatto sei gol ai Mondiale”. Cabrini: “Un uomo, una leggenda”. Conti: “Quando eravamo in ritiro, guai a chi ci toccava le noccioline. Ci chiamarono le due scimmiette”. Oriali, il mediano celebrato da Ligabue in “Una vita da mediano” disse: “Devo ringraziare Bearzot per quello che ha fatto da allenatore, ma soprattutto come uomo”. Un aggettivo di Gentile: “Mitico”. Il ct terminò la sua intervista dicendo: “I nemici non si dimenticano, si perdonano”. Parola di Bearzot. Dopo Vittorio Pozzo, soltanto lui, prima di Lippi nel 2006.
RE CARLO IV E UNA CHAMPIONS CHE FA PENSARE
Carlo Ancelotti è l’allenatore italiano più vincente del calcio: quattro Champions (due col Milan e due con il Real Madrid), successi nei cinque più importanti campionati europei ovvero spagnolo, inglese, francese, tedesco e italiano. E’ una specie di Garibaldi del pallone, come Giovanni Trapattoni che fece bene, oltre che in Italia, in Germania (Bayern), Austria (Salisburgo), Portogallo (Benfica), Irlanda (Nazionale). Insomma sono stati gli eroi di diversi mondi. Ancelotti è stato supportato sempre da grandi squadre e presidenti col portafoglio a mantice, come si diceva una volta, cioè pronti ad aprirlo velocemente, a spendere, ma è anche vero che qualche cosa deve capire di calcio, se vince spesso. Inoltre, noi che lo abbiamo conosciuto da giocatore vittorioso nella Roma e nel Milan, possiamo dire che all’inizio della carriera era un ragazzo timido poi diventato grande e disinvolto centrocampista. Dopo l’apprendistato con Sacchi in Nazionale da “aspirante stregone”, ha cominciato a mietere allori. Ora parla diverse lingue, è ascoltato: possiamo dire che il calcio italiano si è fatto sfuggire una perla rara.
Adesso sta insegnando anche al figlio Davide come si fa a restare a lungo competitivi. Magari se fosse rimasto da noi (era a Napoli) non avrebbe mietuto altri successi. Così è la vita: certi treni bisogna saperli cogliere al volo e lui conosce a memoria gli orari ferroviari dei convogli ad alta velocità. Dato a “Carletto nostro” quel che è giusto riconoscergli, ci preme far notare -anche se qualcuno non sarà d’accordo, perchè il Barnum del pallone è molto nutriente -come il calcio più in generale, che sta diventando uno spettacolo da Colosseo, come quello degli antichi romani: panem et circenses. Cioè per gente cui piace mangiare e divertirsi. Nulla di nuovo. Lotta con (e fra) leoni ruggenti e danarosi da cui noi italiani siamo esclusi: condannati dall’indigenza davanti alla tv. Ogni tanto qualche briciola (Roma in Conference). All’uopo è stata creata l’industria dello spettacolo calcistico, di cui siamo un piccolissimo ingranaggio. Ma ogni tanto qualcosa bisogna chiedersela. A noi in realtà non sembra che il calcio attraversi un gran periodo sul piano dei costumi e morale. A certi livelli ci sembra un polpettone ben confezionato, dove tutto deve apparire bello, affinchè la macchina da soldi possa continuare a funzionare. Nani, ballerine, grandi firme del calcio invitate sulle tribune per dare l’impressione che si stia assistendo a un evento imperdibile, siderale. Uno spettacolo che talvolta può non piacere, causare addirittura colpi di sonno, ma per la macchina mediatica non ha pari. Non ci è sembrata una finale eccezionale, quella fra Real e Liverpool, decisa da un golletto di Vinicius, ma forse la nostra è l’invidia di chi non c’era. Non faremo il discorso moraleggiante sulla guerra, la pandemia ecc. Ormai siamo entrati in un ingranaggio che coinvolge media, sponsor e orde di tifosi che arrivano da ogni parte per seguire l’evento, se riescono a entrare allo stadio… L’edizione n. 67 della finale del pallone europeo, quindi mondiale, ha dimostrato che non è tutto oro quel che luccica. La regia elvetica (FIFA, UEFA hanno sede della neutrale Svizzera) attraverso le gravi pecche di quella parigina, stavolta ha toppato. Del resto, anche nelle migliori famiglie ogni tanto si scopre che qualcuno ha allungato le mani, ha ciccato, l’ha fatto grossa, ecc. ma “the show must go on” (lo spettacolo deve andare avanti). Questa non è stata una edizione baciata dalla fortuna: prima Putin si è messo fare la guerra e la finale è stata spostata dalla originaria sede di San Pietroburgo a quella più rassicurante di Parigi. Dove tuttavia le cose non sono andate come i papaveri del calcio europeo avevano previsto. Il paradiso della “Ville Lumière” non è stato tale: il ritardato arrivo dei tifosi inglesi allo Stade de France, i controlli severi della polizia, i tanti spettatori con il biglietto (qualcuno falso) e quelli non in possesso del prezioso tagliando sono stati respinti e sono diventati furiosi contro i tutori dell’ordine: qualche sasso, bambini in lacrime, gas lacrimogeni e urticanti. Partita ritardata di 36′: il mondo alla tv ha visto poco o nulla e si sarà chiesto perchè. Gli incidenti sono stati minimizzati. Un pò come quello che accade ormai anche da noi, quando le telecamere ufficiali si voltano dall’altra parte per non fare apparire lo spettacolo diseducativo. Ma ci chiediamo: cosa è rimaso di educativo nel mondo (e nel calcio) attuale ?





