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Toti “La mia colpa è aver fatto il governatore, non rinnego nulla”

MILANO (ITALPRESS) – “La mia colpa è aver fatto il governatore” e di “aver avuto un modello che poi ha portato anche dei risultati”. Lo ha detto Giovanni Toti, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress, in occasione dell’uscita del suo libro, “Confesso: ho governato. Dal ponte Morandi alla rinascita della Liguria: un modello contro l’ipocrisia politica”. “Non vuole essere un pamphlet di accuse contro i magistrati – che pure, a mio modo, di vedere hanno sbagliato – ma vuole essere invece un’analisi attenta di che cosa la politica, con un gigantesco meccanismo ipocrita, dal 1993 a oggi ha rinunciato ad essere in questo Paese”, ha spiegato. I magistrati, in un’inchiesta durata quattro anni di intercettazioni e pedinamenti, mettono in discussione un modello di governo” perchè “io non sono accusato di aver preso un euro per aver fatto i fatti miei, perchè gli atti che abbiamo concesso sono legittimi” e “i finanziamenti sono tracciati, nè tantomeno di aver nascosto chi mi dava una mano a fare politica: io e i miei collaboratori siamo accusati di aver costruito un meccanismo che anche solo potenzialmente essere un asservimento della funzione agli interessi di qualche impresa” e questi interessi, “peraltro non espressi, anche solo potenzialmente nell’ordinamento italiano possono essere un reato”, ha sottolineato.
“Non rinnego nulla di quello che ho fatto, anzi: tutto quello che hanno scoperto tramite un sistema di spionaggio molto sofisticato – e immagino anche molto costoso e invasivo della mia vita – lo avrei serenamente confessato, l’abbiamo scritto nero su bianco. Quei contributi di cui sono accusato stanno nei bilanci della fondazione Change e del comitato Toti, in entrata e in uscita: sono pubblici”. Toti ha poi trovato un accordo con la procura per patteggiare una condanna a 2 anni e un mese per i reati di corruzione impropria e finanziamento illecito dei partiti con “1550 ore di lavori pubblica utilità, neanche una condanna penale: la montagna ha partorito effettivamente un topolino, se pensiamo a 4 anni di intercettazioni, di pedinamenti e di filmati nel mio ufficio della Regione per produrre questo. Ho patteggiato innanzitutto per mettere in sicurezza quello che abbiamo fatto questi 9 anni: la magistratura stessa, nella proposta di patteggiamento, ammette che gli atti che abbiamo prodotto e i soldi che abbiamo preso erano legittimi e impegnati nell’attività politica e che quindi nessuno si è arricchito alle spalle dei liguri e questo era importante anche per garantire la continuità amministrativa. La seconda ragione per cui ho patteggiato è che secondo me in quell’aula di giustizia sarebbe andata in scena una pessima commedia e chi ha scritto il copione sarebbe rimasto ancora una volta a guardare da fuori, perchè noi ci saremmo accapigliati per un decennio”.
Oggi “la politica ha un problema serio”, quello del finanziamento ai partiti. “La storia che si pone oggi è una storia che la politica italiana non ha voluto sciogliere: abbiamo tolto il finanziamento pubblico ai partiti e si è deciso che i privati avrebbero sovvenzionato come negli Stati Uniti, però poi nello stesso tempo si sono inventati reati come l’asservimento della funzione, che quello che io ho patteggiato”, ha ricordato. Il Terminal Rinfuse al centro dell’inchiesta di Genova, “che oggi sembra una miniera d’oro del Klondike, era fallito: Spinelli era l’unico imprenditore che aveva rilevato i 200 dipendenti che ci lavoravano e chiedeva al porto di avere una proroga di quella concessione per poter continuare a lavorare. Era qualcosa di doveroso, ma per il solo fatto che fosse uno dei finanziatori del mio movimento – uno delle molte centinaia – evidentemente i magistrati hanno interpretato malevolmente” il suo interesse, ma “altro non hanno fatto che applicare delle leggi che il parlamento ha votato”. Le leggi “non le hanno scritte il procuratore di Genova o il procuratore di Palermo che sta processando Salvini: hanno applicato delle norme del legislatore”. Per Toti, “sono anni che noi stiamo adattando la nostra legislazione a quell’ipocrisia di base per cui la politica ha deciso che debba essere giudicata non più degli elettori ma da qualche Corte di Giustizia”. La riforma di Nordio sulla giustizia “viene presa come un auspicio, non come un’opera legislativa. Per rimediare, serviranno anni: c’è bisogno di una riforma della Costituzione e dell’impianto legislativo”. In questi mesi, sulla vicenda che ha coinvolto Toti, la politica si è divisa “tra l’indifferenza e l’ostilità. La parte sinistra non la prendo manco in considerazione”, mentre il centrodestra “continua a sottovalutare il tema dei temi e fa Consigli dei ministri straordinari solo quando diventa deflagrante. Quello che a me è dispiaciuto è che, per la prima volta, l’inchiesta ligure fa un passo oltre: i magistrati hanno scritto nero su bianco che per un amministratore pubblico il pregiudizio di una procura pesa di più del giudizio degli elettori, finchè non ti dimetti non hai via d’uscita”, ha sottolineato.
“Quello che ha scritto la magistratura mi preoccupa: non è possibile che una regione venga squartata per via di una procura senza nessun riequilibrio e senza che la politica dica nulla. Penso che sia una grave sottovalutazione”. Nei prossimi giorni in Liguria si terranno le elezioni regionali. Il candidato del centrodestra, Marco Bucci, “è una persona che ha lavorato bene”, eredita quella “rivoluzione liberale che noi abbiamo provato a fare in Liguria in modo molto deciso e che ha convinto molti cittadini e ha ovviamente portato a giganteschi successi al centrodestra. Credo davvero che possa fare la differenza”. Il candidato del centrosinistra, Andrea Orlando, “è un dirigente politico che viene dalla storia del Pd, ma la sta perdendo anche sotto la spinta di altri movimenti con cui è alleato”.

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Riciclo, Piunti “Conou un piccolo miracolo di cooperazione”

ROMA (ITALPRESS) – “Tutta la filiera del riciclo italiana – che non è solo l’olio minerale – è particolarmente brillante, ha dei risultati sicuramente superiori alla media europea, ma gli italiani non lo sanno. Nel nostro piccolo cerchiamo di fare comunicazione su questo tema, perchè all’origine di questa eccellenza italiana c’è anche la nostra mentalità di Paese povero di risorse”. Inoltre “l’industria del riciclo è nuova, gli impianti e le tecnologie sono nuove e il sistema autorizzativo si basa sulle province e sulle Arpe provinciali regionali: il dialogo con le amministrazioni provinciali che danno le autorizzazioni qualche volta può essere difficile, credo che il polo centrale di know-how dovrebbe dare un grande supporto agli enti locali, altrimenti si rischiano anomalie e sperequazioni”. Lo ha detto Riccardo Piunti, presidente del Consorzio Nazionale Oli Usati (Conou), intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress.
Conou è “un piccolo miracolo di cooperazione nato 40 anni fa, indirizzato da una legge che ha chiesto alle compagnie petrolifere di recuperare l’olio lubrificante una volta che non serve più. Oggi raccogliamo il 100% dell’olio usato in 103mila luoghi tra officine, garage e fabbriche in Italia, a titolo gratuito, e gli ridiamo una nuova vita”, ha spiegato Piunti. In un anno, “con circa 600 mezzi di raccolta raccogliamo 190 mila tonnellate di olio minerale usato”.
Il tema dell’ambiente “diventa sempre più stringente, ci sono Paesi dove la situazione è veramente disastrosa che devono impostare un modo” per rimediare: abbiamo ricevuto le delegazioni di imprese petrolifere dell’Arabia Saudita, dell’India e della Turchia”. In passato, “imprese o Paesi ci consultavano sulle nostre modalità per rigenerare l’olio: questa volta, il tenore delle domande era incentrato sul modello. Come si fa a realizzare questo sistema senza dover mettere un poliziotto in ognuno dei 103 mila luoghi? Noi non ne abbiamo neanche uno: abbiamo degli standard, anche etici, che i nostri raccoglitori devono rispettare”, inoltre “bisogna far convergere l’interesse economico con quello ambientale, utilizzando le risorse del consorzio per favorire il loro comportamento”.
Dall’altra parte, ci sono dei Paesi interessati ad acquistare le imprese italiane. “Le imprese europee vengono a fare shopping da noi, alcune delle nostre imprese sono state acquistate da gruppi stranieri che si occupano di rifiuti”, ha spiegato.
Conou sarà tra i protagonisti di Ecomondo, l’evento di riferimento in Europa e nel bacino del Mediterraneo per la transizione ecologica e i nuovi modelli di economia circolare, in programma dal 5 all’8 novembre a Rimini. “Nel nostro stand terremo tre seminari brevi su tre temi: la cybersicurezza, la sostenibilità dei lubrificanti e i famosi PFAS, un tema a cui teniamo molto: crediamo che sia una battaglia da portare avanti, anche l’Europa sta dandosi da fare per bandire il più possibile l’utilizzo di queste sostanze che sono una minaccia per la specie perchè attaccano il sistema riproduttivo. In più, essendo indistruttibili, si accumulano nell’acqua e nell’ambiente”.
Su alcuni temi, come questo, “l’Europa è molto di traino”, ma in alcuni casi “va avanti anche facendo degli errori: anni fa, l’Europa si accingeva a fissare un limite minimo di rigenerazione dell’85% che per noi sarebbe stato facile da raggiungere visto che siamo al 98%, ma non l’ha fatto perchè in Europa al momento l’olio usato viene bruciato e ci sono molti interessi a continuare così”.
Conou ha anche ottenuto una certificazione per la parità di genere. “Riflettere sul sistema aziendale rispetto alla parità di genere significa scavare in una miniera che il passato ha accumulato, dove c’è tanta roba buona”, ha concluso.

– foto xi2/Italpress –

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Fusco “Non c’è un partito di Vannacci, diffondiamo le sue idee”

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ROMA (ITALPRESS) – Spazio per creare qualcosa di nuovo nel centrodestra sì, ma per adesso non come forza politica autonoma. Umberto Fusco, ex senatore della Lega e responsabile provinciale di Noi con Vannacci a Viterbo, racconta il ruolo che il suo movimento auspica di costruire in futuro in un’intervista a Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress. L’ottimo risultato alle elezioni europee del generale, divenuto parlamentare per il Carroccio a Bruxelles grazie a 560mila preferenze raccolte sul territorio nazionale, è la premessa per diffondere ulteriormente la sua idea politica in Italia. A portare avanti questo compito sono due movimenti: Noi con Vannacci, guidato proprio da Fusco, e Il mondo al contrario (il nome deriva dal libro che ha aperto al generale le porte della ribalta politico-mediatica).
“A oggi non c’è nessun partito di Vannacci – afferma Fusco, – Salvini e Vannacci ad oggi parlano di futuro e anche a Pontida si è ribadita la massima fiducia nel leader della Lega; è comunque logico che più passa il tempo più si andrà incontro a una soluzione. Il mio compito è diffondere l’idea di Vannacci a livello nazionale e dare spunti sul lavoro che sta facendo in Europa: lo seguirò sia che rimanga nella Lega sia che vada altrove”. Quanto ai rapporti con Il mondo al contrario, “per adesso i due movimenti restano separati e sono convinto che il nostro modo di lavorare ci premierà, perché andiamo molto d’accordo”. La prima kermesse di Noi con Vannacci si è tenuta a settembre a Viterbo, con il maltempo a mettere i bastoni tra le ruote a livello organizzativo: “Ho percepito l’interesse della gente nonostante le condizioni meteo avverse – racconta Fusco, – In poche ore abbiamo spostato la seconda giornata di lavori dall’aperto al chiuso e sono contento di com’è andato l’evento: abbiamo coinvolto non solo militari, ma tanta gente comune con un bel numero di giovani e donne. C’è lo spazio per creare qualcosa di nuovo nel centrodestra ma attualmente non ci presenteremo come indipendenti e continueremo ad appoggiare la Lega”. Per quanto riguarda la prossima kermesse l’obiettivo è chiaro: “Vorremmo farla a Roma, per affrontare le problematiche del territorio e in particolare la sicurezza in vista del Giubileo”.
Ottimismo sulla possibilità di aumentare i consensi nell’immediato: “In tantissimi si stanno interessando sempre di più al progetto di Vannacci: sabato sarò a Pescara con il nuovo coordinatore regionale del movimento, per ora non vogliamo accelerare ma solo creare un serbatoio politico in tutti i territori. Non voglio fare sondaggi sul nostro consenso, ma posso dire che ci sono i presupposti per una bella percentuale: c’è gente che non ha mai trattato la politica che è interessata al nostro progetto, non vedo un estremismo di destra nel movimento perché parliamo sempre in modo molto moderato e puntiamo a fare i messaggeri di una certa idea di politica”.

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Chialà “L’arte può essere strumento di innovazione sociale”

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ROMA (ITALPRESS) – “La mia missione di vita è dimostrare che l’arte può essere uno strumento di innovazione sociale, per far star meglio le persone: cerco di realizzare delle performance per ricordare quello di cui i media non parlano più”. Lo ha detto la bodyperformer Francesca Chialà, intervistata da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’agenzia Italpress. Chialà, attivista per i diritti umani, è anche fondatrice del movimento artistico “La festa delle sette arti” che “promuove i diritti umani, sociali e ambientali: ogni performance che realizziamo mette insieme le diverse arti e anche diversi sport, con finalità concrete, supportando diverse associazioni – soprattutto quelle meno visibili – e coinvolgendo un pubblico variegato. Promuoviamo l’economia del dono e la cultura della solidarietà: non chiediamo né soldi alle istituzioni o alle imprese, ma tutto il lavoro si basa sul dono degli artisti e degli atleti sportivi che partecipano gratuitamente a questo lavoro. Anche i media ci aiutano tantissimo: più visibilità abbiamo, più le istituzioni si prendono carico delle questioni su cui noi alziamo l’attenzione”.
La prima performance sul Tevere, il 14 maggio 2022, in occasione della giornata nazionale del malato oncologico “è stata la prima in cui ho introdotto lo sport, quando ho scoperto che il canottaggio è lo sport più efficace per le donne malate di tumore al seno. Dopo questa scoperta, ho messo insieme più obiettivi: da una parte ho aiutato un’associazione a ottenere l’acquisto dell’otto iole, l’imbarcazione per poter uscire in acqua, e dall’altra abbiamo fatto ripulire il Tevere”. Poi, quando è scoppiata la guerra in Ucraina “abbiamo dipinto 120 metri di tele con i bambini delle scuole pubbliche montessoriane di Roma, promuovendone anche il modello educativo che mette al centro il bambino, la sua creatività e la sua libertà”.
Inoltre “abbiamo fatto diverse iniziative per la Palestina: abbiamo organizzato un tour tra l’Italia e la Terra Santa con un’orchestra sinfonica di bambini e ragazzi di tutti i paesi del mondo, tra cui israeliani e palestinesi, e abbiamo aiutato i bambini palestinesi sordi. La sordità in Palestina è una malattia genetica perché si sposano tra consanguinei: quando siamo stati da loro, una bambina sorda ha messo la mano sul violoncello, percependo per la prima volta il ritmo, ha cominciato a ballare”.
All’Arsenale di Venezia “ho cercato di far ricordare le guerre dimenticate, coinvolgendo gli atleti del CIO, i rifugiati politici dell’Ucraina, dell’Afghanistan e dell’Iran. Il giorno della performance combaciava con il secondo anno dall’uccisione della ragazza curda a Teheran: dopo il momento iniziale in cui tutti si tagliavano i capelli, non se ne è parlato più. Cerco di utilizzare queste performance che realizzo” per tenere alta l’attenzione, “anche coinvolgendo la comunità afghana e la comunità iraniana a Venezia, cercando sempre di mettere insieme lo sport con l’arte”. A Venezia ha presentato la Donna Vitruviana, “una scultura-mosaico in vetro di Murano e foglie d’oro che vuole essere la sintesi di Oriente e Occidente: il messaggio dell’opera è che il pianeta potrà essere salvato solo da donne e uomini insieme e in equilibrio”. Per Chialà “ogni volta che faccio una performance, per me è un momento di introspezione ma soprattutto un momento di elaborazione: penso che sia uno strumento straordinario per far lavorare gli adolescenti con il proprio corpo e per entrare in relazione con il corpo altrui. In primavera faremo una grande performance in un posto meraviglioso sull’Appia antica, insieme a questi ragazzi che vivono situazioni drammatiche”.

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Swg, de Carolis “Con Polling Europe strategia sviluppo internazionale”

MILANO (ITALPRESS) – In Europa “ci sono tante sfaccettature, ma la globalizzazione tende a uniformare l’opinione pubblica dei vari Paesi: di fatto, comincia a emergere una vera e propria opinione pubblica europea” e “una parte significativa della partita dei public affairs – cioè quei settori economici che hanno una forte regolamentazione, le cui aziende hanno bisogno di sapere come la pensano i cittadini e gli stakeholder – si sta spostando su Bruxelles: era logico cercare uno sviluppo internazionale”. Lo ha detto Adrio Maria de Carolis, presidente di SWG, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress, parlando della nascita di Polling Europe, una joint venture al 50% con OpinionWay, una società francese di sondaggi, tra le quattro più importanti. “Abbiamo cercato di lavorare alla creazione di una vera società europea, non semplicemente una filiale di SWG italiana a Bruxelles: dall’alleanza, infatti, stanno nascendo altri discorsi con altri soggetti in Germania, in Grecia, in Olanda, in Belgio e in Spagna per allargare la compagine societaria”, ha aggiunto de Carolis.
Attualmente “l’analisi dell’opinione pubblica a livello europeo è svolta essenzialmente dall’Eurobarometro, costituito da 27 sondaggi nei 27 Paesi”, con cui viene “fatta una media del dato: questo approccio però tende a privilegiare l’opinione pubblica del singolo Paese, noi invece pensiamo che sia molto importante poter avere uno strumento che analizzi l’opinione pubblica europea”. Per questo “stiamo producendo un osservatorio continuativo, rappresentativo della popolazione europea”, per offrire “servizi ad hoc ai nostri potenziali clienti”. Le interviste sono svolte “attraverso il cosiddetto metodo CAWI online, perchè ormai anche in Italia la presenza dei telefoni fissi non copre più tutta la popolazione, mentre con l’intervista online è possibile rappresentare l’opinione pubblica in maniera più veloce, meno costosa e anche più precisa, anche con l’utilizzo di algoritmi di intelligenza artificiale”, ha sottolineato.
“Abbiamo costituito Rachael, una startup innovativa con la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (Sissa) e l’università di Trieste, che sono due eccellenze nel panorama scientifico e di ricerca applicata, che sta applicando gli algoritmi di intelligenza artificiale all’enorme archivio dati SWG che, dal 1997, settimanalmente rileva l’opinione pubblica degli italiani su centinaia di argomenti, da cui produciamo le nostre osservazioni”.
Su Bruxelles “abbiamo tre target: da una parte ci sono la Commissione Europea, il Parlamento Europeo, tutte le diramazioni delle istituzioni europee e anche il mondo dell’associazionismo. Il secondo target è quello dei partiti politici, mentre il terzo ambito – che è quello per noi più interessante e quello su cui puntiamo maggiormente – è quello delle imprese: moltissimi settori sono soggetti a una regolamentazione, che sta passando dall’ambito nazionale a quello europeo, abbiamo cominciato già a lavorare con tantissime aziende che hanno la necessità di capire come gli utenti dei propri servizi reagiscono alle proposte di modifica della regolamentazione su scala europea”. Tra le priorità più sentite dai cittadini europei ci sono “certamente il tema della difesa comune, connesso alla preoccupazione per le guerre: la maggioranza degli europei è favorevole all’esercito comune, l’Italia è il Paese dove c’è il minor favore e c’è un forte atteggiamento sfavorevole alla guerra. Il secondo tema è quello ambientale, che aveva raggiunto il suo vertice in termini di priorità prima del Covid e oggi sta crescendo nuovamente. Il terzo è quello delle prospettive dell’economia europea: è sotto gli occhi di tutti la difficoltà di alcuni settori e il problema della competizione a livello globale”, ha spiegato de Carolis.
“La sensazione è che il tema vero sia la paura, uno dei grandi motori dell’opinione pubblica, dell’agire individuale e dei gruppi sociali. Qualche anno fa era la paura di perdere il posto di lavoro, oggi non sembrerebbe questo”. In generale “dove c’è maggior fragilità, c’è maggior paura e quindi anche maggiore attenzione a delle ricette semplici da comprendere e che si vorrebbe potessero risolvere i problemi”.

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Autonomia, Russo (FdI) “Per noi è un tema di responsabilità”

ROMA (ITALPRESS) – “E’ facile dire “abbiamo raccolto una marea di firme” per il referendum se tu racconti che l’autonomia differenziata, così come l’abbiamo approvata, è un qualcosa che serve a penalizzare il Sud e favorire il Nord. In realtà è stata una legge ordinaria che è andata a declinare una previsione costituzionale, che per altro ha fatto il centrosinistra nel 2001. Noi non possiamo invocare la Costituzione solo quando ci fa comodo”. Lo ha detto Raoul Russo, senatore di Fratelli d’Italia, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’Agenzia Italpress. “Chi ha paura dell’autonomia differenziata? Chi ha paura di dare responsabilità alle classi dirigenti. E’ un principio corretto di sussidiarietà, alcune funzioni possono essere gestite meglio dal territorio e l’elettore ha il diritto del confronto con la classe dirigente. Per noi quello sull’autonomia è un tema di responsabilità”, ha spiegato. Russo ha quindi ricordato che “il referendum sull’autonomia differenziata, come ha detto anche Giorgia Meloni, è un atto di democrazia, un momento di dibattito, ma intanto deve essere ammesso dalla Corte Costituzionale e su questo ho qualche dubbio”. In agenda i referendum possibili, in caso di via libera dalla Consulta, sono tre, oltra a quello sull’autonomia ci sono quelli sulla cittadinanza e sul salario minimo.
“Si mobilitano le claque nella raccolta firme, ma poi il cittadino medio è lontano e abbiamo visto in passato anche un pò stanco dei referendum. Ma, al di là di questo, il centrosinistra porta avanti tutte queste battaglie referendarie ma continua a perdere le elezioni territoriali”, ha sottolineato.
Sulla scia dell’autonomia differenziata il senatore di Fdi ha affrontato altri temi quali il cambiamento climatico.
“A proposito di prevenzione ci dev’essere un corretto equilibrio tra l’autonomia differenziata e il potere centrale. E’ chiaro che il territorio lo conosce chi ci vive e lavora, gli amministratori locali, ma la manutenzione del territorio dev’essere sostenuta economicamente”. Russo è componente della commissione Antimafia, alle prese in questi giorni con il caso Striano. “Ci troviamo di fronte a usi impropri di banche dati, sicuramente, perchè questi dati riservati sono stati dati ai giornali. Il dottor Melillo dela Dia ora chiede di essere audito perchè vuole raccontare le falle che ha trovato nel sistema di cui Striano faceva parte, per accertarne le responsabilità. A noi non interessa fare la caccia alla streghe o polemica, ma è legittimo chiedersi per quali utilizzo e per conto di chi sono stati fatti questi accessi e diffusi dati riservati. Come Parlamento vogliamo sapere cosa non ha funzionato nell’architettura dello Stato. La lotta alla mafia ci deve sempre tenere vigili su tutto ciò che può portarci ai tempi delle stragi, da Falcone a Borsellino”, ha concluso Russo.
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Sanità, Pelissero (Aiop) “Dare risposte a cronicità e invecchiamento”

MILANO (ITALPRESS) – “Costruire una sanità che risponda richiede un’organizzazione che va messa in piedi”. L’idea alla base delle misure approvate alcune settimane fa dal Consiglio dei ministri “è quella di erogare più prestazioni sanitarie a fronte di una domanda”, ma è “importante cercare finalmente di capire” se e quanto è critico il fenomeno delle liste d’attesa, “perchè non c’è un dato nazionale serio e certificato che ci dica quante sono le criticità. Bisogna uscire dagli slogan”. Lo ha detto il nuovo presidente dell’Associazione Italiana Ospedalità Privata (AIOP), Gabriele Pelissero, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’agenzia Italpress. “Probabilmente ci sono delle difficoltà”, ma “non c’è paese europeo che abbia un sistema di welfare evoluto che non abbia problemi a far combaciare la domanda e l’offerta”, ha spiegato. Ma ci sono anche dei problemi organizzativi: “Abbiamo una elevata quantità di prenotazioni – il 20-30% di tutte quelle che vengono fatte – a fronte delle quali il paziente non si presenta. Bisogna conoscere meglio” questo fenomeno e, nei provvedimenti del governo, “ci sono dei segnali, come ad esempio l’osservatorio che finalmente dovrebbe darci uno strumento per capire quali sono i bisogni”, ha ricordato.
Poi “abbiamo certamente dei problemi di sistema perchè nei decenni scorsi l’Italia ha sbagliato la programmazione degli specialisti medici: soprattutto in alcune specialità, non produciamo specialisti in modo sufficiente rispetto alla domanda e questo è un problema che richiederà degli anni per essere risolto. C’è anche un problema di tariffe perchè la tariffazione, cioè ciò che lo Stato mette per erogare queste prestazioni, in molte realtà è scesa troppo”. Quindi quella individuata dal governo è la strada giusta? “E’ un primo passo. Se verrà sviluppato a breve con il disegno di legge e anche con un pò di finanziamenti, sicuramente è una strada. Sono 10 anni che i governi definanziano la sanità, è una buona cosa se ci si rimette dentro qualcosa”, ha sottolineato Pelissero.
“In Europa tutti i sistemi di welfare fanno fatica, perchè sono stati pensati 40-50 anni fa, quando quello che si poteva fare è infinitamente meno rispetto a quello che si può fare oggi. Questa però è una scelta politica di fondo: queste società devono decidere quanto investire sul valore della salute e del benessere dei cittadini, questa è la grande sfida”, ha sottolineato. “L’Europa – e l’Italia è molto allineata – è sicuramente il territorio nel mondo che si prende più cura dei propri cittadini, lo fa discretamente. Abbiamo abbattuto drasticamente la mortalità infantile, la nostra speranza di vita è elevata: gli indicatori fondamentali non sono affatto male. Ci sono delle disparità territoriali, si può fare meglio” ma “se vogliamo fare una comparazione fra le cose reali, allora sicuramente questa sicuramente è un’oasi felice”.
Come presidente Aiop, “l’obiettivo è trovare le risorse per rinnovare i contratti di lavoro di circa 100.000 lavoratori su tutta la filiera”. L’Aiop rappresenta le strutture ospedaliere, socio sanitarie e territoriali di diritto privato del Servizio sanitario nazionale e le realtà operanti nel campo del privato puro. “Dobbiamo dare una risposta alla cronicità, all’invecchiamento della popolazione e al cambiamento della struttura delle famiglie in questo paese, dove la famiglia individuale diventa sempre più frequente: una fetta importante della popolazione ha bisogno di più presenza, sostegno e aiuto. La residenzialità sanitaria non è l’unica soluzione possibile, però è una soluzione importante e significativa: oggi abbiamo un grande sviluppo – soprattutto nell’Italia del Nord e del Centro – della residenzialità che unisce i servizi alla persona (l’alimentazione, la pulizia, la socialità) con una parte che diventa sempre più importante dal punto di vista sanitario. L’ospedale non è la struttura adatta per fare queste cose: la risposta sul benessere e sulla salute della persona deve essere completa” e “la nostra associazione ha lavorato per mettere insieme tutto questo”, ha spiegato Pelissero. “Le nostre strutture sono integrate nel Servizio Sanitario Nazionale, ci si va con la tessera sanitaria sia per fare la visita medica, sia per un ricovero. Il cittadino non ha la minima percezione del fatto che esistono un 28-30% di prestazioni di ricovero ospedaliero che sono erogate da enti che non sono di proprietà pubblica, ma sono convenzionati. C’è una divaricazione di linguaggio e di percezione fra gli utilizzatori” del servizio “rispetto invece al dibattito politico, dove l’ideologia è assolutamente dominante: la cosa divertente è che poi anche chi “strilla” contro il privato, quando governa, invece, lo usa tantissimo”.
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Conte “Europa fermi escalation militare e acceleri sul salario minimo”

PALERMO (ITALPRESS) – Un reddito di cittadinanza europeo, salario minimo e no ad un’escalation militare in Ucraina. Sono i punti principali sottolineati dal leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte a margine del comizio elettorale di chiusura della campagna per le elezioni europee a Palermo, in un’intervista a Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano – Elezioni Europee” dell’agenzia Italpress.
Sul conflitto in Ucraina, la posizione di Conte è chiara. “Noi abbiamo accettato aiuti militari all’inizio, quando c’è stata l’aggressione di Putin che noi abbiamo condannato. Ma nella risoluzione approvata dal Parlamento italiano c’era anche scritto che andava fatto a condizione che si lavorasse per un negoziato di pace e una de-escalation. E invece, con il governo Draghi prima e quello Meloni adesso, stanno seguendo la logica guerrafondaia: sempre ulteriori invii di armi – ha ribadito -. A questa logica dell’escalation militare dobbiamo opporci con tutte le nostre forze. Non possiamo permettere di essere trascinati dai nostri governanti nella terza guerra mondiale”.
Secondo il leader pentastellato l’unica strada per “costruire un futuro di pace” passa da un tavolo negoziale. E chiarisce: “noi difenderemo le ragioni dell’Ucraina, ma è chiaro che la soluzione deve essere negoziale. Non ci possiamo permettere un conflitto mondiale o addirittura nucleare”. Conte ha poi rilanciato la battaglia del movimento per un reddito di cittadinanza europeo. “In tutti i paesi europei c’è il reddito di cittadinanza. Solo il governo italiano non lo vuole – ha spiegato -. Ne abbiamo bisogno anche perchè l’intelligenza artificiale e la robotica rischiano di far sparire tanti lavori: noi dobbiamo gestire tutto questo con una cintura di protezione europea. E noi lo imporremo da Bruxelles a Giorgia Meloni”.
Altro tema caldo è il salario minimo. Per Conte “è inaccettabile che ci siano 4 milioni di lavoratrici e lavoratori sottopagati. Non è compatibile con la costituzione che parla di un salario che consente un’esistenza libera e dignitosa a tutti”. “Anche in Europa esiste già una direttiva sul salario minimo: noi la possiamo rinforzare in modo da imporla anche all’Italia e a questo governo sciagurato”, ha ribadito.
Per il Movimento 5 Stelle in Italia come in Europa non bisogna sottovalutare il fenomeno della corruzione. “Oggi in Italia da Torino a Bari è un fiorire di inchieste sulla corruzione. Ci sono tutte le premesse per una nuova Tangentopoli. Per questo abbiamo bisogno di un Movimento 5 Stelle che lotti per la trasparenza e legalità anche in Europa per imporre norme più stringenti”, ha dichiarato Conte definendo questa lotta “una battaglia vitale per la democrazia perchè questa corruzione innesca uno scambio politico-mafioso”. Infine Conte non risparmia critiche al governo in merito ai recenti provvedimenti sulla sanità. “Se a tre giorni dal voto riunisci il consiglio dei ministri per fare un decreto d’urgenza per tagliare le liste d’attesa e non ci metti un euro, concretamente non c’è nessuna soluzione – ha spiegato -. Poi scopriamo che in quel decreto ci sono cinque nuovi dirigenti per il ministero della sanità. Quindi stanziano i soldi solo per questi nuovi dirigenti. E’ un’offesa a tutti i cittadini che attendono fino a 500 giorni per un esame diagnostico. E’ una vergogna”.

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