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Difesa, Minardo “Investire su tecnologia e risorse umane”

ROMA (ITALPRESS) – “Abbiamo bisogno di investimenti importanti e ingenti perchè i conflitti in corso hanno impegnato molto il nostro Paese e hanno ridotto le scorte. Da qui ai prossimi tre anni stiamo lavorando a investimenti importanti per potere da un lato rinvigorire la dotazione in termini di strumenti per la difesa e dall’altro lato aumentare il numero di uomini e donne nelle forze armate”. Così Nino Minardo, presidente della Commissione Difesa della Camera, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress.
Gli investimenti in difesa “oltre alla sicurezza portano sviluppo, noi abbiamo una industria della difesa” che si occupa “non solo di carri armati e armi ma” è dotata anche di “tecnologia apprezzata in tutto il mondo. L’Italia è sede di industrie e stabilimenti che danno lavoro a decine di migliaia di famiglie e gli investimenti, che mi auguro ci saranno, garantiranno sicurezza ma anche sviluppo. La politica ha la necessità di impegnarsi su più fronti – spiega -, è arrivato il momento che anche il nostro Paese si doti di una riserva utile nei momenti delicati e di emergenza, come Commissione Difesa stiamo già lavorando a una proposta legislativa finalizzata a dotare l’Italia di una riserva, come avviene in quasi tutti gli altri Paesi, e lo faremo probabilmente su più livelli partendo da un coinvolgimento delle forze di polizia per poi lavorare, nel giro di qualche anno, ad una riserva che prevede il coinvolgimento di tutti quegli italiani che, pur facendo altro nella vita, vogliono dare un servizio allo Stato”.
Minardo parla poi del via libera da parte della Commissione Difesa all’indagine conoscitiva sulla cyberdifesa. “Noi abbiamo avviato questa indagine conoscitiva, che andrà avanti con tutta una serie di audizioni, per mettere insieme il sistema Paese che si occupa di cyberdifesa e creare insieme una cornice normativa utile al Paese – sottolinea -. Poi ci sarà una seconda fase che porterà questo lavoro ad un ampliamento dalla cyberdifesa alla cybersicurezza, coinvolgeremo tutti quei settori che si trovano ad operare in questo campo. Le guerre moderne si combattono con il cyber, da qui nasce l’esigenza di creare un luogo ufficiale di confronto che in questo caso è la Commissione Difesa della Camera dove poter sviluppare un ragionamento rispetto a un fenomeno che ormai quotidianamente vede il nostro Paese essere soggetto a decine di attacchi cyber. E’ un fenomeno molto complesso – osserva – dove noi abbiamo delle eccellenze che non sono seconde a nessuno, all’interno delle nostre industrie ci sono bravi esperti, le Forze Armate sono dotate di persone che lavorano a questo fenomeno, ma quello che manca è creare quel confine di leggi e norme che permettono alle industrie, al mondo academico e Forze Armate di lavorare in questo settore”.
Infine, il presidente della Commissione Difesa commenta l’innalzamento dell’età di accesso alle Forze Armate e dell’attrattività di questo settore per i giovani. “L’Italia è il Paese che in Europa ha i limiti più bassi per la partecipazione ai concorsi, 24 anni è la media mentre quella europea è di 35 anni; noi stiamo studiando un progetto di legge da presentare in Commissione Difesa per poter procedere ad un innalzamento tenendo conto anche che l’età media è cresciuta, l’età scolastica pure, e bisogna dare la possibilità a un giovane che finisce un periodo di studi superiore di poter accedere alle Forze Armate. In Italia però vogliamo farlo in maniera diversa rispetto ai ruoli che si andrebbero a ricoprire – sottolinea -; stiamo cercando di fare questo confrontandoci con gli stati maggiori delle Forze Armate per una proposta il più condivisa possibile, tenendo conto che l’ultima parola spetta al legislatore”. Il mondo delle Forze Armate “è sicuramente attrattivo ed è una grande sfida che consente ai giovani e a tutti i cittadini italiani di potersi dedicare al proprio Paese, sul piano economico però c’è tanto da lavorare soprattutto per le figure specializzate, oggi c’è un grande problema perchè lo Stato ha bisogno di avere esperti ma spesso non è competitivo rispetto alle grandi industrie private, bisogna essere competitivi nel poter convincere il soggetto specializzato a lavorare per lo Stato. C’è poi il tema della previdenza e su quello stiamo cominciando a fare un lavoro sul piano legislativo perchè da anni ci si trascina un grandissimo problema legato alla previdenza delle Forze Armate, è giusto dare dignità a chi per una vita ha lavorato al servizio dello Stato”, conclude.

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Arpa Lombardia, comunicazione e formazione per cittadini più consapevoli

MILANO (ITALPRESS) – “Io non credo che il cambiamento climatico sia frutto dell’uomo. Credo invece che frutto dell’uomo sia la mala gestione della qualità dell’ambiente. Dell’uomo, non delle istituzioni che da diversi anni stanno seguendo una linea di consapevolezza di quella che deve essere la gestione dell’ambiente”. Per Lucia Lo Palo, presidente di Arpa Lombardia, è quindi il possesso di una consapevolezza chiara e concreta a far la differenza quando cittadini e imprese si trovano di fronte alle tematiche ambientali.
Come sottolineato nell’intervista rilasciata per la rubrica “Primo Piano” dell’agenzia stampa Italpress, una maggiore consapevolezza può passare solo attraverso una comunicazione efficace. “Come Arpa Lombardia, dal 2012 stiamo organizzando dei corsi di formazione sia per preparare sia per sensibilizzare i cittadini alla questione ambientale – spiega – L’obiettivo è combattere il messaggio di eco-ansia: io non ci credo, anzi essendo una persona che ha molto a cuore i giovani ritengo che le cose vadano spiegate per come devono essere spiegate”.
Spiegare un tema di stretta attualità come la fragilità del nostro ecosistema non è però facile neppure per un ente come Arpa Lombardia che, nelle parole della stessa Lo Palo, sconta un “ingessamento a livello di comunicazione” e una cattiva fama di “organismo punitivo” per le imprese.
“A me piacerebbe far conoscere Arpa molto di più, implementare sulla formazione soprattutto nelle scuole e raccontare soprattutto ai giovani cosa sta facendo Regione Lombardia”, sottolinea la presidente, rimarcando che “questi ragazzi che si siedono per strada a bloccare il traffico hanno realmente paura di quello che sta succedendo”.
Ma come si può fare per non lasciarsi dominare dalla paura e anzi avere un atteggiamento costruttivo quando si parla di ambiente? Secondo Lucia Lo Palo “per combattere la strumentalizzazione del mondo del mainstream, non c’è arma migliore che la conoscenza e la divulgazione portando dati concreti che permettano ai ragazzi di arrivare a un livello di ragionamento che apre la mente. E’ il motivo per il quale Arpa punta molto sulla formazione, ma questo è un invito a 360 gradi anche alla politica e alle istituzioni più alte”.
Anche le imprese non sono insensibili al tema della sostenibilità e in particolare al conseguimento degli obiettivi ESG (Environmental, Social e Governance, ndr). “C’è un dato di fatto: tutte le industrie si dovranno allineare al concetto di sostenibilità perchè entro 5-10 anni ci sarà un bilancio di sostenibilità che porterà tutte le aziende a dover indicare quello che fanno per l’ambiente, per il sociale e all’interno dell’amministrazione – illustra Lo Palo – Quindi sia chi lo percepisce (e ci sono molte aziende illuminate e anche in anticipo sui tempi) sia chi invece fa più fatica, entro 5-10 anni sarà obbligato ad avere questo concetto di sostenibilità permeato all’interno dell’azienda”.
Si tratta di un dettaglio importante, soprattutto quanto si parla di una regione industrializzata come la Lombardia che in termini di produttività è la prima in Italia e la quarta in Europa. Un territorio per il quale la cura dell’ambiente è un settore primario, come dimostrano i frequenti fenomeni temporaleschi estremi.
Guardando poi al futuro, Lo Palo resta fiduciosa della reale possibilità di creare in futuro una simbiosi uomo-ambiente. “Nelle nuove generazioni, c’è la consapevolezza che noi siamo parte di un pianeta amico. L’essere umano dovrebbe riuscire a maturarla perchè è fondamentale: siamo parte di un pianeta che ci ospita e dobbiamo rispettarlo”, conclude.

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Manghi “In Italia va colmato il gap di competenze digitali”

MILANO (ITALPRESS) – “I talenti e le competenze digitali sono insufficienti rispetto alla domanda delle imprese, nei prossimi 5 anni nel nostro Paese ci sarà un gap di quasi un milione di persone con competenze digitali di cui le imprese e la pubblica amministrazione hanno bisogno e che non riusciamo a trovare”. Lo ha detto Gianmatteo Manghi, amministratore delegato Cisco Italia, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress. “Noi ne formiamo 60mila all’anno” e “facciamo anche tanta formazione al nostro interno”, ma “non è sufficiente: bisogna fare molto di più”, spiega. Un altro punto importante è “un’organizzazione del lavoro più moderna, che sappia bilanciare le ambizioni e i doveri professionali con le esigenze personali e familiari, anche in base alla fase della propria vita: questa nuova organizzazione del lavoro per noi è importantissima”, in Cisco “utilizziamo la tecnologia per creare un buon bilanciamento fra queste esigenze e le persone di qualsiasi età lo apprezzano moltissimo”. Non si tratta “solo di migliorare la qualità della vita”, ma serve anche a “migliorare i risultati di business”.
Dopo il Covid, “è rimasta la consapevolezza che si può lavorare in modo diverso e che si può utilizzare il digitale per migliorare l’efficienza produttiva, la qualità della vita e la sostenibilità. Il digitale è diventato centrale per cambiare il mondo, non solo l’economia”, sottolinea. “Il lavoro del futuro è fare in modo che le persone continuino a lavorare in modo flessibile, ma si ritrovino anche in spazi di lavoro collaborativo, per costruire rapporti di fiducia e innovazione. E’ fondamentale che il digitale elimini barriere, aiuti a ottenere servizi in modo più semplice, anche più automatico, ma non elimini il rapporto umano fra le persone”.
In futuro “vogliamo continuare a guidare l’innovazione tecnologica e la trasformazione digitale nelle imprese, nella pubblica amministrazione e nella società, portando benefici in termini di crescita economica, ma anche di inclusione sociale e sostenibilità, considerando che ci sono in arrivo alcune sfide fondamentali. La prima è legata a una rivoluzione tecnologica che chiamiamo ‘Quantum’, che nei prossimi 5-7 anni avrà tre impatti fondamentali sulle reti, sui computer e sulla sicurezza: abbiamo le competenze e le tecnologie per aiutare l’impresa e la pubblica amministrazione a prepararsi a questa grande trasformazione”, che “comporterà anche dei benefici, cioè capacità computazionali e capacità di trasmissione dati incredibili”, spiega.
“La seconda sfida è la sostenibilità: vogliamo essere a impatto zero totale nel 2040” e “vogliamo anche aiutare i nostri clienti a diventare impatto zero, a usare le tecnologie digitali per consumare meno energia, meno prodotti, meno materie prime e meno emissioni. Il terzo punto è l’inclusione sociale – sottolinea Manghi -: tutte le aziende devono avere uno scopo, il nostro è dare vita a un futuro inclusivo per tutti, fare in modo che il digitale migliori la società e l’economia a beneficio di tutti. Questo è il nostro impegno”. Si sta diffondendo “sempre di più” un “nuovo capitalismo illuminato: il ruolo dell’impresa in senso tradizionale era generare ottimi risultati per gli azionisti, creare un ambiente di lavoro in cui le persone lavorano bene e ovviamente servire i clienti in modo eccellente. Ora c’è un quarto fondamentale scopo, che è quello di avere un impatto sociale positivo”. Se, come settore, “facciamo tutti insieme il nostro lavoro, possiamo dare un contributo fondamentale” per far diventare l’Italia “il miglior paese in Europa per crescita economica, sostenibilità e inclusione sociale”, conclude.

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Ferretti “Consumi in calo anche per il rincaro delle spese obbligate”

ROMA (ITALPRESS) – “C’è un calo dei consumi e questo succede tutte le volte che c’è un aumento dell’inflazione, ma secondo me va sottolineato che succede tutte le volte che tutte le spese obbligate hanno grossi incrementi: questo porta i consumatori a ridurre tutte le spese non obbligate, intervenendo dove possono per risparmiare”. Lo ha detto Flavio Ferretti, presidente di IBC, l’Associazione delle Industrie dei Beni di Consumo che annovera circa 33mila aziende, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress. “Come spesso accade, non c’è mai qualcosa di costante in tutte le categorie”, continua. Per quanto riguarda il caro prezzi, sottolinea, “le aziende subiscono gli aumenti dei costi come li subiscono i consumatori”, poi c’è da considerare il fatto che “ci sono prodotti che vengono commercializzati tutto l’anno, ma vengono raccolti e comprati solo in un certo mese”. E oltre alle materie prime c’è anche l’aumento del costo dei materiali, come il vetro che è aumentato dell’88%, la carta del 65%: gli imballi si fanno con quello” e “la costruzione di un prodotto è la somma di tutti i costi”.
IBC ha presentato un protocollo anti-inflazione al ministero delle Imprese. “Il ministro Urso aveva presentato inizialmente un protocollo, un accordo per la distribuzione che definiva alcuni parametri: noi lo abbiamo trovato difficile da sottoscrivere”, anche perchè “non potremmo mai prendere impegni per conto di 33mila aziende”, quindi “abbiamo proposto una lettera di intenti, con l’impegno sottoscritto dalle associazioni nei confronti dei propri associati, che è innanzitutto informare. Auspichiamo che questo tipo di iniziativa possa avere un certo tipo di successo, perchè siamo consapevoli delle tematiche che affliggono i nostri consumatori”, sottolinea. “Se vogliamo trovare delle modalità di diminuzione o quantomeno di contenimento dell’inflazione, forse è più opportuno far sedere al tavolo della discussione di tutti gli attori della filiera”, anche “il trasporto, visto che la logistica è comunque un costo estremamente importante”. E’ altrettanto “importante identificare delle possibilità per avere meno costi sulla gestione degli imballi e così via: parliamo di digitalizzazione e di responsabilità sociale delle aziende”, aspetti per cui “fanno degli investimenti, sostengono dei costi e, spesso e volentieri, si indebitano”, continua Ferretti. “La politica del continuo, veloce e repentino aumento dei tassi mette pesantemente in difficoltà tutti i consumatori che lo subiscono, ma anche tutte le aziende: il ricorso al credito delle aziende industriali italiane è sceso di 3,7 punti, perchè non hanno più soldi per pagare gli interessi”, spiega. “L’Italia ha un tessuto industriale flessibile che riesce ad adattarsi al cambiamento e alle problematiche, questo non vuol dire però che siano tutte rose e fiori” perchè “negli ultimi tre anni abbiamo perso 3.600 aziende che sostanzialmente hanno chiuso e immaginiamo quante migliaia di dipendenti”, ricorda. “Per natura sono ottimista”, anche “perchè la conformazione del tessuto industriale italiano è ricca, con dei valori di prodotto che credo tutto il mondo ci invidia. Dall’altra parte però bisogna preservare la pelle, perchè avere una così alta mortalità di aziende è un valore che si perde”, conclude.

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Ghisleri “Centrodestra al 43-45%, Pd-M5s insieme oltre il 30%”

ROMA (ITALPRESS) – Fratelli d’Italia è al di sopra del 26% che prese alle scorse elezioni, la Lega supera la soglia psicologica del 10% mentre Forza Italia si assesta tra il 6,5 e il 7,5%. All’opposizione, Pd e M5S sono molto vicini – e insieme raccolgono più del 30% – mentre Azione e Italia Viva rischiano di non arrivare al 4%. Sono gli ultimi sondaggi sui partiti italiani illustrati dalla sondaggista Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research, intervistata da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’agenzia Italpress.
Attualmente Fratelli d’Italia “è al di sopra di quel 26% che prese l’anno scorso”, spiega Ghisleri. “Appena eletta, Giorgia Meloni ha goduto di un grande successo che è durato fino a marzo-aprile, quando sono iniziate le prime importanti migrazioni dall’Africa e quando si è cominciato a sentire fortemente il peso dell’inflazione”, ma comunque l’indice di fiducia nei suoi confronti “è intorno al 37-38%, leggermente al di sotto rispetto ai valori registrati fino a marzo, perchè da giugno in poi è iniziata una piccola contrazione”, sottolinea.
“Da qui al voto delle elezioni europee di giugno ci sono ancora 9 mesi in cui il governo dovrà varare una manovra e fare una campagna elettorale che vedrà i partiti di maggioranza ‘combatterè tra di loro. Quindi ci sarà anche una certa tensione, che in questi primi giorni di settembre sta favorendo la Lega, che nei nostri sondaggi si attesta intorno al 10,5-10,6%”. Forza Italia “mantiene un discreto 6,5-7,5%”, ma comunque la coalizione di centrodestra nel suo complesso “viaggia sempre tra il 43 e 45%, con punte del 46%”.
All’opposizione, “Elly Schlein ha avuto un’estate complicata: in molti si sono spostati in Italia Viva o in Azione” perchè la leader dem “ha preso delle posizioni molto nette e differenti da quelle che il Partito Democratico ha portato avanti fino ad oggi. Il PD attualmente sta al di sotto di quella soglia psicologica del 20%, tra il 18 e il 20%: vuol dire che sta di nuovo aiutando il Movimento 5 Stelle a rimpinguare il suo bacino di utenza”. I due partiti “sono molto vicini, il Movimento 5 Stelle viaggia tra il 16 e il 18%”. Inoltre ne approfittano “anche i più piccoli, come +Europa, che si muove tra il 2 e il 3%, e la sinistra, con i Verdi che si muovono quasi a sfiorare il 3%”. In quello che fu il Terzo Polo, “Calenda e Renzi insieme potrebbero avvicinarsi all’8%. Separati, a malapena riescono ad arrivare alla soglia vitale per le elezioni europee, che è il 4%”, sottolinea Ghisleri.
In questo momento, Meloni “è al governo in Italia e all’opposizione in Europa: deve sposare questo dualismo in una situazione unica per poter dare delle risposte” su alcuni problemi come “il caro prezzi e l’aumento della benzina, situazioni che toccano tutti i cittadini” e su cui “ci sono i primi scontenti. La destra sta cercando di trovare delle soluzioni molto più restrittive, mentre Meloni si sta spostando più verso il centro, forse aiutata anche dalle posizioni di Forza Italia e del suo leader Tajani”, chiarisce Ghisleri. Quanto conta in questo momento l’emergenza immigrazione? “Il centrodestra ha sempre fatto della politica migratoria un canto fondamentale per le campagne elettorali: in questo c’è una contrapposizione tra la politica desiderata dagli elettori della Lega e la politica di Fratelli d’Italia. Questo potrebbe mettere in fibrillazione questo centrodestra, che comunque sembra stabile sui suoi numeri”, ma non bisogna trascurare il fatto che “il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle insieme raccolgono più del 30%”.
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Sallusti “La visione di Giorgia Meloni va oltre Fratelli d’Italia”

ROMA (ITALPRESS) – La visione di Giorgia Meloni? “E’ molto identitaria” e “va ben oltre Fratelli d’Italia: se si realizzerà, di fatto, aprirà un bacino molto più ampio, non solo numericamente”. Lo ha detto il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress, raccontando “La versione di Giorgia”, il libro – edito da Rizzoli – che ha scritto dopo una quarantina di colloqui con la premier.
“Siamo qui a interrogarci da settimane su chi può essere il successore di Berlusconi: la mia idea è che non esiste, ma se per successore di Berlusconi intendiamo qualcuno che, nel campo politico, inventa qualcosa che non esisteva prima, allora guardiamo in modo interessante a Giorgia Meloni”, spiega Sallusti. “E’ presto per dirlo, ma se riuscisse ad andare oltre Fratelli d’Italia e a creare qualcosa che oggi non c’è – che da questo libro traspare – allora potrebbe esserlo”, ammette Sallusti.
“E’ la prima volta in assoluto nella storia della Repubblica che un presidente del Consiglio in carica accetta di raccontarsi”, sottolinea l’autore. L’idea del libro “è nata in maniera assolutamente casuale. Non ho mai avuto un grande rapporto personale con Giorgia Meloni, lei è molto romana e io sono molto milanese. Però mi era sembrato corretto andare a fare gli auguri di Natale alla prima donna primo ministro”.
In quell’occasione, ricorda, “la premier si era lamentata di come la narrazione che i media e la politica fanno di lei non corrispondesse alla vera Giorgia Meloni, ma le dissi che è un problema che non può risolvere in un’intervista che si ‘brucià, si potrebbe risolvere raccontando la Giorgia Meloni autentica in un libro, ma nessun presidente del Consiglio in carica l’ha mai fatto, quindi vuol dire che non si può fare. E lei, incuriosita, rispose che invece voleva essere la prima a farlo”.
“Abbiamo avuto una quarantina di colloqui tra marzo e maggio, cercando di stare sull’attualità, con temi come la guerra, l’immigrazione, i rapporti con gli Stati Uniti”, spiega il giornalista.
Il libro si chiama “La versione di Giorgia” e “la parola non è scelta a caso, perchè è l’opposto di verità assoluta: non è il vangelo, non è scolpita sulla pietra ma è il punto di vista di Giorgia Meloni. Non necessariamente è da condividere ma, per la prima volta, non è mediato in senso negativo dai suoi oppositori politici e dai media a lei ostili, e neppure dai suoi sostenitori e dalla stampa ‘amicà, perchè entrambe sono inquinate dal giudizio di chi scrive contro o a favore”, prosegue.
La visione di Meloni, spiega Sallusti, “è molto identitaria. Innanzitutto lei dice che se non hai una visione, non puoi fare politica. Quindi lei ha dei punti di vista molto chiari e definiti, a cui non vuole rinunciare per alcun motivo. Finchè era leader dell’opposizione poteva enunciare questi punti di vista in maniera astratta, adesso che è chiamata a governare un Paese sa perfettamente che il percorso per raggiungere il suo punto di vista non è una linea retta”, spiega Sallusti.
Per quanto riguarda la sua premiership, “credo che Meloni tenga sul comodino due fotografie, quelle di Matteo Salvini e Matteo Renzi che, quasi dal nulla sono arrivati in cima alla montagna – Renzi col 40% e Salvini con oltre il 30% – e nel giro di pochi mesi sono precipitati. Credo che lei abbia fatto sua quella parabola, ne abbia capito gli errori e quindi è possibile che non li ripeta”, sottolinea.
Per Sallusti Meloni “ha dimostrato un approccio pragmatico” e, nel libro, è stata “categorica nell’affermare che lei è un’europeista convinta” perchè “senza Europa non ci può essere Italia, ma senza Italia non ci può essere Europa”.
Sui temi economici, Meloni nel libro spiega che “il problema non è il debito, ma la crescita: non posso abolire la povertà per legge, nè creare ricchezza per legge ma posso liberare le energie che ci sono in giro per il Paese, che possono costruire ricchezza e quindi far diminuire la povertà”, riporta Sallusti. Per questo, “le prime due riforme economiche che servono sono la riforma costituzionale e la riforma della giustizia”, perchè “l’incertezza del diritto e l’incertezza dell’equità del sistema giudiziario sono tra i maggiori freni allo sviluppo economico”. Nel libro, Meloni parla anche dell’importanza della riforma costituzionale, perchè il premierato secondo lei “crea stabilità”, di cui hanno bisogno “l’economia e la finanza: fare la riforma di legge per eleggere direttamente il presidente del Consiglio vuol dire fare un regalo enorme”. L’unica insofferenza che ha da un anno a questa parte, riferisce Sallusti, “è la perdita della libertà come donna, come compagna, come madre e come amica” Su questo “mi sembra sincera” e, in tutti questi colloqui, “mi hanno colpito la sua semplicità e la sua determinazione”, conclude il direttore del Giornale.

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Migranti, Gasparri “Serve una strategia internazionale”

ROMA (ITALPRESS) – L’emergenza migranti, la situazione economica, la prossima manovra: il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’agenzia Italpress, parla delle priorità di Forza Italia e del governo. La cronaca degli ultimi giorni, con migliaia di sbarchi a Lampedusa, mostra “un vero e proprio esodo” di migranti e “io temo che la situazione possa peggiorare. L’inondazione in Libia, il terremoto in Marocco: ci sono tutte le condizioni per determinare una fuga” dai Paesi africani. “Credo che serva una strategia internazionale urgente”, spiega. Per contenere i flussi “si parla di blocco navale, ma poi nell’attuazione la cosa è un pò complicata. Una maggiore severità però si impone, credo che anche il governo sta meditando”, continua. “Abbiamo una crescita demografica enorme dell’Africa e una decrescita in Europa: la tendenza è questa, ma va governata: ecco perchè, noi che siamo più moderati, proponiamo anche una politica di sviluppo dell’Africa, un piano Mattei, degli stanziamenti, per evitare uno scivolamento dell’esplosione demografica africana in Europa” che porterebbe “tutta una serie di cambiamenti”.
Sull’economia, poi, “la situazione è abbastanza complessa perchè anche la Germania frena” e “questo è un fatto preoccupante”, ma “riteniamo che la politica della BCE sia troppo restrittiva” e molti “hanno cominciato a criticarla: auguriamoci che l’andamento dei numeri ci permetta di essere ascoltati da Lagarde, le cui prestazioni sono sembrate troppo approssimative”. Intanto il governo è al lavoro sulla legge di bilancio. “L’anno scorso si diceva che il governo Meloni non sarebbe arrivato a fare la manovra, ma ce l’abbiamo fatta. Ce la faremo anche quest’anno: la priorità è il taglio del cuneo fiscale e poi, per Forza Italia, l’obiettivo di legislatura è portare le pensioni minime a mille euro”. Sul superbonus, “è un principio giusto, che noi abbiamo anche considerato”, ma è stato “fatto in maniera avventata, con promesse troppo semplici: capisco il realismo con cui il ministro Giorgetti si deve muovere”. Sull’occupazione, sottolinea, “il lavoro vero è l’unico reddito di cittadinanza. Ci sono fasce di persone che non possono lavorare” per le quali “abbiamo confermato delle misure, come l’assegno di inclusione”, ma “dobbiamo incrementare l’attività produttiva”, sottolinea.
Gasparri parla anche delle prossime elezioni europee. “La parte moderata è quella di Forza Italia. Noi siamo in una famiglia di quelle grandi, il Ppe. Gli altri non si sa manco in che casa stanno”, dice riferendosi a Matteo Renzi. Il suo ‘Centrò? “E’ metafisico”, chiosa.
Forza Italia invece vuole “dimostrare presenza e vitalità, come abbiamo fatto a Gaeta con mille ragazzi da tutta Italia” e come “faremo il 29 a Paestum, quando ricorderemo Silvio Berlusconi, parleremo di politica estera e della riforma della giustizia, tutti intorno a un tavolo”. Infine una battuta su generale Roberto Vannacci: “Ha svoltato. Ha scritto una serie di banalità”. Il suo libro “non l’ho comprato e non l’ho letto, anzi, lo sconsiglio”, sottolinea. “Invece di spendere 20 euro, basta fare un giro in metropolitana per ascoltare le stesse cose”, spiega. “Militari candidati ne abbiamo avuti tanti, i generali devono fare i generali”, conclude, commentando un’eventuale candidatura in politica del generale.

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Castelli “Sud chiama Nord progetto nazionale, darà filo da torcere”

ROMA (ITALPRESS) – Sud chiama Nord “darà filo da torcere alle forze politiche”: in Sicilia “ha preso il 25% alle ultime regionali” ed “è il primo partito”, ma “ormai è un progetto nazionale” e Cateno De Luca, candidato alle elezioni suppletive per il seggio di Monza-Brianza, è un amministratore che ha le doti giuste per approdare “in Senato per andare a risolvere i problemi dell’Italia”. Lo ha detto Laura Castelli, portavoce di Sud chiama Nord, intervistata da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’agenzia Italpress. “Ho conosciuto Cateno De Luca quando era sindaco di Messina: è stato l’unico sindaco che non mi ha chiesto una norma ad personam per il suo Comune. Mi ha incuriosito, riesce a fare l’amministratore risolvendo problemi con soluzioni, anche antipatiche: interrompe quelle dinamiche che in alcuni Comuni, anche del Nord, incancreniscono i conti pubblici”, racconta.
“Non è un segreto che il centrodestra avrebbe voluto Cateno De Luca con sè, come candidato presidente” in Sicilia perchè “sapevano benissimo che Sud chiama Nord aveva molti elettori” ma “lui rifiutò questa proposta”. Sulle elezioni suppletive per il seggio di Monza-Brianza a cui De Luca è candidato, “ci stiamo lavorando seriamente: è un territorio in cui molte persone del sud sono venute a rimettere in piedi una vita. Non voglio fare pronostici, ma chi sa amministrare si può presentare per andare in Senato a risolvere i problemi dell’Italia”, dice riferendosi alla lunga esperienza di De Luca come sindaco. L’equità territoriale tra nord e sud “è un problema e sappiamo come risolverlo, con le nostre esperienze e con le persone che fanno parte di Sud chiama Nord: siamo capaci di trovare le risorse, se servono”, sottolinea Castelli, mentre “l’autonomia, così come l’ha scritta Calderoli, sicuramente non può funzionare: deve essere in grado di far camminare le regioni per la propria capacità e soprattutto non togliere diritti importanti”.
Castelli poi ricorda anche la sua esperienza nel Movimento 5 Stelle. Con Luigi Di Maio “abbiamo condiviso molti anni e molti momenti particolari. Siamo sempre stati un gruppo e abbiamo ragionato sempre insieme. Penso che il tempo non abbia giocato a favore di questa storia, cioè di prendere quello che erano le nostre esperienze e farle diventare un nucleo che potesse dire ancora qualcosa. Poi forse, col senno di poi, mi viene anche il dubbio della della scelta di coalizione, perchè le aggressioni subite da Enrico Letta e da Calenda sono state cose oggettivamente inaccettabili”.
Sulla scissione, ammette: “Non mi trovavo più nella casa che ho costruito: chi guida oggi il Movimento 5 Stelle ha fatto altre scelte, chi ha preso il volante ha fatto delle virate molto forti in maniera brusca, perchè i sondaggi glielo suggerivano”, dice riferendosi a Giuseppe Conte. “Credo che l’opposizione in questo momento sia un pò moscia, seduta sugli allori” ma anche il governo “avrebbe bisogno di qualche aiuto in più su alcuni temi. Non puoi togliere tutto quello che c’era fino a ieri e che produceva PIL solo perchè l’ha fatto qualcun altro”. Si riferisce al Superbonus? “Non solo, anche al reddito di cittadinanza. Il Superbonus è una misura che va fatta “a rubinetto”, decidendo quante risorse ci vogliono mettere e poi basta”. E anche sull’immigrazione, il problema “non è risolvibile con nessuna forza politica che promette cose, è un tema europeo” su cui il governo deve “fare una battaglia” e “alzare la voce: bisogna farlo ora”.
Poi un giudizio sulla premier Giorgia Meloni, la cui “caparbietà in politica ha pagato: è riuscita a fare un miracolo per un Paese come il nostro che, per certe cariche, non sognerebbe mai una donna. Apprezzo il fatto che Meloni sia sul pezzo e che cerchi in tutti i modi di reagire e di portare avanti questo ruolo molto complicato”, spiega Castelli, ricordando che “per molti anni mi sono trovata l’unica donna al tavolo quando si prendevano decisioni importanti e mi sono sempre chiesta perchè. Per gli uomini è più facile: è una questione di “riconoscersi tra maschi”, per una donna la vita è più complicata”. Comunque, riconosce, “chi è appassionato di politica, non la molla mai, neanche quando fa un lavoro normale”. Dopo tre governi, Castelli ha aperto una società di consulenza alle aziende insieme al marito Peppe Marici. “Ci siamo rimessi in pista nel mondo del business, è un lavoro che facciamo insieme, incrociando anche il tempo della nostra vita con il nostro bimbo che ha 16 mesi. E’ un lavoro che ci piace molto perchè riusciamo a dare una mano alle aziende a essere grandi in Italia e nel mondo”, conclude.
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