ROMA (ITALPRESS) – “L’esperienza” del Forum dell’Indipendenza Italiana “nasce dalla percezione della grande disillusione rispetto al governo Meloni, lei ha stravinto le elezioni e ha fatto un miracolo, ma questo anno di governo è troppo in continuità col passato; di fronte a questa disillusione stiamo ragionando per costruire un movimento che possa essere non la destra della destra, ma l’interprete di tutti coloro che si aspettano qualcosa di diverso da questo governo e non l’hanno avuto. A novembre decideremo se fondarlo effettivamente, adesso il Forum è una confederazione di 40 sigle con persone che non vengono solo dalla destra”. Così Gianni Alemanno, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’Agenzia Italpress. “Giorgia Meloni nei sondaggi continua a tenere una percentuale molto alta – prosegue – ma ho la percezione che la base elettorale eroda sempre di più e questo è anche l’effetto di una mancanza di concorrenza. Perchè non a destra della Meloni? Perchè queste categorie destra e sinistra sono logorate. Ad esempio sulla questione sociale non condivido il modo sbrigativo con cui è stato cancellato il Reddito di cittadinanza, misura sbagliata, ma sicuramente ci sono persone che hanno bisogno di un sostegno”. “Quello che manca alla visione della Meloni – osserva – è un intervento per redistribuire, innanzitutto creare ricchezza ma che poi va redistribuita perchè se non ho i consumatori il mercato si blocca, noi abbiamo un impoverimento crescente anche del ceto medio. Pensiamo sia necessario poi investire anche con la mano pubblica per muovere l’economia: più Stato, più welfare e più investimenti per ricostruire le filiere industriali italiane”.
“Noi partiamo dalle nostre energie della destra sociale – aggiunge – ma stiamo parlando con tutti, con Vannacci, con Pillon, con Paragone e con tutti quelli che hanno manifestato una critica rispetto a questo sistema, vedremo chi avrà il coraggio. Vannacci non ha deciso nulla – assicura -, ha cominciato a scrivere il libro pensando alla politica ma senza avere un’idea chiara, adesso si sta guardando attorno e vedremo, non gli vogliamo tirare la giacca perchè non sarebbe corretto anche perchè è ancora un generale quindi, prima esaurire il discorso da questo punto di vista e poi vedremo”. Alemanno sottolinea che “i tre punti del movimento che verrà sono: aprirsi al mondo multipolare, dobbiamo essere la nazione che dialoga e crea ponti, una nazione di dialogo, apertura e pace e questo ci apre al mondo multipolare. Altro punto è un’economia che punta a ricostruire il mercato interno e che investe sulle filiere nazionali, che fa anche del protezionismo quando necessario. Terzo elemento è lavorare su valori e principi ma in termini seri”.
Alemanno, inoltre, parla dell’emergenza migranti di questi giorni: “Noi abbiamo un flusso di migranti che non è sostenibile e dobbiamo bloccarlo. L’errore di Salvini e Meloni quando facevano campagna elettorale era quello di parlare di blocco navale come se fosse chiudere i porti e basta, bisogna evitare che partano e fare un forte intervento serio, questo è un altro motivo in più per non andare in Ucraina, le nostre energie dobbiamo concentrarle sul Mediterraneo e l’Africa o è una valanga che si ingigantisce, ci vuole una assunzione di responsabilità”, spiega tornando anche sul tema Ucraina: “prima di prendere posizione per due mesi sono stato zitto e sono andato anche in Polonia a prendere profughi e portarli in Italia insieme alla fondazione di AN. Ma un certo punto ho capito che c’era la guerra e le armi ma dall’altro lato non c’era niente, in tutti questi mesi l’Europa, l’Italia non hanno neanche detto: ‘siamo pronti a sospendere l’invio di armi se la Russia accetta il cessate il fuocò, secondo me c’è una volontà di portare avanti la guerra. Deve esserci una assunzione di responsabilità e l’Italia è determinante. Per fermare la guerra dobbiamo mettere sul tavolo un piano di pace credibile, poi se Putin non lo accetta ne prendiamo atto, l’unico che ci sta provando è Papa Francesco che non credo sia un putiniano”, evidenzia. L’ex sindaco di Roma ha infine commentato l’attuale situazione della Capitale sotto la giunta Gualtieri. “Io ero oggetto di mille critiche perchè sono stato il primo e unico sindaco di destra, ora invito le persone a guardarsi attorno e dopo 3 sindaci diversi la situazione è molto peggiore rispetto ai tempi nostri. Ci sono problemi strutturali, ci vuole una vera legge per Roma Capitale e un realismo, oltre a un’assunzione forte di responsabilità per una riforma vera di Roma Capitale”, conclude.
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Alemanno “Governo in continuità con il passato, valutiamo un nuovo movimento”
Craxi “Il Mediterraneo torni al centro dell’agenda internazionale”
ROMA (ITALPRESS) – Rimettere il Mediterraneo al centro dell’agenda della politica internazionale. A proporlo è Stefania Craxi, presidente della Commissione Esteri e Difesa del Senato e senatrice di Forza Italia, intervistata da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress.
“Credo che questo Governo abbia fatto bene a rimettere al centro della sua agenda strategica di politica internazionale il Mediterraneo e abbia fatto bene a pretendere che in Europa, anche nel contesto del G20, il Mediterraneo fosse centrale – ha detto -. Più in generale penso che la politica sia in ritardo di 40 anni. Bettino Craxi queste cose le diceva 40 anni fa, aveva capito che se l’Italia avesse avuto un ruolo di leadership nel Mediterraneo avrebbe avuto un ruolo sullo scenario internazionale. L’altra cosa che Craxi ha visto arrivare con grande anticipo è il fenomeno immigratorio e anche il fenomeno della radicalizzazione di un certo Islam. Sono fenomeni che lui ha visto arrivare con grande anticipo, dico sempre che è stata una cassandra inascoltata”.
Per Stefania Craxi “l’immigrazione è una sfida epocale, dobbiamo cessare di chiamarla emergenza, è una sfida complessa che va affrontata con strumenti complessi, si deve lavorare sui flussi regolari, sull’integrazione, sulla lotta ai trafficanti di esseri umani”. La senatrice ha ricordato che “l’Occidente in questi anni ha sofferto una crisi profonda. La democrazia occidentale, che io ritengo uno dei sistemi migliori di governo, ci ha garantito anni di pace ma non è l’obiettivo di tutti i popoli. L’Occidente di fronte alla guerra in Ucraina si è ricompattato intorno ai suoi valori, e questo è positivo, ma ancora non è in grado di essere un attore politico in grado di spendere una parola autorevole sullo scenario internazionale perchè non ha una politica estera comune, non mostra quella solidarietà tanto necessaria all’interno dei suoi paesi e non solo sull’immigrazione. Penso anche al Patto di stabilità, anche lì in questi anni la solidarietà non si è mostrata, abbiamo messo in campo una politica di austerità con i paesi del nord che bacchettavano i paesi del sud ma in realtà l’austerità non ha provocato nessun progresso”.
Il presidente della commissione Esteri ha sottolineato che “l’Europa è ineludibile, noi dobbiamo stare in Europa ma questo non significa, come è stato fatto negli anni passati soprattutto dalla sinistra, accettare supinamente tutto. Dobbiamo stare in Europa dove dobbiamo difendere gli interessi nazionali, spingere sulle riforme del sistema europeo per renderlo più efficiente. Dobbiamo spingere affinchè l’Europa diventi più moderna, creare un meccanismo di solidarietà, serve un’Europa che sappia parlare in politica estera con una voce sola, questo non succede”.
Sul capitolo Forza Italia, per la senatrice “è uno spazio di libertà. Senza Forza Italia non esite il centrodestra, è stato un contenitore che ha rispettato la nostra storia, è uno spazio politico che nel paese esiste, non sono preoccupata sul dopo Berlusconi, Forza Italia è uno spazio ineludibile del centrodestra. Bisogna riformare il sistema di governo, si può semplificare il quadro politico”.
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Nevi “La rivoluzione liberale ancora più attuale del ’94”
ROMA (ITALPRESS) – “Forza Italia penso che debba interrogarsi da qui al prossimo congresso, che abbiamo intenzione di celebrare a marzo, per capire bene quale linea politica adottare per il futuro. E’ ancora attuale il messaggio che Silvio Berlusconi lanciò nel 1994, la famosa rivoluzione liberale? Noi pensiamo che oggi sia ancora più attuale che nel 1994”. Così Raffaele Nevi, portavoce di Forza Italia, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’Agenzia Italpress.
“Oggi abbiamo un problema, abbiamo meno risorse pubbliche, l’Italia è un Paese che a causa del debito pubblico ha delle difficoltà di bilancio. Quindi come se ne esce? Noi pensiamo a tutto il tema della partecipazione del privato alla vita e alla gestione dello Stato, alla gestione dei servizi anche pubblici. Ripartire da lì, costruire un meccanismo che punti a mettere al centro l’impresa e le partite Iva perchè noi siamo convinti che, soprattutto in questo momento, la cosa fondamentale sia sostenere la crescita economica redistribuendo meglio le risorse, non in modo assistenzialistico come fatto con il Reddito di cittadinanza”.
“Un sistema di valori che noi vogliamo rilanciare rispetto a un grande messaggio che ha portato avanti Berlusconi – aggiunge -, una grande sfida e su questo c’è da lavorare. Sono circa 15 anni che dicono che Forza Italia era finita e che sarebbe scomparsa, noi invece crediamo che ci sia uno spazio all’interno del centrodestra”.
Uno spazio che secondo Nevi non può essere occupato da Matteo Renzi. “E’ uno che gioca su un altro campo di gioco, Renzi vuole fare una cosa in cui ci sia un centro e che non ci sia Lega e FdI da una parte e M5S e un pezzo di Pd dall’altra, è una cosa diversa – sottolinea il portavoce di Forza Italia -. E’ la sesta volta che ci prova ed è credibile che non ci riesca neppure questa. Costruiamo le condizioni affinchè Forza Italia sia rafforzata – prosegue il parlamentare -, l’unico vero partito di centro nel centrodestra è Forza Italia, noi siamo liberali e vogliamo affermare un metodo una impostazione della nostra Repubblica che sia fondata sul principio di sussidiarietà orizzontale, abbiamo anche delle differenze e sfumature diverse con i nostri alleati che sono una ricchezza per la nostra coalizione”. Parlando poi della prossima manovra economica spiega quali sono le richieste di Forza Italia. “In questo momento dobbiamo concentrare le risorse e non disperderle e abbiamo individuato come prima cosa fondamentale da fare la conferma del taglio del cuneo. Mi pare che su questo ci sia una visione comune, su questo noi abbiamo sempre spinto perchè è opportuno mettere più soldi nelle tasche dei lavoratori in quanto sostenendo i consumi si riattiva il circolo virtuoso dell’economia. La seconda cosa sono le pensioni minime, anche qui bisogna riconfermare l’aumento che abbiamo fatto e chiediamo se possibile di andare avanti e arrivare magari a 680-700 euro. Dobbiamo renderci conto che questa particolare congiuntura impone una attenzione ai redditi bassi – osserva -, concentriamo le risorse e imbocchiamo la strada giusta: invece che sostenere le persone dando un sussidio e lasciandoli a casa mandiamole a lavorare ma pagando meglio”.
Per quanto riguarda la norma sugli extraprofitti per le banche, Nevi evidenzia che “nessuno mette in discussione il fatto che possa esserci un contributo in un momento di difficoltà, noi siamo d’accordo, noi non abbiamo condiviso le modalità perchè dobbiamo discutere delle cose, inoltre, a nostro avviso non è stata fatta troppo bene. Dobbiamo essere molto attenti e prudenti, pensiamo che le banche devono essere chiamate alla responsabilità, ma non tutte le banche sono uguali. Il tema è complicato, bisogna essere attenti”. Parlando poi dell’Europa e delle polemiche sul commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, il portavoce di Forza Italia evidenzia come “questa Europa sia ancora incompiuta e come costruire, quindi, le condizioni affinchè sia un fattore di sviluppo e di crescita economica. L’altro giorno c’è stato un intervento di Draghi molto importante, lui ha dato un contributo a questo dibattito dicendo come deve essere la nuova Europa con un’attenzione per gli investimenti pubblici e un Patto di Stabilità che sia anche di crescita. Quello che è stato detto a Gentiloni è di esternare di più la posizione che anche lui, in teoria, dovrebbe condividere; noi chiediamo un impegno maggiore per sostenere le istanze che l’Italia sta portando avanti”. Infine, il tema migranti: “Noi lo stiamo dicendo da tempo, purtroppo l’Europa è ancora troppo lenta su una risposta vera ed efficace per tamponare quanto sta accadendo in Africa. Il mondo intero deve rendersi conto che è un problema globale e non più solo italiano o europeo. Dobbiamo convincere tutti a investire nei paesi da dove queste povere persone partono disperate”.
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Ue, Minniti “Serve un patto con l’Africa su investimenti e migrazioni”
ROMA (ITALPRESS) – Un piano di sostegno economico per la prosperità dell’Africa. E’ quello che serve oggi anche per governare i flussi migratori, secondo Marco Minniti, presidente della Fondazione Med-Or (Mediterraneo e Oriente), intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress. “L’Europa deve pensare all’Africa non come una minaccia ma come una opportunità e costruire canali legali per l’immigrazione – spiega -. Per farlo l’Europa si deve impegnare di più. Sarebbe molto importante se di fronte a quello che sta avvenendo in Africa, di fronte al terremoto in Marocco, all’alluvione in Libia, ai due colpi di Stato in pochi mesi nel centro Africa, l’Unione Europea facesse tra ottobre e novembre un consiglio straordinario tra capi di stato e di governo dedicato all’Africa non all’immigrazione, parlare oggi di Africa significa parlare di governo dei flussi migratori, i flussi migratori non possono essere cancellati quello che possiamo fare noi è governarli. L’Europa non può consentire di dare le chiavi delle nostre democrazie ai trafficanti di esseri umani. La seconda cosa che deve fare l’Europa entro l’anno – ha aggiunto – è varare un piano di sostegno economico per la prosperità economica dell’Africa e su questo costruire un patto con l’Unione Africana per la gestione legale dell’immigrazione. Non so se lo chiameremo piano Mattei o altro ma l’idea è questa: un piano per la stabilizzazione, la crescita economica e la prosperità, bisogna sempre parlare al cuore e alla testa dei popoli”.
L’ex ministro dell’Interno è convinto che “questi paesi vogliono avere un rapporto con l’Europa ma la loro preoccupazione è che l’Europa si dimentichi di loro e non tenga conto di alcune loro esigenze. Noi dobbiamo superare queste diffidenze, nei prossimi giorni andrò in Marocco per firmare una collaborazione, l’elemento fondamentale è la cultura e l’alta formazione. Rispetto diventa una parola chiave”.
Quanto sta accadendo in questi giorni a Lampedusa richiede tempi di risposta rapidi: “La tragedia è sempre dietro l’angolo, un bambino di 5 mesi è morto affogato. Sono situazioni drammaticamente complicate, la sfida che dobbiamo riuscire a vincere è quella di costruire un sistema di immigrazione legale che sconfigga i trafficanti di essere umani – le parole di Minniti -. C’è una voglia di Europa straordinaria da parte dei paesi africani che non vogliono consegnare il loro futuro in mano solo a Russia e Cina, e per l’Italia oggi c’è una congiuntura astrale favorevole, spero ne approfitti. Il nostro paese viene considerato un partner evoluto, tecnologicamente avanzato e affidabile, noi non abbiamo una tradizione neo coloniale, spetta all’Italia fare da apripista dell’Europa in Africa”.
Il governo Meloni è alle prese in questi giorni con il dossier immigrazione e per Minniti l’esecutivo deve “essere più determinato nel rapporto con l’Europa , non può aspettare le prossime elezioni europee, oggi l’Italia sta pagando il prezzo maggiore degli arrivi, deve avere la forza di dire all’Europa di impegnarsi, l’Italia deve chiedere un Consiglio europeo straordinario per discutere di queste cose. Le parole integrazione e sicurezza sono due facce della stessa medaglia, il paese che meglio integra è il paese più sicuro”.
Come primo passo “bisogna cambiare la Bossi-Fini, non è un fatto ideologico, ma si tratta di una legge di 20 anni fa, in 20 anni il mondo è cambiato 3 volte. Il concetto è: io offro ai paesi di partenza un’opportunità e chiedo una collaborazione e l’impegno europeo comune per l’Africa può diventare anche un elemento di grande coesione per tutta l’Europa, bisogna mettere in campo un piano per parlare con questi governi. Se la Libia dovesse dividersi stabilmente sarebbe un problema drammatico per l’Italia e per l’Europa, quindi smettiamola di guardarci l’ombelico”.
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Frassinetti “Ridurre la dispersione scolastica è priorità del Governo”
ROMA (ITALPRESS) – La scuola italiana può guardare con ottimismo al futuro. Lo sottolinea il sottosegretario all’Istruzione e al Merito, Paola Frassinetti, in un’intervista a Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress. “Ci sono delle riflessioni negative che accompagnano l’inizio dell’anno scolastico ma io credo si possa guardare con ottimismo a questa ripartenza – spiega Frassinetti -: abbiamo un pò ridotto le supplenze rispetto agli anni passati con una copertura delle cattedre pari all’80 per cento. Il problema non è risolto ma sono stati fatti dei passi avanti, la cosa importante è mettere al centro sempre gli studenti, i professori e il personale Ata”.
ra le polemiche che stanno accompagnando i primi giorni di scuola ci sono quelle legate al caro libri: “Stiamo lavorando ad un pacchetto di misure per contrastare il fenomeno, soprattutto incrementando il fondo per le famiglie bisognose – sottolinea -. Su questo tema il Governo ha molta sensibilità. Abbiamo già chiesto un incremento del fondo che è attualmente pari a 133 milioni di euro. Speriamo di poterlo aumentare, la prima cosa da fare è andare in soccorso delle famiglie che hanno bisogno e poi si può intervenire sul sistema delle detrazioni fiscali per poter alleggerire questi costi”.
Dopo gli ultimi fatti di cronaca che hanno visto gli adolescenti come protagonisti, da Palermo a Caivano, il sottosegretario è chiaro: “La dispersione scolastica in Italia è all’11 per cento, la priorità del governo è ridurla, un tema questo che si intreccia con i fatti di cronaca, chi ha compiuto quei gesti è in età scolare e inoltre noi pensiamo ci sia anche un divario Nord – Sud da colmare, per questo il ministro Valditara ha lanciato l’Agenda Sud, si deve investire nelle scuole del Mezzogiorno. Si è già iniziato con una sperimentazione, anche a Caivano, che riguarda per esempio l’estensione del tempo pieno, un insegnate tutor per i ragazzi più fragili”.
Importante anche l’educazione civica. “Tornata una materia di insegnamento, ora bisogna rinnovare le linee guida ed inserire i temi più urgenti come quello sull’affettività – afferma Frassinetti -, sono convinta che alcuni modelli educativi vincenti vadano spiegati fin dalla scuola dell’infanzia”. Il sottosegretario si dice “favorevole anche all’introduzione dell’educazione finanziaria, importante per i ragazzi che spesso sono a digiuno anche delle operazioni più semplici”.
Un lavoro non semplice quello degli insegnanti. “Il loro ruolo è sempre più complesso, il compito principale resta quello di tramandare la conoscenza, la scuola non deve diventare un parcheggio. Come governo abbiamo fatto un gesto di discontinuità riconoscendo un aumento dello stipendio degli insegnanti, non basta certo ma è un segnale”, spiega Frassinetti.
Con i fondi del Pnrr ci saranno opportunità anche per il mondo della scuola: “Mi aspetto che ci sia uno stanziamento di risorse per l’istruzione – prosegue -. Anche in Europa hanno capito che i fondi destinati all’istruzione sono importanti. Noi manteniamo i progetti del Pnrr, bisogna però spendere bene i fondi nel campo dell’istruzione, cercare di calibrarli e indirizzarli su tematiche giuste per poter migliorare la scuola”.
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Vannacci “Resto un soldato. Un altro libro? Ci penserò bene”
ROMA (ITALPRESS) – “Il desiderio di manifestare delle idee che probabilmente sono diverse dal ‘pensiero unicò”. E’ questa la motivazione che ha spinto il generale Roberto Vannacci a scrivere il libro “Il mondo al contrario”, autopubblicato su Amazon perchè “la piattaforma mi consentiva di farlo in maniera molto più agile e più veloce, senza dovermi coordinare con le varie case editrici”, e che ha avuto un successo “assolutamente” inaspettato. Vannacci, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress, ci tiene a precisare che per ora “resta un soldato” e che, prima di pubblicare un altro libro, “ci penserà bene”.
Il testo ha scatenato numerose polemiche a causa dei suoi contenuti ritenuti da più parti omofobi e razzisti. Accuse respinte con decisione da Vannacci. “Quello che scrivo nel libro è che le minoranze sono libere e devono essere rispettate, ma non possono imporre le loro idee sulla maggioranza”, chiarisce il generale riferendosi al mondo Lgbtq+. “Si può criticare chiunque: si può criticare il Papa, si può criticare il capo del governo, si possono criticare esponenti politici o culturali… però se si critica un gay, si finisce nella gogna mediatica. E’ possibile che questa comunità sia sovrarappresentata dai mezzi di comunicazione, anche in quelli che subdolamente entrano nelle nostre case? Ci vogliono proporre una società che non esiste?”, si chiede.
C’è “una sorta di imposizione da parte di una minoranza nei confronti di una maggioranza che probabilmente non ha nessuna intenzione di farsi imporre queste idee, quindi è una prevaricazione vera e propria”.
Alle accuse di razzismo, invece, Vannacci risponde sottolineando che dal libro “sono state estrapolate delle frasi presentate come razziste e non lo sono. Non ho mai mostrato un carattere razzista al mio libro nella maniera più assoluta, non ho mai pensato non ho mai evidenziato nel libro che una razza possa essere geneticamente superiore rispetto a un’altra, anche perchè non lo credo”. Sugli atleti di colore, ad esempio, ribadisce che “sono italiani e sono fiero che ci rappresentino”, ma a causa dei loro tratti somatici “non vengono automaticamente e immediatamente riconosciuti come italiani. Questo non toglie nulla alla loro nazionalità, soprattutto se si stringono agli ideali della nostra amata patria sono italiani al 100%”.
Per Vannacci “chi critica il libro non l’ha letto”, anzi “probabilmente molti italiani la pensano” come lui. “Moltissime persone mi hanno fatto i complimenti – spiega -, perchè il libro sostiene la libertà di espressione. Non penso di essere il portavoce della maggioranza: non ne ho nè i requisiti, nè l’autorevolezza. Però credo che ci sia una sorta di riconoscimento della maggioranza, se vediamo il numero delle vendite e le recensioni che sono state fatte del mio libro sulla piattaforma Amazon, che sono garantite da chi ha acquistato il libro e sono al 96% estremamente positive. Vuol dire che chi critica il libro o non l’ha letto e non l’ha comprato, oppure non si esprime, e sembrerebbe una cosa strana. Quindi vuol dire che effettivamente c’è una buona fetta – che io non so quantificare, ma comunque è una buona fetta degli italiani – che si riconosce nel pensiero che io ho espresso”.
Sulla presunta spaccatura con il ministro della Difesa, Guido Crosetto, chiarisce: “La mia posizione nei confronti del ministro e delle istituzioni è sempre stata molto chiara e, riavvolgendo i nastri di tutte le mie interviste, ho sempre dimostrato rispetto e disciplina. L’eventuale spaccatura che si vuole far passare tra me e l’istituzione è una cosa artatamente costruita: nella realtà non c’è”. Riguardo all’incontro col ministro, ricorda, “era privato. Nella stanza c’eravamo io e lui: chiunque abbia detto che qualcosa è trapelato lo ha fatto solamente in maniera strumentale, perchè nè io, nè – sono convinto – il ministro abbiamo detto nulla riguardo i contenuti del nostro discorso”. Anche i provvedimenti che sono stati presi nei suoi confronti “sono stati totalmente travisati: non sono stato rimosso, non sono stato dimesso, non mi è stata strappata l’uniforme di dosso. Nel mio caso, sono stato avvicendato al comando”, un provvedimento “volto a togliermi gli oneri del comando nel momento in cui si svolgeva nei miei confronti un’inchiesta sommaria” che “non è un provvedimento disciplinare, ma è solamente una procedura per verificare che cosa sia successo”.
Per il futuro, “sono un soldato e voglio continuare a fare il soldato. Non mi chiudo nessuna porta: la politica potrebbe essere una, come lo potrebbero essere altre. Sono un soggetto politico? Probabilmente, perchè la politica si è interessata molto al mio libro e alla mia figura”, ma “la mia professione, allo stato delle cose, è quella del soldato. Continuerò a servire le forze armate, con l’incarico che mi sarà assegnato dalla mia catena di comando”. Pubblicherà un altro libro? “Se mi verrà in mente di scrivere qualche cos’altro, ci penserò bene”, risponde.
Con le vendite è diventato ricco? “Mi chiedo come mai la stessa domanda non sia mai stata posta alla compianta Michela Murgia, a Roberto Saviano o a Bruno Vespa. I giornalisti si stanno trasformando in contabili”, continua. Comunque, “qualsiasi somma io abbia potuto guadagnare, è derivata da un’attività onesta, chiara e palese, quindi non avrei nessun problema a riconoscerla”.
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Guidesi “Lombardia locomotiva del Paese, necessario accesso al credito”
MILANO (ITALPRESS) – Non c’è preoccupazione per i dati dell’Istat sul rallentamento del Pil nazionale, ma non bisogna sottovalutarne i rischi. Ne è convinto Guido Guidesi, assessore alla Sviluppo Economico di Regione Lombardia, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress.
“Sul territorio lombardo – afferma – tutti gli imprenditori, piccoli e grandi, mi parlano dell’investimento che hanno programmato, ovvero quello che devono fare per innovare ulteriormente perchè è questo il segreto lombardo. Come si può attuare? Attraverso l’investimento al quale si arriva con la capacità di accedere alla liquidità”, ha spiegato Guidesi.
“Non siamo pienamente in un boom economico – prosegue – perchè l’accesso al credito è sostanzialmente impossibilitato o molto costoso, rendendo totalmente cautelativi tutti i pensieri di investimento. Noi corriamo il rischio di fermarci dal punto di vista economico con alcuni dati che saranno minori rispetto alle previsioni di qualche trimestre fa sul tessuto lombardo – ha sottolineato – La competizione a livello internazionale la vinciamo attraverso questa capacità di innovazione e l’accesso al credito”.
A complicare la situazione sono però anche condizioni internazionali, prime fra tutte le politiche della BCE per contrastare l’inflazione. L’assessore lombardo ha parlato di “cronicità di aumento dei tassi, con una politica monetaria incredibilmente tradizionale che cerca di risolvere una situazione inflattiva non tradizionale, ma dettata da altre cause ben note”. “E’ questo quello che noi contestiamo alla BCE: se dopo i tentativi fatti non ci si avvicina all’obiettivo, fermati. Non stai migliorando la situazione dei prezzi, dei consumi e del potenziale di acquisto dei cittadini. Non hai risolto il problema dell’inflazione, ma altresì hai causato il problema dell’impossibilità di accedere alla liquidità e quindi delle aziende che non investono”.
La Lombardia resta comunque la locomotiva d’Italia, forte della presenza sul suo territorio di quasi un milione di aziende. “Per noi la convinzione è che chiunque abbia un’idea in Lombardia possa giocarsi la propria sfida e la Regione gli dà una mano fin da subito. Per noi la Lombardia è la casa delle idee e stiamo cercando di trasferire questo concetto ai più giovani”. Per Guidesi “il ruolo della Regione è cercare di connettere le possibilità che già esistono e l’accesso al credito. Stiamo facendo alcune sperimentazioni come con il “Venture Lombardy”, un acceleratore di start-up”.
Per mantenere alta la competitività delle imprese, diventa indispensabile essere molto presenti sulla formazione. Secondo Guidesi “si tratta di un fronte dove Regione Lombardia può vantare delle eccellenze come gli ITS, dove l’associazione tra domanda e offerta di lavoro è tale che il 94% degli alunni di questi istituto trovano un lavoro in un dato settore a tempo indeterminato. Resta però ancora ampio il gap tra mondo del lavoro e istruzione”.
Sebbene non si possa ancora dire quale sarà l’effetto del Pnrr, l’assessore allo sviluppo economico ha però voluto ricordare come “uno degli errori più incredibili che sono stati commessi da chi ha inizializzato il metodo del Pnrr è stato il non coinvolgimento delle regioni che invece potevano essere il braccio armato per la messa a terra le risorse. Noi siamo stati coinvolti solo sulla parte di edilizia sanitaria e lì siamo già in fase avanzata”.
“L’auspicio è che ciò che il governo ha annunciato dal punto di vista della riscrittura della progettualità vada in porto -prosegue -. Io credo che l’idea di un credito di imposta direttamente alle aziende, funzionale agli investimenti per il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr, sia una scelta giusta e che consentirà di mettere a terra le risorse, di creare indotto e una quasi sicurezza del rispetto delle tempistiche del Pnrr”, ha aggiunto.
In tema di lavoro e imprese il recente dibattito parlamentare ha toccato anche la legge delega sulla riforma del fisco, creando un forte scontro tra maggioranza e opposizioni.
“Il confronto si deve basare su obiettivi. A volte nei dibattiti c’è molto astio nei confronti delle imprese. Io credo molto nella proposta che ha avanzato il governo oggi in discussione in parlamento e credo anche che il dibattito parlamentare abbia migliorato quel tipo di proposta. Sicuramente avvicina il fisco e quindi lo Stato rispetto alle esigenze delle imprese: questo non vuol dire che aiuta le imprese ad evadere, ma esattamente il contrario, consentendo alle imprese una maggior chiarezza e semplificazione perchè possano continuare a versare le tasse nel modo e nei limiti giusti”.
L’assessore è vicino alla posizione del governatore del Veneto Luca Zaia che ha affermato che se non si fa l’autonomia, cade il governo. Anche per la giunta lombarda il tema dell’autonomia è fondamentale, soprattutto alla luce dell’interscambio con tutta Europa e in primis con la Germania.
“Noi collaboriamo e ci confrontiamo con i Land tedeschi su vari settori – afferma – tanto che la sofferenza che oggi abbiamo principalmente dal punto di vista dei dati settoriali sta nel rapporto con la Germania che è in difficoltà. Queste tipologie di scambi commerciali avvengono quotidianamente tra le nostre imprese e le loro, con la differenza che noi sosteniamo le imprese in un certo modo mentre i Land tedeschi, che godono di autonomia delle competenze e fiscale, le possono sostenere in un altro modo – aggiunge – Per fare in modo che continuiamo a essere la locomotiva abbiamo bisogno di giocare la partita ad armi pari rispetto agli altri. Dobbiamo essere messi nelle stesse condizioni dei Land tedeschi perchè il nostro mercato è quello europeo”. Parlando del violento nubifragio abbattutosi sulla Lombardia lo scorso 24 luglio, Guidesi ha spiegato che “sui danni ci aggiriamo attorno al miliardo di euro. Vorremmo che lo Stato facesse sentire la sua vicinanza alla Lombardia”.
Malgrado alcune criticità interne ed esterne, Regione Lombardia confida di essere sempre più una regione inclusiva e attrattiva dal punto di vista economico. “Stiamo cercando di fare in modo che le specificità dei singoli territori si parlino tra loro per far sì che mettersi in gioco sia ovunque la stessa cosa. Questa è la grande sfida che abbiamo davanti dal punto di vista socio-economico e la grande opportunità che vogliamo mettere a disposizione di tutti i giovani”, ha concluso Guidesi.
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Ronzulli “Unità e inclusione, Forza Italia non è un partito di plastica”
ROMA (ITALPRESS) – Sabato scorso con l’elezione di Antonio Tajani a segretario nazionale, Forza Italia ha iniziato un nuovo percorso. La capogruppo in Senato, Licia Ronzulli, intervistata da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress, ha parlato delle prossime tappe del partito. “Tutti ci hanno sempre detto che eravamo un partito di plastica, in realtà il grande lascito di Berlusconi è stata una vera classe dirigente che in questi anni ha contribuito a creare quella che è oggi è Forza Italia. Dobbiamo continuare non con delle liturgie come gli altri partiti ma con delle regole – ha spiegato -, andando avanti sulle nostre gambe, cercando di crescere, purtroppo senza la presenza del nostro presidente. Siccome la figura di Berlusconi è irripetibile abbiamo ritirato la maglia del presidente, come si fa con i campioni nelle grandi squadre, e abbiamo definito il nuovo percorso con l’elezione di Antonio Tajani come segretario nazionale che guiderà il partito nella costruzione dei congressi territoriali per arrivare a quello definitivo”.
Ronzulli ha sottolineato l’importanza di tenere unito il partito, come ha sempre fatto Silvio Berlusconi: “In Forza Italia non esistono minoranze. Esistono persone con sensibilità differenti, Berlusconi aveva una grandissima capacità che era quella di mettersi nei panni dell’altro, faceva una sintesi e poi dava la linea, ha dato una linea e tale deve restare: Forza Italia è una forza di governo ed è indispensabile per la sopravvivenza dell’esecutivo, è una forza moderata e centrista che è un elemento di stabilità per la maggioranza e per il governo stesso, Berlusconi ha sempre tenuto unita la coalizione di centrodestra, la coalizione viene prima di tutto. In questo momento la grande sfida che abbiamo è che Tajani dovrà essere la persona che fa da collante, Forza Italia è sempre stato un partito che metteva insieme sensibilità diverse – ha aggiunto Ronzulli -. Partiamo dall’unità, credo che questo sia il momento della squadra, si dovrà fare una grande operazione sul territorio, si deve essere un pò più inclusivi”.
Sui temi cari al leader, giustizia e pace fiscale, Ronzulli ha chiarito: “Una riforma della giustizia non è più rinviabile per il paese, serve una riforma che possa ammodernare il sistema giudiziario italiano. Io dico si a Nordio, se non riesce lui non riuscirà nessun altro ministro, anche perchè è un uomo libero, il concorso esterno? Se esiste solo in Italia questo reato evidentemente è una stortura”. E dopo le dichiarazioni del leader della Lega, Matteo Salvini, sul fisco, Ronzulli ha detto: “Bisognerebbe ristabilire un rapporto tra cittadino e Stato e se lo si fa attraverso una pace fiscale perchè no, poi è ovvio che i detrattori lo vogliano chiamare condono, ma di pace fiscale ne ha sempre parlato anche Berlusconi. Si possono trovare formule diverse ma non mi spaventa la pace fiscale”.
Compito degli azzurri sarà portare avanti e far crescere il partito voluto e creato da Silvio Berlusconi, anche con l’appoggio dei cinque figli: “Nella lettera dei cinque figli di Berlusconi letta sabato nel corso del consiglio nazionale di Forza Italia si evince la loro volontà di continuare a sostenere Forza Italia perchè era quello che desiderava il loro padre, e credo che sia un bellissimo regalo dei figli per il padre” ha concluso Ronzulli.
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