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Bonaccini “Voglio un Pd più riformista e vicino ai territori”

ROMA (ITALPRESS) – “Un partito molto più popolare, che torni di più dove la gente vive, lavora e studia, nelle piazze e nei mercati, da dove eravamo un pò spariti”. E’ il Partito Democratico che ha in mente Stefano Bonaccini, che domenica 26 febbraio sfiderà Elly Schlein alle primarie per la segreteria. Intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia di stampa Italpress, il presidente della Regione Emilia Romagna delinea il ritratto di un Pd “riformista, che vuole cambiare le cose per migliorarle ogni giorno”, basandosi su “quattro architravi – spiega -: il lavoro, a partire dalla lotta al precariato che condiziona un’intera generazione, il sostegno alle imprese, la difesa di scuola e sanità pubblica che il governo sta mettendo in discussione e poi l’ambiente, perchè se non investiamo sulle energie rinnovabili rischiamo che per il pianeta non ci sia futuro”.
“Per me è importante che ci sia una connessione con il territorio”, aggiunge, e sui diritti civili, “che a me sono cari, non prendo lezioni da nessuno: sono stato il primo presidente di una regione italiana a far approvare una legge regionale contro l’omotransfobia”, ricorda.
“Ma di fianco ai diritti civili dobbiamo mettere sempre i diritti sociali, per dare un valore maggiore alle battaglie che facciamo e che faremo”, sottolinea Bonaccini, che sulle dinamiche interne al partito afferma: “Credo molto all’idea dell’unità, che non vuol dire togliere le differenze. Se diventerò segretario domenica sera, chiederò una mano ad Elly Schlein, così come a Paola De Micheli e a Gianni Cuperlo”, spiega facendo riferimento agli altri due candidati alla segreteria che si sono fermati ai congressi di circolo.
“Il fatto che Elly Schlein dopo tanti anni si sia iscritta al Partito Democratico mi fa assolutamente piacere, credo che sia il prodromo del fatto che non uscirà più dal Pd, e non solo lei ma anche tanti altri. Al contrario della scissione, dobbiamo provare a recuperare voti – evidenzia Bonaccini -: abbiamo bisogno di richiamare, non di allontanare”. Inoltre “vorrei una sinistra che uscisse dai salotti radical chic e sia più radicata sui territori”. Altrimenti “puoi vincere nelle grandi città, se però non raccogli voti nelle periferie, in montagna, nei piccoli centri, alla fine perdi in tante regioni come da anni succede nel Paese intero” e come è successo nel Lazio e in Lombardia, dove alle ultime elezioni regionali si è registrata “un’astensione drammatica: credo che tra i motivi ci sia il fatto che la gente non ne può più di una classe politica che troppo spesso si insulta e si urla addosso”, sottolinea il governatore dell’Emilia Romagna.
Quello che è accaduto in Lazio e Lombardia “dovrebbe aver aperto gli occhi anche al Movimento 5 Stelle e al Terzo Polo: è stata una sconfitta netta per tutti, con alleanze anche variabili. A loro dico che, se vorranno essere avversari della destra, da soli non si vince” e “senza il PD è praticamente impossibile”, spiega Bonaccini. Per quanto riguarda eventuali alleanze, comunque, “adesso non ne abbiamo l’assillo: si voterà nella primavera 2024 per le europee e la prima sfida sarà riportare il Pd ad essere il primo partito del Paese”, ma in ogni caso “si devono fare a partire dai programmi e da un’idea di società. Bisogna partire da temi su cui possiamo convergere: se diventerò segretario, nei prossimi giorni proporrò” a M5s e Terzo Polo “di fare una grande mobilitazione contro i tagli alla sanità, per dare una risposta ai più fragili”.
Sui gazebo delle primarie di domenica sventoleranno le bandiere della pace e quella dell’Ucraina: su questo tema, “faccio mie le parole di Cuperlo, che condivido: se si ferma la Russia, finisce la guerra. Se si ferma la resistenza ucraina, finisce l’Ucraina e questo non ce lo possiamo permettere. Abbiamo fatto bene a schierarci da quella parte, era giusto sostenere la resistenza ucraina perchè quello è il popolo aggredito. Dopodichè, dobbiamo chiedere all’Europa” di spendersi di più per “un’azione diplomatica, per arrivare a una pace ovviamente giusta”, afferma Bonaccini.
Infine un giudizio sull’attuale governo: “Giorgia Meloni non è adeguata a guidare questo Paese, perchè sta smentendo quanto detto in campagna elettorale e sta facendo scelte sbagliate, tagliando due diritti fondamentali come il diritto all’istruzione e alla salute”, spiega il candidato alla segreteria dem, che conclude. “Non voglio battere la destra nei talk show o sui giornali, voglio batterla alle urne e tornare al governo del Paese”.

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Palmeri “Sto con Letizia Moratti perchè ha salvato la Lombardia”

ROMA (ITALPRESS) – Formazione, sport e sanità sono le tre parole simbolo di Manfredi Palmeri, candidato per la lista Moratti alle Regionali in Lombardia, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’agenzia Italpress. “Un tema che ho affinato in questa campagna elettorale è quello della formazione, parlando con gli imprenditori emerge come la formazione sia indietro di 10 anni rispetto alle esigenze di mercato e alle esigenze del momento. Chi vota Pd e M5S magari sta pensando a un Reddito di cittadinanza lombardo, io penso a un reddito da formazione che sia mirato per quelle aziende che devono essere sgravate da costi di formazione. Credo poi che lo sport sia al di fuori delle politiche pubbliche dal punto di vista sostanziale, non abbiamo avuto un assessore con delega allo Sport – sottolinea – il tema dello sport è una cenerentola mentre io ritengo sia un veicolo straordinario anche in chiave sociale e formativa”.
Secondo Palmeri “sulla sanità è necessaria la prosecuzione del lavoro di Letizia Moratti sulle liste d’attesa. Durante questa legislatura c’è stato un ‘prima Morattì e ‘dopo Morattì, prima la situazione sulla campagna vaccinale e in generale sulla sanità era difficile e su certi temi disastrosa. Con Moratti è cambiato tutto, ha rimesso il treno sul binario. Serviva una forte discontinuità e lei se l’è assunta con dei risultati straordinari, ha salvato la Lombardia. Sto con Letizia Moratti perchè ha salvato la Lombardia”.
Poi Palmeri spiega di essere stato l’unico consigliere eletto nella maggioranza, che sosteneva Attilio Fontana, a “non entrare in Giunta, non sono voluto entrare dal primo giorno e non ho mai partecipato alla Giunta e neppure alle riunioni informali per l’assunzione di ruoli. Sono stato in maggioranza e ho sostenuto quel programma di governo che era anche un programma che aveva una sua fondatezza. La mia esperienza – precisa – è tipicamente fuori dallo schema dei partiti, l’ultima volta che sono stato eletto in un tradizionale partito è stato nel 2006, negli ultimi anni ho avuto esperienza di natura più civica e, a seconda dell’offerta politica, ho perseguito l’obiettivo della costruzione di un polo liberale, questo è il mio faro”.
“L’obiettivo immediato è quello delle regionali, abbiamo un programma ottimo, di grande visione e innovativo ben interpretato dalla Moratti, ma noi – sottolinea – stiamo lavorando a un grande progetto politico e crediamo che dopo queste elezioni regionali ci sarà l’opportunità di costruzione di un polo liberale che serve all’Italia. Una prospettiva che va oltre la scadenza elettorale. La Lombardia deve ragionare come se fosse uno Stato, un piccolo e medio Stato europeo. Oggi la Lombardia invece è chiusa in sè stessa, non ha questa prospettiva e vocazione. Noi dobbiamo sapere cosa sarà la Lombardia nel 2033 e il programma della Moratti è diviso non soltanto in 11 aree tematiche ma anche tra gli obiettivi di breve, medio e lungo periodo. Quello che serve è avere una visione politica, noi crediamo che chi ha governato la Lombardia in questi 5 anni non abbia una grande visione. L’unica cosa fatta in questi 5 anni è la riforma sanitaria di Letizia Moratti e il salvataggio da questo nemico tremendo e invisibile che ha aggredito la Lombardia e il mondo. Il programma elettorale di Fontana è di scarso respiro e, per certi versi, è la fotocopia di quello del 2018 anche sull’autonomia”, conclude.

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Lombardia, Rosati “Serve un patto cittadini-istituzioni per l’ambiente”

ROMA (ITALPRESS) – Ambiente, transizione ecologica, lavoro, politiche abitative e ricerca sono i principali temi affrontati da Onorio Rosati, candidato per Alleanza Verdi-Sinistra alle regionali della Lombardia, nel corso dell’intervista di Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano Regionali” dell’agenzia Italpress. “Sul tema dell’ambiente ci vuole un grande patto tra cittadini e istituzioni, le istituzioni devono fare politiche che favoriscono la transizione ecologica come, ad esempio, il potenziamento del trasporto pubblico, il trasporto su ferrovia piuttosto che su gomma. Poi – prosegue – c’è un aspetto che attiene alle persone e all’educazione civica, un cambiamento dei comportamenti individuali, i cittadini devono mettere la propria disponibilità a cambiare i propri stili di vita. Ad esempio, noi come lista proponiamo che per gli studenti l’abbonamento sia gratuito perchè dobbiamo educare fin da giovani a utilizzare i mezzi pubblici. Invece di parlare di sanità dobbiamo parlare di salute, come organizzare un efficace prevenzione che passa anche dalla riqualificazione del miglioramento del nostro ambiente”.
Per Rosati la Lombardia è stata locomotiva d’Italia ma “negli ultimi anni ha perso competitività anche rispetto ad altre Regioni, come ad esempio l’Emilia-Romagna, e ha perso competitività rispetto ad altre aree della comunità europea. Non dimentichiamo che molta dell’industria e della produzione lombarda vive di export e perdere competitività significa perdere mercato. E’ un fenomeno che si era già registrato precedentemente, è evidente che i fattori Covid e guerra hanno accelerato questa dinamica. Il tessuto produttivo lombardo è fatto da piccole e piccolissime imprese che hanno difficoltà a innovare e a investire sulla ricerca. Servirebbero dei centri di ricerca a livello distrettuale da consentire a queste piccole imprese di poter beneficiare di una ricerca pubblica e pubblico-privato per poter introdurre elementi di innovazione. Questo non è avvenuto e i segnali di difficoltà ci sono, c’è un riflesso anche sulla qualità del lavoro che c’è ed è cresciuto – spiega – ma sono assunzioni a tempo determinato, part-time e soprattutto con retribuzioni molto basse e questo sta diventando un problema sociale non indifferente”.
Secondo Rosati, inoltre, il Pnrr “grande occasione per la quale ci auguriamo che non si butti via”, deve puntare su dei progetti “finalizzati alla transizione ecologica e a un miglioramento della qualità del lavoro. La Lombardia è una Regione dove si muore di più sul lavoro, dove ci si ammala di lavoro e ci si infortuna di più, questo significa che c’è un problema che va affrontato”. Infine, le politiche abitative. “Noi abbiamo un problema sociale nella nostra Regione, le disuguaglianze stanno crescendo e riguardano anche fette di popolazione che pur lavorando hanno difficoltà, uno dei costi maggiori per una famiglia è il costo della locazione – conclude – il bisogno di una abitazione con costi accessibili è un problema che cresce. L’offerta abitativa è molto limitata in Lombardia, poi non capisco perchè in tutta Europa la casa è considerata welfare come sanità e previdenza, mentre in Italia invece non c’è un finanziamento dedicato stabile e ricorrente per le politiche abitative. Dovrebbe esserci un piano di rigenerazione e riqualificazione urbana con edifici ai quali si potrebbe cambiare la destinazione d’uso”.

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Fumagalli “In Lombardia puntare su sanità pubblica e salario minimo”

ROMA (ITALPRESS) – Puntare sulla sanità pubblica coadiuvata con il privato, potenziare il trasporto pubblico locale e il salario minimo. Sono questi i temi su cui puntare in Regione Lombardia secondo Marco Fumagalli, candidato per il M5S alle regionali in Lombardia, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano Regionali” dell’agenzia Italpress. Sulla questione della sanità “c’è un errore da un punto di vista politico che parte da Formigoni e arriva alla Moratti, noi abbiamo fatto una proposta in cui il privato c’è ma il pubblico organizza e – spiega – dove non arriva chiede al privato di occuparsi di determinate attività in modo complementare. Moratti in ottica liberista dice che pubblico e privato sono in competizione, ma il mercato della salute non è un mercato, non ci può essere speculazione economica, non ci può essere profitto. Loro trattano la salute come un qualsiasi bene, noi partiamo da una logica completamente diversa”.
Sulla situazione di Trenord “è evidente che non tutte le colpe possono essere imputate alla Regione, però è anche vero che Fontana ha fatto la scelta di fare investimenti pesanti sulla Pedemontana che è li ferma e non andrà mai avanti perchè neppure chi ha vinto la gara ci crede su quest’opera – spiega – che è eccessivamente costosa, impatta sul territorio e non serve a nulla. Allora quelle risorse dovevano essere spese per fare le metropolitane e per potenziare Trenord, questo è stato l’errore di Fontana. Con quelle risorse, poi, sui treni si potevano mettere dei vigilantes, c’ è la necessità di fare anche degli interventi organizzativi”.
Poi il tema del lavoro. Secondo Fumagalli è necessario fare il salario minimo, perchè con un’inflazione al 12% “i nostri redditi sono stati erosi, con il salario minimo automaticamente si tende a aumentare il costo del lavoro e gli stipendi. Il salario minimo è fondamentale”.
Altri due temi trattati riguardano il Parco di Monza e l’Autodromo. “Non condivido quello che ha fatto Fontana che ha messo moltissime risorse nei confronti della Formula1 mentre non ha messo risorse nella gestione di quella che è Villa Reale e tutto il complesso del parco. La Formula1 è innegabile che è di richiamo internazionale e su questo non c’è discussione, ma è altrettanto innegabile che è incompatibile un circuito di quel genere nell’ambito del Parco, si dovrà cercare di trovare una soluzione. Ho smesso di fare la battaglia contro la Formula1 perchè non porta a nulla – sottolinea – credo che col passare degli anni purtroppo si vedrà che, come per il calcio, ci sarà uno spostamento nel sud est, nei paesi arabi che hanno soldi e petrolio. Per quanto riguarda Villa Reale noi abbiamo visto che la gestione insieme al privato è stata abbastanza fallimentare, serve che la Regione Lombardia faccia investimenti, che il consorzio pubblico abbia le risorse umane e strumentali per farla diventare un museo, un punto di richiamo per i turisti che arrivano a Milano che passino anche per il Parco di Monza che dal punto di vista monumentalistico ha una valenza di primo rilievo”.
Sull’autonomia “c’è un problema da un punto di vista costituzionale abbastanza importante, quello che sta discutendo Calderoli si basa sulla riforma del 2001 fatta da D’Alema che è una riforma sbagliata, il Titolo V è dal 2001 che nessuno l’ha attuato e dopo 20 anni se nessuno ci è riuscito è perchè forse quella norma lì non funziona. Mi chiedo come possiamo fare questa autonomia differenziata dove diamo a tutti un sacco di poteri quando invece abbiamo delle diversità, dare a tutti gli stessi poteri sarà la follia perchè nessuno sarà in grado di gestirli”. Infine le alleanze.
“In Lombardia stiamo facendo un esperimento che, se dovesse andare bene, evidentemente rivoluzionerebbe la politica italiana. Noi ci auguriamo che vinca Majorino e che il centrodestra venga mandato a casa dopo tanti anni e il modo per fare questo era fare un passo indietro rispetto a quelli che sono i nostri desideri di autonomia. Ci sono differenze innegabili ma con senso di responsabilità lo facciamo e ci crediamo, nel Lazio probabilmente sono state fatte scelte tattiche differenti”, conclude Fumagalli.

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Cucchi “La mia esperienza da sindaco al servizio della Lombardia”

MILANO (ITALPRESS) – Aiutare le Piccole e medie imprese, andare incontro ai bisogni delle aziende. Uno degli obiettivi di Raffaele Cucchi, sindaco di Parabiago (Milano), candidato della Lega al Consiglio regionale della Lombardia. Intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano Regionali” dell’Agenzia Italpress ha detto: “E’ importante portare l’esperienza che si è fatta sul territorio, in Regione, noi sindaci siamo frontman delle persone, delle aziende delle imprese, sapendo affrontare i problemi si cerca anche di prevenirli. Sul territorio dobbiamo tenere alto il valore dell’impresa, tenere alta la capacità di produrre, di lavorare, questo è fondamentale per le nostre aziende. Sul territorio le aziende cercano circa 150 addetti e non riusciamo a trovarli, bisogna riuscire a fare la formazione correttamente, per avvicinare i ragazzi al mondo delle attività produttive”.
La Lombardia è una regione ricca di Piccole e medie imprese che hanno bisogno di un sostegno: “Noi – ha spiegato Cucchi – stiamo dalla parte delle imprese, non bisogna tanto parlare ma andare incontro ai bisogni con delle risposte concrete: andare in Regione vuol dire portare la voce di questi imprenditori, le loro difficoltà, l’imprenditore non deve perdere tempo nella burocrazia. Come aiutare le imprese? Per esempio con le esportazioni, oggi in Lombardia le nostre imprese fanno grande fatica a partecipare alle fiere internazionali perchè se le devono pagare totalmente; si deve lavorare sulla internazionalizzazione, poi c’è la questione della flat tax, della defiscalizzazione, si deve creare un ponte di dialogo tra imprese e Regione, non possiamo pensare che il motore economico del paese vada da una parte e la politica da un’altra. Devono cercare di convergere per il bene del Paese, il Pil lombardo deve crescere e non possiamo non essere a fianco delle nostre imprese”.
Grande tema di attualità è quello dell’autonomia differenziata: “Può essere un volano per aiutare una parte del paese a crescere più velocemente tirando dietro le altre, una regione che cresce tira l’altra”. Sul tema ambiente per Cucchi “si deve investire sul territorio nell’economia circolare, avere una idea di promuovere la sostenibilità del ciclo integrato dei rifiuti, ogni regione deve essere autonoma. Non si possono mandare i rifiuti all’estero, dobbiamo creare dal rifiuto l’energia e poi l’ecologia non è di una parte politica, è di tutti”.

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Chiappucci “Moratti determinata e concreta, investire nello sport”

MILANO (ITALPRESS) – Dalle fughe storiche nelle competizioni mondiali al Pirellone, con lo sport come filo conduttore: Claudio Chiappucci, “El Diablo” del ciclismo, candidato per la lista Moratti al consiglio regionale della Lombardia si prepara ad affrontare le urne del 12 e 13 febbraio. Intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano Regionali” dell’Agenzia Italpress ha ricordato che “continuo ad occuparmi di sport e ho già avuto delle esperienze in politica come assessore, mi candido rimanendo nel mio ambito, parlando di sport, meno in maniera politichese, alla gente piacciono anche parole semplici. Moratti mi ha impressionato nel suo modo di essere molto determinata e concreta, abbiamo lo stessa visione e lo stesso atteggiamento”. Parte dai giovani Chiappucci: “Sono il nostro futuro, il giovane va curato, se lo lasciamo allo sbando perde moralità, motivazioni, passionalità, servono strutture, servizi, competenze e formazione, dobbiamo dare tutte quelle opportunità che servono, si è troppo tralasciato il mondo dello sport, si parla solo di livelli alti ma per arrivarci serve formazione, competenza, passione”.
Altro tema caro al campione del ciclismo è quello della sicurezza stradale, “un tema molto attuale e si è accentuato molto, credo che ci sia molta disattenzione da parte di chi guida. La sicurezza va presa per mano e accompagnata a una soluzione: oltre a più attenzione servono pene più severe per chi sbaglia, tutti abbiamo il diritto di muoverci in libertà per le strade ma in sicurezza, questo è un problema che non è facile da affrontare perchè sono coinvolti tanti soggetti”.

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Lombardia, Degani “Garantire la salute attraverso investimenti e spesa”

MILANO (ITALPRESS) – Tutelare la salute integrando pubblico, privato e no profit. Su questo deve puntare il sistema sanitario secondo Luca Degani, candidato al Consiglio regionale della Lombardia con la lista Fontana presidente. Intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano Regionali” dell’Agenzia Italpress ha spiegato che “pubblico e privato non dialogano perchè stiamo pensando male i ruoli, sono ruoli diversi da valorizzare. La tutela della salute è un bene comune, non è necessariamente un bene pubblico, il pubblico ha come funzione primaria quella di garantire alla società e alla persona i servizi per la tutela della salute. Serve programmazione, oggi non dobbiamo continuare a pensare che bisogna fare spesa pubblica per la tutela della salute ma dobbiamo garantire la salute attraverso investimenti e spesa. Nel Pnrr ci sono 3 miliardi di euro da destinare all’assistenza domiciliare integrata, soldi che secondo il piano possono essere spesi solo dal pubblico. In Lombardia l’assistenza domiciliare integrata al 95% è gestita da enti no profit, cooperative sociali, è necessario capire che si deve investire su quella somma”.
Parlando dell’assistenza domiciliare ha sottolineato che “oggi è importante mantenere una persona anziana al proprio domicilio, questo si può fare monitorando i suoi comportamenti. Per far sì che si arrivi sempre più tardi nelle Rsa, si deve avere una continuità di cura integrando pubblico e privato profit e privato no profit”. Fondamentale quindi diventa il ruolo del Terzo Settore: “Il terzo settore ha come obiettivo la rappresentazione delle formazioni sociali sul territorio, la persona e le formazioni sociali arrivano prima dello Stato, lo Stato è un garante. Poi c’è una grande verità: il terzo settore, spesso, lo fa per una propria visione del mondo, il pubblico deve garantire tutti, e quindi il rapporto è garantire coprogettazione, una relazione con il terzo settore che non lo veda solo come un erogatore di servizi ma come sviluppatore di beni comuni”.
Grande problema della sanità pubblica, a livello nazionale, sono le lunghe liste di attesa: “In questo momento il problema è prevalentemente legato all’accesso agli esami e agli interventi operatori, bisogna ricordare che siamo in una situazione di limitazione delle risorse e non andrà meglio nei prossimi anni. Siamo troppo anziani e meno produttivi, dopo di che noi abbiamo 4 milioni di lombardi, su 10 milioni, che hanno coperture sanitarie e assicurative, ma questi sono i lavoratori, non dobbiamo quindi avere timore di dire che un intervento, anche di carattere legislativo, può mettere a sistema queste risorse, non per avere una sanità di serie A e una di serie B, ma per garantire anche a chi ha minor reddito di avere lo stesso trattamento sanitario. Serve insomma una corretta redistribuzione delle risorse”. Tornando all’era Covid Degani ha ricordato che “c’è stata una fase dell’epoca Covid dove ci si è accorti di essersi dimenticati degli anziani, il mondo delle Rsa è profondamente cambiato negli ultimi 30 anni, è mutata la sua natura con accoglienza dei soggetti fragili”.
“Il Covid – ha detto ancora – ha insegnato che nei momenti di maggior crisi devi andare oltre a quello che è il senso del limite, noi abbiamo avuto una situazione talmente paradossale che c’era incapacità di comprendere quello che succedeva”. Entrando nel tema politico in vista del voto Degani ha concluso: “Credo che in questo momento si percepisca uno scarso rilievo su questo momento elettorale ed è un problema di difficoltà di identità politica”.

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Ghidorzi “Il sistema pubblico torni centrale in Lombardia”

MILANO (ITALPRESS) – Il rilancio del sistema pubblico è al centro della visione politica di Mara Ghidorzi, candidata alla presidenza della Regione Lombardia per Unione Popolare. Intervistata da Claudio Brachino, per la rubrica di Italpress “Primo Piano Regionali”, ha spiegato che “noi vogliamo contrastare questo modello fallimentare della Lombardia mettendo al centro il pubblico, non quello inteso come carrozzone, la burocrazia, ma inteso come bene comune, che appartiene a tutti i cittadini: una sanità pubblica che funzioni, una trasporto pubblico locale efficiente, un lavoro dignitoso, e la scuola. Un cambio radicale rispetto all’attuale politica lombarda”.
Per Ghidorzi “sicuramente la Lombardia è la locomotiva d’Italia, però vediamo anche che è la regione dove sono più ampie le disuguaglianze, in termini di reddito e di opportunità ed è la regione più inquinata di Europa”.
La candidata di Unione Popolare è convinta che serva un “cambio radicale per la regione. Il nostro slogan di questa campagna elettorale è ‘i margini al centrò, noi ci rivolgiamo a tutte quelle persone che fanno fatica a pagarsi le bollette, quelle persone che vivono di lavoro povero e precario, quelle persone che non riescono ad accedere alle cure mediche, abbiamo l’obiettivo ambizioso di rimettere questo persone al centro dell’agenda politica”.
Per fare tutto questo “c’è un tema prima di tutto di carattere nazionale, e anche in Lombardia diciamo che i soldi ci sono ma metà del bilancio è impegnato a sostenere il privato, riprendiamoci questi soldi per finanziare le politiche pubbliche”. Sul tema casa ha aggiunto: “I prezzi di Milano sono folli, serve potenziare l’edilizia popolare pubblica, servirebbero almeno 100 mila nuovi alloggi, e serve andare a lavorare sul sistema fiscale per disincentivare la speculazione, mettendo un tetto agli affitti, si dovrebbero punire chi mette in atto comportamenti opportunistici”.
Tra i punti di Ghidorzi c’è quello del lavoro femminile: “Va superato lo stereotipo che considera la maternità come un ostacolo alla carriera professionale, servono più asili nido, oggi mancano. Sicuramente il Lombardia le donne hanno un tasso di occupazione più alto rispetto alla media italiana, però cosa succede? Le donne che lavorano a Milano o non hanno figli o hanno buoni stipendi e possono permettersi di accedere ai servizi privati, noi dobbiamo aiutare tutte le altre donne lavoratrici”. Sulle piccole e medie imprese Ghidorzi ha ricordato che “sicuramente quello che manca sul territorio lombardo è un lavoro di messa in rete, c’è una concorrenza spietata con le grandi imprese, un tempo c’erano i distretti, e poi c’è il tema della burocrazia: è un sistema tossico, noi siamo per semplificare i processi”. Perchè Ghidorzi corre da sola? “Non ho molto capito la posizione schizofrenica del M5S sulle alleanze con il Pd, penso che saranno in difficoltà con il centrosinistra lombardo sui temi ambientali”.

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