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Brambilla “Animali e ambiente temi trasversali e non di partito”

ROMA (ITALPRESS) – “Sono alla mia quarta legislatura e ritengo che i temi della tutela dell’ambiente, dei cambiamenti climatici e della tutela degli animali meritino la totale condivisione e attenzione della maggioranza di governo. Non si tratta di battaglie di partito, ma di civiltà”. Michela Vittoria Brambilla è giunta alla sua quarta legislatura – questa volta da indipendente, ma sempre tra le file del centrodestra – e la battaglia a difesa degli animali e dell’ambiente resta il fulcro della sua attività politica. Intervistata da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress, la deputata ha commentato la sua recente rielezione come presidente dell’intergruppo parlamentare che si occupa della salvaguardia degli animali e dell’ambiente, ricordando come questi temi siano trasversali per il mondo politico e slegati da logiche di partito: “Anche nella passata legislatura ero stata eletta, come accaduto la scorsa settimana, presidente dell’intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e la tutela dell’ambiente – ha ricordato -. Questo perchè la battaglia per difendere questa nostra terra e chi la abita non può avere colore politico, rifiuto la contrapposizione tra il centrodestra non sensibile a questi temi e la sinistra che invece lo è, non è assolutamente così, nella politica c’è una sensibilità trasversale che attraversa tutti i partiti dell’emiciclo”.
“Io sono esponente del centrodestra e sono stata eletta da tutti i partiti – ha aggiunto Brambilla -. Ricordo che nella passata legislatura abbiamo cambiato la Costituzione, sono lieta di aver inserito insieme all’intergruppo nell’articolo 9 una frase importante, quella per la quale la Repubblica tutela l’ambiente, l’ecosistema e la biodiversità anche nell’interesse delle generazioni future”. La deputata è stata eletta a Gela e ha confermato che la decisione di correre in un collegio siciliano è stata presa proprio perchè si tratta di una regione in cui tanto occorre fare sulle tematiche che le stanno particolarmente a cuore: “Dopo tre legislature ho chiesto a tutti i leader del centrodestra se volessero appoggiare la mia candidatura indipendente per essere la voce di questi temi, tutti hanno condiviso questo percorso e ho avuto un collegio a Gela – ha spiegato -. Mi hanno chiesto dove collocarlo e io ho richiesto la Sicilia perchè i temi di cui mi occupo trovano in questa meravigliosa regione un grande lavoro da fare. Sto portando avanti la mia politica animal friendly, rappresento le istanze degli italiani che condividono la compagnia degli animali”.
Brambilla, che al suo lavoro alla Camera affianca anche quello di presidente e fondatrice della Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente (Leidaa), si è poi focalizzata su due notizie di attualità, a cominciare dalle minacce ricevute dal collega di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti, da parte di alcuni animalisti per la legge sul controllo faunistico: “La violenza va sempre combattuta, amare gli animali e l’ambiente non ha nulla a che fare con la violenza e le minacce. A chi ha scritto che gli ambientalisti estremi minacciano Foti – ha precisato Brambilla – Dico che questi sono delinquenti, perchè i delinquenti minacciano e compiono violenza con scuse, pretesti e motivazioni di qualsiasi genere. La mia totale solidarietà a Foti, chi ha scritto quelle frasi non è un animalista o ambientalista, siamo per la pace e rifuggiamo la violenza”. Infine, un cenno sulla recente morte di un orso in Abruzzo, investito da un’automobilista, una situazione che troverà spazio nella prossima legge di bilancio: “Siamo responsabili della morte dell’orso in Abruzzo, sono rimasti solo 50 marsicani, nella stessa zona alcuni anni fa fu ucciso un altro orso. Un emendamento a mia firma portava a 12 milioni quelli stanziati per creare corridoi di attraversamento faunistico nell’interesse sia dell’orso che degli automobilisti – ha ricordato -. La nostra finanziaria è stata fatta molto di corsa, gran parte delle risorse destinate al caro bollette ed energia, la coperta era corta e non si è riusciti a stanziare risorse su un tema che riprenderemo nella prossima manovra. Un peccato quanto successo, mi addolora molto – ha concluso -. Le istituzioni dovrebbero riflettere, prendiamoci cura degli animali selvatici”.

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Regionali Lombardia, per Majorino parola d’ordine “cambiare tutto”

MILANO (ITALPRESS) – La parola d’ordine che attraversa tutti i temi della proposta elettorale di Piefrancesco Majorino è cambiamento. Il candidato unico del centrosinistra, in corsa per succedere ad Attilio Fontana nella guida di Regione Lombardia, ha sviscerato i suoi cavalli di battaglia durante un’intervista con Claudio Brachino nello spazio della rubrica di Italpress “Primo Piano”. Dalla sanità al trasporto pubblico, dal lavoro alla sicurezza e al welfare, passando per il Pnrr e finendo con le sfide che attendono un Pd ferito dal “più grave scandalo giudiziario” che abbia mai convolto il Parlamento Europeo. Innanzitutto la sanità, fronte caldo e pregnante in una Regione come la Lombardia che destina a questa voce di bilancio circa l’80% della sua spesa corrente. “Una grande eccellenza”, riconosce Majorino, a cui è però mancata “una politica regionale” di coordinamento. E attacca: “Liste di attesa lunghissime, fino a 24 mesi per la neuropsichiatria. E’ evidente che il problema non c’è solo in Lombardia ma non c’è un’altra regione in Italia in cui sia esploso in pochi anni come è successo in Lombardia”. “Fontana e Moratti non hanno fatto niente” per affrontare quella che per l’avversario del centrosinistra “è l’emergenza numero uno”, una “sanità pubblica” ad oggi “ingolfata” dalla carenza di risorse. E poi “bisogna rilanciare i medici di medicina generale” per prevenire gli effetti sul medio e lungo periodo di questa mancanza cronica: “Avremo il 40% di mmg in meno in Lombardia se non si interviene subito”, avverte. Insomma “c’è da ricostruire il sistema socio sanitario e per questo ci vuole cambiamento”. Ma salute ha anche una accezione più ampia, ragiona l’ex assessore di Milano: “Siamo la regione più inquinata d’Europa, dov’è il piano per il trasporto pubblico? Puoi dire alle persone di lasciare a casa l’auto solo se dai loro un’alternativa. Tutto ciò è mancato in questi anni”, ecco perchè “ci vuole un cambio di passo”. Parlando quindi di ambiente, il dem attacca la destra della regione che “in questi anni in Lombardia se l’è cavata dicendo che non esiste, come se non ci fosse responsabilità dirette”: basta “essere negazionisti su questo problema, io voglio un pacchetto di risorse per il Tpl e voglio ribaltare la gestione di Trenord, diventata una cosa non dignitosa”. Tra le proposte qualificanti del programma di Majorino spicca, a proposito, “la gratuità del biglietto per gli under25, per aiutare il diritto allo studio”, una misura che, sostiene, “si può realizzare”. Una cosa che si deve realizzare, invece, è la lotta all’inquinamento, che passa anche attraverso l’efficientamento del riscaldamento domestico. Per questo servono risorse: “Voglio che nelle case popolari di gestione regionale ci sia un grande intervento di riqualificazione”, promette. Con che soldi? “I soldi ci sono in Europa: il Green Deal, il pacchetto Fit for 55, i fondi di transizione. Bisogna andarli a prendere”. Come? “Io voglio una struttura regionale” dedicata, “un super assessore” che riorganizzi la macchina. Pessimo, infatti, il giudizio su come la giunta Fontana amministra le risorse del Pnrr: “Malissimo, Fontana è stato immobile”, sebbene la Lombardia abbia “un terzo settore e un sistema impresa” che potrebbero darle la marcia in più necessaria a “fare uno scatto più velocemente di altri”, è l’opinione di Majorino. Pnrr che significa sviluppo che presuppone e chiama lavoro. Sostegno a imprese, esenzione dell’Irap per i primi 3 anni a start-up, un nuovo patto con le parti sociali, salario minimo contro il lavoro povero: questo il viatico per affrontare il caro vita ed esaltare l’attrattività della regione. E se Milano è la città più cara d’Italia, “il costo della vita è esploso” un pò ovunque e “a livello governativo non ci sono azioni sufficienti in questo momento per far fronte al +12% che costa fare la spesa oggi”. Allora “la casa è essenziale: per me significa sostegno agli affitti con l’implementazione del fondo e nuovi accordi pubblico-privato per far ripartire l’housing sociale”. Il punto è la rigenerazione del costruito e qui scatta l’affondo alla giunta ancora in carica: “Quindici mila case vuote di proprietà regionale? Solo per questo Fontana dovrebbe cambiare mestiere”. Majorino immagina di ripopolare i quartieri Aler con l’arrivo di giovani coppie, attività d’impresa e servizi sociali, anche per rendere i luoghi più sicuri. E proprio la sicurezza è un “tema su cui la politica deve fare un salto di qualità e responsabilità reciproca, basta farne tema di conflitto, anzi: si faccia di più e tutti assieme”.Spazio dunque alla politica per così dire partitica, rivolgendo innanzitutto lo sguardo in casa propria. L’europarlamentare del Pd – così come anche l’uscente Fontana – non nasconde di temere l’astensionismo ma al tempo stesso è convinto che la sua corsa per il Pirellone possa rappresentare “un laboratorio politico” che sta “risvegliando la partecipazione. Per questo – aggiunge senza mezzi termini – sono confidente di giocarmela e credo ci sarà buona mobilitazione elettorale a mio sostegno”. Dopodichè “so che molta gente non verrà a votare comunque”, quindi, dice “ai suoi, “serve una politica attenta ai bisogni materiali delle persone: spero che il Pd si dia una mossa a uscire dal confronto interno e faccia uno scatto per parlare di sanità, lavoro, diritti sociali”. Questo il monito e l’auspicio finali, parlare “il linguaggio di concretezza” e così puntare dritto alla sfida del 26 febbraio. Quel giorno si saprà chi tra Stefano Bonaccini, Elly Schlein, Paola De Micheli e Gianni Cuperlo sarà stato scelto per raccogliere il testimone dell’ormai ex segretario Enrico Letta: “Io sto lavorando con tutti i candidati molto bene e sento molto sostegno – commenta Majorino – Ora ci siamo, tra cinque settimane avremo un o una leader che guiderà il Pd in una fase radicalmente nuova. Sono ottimista perchè credo nella buona qualità dei quattro candidati e so che solo i pazzi si dividerebbero dopo questo confronto”. E in tema di spaccature, non manca una stoccata al Governo sull’autonomia differenziata: “Mi piace il principio dell’autonomia come sburocratizzazione e decentramento, mi piace il sostegno alle autonomie, ma nulla di ciò che sta proponendo Calderoli: quindi autonomia sì ma non così. Le difficoltà che la proposta di Calderoli sta incontrando, anche nella maggioranza, dovrebbero essere l’occasione per rimetterla nel cassetto e riaprire un confronto trasversale con le opposizioni e le autonomie locali”. A Brachino che chiede infine un giudizio politico sul governo e sulla prima presidente del consiglio della storia della Repubblica, il dem risponde: “La manovra è troppo piccola, l’attacco alle intercettazioni non mi piace” ma soprattutto “mi preoccupa che stiano pensando di attaccare la legge 194. Noi da qui non lo permetteremo: io voglio vincere in Lombardia anche per dimostrare un modo diverso e più lungimirante di applicarla effettivamente e garantire alle donne il diritto dell’interruzione di gravidanza”.(ITALPRESS).

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Lombardia, Moratti “La farò crescere come ho fatto con Milano”

MILANO (ITALPRESS) – Rivendica competenza, esperienza, capacità di ascolto dei territori e programmazione. Un pò politica, rigorosamente “civica”, un pò manager, è convinta di essere la novità di queste elezioni regionali, in equilibrio pragmatico tra continuità e discontinuità, cambiamento e conservazione. Così si presenta Letizia Moratti durante un’intervista con Claudio Brachino nello spazio della rubrica di Italpress “Primo Piano”. La candidata civica sostenuta dal Terzo Polo che corre per strappare al centrodestra la guida delle Regione Lombardia dopo 28 anni di dominio incontrastato si dice “estremamente fiduciosa” di vincere. Tanto che la sua proposta civica potrebbe rappresentare persino un argine all’astensionismo: “Il mio rapporto col Terzo Polo è ottimo – sottolinea l’ex vicepresidente e assessora alla Sanità della giunta Fontana – i loro sono ottimi candidati e stiamo lavorando benissimo insieme, ma la mia proposta civica guarda agli elettori che non hanno votato perchè non si ritrovano nell’attuale quadro politico”. E qual è il quadro politico lombardo secondo Letizia Moratti? La candidata riannoda i fili a partire dal giorno in cui annunciò la scelta di correre sola e ricorda le ragioni dello strappo col centrodestra: “Io, chiamata a risolvere il disastro della campagna vaccinale in Lombardia, non mi sono ritrovata nella politica sulla salute del governo, troppo ammiccante rispetto ai no vax. Di fronte a provvedimenti che la Regione ha accettato e con cui non ero d’accordo, per serietà non potevo rimanere”. Parla di politica pura, prima che di temi elettorali, e promuove Meloni (“è molto positivo avere una donna premier le donne perchè hanno sensibilità diverse, ma io avrei investito di più in istruzione e sanità”), infatti la premier “sta tenendo una politica coerente con le esigenze di bilancio pubblico”, nonostante, e qui scatta la stoccata al centrodestra, “mi sembra che non sia sempre aiutata dai suoi alleati: in un periodo così difficile ci sarebbe bisogno di grande coerenza per un’azione di governo che sia incisiva”. Incisività che, a detta sua, è il segreto che la porterà a battere ogni avversario: “Ho saputo far crescere Milano con l’Expo, ora voglio mettere le mie competenze a disposizione della mia Regione che non cresce da 10 anni”. A partire dalla sanità, ambito d’elezione per l’ex numero due del Pirellone: “So dove intervenire e vorrei concludere il lavoro appena iniziato”, un lavoro almeno duplice “di rafforzamento della sanità territoriale attraverso case di comunità, ospedali di comunità e poliambulatori diffusi” e di interventi “sui tempi d’attesa”. “E’ vero che tutti noi candidati puntiamo molto sul tema della sanità ma io ho dimostrato di saper fare e di avere coraggio” replica quindi a Brachino, portando le sue prove: la gestione della campagna vaccinale, con l’azzeramento dei vertici di Aria, il ribaltamento della struttura informatica della Regione e la Lombardia che infine scala le classifiche europee. Il faccia a faccia, comunque, è l’occasione per presentare i temi del programma, “un piano di governo che ha un metodo diverso perchè prevede obiettivi di breve, medio e lungo periodo, con rendicontazione a seconda degli step di raggiungimento degli obiettivi”, spiega l’ex sindaca, e che si fonda su un “metodo previsionale che Regione non aveva”. Questo significa “collegare offerta e domanda di servizi, stratificazione dei bisogni in tutte le province e in tutti i settori, lavoro collegiale e non più a silos” tra assessorati. Questo, aggiunge, significa avvalersi del contributo di esperti e ancora di più potenziare “il raccordo con il territorio: c’è scollamento tra la Regione e i territori – affonda, condividendo racconti dal viaggio elettorale a bordo del suo pullman – in particolare coi i piccoli comuni, potrà pure dipendere dalla legge incompiuta sulle province ma a chi governa questo alibi non è concesso”. I comuni, per Moratti, vanno aiutati anche nella gestione dei fondi del Pnrr: “Loro sono i soggetti attuatori ma spesso non hanno tecnici, quindi c’è una regia che va ripresa in mano a livello regionale”. E poi “il tema della macroregioni è importante, i confini amministrativi non dicono nulla – aggiunge – l’autonomia è importante, alla Lombardia interessa, in più qui è stata votata” quindi bene il ministro Roberto Calderoli sull’inserimento dei Lep nel disegno della riforma perchè “quando si stabiliscono i livelli essenziali delle prestazioni e i costi standard, non si favoriscono diseguaglianze”. Diritti uguali per tutti e proposte: accresciuta efficienza dei trasporti e della mobilità su scala regionale attraverso la messa a gara di Trenord, maggiore sicurezza con l’incremento di personale Polfer, rafforzamento dei diritti sociali con politiche abitative e per la famiglia, sostegno alla natalità e al lavoro femminile, spinta alla crescita mediante agevolazioni nell’accesso al credito per le 700mila piccole e medie imprese lombarde. Questi, in sintesi, i punti salienti del programma ribaditi da Letizia Moratti, che conclude: “Io corro per vincere”. (ITALPRESS).

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Cuperlo “Il Pd ricostruisca credibilità e reputazione”

ROMA (ITALPRESS) – “Il Partito Democratico ha 16 anni di vita, non sono tantissimi, ma in questi anni noi abbiamo cambiato 9 segretari e subito due scissioni. Di fronte a questa serie di sconfitte, di traumi, ho scelto di candidarmi perchè temo che se il Pd dovesse evitare ancora una volta una discussione serena ma molto franca, sincera, sulle ragioni di quelle sconfitte, senza indicare con chiarezza la rotta che si vuole prendere per il dopo, sarebbe un problema per tutti”. Così Gianni Cuperlo, candidato alla segreteria del Pd, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress.
“Noi abbiamo perso male le elezioni del 25 settembre. Ma – ha aggiunto Cuperlo – prima di quelle elezioni avevamo perso male anche le Politiche del 2018. L’ultimo segretario eletto con le Primarie, Nicola Zingaretti, si era dimesso dalla carica dicendo che si vergognava di un partito che discuteva solo di poltrone mentre gli italiani erano alle prese con la seconda ondata del Covid. In questi 16 anni noi siamo riusciti a perdere 6 milioni di voti, e un partito ha il dovere politico e morale di chiedersi dove sono andati questi voti. Vorrei allora – continua il candidato alla segreteria del Pd – che ci fosse una discussione molto sincera su come si fa a recuperare quella quota di fiducia, di credibilità, di reputazione. O noi siamo capaci di riconquistare, di ricostruire questo legame con i bisogni che non abbiamo più rappresentato, dichiarando con chiarezza chi siamo, quale parte della società di candidiamo a rappresentare, ad emancipare dal bisogno, o non riusciremo ad invertire la rotta”.
“Gli elettori della sinistra sono molto esigenti. Possono capire e ‘perdonarè le loro leadership, le loro classi dirigenti, se compiono degli errori politici. Quello che non accettano è se viene meno un principio di coerenza tra le parole che si pronunciano, i valori che si proclamano e le scelte che si compiono. E in questi anni il Pd ha compiuto scelte che non sono state comprese da quel mondo che dovevamo rappresentare, quando abbiamo fatto il Jobs act, quando non abbiamo saputo dare voce e rappresentanza al mondo di un lavoro precario. Avere accantonato i punti di criticità ha creato questa incomprensione. Il Pd che vorrei – sostiene Cuperlo – è un partito che scende un pò dal piedistallo e torna ad essere vicino alle persone”. Per il candidato alla segreteria dem se gli operai non votano più la sinistra è necessario interrogarsi su come recuperare quel consenso. “Dobbiamo avere la capacità di indicare delle priorità, che significa – spiega -: un lavoro dignitoso, salari più alti, garantire il diritto alla cura e alla salute universalmente. E’ questa la chiave per mettere il Partito democratico in asse con il Paese”.
In merito alle polemiche sulle accise, Cuperlo sottolinea: “Penso che non sia facile governare il Paese in un momento come questo, e la destra è andata al governo pochi mesi fa, però c’è un punto: quando in una campagna elettorale tu annunci che farai una determinata cosa e la dici in uno spot, la scrivi nel tuo programma, e poi non la fai, devi anche avere la capacità di presentarti al Paese dicendo ‘scusate non la possiamo fare anche se l’avevamo detto perchè le condizioni non ce lo consentonò. Se invece ti presenti e dici ‘non l’avevamo mai dettò allora forse un elemento di maggiore sospetto subentra”. Infine un commento sull’arresto ieri del superboss Matteo Messina Denaro: “E’ stata una di quelle giornate destinate a passare rapidamente dalla cronaca alla Storia. E’ una vittoria dello Stato in una terra segnata dalla presenza delle cosche criminali, che ha dato però la misura anche di una capacità di reazione. Poi ho visto qualche polemica di alcuni giornali secondo cui la sinistra rosica perchè Messina Denaro è stato catturato sotto un governo di destra. No, a me piacerebbe molto che di fronte ad episodi come questi noi fossimo un Paese che riscopre le ragioni della sua unità”.

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Governo, Mulè “Forza Italia ha la propria storia e idee, ma lealtà assoluta”

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ROMA (ITALPRESS) – “Esiste un partito che è Forza Italia che ha una storia, degli ideali e che si riconosce nel programma di centrodestra proposto agli elettori, quella è la stella polare. Nell’attuazione del programma c’è la necessità di condividere, per evitare degli scivoloni comunicazionali, i provvedimenti adottati dal governo e la richiesta di maggiore collegialità è proprio per evitare che la maggioranza possa apparire divisa. La lealtà di Forza Italia al governo, che durerà 5 anni, è assoluta e indiscutibile”. Così il vicepresidente della Camera e deputato di Forza Italia, Giorgio Mulè, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’Agenzia Italpress. “Noi rivendichiamo un’azione che ci fa essere in prima fila quando cogliamo dei segnali che non vanno nella direzione che insieme abbiamo determinato prima di farci eleggere in Parlamento. All’interno di questa totale lealtà”, è necessario “dirsi le cose come stanno”.
“Sulle accise la comunicazione che è passata è che il governo ha aumentato la benzina, mentre il prezzo della benzina di oggi è addirittura minore rispetto a quello che era prima della guerra in Ucraina. Se a fronte di alcuni episodi estremi in uno o due pompe di benzina, il governo trasmette l’idea che tutta la categoria dei benzinai sono speculatori – spiega – è chiaro che poi c’è una reazione da parte dei benzinai. Lo sciopero andrebbe evitato, è uno sciopero nel quale i benzinai si sentono offesi. Ciò che mi è sembrato un po’ oltre è la reazione del ministro Lollobrigida il quale, rispetto alle critiche di Forza Italia legate non alla decisione del governo ma alla comunicazione, ha drammatizzato. Noi siamo saldamente in maggioranza, la lealtà di Forza Italia è misurata dagli atti che i ministri e i parlamentari trasmettono al governo e drammatizzare non serve. Un vertice di maggioranza non è stato convocato e se dovesse essere convocato noi ci saremo. Parlarsi va bene, più si parla e meglio è”.
Il vicepresidente della Camera aprendo l’intervista commenta la notizia del giorno, lo storico arresto dopo 30 anni di latitanza del boss Matteo Messina Denaro. “Si chiude il grande libro nero di una cupola mafiosa che ha segnato e deviato anche il corso della storia della Repubblica. La notizia di oggi mi solleva e mi ha sollevato rispetto alla chiusura di un libro nero che finisce con l’arresto di Messina Denaro. La straordinaria e bella notizia che ci riconsegna una serenità di un periodo che andava chiuso. La vittoria sulla mafia si “costruisce con il tempo, con atti concreti come il rendere definitivo e permanente il 41bis, le leggi che hanno imposto il sequestro e la confisca dei beni – prosegue – è un percorso lungo dove tutti sono chiamati a fare la loro parte, quando il sistema funziona il risultato poi arriva”. Poi nuovamente argomenti strettamente politici come il Mes che, secondo Mulè, è uno strumento ad oggi non necessario. “Il Mes però ha un valore politico all’interno della Ue dove tutti i Paesi, ad eccezione dell’Italia, lo hanno ratificato ma ciò non significa chiedere quei soldi o accedere alle condizioni. Forza Italia sostiene di dover ratificarlo ma contemporaneamente chiedere la revisione del regolamento o di alcune parti. Non abbiamo bisogno del Mes quindi il problema non si pone”.
Presidenzialismo e autonomia “sono due riforme che hanno tempi e modalità totalmente diverse. Il presidenzialismo va incardinato, va coinvolta l’opposizione se vuole contribuire a un dibattito in una logica di confronto e non di veto ideologico. Il presidenzialismo prima si fa e meglio è – sottolinea – perchè è una riforma che ha bisogno almeno 2 anni da quando viene incardinata per essere approvata e costituisce la svolta politica nel Paese. L’Autonomia riguarda la vita di tutti i giorni e deve partire dal presupposto che tutte le Regioni devono essere poste sulla stessa linea di partenza nei Livelli essenziali di prestazioni. Se Sicilia e Calabria per recuperare il gap hanno la necessità di più fondi, va costituito un fondo di perequazione che va nella direzione di essere tutti uguali nella linea di partenza”. L’Autonomia “non favorisce le diseguaglianze ma obbliga le Regioni ad essere uguali, obbliga soprattutto le regioni del Sud a recuperare dei gap come quello sulla sanità”.
Infine le prossime elezioni regionali in Lombardia e Lazio e i rapporti tra Renato Schifani e Gianfranco Miccichè in Sicilia. Dalle regionali “mi aspetto un grande successo del centrodestra all’interno del quale Forza Italia ha dimostrato la sua forza e la sua capacità di essere ancora una volta decisiva e incisiva, sia in Lombardia che nel Lazio”, osserva Mulè. “L’unica cosa di cui ha bisogno la Sicilia è essere governata dando l’idea concreta di un cambio rispetto ai vecchi tempi, la litigiosità determina solo una disaffezione dei cittadini nei confronti della politica. Parlo con Schifani e Miccichè più o meno quotidianamente, so che si tratta di una frattura che si può ricomporre e stiamo lavorando affinchè sia ricomposta perchè ne va di mezzo il bene della Sicilia e soprattutto il bene che i siciliani devono volere alla politica. E’ l’ora di rimboccarci tutte le maniche e andare insieme verso il bene della Sicilia”, conclude il vicepresidente della Camera.
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Regionali Lazio, Rocca “Aprirò una nuova stagione dell’ascolto”

ROMA (ITALPRESS) – Sanità, mobilità, agricoltura, legalità, edilizia, politiche sociali e gestione dei rifiuti. Sono i temi affrontati dal candidato del centrodestra alla presidenza della Regione Lazio, Francesco Rocca, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano Regionali dell’agenzia Italpress.
Sulla sanità, l’ex presidente della Croce Rossa internazionale e nazionale ha sottolineato che servono non solo i soldi “ma occorre spenderli bene. Oggi abbiamo 7 aziende ospedaliere nel Lazio che generano un deficit di oltre 600 milioni. Risorse male amministrate che potevano essere investite nei servizi soprattutto nelle province. Abbiamo una sanità romano-centrica, se si vive in una delle province l’accesso alla salute è mortificato. In 10 anni nel Lazio non si sono fatti passi avanti sul tema delle liste d’attesa ma non solo”.
Sulla mobilità secondo Rocca “finora si è fatto pochissimo. L’amministrazione uscente ha avuto 10 anni per tracciare una rotta, e questo non è avvenuto. La Pontina non è partita, eppure i soldi ci sono”. Inoltre “bisogna dare una risposta ai pendolari, che purtroppo o per fortuna nel Lazio sono tantissimi”, ha aggiunto il candidato del centrodestra, che ha parlato poi di agricoltura e caporalato.
“La filiera del Lazio è una delle più importanti d’Italia, e finora da parte dell’amministrazione uscente c’è stata una mancanza d’ascolto. Se verrò eletto – ha aggiunto – farò un patto sulla legalità mettendo insieme imprese, associazioni di categoria e forze dell’ordine, perchè l’illegalità danneggia l’economia. E aprirò una nuova stagione dell’ascolto, soprattutto verso le esigenze delle Pmi, che se accompagnate generano occupazione”.
Sul tema della logistica il candidato presidente ha sottolineato che “bisogna lavorare sul mercato ortofrutticolo di Fondi, che non ha ancora uno sbocco sul porto di Gaeta. Le navi da crociera a Civitavecchia caricano i pasti che arrivano da Amburgo, a discapito dei nostri prodotti e delle nostre aziende”.
Sul sostegno alle categorie fragili invece ha affermato che “la grande sfida è proprio quella degli ultimi. Bisogna aprire una nuova stagione con i sindaci, che conoscono le fragilità dei loro territori, e favorire l’integrazione socio-sanitaria”.
Sull’edilizia Rocca ha invece dichiarato che “la programmazione è la cosa che finora è mancata e su cui dobbiamo tornare. Poi è necessario togliere burocrazia per migliorare la pianificazione affinchè si possa favorire la crescita economica”.
Sui poteri speciali al sindaco di Roma ha convenuto che “servono per amministrare e risolvere i problemi quartiere per quartiere”. Il candidato di centrodestra ha sottolineato poi la necessità di un forte partenariato tra pubblico e privato “che è vitale per dare rilancio in un’ottica di dialogo e di trasparenza”.
Sul termovalorizzatore ha poi sostenuto che “serve per chiudere il ciclo dei rifiuti. Ma non a Santa Palomba, dove porterebbe al collasso la viabilità dell’intera area. Il tema vero è che nel Lazio non c’è la raccolta differenziata, ferma al 18 per cento. Il termovalorizzatore non è la soluzione a tutto”, ha concluso.

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Giani “La Toscana ha gestito bene l’emergenza Covid. Sostengo Bonaccini per le primarie Pd”

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ROMA (ITALPRESS) – “A metà del mio mandato sono soddisfatto e il bilancio che si può fare è fondato sulla gestione dell’emergenza. In questi due anni e mezzo abbiamo vissuto la piena fase del Covid, sono entrato in carica a ottobre e quel giorno il bollettino portava 60-70 morti, una situazione drammatica. Adesso la Toscana è la regione che ha vaccinato di più, con oltre nove milioni di vaccinazioni”. Eugenio Giani si mostra soddisfatto e orgoglioso di quanto fatto nella prima metà del proprio mandato da presidente della Regione Toscana. Intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’Agenzia di stampa Italpress, il governatore toscano è tornato a parlare della gestione delle emergenze, prima il Covid-19, quindi gli effetti della guerra in Ucraina, che ha dovuto fronteggiare fin dal suo insediamento. “Il Covid c’è ancora, stamani siamo a più di 400 contagi, quindi circa 2.000 contagi settimanali, l’anno scorso di questo periodo si era però a 95.000 contagi, passare a 2.000 significa che il Covid c’è ma non più pandemico bensì endemico – ha aggiunto – Però dobbiamo tenere alta la protezione vaccinale, l’invito è sempre quello di andare a fare la quarta dose e di considerare il richiamo ogni anno”.
Per quanto riguarda il dibattito sull’autonomia differenziata, Giani ha sottolineato quanto sarebbe importante applicare il terzo comma dell’articolo 116 e poter così gestire alcune materie di particolare e specifica importanza per il territorio: “C’è una materia come la geotermia per cui sarebbe meglio se il contratto potesse farlo la Regione e non lo Stato, e poi in Toscana c’è il 25% dei beni culturali in Italia – questi i due aspetti – Abbiamo un gran patrimonio culturale, la domanda è: lo Stato lo gestisce bene? I sovrintendenti fanno il possibile, ma la Toscana se dei suoi beni ne è più partecipe li può gestire molto meglio”. Sui progetti del Pnrr per la Toscana, c’è soddisfazione: “Sono soddisfatto, per la Toscana ci sono 4.300 progetti approvati, possono dare volano di lavoro, occupazione, innovazione. Se avessi potuto gestire io la scelta dei progetti avrei dato altre priorità – ha ammesso – Ma non lamentiamoci, arriveranno 4 miliardi e 600 milioni da spendere”.
Il progetto del rigassificatore di Piombino ha creato polemiche e spaccature, ma Giani è sicuro della bontà della scelta presa: “Bisogna rendersi conto che l’interesse nazionale ha una prevalenza, fermo restando il fatto che lo Stato debba poi dare delle compensazioni”. Il governatore toscano ha poi spostato la propria attenzione sul dibattito nazionale, a cominciare dalle primarie del Partito Democratico, per le quali sosterrà convintamente Bonaccini: “Ho sempre sostenuto Bonaccini fin dal primo giorno, c’è una stima che deriva dal lavoro comune, lui era il presidente dei presidenti di regione quando sono entrato in carica, l’ho subito apprezzato – ha spiegato – Mette insieme una visione strategica e il pragmatismo e la concretezza dell’amministratore, i due elementi che si richiedono al segretario del Partito Democratico. Può rilanciare il PD partendo dalle sue competenze, e ha un certo carisma”.
Nei confronti del proprio partito, il giudizio resta comunque severo: “A sinistra la capacità di autocriticare se stessi è una cosa incredibile, vedere 30 esponenti tutti concentrati a criticare se stessi mi dà anche molto fastidio. Il PD in ogni caso è il partito più radicato tra quelli che oggi esistono nella scena italiana – ha aggiunto, soffermandosi poi sulle scelte per le regionali – Votano le due grandi regioni, quella in cui c’è Milano e quella dove c’è Roma. Nel Lazio abbiamo D’Amato, bella persona che ha gestito la fase delicata della pandemia, uomo efficiente e creativo, ha ridato al Lazio un certo profilo. Per la Lombardia vedo una persona che mi dicono essere molto rigorosa e che ci consente di avere un rapporto con i Cinque Stelle che può essere significativo”. Infine, inevitabile una valutazione nei confronti del recente operato del Governo, dal caso delle accise alla Manovra: “Quello sulle accise è stato uno scivolone da parte del Governo, se muovi un qualcosa che crea un circuito vizioso speculativo vai ben oltre l’esigenza di mantenere le entrate dello Stato, è stato un grande sbaglio aver voluto rimettere le accise – ha spiegato – E mi ha toccato molto anche che hanno fatto una Manovra da 35 miliardi, ma dopo due anni in cui si è detto che la sanità era il problema più importante – ha concluso – Non si possono dedicare alla sanità solo due miliardi sui 35 complessivi”.
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Schifani “In Sicilia serve la semplificazione. Ponte sullo Stretto? Sogno la posa della prima pietra entro un paio di anni”

MILANO (ITALPRESS) – “La Sicilia è l’unica regione che non ha privatizzato gli aeroporti. Privatizzare significa inserire governance competitive di manager che tendono ad aumentare il numero di vettori che atterrano. Manca questa gestione manageriale che invece fa decollare tutti gli altri aeroporti”. Lo ha detto Renato Schifani, presidente della Regione Siciliana, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’Agenzia Italpress.
Per Schifani “il processo di privatizzazione dei due scali aeroportuali va avviato. Agevoleranno i cittadini e le casse di enti pubblici proprietari dell’aeroporto”, ha evidenziato. “I processi di privatizzazione – ha aggiunto – ormai sono gestiti da regole ferree e di trasparenza, quindi pericoli di infiltrazioni ormai ne vedo pochi. Naturalmente – ha detto – saremo rigorosissimi, però è un sistema collaudato sotto il profilo procedurale”.
Schifani si è soffermato anche sui prezzi elevati per l’acquisto di biglietti aerei per la Sicilia. “Abbiamo denunciato all’Antitrust questa anomalia che pagano i siciliani: da quando faccio politica – ha evidenziato – è la prima volta che si assiste a prezzi come 600-700 euro per tornare da Roma a Palermo, mentre a New York si arriva con molto meno. Sono fortemente impegnato e con me credo di avere tutto il popolo siciliano. Andrò avanti e non mi fermerò perchè è un fatto inconcepibile”.
In tema di collegamenti, c’è anche la questione del Ponte sullo Stretto. “Devo ringraziare pubblicamente il ministro Salvini – ha detto Schifani – che si sta spendendo in una maniera senza precedenti e sarò al suo fianco senza se e senza ma. Devo ringraziarlo – ha continuato – perchè si sta impegnando molto. Già abbiamo fatto un paio di incontri e ha spiegato il percorso che io e il presidente della Calabria Occhiuto abbiamo condiviso”. Tra quanto tempo si potrà vedere la prima parte materiale di quest’opera? “Non dipende da me – ha affermato Schifani – ma comunque non meno di un anno o un anno e mezzo perchè bisogna mettere a posto tante carte che prima erano sparigliate. Il mio sogno – ha concluso – sarebbe riuscire a mettere la prima pietra entro un paio di anni, insieme al ministro Salvini e a Roberto Occhiuto”.
In Sicilia sono necessarie alcune riforme. Innanzitutto, per Schifani, occorre “semplificare”. “La Sicilia – ha spiegato – in questi anni è rimasta al palo. In campagna elettorale ho incontrato tutti i corpi intermedi, il mondo produttivo e non del nostro sistema e ho registrato un appello accorato: sbloccate i sistemi decisionali”. “Proprio oggi – ha aggiunto il governatore siciliano – la mia giunta ha deciso di attivare un processo legislativo finalizzato a rivedere da qui a qualche settimana le procedure di funzionamento del Comitato tecnico-scientifico, rivederne i componenti, le regole e la funzione del presidente. Occorre adeguarsi alle richieste che vengono da tutte le parti del mondo per gli investimenti in Sicilia”. Inoltre, “reintrodurremo le province”, ha aggiunto. “Lo vuole il governo – ha continuato – e lo vuole il territorio. A breve presenteremo un disegno di legge che ci riporta all’elezione diretta dei presidenti delle province, non soltanto per una maggiore democrazia quanto per una maggiore efficienza delle istituzioni sul territorio”.
Si discute anche di termovalorizzatori. “Già in campagna elettorale – ha affermato – mi sono espresso per i due termovalorizzatori in Sicilia perchè senza questa soluzione non ne vedo altre. A volte mi confronto con opposizioni di carattere ideologico e non realistico. Andrò avanti seguendo le procedure corrette per la realizzazione di queste due grandi realtà”.
Un’altra sfida è quella del Pnrr: “Per quanto mi riguarda – ha detto il governatore siciliano -, ho riunito tutti i capi dipartimento, con il segretario generale e gli assessori, per fare il punto e capire bene a che punto si è nell’attuazione dei progetti del Pnrr. E’ un’occasione che non possiamo perdere – ha aggiunto – ma sono abbastanza fiducioso perchè vigilo”.
All’ordine del giorno c’è anche il tema dell’autonomia. “Già le Regioni – ha affermato – hanno un’autonomia differenziata sulla sanità e sappiamo bene come esista una differenza tra la sanità del Mezzogiorno e quella del Nord. Queste autonomie hanno effettivamente determinato differenze, non per colpa degli operatori del Mezzogiorno ma anche dei trasferimenti pubblici e dei sistemi organizzativi. Incontrerò il ministro Calderoli per discutere con calma di questo argomento. Chiederò innanzitutto tempi certi per individuare i livelli unitari delle prestazioni”. Schifani ha ricordato che “la Sicilia gode dell’autonomia finanziaria” ma “non è applicata”. “Quando si aprirà un tavolo, ritengo – ha aggiunto – che sia la volta buona per discutere del ripristino di questo principio costituzionale”.
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