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Mulè “Letta attacca il centrodestra perché teme la sconfitta”

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ROMA (ITALPRESS) – Il Pd attacca il centrodestra perché non ha argomenti e si avvia alla sconfitta, mentre il Terzo Polo è così cosciente di perdere che lancia l’idea di un governo delle larghe intese. Così Giorgio Mulè, sottosegretario alla Difesa e capolista di Forza Italia nel collegio di Palermo alla Camera, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano – Verso il voto” dell’agenzia Italpress.
Democrazia a rischio con la vittoria del centrodestra? “E’ un’affermazione ridicola e completamente infondata, Letta è un po’ confuso. E’ ridicolo quello che ha detto ieri, oggi addirittura siamo caduti nella farsa: questo dà l’idea di questa campagna elettorale”, ha detto Mulè, per il quale le paure su una possibile premiership di Giorgia Meloni “sono legate al fatto che, non avendo argomenti dal punto di vista programmatico, si ricorre alla demonizzazione dell’avversario. E’ uno spettro che la sinistra usa per mascherare le loro incoerenze e inefficienze”, continua.
“A me è dispiaciuto che si è andati all’estero, in tutte le lingue del mondo – e mi riferisco a Enrico Letta – a denigrare il proprio Paese, a presentarlo come un Paese che è pericolosamente sull’orlo di una deriva di tipo autoritario se Giorgia Meloni dovesse essere premier. Questo fa male all’Italia” e “fa la gioia degli speculatori”, spiega. “Si vede che tocca con mano la sconfitta”, dice riferendosi a Letta. Anche il Terzo Polo è “talmente cosciente di perdere che il leader Carlo Calenda ha lanciato la proposta di fare di nuovo un “governone” tutti insieme”, sottolinea. “Il terzo polo – che in realtà secondo quanto dicono i sondaggi è il quarto, perché si posizionerà dopo la coalizione di centrodestra, di centrosinistra e dopo il Movimento 5 Stelle – immagina inciuci e manovre di palazzo per il prossimo governo: dal punto di vista valoriale, siamo lontani anni luce. Non è un discorso di aritmetica: siamo convinti che gli italiani sanno da che parte stare”.
Per rilanciare il Paese, invece, il centrodestra vuole “uscire dal meccanismo del reddito di cittadinanza, che è una misura che ha abbruttito il lavoro”, mentre “deve essere una misura per assistere i poveri. La prima cosa che chiedono gli italiani è il lavoro”, soprattutto in Sicilia, dove il centrodestra candida Renato Schifani alla presidenza della Regione. “Sarà fondamentale per la Sicilia poter contare su un presidente di centrodestra e di Forza Italia, perché avremo un raccordo diretto col Governo di Roma e trasferiremo qui in Sicilia tutto quel buon governo, anche e soprattutto sul fronte del lavoro, che qui è l’emergenza fondamentale”, spiega.
“Con Renato Schifani la Regione Sicilia può essere amministrata da un candidato che ha tutto il know how e la capacità di rimettere in moto questa Regione e farla guardare con ambizione al 21esimo secolo”. Sul fronte delle infrastrutture, ad esempio, “ci sono delle emergenze ataviche”, come “la linea ferroviaria tra Palermo e Messina, tra Catania e Messina. I soldi del Pnrr vanno nella direzione di colmare questo gap: sono benvenuti, ma non bastano. Bisognerà affiancare un progetto legato all’alta velocità e al ponte sullo Stretto, che collegherà la Sicilia all’Europa”.

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Serracchiani “Dal Pd progetti chiari per i giovani”

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ROMA (ITALPRESS) – “Siamo il partito che più ha parlato di giovani, con progetti molto chiari: l’abolizione degli stage e dei tirocini formativi gratuiti, che sono serviti a volte non tanto per formare e permettere ai giovani di entrare nel mercato del lavoro, ma per farli lavorare senza pagarli. Meglio quindi puntare sull’apprendistato”. Lo ha detto Debora Serracchiani, capogruppo Pd alla Camera e capolista a Torino, intervistata da Claudio Brachino nell’ambito della rubrica “Primo Piano – Verso il voto” dell’agenzia Italpress. “Poi – ha proseguito – c’è il tema dei contributi per gli affitti a favore dei nostri giovani affinchè escano di casa e abbiano una vita autonoma. Quindi il contributo di 2mila euro anche sui mutui e sugli affitti serve per aiutare i più fragili, e i giovani sono oggi quelli che fanno più fatica. E poi la proposta che per le assunzioni under 35 non si paghino i contributi per qualche anno serve anche ad incentivare nuove assunzioni. Ma una delle proposte più importanti è l’assunzione di 900mila nella pubblica amministrazione da qui al 2026, in modo da ringiovanire gli uffici e spingere sulla digitalizzazione”.

Sulle elezioni, alla domanda su cosa pensasse delle affermazioni di Enrico Letta (‘se vince questo centrodestra c’è un rischio della democrazia’), la Serracchiani ha risposto: “Quello che l’ha detto con maggiore sincerità, a proposito di allarme democratico, è Silvio Berlusconi: ‘se vince il centrodestra, cambiamo la Costituzione, facciamo il presidenzialismo, e il primo che va a casa è Sergio Mattarella”. Sui temi dell’energia invece la capogruppo ha detto: “Il tetto al prezzo del gas non è scontato, e comunque c’abbiamo messo un bel po’ a convincere l’Europa a farlo. Tuttavia anche il price cap non basta perché serve liquidità, ed è il motivo per cui abbiamo detto che l’intervento sugli extraprofitti è fondamentale. Ci sono 10 miliardi di extraprofitti da recuperare dalle aziende energetiche, e penso che chi ha guadagnato di più nel periodo della pandemia, come aziende farmaceutiche e bancarie, anche loro debbano dare qualcosa di più”. Sugli aiuti alle piccole imprese la Serracchiani ha invece affermato: “Abbiamo fatto un pacchetto di proposte. La prima riguarda il credito d’imposta, di cui abbiamo proposto il raddoppio, fino al 50 per cento per le imprese energivore, fino al 30 per cento per le altre. E’ chiaro che adesso però c’è un problema di liquidità. E quindi tra le nostre proposte c’è oltre alla rateizzazione delle bollette, anche la moratoria, almeno fino a gennaio 2023, di quello che stiamo restituendo adesso e che lo Stato ha preso durante il Covid, i famosi tagli da 20-30mila euro. E poi pensiamo che i fondi che si possono recuperare dagli extraprofitti vadano non solo alle famiglie con redditi medio bassi, ma anche alle piccole imprese”. Sulla guerra in Ucraina.

“Auspico – ha sostenuto la candidata Pd – che ci sia l’impegno di tutti a cercare di arrivare ad una soluzione che pacifichi quel territorio, anche se mi pare ancora difficile nonostante l’intervento della Turchia o le Nazioni Unite. Penso però che sia molto grave quello che sta accadendo. In queste ore in cui si combatte sul campo, c’è anche chi combatte sfruttando anche la questione energetica. Le parole di Putin che dichiara guerra all’Europa attraverso la chiusura dei rubinetti dell’energia dicendo ‘vi faremo stare al freddo e alla fame’, francamente credo che meritino un’attenzione non solo e non tanto nostra, che la do per scontata, ma c’è anche una reazione europea che dev’essere altrettanto forte. Ecco perché dico che il fatto che il tetto al prezzo del gas è fondamentale, rivedere quello che sta succedendo alla Borsa di Amsterdam è fondamentale, gli approvvigionamenti e gli stoccaggi sono fondamentali, la solidarietà europea tra Paesi è fondamentale, ma è fondamentale anche che l’Europa pensi ad una piattaforma unica di acquisto del gas”. (ITALPRESS) – (SEGUE). Alla domanda poi su cosa pensasse della proposta di Salvini sui 30 miliardi di aiuti subito, la Serracchiani ha risposto: “Fare lo scostamento di bilancio significa di nuovo mettere un peso enorme sulle spalle delle prossime generazioni, che già ce l’hanno enorme, ma perché vogliamo proprio affossarli? Mi pare tuttavia che nel centrodestra hanno affossato la proposta di Salvini, e su questo siamo d’accordo con la Meloni. Il programma del Partito democratico – ha spiegato – è fatto come se fosse una legge di Bilancio, per ogni proposta è individuata la copertura finanziaria, non foss’altro perché chi va a governare un secondo dopo deve fare la legge di Bilancio, e se non la fa bene e non la fa presto, noi rischiamo anche di perdere i fondi del Pnrr”. Sollecitata da Claudio Brachino a dare un commento sulla Meloni possibile premier, Serracchiani ha detto: “Le rispondo da donna più che da politica: una leader donna ha una responsabilità in più nei confronti delle donne, e mi preoccupa quello che vedo nelle regioni dove governa il centrodestra o Fratelli d’Italia, come nelle Marche, dove non si può più abortire. Ma mi preoccupa – ha aggiunto – anche quello che dice Salvini, con cui la Meloni è alleata, e cioè che se vince farà la legge più avanzata in Europa per la famiglia, che è quella del premier ungherese Orban, dove se una donna fa quattro figli non paga più tasse. Ritorniamo insomma agli anni del ‘900”, ha concluso.

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Elezioni, Di Maio “Impegno Civico può essere determinante”

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ROMA (ITALPRESS) – “Il tema fondamentale è che dalla politica estera adesso dipende anche il costo dell’energia elettrica. Il vero tema è che nell’ultimo anno, anzi negli ultimi due, prima con la pandemia, poi con l’invasione russa dell’Ucraina, il prezzo del gas e dell’energia è salito a causa della guerra. Questo fa sì che quando si deve trovare una soluzione per i cittadini 99 volte su 100 bisogna intervenire ai tavoli europei, ai tavoli internazionali”. Lo ha detto Luigi Di Maio, ministro degli Esteri e leader di Impegno Civico, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’agenzia Italpress.

“La prima cosa che dobbiamo fare è intervenire sul tetto massimo al prezzo del gas”, ha aggiunto. “Mentre otteniamo questo – ha evidenziato – serve un decreto a livello nazionale che dobbiamo fare come governo, che chiamiamo ‘decreto Taglia bollette’ e che proponiamo come Impegno Civico”. Di Maio ha quindi presentato la proposta del suo partito: “L’80% delle bollette da qui a dicembre per le imprese e per le famiglie che rischiano la povertà energetica – ha spiegato – le paga lo Stato. Intanto otteniamo il tetto massimo al prezzo del gas e non ci sarà bisogno di un altro decreto. Costa 13 miliardi. A fronte di 370 mila posti di lavoro che rischiamo di perdere, 100 mila imprese a rischio chiusura, 13 miliardi non sono nulla”, ha aggiunto.

Un impegno resta necessario anche per i giovani che “saranno le prime vittime di questa crisi, se non interveniamo”, ha spiegato. “C’è una generazione di under 40 – ha evidenziato – che ha pagato la crisi delle torri gemelle, quella del 2008, la crisi della pandemia e adesso quella della guerra in Ucraina. È una generazione che va aiutata”. Tra gli interventi da realizzare, anche quello sul reddito di cittadinanza, che per il leader di Impegno Civico non va abolito ma migliorato. “Il reddito di cittadinanza – ha affermato – in questo momento è sotto attacco: Giorgia Meloni e il centrodestra vogliono abolirlo. Io credo – ha continuato Di Maio – che sia sbagliato abolire il reddito di cittadinanza. Ho scritto io quella legge e va migliorata però che si voglia abolire per i disabili, per le persone che prendono la pensione e per la parte più debole del Paese è sbagliato. Anche coloro che sono abili al lavoro – ha proseguito – purtroppo sono vittime dei centri per l’impiego che non funzionano in Italia. Io dico: lasciamo stare i centri per l’impiego e mettiamo in contatto direttamente le imprese e i percettori del reddito. Le imprese fanno una proposta ai percettori – ha spiegato – e se quelli fanno i furbi togliamo il reddito su segnalazione dell’impresa. Dire che si vuole abolire il reddito di cittadinanza in un momento in cui stiamo andando verso una crisi energetica ed economica e un autunno caldissimo – ha aggiunto – è anche pericoloso per la pace sociale del nostro paese”.

Di Maio ha ripercorso alcuni momenti che hanno caratterizzato la sua storia recente, alcune iniziative avviate da ministro degli Esteri, l’addio al Movimento 5 Stelle e la nascita di Impegno Civico. “Purtroppo siamo in un momento così difficile del Paese, dopo una pandemia e con una guerra in corso, nel quale più che il dibattito interno ai partiti – ha sottolineato – doveva servire una maturità tra i partiti. Dovevamo lasciare il governo in carica: non si votava tra tre anni ma tra otto mesi. Avremmo potuto affrontare l’autunno con Mario Draghi ai tavoli internazionali”, ha detto. E poi una proposta in merito ai rapporti con la Russia: “Non ho da ostentare certezze – ha affermato – ma una commissione d’inchiesta sui rapporti politico-finanziari tra Mosca e partiti e leader italiani va fatta appena si insedia il nuovo Parlamento”. Intanto la campagna elettorale è in corso e manca poco al 25 settembre. “Noi siamo nella coalizione progressista”, ha ricordato. “È un grave errore – ha continuato Di Maio – considerare Meloni e destra già vincenti. C’è il 40% delle persone che ancora non ha scelto per chi votare. Possiamo ancora ribaltare il risultato se ci crediamo come squadra. I sondaggi sono fatti per essere smentiti. Oggi è molto importante crederci. Io ci credo tanto e credo che Impegno Civico potrà avere un risultato di tutto rispetto: fino al 6%. Sembra poco – ha concluso – ma sarà determinante per la vittoria della coalizione”.

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Gubitosa “M5s sarà una vera sorpresa, Conte temuto”

ROMA (ITALPRESS) – “Sicuramente il M5S sarà la vera sorpresa di queste elezioni”. Ne è convinto Michele Gubitosa, deputato e vicepresidente del M5S, che intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’Agenzia Italpress, torna a parlare dell’assenza del leader Giuseppe Conte al Meeting di Rimini. “Non è stato invitato perchè è temuto, ma lui sarà la vera sorpresa di queste elezioni. Ovviamente il sistema lo sa, Letta e Meloni lo sanno e cercano di isolarci e di non darci voce. Ogni volta che parla Conte dall’altra parte tremano. Noi non abbiamo mai fatto le cose guardando i sondaggi, ma con assoluta certezza posso affermare che tutti quelli che vediamo – ha evidenziato – il 25 settembre saranno stravolti perchè non tengono conto dell’astensione. Se noi riusciremo, e ce la faremo, a portare al voto tantissimi cittadini che ora si astengono dai sondaggi, il giorno dopo le elezioni i risultati saranno stravolti”.
Sondaggi che ad oggi vedono la coalizione di centrodestra in testa e che, secondo il vicepresidente del M5S, più che un pericolo rappresentano un danno per i cittadini. “Io non ho mai pensato che nel centrodestra siano pericolosi, io li trovo dannosi che è una cosa che mi preoccupa molto. Sono sempre loro che nel 2011 ci stavano portando alla bancarotta, sono sempre loro che si sono dati un restyling e ora dicono di essere la novità, ma la verità è che sono lì da 20 anni e ci stavano portando in bancarotta. Non li reputo pericolosi ma dannosi per l’Italia e per i cittadini. Noi del M5S partiamo dai temi che hanno sempre caratterizzato il M5S, temi come l’ambiente, l’aiuto ai più deboli, aiuti alle imprese. In questa campagna elettorale ripartiamo dai 9 punti che avevamo dato a Draghi, in quei 9 punti c’è un faro da seguire per portare il Paese fuori dalla crisi come lo sblocco dei crediti fiscali del superbonus che è qualcosa su cui agire subito, poi bisogna abbassare il cuneo fiscale per avere più soldi in busta paga, fare il salario minimo per i contratti non riconosciuti dai Ccnl. Noi ci impegneremo affinché il paese possa seguire una strada che ci porta fuori da questa crisi economica. Il salario minimo non va ad aiutare solo i dipendenti assunti con contratti al di sotto della soglia dei Ccnl -ha spiegato – ma aiuterà anche gli imprenditori, perche i primi ad essere danneggiati da questi contratti far west sono proprio gli coloro che applicano i contratti nazionali con costi superiori e una concorrenza sleale”.
Oltre al salario minimo altro tema caro ai Pentastellati è il reddito di cittadinanza, che “viene attaccato da tutti perchè è una misura del M5S – ha proseguito Gubitosa – ma gli imprenditori non sanno che se assumono una risorsa dal sistema del Rdc si prendono loro lo sgravio, i cittadini non sanno che i sindaci possono far lavorare le persone, non sanno che dei 3 milioni che lo percepiscono 2 milioni vanno ad integrare le pensioni”. Infine la caduta del governo Draghi. “Il prestigio di Draghi non è in discussione ma dobbiamo dire le cose come stanno, oltre che bloccare il superbonus e mettere in crisi le aziende, fare logoramenti continui al reddito di cittadinanza non abbiamo visto fare. La realtà è che noi abbiamo sempre visto un rinviare, noi volevamo uno scatto in più che non c’è stato. Noi ci siamo astenuti perchè volevamo uno scatto in più, ma noi non abbiamo votato contro la fiducia”,ha concluso.
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Lucaselli (FdI) “Noi pronti, crisi di governo inaspettata”

ROMA (ITALPRESS) – “Credo che indubbiamente la crisi di governo abbia spiazzato tutti, anche noi dell’opposizione, perchè è stata inaspettata e credo che sia stata in qualche modo un po’ voluta anche da Draghi proprio perchè andiamo incontro alla legge di bilancio. Noi siamo assolutamente pronti, abbiamo fatto opposizione per 4 anni e con il programma siamo molto avanti, certamente sarà una legge di bilancio complessa ed estremamente difficile, dovrà essere fatta in tempi molto brevi, però noi abbiamo le idee molto chiare”. Così Ylenja Lucaselli, deputata FdI, intervistata da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’Agenzia Italpress. “Un vero effetto economico Draghi io non l’ho visto e credo che non l’abbiano visto neanche gli italiani, indubbiamente è un personaggio estremamente autorevole ma il tema è quello che si mette a terra e quanto si riesce a fare. Dal punto di vista economico – ha proseguito – sono convinta che l’Italia non ha avuto alcun vantaggio ad avere Draghi perchè il debito è cresciuto, i livelli di disoccupazione anche e la crescita di cui tutti parlano non c’è. Sui problemi che oggi hanno gli italiani non c’è stata alcuna risposta e ieri da Draghi mi sarei aspettata alcune risposte, come ad esempio sull’energia”.
Commentando il post di Chiara Ferragni che ha rilanciato un articolo di The Vision dove si sostiene l’impossibilità di abortire nelle Marche, regione governata da Fratelli d’Italia, Lucaselli ha sottolineato che “non ci sono indicazioni di partito perchè noi siamo chiarissimi su questo, noi siamo con la 194, serve però la sua applicazione completa che prevede il diritto ma anche il dovere dello Stato di garantire la possibilità di portare avanti la gravidanza per chi vuole farlo ma non può. Se si tratta di una scelta consapevole e personale della donna è giusto che vada avanti su quella strada, il tema si pone quando non è così ma diventa una scelta dettata dalla necessità. I consultori ci sono e lavorano abbastanza bene ma non basta fare una chiacchierata con una donna perchè non si risponde così a tute le esigenze, è necessario organizzare un sistema di sostegno vero per tutte quelle donne che vorrebbero portare avanti la gravidanza”. La deputata uscente di Fratelli d’Italia è poi tornata sulla polemica che ha coinvolto Giorgia Meloni dopo aver postato sui social il video di uno stupro avvenuto a Piacenza.
“Io mi chiedo perchè non è stata fatta la stessa polemica quando è stato pubblicato il video dell’ambulante ucciso dall’italiano, l’atrocità è stata la stessa, inoltre il video postato dalla Meloni era già andato su tutte le testate giornalistiche. Il problema è all’origine e se lo poniamo per questo video dobbiamo farlo per tutto ciò che c’è nella rete, però – ha sottolineato – oggi investe solo la Meloni perchè il Pd ne ha fatto campagna elettorale. La legge” sullo stalking “va sicuramente rivista perchè è obsoleta, troppe volte le donne quando denunciano vengono ancora sottovalutate ed è un gravissimo problema, inoltre non ci sono strumenti veri per poter davvero intervenire, contemporaneamente c’è la necessità di avere una velocizzazione delle procedure”. Infine l’economia. “Io faccio campagna elettorale” in Emilia Romagna, “un territorio che come primo problema pone il tema dei costi dell’energia perchè il tessuto produttivo è molto importante e forte, in secondo luogo quello dell’aumento degli stipendi perchè oggi con l’inflazione che abbiamo le famiglie che prima arrivavano a fine mese iniziano ad avere grandi preoccupazioni”, ha concluso.
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Ceccanti “Nel centrodestra corsa a prendere tutto in caso di vittoria”

ROMA (ITALPRESS) – “Vedo nello schieramento della destra una mentalità per cui chi vince prende tutto, questo rischierebbe di manifestarsi subito dopo una eventuale vittoria. Quasi nessuno si ricorda che la prima persona che chiese la messa in stato di accusa di Sergio Mattarella, per essersi rifiutato di accettare di nominare Paolo Savona ministro, fu Giorgia Meloni accusandolo di abusivo esercizio del potere e, a differenza di Di Maio, lei non ha mai detto di essersi sbagliata. A me preoccupa l’idea che chi vince pensa di poter prendere tutto e di poter entrare in rotta di collisione con il Presidente della Repubblica”. Così Stefano Ceccanti, deputato Pd, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’Agenzia Italpress.
“La domanda da fare alla Meloni è: ma se tu prendi l’incarico e proponi un ministro ma il Presidente dice che è inopportuno che fai? Minacci lo stato di accusa? Quindi – ha ribadito – il problema non sono le riforme costituzionali che richiedono anche tempo, ma l’atteggiamento. Non sono interessato a fare una campagna di demonizzazione della Meloni rispetto al suo passato, io sono preoccupato del fatto che c’è un rapporto sbagliato con le istituzioni di garanzie e con l’Ue. Meloni ci deve dire se ritiene di aver sbagliato 5 anni fa a chiedere di mettere in stato di accusa Mattarella oppure no, il secondo problema è capire quale rapporto vuole avere con l’Unione europea. Queste sono le mie preoccupazioni e sono relative al futuro, io faccio polemica per queste due cose e non sul passato. La Meloni in 5 anni ha sostenuto la tesi che ci debba essere un primato del diritto italiano su quello dell’Ue, questa cosa non sta in piedi”.
Il costituzionalista e deputato dem ha poi commentato la sua corsa all’uninominale di Pisa che inizialmente aveva visto uno stop in favore del leader di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni: “io ho escluso fin dall’inizio di candidarmi in collegi uninominali diversi da questo e mi sono assunto questa responsabilità. Chi vuole votare nel collegio di Pisa per Fratoianni può comunque votarlo perchè è capolista della sua lista, questo non impedisce un consenso mirato nei suoi confronti”. Sul temuto rischio astensionismo ha poi spiegato che avvicinandoci sempre più alla data del 25 settembre, “non si scenderà troppo sotto la soglia del 70% perchè le elezioni politiche sono sempre percepite come quelle di ‘serie A’, quindi mi stupirei del contrario. Questo può anche sovvertire le previsioni che facciamo oggi nel dare per scontato quanto succederà, per questo io starei molto attento perchè c’è una massa di cittadini che deciderà nelle ultime settimane e qualcuno anche in cabina elettorale”.
Infine uno sguardo all’economia con il caro bollette e la proposta del Pd su un nuovo contratto denominato “luce sociale”. “Draghi ritiene che sia possibile arrivare ad avere un tetto europeo al prezzo del gas e questa strada va perseguita fino in fondo. Poi il Pd nei giorni scorsi ha anche elaborato delle altre proposte come un contratto ‘luce sociale’ per le piccole imprese e le famiglie con redditi medio bassi con le forniture prodotte da fonti rinnovabili. Stiamo premendo sul governo, ma in parte facciamo anche un ragionamento in prospettiva perchè sappiamo che questo conflitto non è destinato a finire presto e anche le conseguenze economiche che ne derivano vanno affrontate”, ha concluso Ceccanti.
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Governo, Ciriani “Troppe contraddizioni hanno portato alla crisi”

ROMA (ITALPRESS) – “Vorrei ribadire che un conto è la stima nei confronti di Mario Draghi, di quello che ha fatto e ha rappresentato, un conto è il suo ruolo politico e quello che ha fatto il suo governo. Noi abbiamo rispetto nei suoi confronti, ma il giudizio politico per me è severo. Quello che è accaduto noi lo avevamo previsto da diversi mesi a questa parte. A iniziare dalla partita del Quirinale che lui ha perduto per quelli che ieri lo applaudivano in aula. I suoi amici sono finti, o quanto meno amici fino a un certo punto: lo hanno applaudito, lo hanno coccolato, lo hanno esaltato, solo per mantenere in vita questo governo”. Lo dice Luca Ciriani, capogruppo di Fratelli d’Italia in Senato, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress, in merito alla crisi di Governo.
“Le contraddizioni di questo governo e di questa maggioranza sono esplose e non potevano non venire alla luce: se accontenti il Pd non puoi accontentare la Lega. Se accontenti Forza Italia non puoi accontentare Liberi e Uguali. E quindi era inevitabile che queste contraddizioni esplodessero, e sono esplose”, aggiunge.
“Non so che cosa avesse in mente Draghi o quale fosse il suo destino – prosegue Ciriani – la sensazione è che Draghi abbia voluto dire “Prendere o lasciare” al Parlamento. Era inevitabile che il centrodestra si fosse un pò risentito delle sue parole perchè il suo è stato un intervento molto orientato ad accarezzare il Pd, e contro Lega, Cinque stelle e Forza Italia. Mi aspettavo che Draghi dicesse qualcosa anche nei confronti del Pd perchè vorrei ricordare che le battaglie ideologiche che il Pd ha portato avanti in Parlamento erano orientate più che altro a irritare il centrodestra. Su questo è stato zitto. Alla fine penso che un governo debba confrontarsi con la politica, che ha le sue regole”.
Per il senatore “il centrodestra ha la sua unità, l’ha ritrovata, non nascondo che ci sono stati dei problemi nel recente passato, penso alle Comunali, oppure al fatto che nella stessa maggioranza di governo ci fossero due partiti al governo e noi all’opposizione, questo ci creava qualche difficoltà. Però il centrodestra è maggioranza nel Paese e sono convintissimo che gli italiani esprimeranno un governo di centrodestra”.
Commendando i sondaggi che danno FdI in crescita, Ciriani ritiene che “la coerenza sia stata per noi il nostro valore costitutivo, la nostra bandiera, e gli italiani hanno percepito che di noi si possono fidare perchè facciamo quello che diciamo, magari non può piacere ma sanno esattamente quello che comprano quando votano il prodotto Fratelli d’Italia. Questo ha fatto la differenza – continua – in un Parlamento in cui tutti hanno governato con tutti salvo dire che non l’avrebbero mai fatto. Alla fine la coerenza premia, però noi non siamo così presuntuosi da pensare di poter governare da soli. Il nostro campo d’azione è il centrodestra dove c’è la Lega, Forza Italia e gli altri partiti moderati. Anche quando eravamo di gran lunga il più piccolo partito della coalizione abbiamo sempre pensato che dovevamo andare insieme”.
Infine un passaggio sulle Regionali del 2023 in Friuli-Venezia Giulia. “Con il governatore Fedriga – dice – abbiamo rapporti molti buoni, siamo convinti di governare insieme a lui anche per i prossimi 5 anni”.

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Politica e giustizia, Palamara lancia “Oltre il Sistema”

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ROMA (ITALPRESS) – Si chiama “Associazione – Oltre il sistema” il movimento politico che l’ex magistrato Luca Palamara presenterà all’Hotel Baglioni di via Veneto a Roma sabato 23 luglio alle 11. L’ex presidente dell’Anm ha raccontato, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress, obiettivi e programma, che dopo l’accelerazione della crisi del Governo Draghi, entrerà subito in gioco alle politiche che probabilmente si terranno a ottobre. “Noi andiamo avanti, e sabato partiremo, per poi capire come ci struttureremo sul territorio”, spiega Palamara, nonostante una legge elettorale che premia le coalizioni. “Anche su questo punto, con gli amici dell’associazione, ci siederemo attorno a un tavolo, e vedremo il da farsi. Ascoltando però soprattutto le istanze dei cittadini dei vari territori. C’è grande entusiasmo nel rompere gli schemi, chi si rende conto che c’è un sistema vecchio e stantio vuole provare a cimentarsi su qualcosa di diverso. Il tema delle alleanze con i partiti tradizionali verrà dopo”.

Secondo Palamara una legge elettorale proporzionale “eviterebbe di disperdere tanti voti, dando rappresentanza al voto popolare. Il maggioritario, dall’altra parte, dà più stabilità. Votare nel 2023 darebbe più tempo di elaborare proposte”. E in questa visione sembra esserci anche l’origine stessa di Oltre il Sistema, che nasce “proprio dalla volontà di rispondere alle istanze che ho raccolto dai cittadini, dopo aver pubblicato e presentato i due libri scritti con Alessandro Sallusti. E’ un’avventura autentica e appassionata”, spiega Palamara che poi entra nel dettaglio: “Il problema principale è la percezione della giustizia, la gente vuole comprenderne il funzionamento, senza verità preconfezionate, in un racconto non per sentito dire. Ho raccontato la mia storia per il bene della magistratura, non contro”. Di qui l’idea di un partito. “In tanti mi hanno detto di continuare, vogliamo essere un pungolo sul fronte delle riforme, che interessano imprenditori e cittadini. Nel Paese poi c’è un altro grande problema, quello del rapporto tra giustizia e politica. La giustizia è una base di partenza, su cui costruire qualcosa di importante e significativo, non sarà il solito schema, la solita tarantella sulla giustizia”.

Anche il programma è un work in progress. “Sarà incardinato su alcuni nodi fondamentali, a cominciare dalle riforme non fatte sul Csm, sui temi riformatori della giustizia penale e civile. Parto da un rapporto diretto con i cittadini, e voglio dedicarmi anche a chi non arriva alla fine del mese, a chi non riesce a pagare l’affitto. Poi c’è il rapporto tra politica e magistratura. Infine, basta assistenzialismo, dobbiamo incrementare nei giovani l’avvicinamento al mondo del lavoro. Ma non voglio essere evasivo. Non si può improvvisare, su questi temi”. La giustizia, cuore del programma del nuovo partito, chiede Brachino, è un tema che ha presa sull’elettorato? Ai referendum hanno votato in pochi… “La sera dei risultati, a giugno, ho notato l’esultanza da parte dei promotori dei comitati del no, forse temevano una risposta popolare massiccia. In prospettiva, dieci milioni di italiani hanno votato su questi temi, ed è una base su cui ragionare. Senza dimenticare che i quesiti a maggior presa popolare non c’erano”.

Secco il giustizio sulla riforma Cartabia, affossata dalla crisi di Governo. “Noi partiamo proprio da lì, è una riforma che mette a posto poco. Si devono invece affrontare i veri temi riformatori nella giustizia, la politica ha spesso avuto il braccino, in cambio di un lasciapassare, che non esiste. Tutto questo però impedisce le vere riforme”, sottolinea l’ex presidente dell’Anm. Un sistema che si autoprotegge, afferma Palamara, come dimostra a suo avviso l’ultima indagine avviata ai suoi danni, a poche ore dall’annuncio del nuovo partito. “Non mi intimorisce, le indagini sono in corso, si parla di fughe di notizie. Qualcuno teme che un racconto diverso possa squarciare il dell’ipocrisia – spiega -. E’ lo stesso schema dell’inizio della mia vicenda, le accuse sono smontabili. Tutto ciò deve essere di incentivo per non utilizzare più in questo modo la giustizia penale, è inaccettabile”.

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