ROMA (ITALPRESS) – “L’Università Kore di Enna prende il nome dalla divinità della prosperità, scelto nel tentativo di riportare la tradizione all’attualità. L’Università è la maniera di far rivivere la storia nell’oggi, luogo di formazione per il futuro attraverso la rivitalizzazione del passato”. Lo ha detto Giovanni Puglisi, rettore dell’Università Kore di Enna, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress.
“Quando due mesi fa il presidente Mattarella ci ha onorati con la sua visita, ho voluto prendere un’immagine per descrivere la nostra Università che ha 17 anni di vita, pochissimi ma sufficienti per scrivervi le tre età di Giambattista Vico: l’età degli dèi, l’età degli eroi e l’età degli uomini. L’età degli dèi è stata quella che negli anni intorno al 2004 ha mosso un insieme di personalità della politica e dell’intellettualità siciliana a ottenere un riconoscimento per questa enclave universitaria che si era realizzata a Enna – ha spiegato Puglisi -. L’età degli eroi è venuta dopo, dal 2011. Gli eroi sono quelli che hanno cominciato a dare a questa idea un corpus operativo funzionale che mettesse insieme pensiero e azione. Dopo si è potuta aprire la stagione degli uomini, quelli che fanno della ragione il fulcro del progetto e del futuro che si misura con l’attualità”.
Il rettore ha sottolineato che il programma di UniKore è puntare a una sinergia tra tecnologia e tradizione. “La nostra università si compone di tre anime: le materie umanistiche, l’ingegneria e la salute. Da noi si può studiare l’ingegneria dello spazio con il più grande simulatore di volo che c’è in Italia ma anche ingegneria della dinamica, abbiamo la più grande piattaforma vibrante. Da due anni abbiamo aperto la facoltà di medicina e spero che presto potremo aprire anche la facoltà di infermieristica. Con questa realtà – ha continuato Puglisi- vogliamo contribuire alla formazione dei giovani e alla crescita del territorio per permettere ai nostri ragazzi di rimanere nella loro terra”.
Per il rettore di UniKore il problema della Sicilia non sta nell’offerta formativa, nelle Università, ma nel tessuto economico produttivo del territorio. “In Sicilia c’è un mercato a macchia di leopardo, mancano le infrastrutture – ha affermato -. Le risorse del Pnrr in Sicilia corrono il rischio di essere il deserto delle incompiute perchè i soldi in gran parte li dobbiamo restituire e il tempo medio in questa regione per progettare qualcosa e poi per realizzarla è molto lungo. Il Paese grazie a Draghi e Mattarella ha avuto la grande opportunità delle risorse europee ma rimane il problema serio del rapporto fra classe dirigente e territorio”.
Secondo Puglisi “serve più cooperazione tra realtà territoriale e sistema universitario, manca una progettualità politico-parlamentare che intervenga strutturalmente su un sistema di alta formazione. Il Parlamento siciliano dovrebbe legiferare in termini esclusivi sull’università nell’Isola. È vero che nonostante la Sicilia sia una Regione a statuto speciale, il tema dell’Università non è nella delega del trasferimento dei poteri, ma sta nei poteri del Parlamento regionale intervenire legislativamente in maniera aggiuntiva rispetto allo Stato nel fare progetti strategici che diano risorse e controllino le loro finalità. In Sicilia – spiega il rettore – quello che rimane è la cultura della Cassa del Mezzogiorno, questo è il vero dramma legato poi alla tragedia del clientelismo. Il denaro del Pnrr in Sicilia arriva in un anno sbagliato in cui non si farà altro che parlare di elezioni e competizione elettorale, questo non è salutare per raggiungere gli obiettivi”. In conclusione, il rettore Puglisi ha annunciato che nel mese di maggio lancerà una grande iniziativa da Enna, un’occasione per discutere di intelligenza e cultura.
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Università, Puglisi “Serve più cooperazione con il territorio”
Mech “Sempre più stretto il connubio estetica-nutrizione”
ROMA (ITALPRESS) – “Siamo molto orgogliosi dell’accordo che Tisanoreica ha raggiunto con Guinot Mary Cohr, una delle aziende di cosmetica più importanti del mondo per quanto riguarda l’estetica professionale. Saremo i nuovi distributori per l’Italia, ci può essere una grande sinergia tra la cosmetica di alto livello e la nutrizione”. Così Gianluca Mech, fondatore Tisanoreica intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress.
“I trattamenti Guinot Mary Cohr danno un effetto immediato al viso e al corpo, la nutrizione e l’integrazione aiutano a mantenerli nel tempo quindi pensiamo che la nostra collaborazione sia un ottimo connubio – ha spiegato Mech -. La vision non è solo portare prodotti verso i centri estetici ma dare la possibilità di aprire dei franchising che sono una soluzione per molti per uno sbocco commerciale e vogliamo dare agli imprenditori italiani posti di lavoro e possibilità di investimento sicuro”.
Per il fondatore di Tisanoreica, “dopo il Covid è emersa una voglia di inclusività nuova che anche noi imprenditori dobbiamo tenere presente, perché è più facile collaborare se tutti possono esprimere se stessi”.
Mech ha spiegato che “la dieta tisanoreica è fito-chetogenica perché usa le piante officinali per il controllo della chetosi: Fino a due anni fa eravamo attaccati perché studiavamo la chetosi in Italia, ma se fatta bene fa bene, per questo è importante avere degli studi scientifici che provino prodotti e protocolli adatti a perdere peso e a non danneggiare il corpo. Siamo diventati l’azienda con più studi al mondo sulla chetosi, con 50 pubblicazioni scientifiche. L’Italia grazie ai nostri studi è arrivata seconda al mondo dopo gli Usa e prima in Europa per numero di studi. I nostri studi non sono dedicati solo al dimagrimento ma anche ad alcune sindromi come quella dell’ovaio policistico, una prime cause di infertilità femminili e stiamo facendo anche degli studi sul diabete di tipo 2 – ha aggiunto -. Il consumo di carboidrati veloci come gli zuccheri si è alzato ed è diminuita l’attività fisica, questo sta portando a un aumento del diabete di tipo 2, siamo quasi al 10% della popolazione in Italia”.
“Inoltre – ha aggiunto il fondatore di Tisanoreica – abbiamo iniziato anche una collaborazione con l’Università di Firenze, specializzata sullo studio di tutti i principi attivi della pianta, il fitocomplesso. Abbiamo appena pubblicato uno studio in cui viene testato un nostro prodotto su cellule del sistema nervoso e sembra che riescano a resistere meglio allo stress, in questo modo si allunga la vita della cellula. Si tratta di una prima ricerca molto promettente, dobbiamo vedere quali saranno i prossimi passi”.
Recentemente Tisanoreica ha donato al reparto oncologico dell’ospedale di Padova dei dolci per i bambini malati di cancro. “Si tratta di una malattia che si nutre di zuccheri e i nostri dolci chetogenici che ne contengono pochissimi sono molto adatti. Pensavo di regalare io qualcosa a loro invece sono stati loro a regalare a me, mi hanno dato molto amore”, ha detto Mech che per il futuro si augura di tornare a viaggiare per portare la visione chetogenica italiana nel mondo. In conclusione ha annunciato che sarà aperta “presto una nuova fabbrica a Macerata dove faremo tutti i prodotti lievitati Tisanoreica”.
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Palamara “Le ‘porte girevoli’ il grande problema del rapporto magistratura-politica”
ROMA (ITALPRESS) – “Mi aspetto solo che il tema della giustizia venga affrontato nell’interesse di tutti”. È l’auspicio di Luca Palamara che, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’Agenzia Italpress, ha affrontato assieme ad Alessandro Sallusti il tema della giustizia in Italia. Dopo “Il sistema”, Palamara e Sallusti sono tornati in libreria con “Lobby & logge”, edito da Rizzoli. “E’ un titolo – ha spiegato l’ex magistrato – che vuole in qualche modo raccontare quel mondo che non si vede, al fine di comprendere se esiste veramente, non esiste o esiste a metà”. Per Palamara “c’è la volontà in qualche modo di continuare sul percorso di informazione, soprattutto con una premessa di fondo che, per quanto mi riguarda – ha affermato -, è una sorta di dovere di chiarezza che ritengo sia fondamentale in questo momento della vita democratica del Paese”.
“La magistratura – ha spiegato – non è un mondo che vive separato su un altro pianeta. Chi fa il magistrato è un cittadino dello Stato italiano, che vede e ascolta come funziona. All’interno della magistratura esistono le correnti che riflettono le divisioni esistenti nel mondo politico”. Per Palamara nella magistratura “esiste dagli anni ‘60 una componente più ideologizzata rispetto alla quale è difficile trovare il punto di confine. C’è una componente che ha delle idee e dagli anni ‘60 le porta all’interno della magistratura. Da una parte c’è chi dice che questo non incide sull’imparzialità dell’esercizio della giurisdizione, altri invece dubitano di questo. Il problema c’è”. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel discorso d’insediamento dopo la rielezione ha toccato il tema della giustizia. “Quando parla il presidente della Repubblica – ha detto Palamara – bisogna per definizione prestare ossequio e rispetto a quelle parole. Sono un monito molto importante nei confronti della magistratura ma anche nei confronti del mondo della politica per fare quelle riforme che negli anni sono sempre mancate”.
Sul tema dei magistrati in politica, Palamara ha risposto ad Alessandro Sallusti che ha ricordato la proposta di chi vorrebbe impedire il ritorno in magistratura per chi viene eletto ma non per chi viene nominato. Quello delle cosiddette ‘porte girevoli’ “è uno dei grandi temi, se non il grande tema – ha detto l’ex magistrato – sul quale anche l’avvocatura spesso ha fatto una grande battaglia: come e perché si diventa capo di gabinetto, capo di un ufficio legislativo o si viene nominato segretario del Csm. Si diventa capo di gabinetto – ha continuato Palamara – perché chiaramente si instaura un rapporto fiduciario tra una determinata parte politica e una determinata parte della magistratura, che a sua volta ritiene che un nome possa essere più spendibile di un altro. Si crea una sorta di collegamento fondamentale tra il mondo della politica e quello della magistratura. Se chi fa le leggi, penso al capo dell’ufficio legislativo – ha aggiunto -, viene cooptato dal ministro di turno, è chiaro che c’è un collegamento forte. Se si pone il problema del ritorno, come si fa a non porre il problema in questo caso?”.
Si discute ancora della morte di David Rossi, ex capo della comunicazione di Mps. “Ci sono situazioni – ha evidenziato Palamara – in cui il sistema si blocca. È come se si bloccasse e decidesse di non andare avanti, meglio non andare ad aprire quel cassetto, al netto delle vicende e degli sviluppi dell’indagine giudiziaria. Oggi sono in corso gli ulteriori accertamenti e vediamo come andranno”. Una riflessione anche sul caso Morisi. “In quell’occasione – ha detto Palamara – il tema non era comprendere se fosse stata la procura o un magistrato ad essere autore della fuga delle notizie ma capire chi e perché aveva deciso di mettere in giro la notizia in quel momento”.
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Crosetto “Il successo di Fdi va oltre la politica, contano i valori”
ROMA (ITALPRESS) – “Pochi mesi dopo aver fondato Fratelli d’Italia si andava alle elezioni, nel febbraio 2013. Uscivamo da un partito dove saremmo stati sicuramente riconfermati, all’epoca prendemmo il 2%, oggi prendiamo il 20%. I valori fondanti che ci hanno portato al successo non sono politici. La determinazione, mantenere la parola, non essere diversi da come ci definiamo”. Così Guido Crosetto, co-fondatore di Fratelli d’Italia, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress. “FdI è sempre uguale a se stesso, un partito “noioso” che dice sempre le stesse cose, allo stesso modo e le fa. È un partito che ritrovi sempre sulle posizioni dove lo hai lasciato – sottolinea Crosetto -, da una parte questo spaventa la politica, perché diventi un elemento di confronto che mette in difficoltà tutti gli altri. Quando diciamo che non siamo mai stati con la sinistra e con i 5 Stelle, Lega e Forza Italia si risentono”. “Il valore dato alla patria – spiega Crosetto – come insieme di persone che si riconoscono in una nazione non è negativo. Il patriottismo viene visto come un elemento antico e inutile, chiudersi al mondo, al contrario, significa presentarsi al confronto con il mondo in modo compatto. Questa cosa manca al Paese e ce l’hanno invece gli altri Paesi, indipendentemente che abbiano governi di destra o sinistra”.
Secondo l’ex parlamentare “per essere conservatori di valori oggi bisogna essere rivoluzionari. Se non cambiamo la pubblica amministrazione, il fisco, la magistratura, la burocrazia, non abbiamo più la possibilità di conservare la ricchezza, le capacità, le famiglie di questo Paese. In questo momento conservare l’Italia significa avere il coraggio e la forza di stravolgere un sistema che è pieno di blocchi. I veri conservatori in Italia sono quelli che si chiamano riformisti, perché hanno costruito un blocco di potere che autotutela se stesso e le proprie posizioni e ha come prospettiva la propria vita e non gli anni che verranno”. Crosetto esprime apprezzamento per le parole pronunciate da Sergio Mattarella in occasione del suo secondo giuramento da capo dello Stato: “Il discorso l’ho trovato più coraggioso e libero rispetto al passato, ha la cultura di base cattolico-democratica che permette di fare un’azione rivoluzionaria senza perdere di vista la parte più debole del Paese e un Presidente più coraggioso può servire da questo punto di vista”. Rispetto alle sorti del premier Draghi “quello che lo aspetta sarà un anno complicato, sembra che lo abbiano voluto tenere prigioniero. Fino ad oggi il suo Governo ha avuto un potere che nessun altro governo repubblicano ha mai avuto – dice l’esponente di Fdi -. Nessuno ha mai avuto il 95% del Parlamento, nessuno si è mai permesso di far passare la Finanziaria in una settimana con la fiducia alla Camera e al Senato”.
“Questo elefante – continua Crosetto – ha partorito tanti topolini. Un enorme potere che alla fine non ha inciso con le riforme che tutti ci aspettavamo. Oggi si lavora come prima, la pubblica amministrazione è efficiente come prima, le regole sono le stesse, gli appalti sono uguali e secondo me non riusciranno a toccare il Csm, sarà un nulla di fatto. Gli altri punti chiesti dall’Europa saranno eseguiti in modo formale senza incidere nella realtà. Da questo punto di vista la prospettiva è un po’ deludente e quest’anno sarà più difficile di quello precedente”. Nel corso dell’intervista Crosetto definisce indecente il licenziamento di 130 lavoratori dallo stabilimento Pfizer a Catania. “Pzifer è intoccabile e il silenzio su questa vicenda è inaccettabile”, sottolinea, continuando a parlare del lavoro, un tema sul quale per l’ex parlamentare bisogna alzare gli stipendi troppo bassi. Rispetto al tema dell’aumento del costo dell’energia “si tratta di un problema per famiglie e imprese, in particolare quelle manifatturiere che o vengono aiutate dallo Stato o perdono il mercato. Non abbiamo nucleare, le pale eoliche danno fastidio, le centrali a carbone le abbiamo chiuse. Paghiamo scelte italiane fatte come se potessimo vivere in modo bucolico mentre servono scelte strategiche che ancora oggi non vedo. I soldi del Recovery Plan saranno positivi se creano un terreno sul quale costruire ricchezza nei prossimi anni ma se diventano spese sterili ci troveremo solo con più debito”.
Per quanto riguarda la pandemia “spero che il 31 marzo porremo fine allo stato di emergenza. A me non piace quando una regola tocca diritti costituzionali intoccabili, il green pass ce l’ho ma non mi piace perché quando si supera un confine non si torna più indietro”. Nel futuro “immagino Giorgia Meloni in un ruolo istituzionale ma non so se l’Italia è preparata alla sua serietà e durezza”, conclude Crosetto.
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Laporta (Ispra) “La tutela dell’ambiente sia al centro del Pnrr”
ROMA (ITALPRESS) – “Quella del Piano nazionale di ripresa e resilienza è un’occasione imperdibile perché consente di avere delle risorse finanziarie alle quali prima non avevamo accesso e la nostra capacità dovrà essere quella di saperle utilizzare e spendere al meglio in un arco di tempo limitato. La resilienza indica la necessità che il sistema riesca complessivamente a difendersi e rilanciarsi, non è possibile immaginare questo processo senza tutelare l’ambiente in maniera proattiva e sviluppare le caratteristiche necessarie a farlo”. Lo ha detto Stefano Laporta, presidente dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress.
“Il tema della transizione ecologica è complesso, implica un processo temporale che non possiamo pretendere essere breve, specialmente se il nostro modello di sviluppo si è basato per anni su un’economia di tipo lineare – ha detto Laporta -. L’approdo deve essere quello verso uno sviluppo sostenibile. Sostenibilità significa mettere insieme tre dimensioni, quella ambientale, economica e sociale. La transizione ecologica deve garantire lo sviluppo del Paese e di tutto il pianeta che deve essere capace di osservare i limiti naturali che noi stiamo pericolosamente consumando”.
Per il presidente dell’Ispra il mondo ha preso consapevolezza del problema. Il tema dell’economia circolare fondata sul recupero, riutilizzo e riciclo delle materie “è centrale e la chiave di volta è poter e dover considerarlo non più un problema ma una risorsa – ha sottolineato Laporta -. Sviluppando un percorso, nel rispetto delle normative europee e nazionali, che consenta una gestione efficace del ciclo dei rifiuti urbani e speciali anche grazie a un’impiantistica intermedia che permetta di riciclare le risorse avremo fatto un grande passo avanti verso un modello diverso di economia. Per quanto riguarda la plastica – ha aggiunto – si sta andando verso un suo riutilizzo, vista la difficoltà dello smaltimento. Occorre tenere una linea di equilibrio e anche i materiali in origine dannosi, se correttamente trattati, possono avere un ciclo di vita più lungo e quindi un impatto minore sull’ambiente. Da oltre 10 anni esaminiamo la presenza di plastiche in mare e ne osserviamo un aumento notevole”.
Nota positiva l’andamento dell’educazione ambientale nel Paese. “Abbiamo fatto grandi passi in avanti, negli ultimi anni il quantitativo di raccolta differenziata è aumentato, il livello nazionale è superiore al 60%. Non è solo il frutto di scelte tecniche o politiche – ha chiarito Laporta -, ma c’è una consapevolezza e sensibilità dei cittadini che hanno fatto proprio il problema e vogliono dare una risposta. La sfida del Pnrr si fonda sul cambio di modello culturale e istituti come il nostro che hanno l’educazione ambientale come mission aiutano questo processo. Abbiamo programmi di formazione interni del personale, teniamo corsi nelle scuole, ospitiamo programmi di alternanza scuola-lavoro e collaboriamo con le Università”.
La sfida del Paese “è saper coniugare trasformazione verde, ricerca, innovazione e digitalizzazione. I lavori verdi – ha continuato il presidente di Ispra – rappresentano una grande opportunità, si tratta di uno dei settori più trainanti dell’economia nazionale e internazionale. Abbiamo bisogno di figure professionali che sappiano leggere i fenomeni e guidare il Paese nel progetto di trasformazione che lo caratterizzeranno negli anni futuri. Osserviamo fenomeni ambientali diversi dal passato e ne subiamo gli effetti che in un Paese come il nostro con un indice di vulnerabilità alto, sono anche più forti. È necessario lavorare sulla prevenzione perché il costo economico dell’emergenze è superiore”. Secondo Laporta “è un tema di responsabilità tecnica e politica a tutti i livelli, noi cerchiamo attraverso i nostri studi e le nostre attività di fornire il miglior supporto possibile al decisore politico per prendere le decisioni più giuste. Uno dei nostri obiettivi – ha concluso Laporta – è supportare il Governo e il ministero della Transizione ecologica nei processi autorizzativi e in quelli che aiutano a monitorare lo stato di attuazione dei progetti”.
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Quirinale, Sgarbi “Draghi doveva essere la proposta del centrodestra”
ROMA (ITALPRESS) – “È stato un errore aver indicato Berlusconi come candidato, l’ho detto subito in un’intervista. Il modo migliore per vincere era dire fin dall’inizio il nome di Draghi e farlo diventare proprio come indicato dal centrodestra. Sarebbe stato impossibile per il Pd non seguire questa linea e poi magari si sarebbero uniti anche i Cinque Stelle”. Così Vittorio Sgarbi, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” di Italpress. “Dopo aver letto l’intervista Berlusconi mi ha chiamato, sono stato da lui ad Arcore alcuni giorni e gli ho dato comunque la mia lealtà. Da quel momento ho chiamato tutti i deputati incerti, circa 120. L’operazione è andata bene ma andava cominciata prima. Berlusconi aveva ottenuto i voti ma senza il consenso ideologico dei capi, non aveva parlato con Renzi, Letta e Conte. I motivi che lo hanno portato alla rinuncia vanno dal conflitto personale, le condizioni fisiche, i pregiudizi fino all’idea che Draghi fosse meglio di lui, ma la mossa di non indicarlo non l’ho capita, avrebbe costretto gli altri a seguirlo. Due figure di centrodestra che anche Berlusconi ritiene possibili, secondo me sono quelle della Presidente del Senato Elibetta Casellati e di Gianni Letta, ma non ha indicato nemmeno loro. L’unico che poteva sopportare era Mattarella, è stato il primo nome che ha fatto come alternativa a sé. Secondo me -continua Sgarbi- Letta e Salvini possono convergere sul nome Draghi”.
“Quella di Carlo Nordio – aggiunge – è una bella candidatura ma escludo che abbia possibilità così come escludo Pierferdinando Casini, Letizia Moratti o Andrea Riccardi. Non vedo possibile nemmeno la candidatura di Elisabetta Belloni, tanto a presidente della Repubblica quanto a presidente del Consiglio. Si è perso troppo tempo e recuperarlo sarà difficile, l’unica possibilità di chiudere subito e con i due terzi è se si arriva a Draghi ma se si moltiplicano i veti, far uscire un nome è impossibile. Oltre a quella di Gianni Letta, che potrebbe piacere a Berlusconi e ottenere una parte di consenso a sinistra, una candidatura realistica -conclude Sgarbi- è quella di Casellati, se si vogliono mettere insieme le esigenze della Destra e il ruolo istituzionale. Lei prenderebbe facilmente i voti degli ex 5 Stelle che odiano Draghi”.
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Conte “Grande lavoro per nuovo corso del Movimento”
“Per realizzare il nuovo corso il Movimento 5 Stelle ha fatto un grande lavoro. Quello che è più importante è la carta dei principi e dei valori. Prima di tutto c’è un approccio integralmente ecologico, c’è l’accesso alla conoscenza e agli strumenti digitali e poi la giustizia sociale”. Così Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 Stelle, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” di Italpress. “Abbiamo dato un importante contributo per disegnare la manovra di bilancio e siamo soddisfatti, è un grande volano per la crescita economica. Il superbonus è estato esteso, il tetto Isee è stato superato, il reddito di cittadinanza è stato rifinanziato, abbiamo operato vincoli per contrastare gli abusi e introdotto meccanismi per incrociare domanda e offerta di lavoro. Poi c’è la riforma fiscale. Ci ha deluso l’assenza di segni reali al contrasto dell’evasione fiscale. La direzione per abbassare le tasse è recuperare l’economia sommersa, circa 100-130 miliardi l’anno, un tesoro che dobbiamo mettere a disposizione di tutti italiani. Noi – spiega Conte – abbiamo introdotto il cashback che ha portato a un processo di digitalizzazione con lo Spid all’uso di App Io, realizzando piattaforme che favoriscono la tracciabilità. Adesso sento dire che le forze di centrodestra si sono date appuntamento per concordare l’elevazione della soglia del contante. Questo vuol dire andare indietro nel passato e agevolare il malaffare”. Per quanto riguarda il lavoro, Conte sottolinea il successo del fondo per le nuove competenze istituito durante i suoi governi e ha definito il Pil al 6% come qualcosa di più di un mero rimbalzo tecnico, ricordando però l’importanza della distribuzione della ricchezza per evitare conflitti sociali. “Abbiamo incontrato poco fa i sindacati – continua – ed è stato un momento importante, la finestra di dialogo con le parti sociali è sempre aperta. Abbiamo affrontato il tema della riforma del Patto di stabilità e di crescita; il tema della sicurezza sul lavoro rispetto al quale noi abbiamo una proposta di legge, istituire una Procura nazionale per gli infortuni al fine di prevenire e intervenire con chiarezza; il tema della precarietà del lavoro soprattutto per le fasce più deboli, giovani e donne; di istituire una pensione di garanzia per i giovani e introdurre maggiori tutele per le donne”. Il Recovery “è un tesoro per tutta la comunità nazionale. Il primo pensiero dopo aver vinto la battaglia del Pnrr è stato quello di spendere bene i fondi. Farlo è un dovere morale oltre che politico, e soprattutto nei tempi previsti, entro il 2026. Dobbiamo dimostrare che l’Italia sta cambiando direzione di marcia per quanto riguarda la sua capacità di spesa amministrativa. Non dobbiamo lasciare soli i singoli centri di spesa ma creare un cruscotto pubblico in cui tutti i soggetti possano intervenire per controllare il cronoprogramma. Draghi mi ha assicurato che condivide tale prospettiva e stanno lavorando per realizzare questa piattaforma”, dice Conte che, sul futuro inquilino del Quirinale, non ha voluto fare nomi. “Adesso non ha senso farlo. L’importante è confrontarsi con le forze politiche, il Presidente della Repubblica è una figura di garanzia per tutti i cittadini non solo per i gruppi politici”, sottolinea confermando il dialogo di intesa con il Pd. “La prospettiva è di costruire un campo progressista di azione dove ci sia spazio per una proposta politica in sintonia nel rispetto della nostra autonomia e della valutazione indipendente. L’obiettivo è il gradimento della maggioranza degli elettori”. Il presidente M5S pone anche l’accento sull’importanza della transizione ecologica: “Per noi è alla base della democrazia. Con i super bonus stiamo promuovendo la rigenerazione urbana a costo zero per tutti i cittadini e le comunità energetiche. Si tratta di riconvertire l’intero ciclo produttivo e industriale del Paese e non solo del nostro. Serve un lavoro corale e dobbiamo abbracciare una nuova cultura che parte dalla progettazione di una nuova produzione, dell’economia circolare e si ponga la prospettiva di non avere scarti e rifiuti ma di creare un ciclo continuo”.
In conclusione, Conte ribadisce il lavoro del Movimento a sostegno del Governo Draghi: “dobbiamo continuare la campagna vaccinale, la terza dose è importante, la popolazione deve comprendere che finché c’è la pandemia dobbiamo contrastarla nel modo scientificamente più intelligente, dobbiamo guardare al domani. Per questo Natale auguro che ci sia tanta speranza per migliorare il nostro Paese, dobbiamo essere orgogliosi per i sacrifici fatti, dobbiamo essere ottimisti”.
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Covid, Rozera “La più grande catastrofe globale per l’infanzia”
ROMA (ITALPRESS) – “Quella che stiamo vivendo è la più grande catastrofe globale mai vista fino a oggi. Da quando è cominciata la pandemia, i bambini poveri sono aumentati di 100 milioni e non solo nel Sud del mondo, causando una serie di danni a catena e a rimetterci di più sono sempre i più piccoli”. Così Paolo Rozera, direttore generale di Unicef Italia, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’agenzia Italpress. “I Paesi produttori di vaccini, nell’attesa di quello contro il covid, hanno chiuso le frontiere al commercio impedendo a tanti bambini di essere vaccinati contro il morbillo o la pertosse. Per non parlare dell’accaparramento al materiale sanitario, alle siringhe. In questo periodo poi è aumentato il lavoro minorile e i matrimoni precoci, la dad non ha funzionato per tutti e il problema della salute mentale preoccupa sempre di più, l’Italia è al secondo posto in Europa per numero di suicidi in età adolescenziale. Di questo – continua Rozera – non se ne parla tanto quanto vorrebbero i giovani, sono loro a chiederci di dare voce ai loro disagi. Prima di arrivare a compiere un gesto estremo ci sono tanti step intermedi che vanno intercettati dalla Scuola, le famiglie o le associazioni sportive per dare ai ragazzi gli strumenti necessari per affrontarli”.
Rispetto al metodo di intervento di Unicef che da 75 anni lavora per fronteggiare le emergenze dei più piccoli in tutto il mondo, varia da Paese a Paese a seconda del livello di povertà e dell’organizzazione del Paese stesso. “L’idea è quella di rafforzare tutti i servizi a sostegno dell’infanzia, insistiamo affinché i governi, nelle loro politiche di emergenza a causa del covid, diano priorità alle esigenze dei bambini che sono i più vulnerabili, ogni giorno ne muoiono 14 mila. In alcuni Paesi questo richiede un lavoro importante di convincimento, intanto interveniamo con dei fondi di emergenza. Unicef – ha precisato Rozera – vive di fondi volontari da parte dei governi e dei privati. La trasparenza è una condizione imprescindibile, quella con i donatori è una relazione di fiducia, è essenziale mostrare come vengono impiegate le risorse”. Tornando alle emergenze causate dallo scoppio della pandemia, Rozera ha parlato delle migrazioni: “Nell’ultimo anno sono aumentate a causa della povertà e del senso di insicurezza. La responsabilità è di tutti i paesi europei, c’è bisogno di una politica comune e chiara, non può risolversi altrimenti. I minori non accompagnati sono tanti, oltre 9.300 nel 2021, nel 2020 erano 4.600. Parliamo con loro per capire le loro necessità e fornirgli tutte le indicazioni di cui hanno bisogno, anche attraverso delle application. Il nostro target va da zero anni fino alla maggiore età ma spesso li seguiamo anche fino ai 25 anni, finché c’è bisogno. Bisogna capire l’origine delle migrazioni, noi ci occupiamo dell’ultimo miglio, quello dell’attraversamento. Dal 2014 sono morte oltre 23mila persone nel Mediterraneo, è fondamentale lavorare del percorso precedente. Il tema degli esseri umani deve essere prioritario”.
Il direttore generale di Unicef Italia ha raccontato il lavoro dell’Agenzia a Kabul nel corso della recente crisi. “Abbiamo messo in piedi una squadra di 100 persone che si occupavano di ricongiungimenti familiari. I genitori che lanciavano i bambini oltre le mura all’aeroporto credevano di essere riusciti a metterli in salvo e invece non era così”. In conclusione, Rozera ha spiegato l’importanza del multilateralismo. “A volte può essere complicato da gestire, come sempre quando si tratta di ascoltare tante voci ma è una ricchezza perché è lo strumento adatto per trovare soluzioni aderenti alla realtà – ha detto -. Facciamo parte di covax, l’alleanza globale che cerca di portare il vaccino in tutto il mondo. È una questione di equità e deve salire la percentuale di vaccinati, in Africa siamo solo al 6%. I bambini sono la parte più fragile della popolazione anche rispetto alle problematiche ambientali. La maggior parte dei bambini si trovano nei paesi più colpiti dalle calamità naturali ma si tratta di paesi che producono solo il 9% delle emissioni globali, per capire il senso di ingiustizia. Bisogna intervenire subito, sono problematiche che necessitano di soluzioni comuni e serve il multilateralismo, dobbiamo essere tutti altrimenti non ce la facciamo”.
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