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Acque minerali, Fortuna “Impegno concreto e non ideologico per l’ambiente”

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ROMA (ITALPRESS) – “Fateci lavorare, abbiate fiducia e non portate avanti questioni ideologiche perché l’ideologia non appartiene a chi lavora nell’industria: servono fatti chiari, documentati e reali”. Così Ettore Fortuna, vicepresidente di Mineracqua, la Federazione Italiana delle industrie delle acque minerali naturali e delle acque di sorgente, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’Agenzia Italpress. “Sulla sostenibilità – ha spiegato Fortuna – il governo ha accelerato il recepimento dell’ultima direttiva europea sulle plastiche cosiddette monouso, anche se è un equivoco che nelle plastiche monouso sia stata inserita la bottiglia d’acqua minerale: non è monouso perché si ricicla e si fa un’altra bottiglia”. “Quando ancora non si parlava di sostenibilità, cioè il dibattito non era così forte – ha evidenziato -, noi abbiamo investito con tecnologia avanzata soprattutto nell’ecodesign, cioè nella riprogettazione della bottiglia, e in dieci anni abbiamo ridotto del 40% il peso delle nostre bottiglie. In questi dieci anni, però, il mercato è cresciuto del 30%. Oggi quindi immettiamo sul mercato la stessa quantità di plastica di dieci anni fa. Abbiamo assolto ante litteram il primo obiettivo della direttiva europea”. Poi vicepresidente di Mineracqua ha parlato del Pet, spiegando che si tratta di “un polimero inerte, che ha caratteristiche chimico-fisiche e meccaniche notevoli, ideale per contenere alimenti e in particolare l’acqua perché nella sua potenza chimico-fisica ha caratteristiche tali che preservano la sua condizione originaria. Questo polimero, il Pet – ha aggiunto -, è riciclabile al 100%. Chiudiamo davvero il circolo dell’economia circolare: la bottiglia di oggi è la bottiglia di domani”.

Fortuna ha annunciato che su questo tema uscirà una campagna che si ispira a un racconto inventato per i suoi nipoti. Una storia, ha spiegato, tornata “in mente per cercare di rispondere al cumulo di fake che leggiamo tutti i giorni ma anche a quel fenomeno – ha spiegato – di chi si ammanta di sostenibilità quando non è sostenibile”. “Noi – ha poi aggiunto – veniamo strumentalizzati perché il nostro è un prodotto civetta, importante. Quando vai al supermercato trovi l’acqua che vuoi tu, della zona che vuoi tu e al prezzo che vuoi tu. È veramente un mercato democratico”. Una riflessione anche sull’aspetto sociale e culturale. “Nel nostro rapporto, che abbiamo inviato ai ministeri e al governo quando si discuteva della tassa sulla plastica – ha affermato -, c’è un punto che dice che questa tassa non colpisce i comportamenti ma le industrie e alla fine colpirà i lavoratori. È un importo che non è sostenibile rispetto ai prezzi italiani perché in Italia l’acqua minerale costa meno che in tutta Europa. È una tassa – ha continuato – un po’ ideologica, pesante e insostenibile per le imprese. E non colpisce i comportamenti, la mancanza di senso civico e di educazione civica”. Per Fortuna, invece, “l’intervento sui comportamenti è fondamentale. Leggiamo dell’isola di plastica che galleggia. Da dove vengono questi accumuli? Dagli scarichi di fiumi africani e indiani. L’Ispra – ha continuato – ha fatto un’indagine sul mare Adriatico: il 65% della plastica che hanno raccolto viene dall’attività marittima della pesca”.

Per il futuro, secondo il vicepresidente di Mineracqua, occorre lavorare su alcuni obiettivi. “Siamo impegnati – ha affermato – nell’utilizzare la bottiglia dopo il riciclo: dobbiamo lavorare sulla possibilità di riprenderci quella bottiglia, riciclare quella plastica e rifare una nuova bottiglia” perché “la plastica che va a riciclo viene intercettata prima di noi da altri settori”. “Nel recepimento della direttiva sulle plastiche monouso – ha precisato – il governo, coraggiosamente ed encomiabilmente, ha introdotto il principio del rientro in possesso”. Sull’economia circolare ha sottolineato: “Se ne parla, lavoriamoci adesso e diamo anche gli incentivi alle aziende. L’economia circolare è fatta dalle imprese. Il presidente del Consiglio – ha proseguito – ha detto una cosa molto intelligente al G20: sulla sostenibilità raccogliamo le risorse dell’industria privata, pubblica, delle banche, cominciamo a investire. Per esempio – ha continuato -, si parla di sostituire la plastica della bottiglia. Ma con che cosa? Bisogna trovare un materiale alternativo che dia le stesse garanzie di sicurezza ma anche che abbia una compatibilità di costo per farlo su scala industriale”. Infine, in merito alla situazione attuale, anche alla luce della pandemia, Fortuna si è soffermato sul “mercato della grande distribuzione che si è ripreso e funziona bene. Crediamo di chiudere il 2021 a +3 o +4%. Il mercato horeca – ha aggiunto – ha recuperato molto ma era sprofondato a -90. Noi siamo ottimisti, se non fosse che da pochi mesi è partito un rialzo dei costi delle materie prime e dei trasporti”. In ogni caso “i segnali sono positivi e da parte nostra – ha concluso – c’è sempre grande entusiasmo nel lavorare”.

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Tajani “Ci sono le condizioni per Berlusconi Presidente”

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Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia, ha rilasciato un’intervista esclusiva a Claudio Brachino, conduttore della rubrica “Primo Piano” dell’agenzia di stampa Italpress. L’esponente forzista è partito dall’immigrazione condannando duramente le violenze al confine tra Bielorussia e Polonia: “Le immagini sono orribili. Purtroppo donne e bambini sono utilizzati per fini politici, sono vittime. Il tema dell’immigrazione va risolto in maniera diversa, senza erigere muri. Le frontiere europee a Est e nel Mediterraneo sono un gran problema, ma finora l’UE hanno lasciato soli i paesi di frontiera come l’Italia. Serve una strategia a medio e lungo termine. Serve un esercito europeo e una politica estera europea”. Poi ha ricordato il ruolo chiave della Libia nel controllo dei flussi migratori verso le coste italiane: “Mi auguro che la Libia ce la faccia a fare le elezioni, è un nostro interlocutore ed è un paese determinante per la questione immigrazione. Senza non si risolve il problema dell’immigrazione”. Tornando alle vicende interne, Antonio Tajani ha sottolineato il ruolo di Silvio Berlusconi nella nascita del governo di unità nazionale: “Lo ha voluto lui e ha voluto Draghi per sconfiggere il Covid dal punto di vista sanitario e economico. Con l’ingresso di FI nel governo c’è stato un cambio di passo nella campagna vaccinale. Per questo i sondaggi ci premiano”.

E sulla possibilità di vederlo al Quirinale, l’eurodeputato ha detto: “Si parla di Berlusconi come possibile candidato nonostante lui non si sia mai proposto. Ci sono le condizioni per eleggerlo. D’altra parte i sondaggi dicono che gli italiani vogliono Draghi o Berlusconi. Le parole di Prodi, il riconoscimento della Merkel, le frasi positive di Bersani stanno a significare che hanno capito il suo ruolo di grande protagonista della politica italiana, dell’imprenditoria e dello sport. E’ cambiato il giudizio nei confronti di Berlusconi, non è più il nemico da abbattere, ma un uomo di Stato e una grande risorsa anche internazionale”. Antonio Tajani ha affrontato anche il tema della manovra finanziaria: “Si può fare di più. Otto miliardi per il taglio delle tasse sul lavoro sono pochi, si possono prendere risorse dal RDC, si può fare di più per abbattere l’Irap che è un’imposta rapina, si può ridurre l’irpef per i lavoratori, ma se non aiutiamo partite iva e piccole imprese non c’è lavoro”. Poi spazza via ogni dubbio sulla richiesta di un confronto all’interno del centrodestra: “Il tavolo con i partiti al governo è per parlare della manovra, noi ci sediamo solo a quello della manovra, non del Quirinale”.

Per Tajani non c’è all’orizzonte alcuna alleanza di governo con Matteo Renzi, ma solo “unità di vedute su alcune battaglie come la giustizia” e critica la pubblicazione del conto corrente privato del leader di Italia Viva nell’ambito dell’inchiesta Open: “Pubblicare il conto privato di un cittadino è una vergogna per un paese democratico, sbattere le intercettazioni che non hanno nulla a che vedere con l’indagine è un’offensiva giustizialista che a me non piace. Serve una riforma della giustizia completa, la Cartabia è un inizio e serve fare un salto di qualità, più ricerca della verità e meno processi mediatici o teoremi dei pubblici ministeri”. Infine Tajani fa un forte appello al rispetto delle regole per limitare la risalita dei contagi da Covid-19 sostenendo la necessità di una campagna mediatica forte sulla terza dose di vaccino: “Ci sono decine di morti ogni giorno, è una tragedia. Bisogna vaccinarsi, rispettare le misure come mascherina, distanziamento e lavaggio delle mani e convincere chi ha paura. La libertà di manifestare sicuramente va tutelata, ma non è ammissibile aggredire i poliziotti e devastare i centri storici. Bisogna garantire la libertà della stragrande maggioranza degli italiani vaccinati che vogliono che l’economia riparta e si viva serenamente. Bisogna avviare subito una campagna fortissima sulla terza dose, poi gli scienziati diranno qual è lo strumento migliore in caso di risalita della curva”.
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Automotive, Faltoni “Ford sarà leader nell’elettrificazione”

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ROMA (ITALPRESS) – “La Ford ha deciso di scommettere sull’elettrificazione delle automobili, e saremo leader in questo settore. Il mercato automotive sta attraversando una rivoluzione. La decisione presa qualche anno fa di sostituire gli ingegneri meccanici con quelli elettrici ha spinto Ford a reinventarsi. L’azienda lo ha fatto con tre prodotti iconici, nonostante il rischio che questa scelta avrebbe comportato, per comunicare quanto crede nel cambiamento del business dell’automobile. Si tratta della Mustang Mach-E, del Pick-up F 150 e del Transit”. Così Fabrizio Faltoni, presidente e amministratore delegato di Ford Italia, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia di stampa Italpress. “La Mustang Mach-E completamente elettrica poteva rappresentare un trauma per il purista e invece grazie ai 600km di autonomia, alla sua tecnologia e connettività abbiamo avuto una risposta molto positiva da parte del consumatore in Europa e negli Usa. In Italia stiamo vendendo il doppio di quello che ci aspettavamo ed è l’auto più venduta in Norvegia dove oltre il 50% del mercato dell’automobile è elettrico. Il brand aspirazionale legato alla tecnologia elettrica è stato un connubio di successo. Anche le vendite del Pick-up F 150 stanno andando bene – continua Faltoni -, la produzione di questo veicolo completamente elettrico è prenotata per tutto il 2022 e parte del 2023. E poi c’è il Transit, il veicolo commerciale per eccellenza che abbiamo reinventato e reso completamente elettrico con 300km di autonomia”. Una rivoluzione che riguarda anche le professionalità.

“L’avvento del digitale e dell’automazione hanno preoccupato, ed è vero che alcune professioni si perdono ma dando spazio a quelle nuove. I cambiamenti nel futuro dell’ automotive saranno elettrificazione e connettività”, sottolinea l’Ad di Ford Italia, che ha poi spiegato gli impegni dell’azienda per il raggiungimento degli obiettivi sulla riduzione di Co2. “Le aziende di automobili hanno fatto delle scelte importanti per essere più green. Noi abbiamo accelerato sugli investimenti per riconvertirci. Negli Usa abbiamo annunciato un investimento di 11 miliardi di dollari per realizzare una città dell’elettrico dove costruiremo le F 150 e batterie. In Europa abbiamo investito oltre 1 miliardo di dollari a Colonia dove nel 2023 costruiremo automobili completamente elettriche. Oltre ai prodotti è importante la distribuzione. Abbiamo bisogno di un sistema che aiuti il consumatore a sentirsi sicuro nell’acquisto di auto elettriche. L’autunno scorso ci era stato promesso che nella Legge di Bilancio 2021 ci sarebbe stato un piano per la distribuzione di colonnine per la ricarica elettrica ogni 50/60 km. Oggi – precisa Faltoni – ce ne sono meno di 20 con una capacità di ricarica veloce e potente. Inoltre, c’è bisogno di incentivi, decida il Governo di che tipo basta che siano continuativi per garantire a noi l’approvvigionamento del volume adeguato di prodotti e per dare certezza al consumatore”.

L’appello per la realizzazione della transizione ecologica all’Italia è uno schema di incentivazione programmato, con regole chiare e realizzabili, oltre a un sistema di distribuzione per la ricarica elettrica, soprattutto in autostrada. “Quello che offriamo è un impegno siglato a non produrre più motori diesel e benzina dal 2035. Noi anticipiamo lo sforzo e lo faremo dal 2030 ma abbiamo bisogno di essere accompagnati in questo processo”, spiega Faltoni, mettendo l’accento sulla sostenibilità. “Non riguarda solo il motore dell’auto ma sta nell’intero processo produttivo di quell’auto. I nostri stabilimenti produttivi sono sostenibili, così come alcune parti delle auto. I tappetini per esempio sono realizzati con plastica riciclata”, prosegue. Rispetto alla mancanza di materia prima per costruire i chip indispensabili alla produzione delle auto di nuova generazione e che ha comportato un aumento dei tempi di consegna, Faltoni spiega che si tratta di un fenomeno generato dalle conseguenze della pandemia: “È un problema che è scaturito dall’aumento di domanda di apparecchi elettronici per lavorare e studiare da casa e dallo stop degli stabilimenti produttivi. Arriveremo a una soluzione a metà dell’anno prossimo, non prima”.

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Centrodestra, Cattaneo “Dagli alleati serve più spirito di coalizione”

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ROMA (ITALPRESS) – “Con la pandemia, l’Europa è tornata a essere vicina al cittadino non solo con il PNRR. Anche nei momenti di difficoltà come è stato con il Covid si possono trovare delle cose positive, è stato spazzato via il qualunquismo e il pressapochismo del Movimento 5 Stelle”. Lo ha affermato Alessandro Cattaneo, responsabile nazionale Dipartimenti di Forza Italia, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’agenzia Italpress. “Sta tornando il tempo della competenza, della serietà e dell’affidabilità e Mario Draghi è la sintesi di tutto ciò. Garantismo, europeismo in senso buono, liberali e dichiaratamente riferiti a valori cristiani è il nostro posizionamento”, ha aggiunto. “I nostri alleati dovrebbero sentire più spesso la responsabilità di una coalizione invece si sentono troppo spesso confinati a leader dei loro partiti – ha spiegato Cattaneo -. Dovrebbero avere un po’ di quello spirito federatore che Berlusconi ha sempre avuto. Lui è ancora il nostro federatore. Sotto la sua egida anche Salvini e Meloni hanno ritrovato un’unità che sembrava molto lontana”. Sulle manifestazioni no green pass sposa la linea del presidente della Repubblica: “Ho condiviso le parole di Mattarella, è sacrosanta la libertà di espressione, ma chi protesta sta privando i commercianti della loro libertà di tenere aperte le attività e costringono i milanesi a vivere male. Lasciamo il 90% degli italiani libero di vivere. Per noi il green pass è un certificato sanitario, se non ci fosse come se non ci fossero i vaccini, ci sarebbe il lockdown. E’ uno strumento in più che sta dimostrando la sua efficacia anche se sono d’accordo sul fatto che deve avere un limite di durata”.

Alessandro Cattaneo ha iniziato la carriera politica ad appena 29 anni come sindaco di Pavia, lanciato da Silvio Berlusconi, ora la guida nazionale dei Dipartimenti Forza Italia. Ha le idee chiare sulla legge di bilancio: “La manovra ha un ottimo impianto perché sposa idee liberali, è fatta per crescere e non per ridistribuire. Mi piace molto che ci sono miliardi di euro destinati alle imprese, ce ne sono 8 anche se ne avremmo voluti 10-12, la leva fiscale per i buoni investimenti come il bonus edilizia che è stato confermato. Lavoreremo in Parlamento per togliere il tetto Isee o perlomeno ridurlo. Cosa non mi piace? Il Reddito di cittadinanza, non è stato rivisito abbastanza. I due terzi di non occupabili vanno sotto la voce welfare, l’altro terzo invece non ha bisogno del reddito di cittadinanza. Gli unici che hanno trovato posto sono stati i navigator. Ricordo che Salvini lo ha votato il Reddito di Cittadinanza, io no, sono coerente. Draghi non lo ha tolto solo per motivi di realpolitik”.

Forza Italia sta lavorando anche a una sua proposta sull’ambiente: “La transizione ecologica riguarda tanti dipartimenti che lavorano a braccetto, elaboreremo una nostra strategia e presto faremo una conferenza stampa con Berlusconi – ha rivelato Cattaneo -. Per noi la transizione ecologica si deve realizzare facendo un’alleanza con l’industria. Questo nostro approccio non farà perdere posti di lavoro, ma li faremo guadagnare”. L’ex sindaco vorrebbe Silvio Berlusconi al Quirinale e spiega i motivi: “Secondo me si va al voto a marzo 2023, a fine legislatura, perché stiamo facendo cose buone. Vedrei benissimo Berlusconi al Colle. Le condizioni ci sono. E’ un punto di riferimento solido oggi. Finché Mattarella è in carica evitiamo di entrare nell’agone del dibattito politico, ma al di là di tutto Berlusconi è una straordinaria risorsa di questo Paese”.

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Morandi “L’economia circolare aiuta l’ambiente e l’occupazione”

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ROMA (ITALPRESS) – “Il bello dell’economia circolare è che consente di creare nuovi posti di lavoro, nuovi processi produttivi perché fino a ieri la lavorazione di questi prodotti a fine vita non si faceva e ora per farla bisogna inventare un nuovo modo. Inoltre, viene anche impiegata la ricerca che deve individuare i nuovi sistemi. Anche prodotti molto complessi vengono presi, riciclati e mandati a nuova vita in forma di materie prime”. Lo ha detto Giancarlo Morandi, presidente di Cobat, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’Agenzia Italpress.
Morandi ha ripercorso brevemente la storia di Cobat, nato come Consorzio obbligatorio per le batterie al piombo esauste e i rifiuti piombosi, che “ha lavorato per diversi anni esclusivamente nel settore della raccolta e del riciclo delle batterie al piombo” mentre “poi con la liberalizzazione del mercato e con una maggiore coscienza ambientale – ha spiegato – si è dedicato alle stesse attività per una famiglia di prodotti diversi, come RAEE, pannelli fotovoltaici, pneumatici, una serie di prodotti che, raggruppati per famiglie omogenee, vengono raccolti e avviati al recupero e al riciclo delle materie prime”.
“L’Unione europea – ha sottolineato il presidente di Cobat – ha già definito quella che viene chiamata ‘responsabilità estesa del produttore’. I produttori hanno il dovere di farsi carico di dove va a finire il proprio bene quando non viene più utilizzato dal consumatore ed eventualmente pagarne la raccolta e il riciclo. Per alcuni prodotti – ha evidenziato – il costo della raccolta è significativo e se non c’è un intervento a monte diventa difficile, non può pagare direttamente il consumatore. Questa responsabilità estesa del produttore viene coperta da organizzazioni come la nostra”.
“Noi – ha spiegato – abbiamo sempre guardato al futuro dei mercati in modo tale da poter garantire alle aziende la risoluzione del loro problema. Quattro o cinque anni fa, quando si cominciava appena a intravedere che le batterie a litio per le auto elettriche sarebbero diventate numerosissime sui mercati, abbiamo incaricato il Consiglio nazionale delle ricerche e il Politecnico di Milano di studiare un sistema che consentisse il recupero di tutti i componenti di questa batteria, in particolare cobalto e litio. Cobalto perché costa tanto e litio perché non c’è nessun processo al mondo capace di recuperarlo. Abbiamo messo a punto questo sistema e stiamo installando le prime strutture per avviare un impianto pilota. In Italia, quindi, esiste la possibilità di riciclare completamente le batterie a litio delle auto elettriche”.
“Ce ne siamo occupati per tempo”, ha precisato. “Pensiamo che in questo momento – ha proseguito – le auto elettriche rappresentino in Italia il 12% delle immatricolazioni e che queste batterie durano 8-10 anni: stiamo traguardando un problema che sarà significativo dal punto di vista mercantile ed economico tra dieci anni. Però se non ce ne occupiamo ora, arriverà il momento in cui saremo impreparati. Tra l’altro – ha aggiunto -, le batterie a litio danno una serie di altri problemi perché il loro trasporto, anche quando sono scariche, è estremamente pericoloso in quanto possono scoppiare o incendiarsi. Noi abbiamo un particolare contenitore – ha spiegato – per il trasporto delle batterie a litio ancorché esauste”.
Morandi ha espresso soddisfazione per il ruolo riconosciuto a Cobat, a cui “è stata assegnata la Carta d’oro della Terra” alcuni anni fa, ha ricordato, menzionando anche la partecipazione alla “presentazione del libro Ecomafia da parte di Legambiente” e la “tradizione di legalità e correttezza ormai trentennale sul territorio italiano che – ha affermato – ci viene riconosciuta”.
“Diversa a volte – ha aggiunto – è l’interlocuzione con il mondo politico che spesso tende a sottovalutare l’importanza del colloquio con chi fa, non solo con chi pensa e immagina cosa si deve fare. A volte a noi piacerebbe essere più ascoltati”.
Con G20 e Cop26, è il momento delle grandi decisioni sul clima. “Quando intorno a un tavolo per decidere i destini del Pianeta mancano Cina, India, Russia e Stati Uniti – ha detto -, è difficile prendere decisioni che possano influire sulla vita del Pianeta. Credo che dobbiamo farci carico di una parola: resilienza. Se non rendiamo i nostri territori, i nostri manufatti, le nostre infrastrutture in grado di resistere al cambiamento climatico che c’è e ci sarà, rischiamo di avere danni enormi”.
Oggi si parla spesso di sostenibilità, anche in campi diversi. “Dobbiamo pensare – ha spiegato – di crescere in armonia con noi stessi e con quello che ci sta intorno. Se facciamo questo e ci rivolgiamo alle vecchie dottrine filosofiche, da quelle buddiste a quelle cristiane, lo attuiamo facilmente. Se invece pensiamo di poter fare tutto quello che vogliamo infischiandocene del nostro vicino e del nostro simile – ha concluso -, allora abbiamo perso”.
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Marsilio “Infrastrutture e idrogeno cambieranno il volto dell’Abruzzo”

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ROMA (ITALPRESS) – “In Abruzzo abbiamo iniziato i richiami per la terza dose. La situazione del Covid è sotto controllo anche se registriamo un aumento dei casi, come prevedibile con il peggioramento delle condizioni climatiche. Ma sono dati non paragonabili a quelli dell’anno scorso quando non c’era il vaccino”. Lo dice il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, in un’intervista a Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’agenzia Italpress. Il governatore, eletto il 23 febbraio 2019, invita a non abbassare la guardia sulla pandemia e fa un appello al Governo affinché reperisca gli 8 miliardi che mancano alle Regioni: “Non abbiamo avuto fondi per affrontare il Covid, continuiamo ad avere sul fondo del Servizio Sanitario Nazionale gli stessi soldi di prima ed è impensabile. Nel 2021 le Regioni hanno conteggiato un totale di 8 miliardi di spesa aggiuntiva e ne sono stati trovati non più di 3,5 miliardi. Ne servono subito altri 4,5. Serve più dialogo tra Governo e chi è in trincea come Regioni, Province e Comuni”. Il presidente Marsilio pensa a ricandidarsi per il secondo mandato. Sono tanti e importanti i progetti destinati a cambiare il volto dell’Abruzzo, a partire dalle infrastrutture: “Grazie ai fondi del PNRR, abbiamo un progetto per portare a 1 ora e 59 la tratta Roma-Pescara, altri 5 miliardi andranno a fare l’Alta Velocità sull’Adriatica. E metteremo in sicurezza l’A24 e l’A25, mentre con Autostrade per l’Italia stiamo discutendo della terza corsia per la costiera A14. Investiamo anche sul porto di Pescara e di Ortona. Per realizzare tutto penso a un secondo mandato”.
Sulla ricostruzione post terremoto spiega che in una certa fase sono state fatte scelte sbagliate, adesso però le cose sono cambiate: “C’è una crescita molto importante di apertura dei cantieri e L’Aquila è più avanti, sta rinascendo, il centro storico è stato riaperto e i palazzi ristrutturati. In più lo Stato ci ha garantito il rifinanziamento della ricostruzione: per il sisma del 2016 serviranno ancora 20 miliardi, non sono tutti disponibili, ma siamo coperti per i prossimi anni. Anzi faccio un appello: le persone che avevano seconde o terze case e finora non si sono mossi per accedere ai permessi, manifestino subito il loro interesse ad accedere ai fondi perché stanno scadendo i termini”.
L’altro grande progetto riguarda le valli dell’idrogeno. L’Abruzzo ha vinto un bando europeo e si propone a essere leader per l’energia verde tra le regioni del centro Italia. “L’idrogeno è un carburante che non ha impronta ambientale, rilascia vapore acqueo ed è a zero emissioni, il problema è che per produrlo si spende più di quanto renda – spiega Marsilio -. Utilizzeremo l’idrogeno di scarto di una fabbrica chimica a Bussi che invece di andare disperso, viene stoccato. Lo stesso avviene altrove, anche alle acciaierie di Terni. Il progetto prevede tre valli: una in Abruzzo dove metteremo autobus a idrogeno al servizio del comprensorio dell’altopiano delle Rocche, a Terni invece l’idrogeno alimenterà gli impianti del sistema urbano, mentre a Civitavecchia verrà usato per tutta l’area interna aeroportuale. Questo progetto potrà anche essere esteso ai pullman pubblici di linea che vanno da Pescara a Roma. E trasformeremo a idrogeno la linea a gasolio che taglia gli Appennini e che unisce Terni-Rieti-L’Aquila-Sulmona”.

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Lollobrigida “Il centrodestra sarà determinante per il Quirinale”

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ROMA (ITALPRESS) – “Giorgia Meloni è una leader indiscussa e viene apprezzata per il coraggio di aver fondato un partito quando non le conveniva, la lealtà, la coerenza e in ultimo, ma non per ultimo, per la proposta politica”. Lo afferma Francesco Lollobrigida, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’agenzia di stampa Italpress. Lollobrigida conferma che il centrodestra non è e non sarà mai un partito unico, ma è una coalizione omogenea che si basa sugli stessi valori. Alle porte c’è l’elezione del presidente della Repubblica e l’esponente del FDI ribadisce: “Il centrodestra sarà determinante per l’elezione del nuovo capo dello Stato: lo sceglieremo insieme. E’ il garante delle Istituzioni e più ampio sarà il consenso, più garanzie ci saranno nei prossimi anni rispetto a quella che è la politica di conduzione del Paese. La candidatura di Berlusconi è senza dubbio autorevole, mentre l’ipotesi Draghi che noi prendiamo in considerazione ha come presupposto che si torni il prima possibile alle elezioni”. Molto critico il giudizio sulla manovra: “Manca di visione. Apprezziamo il tentativo di immettere risorse attraverso finanziaria espansiva ma quei soldi e quei debiti devono essere spesi bene. Apprezziamo il rinvio della sugar tax e della plastic tax perché colpivano le imprese italiane, ma abbiamo spese sbagliate come il Reddito di cittadinanza, un fallimento completo. Al contrario c’è stato un indebolimento del superbonus che avevamo apprezzato così come gli incentivi per rilanciare l’edilizia che sono stati sottodimensionati. La manovra ci sembra debole e arriva con estremo ritardo in Aula”. Il vicepresidente di FDI respinge al mittente l’accusa che Fratelli d’Italia sia stata ambigua sul Covid e precisa: “Lo Stato non ha avuto una coerenza nell’informazione e molti sono rimasti spaventati. Ne è nata una confusione che non va repressa, ma va contrastata con l’informazione, spiegare che i vaccini servono, che bisogna mantenere il distanziamento e l’utilizzo della mascherina. La pandemia è un fattore superato, siamo al fattore endemico, dovremo convivere con questo virus. L’utilizzo del green pass non ha portato un aumento delle vaccinazioni nelle categorie a rischio, ma un aumento tra i giovani e alle certificazioni probabilmente false”. Sulla possibile proroga dello stato di emergenza e del green pass, Lollobrigida afferma: “Non siamo d’accordo. Le manifestazioni no pass? Il conflitto sociale permanente va evitato, ma non va represso con un atteggiamento autoritario. Non si può immaginare che non si possa manifestare dissenso verso il Governo, la strada ci porterebbe a periodi bui della nostra storia”. E conclude sulla mozione di sfiducia per il ministro degli Interni, Luciana Lamorgese: “Non abbiamo le firme. Speriamo che gli altri ci ripensino, si è dimostrata ministro inadeguato, ha fallito sull’immigrazione e ha colpito tante persone perbene. Speriamo che ci diano le forme e poi in aula ognuno si prenderà le proprie responsabilità se tenerla o rimuoverla. In termini politici è stata uno dei peggiori Ministri degli Interni di tutta la storia repubblicana”.

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Sanità, Quici “Su risorse e strategie la politica ascolti i medici”

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ROMA (ITALPRESS) – “Facendo diagnosi e terapia sappiamo con precisione quali sono i malanni dei pazienti ma conosciamo bene anche i malanni del nostro Servizio sanitario nazionale. Allora ci chiediamo: per quale motivo non ci contattate e chiedete cosa ne pensiamo?”. Così Guido Quici, presidente nazionale di Cimo (Coordinamento Italiano Medici Ospedalieri), intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’agenzia Italpress.
“Nelle dinamiche che andranno da oggi in poi nel prendere atto di alcune cose, perché non chiedono il nostro parere? Poi la politica farà quello che ritiene, ma” al momento “ci sentiamo ignorati del tutto”.
“Mi trovo – ha spiegato – di fronte a due contesti: da un lato l’Agenas sta facendo le dotazioni organiche e non ci ha mai convocato, dall’altro lato non ho visto una commissione istituita a livello del ministero o delle Regioni in cui magari ci avessero almeno invitato a dire qualcosa. Avrei tanto da dire sul Pnrr, per esempio”.
“Mi rendo conto che un’organizzazione sindacale di 18 mila medici ha un suo peso ma non ha la necessaria forza se non supportata dai mass media e da chi condivide i nostri punti di vista”, ha poi evidenziato. Però “ho un documento pronto – ha aggiunto – e, quando vogliono, lo consegno al ministro e alle istituzioni perché tecnicamente siamo in grado di dare il nostro apporto”.
Per il presidente di Cimo “la sanità avrebbe bisogno di tre gambe: fondo sanitario nazionale, Pnrr e magari Mes. La politica ha detto che il Mes lo mettiamo da parte e utilizziamo le altre due gambe. Per la verità, però, una gamba è un po’ sganghera e l’altra ha un’artrosi ben consolidata. L’artrosi ce l’ha il fondo sanitario nazionale”, ha aggiunto. “Se nel fondo mettiamo il costo della siringa, del personale, dei farmaci e dell’ospedale – ha spiegato – e poi lo ripartiamo a livello regionale con modalità di distribuzione che andrebbero riviste, è chiaro che è come un rubinetto che perde acqua: alla fine esce una sola goccia contesa dal cittadino, che ha sempre meno servizi, e dai sanitari, che non hanno i diritti derivanti, per esempio, dalle norme contrattuali che sono inattuate. Si mette in competizione – ha sottolineato – il terminale, ovvero pazienti e sanitari, mentre a monte c’è una dispersione ma soprattutto un’insufficienza di risorse”.
Quici ha sottolineato il tema della carenza del personale. “Durante il periodo Covid è successo che oculisti siano dovuti andare urgentemente nei pronto soccorso perché medici internisti sono dovuti andare a lavorare nelle terapie subintensive proprio perché non c’erano medici – ha spiegato -. La carenza di personale ci preoccupa”.
Il presidente di Cimo si è poi soffermato sul Pnrr: “15,6 miliardi più 5 miliardi di fondi complementari, tutta tecnologia e struttura. Si può riformare un territorio senza riformare contestualmente l’ospedale? La vedo difficile. Vogliamo parlare di prevenzione? Non c’è molto nel Pnrr”, ha affermato. “Le tecnologie sono tantissime ma se non assumiamo i radiologi e i tecnici chi le fa funzionare?”, ha proseguito. Inoltre, “se viene meno l’organizzazione a filiera ma viene rimarcata l’organizzazione per compartimenti stagni, l’allocazione delle risorse rischia di essere fatta in modo inappropriato. La mia preoccupazione – ha sottolineato – è che vengano messe risorse dove non servono giusto per poter spendere i soldi. E poi l’allocazione delle risorse presuppone la formazione del personale ma soprattutto il personale, che manca”. Per i medici c’è anche un altro problema, quello delle “altre professioni che hanno acquisito competenze e pian piano tendono a sottrarle ai medici” perché “il personale non medico costa di meno e di conseguenza si tende sempre di più a ridurre il numero dei medici all’interno delle strutture sanitarie”.
Per Quici “occorrerebbe che il mondo medico si ricompattasse in maniera più strutturata e questo è il motivo per cui – ha detto – da Cimo siamo diventati Federazione e stiamo cercando di aggregare più forze”.
Durante la pandemia i medici sono stati impegnati in prima linea. “Si sono create – he evidenziato – storie veramente importanti che hanno rinsaldato il rapporto medico-paziente che negli ultimi anni era andato alla deriva. Veniamo da una sanità sottofinanziata, disorganizzata, fatta a macchia di leopardo e tutti i punti negativi sono emersi improvvisamente”.
Di fronte alla quarta ondata il presidente di Cimo si dice “molto prudente”: “Se guardo i dati dello scorso anno e quelli di quest’anno c’è una netta differenza. Immagino che ci sarà una recrudescenza ma spero che non sia come negli anni trascorsi. I dati sono confortanti, nel senso che il virus è meno aggressivo in questa fase. Però occorre fare la terza dose, avere molta prudenza, fare molti controlli e soprattutto un’uniformità di intenti. Bisogna resistere e conviverci, nella speranza che in un anno e mezzo o due anni si risolva il problema”.
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