ROMA (ITALPRESS) – Le Università italiane non hanno mai chiuso nel corso della pandemia, e la qualità della ricerca del nostro paese si colloca tra i primi posti a livello internazionale. Antonio Uricchio, presidente di Anvur, Agenzia Nazionale di Valutazione Università e Ricerca sottolinea così l’impegno del mondo accademico in questo anno difficile con un occhio a quelle che sono le sfide future. Intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’agenzia Italpress, Uricchio spiega che “dal primo marzo del 2020 Anvur ha affrontato subito il tema della pandemia, l’ha fatto con un’indagine condotta su tutti gli atenei italiani in sintonia con tutte le altre agenzie europee, abbiamo rilevato come il sistema universitario italiano ha risposto subito alla situazione di emergenza attraverso il passaggio alla didattica a distanza, oggi in modalità duale.
Nel nostro paese la risposta è stata immediata, le università hanno offerto oltre che alla didattica a distanza anche i servizi di natura amministrativa, sempre a distanza in modalità smart working”.
“Le università hanno risposto in modo efficace, hanno offerto servizi – aggiunge Uricchio – ma è evidente che l’università è anche comunità, e comprendo le difficoltà che hanno trovato i giovani che hanno lamentato la mancanza di questa vita, oggi anche grazie alla campagna di vaccinazione, le attività in presenza sono tornate, ma la pandemia ha obbligato a cambiare alcuni strumenti. Possiamo prendere il buono di questa esperienza ma non dobbiamo perdere di vista anche i valori della vita comunitaria accademica”.
Ottimi i risultati raggiunti dal nostro paese anche nel campo della ricerca: “La qualità della ricerca del nostro paese è sicuramente importante, come numero di prodotti scientifici e come qualità il nostro Paese si colloca ai primi posti a livello internazionale, abbiamo avuto un premio Nobel, Parisi, del quale siamo tutti orgogliosi”. Anche il mondo accademico sarà interessato dall’arrivo dei fondi europei: “Noi abbiamo fortemente insistito sulla necessità di promuovere lo strumento del dottorato di ricerca e il Pnrr prevede risorse aggiuntive. Si devono consolidare le competenze e il rapporto con il sistema delle imprese, si deve puntare a un investimento forte sulla internazionalizzazione, serve un riordino e un sostegno al sistema dottorale”.
Per Uricchio il sistema accademico e quello delle imprese “devono dialogare per poter far evolvere dei modelli in grado di rispondere alla domanda di lavoro: oggi le università hanno avviato un confronto molto serrato con il mondo delle imprese, noi dobbiamo formare dei cittadini che attraverso i loro saperi siano in grado di far fronte a qualsiasi sfida”. In questi giorni si parla tanto della necessità e dell’opportunità di avere una doppia laurea, dopo l’approvazione, all’unanimità, alla Camera, del provvedimento che darà la possibilità di iscrizione a due corsi di laurea contemporaneamente: “Una vecchia norma risalente agli anni ’30 impediva la doppia inscrizione a corsi universitari, quando il nuovo provvedimento sarà approvato in via definitiva sarà possibile iscriversi contemporaneamente a due corsi di laurea oppure ad una laurea e ad un master – conclude Uricchio -. Su questo c’è un tema ampio che riguarda la costruzione dei corsi di studio che abbiamo all’interno competenze che non sono riconducibili al corso stesso”.
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Uricchio “Le Università hanno reagito bene alla pandemia”
Dieta chetogenica, Mech “Italia all’avanguardia sulla ricerca”
ROMA (ITALPRESS) – “La Tisanoreica è considerata da molti ormai la dieta chetogenica mediterranea”. Così Gianluca Mech, fondatore di Tisanoreica, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’Agenzia Italpress. “Mentre ci contendiamo quella classica mediterranea in almeno sette paesi del bacino mediterraneo – ha aggiunto Mech -, quella chetogenica è solo italiana”. Il fondatore di Tisanoreica ha sintetizzato la storia del suo brand. “Comincia – ha spiegato – da una tradizione di famiglia lunghissima: da quasi 500 anni la mia famiglia lavora nel campo dell’erboristeria. Quando mio papà purtroppo è morto per malattie legate all’obesità – ha proseguito -, ho avuto l’idea di usare le piante officinali per controllare un meccanismo di dimagrimento che si chiama chetosi. Ho ricevuto fondi attraverso le associazioni industriali della camera di commercio più di dieci anni fa per lo studio di prodotti innovativi. Ho detto all’università di Padova – ha raccontato – che volevo studiare la chetosi. È stata una scommessa molto difficile da giocare in Italia, che a quel tempo era agli ultimi posti al mondo come numero di ricerche in questo campo”. Adesso “l’Italia è diventata seconda al mondo e prima in Europa: il mio sogno è arrivare primi e superare gli Stati Uniti”, ha aggiunto.
Mech ha spiegato come funziona Tisanoreica. “È una dieta chetogenica – ha ricordato -, quindi si va a usare un meccanismo di dimagrimento fisiologico. Quando non mangiamo carboidrati, l’organismo deve usare i grassi come fonte di energia, però il cervello non può usarli così come sono. Devono essere trasformati in molecole più piccole che vengono dette corpi chetonici”. C’è dunque “un effetto euforizzante naturale – ha detto – quindi la fame passa, il cervello ragiona meglio, ci si sente focalizzati sugli obiettivi, sui pensieri e si ha molta forza. Ecco perché la dieta chetogenica fa dimagrire velocemente senza i morsi della fame. Il problema è riuscire a dare all’organismo abbastanza amminoacidi senza andare in iperproteica. Andare in chetosi è molto facile, basta non mangiare carboidrati, ma una chetosi sana è molto difficile”. “Le prime ricerche – ha sottolineato – sono state fatte per focalizzarsi sul fatto che questo protocollo di dieta fosse efficace, sicuro, sano e che la gente lo seguisse”. Per Mech è già stato osservato il funzionamento su alcuni obiettivi come “eliminare la massa grassa” o “migliorare il colesterolo”.
Adesso occorre “vedere se lo possiamo usare – ha detto – per altre problematiche che sono legate a problemi di glicemia”. Inoltre “secondo alcune review questo tipo di dieta – ha aggiunto – potrebbe essere utile per prevenire corsi molto gravi in caso di infezione da Covid”. In particolare “ci sono review che dicono – ha proseguito – che quando una persona ha la glicemia alta a digiuno, è in sovrappeso e ha uno stato infiammatorio diffuso rischia moltissimo di avere gravi conseguenze in caso di infezione da Covid. Dall’altra parte ci sono ricerche che dicono che la dieta chetogenica abbassa velocemente queste problematiche”. Secondo Mech, per quanto riguarda il mondo alimentare, c’è “una mancanza forte da parte della scuola. Spesso – ha sottolineato – diamo la colpa alle aziende che ci riempiono di zucchero, ma le aziende non possono andare contro il mercato. Adesso purtroppo vedo molta caccia alle streghe in campo alimentare: ogni anno qualche ingrediente va a finire sul rogo. Non c’è un motivo effettivo, c’è una moda”.
Il fondatore di Tisanoreica, poi, ha fatto il punto sugli effetti della pandemia: “Da un punto di vista scientifico forse ci siamo arricchiti, dal punto di vista economico ci siamo impoveriti perché molti dei miei negozi, clienti e rivenditori abituali solo stati chiusi”. Ora, però, in Italia si assiste a un periodo di ripresa, con maggiore fiducia, e ci sono anche le risorse del Pnrr. “Sulla digitalizzazione ci stiamo muovendo – ha affermato – e in questo campo ci sono grandi possibilità. In questo momento vedo tanta fiducia che prima mancava: Draghi sta dando fiducia all’economia ed è una cosa buona”. Per il futuro, il sogno di Mech è “andare avanti”. “Mi piacerebbe – ha concluso – fare una ricerca per vedere se il protocollo Tisanoreica sia in grado di avere effetti sul tumore al cervello”.
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Mancuso “In Italia serve un clima più favorevole per le imprese”
ROMA (ITALPRESS) – “Se oggi stiamo uscendo dalla crisi della pandemia è grazie alle imprese che hanno creduto e resistito nonostante tutte le problematiche che si sono create a loro sfavore, mantenendo i posti di lavoro. Hanno sofferto e oggi sperano di recuperare quello che hanno perso”. Così Luca Vincenzo Mancuso, Presidente di FenImprese, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’agenzia Italpress. “Esiste ancora un retaggio atavico nei confronti degli imprenditori ma se c’è un futuro per il Paese è solo grazie a loro, capitani coraggiosi in un’Italia che non ha mai favorito i percorsi imprenditoriali. Dobbiamo essere consci del fatto che dobbiamo salvaguardare il comparto economico che è l’intelaiatura del nostro Paese e genera l’80% della nostra economia”, ha aggiunto. FenImprese è una associazione nazionale che con 66 sedi provinciali svolge attività datoriale offrendo servizi innovativi alle aziende.
“Negli anni abbiamo creato questa struttura libera da lacci politici e ci siamo incuneati nel malcontento che hanno creato le associazioni storiche e che noi chiamiamo consorelle, perché crediamo nell’opportunità di collaborare e creare dei percorsi. Dobbiamo ricordarci che al centro ci sono sempre le aziende e il nostro lavoro è quello di tutelarle. Noi da imprenditori, siamo in prima linea, conosciamo le esigenze di chi ha attività e cerchiamo soluzioni che le soddisfino – ha spiegato Mancuso -. Le aziende devono cambiare pelle perché il mercato lo richiede e per tanto bisogna guardare al futuro in maniera diversa per allinearsi al modo di lavorare e fare impresa in Europa e nel mondo”.
“Per questo – ha continuato il presidente di FenImprese – dobbiamo diversificare, negli anni abbiamo capito che saremo sempre più obbligati a cambiare lavoro. Non è più il tempo dei nostri genitori. L’unico sfogo dal punto di vista occupazionale è l’impresa, il posto fisso è morto, solo gli imprenditori possono dare una chiave occupazionale al futuro italiano. Dopo il covid l’economia riparte con un +6% ma la ripresa deve essere stabile e continuativa perché la pandemia ha causato molte perdite. Abbiamo visto come è saltata la Sanità, la Scuola, alcuni enti e alcune istituzioni non hanno retto all’urto dell’emergenza e questo vuol dire che l’Italia deve essere riformata, nella burocrazia, nel sistema delle tasse per rendere agevole il futuro a chi vuole riprendersi. L’opportunità di poter cambiare il Paese c’è, di reagire e creare dei percorsi virtuosi per dare un futuro economico e occupazionale di cui le imprese sono il baluardo”.
Secondo Mancuso “Bisogna detassare il lavoro e dare l’opportunità alle aziende di respirare, con una moratoria sui finanziamenti o bloccando le cartelle fiscali, perché hanno bisogno di liquidità. Sono sicuro che il Governo sta lavorando per dare delle necessarie spinte al mondo imprenditoriale dal punto di vista della tassazione ma ancora non è stato fatto nulla. Il Pnrr può rappresentare una grande opportunità per il Sud, visto che ci sono 82 miliardi per infrastrutture. Aspettiamo possibilità che ad oggi non sono accessibili per le aziende. Gli imprenditori sono abituati a stare in trincea e attendere il nemico che molte volte è lo Stato stesso. Noi chiediamo un sistema di tassazione flat, è giusto – ha proseguito – pagare poco ma pagare sempre, premiare chi paga e colpire duramente chi non lo fa. Il mondo dell’impresa vuole questo, poi non ci lamentiamo se le aziende portano la produzione all’estero, devono avere l’opportunità di lavorare e guadagnare. Diventa troppo duro oggi affrontare i mercati esteri e la concorrenza globale se c’è una tassazione troppo elevata, fino al 70%”.
“Non dico che debba essere al 25% ma almeno intorno al 35-40%. E poi il bonus 110% va prolungato ed esteso dalle famiglie anche ad aziende e privati”, ha aggiunto.
Parlando dei giovani, il presidente Mancuso ha sottolineato l’importanza di creare una cultura dell’imprenditoria fondata su di loro perché “è duratura e può affrontare le sfide internazionali pur vivendo il territorio, il mondo si muove troppo velocemente e non ci è concesso ragionare localmente. Bisogna creare giusto mix tra esperienza e voglia di fare tipica dei giovani. Il Governo deve incentivare la voglia di digitalizzarsi e internazionalizzarsi delle aziende. I giovani e le startup non sono aiutati in questo processo”. Rispetto al tema caldo del Green Pass, Mancuso ha espresso il sostegno dell’associazione: “Noi siamo favorevoli, questo strumento o la vaccinazione stessa, non può essere controvertito da una minoranza. Va bene protestare, è un diritto ma poi bisogna decidere insieme una via comune, senza violenze. Non è possibile colpire la Polizia o i Sindacati. Il Covid ci ha rafforzati, ci ha fatto capire che la ricchezza è nel gruppo perché crea numeri duraturi nel tempo. Bisogna aggregare persone di qualità con esperienze e qualità diverse, creare team, reti e connessioni per dare soluzioni migliori alle imprese e ai dipendenti. L’aggregazione è l’unica strada e pensiamo che ‘il noi’ sia il futuro”, ha concluso Mancuso.
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Luzi “Carabinieri sempre al fianco degli italiani anche in pandemia”
ROMA (ITALPRESS) – “I Carabinieri sono patrimonio degli italiani fin dal 1814. Il rapporto sinergico, la vicinanza e la dedizione al servizio sono la massima espressione dell’Arma anche nei momenti di grande difficoltà. Durante i momenti più duri della pandemia e di grande crisi nazionale, quando il sentimento della paura era dominante, le 5.400 stazioni territoriali e forestali sono rimaste tutte aperte. Il segnale era quello di poter contare su di noi”. Così Teo Luzi, comandante generale dei Carabinieri, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’agenzia Italpress. “La sicurezza è in continua evoluzione in ragione alle forme di criminalità o al tipo di minaccia. Il tema di fondo molto importante è quello della percezione della sicurezza – spiega il generale Luzi -. Trent’anni fa la sicurezza nazionale era minata dal terrorismo nazionale, internazionale e dalla criminalità organizzata. Tra attentati allo Stato e non solo e sequestri di persona non si viveva tranquilli. Oggi questi fenomeni non ci sono più però i cittadini si sentono meno sicuri per varie ragioni: ci sono maggiori pretese di funzionalità dello Stato o a causa dei messaggi internazionali di terrore”.
“È importante manifestare vicinanza alla gente, anche tramite segnali di rassicurazione sociale, un modo ulteriore per avvicinare le persone alle Istituzioni. I crimini poi – continua – sono cambiati, quelli informatici sono notevolmente aumentati, la minaccia in rete va dall’hackeraggio alla truffa fino al terrorismo internazionale”.
Il rapporto tra istituzioni e giovani “ritengo che debba essere privilegiato, sono loro i nuovi cittadini attivi, il nostro futuro. Dobbiamo dialogare con loro e ascoltarli – sottolinea Luzi -. Questo vale per ogni cittadino che a sua volta deve rispettare le regole. Nella galassia No Green pass c’è chi è profondamente convinto, chi preoccupato e chi ha una visione diversa della società diversa. C’è poi chi strumentalizza questo mondo, fatto anche di gente per bene. Certamente le manifestazioni di piazza che si sono trasformate in violenza non sono accettabili in un Paese democratico, al di là del colore politico. Le regole servono per garantire tutti e il Green Pass va visto in quest’ottica”.
Il comandante generale fa poi chiarezza sui numeri che riguardano l’Arma: “I Carabinieri sono 108mila, stamattina 46 in tutta Italia non sono stati ammessi perché non avevano il Green Pass o il tampone. Tra quelli che alloggiano in caserma invece, solo 6 ne erano sprovvisti”.
Rispetto al pericolo di infiltrazione criminale circa l’utilizzo delle risorse del Recovery, il comandante generale spiega che “il tema è importante e non va sottovalutato. Abbiamo una legislazione tra le più avanzate a livello internazionale, dal punto di vista dell’associazione per delinquere, per i sequestri e le confische patrimoniali, abbiamo strutture investigative di forte capacità. Siamo attenti e organizzati per tutelare queste risorse che devono andare agli italiani onesti. In alcuni casi le Procure Distrettuali hanno già avviato delle indagini”.
Luzi parla poi dell’intervento dell’Arma per combattere il femminicidio, “un reato odioso che si è accentuato durante la pandemia. Abbiamo organizzato le caserme per accogliere donne e bambini e metterli nelle miglior condizioni per denunciare ed essere tutelati. Abbiamo fatto anche delle proposte normative per cercare di migliorare questo settore, molto è stato fatto e molto c’è ancora da fare”.
L’Arma è cresciuta molto anche in termini di tutela ambientale: “Sono 7000 i Carabinieri forestali che lavorano per salvaguardare un patrimonio così importante, di incredibile biodiversità, di aree climatiche, di bellezza e valore intrinseco. Un settore che può essere portato sul piano internazionale, lavoriamo con l’Unesco, l’Onu e faremo accordi anche con la Fao, per mettere una cultura italiana di alto livello a disposizione di altri paesi”. Luzi poi spiega l’impegno dell’Arma sul piano internazionale: “Vi sono tre aree di intervento: cooperazione internazionale sui temi droga e sicurezza pubblica; operazioni militari e poi l’organizzazione e la formazione della Polizia nei Paesi che ci chiedono collaborazione. Un esempio è quello del Rwanda o della polizia palestinese in Cisgiordania. I Carabinieri lavorano in materia di ordine pubblico, tecniche di rispetto dei diritti umani, del gender, con il consenso dei palestinesi, degli israeliani e delle autorità Usa nell’area. Un piccolo contributo alla pace”.
In conclusione il comandante Luzi si rivolge alle nuove generazioni: “Uno dei traguardi che mi piacerebbe conseguire è quello di avvicinare i Carabinieri ai giovani, trovare il linguaggio per fargli capire che le Forze di sicurezza lavorano per loro”.
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Maiolini “Per il rilancio del settore bancario serve una nuova Iri”
ROMA (ITALPRESS) – Una banca che guarda a nuovi settori, dall’immobiliare alle rinnovabili, valorizzando il territorio e le sue tradizioni. L’amministratore delegato della Banca del Fucino, Francesco Maiolini, racconta storia e futuro dell’istituto di credito, nel corso di un’intervista a Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’agenzia Italpress.
“Quando abbiamo sposato l’operazione Fucino in realtà non abbiamo trovato una banca in una situazione di crisi irreversibile, era una banca che aveva vissuto vicende societarie e familiari un po’ contrastate, si trovava in una situazione di impasse però aveva tanti asset e tante potenzialità – ha spiegato -. Il nostro è stato l’unico caso in cui non c’è stato un intervento della finanza pubblica, nessun risparmiatore ha perso un euro, non abbiamo fatto neanche un licenziamento, abbiamo salvaguardato tutti i posti di lavoro, insomma abbiamo fatto una fusione buona”. L’ad ha ricordato che “quando si fanno queste operazioni la prima cosa che si deve fare è valorizzare quello che si acquista, invece generalmente si tende a smontare quella che è la storia, le tradizioni, e la fusione diventa solo un’operazione liquidatoria”.
Il paese ha assistito, negli ultimi anni a tante operazioni di fusioni e salvataggi di istituti bancari: “La sensazione è che nelle operazioni degli ultimi due anni si sia dispersa tanta ricchezza, con l’intervento dello Stato in maniere consistente – spiega Maiolini -. Quando penso a Monte dei Paschi penso alle mille opportunità, a una grande banca, alle grandi tradizioni, ai grandi rapporti con il territorio, che potrebbero essere colte per rilanciare questo istituto”.
Guardando a cosa è accaduto e in prospettiva a quello che potrebbe ancora accadere, nel mondo bancario, Maiolini lancia una proposta: “Probabilmente oggi potrebbe servire pensare ad una nuova Iri per il sistema bancario, cioè una Iri di settore. Affidare le banche, per qualche anno, ad una struttura che potrebbe in qualche modo avere il compito di valorizzare e rilanciare. Noi a Fucino siamo partiti proprio dal cercare di valorizzare il radicamento del territorio, sia nel Lazio che in Abruzzo, dove siamo una banca storica. Ora ci siamo allargati anche in altre regioni”.
Un lavoro, quello dell’amministratore delegato, che ha portato buoni frutti: “Abbiamo trovato una banca che ormai era priva di prodotto bancario, stimabile intorno al miliardo e sei, e sette, poco più di un medio credito cooperativo. Oggi a distanza di due anni, chiuderemo l’anno con 6 miliardi, una crescita importante, non quello che abbiamo come ambizione, arrivare a 12 miliardi rapidamente, ma abbiamo quasi più che triplicato il prodotto bancario”. La banca del Fucino in questi due anni ha allargato anche i settori d’interesse: “Nelle rinnovabili stiamo sviluppando 5 mila megawatt di impianti, credo che rappresentiamo in Italia il più grande contenitore, tutto questo perché oggi da un impianto di energia rinnovabile si ricava un reddito tra l’8 e il 10%, abbiamo mezzi finanziari per la creazione di questi impianti, possiamo acquistare terreni, possiamo, in questo settore, essere determinanti. Se vogliamo restare al margine degli scenari economici continueremo a fare piccoli finanziamenti, piccoli mutui, ma dobbiamo cercare, da questa attività, di dare un contributo reale allo sviluppo dell’economia – ha aggiunto -. Stiamo guardando alla parte tecnologica, al settore immobiliare. Le banche dovranno confrontarsi con nuovi competitor e con le nuove tecnologie”.
Determinante il ruolo delle banche anche nel corso della pandemia: “Tutta la finanza circolata nel paese è stata la finanza bancaria, dall’Europa ancora non è arrivato un euro, le banche non hanno mai chiuso neanche un giorno, hanno svolto un ruolo decisivo e determinante per il sistema Paese e penso sia un errore parlare di ripartenza, di ripresa. Qui non ripartirà nulla, oggi si deve parlare della nascita di una nuova economia”.
Con i soldi in arrivo con il Pnrr “dobbiamo selezionare gli investimenti, investire pensando agli scenari futuri, l’Italia finalmente capirà che la trasparenza non basta, servono celerità, semplificazione e selezione. Per le banche tutto ciò che genera ricchezza non può che portare vantaggi”. Infine un pensiero a Roma, che da ieri ha un nuovo sindaco, Roberto Gualtieri: “Avere un grande esperto di finanza e politiche comunitarie come Gualtieri può far bene alla città, siamo molto fiduciosi, questa città potrà attraversare un momento di grande rilancio, ma questa sarà una responsabilità di tuttim non solo del nuovo sindaco” ha concluso.
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Micciché “La Sicilia non può affrontare il Pnrr senza classe dirigente”
PALERMO (ITALPRESS) – “Forza Italia nel Sud ha dimostrato di avere una forza particolare. A distanza di una settimana dal risultato calabrese, anche in Sicilia le amministrative per Forza Italia sono andate bene. Abbiamo fatto un test elettorale, su 40 Comuni abbiamo preso 11 sindaci. La nostra è stata l’unica lista che si è candidata ovunque, questo vuol dire che abbiamo una classe dirigente che territorialmente occupa tutta la Sicilia”. Così Gianfranco Miccichè, presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia di stampa Italpress. “Dove il consenso moderato è più ampio, Forza Italia ha un risultato migliore, al di là del merito della classe dirigente di ottimo livello, di capacità e attenzione territoriale. La politica è saper stare in mezzo alla gente, intuire l’esigenza e far in modo di soddisfarla – ha spiegato -. Oggi conta più essere moderati in politica perché è un momento di pericolo e la gente vuole qualcuno che dia sicurezza e garantisca. Se devo dare una responsabilità al centrodestra italiano è la posizione sui vaccini, non si può votare per qualcuno che dice prima si e poi no al vaccino, prima si e poi no al Green Pass. Così l’elettore scappa. Si dovrebbe fare di tutto per il tampone gratuito, deve far parte del costo della sanità. Il Green Pass e il vaccino sono una garanzia per chi lo fa ma non per gli altri. Chi è vaccinato, può infettarsi di nuovo e senza saperlo contagiare altre persone. Credo che l’unica vera soluzione sia il tampone quotidiano che deve essere rapido, salivare e attendibile”.
“Mi appello ai leader del centrodestra perché oggi c’è bisogno di tranquillizzare la gente e le famiglie. I vaccini si devono fare, è un obbligo e non ne possiamo fare a meno, inutile fare le manifestazioni no vax”, ha poi sottolineato Miccichè che ha sottolineato come l’eversione, “sia di destra che di sinistra vada combattuta sempre e da tutte le parti, come si fa per la mafia, ma chiedere di sciogliere Fratelli d’Italia è imbarazzante”. Rispetto alla corsa al Colle, il leader siciliano di Forza Italia ha detto che “Mattarella è un presidente della Repubblica importante, una persona di grande equilibrio. Inutile dire quanto Berlusconi sia importante nella mia vita ma non credo che ci siano possibilità per lui, non perché non lo meriti o non ne abbia la statura, ma per via dei processi. Oggi il Paese ha bisogno di Draghi e Mattarella, almeno finchè c’è il pericolo covid. Però rispetto ai progetti del Recovery Fund per la Sicilia non sono soddisfatto perché non abbiamo più classe dirigente, l’età media qui è di 60 anni, l’ultima assunzione alla Regione Sicilia è del 1994, sono tutti analogici. Il mondo è sempre più digitale, a maggior ragione dopo il Covid. Non possiamo affrontare il Pnrr in questa situazione, non so nemmeno se ci sono dei progetti specifici per la Regione, mi terrorizza il pensiero che non ci siano ma se così fosse non mi stupirei perché non c’è la classe dirigente per realizzarli”.
Miccichè ha poi parlato delle prossime regionali: “Non c’è dubbio che il candidato naturale sia Musumeci, anche se sta facendo di tutto per evitare di esserlo, ha un atteggiamento nei confronti dei partiti alleati come se fossero un fastidio. La politica è trovare i motivi per stare insieme e gioire dell’unione, dell’alleanza, non so perché ma lui non sta facendo nulla a proposito. Per me il candidato continua a essere lui se le cose cambiano come spero, nonostante dei problemi ci sarebbero lo stesso. Al Presidente Musumeci dico che nelle squadre di calcio ci possono essere allenatori bravissimi ma se con la squadra non riescono ad avere feeling se ne devono andare loro, non la squadra”. Per quanto riguarda le comunali di Palermo nel 2022 “Forza Italia ha dei candidati ottimi. L’Udc che in Sicilia ha un peso importante ci ha fatto una proposta di livello che è quella del professore Lagalla, attuale Assessore Regionale e che è stato Rettore dell’Università di Palermo, riconosciuto tra i migliori e al Comune vince il migliore. La ripartenza dell’economia invece è possibile se si spende, qua non sta succedendo nulla”, ha aggiunto Micciché, che ha concluso con una riflessione sulla povertà: “In Assemblea siamo impegnati a combatterla. La classe media non c’è più, loro sono i nuovi poveri e se non si trova una soluzione, il rischio in autunno è quello dell’assalto ai supermercati. Sottovalutare questa situazione è da delinquenti”.
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Musumeci “Siamo sulla buona strada per cambiare la Sicilia”
PALERMO (ITALPRESS) – Soddisfatto del lavoro svolto in questi anni a Palazzo d’Orleans, il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, traccia un bilancio di governo e guarda al futuro. In occasione di un’intervista a Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’Agenzia Italpress, Musumeci parte da questo ultimo anno e mezzo: “In questa tormentata vicenda del Covid la Sicilia è finita sui titoli dei giornali per apprezzamenti in occasione dei momenti felici e in occasione dei momenti infelici, tra i momenti felici c’è la campagna di vaccinazione. Il generale Figliuolo si è complimentato: siamo tra le prime Regioni d’Italia con la Lombardia e il Lazio, e poi ci sono i titoli di quando siamo passati in zona gialla, è successo qualcosa che non doveva accadere”.
Dopo due settimane in zona gialla la Regione ha conquistato la libertà segnata dal colore bianco: “Per combattere l’ostilità nei confronti del vaccino abbiamo messo in campo una serie di iniziative, è andata bene, abbiamo superato questo clima di ostilità, oggi siamo al 79,8% di somministrazioni di vaccino, compresa la prima dose, oggi siamo a un dato soddisfacente, siamo passati in zona bianca. Restarci dipende dalla responsabilità individuale e collettiva dei siciliani”.
Per il presidente della Regione Siciliana la maggioranza dei no-vax “vive nel dubbio quotidiano e avrebbe bisogno di argomenti concreti sulla necessità di vaccinarsi: lo Stato ha il dovere di tutelare il diritto alla salute quando viene ostacolata da una minoranza, ha il diritto di sospendere alcune garanzie, l’obiettivo è condurre una seria campagna di persuasione affinché la gente si convinca che al vaccino non c’è alternativa”.
Con l’avvicinarsi del 15 ottobre, giorno in cui scatta l’obbligo del green pass sui luoghi di lavoro, Musumeci ricorda: “Nella prima fase abbiamo operato lungo il solco del tampone gratuito, oggi siamo in una fase avanzata, io domani incontrerò le organizzazioni sindacali per confrontarmi sul tema del tampone gratuito o meno, credo che i sindacati si siano già espressi per il vaccino, in maniera chiara, ma serve trovare una soluzione di equilibrio, da una parte convincendo chi ha ancora dubbi a vaccinarsi dall’altra si dovrebbe non rendere il tampone un peso per le già magre casse dei lavoratori”.
Il presidente della Regione Siciliana è convinto che “lo Stato possa farsi carico di questo onere, comunque questo tema desideriamo affrontarlo con le imprese sindacali – aggiunge -, poi dopo domani decideremo il da farsi”. E si augura che “tra qualche settimana i no vax siano una sparuta minoranza”.
A proposito dei no vax e degli scontri di sabato scorso a Roma, riconosce che “il dissenso va sempre manifestato in una società democratica, ma se questo diventa pretesto per fare violenza quella violenza va condannata. Qualcuno del centrosinistra credo voglia utilizzare questi fatti di cronaca deplorevoli per far rivivere atteggiamenti da regime, questo non può essere accettato, quando la destra cresce in Italia si ricorre al fantasma del fascismo. Mi sembra molto sospetto, in ordine di tempo, quello che sta accadendo in Italia, manifestiamo pure ma non alla vigilia di un appuntamento elettorale”.
Altro tema caldo riguarda il Pnrr: “Il governo centrale ha pensato di elaborare un piano di interventi senza consultare le Regioni, nessuna Regione è stata coinvolta, questo deficit di confronto pesa, noi abbiamo avanzato alcune richieste ma a Roma credo che abbiamo interesse a guardare alle Regioni del centro nord, se Roma avesse consultato le regioni lo scorso anno avremmo potuto produrre progetti esecutivi già cantierabili”.
Musumeci chiede che “il Governo centrale si sieda di fronte ad ogni presidente per concordare le iniziative possibili”. Tornando al bilancio di questi anni il presidente della Regione ha concluso: “Questo è un governo libero, non ha né padrini né padroni, non dobbiamo dire grazie a nessuno. In campo dei rifiuti abbiamo raggiunto una svolta passando dal 19% di raccolta differenziata all’attuale 42%, stiamo realizzando 5-6 impianti pubblici per il trattamento dei rifiuti, la Sicilia sarà pulita, non abbiamo restituito un solo centesimo delle risorse europee a Bruxelles, abbiamo aperto centinaia di cantieri. Per cambiare questa terra non basteranno 15 anni ma il percorso lo abbiamo iniziato e con noi i mafiosi hanno capito che trovano le porte chiuse”.
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Lepre “L’Italia sta galoppando ma dobbiamo rimboccarci le maniche”
ROMA (ITALPRESS) – “Noi italiani siamo come l’araba fenice che risorge. Abbiamo la prova in questo momento economico. L’Italia sta galoppando: avevamo una previsione di Pil ad aprile del 4,5% per il 2021, siamo balzati al 6% e addirittura si parla di un possibile 7% fino al 31 dicembre 2021. Tra le altre cose, c’è stata anche per quanto concerne il deficit statale una previsione dell’11 e siamo al 9,80%. Tutte cose che però sono partite soprattutto dai cittadini”. Lo ha detto l’economista Gianni Lepre, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’Agenzia Italpress.
“Dobbiamo – ha continuato – rimboccarci le maniche. Noi cittadini sicuramente l’abbiamo fatto: stiamo uscendo dalla crisi economica perché i cittadini sono determinati. Lo devono fare anche i nostri politici, pensando meno a se stessi e più ai cittadini”.
Lepre recentemente ha pubblicato il libro “Le ragioni del Mezzogiorno. Un percorso per unire società civile e classe dirigente”. “Abbiamo una politica – ha spiegato – molto distante dai cittadini e dalla strada. Per l’attività che svolgo, quella di commercialista, tutti i giorni sono sul campo, affronto le problematiche delle aziende, dei cittadini, dei contribuenti e devo dire che la distanza tra questa entità e la politica è enorme”.
L’economista ha anche ricordato il ruolo del presidente del Consiglio, Mario Draghi, che “si è imposto in Europa con il suo incarico precedente e ha dimostrato di saperci fare”. Quindi non sono stati solo “gli italiani ma anche lui” perché “sa far valere la propria personalità” e “quando ci si presenta con un curriculum importante si viene presi in considerazione”. Di fronte all’ipotesi di Draghi al Quirinale, però, “spero più di no che di sì – ha affermato – perché da presidente del Consiglio potrà sicuramente fare molto di più che da presidente della Repubblica”.
Adesso c’è la questione della riforma fiscale e dell’intervento sul catasto. “Io sono per un abbassamento delle tasse – ha dichiarato Lepre -, l’abbassamento del cuneo fiscale. Chi deve essere contento in Italia? In primo luogo le imprese e i lavoratori che davvero producono il reddito. Le imprese devono pagare meno tasse perché è statisticamente provato che quando le tasse sono giuste ed eque la gente le paga volentieri e paga di meno, in cambio di servizi. Abbassarle significa creare economia. Lo stesso discorso vale anche per il catasto. Dal punto di vista economico – ha proseguito -, il mercato immobiliare è stato sempre portante per l’economia. Il momento è ancora difficile, per cui aumentare i valori catastali significa far pagare più Imu e imposta di registro negli atti di compravendita. Tutto questo non porterà alcun beneficio ma all’appiattimento dal punto di vista della compravendita del mercato immobiliare. Non bisogna farlo”.
Per Lepre, inoltre, “anche l’aumento delle bollette porterà alla crisi della famiglia e delle imprese”. “Per me – ha sottolineato – la soluzione è molto semplice: su cento euro di bolletta, 33 è il costo della materia prima ma 66 sono tasse. Bisogna recuperare l’aumento del costo della materia prima abbassando le tasse”.
Si discute anche di reddito di cittadinanza. “Sono dell’avviso che il reddito di cittadinanza vada completamente rivisto”, ha detto Lepre. “Ci sono persone veramente bisognose – ha continuato -, parliamo degli invalidi, quelli non in grado di lavorare o persone di una certa età, cioè fuori dal mondo del lavoro”, ha aggiunto, parlando poi di “quella fascia intermedia che dopo il reddito di cittadinanza preferisce stare a casa”. Inoltre, ha sottolineato, “la macchina statale attuale e i centri per l’impiego che dovrebbero creare lavoro non ci riescono. Quei soldi del reddito di cittadinanza di determinate persone dovrebbero andare direttamente all’impresa che assume in soprannumero”. Sul Pnrr “abbiamo tempi ben stretti”, ha spiegato. “Dobbiamo fare in modo – ha evidenziato – che la macchina statale funzioni bene e sia in grado effettivamente di impiegare bene” le risorse. “Bisogna essere vigili e attenti però c’è il problema della burocrazia, che definisco il cancro dell’economia. Abbiamo un esempio bellissimo negli ultimi tempi: il ponte di Genova è stato realizzato in un anno perché si è deciso di mettere da parte la burocrazia. Se avessimo seguito la burocrazia probabilmente non sarebbe stata messa neanche la prima pietra”.
In generale oggi “bisogna pensare all’attualità però anche al futuro”. “Bisogna fare qualcosa per migliorare il mondo e anche in economia e in politica – ha concluso – bisogna guardare lontano e non all’immediatezza”.
(ITALPRESS).





