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Arditti “Occidente sotto assedio, peso della ricchezza si è spostato”

MILANO (ITALPRESS) – L’attacco ai Paesi dell’Occidente e ai loro sistemi democratici è il tema principale del libro di Roberto Arditti “Rompere l’assedio. L’Occidente si salva solo se capisce le vere sfide del nostro tempo”. L’autore è direttore editoriale di Formiche.net, ed è stato intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’agenzia Italpress. Un’intervista in cui Arditti si è espresso sulle ragioni, sulle cause e sulle dinamiche per cui le Nazioni occidentali si trovano sotto assedio: “Quello che intendo per Occidente è semplice: sono le Nazioni in cui la selezione della classe dirigente avviene attraverso elezioni in cui l’esito non è predeterminato, il potere è contendibile e il ricambio della classe dirigente è frequente. La gestione del potere è la cartina al tornasole più rilevante per una governance democratica. Come Occidente siamo sotto assedio perchè le democrazie che hanno guidato la comunità internazionale per lungo periodo lo hanno fatto perchè erano le aree più ricche del mondo. In questo primo quarto di secolo i pesi delle ricchezze si sono spostati: oggi gli Usa rappresentano soltanto il 16 per cento del Pil mondiale. Questo spostamento si è verificato verso Nazioni e sistemi che non considerano lo stesso nostro modo di gestire il potere: queste Nazioni guardano con ostilità verso quelle democrazie capaci di infettare e condizionare la piramide perfetta del potere che in quei Paesi si basa sulla coercizione. La nostra idea di libertà viene vissuta come minaccia e per questo hanno deciso di reagire”.
Uno dei modi con cui le democrazie occidentali vengono attaccate, secondo Arditti, è la circolazione del fentanyl, che verrebbe addirittura tollerata da alcune autorità statuali: “Il fentanyl è una medicina di grande efficacia per la terapia del dolore quando gli altri farmaci non sono efficaci: è un farmaco potentissimo, che arriva a cinquanta volte l’efficacia della morfina. Ma da un pò di anni esiste una versione illegale, molto più pericolosa, gestita dalle organizzazioni della malavita – la cui più importante sono i cartelli messicani dei narcotrafficanti – che hanno invaso il mercato americano con pastiglie o polveri a pochi dollari e che hanno fatto negli ultimi dieci anni circa 800mila morti. Il fentanyl illegale è un prodotto di sintesi chimica, tutto di laboratorio: i materiali chimici (i cosiddetti precursori) con cui si fanno le varie versioni del fentanyl sono tutti di produzione cinese, nonostante in Cina venga represso in tutti i modi ogni tentativo di farlo circolare. Ciononostante vanno direttamente nelle centrali e nei laboratori dei narcos e del Centro America e così invadono il mercato di tutte le nostre democrazie passando attraverso l’America, come un assedio alla stabilità della popolazione. Non abbiamo evidenza precisa che venga organizzato e gestito dalle autorità statuali, ma siamo certi che questo traffico in esportazione venga tollerato”.
La questione dei migranti è un altro dei temi centrali delle posizioni di Arditti: “Se c’è una persona che parte da un Paese sfortunato e riesce ad arrivare in una Nazione più fortunata, quella persona dobbiamo accoglierla e aiutarla. Se invece di una persona ne abbiamo davanti mille, bisogna ragionare su come si può gestire l’aiuto. Se anzichè mille sono un milione, la questione cambia colore: la sinistra e il mondo cattolico dovrebbero fare più attenzione su questo tema. La sensibilità della gente ormai è chiara in tutta Europa: basterebbe girare per alcuni quartieri anche dell’Italia per capire come stanno cambiando le cose, non in meglio. Noi non possiamo trattare un flusso di milioni di persone come dei casi singoli. Cinque milioni sono diversi da dodici milioni: se dodici milioni è una questione umanitaria, cinque milioni è una questione di costi di gestione, welfare, criminalità che entra, possibilità di integrazione”.
Infine, Arditti si rivolge alla futura classe dirigente europea, in vista di quello che accadrà successivamente alle prossime Elezioni Europee: “L’Europa vive le sue contraddizioni, ma io non dico che è un disastro. L’Europa ha reagito alla pandemia ed è un’Europa in cui convivono le posizioni di Macron e di Orban: non è una tragedia, è il senso di una comunità che cerca di stare assieme e tutto sommato ci riesce in modo più che dignitoso. Quella che abbiamo davanti è un’Europa che ha bisogno di comprendere alcuni dossier, tra cui la difesa della sicurezza e dell’intelligence che hanno bisogno di investimenti, regia, governance e di una capacità autonoma. Secondo me, la Nato andrebbe estesa aprendola a Giappone, Corea del Sud, Nuova Zelanda, Australia, Argentina, Israele. Un’alleanza che dovrebbe avere due pilastri, due teatri militari: gli americani e gli altri si occupino del Pacifico e di altre zone del mondo compreso il Medio Oriente; gli europei e i mediterranei dovrebbero gestire invece i territori europei. Questa è la sfida che deve vincere la nuova classe dirigente europea”.

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Moratti “L’Europa deve parlare con una voce sola, stop paradisi fiscali”

MILANO (ITALPRESS) – “Vorrei un’Europa che veda l’Italia protagonista, quindi più Italia e più Europa. Un’Europa che sia vicina alle persone, alle famiglie, alle imprese. Un’Europa che cresca per continuare a permettersi il welfare dato che c’è un invecchiamento generale della popolazione e un basso tasso di natalità. Un’Europa che dia benessere, sicurezza, libertà e democrazia”. Così Letizia Moratti, candidata con Forza Italia alle elezioni europee, durante l’intervista con Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano – Elezioni Europee” dell’agenzia Italpress. “L’Europa in questo momento si presenta fragile rispetto alle super potenze come Cina, Indica e America. Quindi ha bisogno di una revisione della governance per poter prendere decisioni più veloci e di dare più potere al Parlamento in tema di legislazione – ha sottolineato poi Moratti -. Perchè mentre la Commissione è fatta da burocrati lontani dai problemi delle persone, il Parlamento è fatto di rappresentanti del popolo”.
A livello geopolitico, “l’Ue ha bisogno di poter parlare con una voce unica, quindi non più tramite un Alto Commissario ma tramite un ministro degli esteri. Abbiamo bisogno di una difesa comune per difenderci in caso di guerra ma anche per difendere i nostri mercantili dagli attacchi Houthi. O per controllare meglio i nostri confini dall’immigrazione irregolare, dando quindi più sicurezza alle nostre città”.
L’Europa unita deve anche “lavorare per la pace giusta” in Ucraina, perchè “non bisogna dimenticare che c’è stato un paese aggredito e uno aggressore. Non vogliamo nessuna escalation, si parla solo di interventi di difesa, come quelli che sono stati fatti fino ad oggi”. Allo stesso modo, “in Medio Oriente dobbiamo lavorare per la pace, per la soluzione due popoli e due stati ma non possiamo dimenticare che Israele è stato oggetto di un attacco terroristico”. Moratti si è poi soffermata sulle azioni da intraprendere per la crescita economica dell’Ue. “L’Europa ha sempre avuto più una crescita esterna, quindi l’export. In un momento in cui le super potenze favoriscono le loro imprese mettendo dazi è più difficile. Quindi bisogna sulla crescita interna, sulle nostre medie piccole imprese. Bisogna farlo semplificando, diminuendo la burocrazia”.
Inoltre, ha proseguito, “bisogna creare le condizioni per far sì che non ci siano paradisi fiscali in Europa. Far sì che ci siano regole uguali per tutti”. L’eliminazione dei paradisi fiscali “non è una battaglia facile ma si può portare avanti e possiamo anche cominciare dall’Italia, attivando una procedura per segnalare quali sono i Paesi con regole fiscali diverse. Fare in modo che ci sia un’eventuale possibilità di decisione comune tra i Paesi per arrivare ad avere regole fiscali omogenee e, altrimenti, stimolare un’iniziativa diretta della Commissione”. Importante per la crescita economica anche il raggiungimento della “parità di genere. Solo per l’Italia abbiamo stimato che la parità di retribuzione e occupazione è pari a 153 miliardi di euro, ovvero 8 punti di Pil”.
Secondo la candidata di Forza Italia, inoltre, è fondamentale “rivedere il Green Deal” che “è giusto ma quello che è stato delineato in Europa è frutto di una deriva ideologica voluta dal partito socialista. Una deriva che non ha tenuto insieme la sostenibilità ambientale con quella economica e sociale”. “Serve rivedere al più presto le direttive sulle auto elettriche e sulle case green, economicamente e socialmente insostenibili – ha proseguito -. Se attuate nei tempi previsti e senza un sostegno alle imprese e alle famiglie comporteranno la perdita di 70mila posti di lavoro” per quanto riguarda le auto elettriche “e una spesa di 50-60mila euro a famiglia per un appartamento di 100 metri quadrati perchè il 68% del patrimonio immobiliare in Italia sta nelle classiche energetiche E-G, quindi lontane da quelle volute dall’Europa”.
Nel fare le legge bisogna “mettere al centro la persona che per Forza Italia e il Ppe è fondamentale”. In ambito di sanità, secondo Moratti “l’Europa dovrebbe creare un fondo comune che finanzi la ricerca e la realizzazione di farmaci per le malattie rare. In Europa, infatti, abbiamo 10 milioni di persone che soffrono di 7mila malattie rare quindi le case farmaceutiche non riescono a investire perchè non hanno un ritorno”.
In secondo luogo, “bisogna candidare l’Italia a essere sede europea di un centro di ricerca sulla medicina di precisione”. Ovvero quel campo della medicina che riguarda “tutte le nuove tecnologie che porteranno ad avere una medicina personalizzata. Già oggi esiste ma solo in via sperimentale in certi Paesi. Anche in questo campo, l’Ue dovrebbe mettere fondi comuni”.
Rispondendo poi a una domanda sulle alleanze tra gruppi post elezioni europee, la candidata di Fi ha evidenziato che “dipenderanno dal risultato delle urne. Noi abbiamo detto che non ci alleeremo con la destra estrema europea, quindi con Identità e Democrazia. Lo dico con rispetto dei nostri alleati in Italia che fanno parte di questo gruppo in Europa, ovvero la Lega. Noi saremo leali nei confronti degli alleati qua in Italia ma un’alleanza europea non la faremo mai. Quindi i voti a Identità e Democrazia sono dati all’opposizione, non a chi governerà in Europa”. Infatti “quello che vedo è che il Partito Popolare Europeo”, di cui fa parte Forza Italia, “continuerà a essere il partito che detta le regole e dà le carte in Europa. Quindi il voto a Forza Italia e al Ppe è il voto utile”, ha concluso. “Un’alleanza tra Ppe con liberali e conservatori è un’ipotesi auspicabile. Se ci sarà invece un’alleanza con il partito socialista quello che io auspico è un rafforzamento sostanziale del Ppe, correggendo quelle derive socialiste che abbiamo visto in diverse direttive”.

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Europee, Antoci “Unire legalità e sviluppo è fondamentale”

PALERMO (ITALPRESS) – “Unire legalità e sviluppo è fondamentale. Con queste premesse, penso che in Europa si possa fare un gran bel lavoro”, con l’obiettivo di “fare squadra” per evitare “alcuni ‘picconamentì delle norme antimafia che arrivano anche dall’Europa”. Lo ha detto Giuseppe Antoci, candidato con il Movimento 5 Stelle nella circoscrizione Isole, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano – Elezioni Europee” dell’agenzia Italpress. “In questi anni sono sempre stato candidato a qualcosa: pur rispettando tutti coloro che me lo hanno chiesto, non mi sono sentito pronto. Questa volta ho capito” che era “il momento giusto per farlo con le persone giuste, con il Movimento 5 Stelle” che dà importanza “al tema della lotta alla mafia” e che “certamente potrà portare avanti con autonomia un percorso di legalità, ma anche di sviluppo”, spiega.
Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi dal 2013 al 2018, ha denunciato in passato gli interessi dei clan messinesi sui fondi europei. “Sono una persona normale che ha fatto il proprio dovere, quello che dovrebbe fare qualsiasi amministratore o qualsiasi cittadino: ho tentato di ascoltare e dare dignità agli agricoltori che venivano minacciati e vessati da anni”, mentre “milioni di euro raggiungevano le mani e le tasche di boss mafiosi di calibro importante”, mentre il Paese “commemorava i morti delle stragi”.
Da lì è partito lo “storico maxiprocesso dei Nebrodi che ha comminato più di sei secoli di carcere: abbiamo liberato tante persone da vessazioni e abbiamo evitato che miliardi di euro andassero alle mafie”, mentre il protocollo Antoci “è diventato legge dello Stato il 27 settembre 2017” e anche “la Commissione Europea ha scritto agli Stati membri” invitandoli “a seguire le orme dell’Italia” nell’adottare “uno strumento eloquente di lotta alla mafia”, sottolinea Antoci, ricordando anche le tante persone che “in questo Paese, nel silenzio, senza i fari mediatici e senza le protezioni denunciano gli estorsori e poi se li trovano sotto casa a minacciare i loro figli. Non sapremo mai di loro, non conosceremo mai i visi di queste persone: penso che gli eroi del nostro Paese siano loro”.
Con il reddito di cittadinanza una parte del Paese “si è liberato dalle mafie, abbiamo messo alcune persone nelle condizioni di vedere la luce in fondo al tunnel. Personalizzando la battaglia politica su quello strumento, invece, le abbiamo riconsegnate nelle mani” della criminalità: “tutto è perfettibile, ma questo è un Paese che non sta pensando agli ultimi: non si possono buttare al mare 5,7 milioni di poveri. Sui temi della dignità, sulla sanità, sulla lotta alle mafie non ci possono essere colori politici. Dobbiamo dare dignità al ruolo della politica dando delle priorità” e una di queste è “consentire a tutte le persone di avere il diritto a curarsi”.
In Europa “vogliamo essere costruttori di pace: nessuno mette in discussione che l’Ucraina andava e va difesa” o che “Israele aveva il diritto di reagire anche con un’operazione militare dopo quello che è accaduto il 7 ottobre” ma “stiamo facendo accadere delle cose orribili”. Serve “un’Europa che migliori nella parte decisionale” e serve “un maggiore coordinamento degli Stati membri” su diversi temi. Ad esempio, l’informazione: “Se un giornalista scopre delle intercettazioni telefoniche di un politico che, pur non commettendo un reato, parla al telefono con un mafioso o subisce tentativi di infiltrazioni criminali, da cittadino voglio essere informato perchè voglio esercitare il mio diritto nell’urna”. Oppure sulla magistratura, la cui autonomia “è un perno della Costituzione del nostro Paese e ci viene invidiata da tutto il mondo”.
Oltre a quella sulla giustizia, anche l’autonomia differenziata e il premeriato “in questo momento non solo non sono una priorità per il Paese, ma penso proprio che non si debbano fare”. L’autonomia differenziata “spaccherà il Paese” mentre sul premiato “noi vogliamo che il nostro presidente della Repubblica mantenga la sua forza e che tuteli questo Paese”.
Per l’attacco al capo dello Stato “sono indignato”, perchè “il Presidente della Repubblica è un faro per il nostro Paese”, ribadisce. “Ho la sensazione che stiamo cominciando a picconare tutti i pilastri: ci vuole qualcuno che puntelli il tetto prima che caschi”, dice ancora Antoci che sfiderà da capolista “i leader dei partiti che chiedono il voto ai cittadini e non andranno a Bruxelles: questo è irrispettoso nei confronti degli elettori. L’unica cosa che posso promettere ai cittadini siciliani è che farò quello che ho fatto in questi dieci anni: semplicemente il mio dovere con disciplina ed onore”, conclude.

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Europee, Reguzzoni “Puntare sul lavoro per recuperare competitività”

MILANO (ITALPRESS) – Bisogna “portare il lavoro in Europa: se non recuperiamo competitività delle nostre imprese e potere d’acquisto nelle nostre buste paga e nei nostri redditi, saremo sempre più poveri”. Lo spiega Marco Reguzzoni, candidato indipendente di Forza Italia, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano – Elezioni europee” dell’agenzia Italpress. Come si fa a recuperare? “Innanzitutto andando a interpretare in maniera intelligente le norme che altrimenti portano le nostre imprese fuori dal mercato o a combattere una concorrenza con le mani legate”, sottolinea. “Ad esempio abbiamo giustamente messo delle norme ambientali sulle tintorie perchè inquinano il mare, ma la stessa cosa non fanno l’Egitto e la Turchia: le nostre aziende hanno dei costi maggiori perchè devono applicare queste norme ambientali, mentre le tintorie turche o egiziane non ce li hanno. Quindi trasferiamo la produzione in Egitto e in Turchia, abbiamo il mare inquinato esattamente come prima, ma abbiamo perso il lavoro”, ricorda.
“Dall’altra parte, servono infrastrutture”. L’obiettivo è “dare spazio al Made in Italy”, difendendo “la produzione, l’industria, l’agricoltura, i nostri prodotti tipici e anche il nostro turismo: ne va della nostra immagine e del nostro lavoro. Sono l’autore della legge sull’etichettatura obbligatoria insieme a Santo Versace: sono il primo a dire che è inefficace perchè vale solo in Italia. Non basta una legge italiana, serve un Regolamento Europeo: se i nostri parlamentari in Europa non sono stati capaci in 10 anni di farla approvare, c’è un motivo politico”. Nel tessile “abbiamo perso 700mila occupati in 10 anni: è uno dei settori importanti della nostra economia”, come pure “il settore del mobile o l’agroalimentare. Quello che vale come etichettatura made in Italy per il tessile vale anche per la nostra passata: ora arriva una passata fatta in Cina e se ci scrivono ‘made in Italy’ questa diventa una passata italiana. In assenza di un regolamento europeo non possiamo impedirlo”.
Inoltre per difendere gli interessi delle aziende, “è assolutamente fattibile un sindacato del nord” per “difendere gli interessi specifici delle produzioni che tengono in piedi tutto il Paese: il sindacato, a differenza di un partito, difende dagli interessi precisi”, sottolinea. Sull’auto, poi, “stiamo prendendo le nostre tasse e le stiamo facendo finire in Cina: dobbiamo difendere la nostra produzione, anche dal punto di vista ambientale dobbiamo sempre far le cose pensando a tutte le conseguenze”, per evitare che ci sia “una perdita di industria e di produzione”. Sul contesto internazionale e la guerra in Ucraina, “bisogna avere una difesa comune, in modo che ci sia uno che parla e non ci sia spazio perchè il Macron di turno decida di fare la sua sparata. Serve un’Europa forte, è l’unica condizione che ci consentirà di mantenere questa pace che l’Europa ci ha garantito per 60 anni”.
Per Reguzzoni l’Europa “è fondamentale per tutti i problemi del nostro Paese, essere all’interno del Partito Popolare Europeo – che è il più grande partito d’Europa – è importante, soprattutto per dare una risposta a chi ha problemi relativi al lavoro, ai salari, alle buste paga, alle pensioni: se non sei in maggioranza, quelle risposte non le puoi dare”.
Per quanto riguarda le alleanze post-voto, “dipende come voteranno gli altri Paesi europei e dalle decisioni che prenderanno i leader. Salvini ha già detto che sta all’opposizione, quindi il voto alla Lega è un voto politicamente inutile, mentre invece il PPE, indipendentemente da quello che faranno gli altri, sarà al governo. Auspico che ci sia una vittoria di un centrodestra moderato in tutta Europa, se questo però non dovesse accadere si dovranno prendere altre decisioni, ma il Partito Popolare Europeo sarà in maggioranza. Ho scelto di candidarmi nel PPE, perchè in questo modo si possono difendere i nostri interessi”. Potrebbero esserci dei riflessi nazionali di questo voto? “Questo dipende dalle posizioni che prende Salvini: ho visto attaccare il presidente Mattarella in maniera pesante, questo è sbagliato, il Presidente della Repubblica non si attacca mai. Sono toni da campagna elettorale, credo che non ci si debba mai spingere oltre un certo livello”.

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Ricci “Europa divisa e irrilevante se vince la destra”

ROMA (ITALPRESS) – “Si sta sottovalutando il pericolo che stiamo vivendo. L’Europa è circondata dalla guerra, è la parte più anziana e più frammentata del pianeta ed è una delle poche parti democratiche. In questi giorni parlo spesso dell’Inghilterra, non solo perchè sono usciti dall’Europa e forse se ne sono pentiti, ma è sempre stata una potenza mondiale, protagonista negli scenari mondiali. Ora è completamente scomparsa, perchè è la dimostrazione plastica che le singole nazioni, in un mondo che cambia velocemente e drammaticamente, non ce la fanno più. Allora queste elezioni saranno un bivio. Se nel prossimo Parlamento europeo ci sarà una maggioranza tra il Partito Popolare Europeo, il centrodestra classico e l’estrema destra, io temo che noi rischiamo sempre più l’irrilevanza e la disgregazione”. Lo ha detto Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e candidato alle europee nella circoscrizione centro per il Pd, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano – Elezioni Europee” dell’agenzia Italpress.
“Io spero ovviamente nelle forze europeiste, il gruppo al quale noi apparteniamo – ha aggiunto -. Finchè l’Europa non metterà insieme almeno la politica estera e di difesa, la politica energetica e migratoria, noi non conteremo nulla”. “I singoli paesi non ce la fanno più. Qual è una forza nazionale che è riuscita a svolgere un ruolo da protagonista in questi anni di scenari di guerra, di cambiamento globale? Nessuna. E’ quindi evidente che l’ambito minimo, la dimensione minima per essere protagonista in un mondo che cambia è la dimensione europea – ha sottolineato Ricci -. Ma se l’Europa continua ad essere una democrazia che spesso è inefficace e inefficiente, perchè basta il potere di veto di un singolo Stato per bloccare tutto, noi rischiamo di indebolire la democrazia in sè. Se l’Europa non si rinnova indebolisce se stessa e la democrazia”.
Ricci prosegue concentrandosi sulla politica estera e, più nello specifico, sulla guerra tra Ucraina e Russia: “Penso che ci voglia un pacifismo pragmatico. Dobbiamo uscire da una discussione tutta italiana per cui se sei per l’Ucraina non sei per la pace, se sei per la pace sembra che stai con Putin, invece si può essere contemporaneamente dalla parte dell’Ucraina e per la pace. Quando Putin ha invaso l’Ucraina, un paese che viene dai valori della resistenza, non si può che stare dalla parte del popolo che resiste e non dell’invasore e abbiamo fatto bene. Credo che abbiamo fatto bene anche ad aiutarli con le armi, perchè se non li avessimo aiutati con le armi non ci sarebbe stata la pace, ci sarebbe stata l’invasione di un paese sovrano e magari la preparazione di una nuova invasione. Lo dice uno che ha un rapporto con le armi pessimo. Ma come deve finire questa guerra? E’ evidente che occorre aprire un negoziato di pace con il nemico. Questo dovrebbe fare l’Europa, dovrebbe avere questa forza, mentre sostiene il popolo ucraino, perchè se noi non sosteniamo più il popolo ucraino non c’è la pace, c’è la resa, ma se mentre noi sosteniamo il popolo ucraino non facciamo nulla per aprire un dialogo di pace attraverso anche le grandi potenze, la Cina e gli Stati Uniti, per chiudere quel conflitto noi rischiamo o un conflitto infinito o un’escalation militare drammatica”.
Rispondendo a una domanda sul superbonus, il sindaco di Pesaro spiega: “L’errore è sicuramente quello di non aver creato un principio di percentuali calanti: parti dal 110 poi il 90, l’80, il 70 a scalare. Secondo me l’esagerazione è stato tenere 110 che in qualche modo ha drogato il mercato, ha fatto crescere anche l’inflazione su alcune materie prime, ma il principio di far ripartire l’edilizia che in Italia era completamente ferma da decenni era giusto. Adesso è un alibi, perchè il bilancio dello Stato nell’annualità del 2024 ha problemi, mancano le risorse perchè non c’è la crescita che loro avevano previsto, cioè tecnicamente ci sono delle voci di spesa nel bilancio dello Stato che non hanno copertura. Il Governo è alla ricerca di soldi disperatamente e non lo dice agli italiani”.
Il candidato PD commenta poi le proposte delle forze di maggioranza su autonomia differenziata e premierato: “Sulla autonomia differenziata direi che butterei tutto, anzi sono molto preoccupato in particolar modo per l’Italia centrale, perchè l’Italia è già un paese pieno di divisioni territoriali oltre che sociali e noi non solo rischiamo di allargare la forbice tra il nord e il sud, ma l’Italia centrale rischia di essere quella più penalizzata, perchè il sud avrà comunque dei governatori che giustamente difenderanno la questione meridionale e il centro Italia rischia di essere schiacciato tra questione meridionale e settentrionale”.
“Sul premierato se l’obiettivo è la governabilità, mettiamo mano alla legge elettorale, che c’entra cambiare la Costituzione? Se il tema vero è fare una riforma per rendere l’Italia maggiormente governabile, facciamo una riforma del sistema elettorale, magari il doppio turno”, conclude Ricci.

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Bandecchi “Serve unica politica estera Ue. Premierato? Idea balorda”

ROMA (ITALPRESS) – “Il popolo italiano è l’unico che si presenta alle urne senza sapere esattamente chi sta votando. Ad esempio, quello che gli italiani non sanno è che a queste elezioni il Partito Popolare Europeo in Italia è rappresentato da due partiti: Alternativa Popolare e Forza Italia, i cui candidati vanno dentro allo stesso gruppo. E’ un’anomalia tutta italiana”.
Parte da queste premesse sulle elezioni europee dell’8-9 giugno l’intervista di Stefano Bandecchi, rilasciata a Claudio
Brachino per la rubrica “Primo Piano – Elezioni Europee”
dell’agenzia Italpress.
L’attenzione è rivolta alle sfide internazionali che attendono l’Unione Europea. “Noi abbiamo in testa un’Europa che avrà la capacità di fare una sola politica estera e un unico esercito, anche se ogni nazione avrà l’esercito predisposto ad una vera e propria difesa – ha spiegato Bandecchi – Noi abbiamo in mente un’Europa che non è guerrafondaia, non aiuta nessuno a fare le guerre e non con le armi Però deve essere una nazione che non può essere invasa da nessuno: Russia, Cina e India. Gli stessi Stati Uniti non devono mettere bocca sulle cose europee”.
Il tema del rafforzamento della difesa europea è infatti tra i temi più dibattuti di questa campagna elettorale, soprattutto alla luce dei due grandi conflitti in corso in Medio Oriente e Ucraina. Proprio su quest’ultimo, i paesi europei sono profondamente divisi sulla proposta del segretario generale della NATO Jens Stoltenberg di permettere a Kiev di usare le armi occidentali per colpire obiettivi sul territorio russo.
Secondo Bandecchi, “serve un’Europa che parli con una sola voce. Noi invece siamo un’Europa in cui si parla in 27 e questo è un problema grave. Se non vogliamo la guerra, dobbiamo imparare a difenderci e ad essere anche spaventosi per gli altri”.
Altra questione riguarda l’energia e l’industria. Per il leader di Alternativa Popolare, “l’Europa deve avere come primo elemento fondamentale un’autonomia energetica europea” e la strada per realizzarla è far sì che “ogni nazione europea deve essere autonoma per il suo popolo, quindi io vedo un’Italia autonoma a livello energetico”.
Un’autonomia energetica che vada quindi di pari passo anche con la diversificazione delle fonti e con l’indipendenza. “Dal nucleare al verde, io li accetto tutti. L’importante è che l’Italia non debba chiedere ai russi, ai cinesi e agli americani come gestire la propria nazione a livello elettrico – ha sottolineato Bandecchi – Allo stesso tempo vogliamo una nazione che sia industrializzata. Noi vediamo un’Italia che deve reindustrializzare se stessa perchè oggi non abbiamo più una forte industria italiana”.
Spostando l’attenzione sulla situazione nazionale, Bandecchi ha tenuto a ricordare che “gli italiani non sanno che tutte le leggi europee sono sopra a quelle italiane e che l’Italia deve recepire le leggi europee. Un esempio: prima di essere approvata in Italia, la legge finanziaria deve avere il visto della comunità europea. Ma quindi quando diciamo agli italiani che le elezioni più importanti sono quelle europee? Noi abbiamo addirittura leader italiani che dicono che in Europa non ci vanno: se non vai a parlare in Europa, non potrai mai fare niente. Gli italiani devono smettere di essere imbrogliati”.
Sul fronte istituzionale “io sono sempre stato per il finanziamento pubblico (ai partiti, ndr), per il voto proporzionale e per avere 1500 parlamentari e non 600. Per me la democrazia non può passare dalla riduzione dei parlamentari, ma al limite attraverso il loro aumento”.
Alla domanda sulla riforma del premierato, il giudizio di Bandecchi è netto. “La trovo un’idea balorda. E’ una legge sbagliata, scritta in maniera sbagliata che mette il Presidente della Repubblica e gli italiani in scacco matto – ha puntualizzato – E’ un passo pericoloso. Non sono per il maggioritario e l’autonomia differenziata delle regioni e il premierato mi sembra il massimo della stupidità . Destra e sinistra sono stuzzicati da questo premierato forte, ma è meglio che non li stuzzichi perchè quando arriverà gli italiani saranno davvero nei guai”.
Tornando sulle sue affermazione contrarie alle candidature alle Europee di Roberto Vannacci nelle liste della Lega e di Ilaria Salis per Alleanza verdi-Sinistra, Bandecchi ha chiesto, riferendosi al primo, “può essere candidato nel 2024 un retrogrado, un uomo che vede i neri come neri e gli omosessuali come un problema?”. Invece “Salis non l’avrei candidata perchè credo non abbia le caratteristiche giuste per poter portare avanti determinate istanze. Non è una donna che ha realizzato qualcosa. E’ una persona che ha avuto quattro condanne già esecutive”.
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Europee, Rizzo “A favore della pace e uscita da Ue e Nato”

MILANO (ITALPRESS) – Disaffezione elettorale e storture dell’informazione. Ma soprattutto le guerre in Ucraina e Palestina, e le inevitabili conseguenze sull’Unione Europea, oltre all’inquinamento e alla sanità pubblica. Sono i temi affrontati da Marco Rizzo, capolista (nelle Marche, nell’Umbria, in Toscana e nel Lazio) alle prossime Europee per la lista Democrazia sovrana e popolare, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano – Elezioni Europee” dell’agenzia Italpress. “Democrazia sovrana e popolare è una formazione politica che declina il sovranismo popolare. Noi ci rivolgiamo anche a quelli che non votano, che non hanno tutti i torti. Quando la politica non conta niente, le persone non vanno a votare. A Rovereto, in Trentino Alto-Adige, dove sono residente, ha votato il 49,8 per cento, e c’erano 400 candidati. Significa che non hanno votato neanche i parenti”.
Secondo Rizzo, “c’è sovranismo e sovranismo: uno è di cartone, ed è usato con le maschere dai potenti dell’Occidente. Per esempio il Movimento 5 Stelle, che diceva cose giuste e poi quando va al governo ne fa di sbagliate; inoltre, si dicono contro la guerra, però quando si è votata la missione nel Mar Rosso, un mese fa, hanno votato a favore”. Rizzo poi ha citato anche la lista guidata da Michele Santoro, Pace Terra e Dignità: “Dice di essere contro la guerra, ma quando c’è stato il referendum contro la guerra non ha firmato”. I conflitti bellici e geopolitici sono al centro dell’agenda di Democrazia sovrana e popolare. “Oggi esiste un unico partito dell’informazione: il popolo italiano è contro la guerra, eppure i partiti votano tutti per la guerra. La rappresentazione parlamentare va a senso unico perchè anche l’informazione va a senso unico. C’è un conflitto tra il mondo unipolare a guida statunitense, e un mondo multipolare fatto dalle nuove emergenti Nazioni (India, Cina, Russia, Brasile, Sudafrica), che non è un blocco, ma sono Paesi che non stanno più dietro al tema del dollaro che informa il commercio generale”. Secondo Rizzo, “l’Europa poteva mediare questa diatriba, e invece i gruppi dirigenti europei si sono accostati alle scelte statunitensi, penalizzando le nostre economie. La guerra tra Usa e Russia viene pagata principalmente dall’Europa. Noi vorremmo che l’Europa tendesse a una politica di pace. Chiederemo l’uscita dell’Italia dall’Unione Europea e dalla Nato: sono strade percorribili. Se l’Italia interviene a favore dei Paesi invasi e contro gli invasori, allora dovremmo farlo anche con la Palestina”. Le preoccupazioni sono rivolte soprattutto a un’eventuale escalation. “Vogliono dichiarare guerra alla Russia? Vogliono tirare dei missili dalla Polonia e dalla Lituania che arrivano a Mosca? Ma vi rendete conto di quello che succederebbe?”. Per Rizzo, “la guerra nucleare mette di certo in discussione perlomeno l’esistenza dell’Europa. Se c’è una guerra nucleare, in Europa moriamo tutti”.
Per quanto riguarda i temi dell’ambiente e del green deal, Rizzo ha evidenziato che “sono battaglie saggie e giuste, ma l’inquinamento per il 70 per cento lo fanno le prime cento multinazionali, non lo fa chi fa male l’indifferenziata. Poi vorrei sapere quanto consumano i jet privati: quelli che si sono ritrovati a Davos con i loro jet privati, in un weekend hanno consumato quanto 350mila automobili in un anno. Perchè quelli che comandano devono viaggiare con i jet privati?”. Secondo il leader di Democrazia sovrana e popolare, “il tema è l’inquinamento, non è il cambiamento del clima. Vogliono far cambiare a tutti il metodo di vita, perchè quei pochi hanno i loro affari da fare”. Un’ultima riflessione è dedicata alla sanità pubblica che, per Rizzo, è “in uno stato comatoso. In Italia sta per evaporare: bisognerebbe tornare a una sanità centralizzata. Prima c’era la sanità pubblica centralizzata e la politica nazionale ci metteva le mani. La politica locale è peggio della politica nazionale. Inoltre, bisogna pagare di più medici, infermieri, personale paramedico: abbiamo tante di quelle spese inutili, ma la sanità è la cosa più importante. Nel 1980 c’era mezzo milione di posti letto, oggi ce ne sono 130mila. La sanità di prossimità e dei territori non esistono, i medici della matua vanno riqualificati. Noi dobbiamo pagare i medici perchè stiano nelle strutture pubbliche, che devono funzionare”, ha concluso Rizzo.
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Lupi “Oggi più che mai c’è bisogno di un’Europa popolare e moderata”

MILANO (ITALPRESS) – “Oggi più che mai c’è bisogno di un’Europa popolare e moderata. Infatti, l’Europa in questi cinque anni è cambiata totalmente. Subito dopo le elezioni del 2019 è arrivata la pandemia e ci si è accorti che o si affrontavano i problemi insieme oppure saremmo poco alla volta morti tutti, anche economicamente. Allora l’Europa per la prima volta ha messo da parte le burocrazie e deciso che bisognava avere un debito pubblico in comune per sanare le ferite di tutti. E poi si sono presentate altre sfide come la guerra” in Ucraina. Così il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, durante un’intervista di Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano – Elezioni europee 2024” dell’agenzia Italpress. “L’Europa deve essere popolare perchè deve mettere al centro il benessere dei popoli. Vuol dire che ognuno non è che va per conto proprio. Una politica estera comune e un esercito comune ci devono essere. Anche perchè se no continuiamo a dipendere da altri. Questo vuol dire fare un passo in avanti”, ha proseguito poi, riferendosi al via libera del cancelliere tedesco Olaf Scholz e del presidente francese Emmanuel Macron all’utilizzo delle armi Nato per colpire obiettivi in Russia.
“La guerra in Ucraina ha messo in discussione uno dei principi fondamentali dell’Occidente: il valore delle nazioni e del rispetto del diritto internazionale”. Perciò, serve “un’Europa popolare a fianco dell’Ucraina, che non entra in guerra nel senso che non manda uomini e armi per attaccare la Russia e che cerca l’idea della diplomazia”.
Secondo Lupi, un’altra delle principali sfide attuali per l’Unione Europa è il calo demografico. “Se andiamo avanti così nel 2050 l’Italia avrà solo 51 milioni di abitanti e l’Europa raddoppierà la popolazione sopra gli 80 anni – ha sottolineato – . Questo vuol dire che tutti insieme dovremmo spendere di più per salute e welfare. Sono soldi da mettere in campo che valgono come gli investimenti e quindi devono essere fuori dal Patto di Stabilità”. Sulle politiche per la natalità, anche l’Italia deve “avere il coraggio di concentrare le risorse e non di disperderle. Lo dico perchè anche noi” del centrodestra “non è che abbiamo fatto tutto bene. In questi 30 anni abbiamo anche governato e siamo stati all’opposizione. La politica dei bonus non va da nessuna parte. Nessuno mette al mondo più figli se non è sicuro che, per esempio, il bonus asilo nido durerà più di un anno. E credo che per il centrodestra questa sia una sfida. Non è una battaglia ideologica, qui c’è il futuro”.
Il leader di Noi Moderati ha poi precisato che il centrodestra al governo vuole “ammodernare le istituzioni”, per questo è assolutamente necessario “andare avanti con il premierato”. “E’ una sfida nuova, bisogna percorrerla. Così come la a riforma della giustizia” perchè “così com’è non funziona. Io dico alla sinistra: invece di criticare, collaborate per il cambiamento”, ha concluso.

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