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Nobili “Con Draghi al Governo evidente cambio di passo”

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ROMA (ITALPRESS) – “C’è qualcuno che ha sottoscritto la scommessa del governo Draghi, votando la fiducia e condividendo un’agenda che il premier ha offerto in maniera molto chiara al Paese, ma magari poi in realtà sotto un po’ rema contro o non è contento delle scelte che si stanno facendo. È un peccato perché sono scelte utili al Paese, disegnano un cambio di passo e una svolta ormai oggettiva”. Lo ha detto Luciano Nobili, deputato di Italia Viva, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’Agenzia Italpress, rispondendo a una domanda in merito al dibattito di questi giorni sul tema del lavoro.
“Siamo ai cento giorni del governo Draghi – ha continuato -, sui vaccini abbiamo cominciato a correre e ci sono risultati evidenti, sul decreto Sostegni si è fatto quel che si poteva cercando di indirizzare le risorse dove c’erano le emergenze maggiori e poi c’è il Pnrr, importante per il futuro. In questo quadro un giorno Salvini sul coprifuoco, un giorno Letta proponendo una nuova tassa, un giorno Orlando che, contraddicendo le scelte che il governo aveva fatto, avanza la proposta di spostare ancora il blocco dei licenziamenti”, ha aggiunto.
“Il blocco dei licenziamenti – ha affermato – sembra una bella cosa, in realtà non è così perché veniamo da un anno e mezzo terribile, l’Italia ha perso più di dieci punti di Pil e qualche centinaio di migliaia di posti di lavoro”. Per Nobili, se l’Italia “sta imboccando la strada della ripartenza è il momento di interrompere le misure. Con le risorse del Pnrr, con i sostegni che stiamo dando, con la ripartenza che il paese sta imboccando – ha continuato -, è sensato permettere alle imprese di riprendere la loro attività, non tenere in vita quelle che Mario Draghi ha chiamato imprese zombie, non tutelare il posto di lavoro ma il lavoratore, smettere di investire risorse sull’assistenza. Il reddito di cittadinanza rimane – ha evidenziato – ma dobbiamo rivederlo profondamente e c’è un intervento forte sulle politiche attive per il lavoro”. “Bene uno strumento che contrasti la povertà – ha spiegato -, può essere anche il reddito di cittadinanza, ma poi ci vuole una rivoluzione delle politiche del lavoro, perché è il momento di puntare sul lavoro e non sull’assistenzialismo”.
Secondo il deputato, “il Pnrr è una grande rivoluzione perché in Italia abbiamo avuto tante riforme senza risorse” e adesso invece “mette insieme riforme e grandi investimenti. Se facciamo camminare insieme le due cose – ha detto – forse imbocchiamo la strada giusta”.
Chi farà le riforme? “Deve farle il governo Draghi, da qui al 2023. E spero – ha proseguito – che il lavoro di Draghi possa continuare anche dopo il 2023. Abbiamo cominciato questa legislatura con l’Italia che sembrava entrata nella bolla sovranista e populista. Tre anni dopo queste forze votano la fiducia al più europeista degli europeisti, Mario Draghi. Nessuno di noi ci avrebbe scommesso un fiorino il giorno dopo le elezioni del 2018. Non vorrei che molte di quelle forze che oggi stanno con Draghi, in una sorta di tela di Penelope, la mattina scrivano il Recovery plan e la sera distruggano la tela delle riforme perché da queste ultime passa il futuro del paese”.
È c’è anche la riforma fiscale. “Il nostro sistema – ha evidenziato – non può che avere una sua progressività perché lo prevede la Costituzione. Flat tax? Mi sembra molto difficile ma si sta lavorando per trovare una posizione comune delle forze di maggioranza sulla riforma fiscale, per costruire un fisco più equo, più giusto e più semplice”.
In merito alla proposta del segretario del Pd, Enrico Letta, secondo Nobili, “proporre un aumento delle tasse in un paese come l’Italia” è “sbagliato sempre” ma “proporlo in un momento in cui l’Italia viene da un anno e mezzo di pandemia è nel campo dell’assurdità”. “Il tema della dote ai giovani è giusto – ha detto -, aumentare le tasse no”.
Per il futuro, secondo il deputato di Italia Viva, per “tutti i riformisti del paese nel 2023 quando l’agenda Draghi tornerà in pericolo” ci vorrà “uno spazio politico largo”.
Per quanto riguarda le Amministrative di Roma, inoltre, per Nobili, c’è una “rivoluzione della competenza con Carlo Calenda”.
“Se arriva al secondo turno, Calenda vince”, ha pronosticato. In generale, in Italia, “stando ai sondaggi, oggi il centrodestra è probabilmente la maggioranza relativa, penso però – ha spiegato – che sia molto diviso. Le città lo dimostrano perché c’è un gioco di veti reciproci fortissimi. Credo che oggi alle elezioni avrebbero molti problemi a trovare una quadratura e spero – ha concluso – che vincerà le prossime elezioni, quando arriveranno, un signore che si chiama Mario Draghi”.
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Arbolia, pubblico e privato insieme per i “boschi urbani”

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ROMA (ITALPRESS) – “Arbolia mette insieme la necessità delle pubbliche amministrazioni di avere più aree verdi per le loro comunità senza eccessivi oneri per le casse pubbliche e l’esigenza delle imprese di compensare le loro emissioni o radicarsi ulteriormente nei territori nei quali operano”. Così Salvatore Ricco, amministratore delegato di Arbolia, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’Agenzia di Stampa Italpress.
Ricco ha spiegato che il nome Arbolia nasce dalla combinazione del latino “arbor” e del suffisso di Italia. “È una società benefit, che ha uno scopo sociale nel suo statuto – ha ricordato -, fondata da Snam e da Fondazione Cassa depositi e prestiti e che si propone di creare nuove aree verdi nelle nostre città”.
“Arbolia – ha evidenziato – propone un modello di collaborazione pubblico-privata, quindi tra amministrazioni pubbliche e imprese, per aumentare il numero di alberi nelle città italiane. In Italia – ha continuato – ci sono molti alberi: il Corpo forestale dello Stato ne ha contati circa 12 miliardi”.
Tuttavia “ce ne vorrebbero di più nelle città, perché a livello globale le città sono responsabili del 70% circa delle emissioni anidride carbonica”. L’ad di Arbolia ha illustrato il lavoro che viene svolto con le pubbliche amministrazioni: “Individuiamo terreni di loro proprietà, generalmente di una dimensione minima di due ettari ma con flessibilità; ne verifichiamo l’idoneità per creare boschi in aree urbane o periurbane; effettuiamo la progettazione, l’intervento e curiamo la manutenzione nei primi due anni. Questo intervento – ha proseguito – viene finanziato da imprese che hanno avviato un percorso sostenibile, che sono legate al luogo o che vogliono fare iniziative per i loro dipendenti e clienti”.
“Siamo nati da pochi mesi, alla fine del 2020 – ha aggiunto -, ma abbiamo realizzato sei progetti in Italia: due boschi urbani a Parma per circa 4 mila alberi; un bosco a Lecce per 4 mila alberi; uno a Pignataro Maggiore, vicino Caserta, con poco meno di mille alberi; uno a Rovigo, più o meno delle stesse dimensioni; un altro a Torino da duemila alberi. Sono sei progetti ma ne abbiamo in cantiere altri”.
I benefici dei boschi urbani sono molteplici, non solo sul piano ambientale ma anche dal punto di vista economico. “Si parla sempre più di servizi ecosistemici legati alla messa a dimora di nuovi alberi”, ha spiegato Ricco, elencandone poi alcuni effetti positivi: “Hanno sicuramente importanti funzioni di protezione dell’ambiente, per cui riducono le emissioni di anidride carbonica che sono climalteranti ma anche le emissioni inquinanti perché assorbono le polveri, proteggono il suolo, riducono l’inquinamento acustico, una serie di benefici ambientali che poi si traducono in benefici economici. Il fatto di assorbire CO2 determina una riduzione delle temperature nei posti in cui ci sono tanti alberi. Per esempio – ha sottolineato – il dipartimento della conservazione ambientale di New York ha stimato che un albero a circa 20 anni di età ha un rapporto costi-benefici che si traduce in 60 dollari di vantaggio economico”.
Per l’ad di Arbolia ci sono pure “effetti psicologici” e altri “molto importanti in termini di riduzione dei costi di riscaldamento e raffrescamento. Sono stati calcolati anche – ha aggiunto – effetti legati all’aumento del valore degli immobili nelle zone in cui ci sono molti alberi e per le attività commerciali. Si parla sempre più di benefici ecosistemici ed è molto importante perché consente di non vedere più il verde come un costo ma come qualcosa che fa bene all’ambiente e porta anche benefici economici per le comunità”.
“L’ambiente è diventato centrale nel dibattito pubblico e credo- ha evidenziato – che ci sia anche maggiore senso di urgenza sulla necessità di combattere il cambiamento climatico e di curare l’ambiente in cui viviamo. Sicuramente la pandemia ha accelerato questa tendenza e quindi la necessità di contrastare i problemi ambientali. Quest’anno – ha concluso – è prevista la Cop26, la Conferenza sul clima: ci sono molte aspettative per affrontare con decisione il tema del cambiamento climatico”.
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Mantegazza “L’agroalimentare può trainare il rilancio del Paese”

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ROMA (ITALPRESS) – “Tutto sommato la filiera agroalimentare ha retto meglio di altre la sfida con il Covid e oggi si appresta a essere una protagonista nel rilancio del nostro Paese perché la qualità del cibo italiano è sicuramente amata dai nostri concittadini e giorno per giorno è sempre più apprezzata all’estero”. Così Stefano Mantegazza, segretario generale Uila, l’Unione italiana dei lavori agroalimentari, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’Agenzia di Stampa Italpress.
Per Mantegazza “lavoratrici e lavoratori del settore hanno compiuto uno sforzo straordinario durante la pandemia”. “La filiera – ha ricordato – ha subito meno danni di altre del nostro sistema produttivo che invece sono rimaste completamente chiuse”.
Il segretario generale Uila ha anche illustrato alcune richieste avanzate al governo. “Siamo in trattative con il governo ormai da diversi giorni”, ha detto.
“Abbiamo presentato una piattaforma – ha spiegato – perché, nonostante tutto, i lavoratori agricoli nel 2020 hanno lavorato meno rispetto al 2019 ed è giusto che siano oggetto di un sostegno. La trattativa è in corso: abbiamo avuto incontri importanti con il ministro dell’agricoltura e il ministro del lavoro. Ci aspettiamo che nel decreto Sostegni bis – ha continuato – ci sia questa attenzione nei confronti dei lavoratori agricoli stagionali attraverso il riconoscimento di un bonus per questa categoria, sono circa 660 mila i possibili aventi diritto. Poi abbiamo chiesto al ministro Orlando un tavolo specifico sul tema degli ammortizzatori sociali”, ha aggiunto, spiegando di avere “avuto garanzie”. “Ci auguriamo – ha affermato – che si trasformino in realtà nei prossimi giorni”.
In tema di risorse in arrivo dall’Europa, per Mantegazza “la sfida che il Paese ha di fronte è molto complessa perché a fianco degli investimenti dobbiamo fare riforme che la stessa Europa ci chiede e che noi sottolineiamo da tempo”, ha aggiunto elencandone alcune come quella fiscale, quella della giustizia civile, degli ammortizzatori sociali e delle pensioni.
“In questa opportunità di investimenti – ha continuato – c’è un ruolo fondamentale per il settore agroalimentare, in primo luogo sul versante del sistema della gestione delle acque”. Poi c’è anche “l’energia rinnovabile che riguarda direttamente il nostro settore – ha spiegato -, soprattutto per il tema delle biomasse, quindi i residui delle produzioni agricole o da forestazione”. E c’è anche “il tema della digitalizzazione del settore agricolo e alimentare”. Inoltre, secondo il segretario generale Uila, c’è la questione “della formazione”. “Sicuramente – ha detto – per gli imprenditori ma di sicuro per i lavoratori dipendenti. Rischiamo, per assurdo, di avere macchine nuove fiammanti ma non avere i piloti e i meccanici. È un tema di cui il Paese si dovrebbe occupare, secondo me lo fa male e con grande ritardo”. Per Mantegazza “una delle scelte” da fare è “potenziare l’offerta degli Its”.
“Nel settore agroalimentare italiano – ha poi spiegato – lavorano un milione e mezzo di persone. In quello agricolo siamo intorno ai 900 mila operai stagionali. Di questi, un terzo sono formati da manodopera straniera. Una parte di questa è manodopera stabile, poi c’è una quota di lavoratori che vengono annualmente nel nostro paese per svolgere soprattutto attività di raccolta. In questo si verificano anche alcune contraddizioni, sicuramente perché è un lavoro molto pesante e breve, poi perché a volte rischia di essere mal pagato. L’insieme di queste condizioni fa sì che il mercato del lavoro sia difficile su questo fronte”.
Per Mantegazza l’idea dell’ex ministra Teresa Bellanova sui lavoratori agricoli è stata “un flop”. “Noi – ha evidenziato – lo abbiamo detto subito, abbiamo anche suggerito al ministro di fare scelte diverse. Il flop della legge voluta da Bellanova – ha affermato – ha un motivo: a fare emergere il lavoratore doveva essere l’azienda”. “L’Italia, sul versante del contrasto al caporalato, ha quella che viene considerata in Europa – ha sottolineato – la migliore legge, n.199 del 2016, che è nata da un progetto del sindacato di categoria e, come spesso capita, è applicata solo in parte”.
Anche in tema di sicurezza sul lavoro il Paese “ha leggi molto avanzate rispetto ai partner europei”. “Anno su anno – ha evidenziato – gli infortuni, soprattutto quelli mortali, nel nostro paese sono diminuiti. Ciò non toglie che tre infortuni mortali al giorno rappresentano comunque un dato da brivido. Sicuramente una scelta è incrementare il numero degli addetti ai controlli della sicurezza”. Inoltre, secondo il segretario della Uila, tra le altre cose, “premiare di più, per esempio, in termini di riduzioni contributive le aziende che investono di più in sicurezza è una modalità per incentivare l’imprenditore. L’Italia rispetto all’Europa ha fatto buoni passi in avanti grazie soprattutto all’opera del sindacato ma – ha concluso – la strada da fare è ancora lunga e purtroppo tutta in salita”.
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Palamara “Racconto il sistema di potere che governa la giustizia”

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ROMA (ITALPRESS) – Un libro per raccontare il funzionamento delle correnti della magistratura, scritto da chi il “potere” delle toghe lo ha vissuto da dentro, per svelarlo a chi è fuori dal quel sistema. Luca Palamara, che ci tiene a spiegare di non essere un ex magistrato (“la formula esatta è magistrato attualmente in aspettativa, perché prossimamente ci sarà un ricorso. Ex lo lascerei ad altri), si è raccontato in un’intervista a Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’Agenzia Italpress, partendo dal libro “Il sistema”, frutto di un lungo colloquio con Alessandro Sallusti.
“Il libro si inserisce in un momento in cui il tema della giustizia necessitava di una forte riflessione” ha detto Palamara “Quando sono scoppiate le vicende del maggio 2019, che troppo semplicisticamente volevano individuare nella mia persona il responsabile di tutto ciò che non funzionava per poi naufragare mestamente”. Le vicende a cui fa riferimento sono quelle che hanno travolto il Csm per le nomine dei capi delle procure, in particolare per quella di Roma, che “nel meccanismo interno delle correnti è un luogo importante, di potere, un luogo dove occorre trovare la giusta mediazione, se viene meno questa il banco può saltare”.
Ma che cos’è il sistema? “Non lo intendo con accezione negativa ma come più parti che si relazionano – sottolinea Palamara -. Questa è la mia accezione”. Il libro è best seller nel 2021, e si sta pensando anche a uno spettacolo teatrale, ma l’obiettivo, come spiega lo stesso Palamara, è quello di raccontare da dentro il sistema delle correnti: “Il successo del libro assolutamente non me lo aspettavo. Ho sentito il dovere, in un momento particolare della mia vita, di dare una risposta ai tanti magistrati che mi chiedevano di raccontare la vera storia, di come erano andate le cose all’interno della magistratura e della vita delle correnti. Deve essere chiaro che il mio racconto è per i magistrati, perché tanti magistrati che fanno processi ogni giorno e mandano avanti la macchina della giustizia non fanno parte del sistema. Il sistema riguarda la gestione del potere”.
“Ritenevo doveroso spiegare il funzionamento del mondo delle correnti – ha spiegato ancora -. Non mi aspettavo che ci fosse questa particolare attenzione al racconto ma è vero che i cittadini, a torto o ragione, per vicende vissute, vogliono capire i meccanismi interni della magistratura, perché i processi sono lenti, perché ci sono situazioni che non funzionano. Il mio racconto si basa su vicende da me direttamente vissute, la linea guida che ci siamo dati con il direttore Sallusti. Il mio racconto è fondato su su documenti, chat ed email”.
Un potere che si anche scontrato con la politica a partire dal 1993, quando Tangentopoli travolgeva la Prima Repubblica, e che si è acuito nel 2008 con il governo Berlusconi: “In quel ruolo ho vissuto una esperienza che definisco una sorta di opposizione politica in quegli anni, la vera opposizione politica”. A un nemico con un nome e cognome: Silvio Berlusconi, quando Palamara ricopriva il ruolo di presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati: “Il nemico politico di quegli anni era ben definito e individuabile. Nel 2008 il governo di centrodestra, guidato da Berlusconi, nasce a seguito della caduta del governo Prodi, a causa di un’inchiesta giudiziaria. Sono anni nei quali le riforme del centrodestra e di Berlusconi vengono temute come punitive nei confronti della magistratura, sono anni nei quali la magistratura si illude di risolvere il problema processando Berlusconi, sono gli anni in cui l’Anm deve tenere la barra dritta e difendere l’indipendenza dei giudici”.
Per l’ex presidente dell’Anm servirebbe una riforma della giustizia ma “non ci può essere mai nessun controllo esterno nei confronti della magistratura, la magistratura deve essere autonoma e indipendente, questo deve essere un principio di fondo. L’Europa e il Next Generation Eu dicono una cosa molta seria, di riformare il processo, renderlo più snello e veloce e da questo punto di vista si è mosso un dibattito molto importante” ma “i temi – ha specificato – che vengono trattati nel racconto attengo a un altro aspetto che è quello dell’assetto ordinamentale, nel senso della gestione del potere, della tenuta di alcuni principi cardine come la separazione delle carriere, l’obbligatorietà dell’esercizio dell’azione penale, l’autorizzazione a procedere, la struttura del Csm. Temi rispetto ai quali c’è una forte implicazione politica, perché se non c’è una politica coraggiosa che vuole affrontarli, resteranno sempre temi sospesi”. Una riforma per la quale la politica deve prendersi le sue responsabilità e forse un referendum in tal senso “può essere uno sprone per la politica per affrontare questi temi”.
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Riaperture, Fedriga “Trovare equilibrio tra salute ed economia”

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ROMA (ITALPRESS) – Il presidente della Conferenza delle Regioni e governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, si dice ottimista per una revisione, a breve, del coprifuoco e su possibili riaperture. “Lunedì valuteremo le proposte che arriveranno dalla cabina di regia del governo, come Conferenza delle Regioni abbiamo espresso un parere sul decreto che oggi è in vigore, non era scontato che si decidesse di rivedere il coprifuoco, quindi un passo in avanti è stato fatto”, ha detto Fedriga, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’Agenzia Italpress. “Cambiare il coprifuoco il primo giugno? Penso si possa anticipare – ha aggiunto -. Se passiamo dalle 22 alle 23 lo vedo come passo avanti, e non escludo si possa arrivare alle 24 entro maggio. La Conferenza delle Regioni ha fatto un documento molto preciso sulle riaperture, stiamo cercando di tenere un equilibrio tra salute ed economia, trovare la connessione tra istituzioni e cittadini serve a dare delle risposte per combattere la pandemia, si vince se c’è una condivisione”.

Positivo il giudizio anche sulla campagna di vaccinazione: “Sta andando bene, il generale Figliuolo sta facendo un buon lavoro, quello che mi preoccupa è la confusione che si sta facendo su alcuni vaccini in termini di informazioni ai cittadini, se si mettessero in campo tutte le forze già oggi potremmo superare le 500 mila somministrazioni ma servono più vaccini e poi si deve spiegare l’importanza della vaccinazioni alle persone. Poi Fedriga ha anticipato che “la Conferenza delle Regioni e il governo stanno lavorano per superare l’Rt. Non ha più senso così com’è, il parametro sarà l’occupazione dei posti letto negli ospedali e questo per far capire la gravità della malattia, dobbiamo vedere quello che c’è stato negli ospedali”. Il governatore si augura per settembre una ripresa piena dell’anno scolastico, non nascondendo tutte le difficoltà per un ritorno sui banchi al 100% delle presenze: “Il prossimo anno non si può più fallire, quest’anno è stato sfortunato ma sono state date delle aspettative irrealizzabili, mi auguro che con i vaccini che aumentano, con la riduzione dei contagi e l’organizzazione interna delle scuole le cose possano migliorare”.

Sul fronte politico Fedriga ha assicurato che “il centrodestra alle prossime elezioni si presenterà unito. Conflitto tra Lega e Meloni? Le competizioni interne in una coalizione ci sono sempre state e ci saranno, è normale che ci sia questo, ma la competizione non deve diventare una guerra”. E in merito al Recovery Plan ha lamentato uno scarso coinvolgimento dei territori: “Ci sono state molte difficoltà nell’interlocuzione tra Regioni e Governo, la Commissione Europea ci ha detto che il Recovery doveva essere costruito con i territori, cosa che non è stata fatta. Se noi non integriamo con i soldi dello Stato, delle Regioni e dei Comuni facciamo le opere a metà con i fondi europei. Possiamo fare una grande infrastruttura ma poi si devono fare tutte le opere secondarie, per quello dico che dobbiamo parlarci, deve esserci un’orchestra per lavorare bene”. Per Fedriga “adesso si devono fare dei tavoli bilaterali con il Governo, noi oggi non sappiamo quante risorse vanno alla singola Regione, poi ci sono le grandi opere anche su questo i ministri dovrebbero darci il quadro generale. Come Regione Friuli Venezia Giulia abbiamo puntato molto sul potenziamento del porto di Trieste”.

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Faraone “I vaccini accelerano, ora spingere sulle riaperture”

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ROMA (ITALPRESS) – “In questo Governo Italia Viva ha scelto la strada della responsabilità perché Letta e Salvini fanno il derby delle felpe, anche Letta ha dovuto indossare la felpa per contrastare Salvini. Noi invece sosteniamo il governo, mettiamo le nostre priorità una dietro l’altra per gli italiani, mentre loro fanno a gara ad evidenziare le differenze, quasi dovessero giustificare il sostegno a questo Governo”. Così Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva al Senato, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’Agenzia Italpress, ha parlato delle dinamiche interne alla maggioranza che sostiene il Governo Draghi. “Noi non abbiamo niente da giustificare se non occuparci dell’interesse degli italiani”, ha sottolineato.
Tra i temi all’ordine del giorno c’è quello dell’allentamento delle misure anti-Covid. Per Faraone “la campagna di vaccinazione che sta avendo un grande successo ci può consentire in tempi brevissimi di riaprire e Italia Viva spinge in questa direzione”.
“Per come si era partiti abbiamo fatto enormi passi avanti, ricordo Arcuri, le primule, eravamo partiti con dei contratti fortemente penalizzanti per i paesi Ue, con una condizione di difficoltà data dalla volontà della politica di mettere il becco su decisioni scientifiche”, ha aggiunto.
E sul coprifuoco ha spiegato: “Noi siamo per abolirlo, poi se serve fare una mediazione per allargare la fascia oraria rispetto alle 22 va bene, ma lotteremo per le 24. Se vuoi ottenere risultati dentro una maggioranza eterogenea devi porre con forza le tue tesi e al tempo stesso devi essere capace di fare mediazioni. Altrimenti si fa come la Meloni, che grida al vento che vuole abolire il coprifuoco. Essere fuori è semplice ma si è ininfluenti”.
Per il capogruppo di Iv a Palazzo Madama la credibilità di Mario Draghi è un valore aggiunto per il Governo: “Al vertice Ue o in Libia il valore che assumono le sue parole credo sia superiore di quando parlava Conte, ed è stato uno degli elementi di valutazione che abbiamo fatto nel cambio di esecutivo”. E sul fronte dell’immigrazione il tavolo europeo per Faraone è decisivo: “Dobbiamo mettere in campo una azione sinergica dell’Ue altrimenti non ce la facciamo. C’è bisogno dell’Ue per cambiare il Trattato di Dublino”.
A proposito di Europa, tengono banco anche le risorse comunitarie che saranno spese in base al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Faraone si dice “molto soddisfatto perchè è cambiata completamente l’impostazione rispetto alla prima proposta Conte, ora si è investito sulla crescita per aggredire il debito, per il Mezzogiorno c’è il 40% di risorse garantite. Sarò pienamente soddisfatto – ha aggiunto – quando si avvierà il cantiere per il Ponte sullo Stretto di Messina che è un’opera che reputo strategica, la Sicilia può diventare la piattaforma logistica per il trasporto delle merci e delle persone essendo noi al centro del Mediterraneo”.
Dalla Sicilia a Roma, con il tema delle Amministrative. “Noi sosterremo Calenda – ha ribadito il capogruppo di Italia Viva in Senato -, reputiamo una follia che di fronte a una personalità come la sua in campo si senta il bisogno di andare a cercare un candidato per poi poter parlare con il M5S in un eventuale secondo turno. Il Pd si è infilato in un vicolo cieco che lo porterà, se al secondo turno dovesse esserci Calenda o Raggi, a scegliere la Raggi, per me è una follia”.
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Bettini “In identità Pd ambiente, persone e lotta a disuguaglianze”

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ROMA (ITALPRESS) – “Vedo tre cose nell’identità del Pd: battersi per il riscatto delle persone, contro le differenze sociali, la mancanza di giustizia, l’aumento delle diseguaglianze; il tema ambientale sul quale penso che dobbiamo fare sul serio e queste risorse Ue siano una grande occasione; la terza cosa per me più importante è il superamento di una certa concezione del 900′ dove sinistra e destra hanno messo sempre prima l’ideologia dimenticando le singole persone”. Così Goffredo Bettini, membro della direzione nazionale del Pd, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’Agenzia Italpress. “Quindi c’è un tema che riguarda noi che e la voglia di far esprimere le singole persone in tutte le loro potenzialità, questo è l’orizzonte della sinistra”.
Parlando della sua iniziativa Le Agorà, Bettini ha ricordato come sia “uno spazio molto aperto dove il tema è molto semplice, come si chiama l’area progressista, quella democratica? Centrosinistra, ecco la sinistra batta un colpo. Tutto ciò è utile anche a Letta, al gruppo dirigente e alla forza del Pd. Lo spirito che abbiamo è quello di rilanciare certi valori, certe visioni ed è uno spazio dentro e fuori perchè anche per la sinistra che sta fuori al Pd. Noi dobbiamo rimetterci in cammino – ha aggiunto – noi abbiamo il compito di ricostruire una visione del mondo, dobbiamo rimettere in campo uno spirito critico, un punto di vista, un occhio sul mondo che ha l’intenzione di cambiare. Noi abbiamo scelto la strada del governo e secondo me abbiamo anche governato bene in tanti momenti ma è stato tutto un riformismo dall’alto, non abbiamo ridato al popolo la speranza di un cambiamento forte, riformista ma di qualità, noi abbiamo perso il popolo. Nel nostro manifesto Le Agorà c’è scritto: rimettersi dentro al disagio, dentro al conflitto reale e non immaginario”. Bettini è poi tornato a parlare della caduta del governo Conte e sulla polemica che lo ha riguardato: “Complotto? Se la sono un po’ inventata, è nato tutto da una mia frase ovvia per qualsiasi persona che abbia letto almeno un libro di storia. Quando avviene qualcosa di importante, quando cade un governo c’è sempre una convergenza di interessi che spinge da una parte o dall’altra, poi naturalmente questi interessi trovano anche qualcuno che li interpreta politicamente sulla base delle sue convinzioni come è stato nel caso di Renzi. Ho detto solo questo ed è partito il complotto – ha proseguito -. Adesso non posso neanche dire convergenza di interessi? Scherzando ho detto che il governo Conte è morto di freddo. Ho visto che Renzi ha detto ‘io ho buttato giù Conte perchè Draghi è meglio’; dico, ma come faceva a sapere quando ha buttato giù Conte che c’era Draghi? Draghi l’ha presentato dopo il presidente della Repubblica, non vorrei che lui stesso confessi un complotto”.
“Draghi si sta comportando benissimo e noi dobbiamo sostenerlo, è una persona che in sé garantisce l’Italia a livello internazionale, quindi – ha detto ancora Bettini – non ho nessun imbarazzo, anzi c’è una adesione piena ma del Draghi proposto da Mattarella dopo la caduta del governo Conte. E’ stata una iniziativa di Mattarella”. Sull’alleanza con il MoVimento 5 Stelle e sulla leadership di Giuseppe Conte, Bettini ha sottolineato come questa sia una “una grande scommessa, Conte ha una sua grande popolarità e questo è indubbio, e l’ha messa a disposizione di un partito in difficoltà, ma esultare per le difficoltà di Conte mi sembra una cosa poco sensata. Noi abbiamo una alternativa per le elezioni politiche a un’alleanza con il M5S, e colpire Conte significa anche segare il ramo dove siamo tutti seduti”.
Infine le amministrative a Roma. “Noi avevamo due candidature molto forti, quella di Zingaretti e quella di Gualtieri, naturalmente quella di Zingaretti è più popolare ed è molto forte. Gualtieri è stato un ministro e ho lavorato con lui 5 anni a Bruxelles e garantisco il rispetto e la considerazione che ha avuto dai grandi personaggi, è un buonissimo candidato. La candidatura di Zingaretti, che è sempre stato molto attento a mantenere un rigoroso atteggiamento istituzionale, avrebbe creato uno scompiglio in Regione. A questo punto il povero Gualtieri si è subito preso questa responsabilità perchè fare il sindaco di Roma non lo auguro a nessuno in questo momento. Io su Roma ho vissuto la vicenda molto distante e non l’ho gestita io, per Roma ho già dato e dopo la vicenda di Marino osservo un rispettoso silenzio. Oggi è una città molto difficile – ha concluso – noi non possiamo sostenere la Raggi perchè la città è stata governata male e non c’è nulla di personale. Ecco la necessità di un nostro candidato”.
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Rutigliano (Snam) “Tagliare emissioni metano e CO2 entro il 2040”

ROMA (ITALPRESS) – “Il nostro obiettivo è riuscire a tagliare tutte le nostre emissioni di metano e CO2 per il 2040. Lo faremo cercando di accelerare tutte le nostre trasformazioni. Ci siamo posti anche un obiettivo intermedio: dimezzarle al 2030”. Lo ha detto Patrizia Rutigliano, executive vice president Institutional Affairs, ESG, Communication e Marketing di Snam, intervistata da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’Agenzia di Stampa Italpress.
“Stiamo lavorando con tutti i nostri fornitori – ha continuato – perché l’impegno non è soltanto dell’azienda ma di tutta la catena del valore. È un lavoro molto ampio che riguarda una comunità molto allargata che lavora anche con noi”. Rutigliano ha spiegato che l’azienda comprende “3.500 dipendenti ma circa 20 mila persone di indotto su tutto il territorio italiano”. Poi “abbiamo tante partecipate, in Europa e fuori dall’Europa. Ci sono anche culture differenti – ha continuato – e il fatto che tutti siano impegnati significa che ci siamo posti degli obiettivi: ci siamo imposti di fare delle scelte, se possibile anche prima di quanto previsto dalle norme. Gli accordi di Parigi parlano del 2050, noi ci siamo impegnati a tagliare le emissioni entro il 2040”. La vicepresidente esecutiva di Snam si occupa anche dell’aspetto sociale e in questo contesto c’è pure il tema dei giovani. “Tutto il mondo costruito intorno ai giovani – ha sottolineato – va supportato in questa fase. Tutte le persone hanno bisogno di essere attenzionate, non solo ed esclusivamente per la necessità di supporto medicale: hanno bisogno di supporto psicologico”.
Per Rutigliano nell’attività di un’azienda “è importante motivare tutti”. “Pensare al raggiungimento di determinati obiettivi – ha proseguito – funziona se tutti quanti sono in qualche modo ingaggiati. All’inizio dell’anno abbiamo inserito nel nostro statuto qual è il nostro scopo: dobbiamo occuparci di lavorare per una energia migliore che serva per le generazioni future. Questo porta a ingaggiare tutte le persone coinvolte su questi obiettivi”.
Con la pandemia c’è stata “un’accelerazione” anche “sulla sensibilità che le persone hanno su alcuni temi. Quello del verde, del green in senso lato, dell’ambiente – ha continuato – è di tutti. Noi lavoriamo da 80 anni occupandoci di infrastrutture per portare il gas a famiglie e imprese, però dobbiamo renderlo sempre più pulito, meno fossile, occuparci di transizione energetica. Significa che, fino a quando potremo, ridurremo fino a zero tutte le emissioni che derivano da alcune attività”.
Di fronte alla sfida del Recovery, secondo Rutigliano, “il grande lavoro fatto dai ministeri in questo periodo è stato individuare progettualità che fossero in qualche modo sposabili dalle aziende. Molte di queste – ha evidenziato – incontrano i progetti che tutte le aziende stanno attivando. Tutte le nostre strategie aziendali sono basate sulla logica del verde: è fondamentale per le nuove generazioni”.
Oggi è cambiato anche il concetto di sostenibilità che ormai “non significa soltanto evitare il peggio”. “Un tempo – ha ricordato – erano solo politiche difensive, adesso si basa su come possiamo costruire le nostre strategie per fare il meglio. È un cambio di paradigma”.
Rutigliano si è soffermata anche sull’attività della Fondazione di Snam che “nasce nel 2017”. “Abbiamo monitorato – ha spiegato – qual è il livello di povertà energetica, ovvero quante persone non riescono a pagare le bollette. È un dato importante perché per migliorarlo alcune azioni possono essere intraprese proprio adesso. Ci sono soluzioni che possono essere adottate, molte delle quali sono messe in pista anche con il Next Generation Eu e miglioreranno la qualità delle nostre abitazioni. Ci occupiamo – ha continuato – anche di povertà educativa e di empowerment, soprattutto per quanto riguarda il mondo femminile nella fascia più giovane: aiutiamo ragazze a capire cosa fare. Per l’80%, le nostre occupazioni nei prossimi anni saranno scientifiche e purtroppo soltanto il 5% delle ragazze si iscrive a materie scientifiche all’università”. La parità di genere è importante anche nella governance. “Molte cose – ha affermato – sono migliorate grazie alla legge Golfo-Mosca che ha imposto le quote nei consigli di amministrazione. Il grande vantaggio è che, partendo dall’alto, la cultura delle aziende è cambiata”.
(ITALPRESS).