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Salute, Anelli “Sul territorio mancano i professionisti”

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“Il problema più grosso sono i professionisti: sul territorio mancano quelli della salute, l’assistenza domiciliare non è garantita in maniera adeguata perché mancano le figure professionali”. Lo ha detto Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’Agenzia di Stampa Italpress. La crisi della medicina del territorio “è frutto di vent’anni di disinvestimento”, ha spiegato Anelli, ricordando che oltre a medici e infermieri ci sono “altri 29 professionisti della salute”. Si tratta, quindi, di “professioni sanitarie organizzate in ordini professionali che sul territorio sono sostanzialmente assenti. È chiaro che oggi – ha evidenziato – un medico non può garantire 29 o 30 competenze. Ha bisogno di lavorare insieme ad altri e di avere gli strumenti. Nella gestione della sanità – ha ricordato – ci siamo trovati di fronte a vent’anni di aziendalismo che aveva come unico obiettivo raggiungere un pareggio di bilancio rispetto alle poste definite dal Mef. Le Regioni che non potevano farlo sono andate in piano di rientro. Abbiamo avuto tagli e riduzione netta del personale perché c’erano tante regioni con il blocco del turnover. Questo ha portato alle conseguenze scoppiate durante il Covid”. Per Anelli quest’anno è stato “difficile, molto complicato. Abbiamo pagato anche in termini di vite umane”, ha spiegato. Però “i medici non si sono tirati indietro e hanno fatto il loro lavoro, con difficoltà. Si sono trovati talvolta – ha proseguito – a dovere decidere chi attaccare a un respiratore, quindi a decidere sulla vita della gente”. Secondo il presidente della Fnomceo “bisogna dare atto a chi ha governato di avere investito sul fondo sanitario nazionale. C’è stata un’inversione, che è avvenuta anche prima del Covid e oggi si sta consolidando”.
“Ci sono state anche le assunzioni. Il vero problema, però, è quello della programmazione. Non abbiamo una precisa programmazione del fabbisogno degli operatori e questo si ripercuote anche sul progetto formativo: le borse di specializzazione non sono in numero adeguato rispetto ai fabbisogni che abbiamo. Se non creiamo bene la programmazione del numero di professionisti di cui abbiamo bisogno non potremo avere una risposta sul piano assistenziale”, ha spiegato. Ci sono pure le risorse del Recovery. “Nove miliardi erano pochi, venti sono già un buon risultato nella sanità. Quei soldi – ha continuato – servono per investimenti strutturali. Quindi da una parte per ammodernare il sistema della rete ospedaliera rendendola più flessibile rispetto ai bisogni che abbiamo” e anche sul territorio c’è necessità “di strutture e strumenti. Quello che ci preoccupa – ha aggiunto – è che nessuno dice da dove prendere i soldi per pagare i professionisti”.
Si parla anche di una riforma del titolo V. “Dobbiamo prendere atto che dopo vent’anni dal cambio del titolo V della Costituzione – ha affermato – non abbiamo risolto il problema delle disuguaglianze. Questo è il tema di fondo di quella riforma”, ha aggiunto facendo riferimento anche alla “previsione costituzionale inserita nell’articolo 2 che impone il dovere di solidarietà tra tutti gli enti dello Stato. Oggi – ha continuato – non abbiamo trovato un modello che consenta al Veneto di essere solidale con la Calabria, per esempio. L’altro tema è la mobilità sanitaria. Non so se bisogna cambiare il titolo V, ma di certo bisogna colmare le disuguaglianze. Chi lo può fare? Lo Stato centrale, non c’è dubbio”. Inoltre, per Anelli, occorre organizzare “reti di professionisti” per “consentire di avere gli stessi standard non facendo muovere i cittadini ma i professionisti”. Per quanto riguarda la vaccinazione, per il presidente della Fnomceo, “abbiamo iniziato malissimo, con un piano approvato dal governo che era coerente con alcuni obiettivi, cioè ridurre la mortalità. Siamo oggi a fine aprile – ha continuato – e ci sono ancora ultraottantenni che non sono stati vaccinati. Questo perché quel piano è stato modificato, in sede locale, ed è stato permesso di vaccinare persone che non avevano la qualifica di sanitari, sociosanitari, né erano ultraottantenni oppure ospiti di Rsa. Questo ha determinato molta confusione. Oggi credo che il generale Figliuolo – ha aggiunto – abbia imboccato una strada che mi sembra più coerente: vacciniamo fragili e vulnerabili seguendo l’ordine di età”. Cosa fare con gli operatori sanitari no vax? “I no vax – ha spiegato – sono quelli che non credono nel vaccino, come gli ingegneri che non credono nella matematica e nella fisica. Non possono fare i medici. Per chi non crede nei vaccini penso che gli ordini debbano valutare la radiazione perché non si può fare il medico senza credere nella scienza. Per chi ritiene che il vaccino non si debba fare come cittadino, credo che questa decisione debba essere salvaguardata. Però se vuole fare il medico – ha concluso – si deve vaccinare per tutelare sé e gli altri”. (ITALPRESS).

Sileri “Torneremo a riabbracciarci, purché vaccinati”

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Un’estate più libera con rientro a casa a mezzanotte, contagi permettendo, e con l’aumento delle vaccinazioni. E’ la previsione fatta dal sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’Agenzia Italpress. “Non credo che terremo il coprifuoco fino al 31 luglio, anche perché il numero dei ricoveri, delle terapie intensive occupate andranno sempre meglio – ha detto -. Forse avremo una fase in cui i contagi saliranno ma tra i più giovani. Il rientro a casa entro le 22, non mi piace la parola coprifuoco, ha un rilievo scientifico, tra le 22 e le 23 non credo ci sia una grande differenza in termini di contagi. Credo che in questo momento sia giusto il rientro alle 22 per garantire i controlli, oggi è molto sensato”. Sileri ha spiegato che occorre “aspettare due settimane per valutare se c’è una ripresa dei contagi, nel frattempo si deve valutare se c’è un calo dei ricoveri, e poi piano piano allentare fino alle 23 o alle 24, nelle prossime settimane, è sensato tenerlo alle 22. Stiamo aprendo in anticipo rispetto al previsto, e stiamo riaprendo di più rispetto a quelle che erano le attese. Oggi abbiamo un bonus: il calo dei contagi, andiamo avanti due settimane, aumenteranno anche i vaccinati con la prima dose. Non credo avremo ancora il coprifuoco il primo luglio, a meno che non arrivi una variabile strana”.
Non piace al sottosegretario la contrapposizione tra aperturisti e rigoristi: “Questa cosa non dovrebbe esistere, si tratta di buon senso. Le chiusure proteggono dalla diffusione del virus, prima le fai meno dureranno, ora c’è un passaggio di testimoni tra i due dottori che stanno curando l’Italia: da una parte c’è il dottor chiusura, dall’altro c’è il vaccino, si può passare così da un’azione di chiusura ad una di riapertura protetta dalla vaccinazione. Cosa fare in futuro? Vigilare, aprire sempre di più, calcolando però che potrebbero rendersi necessarie della chiusure se dovesse arrivare una variante che elude i vaccini”. Sileri ha parlato anche del suo rapporto con il ministro della Salute, Roberto Speranza: “Lui è più rigorista, io più aperturista, ma con giudizio, quindi a volte abbiamo avuto delle visioni diverse, ma questo è anche utile. La mozione di sfiducia, appena presentata, fa male, non è il momento, ora che la vaccinazione sta andando molto bene”.
La campagna vaccinale “è partita male, per diverse ragioni, è stata creata confusione, non solo da noi. Ora il generale Figliuolo sta facendo un lavoro eccezionale, nel mese di maggio arriveremo a fare 500 mila dosi al giorno, il numero di vaccini sta salendo”.
Il sottosegretario ha messo in guardia: “Anche se fatta la seconda dose di vaccino bisogna seguire tutte le regole, dal distanziamento all’obbligo della mascherina. Il vaccino protegge dalla malattia grave, dalla morte, però rischi di poter trasmettere il virus”. Per Sileri oltre ad andare avanti con le vaccinazioni si deve lavorare per lo sviluppo di altri tipi di vaccino: “C’è la possibilità di varianti. Sputnik e altri vaccini sono benvenuti, ma attraverso un rigoroso controllo attraverso gli enti regolatori. Su AstraZeneca è partita male la comunicazione fin dall’inizio, si tratta di complicanze veramente minime e il vaccino mRna forse sarà il futuro”. I No Vax? “Credo che il medico o il sanitario No Vax sia incompatibile con la professione che fa. E’ stato giusto mettere delle sanzioni per chi mette a rischio la vita degli altri”. “Il pass vaccinale europeo non è obbligatorio, è qualcosa di utile, torneremo alla vita di prima, convivendo con un virus che purtroppo continuerà ad essere presente, ma che non determinerà il numero di morti che vediamo ad oggi. Torneremo a riabbracciarci, purché vaccinati”, ha concluso Sileri.
(ITALPRESS).

Cancelleri “Colmare il gap infrastrutturale con il Recovery Plan”

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“Credo che per molti aspetti sia l’ultima chance. Questa volta non possiamo mancare a un appuntamento importante con la storia e bisogna farsi trovare pronti. Servono però alcune precauzioni altrimenti, anche se saremo all’appuntamento, non saremo ben vestiti”. Lo ha detto Giancarlo Cancelleri, sottosegretario alle Infrastrutture e mobilità sostenibili, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’Agenzia di Stampa Italpress, parlando del Recovery Plan.
“Sul Pnrr – ha spiegato Cancelleri – la fetta per le infrastrutture è enorme: per l’esattezza 48 miliardi. Più ulteriori risorse messe a disposizione da fondi europei fuori dal Pnrr, altri 40 miliardi. Stiamo intervenendo finalmente su storture del nostro paese che creavano un gap infrastrutturale e stiamo dando dignità ad alcuni territori. Oggi finalmente – ha proseguito – si parla dell’alta velocità Salerno-Reggio Calabria e di alta velocità di rete e alta capacità in Sicilia, collegamenti che finalmente diventano moderni e restituiscono al nostro paese la possibilità di performare in maniera migliore”.
Per il sottosegretario “la prossima sfida sarà quella di una coalizione commerciale tra i Paesi del Nord Africa. Se non abbiamo un Sud forte, infrastrutturato e pronto ci faremo scavalcare da spagnoli, francesi e tedeschi. Prendiamoci per una volta un vantaggio che la geografia ci ha dato”.
Cancelleri ha parlato di “vari interventi molto importanti”, anche per i porti. “Stiamo dando al nostro paese – ha spiegato – un’immagine con standard europei ma soprattutto ci stiamo mettendo alla prova per gareggiare con i grandi. Oggi le navi che arrivano da Suez passano davanti al canale di Sicilia, escono da Gibilterra e vanno nei grandi porti di Rotterdam e Amburgo. Se riusciamo a infrastrutturare i porti del meridione faremo fare a queste navi giorni in meno di navigazione e porteremo quelle ricchezze in Italia”.
Per l’esponente del M5S, però, “la burocrazia va messa al bando”. Su questo fronte ha ricordato, tra l’altro, il decreto Semplificazioni e lo sblocco di opere che “servono all’Italia”.
Di fronte all’emergenza coronavirus e alle misure anti-contagio emerge anche la questione trasporti. “Fino alla fine del 2020 – ha sottolineato – abbiamo dato 300 milioni alle Regioni” di cui “100 milioni per ristorare i mancati introiti delle aziende che fanno trasporto pubblico locale e 200 milioni per servizi aggiuntivi. C’è un settore che in questo momento è a braccia conserte, quello dei bus turistici, che chiede di entrare in campo per dare una mano”.
Per Cancelleri quando qualcosa “non funziona il ministero deve commissariare, deve prendersi la responsabilità di muoversi su tutto il territorio nazionale. I contratti con le aziende di bus turistici – ha aggiunto – dovevamo farli direttamente noi”. Per il filtraggio dell’aria sui treni, “se il Cts desse finalmente il parere, con il via libera potremmo installarlo sui treni e dare il 100% della capienza come per gli aerei”.
E il dibattito adesso è sul coprifuoco. “Il governo secondo me – ha detto – si è spinto oltre quella che era l’indicazione del Comitato tecnico-scientifico. Se avessimo seguito le indicazioni degli scienziati oggi non avremmo neanche dovuto aprire. Però il governo si rende conto che non c’è solo una questione lavorativa ma anche psicologica”. Per il sottosegretario “quella delle 22 è una misura temporanea. Verifichiamo come sta andando: se i numeri ci daranno ragione cominceremo a dilazionare”.
In merito al M5S, Cancelleri ha dichiarato di essere “un sostenitore di un movimento guidato da Conte”. “Spero che faccia in fretta – ha aggiunto – perché secondo me questo movimento ha bisogno di un salto di qualità e di maturazione”. La piattaforma “è uno strumento enorme in quantità e qualità per fare esprimere gli iscritti” però “non possiamo ridurci alla cliccocrazia per scegliere candidati e ruoli perché così non scegliamo i più capaci”. Adesso quindi occorre che il movimento sia “suggestivo e affascini la maggior parte degli italiani in una sfida nuova. Mi piace molto questa leadership a due che Conte e Letta possono intraprendere e portare avanti”, ha affermato.
È in corso un confronto anche per le prossime elezioni in Sicilia. “Stiamo portando avanti una sana discussione con il Pd”, ha spiegato. “In questo momento la discussione che stiamo avendo – ha detto – ci sta facendo guardare anche a un’area moderata, che non abbiamo individuato e non ha una sigla. Miccichè? Non abbiamo nessun accordo con Gianfranco Miccichè che in questo momento continua a rimanere presidente dell’Assemblea e all’interno della maggioranza. Chiunque voglia parlare con noi – ha detto in riferimento al Movimento – è chiaro che prima deve abbandonare la maggioranza”.
“Dobbiamo dare una prospettiva a questa Regione”, ha aggiunto. “Non è il momento di dire chi: c’è anche questo toto-nomi – ha continuato – su chi è il candidato alla presidenza che ancora non abbiamo deciso e non se ne sta parlando”. Sulla possibilità di candidarsi ha chiarito: “In questo momento ho da fare il sottosegretario e da risolvere ancora qualche problema di infrastrutture in Sicilia”.
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Giustizia, Sisto “Riforma sia anche culturale, no processo mediatico”

ROMA (ITALPRESS) – “La giustizia deve recuperare un rapporto col cittadino di riconciliazione. Se non hai sbagliato il processo non deve diventare una sanzione esso stesso. Prima di tutto la riforma deve essere culturale, bisogna partire dalla Costituzione”. Così il sottosegretario alla giustizia Francesco Paolo Sisto, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’Agenzia di Stampa Italpress. “E’ necessario partire dalla velocizzazione del processo civile come chiesto dall’Europa per arrivare poi a una riforma complessiva” aggiunge Sisto. “Questo è un governo che vorrebbe fare dell’efficienza così come della competenza un punto di partenza e per questo sono state istituite sei commissioni consultive”. “Il precedente governo – aggiunge – imponeva al Parlamento le riforme, schiacciando una qualsiasi possibilità di dibattito”, prosegue Sisto che tocca poi il tema della prescrizione.
“I pilastri devono essere la presunzione di non colpevolezza, il giusto processo e la ragionevole durata – dice il sottosegretario alla giustizia – Dobbiamo intervenire perché il processo non sia più una pena. Diventare indagati oggi è già una condanna perché il danno reputazionale è percepito come enorme”. Sisto spiega quindi quali sono gli errori da evitare. “Il protagonismo giudiziario – prosegue – va abolito. Il processo penale ha senso se lo liberiamo da quello mediatico”. La riforma Bonafede “è nata nella prospettiva di accelerazione dei processi, ma questo non è stato fatto. Una riforma sbagliata, quindi, perché ha reso il processo eterno e incompatibile con art. 111 della Costituzione”. Per Sisto “la prescrizione va modificata e va applicata alla ragionevole durata del processo”. In merito al video di Grillo afferma: “La mia impressione è che questo sfogo sia la confessione di una perdita di identità del Movimento – continua il sottosegretario -. Questo M5S è in grande difficoltà e i risultati del video di Grillo si prestano a una sorta eterogenesi dei fini, superando la fase giustizialista”. In merito al libro- intervista di Alessandro Sallusti sul caso Palamara, il sottosegretario è cauto. “Il libro racconta dei fatti e bisogna prenderne atto ma senza assumere la vicenda a parametro di quello che accade dentro il Csm”, spiega Sisto. “Il re è nudo quindi? No il re era già nudo”, prosegue.
Infine un passaggio sul futuro di Berlusconi. “Bisogna guardare oltre ai processi, nei confronti di Berlusconi io credo che si debba guardare al futuro, l’ex presidente Berlusconi ha dato l’imprimatur a noi forzisti”, spiega Francesco Paolo Sisto. “E anche per quanto riguarda il rinvio a giudizio di Salvini, io credo che sia impossibile pensare che abbia commesso tutto da solo, ma ricordiamoci che il rinvio a giudizio non è una condanna”.
Per Sisto “ci deve essere la forza dello Stato per un processo giusto con al centro l’imputato e i suoi diritti. Auspico quindi che ci siano più giudici in Cassazione e meno giudici nelle procure”. Mentre le nuove regole sulle intercettazioni “con l’introduzione del trojan per tutti io credo che siano state sicuramente un errore. L’ultima riforma ha peggiorato la situazione”, prosegue il sottosegretario Sisto. “Infine ritengo che sia necessario abbattere la sanzione detentiva per la diffamazione, eliminare la pena detentiva per i giornalisti ma contestualmente bisogna riordinare il processo mediatico. Questa è un’occasione straordinaria che in questo ruolo cercherò di non perdere”, conclude il forzista Sisto.
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Nesci “Impegno per risorse al Sud, il video di Grillo non polverizza il lavoro M5s”

ROMA (ITALPRESS) – “C’è stato un grande impegno da parte di tutti, anche a partire dal precedente governo, per assegnare risorse al Sud che superassero la soglia del 34%. È recente l’informazione della ministra: siamo arrivati al 39,4% di risorse, che è una media rispetto a tutte le missioni e le loro singole componenti. Poi non dimentichiamo i fondi strutturali e il fondo di sviluppo e coesione”. Così Dalila Nesci, sottosegretaria per il Sud e la Coesione territoriale e deputata M5S, intervistata da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’Agenzia di Stampa Italpress, in merito alle risorse in arrivo dall’Europa e destinate al Mezzogiorno.
Per Nesci un “punto debole” è rappresentato dalla “capacità di spesa da parte degli enti locali, delle amministrazioni sul territorio che non hanno sempre – ha spiegato – le risorse professionali per elaborare i progetti, recuperare i fondi dell’Ue e per la concreta messa a terra. È notizia recente – ha continuato – delle 2.800 assunzioni che andranno proprio alle amministrazioni del Mezzogiorno d’Italia. È importante perché sono professionalità che andranno nei comuni” con l’obiettivo di “elaborare le proposte di progetto e rispondere ai bandi che deriveranno anche dal Recovery plan”.
Uno sguardo particolare anche alla transizione ecologica. “Oggi l’impianto delle nuove politiche economiche e industriali – ha affermato – deve essere improntato alla transizione ecologica ma anche solidale. Avere una nuova cultura dell’ambientalismo, che non è più solo quello di difesa ma vuole creare sviluppo sui territori, è una grande sfida che porta il nostro paese nel futuro e verso l’innovazione. Siamo anche uno dei pochi paesi in Europa – ha proseguito – che si è dotato di un ministero del genere. Oggi è il nostro focus: dobbiamo guardare al 2050 come ci chiede l’Unione europea. Penso che nel nostro paese – ha aggiunto – ci siano risorse, conoscenze e professionalità. Si tratta di mettere in rete queste energie”.
Le difficoltà del Mezzogiorno sono anche legate alle infrastrutture e al digital divide. “Da donna del Sud di origini calabresi – ha spiegato – conosco bene il dramma di non avere riconosciuti diritti di base, come avere infrastrutture fondamentali per lo sviluppo. Il nostro è un paese che è diverso dappertutto, anche per ragioni orografiche e storiche”. Le risorse che arriveranno, per Nesci, “disegneranno i prossimi 20 anni e se non riusciamo a incidere bene ora andremo ancora a rilento”. Da calabrese, una riflessione anche sulla sanità nella regione. “C’è un grande tema – ha detto – che deve trovare spazio ancora prima della questione della corruzione e dell’antimafia, quello della ripartizione delle risorse al Sud perché il fondo sanitario nazionale che viene ripartito regione per regione va a detrimento di quelle del Sud per i criteri che oggi esistono”.
“Oggi diamo per scontato il reddito di emergenza e di cittadinanza”, ha poi aggiunto. “In pandemia, se non ci fossero stati questi sostegni di base – ha continuato -, ci saremmo trovati ulteriormente in difficoltà”. Nesci si è soffermata anche sulla situazione politica. “Tornare con questo governo di unità nazionale alla sobrietà e all’equilibrio – ha evidenziato – è un arricchimento per tutto il sistema democratico”. Un riferimento anche al Movimento 5 Stelle: “Questo governo di unità nazionale – ha detto – spiega i motivi per cui avevamo fatto il governo prima con Lega e poi con Pd. Una volta abbandonata l’era dell’opposizione, la volontà di diventare forza di responsabilità, quindi di governo, lo ha catapultato in un’altra dimensione. Non tutti hanno accettato questa evoluzione, che è avvenuta di fatto. Forse – ha continuato – doveva essere maggiormente consapevolizzata dal movimento anche all’interno di un nostro contesto di comunità. Forse non siamo riusciti a farlo in tempo. Lo abbiamo fatto un po’ in ritardo con gli stati generali ma è un’evoluzione che si concluderà con l’arrivo di Conte”.
Per la sottosegretaria “se il Movimento 5 Stelle rimane dentro il sistema democratico è una garanzia e un’opportunità per tutti”. “Conte – ha spiegato – ha dato la sua disponibilità, ne siamo contenti e sono sicura che farà la sua proposta. Ma abbiamo anche il dovere di proseguire quel raccordo con centrosinistra, con il Pd e di rilanciare: essere noi quel contesto federatore che aggrega tutte le realtà civiche, moderate e riformatrici che non hanno una casa politica e hanno bisogno di essere entusiasmate e accolte”. Sul recente video di Beppe Grillo in difesa del figlio: “Rispettando l’autonomia della magistratura – ha detto – non commento il merito ma il video. È il video di un padre addolorato che soffre insieme alla sua famiglia ma c’è anche un’altra famiglia che soffre, quella della giovane donna coinvolta nella vicenda. Ho compreso la difficoltà umana – ha affermato – ma mi sono subito messa nei panni anche dell’altra famiglia che soffre. Quel video non può polverizzare in alcun modo il lavoro che il M5S ha fatto in questi anni sul codice rosso, sul ddl Zan, tanti passi in avanti. Siamo sempre gli stessi, sia prima che dopo quel video”. “Sono garantista e consapevole che il M5S sul tema della giustizia – ha aggiunto – deve ancora costruire una sua identità matura. È anche vero che siamo in un’epoca in cui certe posizioni vanno prese dal legislatore. Tutti – ha concluso – dovremmo farci domande sui processi mediatici e su come modificare la nostra cultura”.
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Rossomando “Serve una parità di genere sostanziale, non solo numerica”

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“La questione del ruolo delle donne nella società e nella politica non lo risolvi cambiando i capigruppo ma è un primo passo importante. Noi siamo un partito che da sempre ha proposto le quote di genere nella formazione delle liste elettorali, ma non è sufficiente neanche questo, la parità numerica da sola non basta serve anche quella sostanziale, il vero problema è il riconoscimento delle leadership femminili”. Lo ha detto Anna Rossomando, vicepresidente del Senato e responsabile Giustizia del Pd, intervistata da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’Agenzia Italpress. “Il Pd dopo anni ha ricreato un organismo molto aperto dove possono partecipare anche i non iscritti e il segretario Letta ha voluto cogliere la forte richiesta di protagonismo femminile nel Pd. Il segretario Letta è in continuità sull’impostazione con cui Zingaretti aveva vinto il congresso, ovvero un partito molto aperto nel dialogo – ha spiegato – ma anche partire dalle competenze. C’è una segreteria della quale faccio parte con delle competenze molto precise, ciascuno svolge un ruolo per le cose che sa fare”.

Parlando dell’alleanza con il M5S ha evidenziato che “non si può più dire sono di destra e di sinistra insieme, come dicevano i 5 Stelle e se ne sono resi conto anche loro, devi allargare molto come modalità di inclusione delle persone e di progetti – ha proseguito – io sono contrarissima all’uno vale uno ma indubbiamente il tema di come partecipi e di come sei protagonista c’è. In questo nuovo corso è un tema che ci siamo posti”. Infine la giustizia: “Si parla molto di quella penale però è la civile che più incide sulla vita dei cittadini. Il tema dei temi è sempre quello dei tempi della giustizia. Noi abbiamo un servizio che non è ancora all’altezza sui tempi, il problema è anche l’organizzazione, l’efficientamento e l’omogeneizzazione. La giustizia è un diritto e per noi è importante perché una giustizia che non funziona fa si che alla fine vince chi ha più potere. Oggi – ha concluso Rossomando – c’è la novità del Recovery che mette dei vincoli d’intervento in questo settore. Ci sono delle linee su cui intervenire in modo mirato: sulle norme procedurali, la necessità di inserire molte risorse non solo economiche ma anche umane, infatti entro settembre verranno assunte oltre 4mila persone nel comparto giustizia, poi c’è la questione dell’organizzazione e della digitalizzazione”.

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Valentini “Sui vaccini l’Italia si gioca il tutto per tutto”

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“Alcuni hanno definito questo il governo dei migliori ma sicuramente è il governo delle migliori intenzioni, siamo tutti chiamati a collaborare. La fase in cui ci eravamo trovati quando il Presidente della Repubblica ha chiamato Draghi a dare una mano, è un po’ come quando si gioca a briscola e tu hai l’asso e sei costretto a giocarlo subito”. Lo ha detto Valentino Valentini, vice capogruppo alla Camera di Forza Italia, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’Agenzia Italpress. “Ecco perchè il presidente Berlusconi e Forza Italia hanno detto che dovevamo assolutamente contribuire e non potevamo perderci questa partita. Nessuno può contestare la reputazione di Draghi. Sui vaccini l’Italia si gioca il tutto per tutto. Io auspico che i numeri che ci ha presentato possano essere rispettati e questo costituirà per tutti noi la speranza”, ha aggiunto. Parlando della risposta europea alla pandemia ha ricordato come “all’inizio ognuno andasse per conto suo, poi a due passi dal burrone in due settimane è successo quello che non è accaduto in dieci anni, debito comune europeo, Recovery Fund e un piano sul futuro dell’Ue. Quando è arrivata la questione dei vaccini – ha proseguito – c’è stata una impostazione corretta, ma l’Europa non ha né competenze e né esperienze e ora non abbiamo la garanzia delle quantità”.

Parlando della possibilità di utilizzare il vaccino Sputnik, l’esponente di Forza Italia ha aggiunto: “I russi non hanno la capacità produttiva, infatti hanno fatto accordi con altri paesi per produrli, ecco perchè non hanno vaccinato abbastanza la popolazione. Una volta arrivata la valutazione dell’Ema, visto che parliamo della vita delle persone, se funziona bisogna utilizzarlo”. Sul nuovo decreto contenente le misure anti-Covid varato ieri dal Cdm, Valentini ha infine sottolineato che “ridurre la questione ad aperturisti e rigoristi è un errore. Il Paese è in ginocchio, auspico che questo ulteriore periodo di sacrificio serva. Noi siamo riusciti ad ottenere che tra due o tre settimane si possa vedere auspicabilmente un risultato e sulla base di quello” allentare le misure. “Macron ieri ha chiuso la Francia per tre settimane, la variante inglese è tremenda”, ha ricordato il parlamentare.

(ITALPRESS).

Cirino Pomicino “La politica di oggi è segnata dal declino”

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La politica oggi è caratterizzata dal declino. È severo il giudizio di uno dei protagonisti della Prima Repubblica, Paolo Cirino Pomicino. Intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’agenzia Italpress ha spiegato che a suo dire “la caratteristica della politica di oggi è il declino e l’erosione dei tre poteri dello stato: legislativo, esecutivo, giudiziario. Il Parlamento oggi non fa che ratificare decreti, i suoi membri non sono un punto di riferimento della società, la stabilità politica della prima repubblica è una cosa irraggiungibile oggi, e su come va il sistema giudiziario basta leggere il libro di Palamara che ci ha dimostrato con fatti e racconti che i pubblici ministeri sono un’enclave di professionisti attrezzati ma impunibili, e incidono pesantemente sul sistema politico italiano”.
Cosa significa essere democristiano oggi? “Avere una cultura di ispirazione cristiana e cattolica, ma innanzitutto è la qualità del buon senso che contraddistingue un democristiano ed avere la capacità di avere sempre presente la saggezza del dubbio, oggi ognuno la mattina si alza e dà verità su tutto”, ha risposto Cirino Pomicino, per il quale “c’è bisogno di avere una classe dirigente e dei partiti che siano partiti, se il partito non regge si va tutti allo sbando e nascono altri poteri autoreferenziali e quindi diventa un problema”.
Pessimista sulla possibilità che con questo governo si possa arrivare ad una riforma della giustizia: “Credo che non si farà, nel Recovery Plan è stata messa al centro quella sulla giustizia civile, non hanno immaginato di toccare la riforma del processo penale, probabilmente bisognerebbe abolire l’avviso di garanzia, bisognerebbe fare tutto in segreto dall’avvio delle indagini, invece gli avvisi di garanzia vengono prima consegnati ai giornalisti”.
L’ex ministro democristiano ha parlato di “dominio inquirente: sono le procure che ti mettono alla gogna, io ho passato 15 anni nei tribunali per reati inesistenti, questo intimidisce anche il magistrato giudicante, un elemento da riformare ma credo che questo non accadrà. La Seconda Repubblica è la figlia perfetta del dominio inquirente”.
Oltre alla giustizia da riformare, per Cirino Pomicino, c’è il sistema politico: “L’assenza di culture politiche, socialiste, democristiane, liberali, ha determinato la presenza del personalismo politico, ormai i segretari dei partiti sono padri padroni, decidendo la classe dirigente e poi è scomparsa qualunque tipo di democrazia interna, gli elettori si possono scegliere gli amministratori locali ma non deputati e senatori”.
Guardando alla classe politica di oggi, non è piaciuto all’ex ministro democristiano il Conte presidente del Consiglio: “E’ stato chiamato a fare un mestiere non suo, ha parlato troppo in tv e su tutti gli argomenti anche quelli di competenza dei suoi ministri, e poi c’è Grillo che mette in atto una sorta di commedia all’italiana, irride il paese”.
Più clemente il giudizio sull’attuale premier: “Draghi ha lavorato con noi per circa due anni, lo assumemmo noi al ministero dell’Economia, è una persona di grande qualità, ma una cosa è fare una gestione monocratica come da governatore della Banca d’Italia e il presidente dela Bce, una cosa è fare la politica, ma devo dire che si sta muovendo con la compostezza e la riservatezza di un presidente del Consiglio”.
Infine si dice ottimista sulla possibilità di creare un centro democratico: “Noi abbiamo dei nani al centro ma manca Biancaneve che li possa riunire, stiamo cercando qualcuno che possa avere il carisma di Biancaneve, sono convinto che alla fine si arriverà al centro”.
(ITALPRESS).