Al lavoro per costruire una grande coalizione di sinistra alternativa alla destra. E’ il progetto a cui sta lavorando il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni. Intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’Agenzia Italpress, Fratoianni ha spiegato come ci siano “margini per costruire una grande alleanza tra sinistra, Pd e M5S, noi lavoriamo per costruire una coalizione in grado di offrire un’alternativa alla destra, è necessaria non solo la somma delle forze politiche, ma si deve costruire un sistema di valori, con il Pd, con il nuovo M5S di Conte, con la sinistra, con le forze ambientaliste”.
“Io lavoro perché questa prospettiva prenda forza, bisogna rendere chiaro qual è l’alternativa alla destra – ha aggiunto -. Su questo progetto bisogna lavorarci non basta evocarlo”. Fratoianni si è detto convinto che i concetti di destra e sinistra non finiranno in soffitta: “Noi assistiamo, da molto tempo, ad una enorme crescita delle disuguaglianze, che non è solo economica, ma è disuguaglianza di diritti, di opportunità, di percezione del futuro, qui torna il grande tema: la sinistra si batte contro la disuguaglianza, la destra non ha dato nessuna risposta sulle scelte concrete”.
Sinistra Italiana ha scelto di non entrare nel governo Draghi. “Per tante questioni ha spiegato il leader del partito -, a partire da quello che è il giudizio nel modo in cui siamo arrivati a quel governo, l’esecutivo di Conte è stato abbattuto in modo cinico, perché una serie di forze politiche, economiche, hanno deciso che quel governo non andava bene per gestire i fondi e la spesa del programma Next Generation Ue, tra l’altro guadagnati proprio da quel governo. Perché il governo Conte era giudicato incapace? Perché era considerato troppo assistenzialista, quindi bisognava cambiare, la seconda ragione è per la composizione del governo Draghi, io di sinistra non posso governare con la destra”.
Entrando nei temi cari alla sinistra, per il leader di SI si deve intervenire “in modo puntuale sulla disparità di genere sul piano salariale, con una legge che garantisca un elemento di parità, poi dobbiamo discutere su come oggi lo Stato debba tornare a svolgere una funzione centrale anche nell’economia del Paese, ci sono settori smantellati in questi anni, tagliati fuori da un serio piano di investimenti, come la salute, la scuola, su tutti questi va ricostruito il sistema di interventi, sul piano del lavoro è arrivato il momento di introdurre il salario minimo, bisogna potenziare tutto il settore delle politiche attive del lavoro , si devono potenziare le strutture che servono per le politiche attive del lavoro”.
Fratoianni incontrerà il segretario del Pd, Enrico Letta, con il quale probabilmente parlerà anche di sistema elettorale: “Sono per un sistema proporzionale con le preferenze, bisogna ricostruire una capacità di selezione della classe politica, in questi anni il maggioritario ha prodotto una moltiplicazione dei partiti, perché un modello che fa vincere con un voto in più favorisce la capacità di incidere dei partirti più piccoli, questo meccanismo ha impoverito il dibattito politico”.
Fiducioso sul futuro post pandemia, il segretario di SI si augura che “le cose vadano meglio, dobbiamo liberarci dalla paura, poi dico che ci sono dei problemi, cose su cui intervenire e chiedo al governo di intervenire sul caos delle Regioni, poi c’è la questione che riguarda la prospettiva, e parlo anche dei vaccini, serviranno nei prossimi anni. Spero di non tornare alla normalità di prima, ora sono state messe in evidenza le ferite della società, su quelle ora si deve intervenire. Il segno del cambiamento sarà l’oggetto della sfida politica, culturale”,
ha aggiunto.
“La pandemia si sconfigge a livello mondiale, serve un’iniziativa sul piano europeo ed internazionale, non possiamo essere schiavi delle multinazionali farmaceutiche, si intervenga sulla questione brevetti, facciamo sì che il vaccino sia il primo dei beni comuni”, ha detto ancora Fratoianni, che infine ha anticipato che presenterà una proposta di legge per introdurre una patrimoniale progressiva, “partendo dal mezzo milione di euro a persona fisica. La nostra proposta prevede, contestualmente, l’eliminazione dell’Imu sulla seconda casa e dell’imposta di bollo sui depositi bancari per rimettere ordine anche a quella tassazione. Sostanzialmente si interviene su una fascia piccolissima di popolazione, introducendo il principio di redistribuzione delle risorse”.
(ITALPRESS).
Fratoianni “Costruire una grande coalizione di sinistra”
Palombella (Uilm) “Affrontare le crisi industriali”
“Vogliamo discutere delle crisi aperte. C’erano 160 tavoli di crisi aperte già prima del Covid, adesso non siamo in grado di quantificarle. Abbiamo chiesto di essere ricevuti”. Lo ha detto Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’Agenzia di Stampa Italpress.
Per Palombella il blocco dei licenziamenti ha rappresentato “un’occasione importante” per “evitare un disastro da un punto di vista sociale”. Il segretario generale della Uilm si è detto “convintissimo” che sia stato “un intervento necessario, come la proroga della cassa integrazione e l’estensione a categorie che non ne avevano diritto. È servito – ha spiegato – ad arginare una fase che poteva essere molto più drammatica di come è stata”. Tuttavia da solo non basta, e continuare a spostarlo in avanti “vuol dire che il problema diventa più complicato”.
Palombella ha riferito che è stata indirizzata una lettera ai ministeri dello Sviluppo economico e del Lavoro perché “vogliamo discutere delle crisi aperte”. “Abbiamo chiesto – ha spiegato – di essere ricevuti. Non vogliamo aspettare perché una proroga senza nessun intervento significa caricare sempre di più questo fenomeno dirompente”.
Lo smart working, secondo il segretario generale Uilm, rappresenta “un tema che doveva essere affrontato per tempo e che non siamo riusciti ad affrontare per ragioni diverse. Non c’è una legislatura di riferimento”, ha aggiunto spiegando che lo smart working “crea prospettive ma può creare anche controindicazioni. Se gestito male può creare esuberi, delocalizzazioni”.
Sulla somministrazione dei vaccini nelle imprese “sono favorevole – ha detto -, le aziende sono un luogo sociale, di aggregazione. Dove ci sono le aziende si nota un territorio completamente diverso perché è un luogo della solidarietà. Noi, durante il primo periodo della pandemia – ha proseguito -, abbiamo lottato per dire che le fabbriche non sono un luogo di infezione ma sono un luogo sicuro. Siamo riusciti a fare protocolli che sono stati poi utilizzati anche per altre realtà”.
Per Palombella “i lavoratori devono essere considerati deputati a essere vaccinati, perché continuano a essere quelli che vanno a lavorare”. Inoltre “ogni realtà produttiva ha una sua organizzazione in grado di poter ospitare anche i cittadini” e le aziende “hanno dato immediatamente la disponibilità”.
“Le risorse sono tante ma se non vengono programmate e spese bene perdiamo una grande opportunità”, ha poi sottolineato parlando del Recovery Fund. “Siamo stati sentiti dal’ex ministro Patuanelli – ha raccontato – e abbiamo presentato i nostri progetti”. Per il segretario generale Uilm “sicuramente l’approccio di Draghi è stato quello di tenere in considerazione ciò che le organizzazioni sindacali hanno più volte denunciato. Ci auguriamo – ha affermato – che sul Recovery Fund ci sia un’attenzione da parte del governo in carica”.
Spazio poi ad alcune riflessioni sull’ex Ilva e sullo stabilimento di Termini Imerese. “Nel mondo si producono due miliardi di tonnellate di acciaio, più del 50% – ha spiegato – viene prodotto da ciclo integrale, con la stessa tecnica con cui viene prodotto a Taranto. La Germania e i paesi europei producono il 70% da ciclo integrale e il resto da forni elettrici. Se questi due miliardi di tonnellate vengono realizzati vuol dire che ci sono le tecniche per poter produrre”. Palombella, dopo aver sottolineato che non bisogna mettere in contrapposizione lavoro e vita, ha ripercorso le ultime fasi della vicenda. “Il sindaco di Taranto – ha ricordato – si è rivolto al Consiglio di Stato per poter chiudere l’area a caldo. Il Tar di Lecce gli ha dato ragione. Chiudere l’area a caldo significa chiudere lo stabilimento. ArcelorMittal e i commissari – ha continuato – si sono rivolti al Consiglio di Stato che ha sospeso la fermata e il 13 maggio ci sarà il giudizio di merito”.
“Quando si arriva al Consiglio di Stato vuol dire che tutte le parti hanno fallito, forse anche un pezzo di sindacato”, ha detto ancora Palombella.
Per lo stabilimento di Termini Imerese, invece, è “una storia che dura da dieci anni”. “I lavoratori – ha evidenziato – si sarebbero sicuramente stancati, invece hanno continuato a lottare dal primo giorno. Non l’hanno fatto per avere un reddito o un sussidio ma con la determinazione di avere un presidio di lavoro, una fabbrica”. “Noi riteniamo – ha aggiunto – che ci siano le condizioni anche di una diversificazione produttiva ma deve essere credibile, deve riguardare tutti i lavoratori e ci aspettiamo che il nuovo ministro prenda effettivamente in mano il dossier e dia il suo indirizzo”. Per Palombella “bisogna venirne fuori con un’indicazione chiara e precisa. Per noi la difesa occupazionale, la difesa di quella comunità diventa imperativo. Non possiamo sbagliare perché adesso la situazione è di non ritorno”.
(ITALPRESS).
Mulè “Quella contro il Covid è una guerra, servono misure adeguate”
“La legge sulla giornata per le vittime del COVID-19 nasce dalle immagini di Bergamo. Quella fila di camion allineati a Bergamo ha trasmesso qualcosa di indelebile. Lo ha detto il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’agenzia Italpress. Mulè aveva proposto la giornata commemorativa per le vittime del COVID-19, poi diventata legge e celebrata oggi: “Dieci giorni dopo quell’immagine ho depositato la proposta di legge e prevede che il 18 marzo di ogni anno sia una data scolpita nel cuore degli italiani – ha detto il sottosegretario -. Non può essere solo un giorno di bandiere a mezz’asta o con un minuto di silenzio. La legge prevede che ogni lavoratore del pubblico o del privato possa donare una o più ore di lavoro di quella giornata alla ricerca scientifica. Perché del virus e di tutto le Pandemie ci si libera se c’è una ricerca scientifica all’avanguardia. La legge prevede anche che le scuole se ne occupino, raccontando dei nostri eroi, ma anche delle nostre debolezze. Il servizio pubblico dovrà poi garantire lo spazio adeguato all’evento, così come gli enti locali, che devono celebrare questa giornata”.
Mulè ha poi parlato del ruolo dell’Esercito e in particolare del Commissario all’emergenza nominato dal Governo Draghi Francesco Paolo Figliuolo: “I militari, come tutto il sistema della Difesa, sono una parte ottima di questo Paese. Ce li ritroviamo sempre nei momenti di difficoltà, quando abbiamo bisogno di ancorarci a qualcosa di sicuro. Ci sono stati per alluvioni, tragedie e terremoti e ci sono stati anche per il COVID. È fatto da grandissime professionalità e ci fa stare tranquilli. Il Generale Figliuolo è la massima espressione. C’era bisogno di un Commissario straordinario in una guerra. Ma se si ricorre a poteri straordinari c’era un problema di programmazione. Ma non c’è un solo uomo al comando: c’è un Paese intero che si è strutturato e si è messo a disposizione”.
“Prima ero all’opposizione, adesso faccio parte di questo Governo e sono andato a vedere sul campo le forze schierate: non ho visto personalismi ma umiltà, a dispetto dei grandi personalismi della prima fase (Conte, Arcuri, Borrelli). Avete visto in tv una volta Figliuolo e raramente riaccadrà – ha sottolineato Mulè -. È meglio vedere le inaugurazioni degli hub vaccinali e trasmettere certezze alla gente che parlare soltanto e trasmettere ansia”.
Mulè ha anche approfondito i temi della campagna vaccinale e della questione AstraZeneca: “Il piano vaccinale si fonda su chi vaccina, come vaccina e dove. Vaccina chiunque abbia un camice bianco ed è in grado di fare un’iniezione: medici, farmacisti, odontoiatri. E deve poterlo fare dovunque, dai parcheggi della grande distribuzione, alle palestre, le caserme, anche l’Auditorium parco della musica. Nei comuni più periferici arriva l’Esercito con i centri vaccinali mobili che possono essere richiesti da Asl e Regioni in 24/72 ore. Abbiamo perso alcuni giorni per AstraZeneca ma lo recupereremo vaccinando dalle 6 del mattino alle 22, o perché no per 24 ore. Siamo in guerra, si può fare”. E su AstraZeneca: “La posizione è chiara: il dato delle trombosi è statisticamente irrilevante anche se è inaccettabile dal punto di vista umano. La narrazione ha scatenato dei meccanismi irrazionali. Io sarei subito pronto a vaccinarmi con questo vaccino. Se un medico si rifiutasse di vaccinare qualcuno per me sarebbe da accusare di alto tradimento, sarebbe inaccettabile”.
Mulè ha detto la sua anche sulla sfida del Recovery Fund: “Qualcosa prima non andava e se ne era accorta anche la vecchia maggioranza. Non era ambizioso e nei fondi destinati alla transizione ecologica si poteva fare di più. Anche il Ponte sullo stretto può essere sostenibile, perché toglie fonti di inquinamento. Il post-covid impone alla classe dirigente di essere all’altezza di un nuovo corso. Dobbiamo risalire le classifiche. I tentativi di mettere le mani sulle nostre aziende dall’estero sono stati centinaia. Dobbiamo reagire e il Recovery ci dirà dove sarà il Paese da qui a 10 anni”. Al di là della pandemia, anche commenti più “politici” a partire dal nuovo segretario del Pd Enrico Letta: “Una brava persona, che non è poco, e che studia e sa quello che dice. Il centrodestra rimane tale se rimane identitario nel centrodestra” ha detto Mulè che da deputato di Forza Italia ha aggiunto: “Non può esistere nessuna commistione politica futura spuria che veda Fi andare a braccetto con il Pd o con la sinistra italiana. Il futuro del centrodestra è nel centrodestra stesso. Non può venire meno il patto con gli elettori del Presidente Berlusconi. Sulla legge elettorale io sto con il maggioritario”.
(ITALPRESS).
Malagò “Settore sport a pezzi, cresciuta del 140% presenza donne”
ROMA (ITALPRESS) – Dalla nomina di Valentina Vezzali nel ruolo di sottosegretario allo sport ai rapporti con Sport e Salute, dai problemi delle societa’ sportive dilettantistiche alla fiducia
incondizionata nei vaccini contro il Covid-19. Giovanni Malago’ tocca ogni tema nell’intervista a Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’agenzia Italpress, a cominciare proprio dalle dure conseguenze della pandemia sul mondo dello sport. “Il settore e’ a pezzi, distrutto, piegato in due tranne qualche eccezione – ha ammesso il presidente del Coni – Peraltro ai problemi causati dalla pandemia si e’ aggiunto anche il tema della riforma del lavoro sportivo. Nessuno e’ contrario a riconoscere sacrosanti diritti ai lavoratori, ma il problema e’ un altro: se la societa’ e’ morta, non c’e’ piu’ neanche il lavoro. Tutto questo ha creato una specie di tempesta perfetta e oggi societa’ e associazioni sono disperate: abbiamo in tutti i modi sensibilizzato il Governo, domani dovrebbe uscire il nuovo provvedimento che tutela il settore”.
Anche e soprattutto dei problemi legati alla pandemia Malago’ ha parlato nel primo incontro con l’ex campionessa azzurra. “Il Coni e’ felice per la nomina della Vezzali. Valentina e’ per
antonomasia figlia nostra – ha osservato il numero uno dello sport italiano – ha avuto una carriera leggendaria. Lei conosce perfettamente il nostro mondo e sa quali problemi dobbiamo affrontare”. Quello legato alle conseguenze della pandemia si puo’ risolvere solo con l’accelerazione sui vaccini. “Io sono assolutamente favorevole – ha spiegato Malago’ – Ero in attesa di essere chiamato e non vedo l’ora di farlo anche con AstraZeneca. Bisogna avere fiducia”. Ma sul tavolo della Vezzali ci sono anche i rapporti tra le numerose istituzioni sportive, dal Dipartimento dello sport al Coni passando per Sport e Salute. “Sulla riforma del 2018 ho avuto abbondantemente ragione – ha ribadito Malago’ – Io ero e resto favorevolissimo ad una riforma se lo Stato si occupa dei temi che ci stanno a cuore come gli impianti, le periferie, la salute, la scuola, il sociale. Ma per fare tutto questo prendi la societa’ di servizio del Coni e la svuoti? Quell’operazione non andava bene e l’ultimo decreto legge ha
corretto la situazione”.
I rapporti con Sport e Salute, invece, per Malago’ “sono istituzionalmente molto buoni. Noi abbiamo molto rispetto della societa’ se al tempo stesso loro ci portano rispetto”, ha
osservato il presidente del Coni, che per completare il quadro dei temi politici, oltre ad auspicare l’entrata in funzione dell’agenzia per le infrastrutture di Milano-Cortina 2026, ha
voluto ricordare con orgoglio quanto fatto per favorire l’inserimento delle donne nel mondo dello sport. “Mi sono battuto e all’inizio molte persone hanno storto il naso. Ma abbiamo
concluso le elezioni delle federazioni sportive, delle discipline associate e degli enti di promozione con un aumento del 140% della presenza delle donne negli organi direttivi. E nella nuova Giunta del Coni dovranno entrare almeno 4 donne su 13: credo sia tanta
roba”, ha ricordato Malago’, che tra meno di due mesi e’ atteso dalla sfida elettorale per il Comitato olimpico alla quale partecipera’ anche un’ex atleta come Antonella Bellutti. Sullo
sfondo ci sono i Giochi di Tokyo, con “complicazioni di tutti i tipi, un massacro di problemi, ma siamo fatti per questo – ha assicurato il presidente del Coni – Come ci arriveremo? Io sono un
inguaribile ottimista, ma lo sport ha di per se’ molte variabili che in questo momento sono ancora di piu’ a causa del Covid”.
Malago’ si e’ soffermato infine su alcune questioni relative al mondo del calcio, a partire dalla complicata vendita dei diritti tv della Serie A per il triennio 2021/2024. “Ci sono opinioni
divergenti, anche sostenute in legittima buona fede – ha osservato il presidente del Coni – Di certo sono particolarmente felice di essere fuori da tutto questo. Assisto dall’esterno, come
spettatore interessato vista l’importanza del calcio anche dal punto di vista economico”. In ultimo una battuta sull’auspicato, ma oggi ancora lontano, ritorno dei tifosi negli stadi. “Io penso, e forse mi sbaglio, che se si riuscisse a cominciare la nuova stagione calcistica con una presenza di pubblico, anche molta ridotta, sarebbe gia’ un grande obiettivo. E’ inutile che ci
facciamo illusioni. Non va presa in giro la gente. E’ naturale che se tutta Italia e’ in zona rossa, e’ improponibile pensare di avere la gente allo stadio. Per gli Europei? Ho letto le
dichiarazioni di Ceferin e ho parlato a lungo col presidente Gravina, che sta seguendo questo tema”.
(ITALPRESS).
Recovery Plan, Durigon “Sulle cartelle esattoriali convergenza positiva”
ROMA (ITALPRESS) – “Tutta la Commissione Finanze della Camera ha votato come elemento principale da inserire anche nel Recovery Plan la cancellazione delle cartelle esattoriali. Anche Pd e M5S hanno votato questo punto, sono contento di questo”. Lo ha detto Claudio Durigon, sottosegretario all’Economia, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress, parlando della revisione e cancellazione del cosiddetto Magazzino fiscale, composto in gran parte da cartelle che di fatto sono inesigibili.
“Sul Recovery Plan c’è da lavorare, ma il ministro Franco è l’uomo giusto al posto giusto per questo”, ha sottolineato Durigon, che ha parlato anche del decreto Sostegni, che “affronta non soltanto l’aspetto economico ma anche quello vaccinale, perché sappiamo che se vogliamo uscire da questa situazione servirà anche un grande investimento sul vaccino”.
Il provvedimento prevede “un indennizzo importante – ha spiegato il sottosegretario -, superiore al vecchio Decreto Ristori del governo Conte. Ci sono delle novità molto importanti. È normale che non siamo di fronte alla risoluzione dei problemi, se noi pensiamo che le perdite di fatturato nel 2020 sono state di 400 miliardi si capisce che i 22 miliardi precedenti non possono ristorare quella che è una grande perdita. Però è una grande iniezione di fiducia e anche di giustizia un po’ per tutti quanti quelli che hanno perso”. Inoltre, ha continuato Durigon, “ci sarà un decreto che farà uno scostamento ulteriore, come ha già detto Draghi e questo verrà fatto proprio per le imprese a partita Iva in via esclusiva”. Secondo il sottosegretario, serve un decreto che “vada a dare anche certezze sulla sanità, non una sanità soltanto passiva ma un grande piano strategico per avere 500mila vaccini al giorno. Ecco, questa è la speranza”.
Durigon si dice “rammaricato di questa chiusura che stiamo vivendo oggi, con le zone rosse fino a Pasqua. Secondo me è una grande sconfitta della politica”, ma in prospettiva dal Governo ci sarà “un cambio di marcia” anche su questo fronte. Sulla questione AstraZeneca, dice il sottosegretario, “è giusto diffondere un po’ di buon ottimismo sulle cose e di fiducia. Nel più breve tempo possibile spero che le strutture competenti daranno le risposte adeguate”.
“Anche prima dell’estate spero, a maggio sicuramente avremo delle aperture molto molto più importanti”, auspica Durigon, per il quale sul piano vaccinale “il fallimento è stato grande per l’Europa, abbiamo paesi come Usa, Gran Bretagna, Israele, Cina, Arabia Saudita che ormai viaggiano di nuovo quasi con un’economia a pieno regime. Paesi che hanno fatto un piano vaccinazioni vero”. Lo Sputnik? “In guerra qualsiasi arma è utile. Quindi va bene, dobbiamo trovare soluzioni e l’Ema deve fare qualche passo in più per trovare soluzioni anche per questo vaccino”, afferma il sottosegretario.
Sull’impegno della Lega nel Governo, Durigon sottolinea: “Siamo entrati in questo esecutivo con senso di responsabilità. Penso che il primo partito in Italia, secondo partito in Parlamento, non può esimersi da questa presa di responsabilità per l’Italia”.
Durigon è commissario della Lega a Roma, e sul nome di Guido Bertolaso possibile candidato sindaco nella Capitale sottolinea: “Ad oggi è impegnato in un piano vaccini importante in Lombardia, se si votava a maggio/giugno sicuramente non poteva occuparsi anche di questa campagna elettorale. Rappresenta una figura molto valida e molto forte e anche giusta perché è una persona che nel momento opportuno sa come accendere la macchina e sa come mandarla avanti”. Sulle altre città “stiamo aspettando che il tavolo che si chiuda, visto anche lo slittamento delle elezioni” ma “i nomi in ballo ci sono”.
Infine il punto su Quota 100, riforma alla quale aveva lavorato nel primo Governo Conte: “Il mercato del lavoro è cambiato e ha altre esigenze. Quota 100 serviva esclusivamente per dare un ristoro a quello che era la legge Fornero nefasta. Oggi c’è bisogno addirittura di più. Servono degli scivoli che diano la possibilità di andare in pensione, quindi flessibilità in entrata e flessibilità in uscita. Quota 100 ha fatto la sua epoca, oggi serve di più nel settore privato”.
(ITALPRESS).
Serracchiani “Il Pd di Enrico Letta è partito con il piede giusto”
ROMA (ITALPRESS) – Il Pd a guida Enrico Letta è partito con il piede giusto. Ne è convinta Debora Serracchiani, vicepresidente del Partito Democratico, intervistata da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’agenzia Italpress. “Domenica c’è stata l’elezione di Letta a nuovo segretario del Partito Democratico, l’effetto avuto è stato quella della ripartenza, con questo cambio di segreteria, veloce. L’arrivo di Letta è stato importante, ha fatto un discorso solido e molto concreto, ha già dato degli spunti importanti, siamo partiti con il piede giusto”, ha detto Serracchiani. “La puntualizzazione sull’Europa, fatta nel discorso di insediamento, è stata fondamentale, un Paese forte che si ritrova su grandi temi, come l’economia e il lavoro – ha sottolineato -. Sul partito mi ha colpito la concretezza e l’innovazione, mi ha colpito molto la parola prossimità, ha toccato il tema delle donne e poi il fatto che dobbiamo tornare, nonostante tutto, a toccare fisicamente i nostri circoli, i nostri iscritti, chiedere a loro cosa propongono. Lo Ius soli, poi, è fondamentale per affrontare le sfide che abbiamo davanti”. Serracchiani ha ringraziato Nicola Zingaretti “per il lavoro fatto e per la fatica” e ha affrontato la “questione femminile”. “Nel Partito Democratico ci sono tante donne competenti che possono ricoprire diversi ruoli, uno spirito che va recuperato, noi, come partito di sinistra, siamo costruiti fisicamente per la parità di genere, il fatto che la delegazione ministeriale sia stata formata senza la presenza di donne è stato un errore, credo ci sia stata una sottovalutazione perché la questione femminile non è stata mai così centrale come oggi, io la avverto. Non è una questione di rappresentanza, a nessuna donna – ha detto ancora – piacciono le quote rosa però servono aiuti, altrimenti non entrerebbero mai in alcuni spazi, si deve partire dalla scuola, dalla famiglia”.
Tornando sulla situazione del Paese, e sulla crisi che sta affrontando, la vicepresidente del Pd ha ricordato gli interventi da fare subito e quelli da affrontare nel medio-lungo periodo: “Domani incardiniamo in commissione Lavoro alla Camera il decreto congedi, secondo il Pd va profondamente rivisto, anche i lavoratori in smartworking, ora esclusi, hanno diritto ai congedi; poi si deve allargare la platea per il bonus baby sitter, mettere più risorse. Nel medio periodo, abbiamo fatto l’assegno unico, uno strumento utile per le famiglie, e per superare, ci si augura, il calo demografico. Il piano del recovery ha un’attenzione alla famiglia e alle donne fondamentale per la ripartenza e la crescita del paese”.
Sul Covid la Serracchiani ha puntualizzato: “La decisione di bloccare la vaccinazione con Astrazeneca è stata preventiva, precauzionale, ora Ema deve chiarire la situazione e ci auguriamo che l’informazione sia adeguata, bisogna avere chiarezza. Il grande investimento che è stato fatto, su personale e logistica, è legato all’arrivo dei vaccini. Non tutto nella campagna vaccinale è andato come doveva, ma è stato fatto un lavoro enorme. Nel Paese c’è grande stanchezza, la chiave di volta è il vaccino, e su questo dobbiamo insistere. Agli italiani dico di non mollare adesso e accompagnare la ripartenza, mi auguro e spero che riapriremo il prima possibile, in sicurezza, le scuole”.
(ITALPRESS).
Furlan (Uilca) “Le banche mettano al centro le persone per il progresso”
“Il numero che salta più all’occhio, tra le difficoltà derivate dalla pandemia, è la perdita di 10 miliardi di utile delle banche, un dato che dimostra che questa grande tragedia che ha coinvolto il mondo ha impattato su tutti i settori, anche su quello del credito”. Lo dice Fulvio Furlan, segretario generale della Uilca (Uil Credito Esattorie e Assicurazioni), intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’Agenzia Italpress.
“Se si entra un po’ più nel dettaglio si vede che, per certi aspetti, il settore ha tenuto – continua Furlan -, bisogna però proiettare questo dato in un’ottica di prospettiva, per capire quanto impatteranno i crediti deteriorati che potrebbero alimentarsi nel tempo. Sappiamo che ci sono state le moratorie sui crediti, sappiamo che bisognerà vedere se il credito che oggi è bloccato verrà poi restituito. Se tutto ciò impatterà sui bilanci delle banche le cose potrebbero aggravarsi”.
Il vero problema, secondo il segretario generale della Uilca, è “capire quanto le banche riusciranno a sostenere il sistema economico complessivo, a essere motore di sviluppo ed essere presenti nei territori al servizio di famiglie e imprese”. Il nocciolo della questione, per il leader sindacale, risiede nei crediti non esigibili: “Il tema è come verranno classificati, se devono passare subito nella componente non esigibile o se rimangono iscritti a bilancio come esigibili. In base a questo, se possono essere considerati recuperabili o meno, un bilancio appare più sano di un altro. Su questo – nota – c’è un problema rispetto alle indicazioni che sono state date dall’Europa, nel famoso calendario provisioning”.
In quest’ottica, dice Furlan, “le autorità di regolazione, fondamentali nei sistemi democratici aperti a tutela del cittadino, possono avere incidenza con le iniziative che assumono sull’andamento dei sistemi. Bisogna creare più dialogo – avverte Furlan – più collaborazione fra le autorità e tra soggetti vigilati e vigilanti, per consentire al sistema di essere più virtuoso”. Nel corso dell’anno, come effetto della crisi pandemica, è aumentato il risparmio delle famiglie. Sul tema, il segretario commenta: “Un maggiore risparmio è di solito un dato positivo, vuol dire che le famiglie sono più ricche, ma bisogna capire perché si registra. In questa situazione specifica, questo dato preoccupa perché evidentemente c’è poca fiducia nel futuro e quando le famiglie non spendono, magari le banche tengono, ma altri settori vanno in grande crisi e dunque ci possono essere impatti occupazionali preoccupanti”.
Un altro aspetto, continua, è che “le banche, avendo più risparmi da gestire, potrebbero avere la tentazione di spingere verso investimenti pericolosi, rischiando di mettere in crisi i risparmi stessi o il sistema”. Sul nuovo presidente del Consiglio, il leader della Uilca osserva che “la fiducia nell’esperienza di Mario Draghi e nelle conoscenze che può avere rispetto ai meccanismi del sistema europeo è una fiducia che bisogna consegnare nelle mani del presidente. Il punto non è essere un banchiere ma svolgere il proprio mestiere con responsabilità. Credo che fino ad oggi – aggiunge – Draghi abbia dato prova di senso di responsabilità nei ruoli che ha ricoperto e quindi quella fiducia, da parte mia, c’è. È ovvio che le sfide che ha di fronte non sono le stesse che si hanno quando si fa il banchiere”.
Infine, si parla di smart working: “Credo che a seconda di come verrà utilizzato dimostrerà se si punta sulle persone o se invece si sfrutta come uno strumento speculativo. Se utilizziamo lo smart working, o la digitalizzazione in generale, come uno strumento di speculazione, rischiamo di disintermediare la concessione del credito e che non ci sia più un rapporto tra banca e cliente. Gli investimenti dipendono dagli algoritmi messi in campo, se togliamo la dimensione umana – osserva Fulvio Furlan – diventa solo mera speculazione e si rischia di produrre grandissimi guai”. Dal Recovery Plan il segretario di Uilca si aspetta che si punti ad uno sviluppo sostenibile del paese, un progresso che metta al centro le persone: “Questo passa anche attraverso il lavoro delle banche – spiega – che possono diventare attori fondamentali a sostegno del progresso ma possono diventare anche attori negativi, se sfruttano le risorse solo per fare profitto”.
(ITALPRESS).
Barbagallo “Disuguaglianze enormi, sbagliato mettere giovani contro anziani”
“Sono un pensionato attivo e produttivo e voglio che il Paese sia attivo e produttivo. Per fare questo bisogna fare un grande patto per il Paese fra tutte le forze sociali, produttive, economiche e politiche”. Così Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil Pensionati, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’Agenzia di Stampa Italpress.
“Lo stato di salute del sindacato? Quello della Uil è ottimo. In questi anni – ha detto – è l’unico sindacato a cui è stata certificata la crescita”. Barbagallo ha ripercorso alcune fasi della recente storia delle parti sociali, a partire da quando “il sindacato era arrivato ai livelli minimi del rapporto con lavoratori e cittadini del Paese. Nel 2019 – ha continuato – siamo riusciti a portare nelle piazze milioni di lavoratori, pensionati e giovani. La credibilità del sindacato è risalita fino al 46%. Quando sono stato eletto segretario generale dovevo mettere la Uil in sicurezza economica, politica, sindacale e organizzativa. Ho cercato di farlo, adesso ci sta pensando il mio successore e penso si stia muovendo abbastanza bene. Abbiamo riempito le piazze perché siamo diventati di nuovo interlocutori dei lavoratori, dei pensionati e dei giovani. Se ci vedono troppo appiattiti sulle formule di governo o politiche perdiamo consensi”.
Oggi, secondo il segretario generale Uil Pensionati, “le diseguaglianze sono enormi”. “Si cerca – ha proseguito – di mettere i giovani contro gli anziani” ma “i giovani corrono veloci e gli anziani conoscono la strada. Solo assieme possono arrivare prima dove devono andare. Stiamo tentando in tutti i modi – ha spiegato – di metterci nelle condizioni di discutere su come salvaguardare gli anziani e rendere produttivi anche i giovani rispetto ad alcune nuove fasce di servizi che devono essere erogati. Le case di riposo sono diventate case di riposo eterno, la medicina è stata taglieggiata in questi anni, bisogna investire di nuovo perché, se si sta in salute, si può rispondere meglio alle esigenze e si risparmia in ospedalizzazione. Oggi se non c’è un pensionato, che è il vero ammortizzatore sociale, in una famiglia non si va avanti”.
Per aiutare la terza età, quindi, bisogna anche guardare alla medicina del territorio: “Tutti ci spiegano che la sanità, come è stata gestita negli ultimi anni, è sbagliata perché – ha spiegato – si è preferito disincentivare le attività che riguardavano i servizi di cura alle persone più vicini al territorio e alla casa di provenienza. Sono state fatte azioni che hanno privilegiato il privato, però quando è arrivata l’epidemia ci siamo accorti che non ha funzionato”.
“Se vogliamo fare in modo che si possa restare di più a lavorare – ha aggiunto -, bisogna dare i lavori socialmente utili agli anziani per integrare le pensioni. Ai giovani bisogna dare certezza del futuro” perché altrimenti “questo rischia di essere un Paese in estinzione”.
“Ci stiamo battendo – ha sottolineato – per una legge quadro sulla non autosufficienza e per portare le pensioni a essere tassate come la media europea. Oggi si parla solo di pandemia e dobbiamo affrontarla seriamente. Quando si dice ‘acceleriamo le vaccinazioni’ – ha continuato – bisogna farlo veramente perché l’unica cosa che è accelerata è il contagio del virus”. Per il segretario generale Uil Pensionati occorre “fare presto”. “Vorrei sapere quando andrò a vaccinarmi – ha detto – perché vorrei fare il testimonial: voglio dire a tutti i pensionati italiani e a tutti i cittadini di andare a vaccinarsi al più presto. I governi cerchino di avere l’approvvigionamento”.
Sono ancora troppi i maltrattamenti nei confronti delle persone fragili e in particolare degli anziani. “Quando si è in crisi economica – ha sottolineato Barbagallo – l’animo umano peggiora. Quando succedono queste cose bisogna mettere più controlli. Gli stessi pensionati attivi possono andare a controllare che cosa succede. Io sono – ha affermato – per inasprire le pene e aumentare i controlli. È una vergogna trattare male gli anziani. Se vogliamo discutere seriamente, sediamoci: noi siamo per il confronto, per la contrattazione e per migliorare le condizioni di vita dei lavoratori, dei giovani e dei pensionati”.
Sul fronte previdenziale “se sono anni che non si fa l’adeguamento, anche le migliori pensioni perdono potere d’acquisto e le diseguaglianze aumentano – ha sottolineato Barbagallo -. Abbiamo pensioni che sono mediamente il doppio al nord rispetto al sud. Se viene bloccato l’adeguamento, questa distanza continuerà ad aumentare e staranno male sia quelli che prendono il doppio sia quelli che prendono la metà”.
Secondo il segretario generale Uil Pensionati la legge Fornero “era ed è sbagliata perché mandava in pensione tutti alla stessa età. I lavori non sono tutti uguali, per questo abbiamo fatto insediare la commissione per i lavori gravosi. Come Uil siamo per la flessibilità in uscita”.
E c’è anche la questione del digital divide. “Noi stiamo cercando di fare corsi di formazione e digitalizzazione per gli anziani. Contestiamo all’Inps – ha aggiunto – che non curano il fatto che due terzi dei pensionati non sono in condizioni di potere accedere all’informazione, nemmeno sui cedolini. Bisogna formare e bisogna farlo al massimo”.
(ITALPRESS).





