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Verona ospiterà il primo museo internazionale del vino in Italia

VERONA (ITALPRESS) – Verona si prepara a ospitare il primo museo internazionale del vino in Italia. Il progetto è stato presentato ufficialmente nel corso del convegno “I Musei del Vino tra Cultura, Innovazione e Promozione Territoriale”, che si è svolto nella sede della Camera di Commercio di Verona. La prima parte della giornata ha concentrato infatti l’attenzione sullo sviluppo del MUVIN di Verona, destinato a diventare un riferimento internazionale per l’intero settore, che si appresta a passare dalla fase progettuale a quella realizzativa.
“L’impatto diretto e indiretto sull’economia della provincia ammonterà a circa 700 milioni di euro in 10 anni – ha sottolineato Diego Begalli, presidente della fondazione MUVIN e prorettore dell’Università di Verona -. La ricaduta sul sistema regionale e multiregionale raggiunge invece 3-400 milioni di euro con un moltiplicatore di 1 a 30, se consideriamo che l’investimento complessivo sarà nell’ordine di 20 milioni di euro. Si tratta di un impatto ben superiore alla media definita dagli studi più accreditati sull’economia della cultura”.
Nel corso dell’evento si è entrati nel dettaglio, con la presentazione del Business Plan 2024 del MUVIN, a cura di Enrico Ghinato, consigliere d’amministrazione della fondazione e già alla guida di parchi tematici del livello di Gardaland e Aquardens. “Il MUVIN impiegherà a regime circa 200 persone – ha spiegato -. Una vera e propria impresa culturale che, già nella fase di start up, raggiungerà l’equilibrio tra ricavi e costi di gestione e arriverà in cinque anni al traguardo di 350 mila visitatori e 7 milioni di fatturato. Ma l’aspetto ancora più importante riguarda il ricavo medio per visitatore, che si attesterà a 14 euro, grazie a un modello di business basato su un mix di esperienze e offerte, incluse degustazioni e merchandising. Un risultato che ci allinea ai più virtuosi standard internazionali di gestione museale”.
Il convegno si è tenuto a chiusura di una settimana che ha visto Verona ospitare l’appuntamento annuale di Great Wine Capitals. L’evento è stato finanziato grazie al contributo della Regione Veneto, a seguito dell’approvazione di una proposta di legge presentata dal consigliere regionale Enrico Corsi. “Nel 2020 il Consiglio Regionale all’unanimità ha approvato la legge sugli ecomusei del Veneto – ha ricordato Corsi -. L’Italia, unico grande produttore d’Europa a non avere un museo internazionale del vino, ha oggi l’opportunità di costruire un hub culturale di ultima generazione e allineato ai linguaggi più moderni della multimedialità e del nuovo turismo culturale. Questo avrà un grande impatto sul territorio e permetterà di valorizzare la fiera con il Vinitaly e tutte le realtà del settore, grazie alla promozione dell’enoturismo e dei nostri prodotti enogastronomici”.
Il convegno ha offerto anche l’opportunità di condividere le buone pratiche tra i più importanti esperti e istituzioni del settore e di discutere il ruolo chiave dei musei e degli hub del vino nel panorama culturale, economico e territoriale. Steve Charters, professore di Wine marketing e curatore scientifico del MUVIN, ha sottolineato che “sebbene esistano già percorsi museali dedicati al vino in Europa e nel mondo, questo progetto si contraddistingue per il fatto che il focus, a differenza degli altri casi, non sarà sul prodotto e la sua produzione, bensì sul valore culturale del vino. Ed è molto importante di questi tempi, perchè penso che stiamo sottovalutando l’importanza di quest’aspetto fondamentale e delle figure associate, dai produttori ai consumatori. Penso che debba passare questo messaggio e che il progetto MUVIN possa essere un’ottima opportunità per farlo”, ha concluso.

– Foto f17/Italpress –

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A Chicago la prima edizione di Vinitaly.USA

CHICAGO (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Con più di 1.500 tra buyer, operatori dell’horeca e Gdo accreditati, 230 aziende italiane presenti, cinque collettive regionali (Calabria, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Sardegna e Veneto e Umbria rappresentate istituzionalmente) e 1.650 etichette in degustazione, si è inaugurata ieri, al Navy Pier di Chicago, la prima edizione di Vinitaly.USA. Un debutto, quello della due giorni che ha trasformato il famoso molo della metropoli dell’Illinois in un business center del vino italiano, che ha così centrato gli obiettivi dichiarati per la prima fase di avviamento del progetto di presidio permanente sul mercato americano.
All’apertura della manifestazione, organizzata da Veronafiere e Fiere italiane in collaborazione con i ministeri dell’Agricoltura e Sovranità alimentare, degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale e il supporto di ITA, Italian trade Agency, il presidente della Fiera di Verona, Federico Bricolo, ha sottolineato: «Con Vinitaly.USA intensifichiamo ulteriormente l’azione di promozione del brand fieristico portabandiera del vino italiano nel mondo. Alla prima edizione, l’evento si conferma la prima rassegna del vino italiano negli USA e la straordinaria presenza delle istituzioni e delle associazioni agricole e del vino, conferma la grande attenzione verso il settore enologico, uno dei principali ambasciatori del Made in Italy. Siamo presenti – tra fiere ed eventi – sui principali mercati obiettivo, per facilitare il percorso di internazionalizzazione delle aziende. In uno scenario geopolitico complesso come quello attuale in cui si inseriscono nuove sfide evolutive della domanda e dei consumi di vino su scala globale – ha concluso Bricolo -, Veronafiere, attraverso Vinitaly da Verona al mondo e viceversa, vuole essere sempre di più una leva per la competitività e la crescita del settore. Vanno in questa direzione anche tutte le alleanze tessute con le istituzioni preposte al fine di ottimizzare gli strumenti di promozione evitando frammentarietà e dispersione di progetti e risorse».
Nel corso dell’inaugurazione è intervenuto il Governatore dell’Illinois J.B. Pritzker che ha ricordato «il forte legame tra il vino e l’Illinois, dove esiste una produzione enologica di grande qualità da oltre 150 anni». «Questa è la ragione – ha proseguito Pritzker – per la quale siamo davvero contenti di condividere giornate come questa con voi, perchè penso che lo spirito dei successi che avete ottenuto in Italia vada condiviso anche qui, con noi. Gli USA sono il più grande mercato per il vino italiano. Ma non è il solo motivo perchè il nostro legame con voi è così stretto. Chicago è una vera e propria testimonianza dell’influenza che gli italiani hanno avuto qui nel nostro Paese. Dal cibo all’arte, alla cultura, all’architettura, all’arte, all’agricoltura. Le connessioni sono molte e si possono trovare nella intera nostra città».
L’esordio di Vinitaly.USA ha raccolto a Chicago il sostegno di tutte le istituzioni italiane preposte alle politiche di promozione e internazionalizzazione del Made in Italy e la collaborazione della Camera di Commercio italiana americana del Midwest – Chicago.
Il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha evidenziato all’apertura dell’evento: «Con Vinitaly negli USA rispondiamo alla richiesta di qualità che hanno i consumatori di tutto il mondo e che l’Italia può offrire. Ovviamente, non basta avere dei prodotti eccezionali ma bisogna saperli promuovere in modo sinergico e questa iniziativa con i tanti buyer presenti possiamo già dire che è una sfida vinta, tanto che anche i francesi hanno chiesto di partecipare. L’Italia quindi apre nuove strade e anche gli altri, che prima erano considerati quelli che dettavano la linea, in alcuni casi, vorrebbero accodarsi a noi in una proposta al mercato che offre qualità».
L’alleanza a favore della crescita del settore e delle aziende del vino è stata al centro del video messaggio del ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani che ha sottolineato che, dall’inizio del suo mandato, ha avviato «una intensa azione di diplomazia della crescita per favorire l’export e il vino ha un ruolo di primo piano in questo impegno. Iniziative come Vinitaly.USA – ha concluso Tajani – sono esempi – sono esempi virtuosi di partenariato tra pubblico e privato ed eccezionali strumenti di promozione del nostro saper fare».
Matteo Zoppas, presidente di Agenzia ICE, ha ribadito «la forte azione di sistema-Paese su un mercato fondamentale per i prodotti creati con grande capacità dall’imprenditoria italiana ed è stata premiata la visione strategica di questo progetto condiviso».
«Per noi Vinitaly è una grande esperienza e il Comune è il partner principale di Veronafiere – ha detto nel suo intervento il Sindaco di Verona, Damiano Tommasi -. Credo che per Verona questa sia una grande opportunità, ma anche una grande responsabilità. Siamo qui a rappresentare l’Italia e le più grandi eccellenze del vino italiano. Come il Vinitaly a Verona è diventato una vera e propria esperienza per buyer, produttori e winelover, spero che anche a Chicago accada la stessa cosa, già a partire da questa prima edizione. E spero di vedervi tutti al prossimo Vinitaly».
All’inaugurazione di Vinitaly.USA hanno partecipato anche: Maurizio Muzzetta, presidente Fiere Italiane; Riccardo Guariglia, segretario generale ministero degli Affari esteri e Cooperazione internazionale; Mario Alberto Bartoli, Console generale d’Italia a Chicago; Marco Rago, consigliere giuridico del ministro Tajani; Marco Verna, direttore ICE Chicago; Mario Pozza, presidente Assocamerestero; Fulvio Calcinardi, segretario generale della Camera di Commercio italiana americana del Midwest – Chicago; Francesco Rocca, presidente Regione Lazio; Marilynn Gardner, general manager Navy Pier. Per le organizzazioni di settore erano presenti a Chicago Lamberto Frescobaldi e Micaela Pallini, rispettivamente presidenti di Unione italiana vini e Federvini, Marzia Varvaglione, presidente di AGIVI (i giovani produttori di vino di UIV), oltre alle associazioni di rappresentanza agricola con Ettore Prandini, presidente Coldiretti, Luigi Scordamaglia, presidente Filiera Italia e Annamaria Barrile, direttore generale Confagricoltura. Per Veronafiere: Maurizio Danese, amministratore delegato Veronafiere, i vicepresidenti Matteo Gelmetti e Romano Artoni e il direttore generale, Adolfo Rebughini. Tra i partecipanti anche il vicedirettore generale del Banco Popolare di Sondrio, Mario Erba, e Paolo Barletta, amministratore delegato di Arsenale Spa e Gruppo Barletta e Steven Hartenstein, chairman board of Directors Illinois Restaurant Association.

– Foto Veronafiere –

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Musei del Vino tra cultura e promozione territoriale, il 25 ottobre esperti a confronto a Verona

VERONA (ITALPRESS) – Una giornata di dibattito e condivisione di buone pratiche tra i massimi esperti del settore, per disegnare il futuro del vino e dei suoi musei come patrimonio culturale globale. Una rete di scambi e sinergie, per sostenere la realizzazione del Museo Internazionale del Vino di Verona.
La Fondazione Museo del Vino MUVIN è l’organizzatrice della seconda edizione dell’International Conference on Wine Museums, con il convegno I Musei del Vino tra Cultura, Innovazione e Promozione Territoriale, che si terrà il 25 ottobre nell’Auditorium Riccardo Borghero della Camera di Commercio di Verona, in Corso Porta Nuova 96, a partire dalle 9.30 e per tutta la giornata.
Il convegno riunirà esperti del settore, accademici e imprenditori, per discutere il ruolo chiave dei musei e degli hub del vino nel panorama culturale, economico e territoriale. Un’occasione unica nel suo genere, che esplorerà le sinergie tra tradizione e innovazione nel mondo del vino, con l’obiettivo anche di concentrare l‘attenzione sullo sviluppo del MUVIN di Verona, destinato a diventare un riferimento internazionale per l‘intero settore. Nel corso del convegno, saranno illustrati gli avanzamenti del progetto e verrà svelato il nuovo brand di questo hub culturale di nuova generazione, per il quale è stato messo in campo un team internazionale di architetti, curatori scientifici ed esperti di tecnologie museali e multimediali. Sarà presentata anche un‘analisi, condotta dall’Università di Verona, sull’impatto che il nuovo centro culturale avrà sul territorio.
Molto ricco il panel degli ospiti che animeranno la giornata, tra i quali la Citè du Vin di Bordeaux, i siti UNESCO delle Cantine della Moldavia e delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, il Tempio del Brunello di Montalcino e il Museo e Archivio Storico della Birra Peroni. A coordinare i dibattiti scientifici, esperti del calibro di Steve Charters (Burgundy School of Business di Digione), Roberta Garibaldi (Università di Bergamo), Maurizio Ugliano (Università di Verona). A moderare la sessione del mattino sarà il giornalista Mario Puliero.
Il Convegno si colloca al termine della settimana che vede Verona accogliere e ospitare l’evento annuale di Great Wine Capitals, che consolida il ruolo del capoluogo scaligero tra le capitali del vino nel mondo. L’evento è stato finanziato grazie al contributo della Regione Veneto, a seguito dell’approvazione di una proposta di legge presentata dal consigliere Enrico Corsi, che ha autorizzato la giunta regionale a concorrere alle iniziative assunte dalla Fondazione per realizzare il Museo Internazionale del Vino.
– foto ufficio stampa Capitale Cultura Group –
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Lombardia, Ersaf “Migliora stato boschi, ma biodiversità a rischio”

MILANO (ITALPRESS) – Lo stato dei boschi e delle foreste in Lombardia “E’ ottimo. Anzi, le foreste stanno avanzando tutti gli anni, con un 1% di bosco in più. Ma non bisogna farci ingannare dalla falsa illusione del bosco che avanza, perchè questo vuol dire che stiamo perdendo biodiversità. Stiamo perdendo l’agricoltura di montagna, stiamo perdendo il patrimonio che i nostri avi ci hanno lasciato”. A dirlo è Fabio Losio, il presidente di Ersaf, l’ente regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste, intervistato da Italpress. Il mantenimento della biodiversità “è nel dna del nostro ente, è proprio nella carta della fondazione”, spiega Losio. “Biodiversità tradotto in quello che fa Ersaf è cercare di preservare il più possibile i nostri territori, in una situazione ambientale e locale che sia propria dei territori. Quindi il mantenimento delle specie animali e vegetali del passato e degli ultimi anni”. Per esempio, da 20 anni Ersaf è impegnata “nella reintroduzione del gambero di fiume che, purtroppo a causa cambiamenti climatici, sta scomparendo dai nostri torrenti e fiumi, soprattutto nelle zone alpine. Abbiamo due nursery proprio per la nascita e la reintroduzione nei torrenti di questa specie”. Un impegno profuso anche nella reintroduzione di specie vegetali, infatti Ersaf gestisce “un vivaio dove riusciamo a produrre 500mila piante autoctone con semente certificata Lombardia da reinserire su tutto il territorio regionale”. L’ente si occupa anche di fiumi, “specialmente dal punto di vista tecnico”, spiega Losio. “Abbiamo 7 contratti di fiume, su tutto il territorio lombardo, e in questo momento ci impegna parecchio l’Adda. Il nostro ente si occupa di entrare nel dettaglio dei problemi, cerchiamo di aiutare le amministrazioni locali, le province e le comunità montane con il nostro supporto tecnico per migliorare le problematiche che vediamo a causa del cambiamento climatico”, ha aggiunto. Ersaf ha infine in cantiere alcuni progetti con la Svizzera, in particolare per la sentieristica.(ITALPRESS).

Foto: Italpress

Manovra, AssoBirra “Ridurre accise a livello ’23 per tornare a crescere”

MILANO (ITALPRESS) – “In vista dell’approvazione della Legge di Bilancio 2025, AssoBirra chiede al Governo di ridurre le accise sulla birra di 2 centesimi e ripristinare gli sconti per i birrifici artigianali fino 60 mila ettolitri. Con questa misura, le accise scenderebbero a 2,97 euro per ettolitro grado Plato, cioè il livello precedente all’ultimo aumento, considerando che il mercato birrario è entrato in contrazione e ha perso oltre il 5%. Oggi più che mai, crediamo necessario dare certezze agli imprenditori che vogliono investire e quindi porre fine all’adozione di misure provvisorie”: lo dice in una nota il presidente di AssoBirra, Alfredo Pratolongo.
Prima della pandemia, il settore birrario aveva intrapreso un trend di crescita positivo, caratterizzato dallo sviluppo di nuove realtà artigianali, grandi investimenti industriali, il lancio di nuove birre e la spinta commerciale dei marchi storici italiani. Questi fattori avevano favorito un crescente impiego di materie prime agricole italiane e quindi l’adozione di ricette legate al territorio. Dopo la pandemia, esaurito il rimbalzo del 2022, le spinte inflattive e l’erosione del potere di acquisto hanno invertito bruscamente la tendenza: nel 2023 la produzione si è ridotta a 17,4 milioni di ettolitri, segnando un -5,02% rispetto al 2022, i consumi nazionali si sono fermati a 21,2 milioni di ettolitri, rispetto ai 22,5 milioni dei dodici mesi precedenti, con una contrazione del 5,85%.
Il primo semestre 2024 conferma questo campanello d’allarme: la produzione nazionale e il mercato interno continuano, infatti, ad essere in sofferenza. I consumi, pressochè piatti, sono in realtà alimentati prevalentemente dall’aumento delle birre prodotte fuori dall’Italia (con l’import che segna quota +10,2%).
“Le dinamiche degli ultimi 18 mesi confermano l’esistenza di una correlazione inversa tra l’aumento delle accise e l’andamento del mercato, in particolare la competitività della produzione nazionale – spiega Pratolongo -. Dopo il primo aumento di gennaio 2023 il comparto è entrato in una contrazione che si è protratta dopo il secondo aumento a gennaio 2024. Nel primo semestre del 2024, i dati riportano un aumento delle importazioni da Paesi europei con una tassazione fino a quattro volte inferiore a quella italiana, consentendo alle aziende che esportano di essere di fatto più competitive, poichè il prezzo, soprattutto in un contesto di ridotto potere d’acquisto, ha un impatto significativo”.
Nonostante le difficoltà, il settore birrario continua a rappresentare un patrimonio per l’Italia, creando ricchezza e occupazione lungo una filiera che si sviluppa dal campo ai punti di consumo, quali bar e ristoranti di tutta Italia, impiegando 103mila persone e mantenendo legami solidi con le filiere agricole dalle quali le industrie birrarie acquistano pressochè la totalità del malto d’orzo prodotto in Italia.
L’accisa colpisce l’intera filiera: grava sui produttori, già alle prese con costi la cui crescita è ormai divenuta strutturale, riduce i margini degli esercenti e, infine, si ripercuote anche sul consumatore. Poichè l’accisa è anche gravata d’IVA, infatti, contribuisce alla costruzione del prezzo lungo tutta la catena del valore, aumentando progressivamente verso valle. Nel concreto, su una birra alla spina circa 80 centesimi sono imputabili all’accisa, mentre su una bottiglia da 0,66 cl in offerta, ovvero il formato più venduto nei supermercati italiani, l’accisa incide per circa il 40% sul prezzo di vendita.
“Per continuare a investire e mantenere competitività, la filiera della birra ha oggi bisogno di sostegno da parte del Governo – afferma Pratolongo -. Siamo consapevoli delle difficoltà del momento e, proprio per questo, chiediamo che la prossima Legge di Bilancio preveda una riduzione, anche minima ma stabile, delle accise sulla birra. La birra è, infatti, l’unica bevanda da pasto gravata da accise e il differenziale va ridotto. L’accisa, per la sua struttura, è una tassa regressiva che ha quindi un peso elevatissimo proprio sulle birre più popolari, sulle quali i consumatori pagano una tassazione iniqua”, conclude.

– foto ufficio stampa AssoBirra –
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90 anni Consorzio Parmigiano Reggiano, evento a Parma con Mattarella

PARMA (ITALPRESS) – Mercoledì 16 ottobre, il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha celebrato il 90° anniversario della fondazione con una serata speciale al Teatro Regio di Parma “alla pregiatissima presenza di Sergio Mattarella, presidente della Repubblica Italiana, a riconoscimento dell’importanza della Dop come prodotto fondante del patrimonio italiano e del valore dell’opera di chi ogni giorno partecipa alla sua creazione”, si legge in una nota. L’evento, dal titolo 7 battiti, 90 anni di futuro, con la conduzione di Federico Quaranta, popolare personaggio televisivo e radiofonico della Rai, non è stato solo un momento per celebrare l’importante ricorrenza con tutti i caseifici soci, gli operatori della filiera, le autorità locali, i media nazionali e le rappresentanze degli enti economici della zona di origine, ma anche un’occasione per presentare due importanti progetti che saranno punti di riferimento per il futuro del Consorzio: l’Archivio storico digitale e la nuova Identità sonora del Parmigiano Reggiano. Nell’arco della serata la Gerardo Di Lella Grand O’rchestra ha suonato le note di alcune delle musiche più emblematiche che hanno fatto la storia degli ultimi 90 anni, dalle colonne sonore dei capolavori di Federico Fellini e Franco Zeffirelli a canzoni rappresentative della musica pop quali Figli delle stelle di Alan Sorrenti e Con te partirò di Andrea Bocelli. Dopo la consegna del dono “Coltello d’oro” al Presidente della Repubblica, una rappresentazione di alta oreficeria italiana realizzata in oro dell’iconico coltello a mandorla utilizzato per l’apertura della forma e per scagliare il formaggio, l’evento si è concluso con una cena presso il Complesso Monumentale della Pilotta.
L’Archivio storico digitale del Consorzio del Parmigiano Reggiano racchiude un patrimonio di materiali costituito da oltre 1.500 fotografie, 200 video, 3.000 documenti tra cui i verbali dei Consigli di amministrazione, rassegne stampa, pubblicazioni, disegni e illustrazioni, oggetti e merchandising. L’archivio include anche la storia della comunicazione del Consorzio, dai Caroselli dei primi anni Sessanta con protagonisti Giorgio Gaber e Francesco Mulè, fino alle campagne televisive e i manifesti pubblicitari. Sono inoltre disponibili le testimonianze della partecipazione del Consorzio alle Esposizioni internazionali di Parigi e New York negli anni Trenta. Un lavoro di ricerca e digitalizzazione importante, realizzato dall’azienda italiana Promemoria Group, che rende accessibili questi materiali a tutti coloro che vorranno approfondire la conoscenza di un prodotto che fa parte della vita di ogni italiano, per preservarne l’eredità e tenere memoria delle origini e delle tappe più significative della storia della Dop. Per accedere all’Archivio, basta andare sul sito: https://archiviostorico.parmigianoreggiano.com/it
L’Identità sonora del Parmigiano Reggiano, realizzata dall’agenzia italiana di audio branding BrandMozart e suonata in anteprima durante la serata, è un brano dal titolo 7 battiti che intende sottolineare come non solo il gusto, ma anche il suono abbiano caratterizzato da sempre la storia del Parmigiano Reggiano attraverso il rituale della “battitura”: il controllo di ogni singola forma per verificare la qualità del prodotto a opera di esperti denominati “battitori” mediante il tipico martelletto. Il tema principale, comprensibile e piacevole per simboleggiare la semplicità, genuinità e bontà della Dop, è inteso a rappresentare lo sguardo del Parmigiano Reggiano, rivolto all’indietro per non dimenticare le proprie origini millenarie e mantenere salda l’ancora delle tradizioni e della qualità, ma contemporaneamente proiettato nel futuro.
La serata è stata anche un’occasione per riflettere sull’importanza sociale del Parmigiano Reggiano. La Dop è infatti una risorsa economica che alimenta consumi per oltre 3 miliardi di euro all’anno, con 292 caseifici produttori, oltre 2.100 allevatori e conferenti latte, e una filiera produttiva che coinvolge oltre 50.000 persone. Il Parmigiano Reggiano è anche un baluardo della sostenibilità sociale, dato che contribuisce a fortificare l’economia e a preservare l’unicità della dorsale appenninica emiliana, ed è il più importante prodotto Dop ottenuto in montagna. Basti pensare che oltre il 21% della produzione totale, circa 861.000 forme, si è concentrata negli 83 caseifici di montagna, che impiegano oltre 800 allevatori. Ciò ha reso possibile il mantenimento di un’agricoltura in zone altrimenti abbandonate, invertendo una tendenza di decrescita che aveva colpito il comparto fino al 2014, e ha contribuito allo sviluppo di una società modernamente agricola e di un paesaggio riconoscibile e apprezzato sia dai suoi abitanti, sia dal circuito del turismo di qualità. Inoltre, il Consorzio è da sempre un attore in prima fila nella promozione delle Indicazioni geografiche come strumento di sviluppo del settore agroalimentare in Europa, a partire dalla conferenza di Stresa del 1951 fino alla stesura dei recenti regolamenti comunitari sulle Indicazioni geografiche. Oggi il Consorzio costituisce un modello di cooperazione per la gestione del bene comune legato all’IG studiato e imitato da tantissime comunità italiane ed estere.
“Siamo fieri che il Presidente della Repubblica ci abbia onorato della sua presenza in questa serata che non è solo una ricorrenza, ma un’occasione per rivivere insieme quella che è stata la nostra storia e scrivere insieme le pagine del nostro futuro”, ha dichiarato Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano. “Il Consorzio fu fondato il 27 luglio 1934 da 28 produttori animati da una formidabile intuizione: quella di raggiungere obiettivi irraggiungibili dai singoli, grazie all’azione comune. Questo è il perno della nostra storia, il saper “fare insieme” che ha legato i produttori della comunità del Parmigiano Reggiano e ci ha permesso di attraversare e superare le grandi sfide della storia del nostro Paese: dalla Seconda guerra mondiale alla ricostruzione del Dopoguerra; dal terremoto in Emilia del 2012 al Covid. Questo è il più grande insegnamento che viene dal passato e che deve ora guidarci verso gli anni a venire. Questa sera abbiamo preso un impegno, a nome di tutti i produttori e lavoratori della nostra comunità, dinnanzi al Presidente della Repubblica: quello di affrontare le sfide di oggi e del futuro con rinnovata convinzione nella nostra azione basata sul “fare insieme”, che ci ha premiato fino ad oggi. Consapevoli che questa non è solo un’opportunità per tutti noi, ma anche una responsabilità per il ruolo di portabandiera e di esempio che ricopriamo per una parte assolutamente rilevante di imprese, lavoratori e cittadini italiani. Un ruolo che eserciteremo con un’attenzione particolare agli aspetti che ci stanno più a cuore: il rispetto per il territorio, la sostenibilità ambientale e sociale, l’attenzione maniacale alla qualità che contraddistingue da sempre il nostro prodotto. Evviva il Parmigiano Reggiano!”.

– Foto ufficio stampa Consorzio Parmigiano Reggiano –

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Vinitaly.USA pronto al debutto, prima edizione 20 e 21 ottobre a Chicago

CHICAGO (USA) (ITALPRESS) – Il 20 e 21 ottobre sul Navy Pier di Chicago si alza il tricolore per l’esordio di Vinitaly.USA, il primo format fieristico del vino italiano negli States organizzato da Veronafiere e Fiere Italiane con il sostegno di ITA, Italian Trade Agency.
La manifestazione che segna l’avvio del presidio permanente di Vinitaly-Veronafiere sul primo mercato di sbocco mondiale del prodotto enologico, si presenta ai buyer e agli operatori americani della ristorazione e della distribuzione con oltre 230 aziende italiane, cinque collettive regionali (Calabria, Campania, Friuli-VeneziaGiulia, Lazio e Sardegna e la presenza istituzionale di Veneto e Umbria) su 13mila mq espositivi, più di 1650 etichette in degustazione e un palinsesto di 30 eventi b2b.
“Si tratta di un debutto fondamentale per la promozione e il posizionamento del vino Made in Italy. Una rilevanza sottolineata anche dalla presenza all’inaugurazione del ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida e, per parte americana, del Governatore dell’Illinois, Jay Robert Pritzker – dice il presidente di Veronafiere SpA, Federico Bricolo – Vinitaly.USA è il risultato di una convergenza di visione e strategia con tutte le istituzioni preposte. Nel nostro piano di sviluppo, Vinitaly.USA ha l’obiettivo di diventare la rassegna di riferimento per la crescita delle aziende sulla prima piazza di destinazione, che ha chiuso in positivo il secondo quadrimestre di quest’anno”.
Infatti, secondo l’Osservatorio Uiv-Vinitaly parlano italiano circa 3 bottiglie importate su 10, per una quota di mercato a valore che ad agosto è cresciuta fino a sfiorare il 34% e che sale al 43% se si guarda al Midwest (che ricomprende 12 Stati). Complice l’allungo nei primi 8 mesi dell’anno, con gli ordini dal Belpaese in crescita del 4% per un corrispettivo di 1,5 miliardi di dollari a fronte di una media complessiva delle importazioni Usa in calo del 3%, con la Francia in ritirata a -8% (1,6 miliardi di dollari). Un quadro senz’altro incoraggiante, quello italiano sul fronte delle spedizioni, che però – secondo l’Osservatorio – non è sufficiente a cancellare le complessità del periodo. Sul fronte delle vendite e dei consumi effettivi, infatti, la situazione rimane complicata, sebbene parzialmente sostenuta da una tipologia spumanti, anche trainata dalla tendenza cocktail, che si conferma in buona salute.
Ed è proprio il mercato uno dei principali focus di Vinitaly.USA che ospiterà nella prima giornata il wine business forum di ITA, Italian Trade Agency, “Fra tradizione e innovazione: il futuro del vino italiano nel mercato americano”.
Per il presidente dell’Agenzia Matteo Zoppas “il vino italiano si sta confermando a livello internazionale, grazie a un’identità che ne valorizza qualità e prestigio. Vinitaly.USA rappresenta una piattaforma strategica per consolidare la presenza del prodotto italiano nel mercato americano, rafforzando la reputazione dell’Italia come leader nel settore vitivinicolo. Grazie alla sinergia tra pubblico e privato, ci prepariamo a proiettare ancora più in alto il successo del vino italiano e a raggiungere traguardi sempre più ambiziosi”.
All’apertura ufficiale di Vinitaly.USA intervengono Federico Bricolo, presidente Veronafiere; Maurizio Muzzetta, presidente Fiere Italiane; Damiano Tommasi, sindaco di Verona; Francesco Rocca, presidente Regione Lazio; Matteo Zoppas, presidente ITA;
Mario Pozza, Asscomerestero; Fulvio Calcinardi, segretario generale della Camera di Commercio italiana americana del Midwest – Chicago; Robert Allegrini, presidente del NIAF (National Italian American Foundation); Riccardo Guariglia, segretario generale ministero degli Affari esteri; J.B. Pritzker, governatore Illinois e Francesco Lollobrigida, ministro Agricoltura, Sovranità Alimentare e Foreste.
Saranno inoltre presenti le organizzazioni di settore, Unione italiana vini e Federvini con i presidenti Lamberto Frescobaldi e Micaela Pallini, e quelle di rappresentanza agricola con Ettore Prandini, presidente Coldiretti, Luigi Scordamaglia, presidente Filiera Italia e Annamaria Barrile, direttore generale Confagricoltura. All’evento partecipano anche Maurizio Danese, amministratore delegato Veronafiere, i vicepresidenti Matteo Gelmetti e Romano Artoni e il direttore generale, Adolfo Rebughini.

– foto ufficio stampa Vinitaly –
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Mozzarella Dop, campagna nella Metro/Rer B per il Sial di Parigi

ROMA (ITALPRESS) – Per il 57 per cento dei francesi la presenza del logo del Consorzio di Tutela sulle confezioni di mozzarella di bufala campana è garanzia di qualità e nei prossimi tre anni il 40 per cento dei giovani francesi under 30 dichiara che aumenterà i consumi di bufala campana. A scegliere questa eccellenza sono sempre più le donne tra i 30 e i 44 anni, che la amano perchè è fresca e rappresenta un simbolo della cucina italiana. Lo rivela la survey di Nomisma dedicata al mercato francese della mozzarella Dop. La Francia si conferma il primo Paese mozzarella-lover, con una quota di export pari al 29 per cento nel 2023.
E’ con questi numeri che il Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop si presenta al Sial 2024, il salone internazionale dell’agroalimentare, principale fiera del settore in Europa, in programma dal 19 al 23 ottobre. La Bufala Campana sarà in collettiva con Afidop, l’associazione dei formaggi Dop italiani, nella Hall 7 B 109. Tante le attività previste, tra degustazioni e show cooking. Il 20 ottobre sarà organizzata una serata di gala dedicata ai formaggi Made in Italy nella sede dell’Automobile Club de France, in Place de la Concorde. Per l’occasione sarà presentata una ricetta speciale, creata dalla chef Carla Ferrari, finalista alla trasmissione televisiva “Top Chef Francia” 2023. Sarà lei a preparare un inedito maritozzo salato alla mozzarella di bufala Dop, con maionese alle alici di Cetara, pomodori del piennolo semi-confit e basilico, un vero e proprio omaggio tricolore al Sud Italia.
“Puntiamo a presidiare sempre più il mercato francese, non solo perchè detiene il primato del nostro export, ma perchè continua a testimoniare di saper valorizzare la qualità, nonostante le difficoltà della congiuntura internazionale”, commenta il presidente del Consorzio di Tutela, Domenico Raimondo.
A rafforzare la presenza della mozzarella di bufala campana Dop in Francia durante il Sial, infatti, arriva anche un’altra iniziativa del Consorzio: una campagna promozionale di affissioni nelle principali stazioni della metro/Rer B dirette alla fiera, come Gare du Nord o Les Halles, dove campeggeranno i manifesti con il claim “Le cuop de foudre” (Il colpo di fulmine) su una mozzarella trafitta da una freccia d’amore, quello scoccato tra la Francia e la Bufala Campana.

– foto ufficio stampa Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop –
(ITALPRESS).