Agroalimentare

L’Italia sempre più leader al Summer Fancy Food Show di New York

NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Dal 23 al 25 giugno torna il
Summer Fancy Food Show al Jacob Javits Convention Center di New York. La Grande Mela ospita il più grande evento commerciale dedicato alle specialità alimentari del Nord America che molti addetti ai lavori ritengono l’Olimpo dei saloni del food a livello mondiale.
Protagoniste come ormai da tanti anni le eccellenze italiane, che prenderanno vita nel tradizionale “Italian Pavilion”, ancora una volta il più ampio spazio espositivo dell’area internazionale di tutta la fiera, con oltre 300 imprese presenti, 318 stand complessivi per un totale di circa 3000 metri quadrati.
Un Padiglione Italia che come consuetudine presenterà l’intera gamma del Made in Italy agroalimentare sotto l’ombrello del segno distintivo “The Extraordinary Italian Taste”.
Non mancheranno le novità e le attrazioni: le aziende italiane saranno in un’area dedicata, di forte impatto visivo, grazie ad una struttura caratterizzata dai colori e dalle immagini del “Bel Paese” con un forte richiamo alla qualità dei prodotti esposti in vetrina.
Show Cooking e postazione Wine Tasting, organizzati dalle aziende nei propri stand che vedranno Chef Italiani e Sommelier, impegnati a realizzare preparazioni, degustazioni e dimostrazioni di ricette della grande tradizione italiana.
68esima edizione del Summer Fancy Food di New York quindi all’insegna del grande made in italy, con un 2023 da record per l’agroalimentare italiano che supera il primato di importazioni di prodotti in USA, attestandosi a 7,35 miliardi di dollari.
I dati del primo bimestre 2024 confermano le tendenze positive con crescita a doppia cifra per tutte le principali voci del settore tra cui olio, pasta, formaggi, salse, carni lavorate e un deciso incremento anche del vino. Tali numeri confermano il generale apprezzamento della qualità dei prodotti italiani che restano sempre al top delle scelte di consumo degli americani.
Produttrice dell’evento la Specialty Food Association, insieme alla Universal Marketing, agente esclusivo per l’Italia della SFA ed organizzatore del Padiglione Italia.
La Specialty Food Association è il più grande network del cibo negli Stati Uniti d’America, fondato nel 1952 a New York, dagli importatori e dagli imprenditori. E’ un’associazione non-profit con 3.000 membri negli Stati Uniti e all’estero.
“Il Summer Fancy Food Show è il principale evento di scoperta e di conoscenza dei prodotti per l’industria agroalimentare e quest’anno pone ancora più enfasi sulle novità e le innovazioni nel settore degli alimenti e delle bevande. Siamo entusiasti che l’Italia sia tra i produttori che condivideranno i loro prodotti deliziosi e di alta qualità con i partecipanti al Salone”, ha dichiarato Bill Lynch Presidente della Specialty Food Association.
“Sono felice di partecipare alla mia prima fiera Summer Fancy Food, alla quale oltre 300 espositori italiani metteranno in mostra tutti i prodotti di eccellenza che abbiamo imparato a conoscere e ad amare: dai formaggi agli oli extravergini di oliva, dagli aceti balsamici alla pasta, dai salumi ai dolci e tanto altro. Gli italiani sono orgogliosi di produrre i loro prodotti in modo sostenibile nel massimo rispetto per la terra, per la nostra storia, tradizione e per il nostro pianeta. Continuiamo la nostra partnership di decenni con Specialty Food Association e Universal Marketing, con lo stesso obiettivo comune: aiutare l’Italia ad offrire il meglio, il più bello e il più gustoso, anche quest’anno come in passato. Invitiamo tutti alla festa di quest’estate per godersi un pezzo del nostro Bel Paese!”, ha dichiarato Erica di Giovancarlo, Direttrice dell’Agenzia ICE di New York e Coordinatore della rete USA.
“Il Summer Fancy Food, è ormai da tanti anni, molto di più di un evento fieristico dedicato alla food ed alla grande gastronomia, è una grande vetrina per i vari paesi che ne prendono parte – ha dichiarato Donato Cinelli, Presidente di Universal Marketing, agente esclusivo per l’Italia della Specialty Food Association -. E’ davvero un grande orgoglio per noi della Universal Marketing che da oltre trent’anni, siamo gli organizzatori dell’Italia Pavilion, constatare la grande attenzione che ruota intorno al made in Italy presente al Javits Center in quella settimana.
Un Padiglione Italia, grande attrazione in questa 68esime edizione, che vedrà più di 318 stand al suo interno, e che sarà ricco di novità sia dal punto di vista degli spazi espositivi dedicati alle aziende che di attività ed interazioni con il pubblico ed addetti ai lavori presenti in fiera, in una delle settimane più importanti per agroalimentare italiano”.

– Foto Summer Fancy Food Show –

(ITALPRESS).

Birra, dopo le difficoltà del 2023 si punta alla crescita nel 2024

ROMA (ITALPRESS) – Nel 2023 il segmento brassicolo italiano ha fronteggiato le complessità derivanti da inflazione e riduzione del potere di acquisto, registrando una contrazione di mercato in termini di produzione, import, export e consumi. Il 2023 per la birra in Italia è stato un anno di sfide e complessità, ma anche di resilienza e capacità di adattamento. Dodici mesi che, nonostante l’evidente contrazione di mercato, hanno confermato la solidità del comparto birrario italiano, capace di mantenere viva la propria capacità di reinventarsi con innovazione e investimenti ma che, oggi, ha bisogno di un sostegno concreto da parte delle istituzioni per tornare a crescere. E’ quanto emerge dall’Annual Report 2023 di AssoBirra, l’Associazione più rappresentativa del settore birrario in Italia, presentato, tra gli altri, dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.
“Quello della birra è un settore del Made in Italy che si è sviluppato soprattutto negli ultimi 20 anni. Un comparto che sta investendo molto in innovazione del prodotto e che oggi affianca sempre più, e completa, l’offerta delle bevande che già realizziamo nel nostro Paese. A tal riguardo, penso sia importante ricordare quello che abbiamo fatto per le produzioni italiane, e ormai la birra è una di queste, con la legge quadro sul Made in Italy che sta dispiegando i suoi effetti sul tessuto artigianale e industriale”, ha detto il ministro Urso.
“Anche il settore brassicolo potrà oltretutto rafforzarsi e innovarsi ulteriormente beneficiando del piano transizione 5.0 che coniuga per la prima volta in Europa transizione digitale, energetica e ambientale, con oltre 13 miliardi di crediti fiscali utilizzabili dalle imprese nel biennio 2023-24. Sarà importante poi sviluppare le competenze idonee: a tal fine, il provvedimento prevede che il 10% delle risorse possono essere utilizzate per la formazione del personale. Sarà il piano più avanzato in Europa per rendere più competitive le imprese italiane”, ha aggiunto. Nel Report si legge che nel 2023 si registra una flessione di produzione (-5,02%), consumi (-5,85%), export (-5,36%) e import (-7,5%) di birra, chiari segnali di un settore che ha sofferto lungo tutto l’asse della filiera produttiva, agricola e della distribuzione fino ai punti di consumo e vendita.
Nei primi mesi del 2024 il trend di decrescita sembrerebbe essersi fermato e, qualora la stagione estiva dovesse segnare una ripresa, le prospettive di lungo periodo tornerebbero positive, perchè supportate dalla crescita della cultura birraria e dalla solida reputazione del prodotto brassicolo italiano, come testimoniato dalle ricerche e dai mercati.
“Il 2023 è stato un anno particolarmente difficile per il settore birrario. Dopo un decennio di crescita, la crisi innescata dalla contingenza pandemica e la ripresa nel 2022, i consumi si sono ridotti quest’anno di quasi sei punti percentuali”, le parole Alfredo Pratolongo, presidente di AssoBirra.
“Per il futuro rimango positivo perchè la birra in Italia è ormai diventata una bevanda da pasto, identificata con la convivialità informale, apprezzata per le sue caratteristiche di leggerezza, versatilità, naturalezza e basso contenuto alcolemico, oppure analcolica. Quest’ultimo, non è un fattore da sottovalutare, perchè a monte delle libere scelte di consumo – a tavola e non – la birra è una scelta di piacere che consente di consumare quantità certe e moderate o nulle e, al contempo, di godere di un gusto rinfrescante e definito, frizzante e piacevolmente amaro, che valorizza per contrasto o assonanza i più diversi piatti e ingredienti e l’eterogenea ricchezza di sapori del patrimonio culinario italiano”.
Il settore brassicolo ricopre un ruolo centrale per l’economia italiana, capace di creare valore e indotto economico e posti di lavoro: il comparto occupa, infatti, oltre 100 mila operatori in oltre 1.000 aziende (1.012 realtà del settore tra birrifici, microbirrifici e malterie), crea un valore condiviso di 10,2 miliardi di euro (equivalente allo 0,54% del PIL) e, soprattutto, – unica fra le bevande da pasto – versa all’Erario oltre 700 milioni in accise annue che si sommano alla contribuzione fiscale ordinaria. AssoBirra dialoga attivamente con le istituzioni e collabora con le altre associazioni di comparto in una continua opera di sensibilizzazione e consapevolezza dei trend e dei fattori che impattano sulla possibilità di tornare a crescere, quali il cambiamento climatico, con i conseguenti rincari e la difficile reperibilità di alcune materie prime, l’aumentato costo dell’energia e, ultimo ma non per importanza, la spinta inflattiva di tutti i prodotti, incluso il largo consumo.
Questi fattori hanno generato una riduzione del potere di acquisto generalizzata, particolarmente sentita dal settore birrario a causa del peso aggiuntivo – rispetto alle altre bevande da pasto – delle accise. Questo tipo di tassazione rientra infatti nella costruzione del prezzo della birra sullo scaffale, nei bar, nei ristoranti e nelle pizzerie: un fattore che concorre quindi alla contrazione di mercato, togliendo risorse alle imprese nella filiera e agevolando di conseguenza le importazioni di birra da alcuni mercati a basso carico fiscale.
Il sostegno richiesto da AssoBirra è, in primis, un percorso di riduzione strutturale delle accise a cui la birra è soggetta, per poter confermare gli investimenti, e così stimolare la ripresa del mercato, generando ricchezza per il nostro Paese. L’obiettivo è ottenere una politica fiscale più equa, che possa consentire agli attori del settore di fare innovazione, proseguire i piani di sostenibilità e l’utilizzo di tecnologie avanzate, essenziali per la crescita organica, sostenibile e di lungo periodo del comparto birrario.
Secondo i dati di AssoBirra, nel 2023 la produzione di birra in Italia ha raggiunto 17,4 milioni di ettolitri, registrando una contrazione del 5,02% rispetto ai 18,3 milioni di ettolitri del 2022, ma superando i livelli pre-pandemici del 2019 (17,3 milioni di ettolitri) e quasi eguagliando il 2021 (17,8 milioni di ettolitri). I consumi, seppur in calo rispetto al record del 2022 (22,5 milioni di ettolitri), si sono attestati a 21,2 milioni di ettolitri nel 2023, facendo segnare un decremento del 5,85% ma mantenendo una quota che supera il massimo storico di consumo registrato fino all’anno scorso (21,2 milioni di ettolitri nel 2019) e che supera quella del 2021, delineando una crescita di oltre 20 punti percentuali (20,9%) rispetto a dieci anni fa (17,5 milioni di ettolitri nel 2013). L’import di birra ha registrato allo stesso modo una flessione del 7,55% rispetto all’anno precedente, pari a 600 mila ettolitri, con 7,4 milioni di hl a fronte dei circa 8 milioni del 2022. La Germania – che gode di una tassazione 4 volte inferiore a quella italiana – rimane il principale Paese di origine dell’import, con il 41,7% del totale delle importazioni, seguita da Belgio (con una quota del 20,7%), Paesi Bassi (9,8%) e Polonia (9,4%). Tra i paesi non comunitari, che assommano un dato globale del 2,2% dell’import, il maggior esportatore verso il nostro Paese è il Regno Unito, con quasi 95 mila ettolitri su circa 135mila del totale non-UE. Anche l’export mostra un aggregato inferiore a quello del 2022 (3,6 milioni di hl nel 2023, con un -5,36% rispetto ai 3,8 dell’anno precedente). La distribuzione dell’export vede un calo della quota verso il Regno Unito (44,1% vs il 48,2% del 2022, pari a -250 mila ettolitri nel 2022), ma un aumento delle esportazioni verso Albania e soprattutto Francia, con un dato in crescita del 57%. Tra i canali distributivi e di consumo riemerge il fuori casa, che nel 2023 registra un +1,8% rispetto all’anno precedente – di fatto mantenendo gli stessi volumi, con consumi complessivi leggermente inferiori agli 8 milioni di ettolitri – bilanciando in parte l’ampia flessione di consumo domestico del canale GDO, che hanno dovuto fare i conti con una forte elasticità della domanda e della riduzione del potere d’acquisto.
Federico Sannella, vice presidente di AssoBirra con delega a Transizione Ecologica e Sostenibilità, ha spiegato che “il processo di transizione ecologica attiene anche al primario, a quel settore agricolo che da tempo si impegna nell’ambito della ricerca nel campo delle materie prime e di un più sostenibile uso del territorio. Innovazione tecnologica e sviluppo, tuttavia, si nutrono soprattutto di investimenti economici, ed è qui che il ruolo del comparto di trasformazione è strategico, centrale, imprescindibile. In tempi ove i costi dell’energia incidono a tal punto, il cammino verso la neutralità carbonica necessita di un cambio di strategia, un’azione non più solo individuale, bensì sistemica, del comparto industriale nella sua interezza”.

– Foto Assobirra –

(ITALPRESS).

G7, una Nutella personalizzata tra i regali italiani ai leader

BARI (ITALPRESS) – L’immagine dell’ulivo, simbolo del G7 a presidenza italiana, su una confezione azzurra creata apposta per il Summit di Borgo Egnazia. E’ il barattolo della Nutella che ha accolto i sette capi di Stato e di Governo delle potenze mondiali, una confezione personalizzata per ognuno di loro. Ferrero, infatti, è stata scelta dal Governo italiano come uno dei partner in rappresentanza dell’eccellenza italiana nel quadro del G7 che si tiene questa settimana a Borgo Egnazia in Puglia. Quest’anno ricorre il sessantesimo dalla nascita della crema alla nocciola più famosa al mondo, simbolo del successo dei prodotti italiani che sono riusciti ad entrare nel vissuto quotidiano di tutti i cittadini del mondo. Ferrero è presente anche nel Media Centre della fiera del Levante di Bari con una postazione che offre la mattina ai giornalisti di tutto il mondo una colazione con pane di Altamura dop e Nutella, Nutella Croissant, Nutella Muffin e, il pomeriggio a merenda, l’ultima nata, Nutella gelato.

– Foto xb1/Italpress –

(ITALPRESS).

Nutella Ice Cream, debutto per Ferrero nel segmento vaschette gelato

MILANO (ITALPRESS) – Qualche consumatore l’ha già provato perchè Nutella Ice Cream ha fatto la sua comparsa, a inizio giugno 2024, in alcuni selezionati punti vendita: Ferrero ha presentato ufficialmente ai media, durante un evento a inviti, a Milano, il nuovo arrivato per la categoria gelati confezionati: Nutella Ice Cream. La famosa crema spalmabile, proprio nell’anno in cui festeggia i 60 anni, diventa quindi gelato in vaschetta: “Quest’anno con Nutella Ice Cream entriamo nel mercato delle vaschette perchè era l’ultimo grande segmento che ci mancava, dopo essere entrati nei segmenti degli stecchi, dei coni e dei ghiaccioli”, ha detto a Italpress Federica Roberto, Region Marketing Manager Gelati di Ferrero Italia.
Il nuovo gelato di Ferrero si presenta come un morbido e cremoso gelato alla nocciola, un prodotto strutturato a strati, con un disco superiore di Nutella e un susseguirsi di vortici della crema spalmabile fino al fondo del barattolo. Nutella Ice Cream offre la stessa esperienza della crema ma a una temperatura frozen, mantenendo ingredienti, materie prime e caratteristiche organolettiche che hanno fatto il successo di Nutella. “Non si tratta di un gelato alla Nutella – ha precisato Roberto – ma di Nutella che diventa gelato. Volevamo riprendere quindi il gusto inconfondibile di Nutella, la consistenza, la cremosità e rendere il tutto in questa nuova variante di Nutella, in gelato. Per un assaggio ottimale chiediamo ai consumatori di aspettare almeno 10 minuti prima di affondare il cucchiaino perchè in questo modo il gelato può acquisire un pò di temperatura ambiente e la parte di crema di Nutella presente all’interno ottiene la giusta consistenza. Si avrà così un’esperienza veramente appagante”.
Nutella Ice Cream è prodotto nello stabilimento di Alzira, in Spagna, in provincia di Valencia. Nel 2019 infatti Ferrero ha acquisito Ice Cream Factory Comaker (ICFC), società con 60 anni di esperienza nello sviluppo e nella produzione di gelati, leader a livello globale. E’ con l’acquisizione della ICFC che Ferrero ha potuto iniziare a progettare di avverare un’idea che da sempre era nell’aria, quella di portare sul mercato Nutella in versione gelato. Ad Alzira è stata allestita un linea nuova di produzione che ha richiesto 2 anni di progettazione e che è caratterizzata da impianti innovativi e un alto grado di automazione e tecnologia. Nutella Ice Cream, disponibile nel banco freezer dei supermercati, è contenuto in un barattolo da 230g, realizzato con un packaging a base di carta, proveniente da fonti certificate sostenibili, e riciclabile nella raccolta carta.
Nutella Ice Cream rappresenta l’ingresso del brand Nutella nel mercato dei gelati confezionati.
Secondo la società di ricerche di mercato Circana, il gelato confezionato da consumare a casa vale complessivamente in Italia 1,45 miliardi di euro (vendite a valore 2023). I gelati in vaschetta valgono circa il 30% del valore complessivo. Ferrero è da poco entrata nel mercato dei gelati confezionati ma già con i coni, gli stecchi e i ghiaccioli vale fra il 4 e il 5% del mercato italiano.
Nutella Ice Cream sarà distribuito anche in Francia, Germania, Austria, Svizzera, Spagna, Portogallo, Belgio e Lussemburgo: “Siamo l’ultimo player entrato nel mercato – ha aggiunto ancora Roberto – ma abbiamo l’ambizione di crescere e di sbarcare anche su mercati fuori dall’Europa”. Dopo la presentazione con degustazione di Milano, il 15 e il 16 giugno Nutella Ice Cream sarà protagonista di un evento pubblico di lancio in Piazza Municipio a Napoli.

– foto ufficio stampa Ferrero –
(ITALPRESS).

Forbuso nuovo direttore marketing del Consorzio Parmigiano Reggiano

REGGIO EMILIA (ITALPRESS) – Il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha affidato al quarantenne Carmine Forbuso l’incarico di direttore marketing del Consorzio di tutela: Forbuso è alla guida del team dedicato alla gestione degli investimenti di marketing del Consorzio di tutela. Con oltre 14 anni di esperienza nella gestione di marchi di prestigio sia a livello locale che globale.
Dopo aver ottenuto una laurea in Amministrazione Aziendale presso l’Università Federico II di Napoli, ha iniziato il suo viaggio nel marketing con una solida base accademica. Un programma di scambio all’Università di Gòteborg in Svezia e un Master in Management presso l’Università Bocconi di Milano nel marzo 2009 hanno rafforzato le sue competenze manageriali. Nel corso della sua carriera, Forbuso ha ricoperto ruoli chiave in alcune delle aziende più prestigiose del settore. In Campari Group ha assunto il ruolo di Global Marketing Manager per Aperol, dopo avere maturato un’esperienza significativa come Global Senior Brand Manager per Grand Marnier e Cognac. Ha contribuito al successo degli ultimi anni del brand Aperol e del rituale dello Spritz, implementando strategie di posizionamento e identità visiva del marchio, e supervisionando il lancio globale di campagne innovative. Ha accelerato la trasformazione digitale del marchio, sviluppando strategie sui social media, lanciando il sito web globale e implementando programmi CRM. La sua esperienza precedente include un periodo come Brand & Innovation Manager presso Biscuit Delacre del Ferrero Group a Bruxelles, dove è stato responsabile dell’innovazione nella categoria dei biscotti e delle strategie di lancio in nuovi mercati. In Ferrero ha ricoperto vari ruoli, tra cui Brand Manager per Praline e Nutella nel settore Travel Retail. Il suo percorso professionale è iniziato con un ruolo nello Shopper Marketing presso Procter & Gamble a Roma. Forbuso è stato scelto dal Cda del Consorzio per guidare la strategia di sviluppo del brand nei mercati internazionali e di sostegno della domanda in relazione agli obiettivi pluriennali di sviluppo dei mercati. “E’ per me un privilegio poter lavorare con un brand così iconico, ricco di storia e di valori da comunicare. Il Parmigiano Reggiano è un prodotto di rara eccellenza: il mio obiettivo sarà quello di portarlo non solo sulle tavole ma nei cuori dei consumatori di tutto il mondo. E di valorizzare il lavoro della comunità di persone che, con amore e sapienza, portano avanti questa tradizione millenaria che rappresenta una vera e propria icona del made in Italy”, ha commentato Carmine Forbuso.
(ITALPRESS).
– Foto: ufficio stampa Consorzio Parmigiano Reggiano –

Nutella, prorogata l’iniziativa “Candida il pane della tua Regione”

ROMA (ITALPRESS) – Grande successo per l’iniziativa di Ferrero “Candida il pane della tua Regione”, in collaborazione con l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Dal 20 maggio, data di inizio dell’attività, sono già state raccolte quasi 5.000 candidature, un risultato di molto superiore alle aspettative. Proprio per dare la possibilità a sempre più persone di partecipare all’iniziativa, il termine per presentare le candidature dei pani regionali è stato prorogato di una settimana, passando da domenica 16 a domenica 23 giugno 2024.
La Regione che ha risposto in modo più entusiasta alla chiamata è la Puglia, con 849 candidature, seguita al secondo posto dalla Sardegna, con 682. Il terzo posto è, ad oggi, occupato dalla Calabria (482) – come è riportato sul podio aggiornato in tempo reale presente sul sito www.nutella.it – ma Sicilia, Campania e Basilicata sono molto vicine e potrebbero entrare in gioco per il terzo posto nei prossimi giorni.
Risultano al momento più indietro in classifica le regioni del Centro e del Nord-Italia: solo Lazio, Lombardia e Toscana superano le 200 candidature.
Ma la classifica non è ancora chiusa: chiunque potrà candidare uno o più pani della propria Regione sulla piattaforma “Pane & Nutella” collegandosi fino alle ore 23:00 del 23 giugno 2024 sul sito www.nutella.it. Tutti i pani candidati saranno valutati da una commissione dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e, a partire da ottobre 2024, quelli non ancora presenti sulla piattaforma potrebbero entrare a far parte del progetto “Pane & Nutella”. Le nuove varietà saranno inserite sul sito all’interno della cartina d’Italia, cliccabili in corrispondenza della Regione di appartenenza, offrendo l’opportunità ad ogni utente di approfondire origini, curiosità, ingredienti, aspetti sensoriali, suggerimenti per il taglio e la “spalmata” di Nutella perfetta, oltre ai migliori abbinamenti a colazione, senza ovviamente dimenticare il loro speciale legame con il territorio di origine.

– Foto ufficio stampa Ferrero –

(ITALPRESS).

Dagli esperti appello contro il Nutriscore “Basta demonizzare alimenti”

BERNA (SVIZZERA) (ITALPRESS) – E’ stato presentato a Berna l’evento “Positive Nutrition. Le diete tradizionali come modello per uno stile di vita sano”, organizzato dall’Ambasciata italiana a Berna e dall’Italian Trade Agency (ITA), con la finalità di esplorare e promuovere abitudini alimentari sane e sostenibili, evidenziando i limiti del Nutriscore.
Possiamo seguire una dieta sana e bilanciata senza doverci privare dei cibi che amiamo, basta tener d’occhio porzioni e frequenze di consumo. E’ questo il messaggio fondamentale consegnato da scienziati e nutrizionisti che hanno partecipato alla conferenza, sottolineando come negli ultimi anni si sia prestata troppa attenzione agli elementi negativi del cibo, perdendo di vista l’apporto positivo che l’alimentazione può dare alla salute.
La conferenza si è aperta con un messaggio del Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha rimarcato la bontà dell’approccio italiano alle questioni nutrizionali. “Ringrazio l’Ambasciata d’Italia a Berna per aver promosso insieme a ICE-Agenzia un convegno su un tema strategico per l’industria agro-alimentare italiana e per la salute dei consumatori – afferma Tajani -. La valorizzazione e la difesa di questo patrimonio di pratiche e conoscenze passa anche dalla promozione di uno stile di vita salutare e di una dieta alimentare vista nel suo complesso, piuttosto che da una classificazione artificiale degli alimenti come sani o non sani. I sistemi di etichettatura semaforici, semplicistici prima ancora che semplici e che non tengono conto, per esempio, del grado di lavorazione dei prodotti, del metodo di produzione, dell’origine o del concetto di porzione, sono fuorvianti, con una influenza negativa sui comportamenti di acquisto dei consumatori e tali da penalizzare i produttori locali e tradizionali europei, spingendoli fuori dal mercato e impoverendo la varietà e la qualità dei prodotti disponibili. Solo con un approccio scientifico sarà possibile garantire ai consumatori una corretta informazione sui valori nutrizionali della loro dieta, valorizzando al contempo le tradizioni nazionali e il legame tra produzioni e territori”.
Pienamente convinto della filosofia della “Positive Nutrition” Luca Piretta, Professore di Gastroenterologia e Nutrizione presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma: “Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una crescente epidemia di obesità e delle malattie ad essa correlate. Le ragioni sono da attribuire a cambi di alimentazione e stili di vita che hanno portato le persone ad allontanarsi dalle diete tradizionali abbandonando la Dieta mediterranea che paradossalmente nel tempo è stata riconosciuta proprio come il modello alimentare migliore. Si sono volute demonizzare alcune categorie di alimenti per cercare un capro espiatorio responsabile dell’aumento dell’incidenza dell’obesità, quando in realtà si sarebbe dovuto ragionare in senso contrario, ovvero capire quali sono gli alimenti migliori e la proporzionalità corretta con la quale assumerli (Positive Nutrition). Si sarebbe compreso prima che non esistono cibi proibiti ma quantità, modi, tempi e proporzioni corrette con le quali assumere la massima varietà di alimenti. La piramide della Dieta mediterranea riassume in modo rapido ed efficace molti concetti di corretta alimentazione che ci aiutano a vivere in salute e a prevenire le malattie”.
Non dissimile la visione del Professor Andrea Poli, Presidente della Nutrition Foundation of Italy (NFI), che ha invece posto l’accento sulla corretta informazione al consumatore. Confrontando i sistemi di etichettatura fronte pacco NutrInform Battery e Nutriscore, Poli ha evidenziato le criticità del sistema francese: “I sistemi di etichettatura nutrizionale fronte pacco di tipo informativo sono gli unici che possono consentire alle persone con specifiche esigenze nutrizionali o metaboliche di identificare correttamente gli alimenti più adatti per loro. Soggetti con un lieve aumento dei valori pressori, che devono limitare l’apporto di sale con gli alimenti, trovano l’informazione per loro necessaria con il NutrInform Battery, ma non con i sistemi FOPL di tipo interpretativo. Analoga la situazione dei soggetti con blanda ipercolesterolemia, che devono limitare l’apporto di grassi saturi. Poichè la quota degli adulti portatori di fattori di rischio metabolico, che necessitano quindi di una personalizzazione della dieta, sono probabilmente circa il 50% della popolazione generale, questa differenza tra i vari FOPL è di grande importanza concettuale”.
Paolo Colombani, editore e cofondatore del Centro di competenza Notabene Nutrition, basato a Zurigo, ritiene il Nutriscore fuorviante per i consumatori: “Nell’ambito di un progetto completo di oltre dieci anni fa, l’Ufficio federale della sanità pubblica aveva fatto valutare l’adozione di un FOPL adatto alla Svizzera. L’utilità dei FOPL era stata considerata limitata, ed era stato evidenziato che i sistemi a semaforo portano a compiere la scelta sbagliata per alcune categorie di prodotti. Ciononostante, dal 2019 la Svizzera ha adottato ufficialmente il Nutriscore come etichettatura volontaria. Anche i discutibili studi svolti sui consumatori svizzeri hanno mostrato al massimo un beneficio molto limitato del Nutriscore ed è anche per questo che il più grande commerciante al dettaglio, Migros, ha annunciato a maggio che smetterà di utilizzarlo”.
Al dibattito hanno preso parte anche due senatori svizzeri, Mauro Poggia e Benedikt Wùrth. Il Senatore Poggia, membro del Movimento dei Cittadini di Ginevra (MCG), si è detto scettico su tutta la propaganda che punta a spaventare i consumatori sull’assunzione di certi alimenti, e citando Paracelso ha ricordato che “è la dose che fa il veleno”. Rimarcando l’importanza dell’educazione alimentare, Poggia ha invitato le istituzioni elvetiche a creare l’ambiente adatto a favorire stili di vita sani: “Purtroppo, è difficile che per risolvere problemi complessi possa bastare una soluzione semplice. Per ridurre i tassi di obesità e di malattie croniche legate alla dieta, occorre agire sulla consapevolezza delle persone, sulla conoscenza, sull’informazione. E’ del tutto inutile proibire un alimento se una persona poi non ha idea di come si componga una dieta sana e ben bilanciata. Pertanto, diamo valore al nostro capitale umano: educhiamo i ragazzi a un’alimentazione sana già nelle scuole, promuoviamo lo sport e l’attività fisica, facciamo sì che la comunicazione su questi temi sia corretta e trasparente”.
Il Senatore Wùrth, membro dell’Alleanza di Centro, è colui che ha presentato con successo in entrambi i rami del Parlamento una mozione volta ad eliminare “gli effetti problematici del Nutriscore”. In particolare, il Senatore si è preoccupato che la comunicazione del Nutriscore non si sostituisse ai principi di dieta bilanciata previsti dalla piramide alimentare svizzera, che deve rimanere il riferimento nutrizionale principale della popolazione: “I punteggi sono in voga ma ciò porta a sistemi riduttivi e semplicistici”, ha spiegato Wùrth, che ha rimarcato come il Nutriscore non tenga conto “degli additivi, del grado di lavorazione, della sostenibilità o del metodo di produzione. E non tiene nemmeno conto di tutti gli aspetti rilevanti dal punto di vista nutrizionale, come il valore proteico, il contenuto di vitamine, acidi grassi saturi e insaturi”.
L’approvazione della mozione è stata fondamentale, perchè ha riacceso i riflettori dei media sull’ingannevolezza del sistema francese. Probabilmente non è un caso che solo poche settimane dopo la più grande catena di distribuzione (Migros) e il più importante produttore di latte e derivati (Emmi) abbiano deciso di non utilizzare più l’etichetta a semaforo.
Molto soddisfatto della buona riuscita della conferenza l’Ambasciatore Gian Lorenzo Cornado, che ha ringraziato i relatori per l’importante contributo portato al dibattito sulla nutrizione in Svizzera: “Il 7 giugno si celebra la Giornata mondiale della sicurezza alimentare. Sono lieto che attraverso questa Ambasciata si sia potuto approfondire il legame tra buona alimentazione e corretta informazione al consumatore”. In chiusura, Cornado ha auspicato che su temi importanti come la nutrizione e la tutela della salute, Italia e Svizzera possano avviare una proficua collaborazione nell’ambito dei tradizionali canali di dialogo tra i due Paesi.

– Foto Italcommunications –

(ITALPRESS).

Allo Young Innovators Business Forum si discute anche di TEA

MILANO (ITALPRESS) – Giovani, innovazione e agricoltura protagonisti di uno dei panel dello ‘Young Innovators Business Forum’ che si è tenuto il 4 giugno a Milano, all’Auditorium Testori, in Regione Lombardia. In particolare, durante il focus intitolato ‘Innovazione e sostenibilità per la nuova agricolturà si è parlato delle sfide che l’agricoltura è chiamata ad affrontare nei prossimi anni e delle soluzioni che possono arrivare dal mondo della ricerca e dalle aziende innovatrici, con il miglioramento genetico delle piante e le nuove Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA) in primo piano.
L’evento, arrivato alla sua terza edizione, è stato promosso dall’Associazione Nazionale Giovani Innovatori e sostenuto da Bayer. Presente anche Vittoria Brambilla, professoressa associata al Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano. Proprio la professoressa Brambilla, con il team di ricerca dell’UniMi, ha appena ottenuto l’autorizzazione da parte del Ministero dell’Ambiente, dopo una lunga procedura burocratica, per portare in campo una nuova varietà di riso, ottenuta proprio utilizzando le TEA: “Le Tecniche di Evoluzione Assistita – ha spiegato rivolta a una platea di giovani, futuri innovatori – sono delle tecniche di laboratorio che permettono in tempi molto brevi di riprodurre la variabilità genetica naturale delle piante ai fini del miglioramento genetico delle stesse. Riproduciamo in laboratorio quello che avviene in natura ma in tempi molto brevi, migliorando le nostre piante per tratti importanti per l’agricoltura come ad esempio resistenza alle malattie e ai cambiamenti climatici. Differiscono dagli OGM proprio perchè riproducono gli stessi mutamenti che potrebbero avvenire anche in natura. Il riso che abbiamo in prova è Arborio e, in laboratorio, è risultato essere più resistente a un fungo patogeno che causa una malattia in grado di distruggere completamente il raccolto. Per ottenere una nuova varietà di riso occorrono, con tecnica tradizionale, anche 8-10 anni, con le TEA sono sufficienti 6 mesi”.
Patrick Gerlich, Amministratore Delegato Bayer Crop Science Italia, ha sottolineato quanto l’innovazione sia essenziale per rendere più sostenibile l’agricoltura: “Vogliamo produrre di più – ha detto – ma utilizzando meno risorse. La missione di Bayer è proprio portare innovazione alle aziende agricole in modo da massimizzare la produttività e al tempo stesso ottimizzare l’uso delle risorse”. Fra le innovazioni, il miglioramento genetico delle piante gioca un ruolo importante: “Con strumenti digitali che fanno leva su big data e intelligenza artificiale, con agrofarmaci innovativi, sia convenzionali che biologici e attraverso il miglioramento genetico cerchiamo di creare un sistema alimentare più sostenibile e resiliente, capace di garantire la sicurezza alimentare. Un esempio è lo Smart Corn System, si tratta di un nuovo mais di bassa statura, è più resiliente alle avversità climatiche, può essere seminato più fitto, con meno consumo di suolo. Abbiamo poi visto che inserito in filiera, nell’alimentazione delle vacche da latte, queste producono più latte. Con l’innovazione l’agricoltura può diventare parte della soluzione dei problemi”, ha aggiunto Patrick Gerlich, AD di Bayer Crop Science Italia che poi ha esortato i giovani in platea a essere curiosi e aperti rispetto alle nuove tecnologie: “C’è tanta innovazione in agricoltura – ha concluso – per portarla alle aziende agricole ci vuole dialogo e servono giovani innovatori”.

– Foto Bayer –

(ITALPRESS).