VERONA (ITALPRESS) – Riaperture e ‘revenge spending’ determinano un nuovo record storico per le vendite di vino italiano tra i top 12 Paesi buyer esteri nel primo semestre di quest’anno, con le importazioni segnalate in crescita a valore del 7,1% sul pari periodo 2020 ma anche del 6,8% sul 2019, in regime pre-Covid. Lo rileva l’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, che a meno di 2 mesi da Vinitaly Special edition (Veronafiere, 17-19 ottobre) ha elaborato gli ultimi dati doganali sulle importazioni dei 12 principali mercati mondiali della domanda di vino, che assieme valgono circa i 3/4 del totale export made in Italy.
Per il vino del Belpaese, che già lo scorso anno era meglio riuscito a contenere i danni dettati dall’emergenza rispetto ai principali competitor, lo scatto di questo primo semestre rappresenta il trend di incremento più netto registrato negli ultimi anni, ma soprattutto controbilancia con gli interessi lo stop forzato del 2020. Tra i 12 Paesi buyer di riferimento bene anche la domanda globale di vino, in crescita nell’ultimo anno dell’8,1%, con la Francia che vola a +26,2%. Ma, rispetto all’ultimo periodo pre-Covid (primo semestre 2019), è l’Italia che vince sulle principali piazze: +6,8%, a quasi 2,6 miliardi di euro, contro la Francia a +2% (oltre 3,3 miliardi di euro) e le importazioni totali di vino ancora in terreno negativo (-1,7%, a quasi 10 miliardi di euro).
Per il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani, “il settore è uscito, si spera definitivamente, da una crisi senza precedenti grazie ai fondamentali dei suoi operatori, alla loro organizzazione commerciale e alla forza del brand tricolore. Oggi, in particolare con i nostri vini simbolo, siamo al centro del fenomeno legato ai ‘consumi di rivalsà post-Covid: un effetto traino da intercettare e da cui ripartire consolidando ancora di più le quote di mercato. Anche a questo servirà Vinitaly Special edition, l’evento business di ottobre con la presenza di buyer, distributori, delegazioni estere dai principali paesi target per il settore”.
“Dall’analisi dei dati – ha detto il responsabile di Nomisma-Wine Monitor, Denis Pantini – emerge una sorta di ‘revenge spending’ che sta trainando il commercio mondiale di vino e che interessa i vini di fascia medio-alta, come desumibile anche dai prezzi medi all’import. Una conferma a questa tesi arriva analizzando l’export dei Dop italiani e francesi, con i rossi Dop del Piemonte a +24% o i rossi Dop toscani a +20%. Tendenza ancora più evidente per i rossi a denominazione francesi, con il Bordeaux a +61% e il Borgogna a +59%, ma anche per gli sparkling d’Oltralpe, Champagne in primis, che volano a +56% nel mondo e a +70% negli Usa”.
Tornando alle importazioni di vini tricolori nelle 12 principali piazze, sul 2020 l’Italia sovraperforma rispetto al mercato in Cina (+36,8%), in Germania (+9,3%) e in Russia (+29,4%), mentre è sotto la media negli Usa (+1%, ma sul 2019 l’incremento è di quasi il 6%), Uk (-0,4%) e Canada (+2,5%). Crescono le importazioni dei vini fermi (+6,9%, con il prezzo medio salito a +5,9%), mentre gli sparkling incrementano le vendite dell’11,1%, con una riduzione del prezzo medio del 4,8%.
Vinitaly Special Edition, dopo gli ottimi riscontri di OperaWine e Vinitaly Preview a giugno, promuove un contatto in presenza a ottobre (17/19) con un format espositivo leggero e iniziative mirate esclusivamente la business e al prodotto. Oltre a buyer, distributori e delegazioni estere dai principali paesi target, sono previsti incontri con i professionisti dell’Horeca, Gdo, enoteche, e stampa specializzata e aree speciali dedicate ai vini biologici, alla mixology e alle masterclass. Contestualmente, di scena anche il wine2wine business forum, dedicato alla wine industry, Sol&Agrifood (il Salone internazionale dell’agroalimentare di qualità) ed Enolitech (il Salone internazionale delle tecnologie per la produzione di vino, birra, olio).
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Vendite record per il vino italiano tra i top 12 Paesi buyer
Grana Padano propone la sua transizione ecologica
RIMINI (ITALPRESS) – “La crisi del Coronavirus e le recenti alluvioni in centro Europa hanno dimostrato quanto, nonostante lo sviluppo economico e sociale, siamo vulnerabili. Questi fatti hanno messo in evidenza la necessità di ripristinare l’equilibrio tra l’attività umana e la natura. Il Consorzio di tutela del Grana Padano è da sempre sensibile al tema della sostenibilità ambientale e del benessere animale. Dal 2007, infatti, tratta questa tematica attraverso diversi studi con approcci e metodologie mirate a valutare l’impatto ambientale dell’intera filiera produttiva. In particolare, il Consorzio ha aderito al progetto Life Ttgg – The Tough Get Going, che utilizza la metodologia Pef (Product Environmental Footiprint) per misurare le prestazioni di sostenibilità, in quanto considera l’intero processo di produzione: dalla produzione del latte nelle stalle alla vendita del Grana Padano Dop”. Così Stefano Berni, direttore generale del Consorzio di tutela del Grana Padano, intervenuto a un convegno al Meeting di Rimini. L’agroalimentare è di fronte a molteplici sfide: essere capace di resistere ai cambiamenti, soprattutto quelli del clima e del mercato; essere sostenibile; garantire la vitalità delle zone rurali; assicurare la produzione alimentare a fronte di un aumento della popolazione mondiale che entro il 2050 sfiorerà i 10 miliardi di esseri umani. La visione del futuro dell’agricoltura sarà caratterizzata dalla prevalenza dell’agroecologia, dell’agricoltura biologica, dell’innovazione e dell’agricoltura digitale, per l’ottenimento di prodotti sempre più attenti alla salute, trasferiti al consumatore in filiere agroalimentari perfettamente tracciate e ricche di informazioni.
“In linea con le indicazioni dei Green Deal della Commissione Europea, il Consorzio del Grana Padano vuole sottolineare l’impegno concreto e l’attenzione posta verso le tematiche della sostenibilità ambientale, della salubrità del prodotto, della sicurezza alimentare, del benessere animale all’interno dell’intera filiera produttiva”, ha ricordato Berni. “Per giungere a un miglioramento radicale del settore agroalimentare, è necessario che ci sia un approccio olistico, che affronti in modo coordinato non solo la produzione alimentare, l’agricoltura e il commercio, ma anche la qualità del cibo e dell’ambiente, la tutela della salute, la gestione delle risorse e del territorio, l’ecologia, oltre alla salvaguardia dei valori sociali e culturali legati all’alimentazione. Ogni crisi porta con sè un’opportunità. Soprattutto i settori produttivi strategici come l’agroalimentare devono essere pronti a coglierla”, ha concluso Berni.
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Viticoltura, Regione Fvg vicina a produttori che ampliano collaborazioni
TRIESTE (ITALPRESS) – La Regione Friuli Venezia Giulia è vicina ai produttori vitivinicoli che operano per ampliare la rete delle collaborazioni tra realtà regionali, che rafforzano la promozione e affrontano con capacità manageriale le fasi di passaggio generazionale.
Sono alcuni dei concetti emersi dal confronto tra l’assessore regionale alle Risorse agroalimentari, forestali, ittiche e montagna e il consiglio di amministrazione della Cantina produttori di Ramuscello e San Vito che si è tenuto ieri nella sede dell’azienda vitivinicola.
Nata nel 1959 e operativa dal 1962 la Cantina cooperativa si appresta a festeggiare l’anno prossimo il sessantesimo anno di attività.
Attualmente conta 110 soci conferenti che lavorano 729 ettari di viticoltura specializzata estesa principalmente nella Destra Tagliamento sconfinando anche nel vicino Veneto.
Il conferimento delle uve negli ultimi dieci anni ammonta a oltre 540mila quintali, con un picco registrato nel 2020 quando sono stati conferiti in un unico anno 112.808 quintali. Le varietà maggiormente raccolte sono Pinto grigio, prosecco e glera. La Cantina di Ramuscello commercializza il vino prodotto direttamente alle ditte imbottigliatrici tra cui alcuni grandi marchi nazionali; solo una piccola quota viene destinata alla vendita diretta in bottiglia (50mila) e in bag in box (6mila).
Il forte impulso alla crescita impresso dalle innovazioni introdotte negli ultimi anni ha spinto ora i vertici aziendali a ideare un progetto di ampliamento che comprende l’acquisizione di nuovi terreni adiacenti all’attuale sede, l’espansione della cantina, la realizzazione di un nuovo depuratore, l’acquisizione di nuovi serbatoi in acciaio per lo stoccaggio, la creazione di un centro di spumantizzazione e l’avvio di percorsi di alta formazione professionale.
La Regione, impegnata a creare le condizioni per stringere nuove collaborazioni, in particolare con gli incentivi pubblici al rafforzamento di filiera, intende premiare la produzione di qualità orientata a standard di sostenibilità ambientale e di prodotto.In questa direzione si muove il progetto avviato dalla Cantina cooperativa nel 2019 per l’introduzione del programma di riqualificazione produttiva denominato Sistema di qualità nazionale di produzione integrata (S.Q.N.P.I) regolamentato dal ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali e potenziato nel corso del 2020 fino a raggiungere la certificazione della cantina di produzione.
Il minor impatto ambientale è certificato sulla quasi totalità degli ettari a produzione vitivinicola dei soci conferenti.
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Fiasconaro a Cibus2021, anteprima di Natale e nuova Brand Identity
PALERMO (ITALPRESS) – Tutto è pronto per la ripartenza di Cibus 2021, la Fiera di riferimento dell’Agroalimentare italiano in corso a Fiere di Parma dal 31 agosto al 3 settembre, che vedrà fra i suoi protagonisti Fiasconaro, la pluripremiata azienda dolciaria siciliana, con uno spazio espositivo dedicato (Padiglione 06 – Stand H040). Sarà una vera e propria anteprima di Natale, con tutte le referenze di punta dell’azienda madonita. L’atmosfera dello stand – ambientato sullo sfondo del corso principale di Castelbuono che conduce direttamente alla suggestiva Piazza Margherita, luogo “simbolo” della storia dell’Azienda – offrirà la cornice ideale per l’annuncio di importanti novità.
Nella storia di Fiasconaro ci sono la Sicilia, gli anni Cinquanta, Castelbuono e la sua Piazza, dalla quale ha inizio la sfida imprenditoriale della Famiglia di Pasticceri, oggi una delle eccellenze del Made in Italy dolciario nel mondo. Nel 1953 Mario Fiasconaro apre una gelateria e dagli anni Novanta i figli Martino, Nicola e Fausto rilevano l’attività di famiglia iniziando a produrre, in modo artigianale, il Panettone, con una ricetta rivisitata e impreziosita dai migliori ingredienti della tradizione siciliana. E proprio da questi luoghi delle origini e dall’abile visione estetica di un artista contemporaneo, trae ispirazione la nuova comunicazione della Brand Identity Fiasconaro.
“Il progetto di re-design dell’identità della Fiasconaro per la campagna del Natale 2021 – si legge nella nota – si inserisce in un processo di rinnovamento che ha saputo affermare e rileggere in chiave contemporanea la storia, le tradizioni e le materie prime della prestigiosa e rinomata ‘Pasticceria Sicilianà. Per questa campagna l’Azienda ha voluto sperimentare nuovi linguaggi e nuove forme di bellezza, restando fedele ai suoi valori e all’inizio della sua storia”.
“Non a caso, la rappresentazione del corso principale di Castelbuono che conduce direttamente a Piazza Margherita – la strada che dal 1953 giornalmente la famiglia Fiasconaro ha percorso per diventare simbolo dell’alta pasticceria in Italia e nel mondo – è il vero motivo ispiratore della comunicazione Fiasconaro, declinato sia nel concept dello Stand in fiera, sia nei dettagli dei nastri che impreziosiscono i nuovi pack. Una Piazza che assume un valore fortemente simbolico, universale, in quanto palcoscenico di incontro e convivialità, e che potrebbe essere a tutti gli effetti la piazza più vicina ai Consumatori” conclude la nota.
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Mais, nel 2021 cali produttivi ma buona qualità
ROMA (ITALPRESS) – Si è avviata la campagna maidicola 2021, che risulta pesantemente condizionata dall’andamento climatico. Lo sottolinea Confagricoltura che fa presente come il susseguirsi di grandinate, piogge violente e grande siccità di primavera/estate in Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto – ovvero le quattro regioni leader del comparto dove si concentra circa l’85% della superficie italiana investita – faccia prevedere cali produttivi per il mais che oscillano notevolmente, a macchia di leopardo, sul territorio. In Emilia Romagna, ma anche in alcuni areali del Veneto, addirittura si ipotizza una flessione dei raccolti del 30-40%.
Meno raccolto ma eccellente, sia dal punto di vista quantitativo, sia della qualità del prodotto in campo. Sotto il profilo sanitario non sembrano esserci particolari allarmi, ma la situazione è costantemente monitorata in particolare nelle zone in cui non si è potuto intervenire adeguatamente con le irrigazioni per evitare lo stress idrico delle piante.
“Molti agricoltori hanno deciso di non seminare il secondo raccolto ed anche in questo caso, il risultato sarà un decremento produttivo – pone in evidenza Confagricoltura -. La coltivazione maidicola registra una progressiva riduzione degli ettari investiti che, in 15 anni, si sono praticamente dimezzati, favorendo la crescita delle importazioni nel nostro Paese anche di prodotto OGM. Le aziende maidicole italiane sono circa 100mila ed investono oggi meno di 600mila ettari”.
Ad avviso di Confagricoltura “grandi risultati sono stati raggiunti in questi anni con l’agricoltura di precisione e conservativa, ma per coniugare produttività e sostenibilità ambientale serve un cambio di passo”.
L’organizzazione degli imprenditori agricoli ribadisce la necessità di rafforzare ricerca, innovazione ed assistenza tecnica. “In tale ottica – spiega – servono: l’autorizzazione di Bruxelles, in tempi rapidi, a NBT (New breeding technique), cioè cisgenesi e genome editing, che si differenziano dagli OGM e la cui validità è già stata accertata da uno studio promosso dalla Commissione UE; a livello nazionale, il potenziamento della Rete nzionale di confronto varietale e l’individuazione di percorsi produttivi per specialties in filiera e per rispondere alle sfide ambientali”.
“La disponibilità di mais nazionale – conclude Confagricoltura – è fondamentale, in particolare, per le produzioni alimentari DOP di origine animale che, sulla base dei relativi disciplinari, devono avvalersi per il bestiame, di mangimi e foraggi del territorio”.
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Prosecco, per vendemmia 2021 autorizzato attingimento a Glera
VENEZIA (ITALPRESS) – La Giunta Regionale del Veneto, su proposta dell’assessore all’agricoltura Federico Caner, ha approvato la delibera che dà attuazione alle richieste del Consorzio di tutela della Doc Prosecco per quanto riguarda l’attingimento di superficie a Glera, lo stoccaggio dei prodotti atti ad essere designati con tale denominazione, la destinazione degli esuberi di produzione e la riduzione della resa di trasformazione uva/vino, provenienti dalla vendemmia 2021. Più precisamente le richieste formalizzate dal Consorzio alla Regione del Veneto e alla Regione Friuli Venezia Giulia, che assumono uguali provvedimenti di attuazione, sono volte all’adozione: o dell’attingimento di una superficie massima di 6.250 ettari; o dello stoccaggio della produzione (uve, mosti e vini) ottenuta dai vigneti idonei alla rivendicazione della Doc Prosecco provenienti dalla vendemmia 2021; o di un vincolo di destinazione degli esuberi di produzione, delle uve della varietà Glera, stabiliti dal disciplinare di produzione; o di un vincolo a non generare eccedenze di cantina imponendo la resa massima di trasformazione di uva in vino al 75%.
“Il futuro del Prosecco in Veneto non può che far rima con qualità e sostenibilità – dice l’assessore Caner – In questo senso la strada ormai è tracciata e condivisa con i Consorzi. Il provvedimento approvato questa mattina vuole essere un intervento equilibratore, limitato esclusivamente alla vendemmia del 2021 che sta risentendo di molti fattori: da un lato le avverse condizioni meteo, come gelate e grandinate, che ne hanno ridotto la produzione e dall’altro dalle richieste del mercato che, specie dopo il lockdown, ha conosciuto una vera e propria impennata di richieste”. Il provvedimento inoltre non autorizza il passaggio da Glera a Prosecco in nuove superfici coltivate, ma esclusivamente su aree vitate, potenzialmente idonee, realizzate dalla campagna meno recente e comunque non oltre il 31 agosto del 2018. “Per il futuro è escluso qualsiasi tipo di automatismo – sottolinea l’Assessore ribadendo la straordinarietà del provvedimento. il Prosecco, il cui mercato è in grande espansione, rappresenta una punta di diamante della nostra produzione vitivinicola e un prodotto dietro al quale ci sono identità, storia e radici dei veneti. E’ dunque nostro compito e nostra precisa volontà mettere in atto tutte le azioni possibili per tutelarne la produzione e i livelli qualitativi”.
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Consorzio Parmigiano Reggiano a Cibus all’insegna della biodiversità
REGGIO EMILIA (ITALPRESS) – Reggio Emilia, 24 agosto 2021 – Padiglione 2, stand B014: è questo il “palco” su cui il Consorzio del Parmigiano Reggiano parteciperà a Cibus, Salone Internazionale dell’Alimentazione, prima grande fiera internazionale italiana a ripartire in presenza a Parma dal 31 agosto al 3 settembre. Per questa ventesima edizione dell’evento assurto a punto di riferimento per il food and beverage italiano sono attese quasi 2000 aziende (di cui 500 alla loro prima partecipazione) che presenteranno i loro prodotti a una platea di circa 40.000 operatori internazionali.
“Il Parmigiano Reggiano – si legge in una nota – è la DOP che più di tutte ha saputo dimostrare di aver superato l’emergenza economica causata dalla pandemia di Covid. Un comparto che non si è mai fermato e che ha raggiunto i 2,35 miliardi di euro al consumo con una quota export che rappresenta ormai il 44% della produzione totale. Cibus rappresenta una vetrina importante per la DOP che diventa pertanto sempre più internazionale, con investimenti all’estero che sfiorano i 10 milioni di euro e con importanti novità che segnano un cambio di passo nella promozione internazionale. Il Consorzio, proprio nei giorni scorsi, ha lanciato la sua prima campagna televisiva in Germania e i primi giorni di settembre sarà lanciato il nuovo spot anche in Francia, così come ci saranno importanti investimenti in advertising negli Stati Uniti che rappresentano uno dei principali mercati per il Parmigiano Reggiano”.
A Cibus, il focus sarà su uno dei temi caldi al centro dei dibattiti internazionali sull’enogastronomia: la biodiversità. “Un valore da difendere strenuamente, di cui il Parmigiano Reggiano rappresenta perfettamente il testimonial di un’avanguardia ecologica che affonda le proprie radici nel solido e millenario rapporto tra esseri umani, animali e ambiente2, prosegue la nota del Consorzio. Tra le iniziative che verranno presentate, il progetto “Prodotto di Montagna – Progetto Qualità Consorzio” prevede una valutazione di qualità aggiuntiva da effettuarsi al ventiquattresimo mese di stagionatura con l’obiettivo di sostenere il valore aggiunto del formaggio prodotto in montagna, offrire ai consumatori ulteriori garanzie legate, oltre all’origine, anche alla qualità del formaggio, e dare maggiore sostenibilità allo sviluppo di questo ecosistema. Il Parmigiano Reggiano è infatti il più importante prodotto DOP ottenuto in montagna: nel 2020 oltre il 20% della produzione totale della DOP, circa 826.000 forme, è avvenuta negli 89 caseifici di montagna, e oltre 1.100 allevatori ogni anno producono 4 milioni di quintali di latte.
“Un’attività preziosissima dal punto di vista sociale per mantenere attiva la dorsale appenninica tra Bologna e Parma grazie al lavoro nelle foraggere e in caseificio”, spiega il Consorzio, che esporrà inoltre il progetto Parmelier, il corso di degustazione aperto a tutti (chef, consumatori e operatori del settore) per conoscere meglio il formaggio DOP più amato dagli italiani. Un progetto di divulgazione e formazione che permetterà ai partecipanti di scoprire le unicità del prodotto e, soprattutto, di conoscere meglio, gustare e apprezzare il Parmigiano Reggiano. Il corso, che partirà in autunno, prevede un ciclo di lezioni in presenza che includeranno momenti di degustazione e lezioni di analisi sensoriale dedicate agli aspetti di assaggio. I primi eventi in calendario si terranno a Milano, Roma, Bologna e Torino.
Infine, dopo il successo dell’edizione 2020, sabato 11 e domenica 12 settembre torna Caseifici Aperti, l’appuntamento che offre a tutti (da foodies e appassionati a curiosi di tutte le età) la possibilità di immergersi nella produzione del Parmigiano Reggiano DOP.
Visite guidate ai caseifici e ai magazzini di stagionatura, spacci aperti, eventi per bambini e degustazioni che, uniti alla passione dei casari, offrono la possibilità di vivere un’esperienza unica: un viaggio alla scoperta della zona d’origine del prodotto e delle sue terre ricche di storia, arte e cultura. Assistere alla nascita della forma, passeggiare nei suggestivi magazzini di stagionatura, acquistare il formaggio direttamente dalle mani di chi lo crea: “tutte esperienze uniche che il visitatore può vivere in un autentico viaggio nel tempo alla scoperta del metodo di lavorazione artigianale, rimasto pressochè immutato da oltre nove secoli”, sottolinea il Consorzio.
Per le due giornate dell’edizione 2021 è in cantiere anche a una grande novità: un festival, nell’area del Campovolo di Reggio Emilia dalle ore 15.00. Il format vuole amplificare l’esperienza dei caseifici aperti creando, nel cuore della città, un “villaggio del Parmigiano Reggiano” animato con quanto di meglio il territorio possa offrire per celebrare il buon vivere e la comunità. Per un intero weekend, dunque, il Parmigiano Reggiano si accompagnerà a performance artistiche, animazioni per i più piccoli, musica, sport e tanto altro ancora in un programma pensato per tutti. Un festival che vuole essere anche un’occasione per tornare a divertirsi insieme in completa sicurezza e con una grande attenzione alla sostenibilità ambientale.
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Allerta meteo nei campi, Confagricoltura “Vendemmia a rischio”
ROMA (ITALPRESS) – “Allerta gialla della Protezione Civile per temporali in Veneto, Emilia Romagna, Marche, Umbria e Toscana. Siamo preoccupati per le conseguenze in campagna dove, tra l’altro, si sta entrando nel vivo della vendemmia”. Lo sottolinea Confagricoltura che, con le proprie strutture territoriali, sta attivamente monitorando la situazione meteo. Il cambiamento climatico in atto fa sì che si scarichino vere e proprie bombe d’acqua localizzate in alcune aree; mentre in altre solo sporadiche e insufficienti bagnature: così complessivamente il livello di umidità del terreno resta estremamente basso e le colture, in assenza di irrigazione, continuano a patire la siccità. Senza dimenticare il rischio alluvioni, passando da un eccesso all’altro: da zero pioggia a fenomeni virulenti, con l’acqua che scorre sui terreni aridi e non viene assorbita causando, peraltro, forte erosione del suolo fertile. L’agricoltura è il primo settore economico a subire le conseguenze del clima – ricorda Confagricoltura -. Prima l’inverno con temperature sopra la media stagionale, poi la primavera con centinaia di ettari di frutteti colpiti da gelate, trombe d’aria, temporali violenti. Quindi l’estate con la siccità e danni notevoli alle colture in campo, e con gli incendi boschivi.
“E’ necessario – osserva il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti – rivedere la normativa sulle calamità naturali, a partire dal D.Lgs. 102/2004 e sul Fondo di Solidarietà Nazionale, che risulta inadeguato. Occorre un approccio nuovo da parte del legislatore, per permettere alle aziende di avere strumenti più efficaci, sia per quello che concerne la protezione attiva, sia per ciò che riguarda la materia mutualistico-assicurativa, con polizze innovative per la tutela del reddito aziendale”. E’ poi fondamentale ripristinare e rinnovare una rete infrastrutturale idrica obsoleta, con un tasso di dispersione elevato, senza dimenticare l’importanza di migliorare l’utilizzo delle acque reflue, che è una delle sfide più importanti dell’economia circolare. “Dobbiamo sfruttare – Giansanti – nel migliore dei modi l’occasione del Recovery Plan. L’agricoltura negli ultimi decenni ha ridotto di quasi il 30% il consumo idrico, impegnandosi ad adottare modelli sostenibili di gestione, quali l’irrigazione di precisione. Oggi vanno ristrutturate con urgenza le reti idriche e creati nuovi invasi. Nel nostro Paese, infatti, solo l’11% dell’acqua piovana viene trattenuta”.
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