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Produttori e industriali uniti contro il Nutriscore

ROMA (ITALPRESS) – “Non accetteremo nessun compromesso al ribasso sul sistema di etichettatura Front of pack che noi riteniamo ottimale: il Nutrinform. Ne va di mezzo il futuro dell’alimentazione. E insieme all’industria alimentare difenderemo il modello basato sulla nostra dieta mediterranea.” Lo ha detto il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, aprendo il convegno organizzato da Agronetwork, l’Associazione costituita da Confagricoltura, Nomisma e Università Luiss Guido Carli. Confagricoltura si dice lieta di contribuire alla richiesta della Commissione UE per una futura revisione del regolamento in ordine alla semplificazione schematica della informazione nutrizionale volontaria in etichetta, ma le informazioni nutrizionali devono avere una base scientifica oggettiva e seguire linee guida dietetiche e nutrizionali condivise. Inoltre, vanno avviate campagne di educazione del cittadino consumatore affinchè quanto riportato sul fronte della confezione venga compreso e i comportamenti virtuosi messi concretamente in pratica. “Niente di tutto ciò può essere rappresentato dal sistema Nutriscore – ha detto Giansanti – pertanto insieme all’industria alimentare porteremo avanti la nostra battaglia in Europa, insieme al Copa e ai Paesi che sostengono il nostro sistema a batteria, basato sul concetto di dieta, sana e bilanciata, e sulla conseguente educazione alimentare”.
“Mai come in questo momento produttori e industriali devono essere uniti in questa battaglia contro sistemi di etichettatura come il Nutriscore nell’interesse dell’intero Paese – ha rimarcato il presidente di Federalimentare Ivano Vacondio -. Non esistono prodotti buoni o cattivi in assoluto; quello che conta non sono gli alimenti, ma il sistema alimentare e le diete. E le etichette non devono demonizzare, piuttosto informare ed educare.
Il sistema Nutrinform ha già l’appoggio di Paesi europei e il fronte dei favorevoli al Nutriscore si sta sgretolando. Dobbiamo continuare questa battaglia tenendo ben presente che non si gioca solo in Europa, ma anche a livello mondiale e che ci dovrà vedere in prima linea già a luglio, in occasione del Pre-Food Systems Summit che si svolgerà a Roma”, ha aggiunto.
Appoggio garantito dal Parlamento europeo, come ha assicurato Alessandra Moretti, della commissione Ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare; dal Governo italiano rappresentato dal sottosegretario alle Politiche agricole, alimentari e forestali Gian Marco Centinaio, e dal vicedirettore generale della Fao Maurizio Martina. Il direttore generale di Confagricoltura, Francesco Postorino, ha invitato a continuare il dibattito e il confronto su questo tema. “I sistemi di etichettatura come il Nutriscore – ha detto – vanno nella direzione assolutamente opposta: verso la standardizzazione del concetto di alimentazione. Una deriva che dobbiamo assolutamente scongiurare nell’interesse dei produttori, ma soprattutto dei consumatori”.
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Mense scolastiche, dal Crea menù green e nutrizionalmente bilanciati

ROMA (ITALPRESS) – La sfida di un’alimentazione sana e sostenibile si può giocare e vincere fin dai banchi di scuola. Nell’ambito del progetto NutriSUSFood – Nutritional security for healthy and SUStainable food consumption e del “knowledge hub” europeo Systemic, i ricercatori del Crea Alimenti e Nutrizione, in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria informatica automatica e gestionale Antonio Ruberti della Sapienza Università di Roma, hanno rielaborato in un’ottica di sostenibilità 52 menù scolastici italiani. Si è partiti dal paper pubblicato nel 2020 sulla modellizzazione della dieta italiana, per sviluppare un database che, integrando la banca dati dei consumi alimentari nazionali del Crea Alimenti e Nutrizione con i dati di composizione degli alimenti e quelli relativi all’emissione dei gas ad effetto serra, fosse in grado di attribuire ad ogni alimento un determinato valore di emissione di gas a effetto serra. Sono stati raccolti 52 menù della ristorazione scolastica in Italia, sui quali è stata effettuata la scomposizione nutrizionale delle ricette e ad ogni alimento è stato applicato il corrispettivo valore di CO2. Sui 194 piatti derivati da questo lavoro è stata applicata una tecnica di modellizzazione per la produzione di un menù tipo che coniughi adeguatezza nutrizionale e accettabilità, secondo i criteri delle Linee guida per una sana alimentazione italiana del Crea, con ridotte emissioni di gas climalteranti. Il risultato è un piano alimentare di 4 settimane, strutturato sulla base dei menu preesistenti, che combini perfettamente caratteristiche di adeguatezza nutrizionale con quelle di minimizzazione delle emissioni di CO2.
“Le combinazioni – spiega Laura Rossi ricercatrice e nutrizionista Crea Alimenti e Nutrizione, tra gli autori della pubblicazione – si caratterizzano per una forte componente vegetale, con una presenza importante di legumi, carni bianche e uova. Ma nessun alimento è penalizzato ed è anche ricompresa la carne rossa in ricette che ne minimizzano l’impatto. La maggiore criticità riscontrata dal punto di vista nutrizionale è quella del contenuto di sale, dovuto a piatti come la pizza, per i quali si dovrebbe riformulare la ricetta in tal senso”.
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Vini, nel 2020 minori ricavi per 1,5 miliardi

ROMA (ITALPRESS) – Nell’evento pubblico organizzato a valle dell’Assemblea Generale di Federvini, l’associazione confindustriale dei produttori di vini, spiriti e aceti, sono state discusse le sfide che attendono quello che è uno dei settori trainanti del Made in Italy nel mondo. Presenti Micaela Pallini, Presidente di Federvini, e Albiera Antinori, Presidente del Gruppo Vini di Federvini, neo elette dall’Assemblea Generale del 25 maggio.
In collegamento sono intervenuti Sandro Boscaini, Past President di Federvini; Massimo Garavaglia, Ministro del Turismo, Filippo Gallinella, Presidente Commissione Agricoltura Camera dei Deputati; Gianpaolo Vallardi, Presidente Commissione Agricoltura Senato della Repubblica; Herbert Dorfmann, Commissione Agricoltura Parlamento Europeo; Paolo De Castro, Coordinatore del gruppo Socialisti e Democratici Commissione Agricoltura Parlamento Europeo; Pina Picierno, Vice Presidente Intergruppo Vini, Spiriti, Prodotti di Qualità, Parlamento Europeo; Marco Fortis, Direttore della Fondazione Edison. Stefano Patuanelli, Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, impossibilitato a presenziare per un improvviso impegno europeo, ha inviato un messaggio di sostegno al settore.
I comparti di cui Federvini è il principale organismo nazionale di rappresentanza contano 340.000 aziende, oltre 1 milione di addetti e un fatturato che tra componenti dirette e indotte vale circa il 2% del Pil nazionale.
La pandemia ha impattato in modo drammatico sul settore, a causa delle chiusure imposte agli esercizi Ho.Re.Ca. e dell’andamento delle esportazioni. Nel 2020, rispetto al 2019, le vendite di spiriti e vini attraverso il canale Ho.Re.Ca. hanno registrato in Italia minori ricavi per circa un 1 miliardo e 250 milioni di euro (fonte TradeLab), mentre le esportazioni sono diminuite in valore di 261 milioni di euro (fonte Istat), per una perdita complessiva di ricavi pari a circa 1 miliardo e 500 milioni di euro. Tale andamento è stato compensato in misura minima dalle vendite attraverso altri canali e le attuali previsioni per il 2021 mostrano segnali di ripresa decisamente timidi.
Secondo i dati della Fondazione Edison, nel 2019 l’Italia è stato in volumi il primo produttore mondiale di vino e il secondo esportatore di vini e mosti. Nello stesso anno, in valore, l’Italia è stato il primo esportatore mondiale di aceti (302 milioni di dollari) e di vermouth e amari (223 milioni di dollari) e il secondo esportatore mondiale di vini in bottiglia (4.950 milioni di dollari), di vini spumanti (1.768 milioni di dollari) e di liquori e cordiali (489 milioni di dollari).
L’impatto determinato dalle chiusure dimostra quanto esercizi pubblici, ospitalità e turismo siano centrali per intere filiere produttive. Il tema va affrontato in maniera unitaria e coordinata, per questo Federvini chiede l’apertura di un tavolo “Filiera della Socialità” con misure uniforme sul territorio nazionale. Senza misure di sostegno al riavvio delle attività legate al fuori casa – ad esempio estendendo l’uso del suolo pubblico per agevolare i ristoratori nell’accoglienza all’aperto – e la riattivazione dei flussi turistici, la ripresa delle produzioni rappresentate da Federvini e la loro tenuta sui mercati internazionali non potranno realizzarsi.
Per l’associazione di categoria “è necessario ridurre gli innumerevoli adempimenti e competenze amministrative a cui il settore è assoggettato, a partire dall’abolizione del contrassegno fiscale per gli spiriti, strumento obsoleto e ormai del tutto inutile se non come produttore di costi e adempimenti. Federvini per prima sottolinea l’esigenza di avere un sistema di controlli e certificazioni adeguato a sostenere la qualità e la sicurezza dei prodotti”.
I vini, i distillati, i liquori e gli aceti italiani rappresentano prodotti del Made in Italy che costituiscono la punta di diamante della nostra esportazione agro-alimentare e sono ambasciatori dello stile italiano nel mondo. “In questo ambito – spiega Federvini – il sostegno si deve tradurre sempre più nella difesa degli spazi commerciali, insidiati da tendenze proibizionistiche o dalla costruzione di barriere immateriali di carattere normativo che in realtà rappresentano grandi ostacoli alla libera concorrenza. E’ il caso dei dazi, quali quelli che da più di un anno ostacolano le relazioni tra Unione Europea e Stati Uniti e che hanno comportato ingenti perdite. Altre forme di sostegno potranno provenire da misure di defiscalizzazione del fatturato realizzato con l’export e/o di detrazione fiscale per le spese legate alla comunicazione e alla promozione sui mercati esteri”. Federvini chiede infine “misure di promozione di ampio respiro, progettate insieme alle imprese e condotte con uniformità e continuità pluriennale”.
Per Micaela Pallini, presidente di Federvini, “il settore ha bisogno di sentire al proprio fianco l’impegno concreto delle istituzioni. Occorrono interventi di semplificazione amministrativa e di carattere fiscale, così come un deciso supporto nel tutelarci in sede comunitaria, dove vediamo rischi di pericolose derive normative che minacciano quello che è un patrimonio italiano nel mondo. Lo stesso impegno è necessario sull’arena del commercio internazionale, contro dazi e barriere protezionistiche spesso applicati per ragioni che nascono al di fuori del mondo enogastronomico e, infine, nella promozione del Paese all’estero, dove scontiamo la migliore organizzazione e continuità di concorrenti diretti come la Francia. Con le nostre tre gambe, Vini, Spiriti e Aceti, siamo pronti a correre e cavalcare la ripresa. Con le istituzioni al nostro fianco avremo tutte le carte per una nuova leadership globale”.
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Diritto al cibo, da Regione Lombardia ok ai criteri di finanziamento

MILANO (ITALPRESS) – La Regione Lombardia ha approvato i criteri per il finanziamento di progetti dedicati al riconoscimento, tutela e promozione del diritto al cibo. Con questo provvedimento la Regione vuole tutelare la possibilità di ogni individuo di accedere ad una quantità sufficiente di cibo sicuro, sano e nutriente quale diritto umano fondamentale per tutti.
“Sono a disposizione – ha dichiarato Fabio Rolfi, assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi – 400 mila euro. Il ruolo dell’agricoltura è essenziale per produrre cibo a sufficienza per tutti. Vogliamo dare valore al cibo lungo tutta la filiera agroalimentare, finanziando progetti volti a ridurre gli sprechi alimentari dal campo alla tavola, recuperando e ridistribuendo le eccedenze alimentari. In questo daremo priorità all’innovazione per favorire lo sviluppo, l’ampliamento o la costituzione di reti che creino progetti in grado di coinvolgere tutta la filiera, privilegiando la tematica dell’accesso al cibo da parte dei cittadini con la collaborazione dei produttori”.
“Regione Lombardia – ha spiegato Alessandra Locatelli, assessore alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari opportunità di Regione Lombardia – prosegue il suo impegno nella promozione di buone pratiche per garantire il diritto fondamentale di tutti gli individui ad accedere al cibo, favorendo la realizzazione di progetti volti ad aiutare i cittadini che non riescono a garantirsi un’alimentazione sufficiente e sicura. Mettere al centro delle nostre politiche la riduzione dello spreco alimentare è fondamentale. Soprattutto in un periodo in cui emergono nuove povertà è giusto attivare azioni rivolte alle persone indigenti. Inoltre, attraverso il finanziamento di progetti innovativi, possiamo garantire un aiuto anche alle preziose realtà del Terzo settore che svolgono questa attività fondamentale. L’obiettivo dei prossimi mesi è raggiungere un numero sempre maggiore di persone che faticano ad accedere ai servizi, non perdendo mai di vista l’ambizioso traguardo di ridurre lo spreco alimentare del 30% entro il 2025 e del 50 nel 2030”. Per l’assessore all’Ambiente e Clima, Raffaele Cattaneo, “vogliamo sostenere le realtà che operano nel terzo settore e si rendono disponibili a non far mancare cibo a chi ne ha bisogno. Regione Lombardia guarda alla sostenibilità e all’economia circolare, che anche in questo campo è un alleato che permette di ridurre gli sprechi, sostenendo i progetti a favore di aiuta chi è in difficoltà. Lo facciamo contribuendo ad eliminare lo spreco di cibo e guardando anche all’ambiente, poichè i progetti che saranno sviluppati permetteranno sicuramente una diminuzione consistente di rifiuti organici”.
Potranno presentare domanda enti pubblici, università, organismi di diritto pubblico, gli enti iscritti nel registro del terzo settore, soggetti privati costituiti per il perseguimento di finalità civiche solidaristiche e di utilità sociale, le associazioni di categoria. Il finanziamento copre il 100% delle spese ritenute ammissibili ed effettivamente sostenute, nel limite massimo di 60.000 euro per ogni progetto. Con i criteri approvati dalla giunta regionale sarà data particolare rilevanza ai temi dell’innovazione, della concreta fattibilità del progetto, alla valorizzazione della filiera corta e alla realizzazione di reti con il coinvolgimento di produttori agricoli.
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Agroalimentare, Generazione Z punta su Made in Italy e sostenibilità

MILANO (ITALPRESS) – Amore e fiducia per i prodotti di eccellenza Made in Italy, DOP e IGP, attenzione alla sostenibilità ambientale e lotta allo spreco alimentare; questi gli elementi chiave della filiera agroalimentare del domani per i giovani italiani. E’ quanto emerge da uno studio condotto da AstraRicerche per McDonald’s sulle aspettative e i comportamenti dei giovani (15-25 anni) nei confronti della transizione ecologica. I dati sono stati presentati nel ciclo di incontri che ha toccato Sicilia, Emilia-Romagna e Veneto, dal titolo “Dalla produzione al consumo, la sfida dell’agroalimentare di qualità verso la transizione ecologica”, organizzati da Fondazione Qualivita e Origin Italia in collaborazione con McDonald’s.
Dalla ricerca emerge che le giovani generazioni conoscono in modo chiaro, molto più del campione generale, il concetto di transizione ecologica della filiera alimentare (60% vs 42.2%), ma affermano anche di volerne sapere di più (40% vs 35%): segno di un impegno realmente interessato e curioso in merito.
Per gli appartenenti alla GenZ la rilevanza dell’alimentazione è molto cresciuta negli ultimi 5 anni; si parla di una percentuale pari al 45% a livello nazionale, contro il 34.4% del campione Italia. L’interesse per il cibo porta i giovani a muoversi per visitare sagre, eventi e fiere a tema, sia all’interno della propria regione, per il 33%, sia in altre regioni, per il 21%.
La Generazione Z si caratterizza anche per grande attenzione alla sostenibilità (ambientale e sociale) – 7 giovani su 10 -, e allo stesso tempo per una certa diffidenza nei confronti degli annunci che le aziende fanno in questo ambito – si fidano davvero solo 4 intervistati su 10.
Quando si parla di sostenibilità del cibo i giovani del nostro Paese danno la priorità alla sostenibilità ambientale (72%), a cui seguono sostenibilità economica di filiera (66%) e sostenibilità sociale (66%). Inoltre, ben il 97% della GenZ si dice disposto a pagare di più un prodotto garantito come sostenibile, nella maggior parte dei casi (56%) perchè pensa che i prodotti ‘sostenibilì siano anche migliori dal punto di vista qualitativo.
La generazione Z, quando si parla di impatto negativo delle diverse fasi della filiera, mette al primo posto gli sprechi del consumatore (51%), seguiti dal trasporto (47%), dalla lavorazione/trasformazione industriale (44%), e dal packaging (40%).
Transizione ecologica per i giovani significa anche valorizzazione del cibo e delle eccellenze locali; la maggior parte di loro, infatti, ritiene che le differenti tradizioni alimentari delle regioni siano uno dei massimi punti di forza del nostro Paese (51%).
Per il 58% dei giovani intervistati, la definizione di cibo “locale” corrisponde a quella regionale o del gruppo di regioni limitrofe; una percezione più ampia rispetto al campione nazionale, che parla di cibo regionale per il 45.3% e provinciale o comunale per il 38.5%.
Elevatissimo il livello di conoscenza delle certificazioni DOP e IGP (91% dei giovani intervistati); minore ma comunque alto il livello di fiducia nelle certificazioni alimentari: il 66% dei giovani italiani ritiene il marchio Made in Italy sinonimo di garanzia; per il 62% di loro lo è anche il marchio DOP, e per il 56% il marchio IGP.
Anello più a valle della filiera agroalimentare è la ristorazione, che ha il ruolo fondamentale di connettere la produzione e la distribuzione con il consumatore.
La ristorazione tra i giovani italiani ha una immagine molto positiva: è considerata un’eccellenza riconosciuta in tutto il mondo (70%), parte fondamentale dell’economia (66%), in grado di dare lavoro a moltissimi italiani (66%). Un attore fondamentale anche a livello sociale: il 58% dei giovani intervistati si aspetta infatti che il settore della ristorazione si adoperi per educare il consumatore ai corretti stili alimentari e inviti i cittadini ad essere responsabili (55%).
“In questi anni McDonald’s è riuscito a portare al grande pubblico le eccellenze del Made in Italy, tradizionalmente considerate di nicchia, riuscendo a educare i clienti sulla qualità e sui prodotti italiani. Così oggi, in uno scenario mutato, cogliamo la nuova sfida della transizione ecologica, un percorso che dobbiamo cogliere insieme a tutta la filiera agroalimentare, di cui noi siamo l’ultimo anello, il vero punto di contatto con le giovani generazioni. Io credo che la ristorazione in questo abbia un ruolo fondamentale perchè intercetta le esigenze dei consumatori, e può farle risalire lungo tutta la filiera suggerendo agli altri attori quali azioni concrete mettere in pratica”, afferma Mario Federico amministratore delegato McDonald’s Italia.
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Il Campidoglio vara il piano strategico “Agrifood”

ROMA (ITALPRESS) – Per rilanciare il comparto agroalimentare da oggi Roma avrà un piano strategico, con linee guida precise da portare avanti fino al 2030. E’ stato presentato dal sindaco di Roma, Virginia Raggi, dall’assessore allo Sviluppo Economico, Turismo e Lavoro, Andrea Coia, dall’assessore all’Urbanistica, Luca Montuori, e dal presidente della Camera di Commercio, Lorenzo Tagliavanti, il Piano, sviluppato con una confronto con le associazioni di categoria prevede azioni per facilitare e attrarre investimenti dell’area rurale. Roma, infatti, è il più grande comune agricolo d’Europa, con 48 mila imprese coinvolte, tra allevamento, agricoltura, industria alimentare, distribuzione, commercio e ristorazione. La filiera del cibo è diventata la prima ricchezza del Paese e la Capitale può fare da traino nazionale, concentrando l’azione amministrativa su iniziative finalizzate alla semplificazione e all’innovazione green, fondamentale anche nell’ottica dell’utilizzo dei fondi del Recovery Fund. Sei le linee strategiche scelte: tutela del suolo attraverso una produzione sostenibile; valorizzazione dei prodotti tipici romani, attraverso marchi riconoscibili per i prodotti, botteghe e ristoranti; valorizzazione della filiera corta agroalimentare e dei 144 mercati rionali; integrazione tra mondo della ristorazione e produzione territoriale attraverso una maggior efficienza della logistica e una sicurezza degli approvvigionamenti; maggior coinvolgimento del mondo della ricerca e delle università per una innovazione sostenibile in questo settore; un’azione integrata di comunicazione e marketing dell’enogastronomia. “Abbiamo lavorato sulla valorizzazione della filiera agroalimentare perchè diventasse un punto di forza della città, perchè all’interno del comparto lavorano circa 48 mila imprese. Capiamo bene che è un settore vivo che deve essere sostenuto e rilanciato. Durante la pandemia tanti nodi sono venuti al pettine. Così questo piano è diventato ancora più urgente perchè ci siamo resi conto di quanto l’autonomia delle città in questo settore dovesse essere portato a casa. Abbiamo voluto cercare di andare a costruire una strategia che ingloba i temi come resilienza, innovazione sostenibile e lotta allo spreco alimentare”, ha spiegato la sindaca Raggi.
“Il Piano strategico – ha detto Tagliavanti – è un tassello fondamentale nel percorso condiviso per la costruzione di un sistema di valorizzazione della filiera agroalimentare locale. E’ necessario fare leva su ciò che già esiste favorendo la riconoscibilità della identità gastronomica romana per rafforzare l’alleanza tra cittadini-consumatori e sistema produttivo, con l’obiettivo di dare maggiore efficienza alla filiera del cibo e valorizzare la prossimità. Una occasione per delineare un piano di sviluppo concertato tra tutte le istituzioni e le forze in campo declinando i tanti temi della sostenibilità e le aree di intervento a supporto delle imprese del settore, nella loro attività quotidiana troppo spesso data per scontata”.
“Governare il territorio garantendo la sostenibilità del futuro della città. Questo significa sviluppare politiche sul cibo affrontando non solo il diritto fondamentale a un’alimentazione adeguata e sana ma anche parlando delle relazioni tra città e campagna, del paesaggio nelle città, della rigenerazione degli spazi, delle pratiche inclusive e di solidarietà, di lavoro e innovazione”, ha spiegato l’assessore Montuori.
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Federalimentare “Rischio aumento prezzi prodotti per i consumatori”

ROMA (ITALPRESS) – Federalimentare lancia l’allarme sull’aumento dei prezzi delle materie prime che, almeno per il momento, è sulle spalle dell’industria alimentare. “Le nostre imprese stanno vivendo una fase paradossale. Dopo avere assicurato le forniture ai mercati in un anno difficilissimo come il 2020, non si trovano ancora nella fase auspicata di una progressiva ripresa. In attesa dei faticosi profili di rilancio dell’export e di Horeca, infatti, le nostre industrie devono fronteggiare una fase di ulteriore stretta, che potrebbe non essere breve e che sta recando oggettivi problemi e nuove preoccupazioni alla categoria”, spiega Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare.
I prezzi alla produzione dell’industria alimentare, infatti, dopo aver registrato nel gennaio scorso tendenziali del -0,4%, sono saliti al +0,9% a marzo, mentre i prezzi al consumo dell’alimentare trasformato sono andati in senso opposto, diminuendo dal +0,1% di gennaio al -0,8% di aprile.
“Il risultato è una compressione dei margini nella filiera alimentare – commenta Vacondio – ulteriormente amplificata dal fatto che le vendite relative ai canali del fuori casa sono state ampiamente tagliate e non hanno consentito all’industria di trovare su questo fronte qualche recupero o compensazione”.
Un problema confermato anche dai numeri: sebbene la produzione alimentare del 1° trimestre sia aumentata in quantità del +1,8%, il fatturato trimestrale è diminuito del -0,7%. Per questo, in molti comparti alimentari la preoccupazione inizia a farsi sentire. “E’ chiaro che l’industria alimentare non può caricarsi, da sola, di ogni tensione di costo: tutta la filiera deve fare la sua parte se vogliamo superare questa crisi senza che il consumatore ne risenta. Se le cose rimangono come sono ora, presto le preoccupazioni sull’aumento dei prezzi dei prodotti che finiscono sugli scaffali si trasformeranno in realtà”, conclude Vacondio.
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Parmigiano Reggiano, la pallavolista Caterina Bosetti nuova ambassador

REGGIO EMILIA (ITALPRESS) – Ventisette anni, schiacciatrice azzurra che si è distinta anche sui parquet di Brasile e Turchia, è Caterina Bosetti la nuova ambassador del Parmigiano Reggiano. Si amplia così la rosa di giovani atleti del Consorzio, composta da talenti come il tennista Jannik Sinner e la ginnasta Giorgia Villa, oltre al bolognese Matteo Neri e alla parmigiana Giulia Ghiretti, campioni nella scherma e nel nuoto paraolimpico. Forti, genuini e solari, questi sportivi rappresenteranno al meglio i valori di Parmigiano Reggiano.
“Fin da piccola mangio il Parmigiano Reggiano – ha affermato Caterina Bosetti – mi è sempre piaciuto ed in più è anche adatto alla dieta di noi sportivi. Io, per esempio, lo inserisco spesso come spuntino pre o post allenamento. Pertanto, sono molto contenta ed entusiasta di iniziare questa nuova collaborazione”.
Quella della Bosetti, è una famiglia di sportivi legata a doppio filo con il volley: il padre Giuseppe, infatti, è stato allenatore delle nazionali giovanili e di quella maggiore italiana mentre la madre, Franca Bardelli, ha collezionato oltre 90 presenze con la casacca azzurra. Attualmente a roster dell’AGIL Volley Novara, nel campionato italiano di serie A1 femminile, Caterina dal 2008 è stabilmente nel giro azzurro.
Dopo i successi giovanili – oro al Campionato Europeo Under 19 2010 e al Campionato Mondiale Under 20 2011, conquistati entrambi da MVP – con la maglia della Nazionale maggiore la Bosetti ha vinto la Coppa del Mondo 2011 e la medaglia d’argento al World Gran Prix di Nanchino nel 2017.
A livello di club, nel ricco palmares della Bosetti, che ha militato anche nel campionato brasiliano e in quello turco, tra i tornei più ricchi e competitivi al mondo, spiccano due Coppe Italia (2009/2010 e 2010/2011), un Campionato Paulista e una Coppa del Brasile (2014).
“Siamo orgogliosi che Caterina Bosetti si sia unita alla nostra squadra – ha affermato il presidente del Consorzio, Nicola Bertinelli – il Parmigiano Reggiano è un’icona della tradizione, ma è allo stesso tempo un prodotto estremamente contemporaneo, in linea con uno stile di vita sano e dinamico”.
“Grazie ai suoi amminoacidi liberi – si legge in una nota -, ai sali minerali e alle proteine, il Parmigiano Reggiano è un alimento prezioso per chi pratica sport: una porzione di soli 25 g di Parmigiano Reggiano apporta una quantità di calcio che contribuisce alla normale funzione muscolare e del metabolismo energetico. Nella stessa porzione da 25 g è inoltre presente una quantità di fosforo che contribuisce al mantenimento di ossa e denti normali”.
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