ROMA (ITALPRESS) – Nel 2020 la produzione dell’agricoltura si è ridotta in volume del 3,2% e il valore aggiunto del 6%, cala sensibilmente anche l’occupazione (-2,3%). Lo rende noto l’Istat.
La produzione di olio di oliva ha subìto il maggiore ridimensionamento (-14,5%) mentre è aumentata la produzione di frutta (+3,7%), cereali (+3%), latte (+2,7%) e ortaggi (+0,2%).
Gli effetti dell’emergenza sanitaria hanno colpito le attività secondarie (-20,3%), il settore florovivaistico (-8,4%) e i servizi di supporto all’agricoltura (-4,1%).
Nella Ue27 calano produzione (-0,8%) e reddito agricolo (-1,5%). L’Italia si conferma il primo paese europeo per valore aggiunto e il terzo per valore della produzione.
Dopo la performance negativa del 2019 (-1,6% il valore aggiunto in volume), con la crisi dovuta alla pandemia da Covid-19, il settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca ha subìto una ulteriore marcata contrazione: nel 2020 la produzione è diminuita in volume del 3,2% e il valore aggiunto del 6%.
La flessione è stata più contenuta per la produzione agricola di beni e servizi (-1,4% in volume e -0,5% in valore), gli effetti della pandemia hanno però inciso pesantemente sulle attività secondarie dell’agricoltura (-20,3% in volume).
Per la silvicoltura si rileva un lieve aumento della produzione (+0,4%) e del valore aggiunto (+0,7%), di contro è stato molto negativo l’andamento del comparto della pesca, che ha visto un deciso ridimensionamento tanto della produzione (-8,8%) che del valore aggiunto (-5,3%). Il valore aggiunto dell’industria alimentare, delle bevande e del tabacco è cresciuto dell’1,8% a prezzi correnti ma è diminuito della stessa entità in volume (-1,8%). Il complesso del comparto agroalimentare (che comprende agricoltura, silvicoltura e pesca e industria alimentare) ha registrato, per la prima volta dal 2016, una diminuzione del valore aggiunto (-1,2% a prezzi correnti e -4% in volume). E’ il comparto in cui si è formato il 4,3% del valore aggiunto dell’intera economia (era il 4,1% nel 2019): il settore primario ha contribuito per il 2,2% (come nel 2019) e l’industria alimentare per il 2,1% (l’1,9% nel 2019). Nonostante i risultati non positivi il settore agroalimentare ha consolidato nel 2020 il proprio peso all’interno del quadro economico nazionale.
L’occupazione nel settore agricoltura, silvicoltura e pesca, misurata in Unità di lavoro (Ula), è diminuita rispetto al 2019 del 2,3%: la componente del lavoro dipendente è scesa del 3,3% e quella indipendente dell’1,8%. Ancora più decisa la flessione dell’occupazione nell’industria alimentare (-6,7%), che ha portato l’input di lavoro dell’agroalimentare a subire un calo complessivo del 3,4%.
Nel 2020 i redditi da lavoro dipendente in agricoltura silvicoltura e pesca sono diminuiti del 2,3%; in particolare le retribuzioni lorde sono scese del 2,7%. Gli investimenti fissi lordi hanno registrato un brusco ridimensionamento sia in valori correnti (-12,3%), sia in volume (-12,2%).
La crisi dovuta alla pandemia da Covid-19, a partire dal mese di febbraio 2020 ha portato le autorità nazionali e regionali ad adottare severe misure restrittive causando una brusca contrazione dell’attività produttiva. Sebbene l’agricoltura e molte attività della filiera agricola siano rientrate tra quelle definite come essenziali e, pertanto, non direttamente soggette alle restrizioni, le aziende agricole hanno dovuto affrontare non poche difficoltà, più o meno rilevanti a seconda dei canali commerciali utilizzati, dei mercati di riferimento, del grado di dipendenza dai fattori produttivi esterni e delle aree di localizzazione.
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Nel 2020 in calo il valore aggiunto dell’agricoltura
Agrintesa, qualità e investimenti per la ciliegia di Faenza
FAENZA (ITALPRESS) – Specializzazione, innovazione e investimenti in tecnologie all’avanguardia: la campagna 2021 delle ciliegie Agrintesa, cooperativa di Faenza attiva nell’ortofrutta, prende il via sotto auspici positivi. Attesi circa 24.000 quintali di prodotto che saranno lavorati nel rinnovato impianto di Castelfranco Emilia (MO) dove Agrintesa ha recentemente terminato il raddoppio delle linee di calibratura e selezione ottica prodotte da Unitec che utilizzano la tecnologia Cherry Vision 3.0, la migliore disponibile sul mercato. “Grazie all’altissima specializzazione dei nostri soci e ai costanti investimenti in innovazione di prodotto e di processo, le ciliegie rappresentano un’eccellenza per Agrintesa che ci contraddistingue sul mercato”, commenta il direttore generale Cristian Moretti. “Oggi, in virtù dei risultati raggiunti e l’apprezzamento da parte del mercato e dei clienti, abbiamo realizzato un ulteriore importante investimento, raddoppiando le linee di calibratura e selezione e aggiornando il sistema alla recentissima tecnologia Cherry Vision 3.0: un ulteriore salto di qualità che ci permetterà di raggiungere gli 80 quintali/ora di ciliegie lavorate continuando a garantire ai nostri clienti e ai consumatori un prodotto di qualità eccellente”, aggiunge. Per Agrintesa le ciliegie rappresentano uno dei prodotti fondanti: “Fanno parte del nostro Dna fin dalle origini – spiega Moretti – anche grazie alle realtà che sono confluite nella nostra cooperativa, come Emilia Frutta. Oggi la nostra superficie a catasto è di 380 ettari coltivati da produttori altamente specializzati: in maggioranza collocati nell’areale modenese di Vignola, possono fregiarsi del marchio IGP, ormai considerato dal consumatore un vero e proprio brand a livello nazionale e sinonimo di eccellenza. Le restanti produzioni sono collocate invece in Romagna, soprattutto nell’areale faentino, dove si sta sviluppando sempre di più una cerasicoltura di altissimo livello. Guardiamo con ottimismo alla campagna 2021 – conclude Moretti -. Sebbene, a causa delle gelate, la produzione non possa considerarsi piena, i volumi sono superiori a quelli dello scorso anno e siamo certi che l’investimento tecnologico fatto sarà propedeutico al nostro obiettivo principale: garantire buoni risultati ai nostri soci, come abbiamo fatto nel corso degli anni, e continuare a essere un riferimento per il mercato nazionale delle ciliegie”.
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Mangimi, Assalzoo “Dagli stabilimenti basso impatto ambientale”
ROMA (ITALPRESS) – L’impatto ambientale della produzione di mangimi negli stabilimenti è molto contenuto. Superiore quello delle materie prime agricole utilizzate dai mangimifici, un dato che negli anni si è tuttavia ridotto significativamente grazie allo sforzo dei produttori che hanno contribuito a rendere sostenibile la filiera agro-zootecnica. Assalzoo – Associazione Nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici ha presentato in videoconferenza il Report Ambientale 2020. Dal documento emergono in particolare le ricadute positive che il settore fornisce alla filiera in termini di circolarità ed efficienza. “I produttori di alimenti per animali vogliono giocare un ruolo importante nel perseguire l’obiettivo comune di una zootecnia a impatto zero”, dice il presidente di Assalzoo Marcello Veronesi.
La prima edizione del report, realizzato in collaborazione con LCE, contiene i risultati di un’indagine condotta su un campione di stabilimenti con una rappresentatività del 30% della produzione nazionale: “Considerando solo il processo produttivo del mangimificio, la principale fonte di impatto è l’energia e a volte gli imballaggi”, spiega Massimo Marino di LCE.
L’indagine ha valutato inoltre la carbon footprint degli alimenti per alcune filiere zootecniche: “Con riferimento all’impatto ambientale di una tonnellata di mangime, il mangimificio contribuisce per il 5% circa, tutto il resto sono materie prime”, aggiunge Marino.
Proprio sulla scelta degli ingredienti il mangimista può segnare il suo contributo alla sostenibilità della filiera zootecnica. Può scegliere materie prime prodotte responsabilmente, formulare mangimi sempre più efficienti e impiegare residui di altre produzioni alimentari o prodotti non più destinati all’uomo. “Diverse sono le misure concrete già adottate a favore dell’ambiente: la circolarità, il costante impegno per il miglioramento degli indici di conversione, la tecnologia e la ricerca per gli additivi, l’ammodernamento degli impianti fino all’alimentazione di precisione”, spiega Veronesi.
Gli indici di conversione sono migliorati notevolmente: “In genere del 15% negli ultimi vent’anni. Per il pollo del 26%, negli ultimi trent’anni, e del 40% per la filiera del latte, pertanto, per produrre la stessa quantità di latte, se negli anni ’70 e ’80 servivano due vacche oggi ne basta una. Questo grazie allo sforzo congiunto di mangimisti, genetisti e allevatori”, evidenzia Lea Pallaroni, segretario generale di Assalzoo.
Tutto il settore agro-alimentare-zootecnico è consapevole dell’importanza della sostenibilità. Ne sono prova i recenti dati di Ispra sulle emissioni come ricorda Giovanna Parmigiani di Confagricoltura: “Solo il 13% delle PM10 è dovuto al settore agricolo; negli ultimi vent’anni si è ridotta del 23% l’emissione di ammoniaca anche grazie al miglioramento delle tecniche di produzione e allevamento”. Questi dati sono significativi e giustificano anche il timore nei confronti della Strategia Farm to Fork, secondo Pallaroni: “Sono posizionati degli obiettivi senza vedere cosa si è fatto prima. Definire l’arco temporale su cui lavoreremo sul Farm to Fork è importante per non dare l’idea che si parta dal nulla”.
Tuttavia dell’impegno del settore primario per l’ambiente non si dà atto debitamente, lamenta Parmigiani: “Molto si deve fare per quantificare il beneficio ambientale delle aziende agricole. Come Confagricoltura stiamo lavorando affinchè ci vengano riconosciuti i certificati verdi, inoltre vorremmo che si considerasse la fissazione di carbonio che si ottiene grazie alla coltivazione delle colture cerealicole”. Stessa sorte per i progressi compiuti sul fronte del rispetto del benessere animale.
“Il mancato riconoscimento di tutti questi passi in avanti è un problema”, afferma Parmigiani, che ricorda l’accordo siglato con Coop per migliorare la distribuzione del valore aggiunto dei prodotti italiani. La sostenibilità della zootecnia italiana diventa dunque un valore da trasferire al consumatore: “Il nostro protocollo – spiega Claudio Mazzini di Coop Italia – vuole trovare un nuovo modello economico che tuteli di più sia chi produce che chi consuma. Bisogna essere più efficienti, fare filiera per stabilizzare gli elementi economici e dare un valore aggiunto che l’italianità merita di sicuro”.
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Cous Cous Fest, sesta edizione del Campionato italiano Conad
PALERMO (ITALPRESS) – Cous Cous Fest lancia la sesta edizione del Campionato italiano Conad, rivolto a chef professionisti provenienti da tutta Italia. Il contest è organizzato dall’agenzia Feedback ed è promosso da Conad. La gara, che si svolgerà in modalità on-line, selezionerà i sei chef che si sfideranno a San Vito Lo Capo in occasione del Cous Cous Fest per vincere il titolo di Campione italiano Conad. “Da 10 anni siamo a fianco della kermesse internazionale dell’integrazione culturale tra i popoli del Mediterraneo – ha detto Vittorio Troìa, direttore divisione Sicilia Pac2000a Conad- un evento che sa coniugare la tradizione gastronomica di un numero crescente di Paesi con i temi dell’immigrazione e dell’accoglienza, particolarmente attuali in una terra di frontiera come la Sicilia che si misura quotidianamente sui valori e sullo spirito solidale della propria gente”. Per partecipare bisogna iscriversi sul sito del festival, all’indirizzo couscousfest.it, entro il 24 giugno, e caricare sulla piattaforma la fotografia di una ricetta a base di cous cous realizzata in qualsiasi variante (verdure, carne, pesce, frutta, dolce), contenente un prodotto Sapori&Idee Conad o Sapori&Dintorni Conad. Per Francesco Pugliese, Ad di Conad, “quest’anno, con tutte le tensioni acuite dalla pandemia, la storica partnership tra Conad e Cous Cous Fest assume un significato nuovo: il grano duro, utilizzato da tutti i popoli che si affacciano sul Mediterraneo, diventa, nelle sue varie lavorazioni, un ponte per il dialogo tra le culture, con l’alimentazione che assume un rinnovato ruolo di forza di pacificazione. Inoltre, questa partnership ci consente di rinnovare il nostro sostegno alle imprese dei settori più colpiti dalle misure rese necessarie dall’emergenza sanitaria nel momento in cui siamo prossimi al ritorno a quella normalità che da più di un anno abbiamo perso. Siamo felici di affiancare il Campionato Italiano Cous Cous Fest 2021 con il marchio Conad e i prodotti della gamma Sapori e Dintorni e Sapori & Idee, anche perchè questo ‘contest on linè esce dai confini regionali e riguarda tutta l’Italia: pensiamo, così, di offrire a giovani promesse della cucina italiana una opportunità per esprimere talento e creatività”. A giudicare le candidature provenienti da tutta Italia ci sono due giurie, una tecnica e una popolare, formata dai navigatori del web che potranno votare sul sito del Cous Cous Fest il loro piatto preferito. La giuria tecnica è presieduta da Paolo Vizzari, esperto enogastronomico. Con Vizzari giudicheranno le candidature Sonia Peronaci, imprenditrice digitale e storica fondatrice di Giallozafferano e la giornalista Annalisa Cavaleri, professore di antropologia del cibo all’Università Iulm di Milano. Dai voti delle due giurie saranno selezionati 6 chef: 5 scelti dalla giuria tecnica e uno dai navigatori del web che esprimeranno la loro preferenza votando le candidature sulla piattaforma. In questo modo si otterrà la rosa dei 6 finalisti che a settembre, durante il Cous Cous Fest, si sfideranno in gara live. Alla fine delle gare, il vincitore verrà proclamato Campione Italiano Conad Cous Cous Fest 2021 ed entrerà a far parte della squadra dell’Italia durante il Campionato del mondo di cous cous. La proclamazione degli chef finalisti avverrà in occasione della trasmissione Cous Cous Fest live show la prima metà di luglio.
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Imprese del comparto fertilizzanti investono nella sostenibilità
MILANO (ITALPRESS) – Nel corso dell’assemblea annuale di Assofertilizzanti, è stato presentato un approfondimento dell’Università degli Studi di Milano sul possibile impatto della nuova Pac sulla produzione agricola e sul settore dei fertilizzanti. “Le misure inserite nella proposta per la nuova PAC sono fortemente indirizzate a rafforzare gli interventi agro-ambientali attraverso le misure di condizionalità e degli eco-schemi. Tali proposte, se considerate nel loro insieme, richiederebbero un mutamento radicale delle scelte colturali da parte dei produttori agricoli, a partire dalle modalità di coltivazione fino all’utilizzo dei fertilizzanti”, ha spiegato Roberto Pretolani dell’Università degli Studi di Milano. “E’, pertanto, auspicabile che vengano previste delle forme di flessibilità nell’implementazione delle misure della nuova condizionalità al fine di consentire un’ottimale applicazione da parte delle aziende agricole”, ha aggiunto.
“Sono convinto che i soggetti della filiera abbiano tutte le capacità necessarie per rispondere agli sfidanti obiettivi del Green Deal europeo. Le imprese del comparto dei fertilizzanti continueranno a investire per far sì che i prodotti possano essere pienamente integrabili non solo con le nuove tecnologie digitali e di precisione, ma anche all’interno degli eco-schemi, in un’ottica di sempre maggiore sostenibilità. Abbiamo di fronte a noi una grande opportunità per fare sistema e concorrere tutti a un obiettivo comune”, ha affermato Giovanni Toffoli, presidente di Assofertilizzanti-Federchimica. I fertilizzanti – osserva l’associazione – sono uno strumento indispensabile per gli imprenditori agricoli poichè svolgono un ruolo chiave nel settore agroalimentare. Quindi “è necessario promuovere un dialogo costante tra Istituzioni, mondo della ricerca e comparto industriale e produttivo al fine di costruire un futuro in cui le decisioni siano sempre fondate su dati ed evidenze scientifiche, promuovendo la chiarezza e la trasparenza nell’informazione nonchè la partecipazione di tutte le componenti della filiera”.
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Il rilancio dell’Italia passa dalle filiere integrate
ROMA (ITALPRESS) – “Le filiere integrate per il rilancio del Paese”: è questo il tema del workshop organizzato nell’ambito dell’iniziativa “Filiere integrate” che The European House – Ambrosetti ha lanciato con il supporto di Philip Morris Italia. Tra gli obiettivi dell’incontro online la promozione del ruolo delle filiere per il rilancio dell’economia italiana e l’individuazione di strategie aziendali e politiche pubbliche per favorire lo sviluppo di filiere integrate ad alto valore aggiunto.
“Quando si pensa agli investimenti esteri che poi creano filiere – ha detto Marco Hannappel, presidente e amministratore delegato di Philip Morris Italia – si pensa a Philip Morris e a un investimento in agricoltura che è cominciato dieci anni fa e ha creato il primo accordo di filiera”. Per Hannappel si è trattato dell’inizio “di un percorso che poi ha avuto un momento importante con la creazione del più grande stabilimento del mondo di Philip Morris”.
“La parola filiera – ha proseguito – significa unire, nel nostro caso unire regioni d’Italia diverse, tantissime attività che vengono svolte con tantissimi partner diversi, che magari una multinazionale di grandi dimensioni come la nostra non avrebbe se non esistesse una filiera di questo tipo. Oggi genera oltre 30 mila posti di lavoro con uno sviluppo costante in molti ambiti”. Hannappel si è soffermato anche sulla “filiera industriale” che “genera ulteriori filiere sia in ambito italiano che internazionale”.
“All’interno di un cambiamento epocale che la Philip Morris sta facendo, l’Italia è il centro di questo cambiamento”, ha aggiunto parlando di agricoltura, industria, servizi e dell’Italia “che in ambito industriale – ha spiegato – è diventata la filiera delle filiere per Philip Morris”.
“La parola filiera, ormai di uso comune – ha sottolineato Giuseppe De Rita, presidente del Censis -, è stata imposta dalla realtà. A un certo punto si è appalesato un fenomeno, quello dell’integrazione informale, quasi tacita e silenziosa, di imprese su un solo canale, su una sola logica di intervento”. Vincenzo Gesmundo, segretario generale di Coldiretti, da parte sua, si è detto “molto colpito dalle cifre pertinenti alla filiera del tabacco e alla sua locomotiva, che è Philip Morris in Italia”. Per Gesmundo “emergono numeri da primato”.
“Come Regione Umbria stiamo guardando attentamente alla possibilità di creazione di filiere in tutti i settori”, ha affermato la governatrice Donatella Tesei. Tesei ha ricordato la “situazione economica” della regione, che è “abbastanza preoccupante”. “Abbiamo un grandissimo bisogno – ha spiegato – di riprendere un cammino virtuoso. Le nostre attività economiche, tranne alcune eccezioni particolari, sono molto piccole e riuscire a integrarle in un sistema di filiera consente a tutti di avere la possibilità di crescere e di sostenersi nei momenti più complicati e difficili”.
Per Cesare Trippella, head of Leaf EU di Philip Morris International, il tabacco “è stato un elemento fondamentale nell’economia dell’Umbria grazie alle risorse che sono sempre venute dai sussidi della comunità europea e dall’apporto commerciale che ogni anno andava aumentando per l’integrazione nella filiera di attori, come l’azienda che rappresento – ha detto -, e che hanno consentito al settore di svilupparsi”. Trippella ha sottolineato la “faticosità di lavorare all’interno della filiera”. “Non è semplice – ha spiegato -, comunque in questi anni siamo riusciti a creare e a dare prospettive ai nostri produttori e all’indotto che genera la nostra filiera”.
“Siamo in un momento storico in cui – ha detto Gian Marco Centinaio, sottosegretario per le politiche agricole – dall’Europa ci arriva una richiesta di maggiore sostenibilità e tutela dei consumatori. L’Italia – ha continuato – è pronta per affrontare queste sfide, attraverso l’utilizzo delle filiere storiche di cui andiamo fieri in Italia e in giro per il mondo e che ci hanno permesso di rendere grande il Made in Italy. Attraverso queste filiere, riusciamo a dare una risposta alla sostenibilità, alla tutela dell’ambiente e ciò che il consumatore finale chiede. L’importanza della filiera italiana ci permette di avere maggiore qualità, prodotti di tipologie diverse e di potere affrontare le sfide, anche commerciali, che i nostri produttori stanno chiedendo”. Per Centinaio oltre a questo è anche importante “la tutela del made in Italy”.
Per Paolo De Castro, membro della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo, “il mondo sta andando in una direzione che vede il protagonismo italiano”. “Le caratteristiche distintive del Made in Italy e della qualità italiana – ha spiegato – sono speculari al disegno europeo che vede un’esaltazione della prossimità, del legame ai territori e alle tradizioni. Con la nuova strategia europea Farm to fork stiamo affrontando i temi più cruciali, tra questi c’è un approccio su come dobbiamo informare il consumatore”, quindi anche sugli “stili di vita”. “Riteniamo – ha poi aggiunto – che il consumatore debba essere informato e poi farà le sue scelte. Ecco perchè credo che la battaglia storica sull’etichettatura d’origine sia finalmente arrivata a un punto di svolta. Dentro la strategia Farm to fork – ha detto – c’è anche questo importante passo avanti, che tra l’altro il parlamento europeo aveva votato positivamente, cioè di indicare con chiarezza l’origine dei prodotti in tutta Europa”.
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Terra Viva Cisl promuove un’agricoltura sostenibile
ROMA (ITALPRESS) – Si celebra domani la Giornata Mondiale della biodiversità. Una giornata per ricordare l’importanza e la fragilità del patrimonio biologico del nostro Pianeta, un patrimonio di vita e di sviluppo, messo seriamente in pericolo da inquinamento, agricolture intensive, cambiamenti climatici.
“E’ un patrimonio vitale, indispensabile per lo sviluppo dell’ecosistema, dal quale dipendono molte colture e produzioni agroalimentari. Studi recenti affermano che stiamo perdendo drasticamente l’originaria biodiversità, mettendo a rischio la complessità del sistema agro-ecologico – afferma Claudio Risso presidente di Terra Viva Cisl – Coltivare e custodire sono due principi fondanti della nostra associazione, con i produttori che rappresentiamo promuoviamo un’agricoltura sostenibile, diversificata, che rispetti la terra e le varietà genetiche agricole. La nostra campagna ‘buono, giusto ed equò mira proprio a sostenere e valorizzare chi produce all’insegna della sostenibilità, anche ambientale. Siamo impegnati a rispettare e promuovere la Strategia europea per la Biodiversità 2030, che ha come scopo la tutela del 30% della superficie di mare e terra entro quella data. Una green economy che si pone l’obiettivo di limitare i danni e avviare un percorso più virtuoso di tutela ambientale. Non da ultimo – conclude Risso – la tutela della biodiversità permette la valorizzazione delle eccellenze, delle specificità agroalimentari del nostro Paese, e della bellezza del paesaggio rurale italiano. Anche per questo, Terra Viva aderisce alla campagna Fai Cisl ‘Fai bella l’Italia – giornata per la cura dell’Ambientè, volta a cambiare le nostre abitudini e ad avere maggiore consapevolezza delle connessioni esistenti tra uomo, territorio, risorse naturali”.
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Bertalot (Reale Mutua) “In agricoltura rischi sottovalutati”
TORINO (ITALPRESS) – “Credo che già oggi il ventaglio di garanzie che il mercato in generale offre, e in particolare noi, siano in grado di mitigare i principali rischi del settore agricolo. Oggi il problema principale oggi del settore è una scopertura significativa. Se si fa eccezione per la tradizionale copertura grandine, siamo in presenza di un settore che non dedica alla valutazione dei rischi, l’attenzione che dovrebbe essere prestata”. Così Andrea Bertalot, vicedirettore generale Reale Mutua, intervenendo al Food Industry Summit de ‘il Sole 24 Orè analizza la situazione assicurativa del settore, dove il gruppo torinese è presente tramite Agricoltura100 insieme a Confagricoltura. “L’accordo con Confagricoltura, nasce proprio per la volontà di intervenire in questo scenario di sotto-assicurazione, perchè per la sostenibilità nel tempo, bisogna anche calibrare la propria esposizione al rischio”. Da parte di Reale Mutua, l’impegno è quello di “disegnare l’offerta, a partire dai bisogni del settore agricolo. Collaboriamo con loro per aggiornare le garanzie, le modalità di servizio e i contenuti della nostra offerta.
Vogliamo rendere tutto questo più rispondente ai nuovi bisogni, integrando gli elementi di innovazione più utili. Serve capacità di ascolto, competenza tecnica e ci vuole disponibilità a investire e sperimentare, e a sopportare le perdite. Sono elementi che possediamo e che mettiamo a disposizione” prosegue Bertalot.
“L’agricoltura ha una grande importanza per il nostro Paese, come filiera siamo in Europa al primo posto per valore aggiunto, e al secondo per la produzione – aggiunge il manager – noi vogliamo essere parte del progetto Agricoltura100, perchè consente di premiare le aziende più meritevoli. La nostra presenza conferma la volontà di Reale Mutua di essere attori privilegiati in questo settore”.
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