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Agroalimentare

L’agricoltura dei record difende il Made in Italy

ROMA (ITALPRESS) – La Fondazione UniVerde, presieduta dall’ex Ministro delle Politiche Agricole e dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, e Noto Sondaggi, in collaborazione con Coldiretti e Fondazione Campagna Amica, hanno promosso, in diretta streaming phygital dalla sede della Coldiretti a Palazzo Rospigliosi in Roma, l’evento di presentazione dell’XI Rapporto “Gli italiani e l’agricoltura al tempo del Covid”, realizzato in partnership con ITA0039 100% Italian Taste Certification by ASACERT e La Fiammante.
L’evento è stato promosso per i venti anni della Legge di orientamento e modernizzazione del settore agricolo (D.Lgs n. 228 del 18 maggio 2001), firmata dall’allora Ministro delle Politiche Agricole Alfonso Pecoraro Scanio, che ha permesso di liberare la vitalità delle aziende multifunzionali, quelle cioè che svolgono attività connesse all’agricoltura, nonchè di allargare i confini dell’imprenditorialità, aprendo nuove opportunità occupazionali nel settore agroalimentare.
L’incontro è stato aperto da Vincenzo Gesmundo, Segretario Generale di Coldiretti, che ha ricordato la straordinaria portata della riforma che ha segnato “la svolta dell’agricoltura italiana e con essa la riscoperta della nostra biodiversità, nuovo lavoro, nuovo reddito e tante nuove imprese, soprattutto giovani”. Una realtà aperta a nuovi scenari, che non dimentica le proprie radici ma guarda con grande attenzione all’innovazione e alla modernizzazione del settore.
Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente della Fondazione UniVerde: “Sono orgoglioso di aver contribuito a ridare speranza soprattutto a tanti giovani che oggi stanno tornando ad investire nella terra. Proprio dalla riforma dell’agricoltura, che ho firmato nel maggio 2001, sono nate quelle realtà che rappresentano le nuove forze di rilancio, non solo del made in Italy, ma dell’intera Italia di fronte alla sfida della pandemia. C’è voglia di agire, di essere comunità, di rilanciare i prodotti di qualità grazie ai tanti talenti di questo Paese. Parliamo dell’universo degli agriturismi, agriasilo, fattorie didattiche, farmer market e altri nuovi servizi che hanno preso vita proprio grazie all’azione di una nuova generazione di agricoltori, non più rassegnati ma protagonisti”.
“L’agroalimentare è diventato la prima realtà economica del Paese con un valore di 538 miliardi che poggia sul lavoro di 740mila aziende agricole impegnate a tutelare economia, salute e ambiente. Un ruolo che è stato valorizzato dalla legge di orientamento che ha allargato i confini dell’attività agricola a nuove produzioni e a nuovi servizi. Non vogliamo fermarci e continueremo ad aprirci, dalle energie rinnovabili all’agricoltura 4.0 per essere protagonisti della transizione ecologica del recovery plan”, ha sottolineato Ettore Prandini, Presidente Nazionale di Coldiretti.
Antonio Noto, Direttore di Noto Sondaggi, ha presento i dati dell’XI Rapporto secondo cui l’83% degli italiani conosce e considera l’agricoltura multifunzionale un importante settore di sviluppo dell’economia italiana (+ 5% rispetto alla precedente rilevazione). Stabile il trend degli intervistati che acquistano i prodotti agricoli presso farmers market (38%) e agriturismo (38%). Il 71%, inoltre, ritiene i prodotti agricoli italiani più saporiti (71%), più genuini (75%, + 9%) e più controllati (70%, + 10%) rispetto a quelli provenienti dagli altri paesi.
Virginia Raggi, Sindaca di Roma Capitale, ha affermato: “Roma è tra i comuni agricoli più grandi d’Europa e come tale riconosce l’importanza di questo settore. Per questo abbiamo recentemente approvato Agrifood, un piano strategico dedicato al settore agroalimentare che identifica una vera food policy per la Capitale. Come Amministrazione, siamo pronti a concentrare la nostra azione su iniziative finalizzate all’innovazione green e alla promozione delle specificità territoriali”.
Per Roberto Speranza, Ministro della Salute, “la riforma ha avuto il merito di cogliere un cambiamento in cui siamo tuttora immersi cioè l’idea che l’agricoltura è salute, tutela dell’ambiente, qualità del cibo e della vita degli animali. Questo è l’approccio che ci deve guidare nella difesa del made in Italy, soprattutto nella trasparenza sui prodotti che arrivano sulle nostre tavole e le istituzioni devono essere i primi garanti”. Nel percorso di ripartenza possiamo contare sulla Coldiretti per quello che rappresenta ogni giorno sul territorio.
Stefano Patuanelli, Ministro per le Politiche agricole alimentari e forestali, ha sottolineato: “Quando pensiamo a un’azienda agricola, ci riferiamo a una realtà poliedrica e multifunzionale che, oltre alla produzione di alimenti, è in grado di presidiare il territorio e di fornire alla collettività un variegato ventaglio di servizi perfettamente integrati con la realtà agricola”.
Massimo Garavaglia, Ministro del Turismo ha parlato di “una legge che ha favorito la riconfigurazione dell’offerta agricola anche nella forma dell’agriturismo, l’ospitalità della campagna per eccellenza. Una forma di turismo all’aperto che si unisce alla possibilità di raggiungere i borghi e le città d’arte per riscoprire le bellezze del nostro Paese”.
“La sfida che ci attende, a livello globale, è quella di disegnare la multifunzionalità dei prossimi vent’anni, sulla base dell’esperienza italiana – ha detto Maurizio Martina, Vicedirettore della FAO -. Un modello economico-sociale post-Covid che punta sul valore degli agricoltori. L’emergenza sanitaria ci offre gli spunti per una discussione sul welfare che incrocia l’idea di nuovi strumenti di multifunzionalità con la svolta energetica della transizione ecologica”.
Stefano Vaccari, Direttore Generale del CREA, ha aggiunto: “Gli imprenditori agricoli sono stati capaci di dare valore alle opportunità offerte dalla legge di orientamento. Il risultato è che negli ultimi 15 anni il valore di tali servizi è più che raddoppiato passando da 6 a 12,5 miliardi di euro anno e arrivando a rappresentare oltre il 20% del valore della produzione agricola italiana secondo l’analisi del CREA su dati Istat relativi alle attività connesse. Questo risultato straordinario è merito della legge di orientamento, che rappresenta un esempio unico al mondo. Una rivoluzione di semplificazione anche nei rapporti con la pubblica amministrazione, nella capacità di creare imprese agricole robuste, nell’attitudine di una gestione delle risorse naturalistiche e ambientali”.
Nel corso della diretta streaming, è stato presentato l’annullo filatelico e la cartolina celebrativa di Poste Italiane per il ventennale dell’agricoltura multifunzionale, alla presenza di Maria Bianca Farina, Presidente di Poste Italiane: “La filiera agroalimentare registra un fatturato complessivo che sfiora i 60 miliardi di euro e continua a crescere a ritmi intensi. E’ per questo che abbiamo voluto dare un segno tangibile con l’emissione dell’annullo. Ha un grande valore perchè la catena filatelica gira il mondo e porta in tutti i Paesi messaggi importanti”.
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Egp-Enea, accordo per innovativo impianto-pilota agrivoltaico

ROMA (ITALPRESS) – Enel Green Power ed Enea hanno firmato un accordo per la sperimentazione di una tecnologia innovativa che abbina la produzione di energia elettrica da fotovoltaico alla coltura di microalghe. Presso il Centro ricerche Enea di Portici, verrà realizzato un impianto pilota per lo studio e la dimostrazione dell’integrabilità delle due tecnologie solare e microalgale e, in parallelo, verrà effettuata un’analisi di scalabilità per applicazioni su un impianto fotovoltaico di grandi dimensioni. La sperimentazione prevede la coltivazione di microalghe ad elevato valore commerciale (tra 100 e 200 euro al chilogrammo) con un sistema di coltura completamente integrato con l’impianto fotovoltaico.
I vantaggi sono la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile e di sostanze pregiate per alimenti e integratori, la riduzione delle emissioni di CO2 che vengono assorbite e trasformate in biomassa, da aggiungere a quelle già evitate per la produzione elettrica da fotovoltaico.
“La collaborazione con Enea – commenta il responsabile Innovazione di Enel Green Power, Nicola Rossi – rientra in un più ampio piano di dimostrazione di soluzioni innovative di integrazione di attività produttive agricole e zootecniche con i nostri impianti fotovoltaici che stiamo portando avanti insieme a vari partner di ricerca e agricoli per promuovere un uso più efficiente del suolo e identificare opportunità di creazione di valore condiviso con i territori e le comunità che ospitano i nostri impianti. I risultati di queste attività sperimentali ci offrono l’opportunità di identificare interventi efficaci che soddisfino le esigenze locali in sinergia con l’obiettivo di produrre energia senza emissioni e a basso costo. Questa è la chiave per rendere la generazione rinnovabile ancora più sostenibile nel lungo termine”.
“Con questo accordo – sottolinea Ezio Terzini, direttore della divisione Enea di Fotovoltaico e Smart Device presso il dipartimento Tecnologie Energetiche e Fonti Rinnovabili – lanciamo una nuova possibile sinergia per l’uso condiviso del suolo che abbiamo definito, con un nostro marchio, ‘algovoltaicò, una delle opportunità dell’agrivoltaico, settore nel quale stiamo investendo molte risorse per attuare gli indirizzi contenuti anche nel PNRR. Il tema si inquadra nel percorso verso gli obiettivi nazionali di decarbonizzazione del PNIEC, con un approccio sostenibile, incentrato sull’utilizzo del fotovoltaico, la valorizzazione delle colture e del paesaggio e l’accettabilità sociale. Inoltre, l’accordo rafforza la collaborazione pluriennale con Enel Green Power sul versante delle tecnologie fotovoltaiche, con un modello collaborativo che ENEA replica con molti partner industriali”.
Lo studio si inquadra nel filone dello sviluppo di soluzioni innovative per l’ottimizzazione dell’uso del suolo legato agli impianti fotovoltaici di larga scala, con differenti soluzioni di condivisione di spazi tra generazione energetica e attività agricole.
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Con la pandemia persi 514 mila posti di lavoro nella ristorazione

ROMA (ITALPRESS) – Un vero “bollettino di guerra” dopo un anno di pandemia che ha ridotto in macerie uno dei settori maggiormente dinamici e attività dell’economia italiana, quello dei Pubblici esercizi. E’ il quadro delineato dal Rapporto Ristorazione 2020 di Fipe-Confcommercio. Secondo i dati crolla l’occupazione in Italia a seguito della pandemia: penalizzati soprattutto alloggio e ristorazione che hanno perso 514mila posti di lavoro, più del doppio dei 245mila creati tra il 2013 e il 2019. Il 97,5% degli imprenditori ha registrato nel corso del 2020 un calo del fatturato della propria azienda. In particolare, 6 titolari di pubblici esercizi su 10 ha lamentato un crollo di oltre il 50%, mentre il 35,25 ritiene che il fatturato si sia contratto tra il 10% e il 50%. I motivi alla base della riduzione dei ricavi – secondo il Rapporto – sono da ricercarsi principalmente nel calo della domanda a causa delle misure restrittive, sia sulle attività che sulla mobilità e delle persone (88,8%), nella riduzione della capienza all’interno dei locali per l’attuazione dei protocolli di sicurezza (35,4%) e nel calo dei flussi turistici (31,1%), in particolare quelli stranieri. Cambiano i consumi degli italiani, si mangia più in casa, obbligatoriamente, ma la bilancia è in deficit.
Cresce di 6 miliardi di euro la spesa alimentare tra le mura domestiche, ma crolla di 31 miliardi di euro quella in bar e ristoranti. Un dato che certifica come gli italiani abbiano speso meno soprattutto per prodotti agroalimentari di qualità superiore, comunemente consumati in maniera maggiore all’interno dei ristoranti. In termini di spesa pro-capite si è tornati indietro di 26 anni, al 1994. “Dal primo lockdown ad oggi gli imprenditori dei Pubblici esercizi hanno vissuto una vera e propria odissea, dovendo fare i conti con il crollo del loro fatturato, l’impossibilità a pianificare la loro attività e una diffusa sensazione di accanimento nei provvedimenti, non giustificato dai dati, nei loro confronti”, ha detto Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio.
“Ma nonostante questo, l’85% degli imprenditori ha sostanzialmente fiducia di tornare in futuro ai livelli pre-crisi, senza tuttavia l’illusione di tornare quelli di prima: gli imprenditori del settore hanno già cominciato un profondo processo di ripensamento e innovazione”, ha aggiunto.
I pubblici esercizi sono stati “la trincea di prima linea rispetto all’offensiva della pandemia, tante imprese sono cadute al fronte e molte sono ferite e devono essere curate ed essere in condizione di rimettersi in attività. Le risposte che il governo nel corso del tempo ha dato sono frutto anche inizialmente di una comprensibile difficoltà di interpretare il fenomeno e dare le risposte migliori, è stata una cosa complicatissima e le misure si sono sovrapposte”, ha detto il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, sottolineando che il governo “ha cercato di dare un quadro di decisioni che permettevano una prospettiva di certezza per l’attività imprenditoriale. In una cabina di regia dove ci sono vari ministri io facevo la mia parte di chi mi chiedeva di lavorare, alla fine il risultato è la sintesi di posizioni diverse. La decisione è dare una prospettiva di certezza definita nelle date conosciute”.
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Fieragricola, 20 anni di multifunzionalità in agricoltura

VERONA (ITALPRESS) – Venti anni fa, il 18 maggio 2001, il Presidente della Repubblica emanava il Decreto legislativo 228 su “Orientamento e modernizzazione del settore agricolo”, nota nel settore come Legge di Orientamento agricolo. Il provvedimento mirava a introdurre elementi che innovassero sul piano organizzativo l’agricoltura, ridefinendo la figura dell’imprenditore agricolo e ampliando l’alveo delle attività connesse e di supporto, che – in base ai dati elaborati dal Crea-Mipaaf – ammontano a circa 7 miliardi in agricoltura, pari al 12,2% della produzione totale in agricoltura (che vale appunto 57,3 miliardi di euro).
Iniziava l’era delle multifunzionalità in agricoltura, declinata fin da subito da Fieragricola come opportunità di crescita e diversificazione dei redditi per il settore agricolo.
«Fu una delle più importanti riforme in agricoltura dal Dopoguerra, assolutamente molto efficace grazie alla grande energia trasmessa nel settore dai giovani e dalle donne, una norma che è riuscita a rilanciare il settore anche nei territori e nelle aree più interne del Paese e a diventare un modello di riferimento anche all’estero», ricorda con l’Ufficio Stampa di Fieragricola di Veronafiere (la 115ª edizione è regolarmente programmata in presenza per il 26-29 gennaio 2022) l’allora ministro delle Politiche agricole, Alfonso Pecoraro Scanio, oggi presidente della Fondazione Univerde.
«Oggi la Fao parla di agricoltura familiare, di imprenditoria agricola femminile, di agricoltura ambientale – prosegue Pecoraro Scanio -. Grazie a quella Legge di Orientamento agricolo, sostenuta da Coldiretti e da tutto il mondo agricolo, noi anticipammo tutti questi temi, favorendo l’occupazione e introducendo contemporaneamente i temi di ecologia integrale promossi anche da Papa Francesco nell’Enciclica Laudato Sì».
«La Legge di Orientamento agricolo fu, tra l’altro, un provvedimento senza costi e oneri per il bilancio dello Stato, ma che si inserì nel contesto dell’epoca, con la Riforma della Pac “Agenda 2000” – sottolinea il professor Alessandro Pacciani, presidente di Gaia, il Centro di studio sull’Organizzazione economica dell’Agricoltura e sullo Sviluppo rurale dell’Accademia dei Georgofili, già docente di Economia agraria all’Università di Firenze -. Si gettarono molti semi per favorire, anche negli anni successivi, il ricambio generazionale, la competitività delle aziende agricole, l’organizzazione dei distretti rurali e agroalimentari».
«La prima legge di orientamento agricolo – dichiara il professor Angelo Frascarelli, docente di Economia e Politica agraria all’Università di Perugia – fu effettivamente la più importante legge degli ultimi 20 anni, che portò ad ampliare la definizione di attività agricola, rendendo praticabile la multifunzionalità, consentendo all’agricoltore di svolgere attività connesse come l’agriturismo, la mescita del vino in azienda, le fattorie didattiche e sociali, la possibilità di prendere appalti dalla Pubblica Amministrazione ad esempio per la pulitura delle strade o per spalare la neve, la produzione di energie rinnovabili, il tutto rimanendo nell’ambito agricolo. Parliamo di nuove possibilità di ricavi per gli agricoltori, che ammontano a circa 7 miliardi di euro per l’Italia».
«Quando venne stilata la Legge di Orientamento agricolo – spiega Pecoraro Scanio – avevamo molto bene in mente l’agriturismo, il farmers market, la trasformazione e la vendita diretta, ma non pensavamo a tutte le declinazioni successive che la norma permetteva, con le fattorie didattiche, gli agri-asili, l’agricoltura sociale».
Il termine «Legge di Orientamento», ricostruisce Frascarelli, «venne mutuato dalla Francia, che ogni 7-8 anni ciclicamente emana vere e proprie leggi di visione in materia agricola». Ecco allora che «sarebbe opportuno che anche l’Italia oggi emanasse una legge di visione, come peraltro avviene in Europa: prendiamo ad esempio Horizon 2020 o la strategia Farm to Fork, che consentono di avere un quadro ampio sull’agricoltura del futuro».
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Pasta, per la filiera del grano duro un ritorno alla normalità

ROMA (ITALPRESS) – Dopo le forti turbolenze generate soprattutto dalla prima ondata della pandemia, la filiera del grano duro e della pasta sembra tornare ai livelli pre-Covid, con una produzione e un trend di consumi che risultano in linea con quelli del 2019. Anche il mercato è in via di normalizzazione, con un sostanziale allentamento della pressione sui prezzi che aveva caratterizzato le ultime due campagne. E’ questo il quadro che è emerso dal Durum Days 2021, l’evento che ogni anno chiama a confronto tutti gli attori della filiera per fare il punto sulle previsioni della campagna e che anche quest’anno si è svolto in via telematica con la partecipazione di Assosementi, Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri, Alleanza Cooperative Agroalimentari, Compag, Italmopa e Unione Italiana Food, la partnership tecnica di Aretè, la collaborazione del Crea e la partecipazione in veste di sponsor di Syngenta-PSB.
E’ stato presentato per l’occasione uno studio, elaborato dall’istituto di ricerca Aretè, società di ricerca e consulenza specializzata nell’agri-food, dal quale sono emersi questi numeri chiave: nel 2020 la filiera italiana ha prodotto l’11% di pasta in più rispetto al 2019, nonostante il prolungato blocco del settore ho.re.ca, con picchi di crescita superiori al 40% in alcuni periodi dell’anno.
Nel 2021 è atteso un ritorno ai livelli pre-pandemia, con una produzione dell’1% superiore a quella del 2019. Anche la domanda si va infatti normalizzando: nel primo trimestre 2021 i consumi di pasta hanno registrato un -15,1% rispetto all’analogo periodo del 2020. La stima per il 2021 è di un -3,4% rispetto al 2020, che porterà i livelli di consumi a quelli registrati nel 2019 (si stima un +1%).
Rispetto alle scelte di acquisto dei consumatori, prosegue l’attenzione verso prodotti di qualità e per la pasta 100% made in Italy, un trend che sta determinando una crescita della quota di mercato dei piccoli brand di nicchia.
Passando ora al mercato, nel 2021 la produzione di grano duro è stimata in crescita sia a livello nazionale (+9%) che a livello mondiale (+6%), anche in virtù dell’aumento delle superfici delle aree seminate (+4%). Si inverte finalmente anche il trend delle scorte finali (+10%), dopo ben tre campagne in cui risultavano in calo.
L’aumento della disponibilità di prodotto e la crescita delle scorte contribuiscono a un graduale contenimento dei prezzi, che risultano in calo. Se i prezzi del grano duro avevano infatti raggiunto picchi superiori ai 300 euro a tonnellate nel 2020, sono poi calati gradualmente nel 2021 per tornare sugli stessi livelli del maggio 2019 (290 euro/ton).
“La filiera del grano duro – hanno commentato le sigle della filiera – è reduce da un anno difficile, durante il quale è riuscita a fronteggiare al meglio l’emergenza Covid e a far fronte al picco di domanda dei primi mesi della pandemia garantendo costantemente le forniture di prodotto. Quest’anno i consumi stanno ritornando ai livelli pre-Covid e uno dei trend più interessanti emersi oggi è sicuramente l’attenzione dei consumatori per il fattore qualità da un lato e la materia prima italiana dall’altro, che stanno diventando sempre più centrali nelle preferenze di acquisto. Si tratta di un aspetto a cui noi come filiera guardiamo con molta attenzione, perchè è un segnale incoraggiante su cui far leva anche nel rafforzare una strategia economica del comparto che miri ad aumentare le superfici e le produzioni nazionali di grano duro italiano, andando a ridurre la dipendenza e a garantire maggiore competitività alle imprese”.
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Viticoltura, il Crea partecipa al progetto Oenomed

ROMA (ITALPRESS) – E’ possibile produrre vini biodinamici in un’ottica di sostenibilità ambientale, mantenendo i sapori e i gusti della tipicità mediterranea e sviluppando al contempo un marchio di qualità per le Pmi delle aree protette, che le renda competitive sui mercati internazionali? Questo è l’obiettivo del progetto Oenemed che punta alla qualificazione e alla promozione di filiere vitivinicole di Pmi delle aree protette del Mediterraneo, valorizzando le specificità del territorio e adottando innovazioni green di processo e di prodotto.
Di tutto questo si parlerà nella Conferenza stampa internazionale per il lancio del progetto, organizzata dalla Chambre National Syndicale des Producteurs de Boissons Alcoolisèes, che si svolgerà il 20 maggio a Tunisi. Oenomed è un progetto di cooperazione transfrontaliera sostenuto dal programma Eni Cbc Med, che riunisce 4 Paesi mediterranei, Tunisia, Italia, Francia e Libano attraverso 12 istituti di ricerca, sui temi della vitivinicoltura e delle aree protette. Il Crea partecipa con un team di ricercatori coordinato da Pasquale Cirigliano del Crea Viticoltura ed Enologia. La pressione dei consumatori, sempre più consapevoli delle sfide ambientali del settore vitivinicolo, la domanda di vini biologici e di vini cosiddetti “green” e le richieste di politiche verdi, stanno orientando i produttori verso modalità organizzative e produttive più ecologiche, spingendo le Pmi del settore a puntare sulla sostenibilità e sulla qualità anche per l’impossibilità di competere in termini quantitativi con le grandi cantine. Oenomed aiuterà le Pmi vitivinicole a diventare “verdi”, sostenendole a beneficiare delle qualità e delle caratteristiche naturali uniche delle aree protette del Mediterraneo. Tale sostegno si manifesterà concretamente attraverso l’implementazione di soluzioni tecnologiche e organizzative in grado di migliorare l’efficienza, la qualità e la sostenibilità della produzione con l’obiettivo di costruire reti di imprese mediterranee del settore vitivinicolo e definire strategie commerciali comuni, sfruttando le reti ambientali delle aree protette.
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Le vendite di pesce in altalena

ROMA (ITALPRESS) – “Gli effetti della pandemia hanno colpito, in particolare, gli allevamenti in acqua dolce e la pesca sportiva che hanno pagato il prezzo più alto, con perdite anche al 40%, mentre le specie ittiche allevate in mare hanno tenuto grazie anche alla ridotta produzione italiana che fornisce – nonostante siamo un Paese che vanta 8.000 chilometri di coste – solo 2 pesci ogni 10 venduti”. Così Pier Antonio Salvador presidente dell’API, l’Associazione che riunisce gli acquacoltori di Confagricoltura, presentando gli ultimi dati rilevati sulla produzione e il consumo. La chiusura del canale Horeca si è tradotta in un 30% in meno delle vendite. Soffrono le aziende più piccole, mentre quelle di dimensioni maggiori sono, sottolinea l’API, in qualche modo riuscite a riequilibrare la loro presenza sul mercato, aumentando i quantitativi nella Gdo, vendendo sottocosto e utilizzando i servizi di delivery e l’on-line.
“Per le trote made in Italy, che rappresentano il pesce più prodotto e esportato – spiega il direttore dell’Associazione Piscicoltori, Andrea Fabris – il fatturato ha perduto oltre il 15%, mentre la produzione, mediamente, è calata meno del 10%. Questi dati, che a prima vista, potrebbero sembrare in contrasto, sono dovuti alla necessità delle aziende di cedere il surplus a prezzi bassi, per garantire negli allevamenti lo spazio per le nuove produzioni”. Dai dati forniti dall’API si evince, a Natale e non solo, un vero e proprio recupero per le vendite di caviale di cui siamo i primi produttori europei e i secondi al mondo, dopo la Cina. Questo ‘oro nerò, una vera eccellenza italiana, prodotta in Lombardia, Piemonte e Veneto, attraverso le vendite virtuali, ha visto quasi raddoppiare i consumi interni.
La produzione di orate e spigole, altro fiore all’occhiello dell’acquacoltura nazionale, ha dimostrato un leggero incremento, confermando un trend in crescita, indice tra l’altro di una maggiore attenzione all’origine italiana dei prodotti ittici.
“Occorre ora – conclude Salvador – continuare ad impegnarsi per aumentare la produzione made in Italy, preferita dall’82% dei consumatori, contemporaneamente promuoverne il consumo, attraverso campagne ad hoc, ma soprattutto, cogliere l’occasione delle riaperture perchè anche nei ristoranti si conosca l’origine del prodotto. In questo modo la ripresa sarà anche l’occasione della rivincita dei pesci prodotti ed allevati in Italia”.
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Eurochocolate 2021 andrà in scena in versione indoor

PERUGIA (ITALPRESS) – Un anno di transizione, il 2021, che vedrà trasferire Eurochocolate dal centro storico di Perugia al centro fieristico di Umbriafiere, in attesa del ritorno, il prossimo anno, nel capoluogo umbro. La scelta, presentata alla Regione Umbria e al Comune di Perugia, nasce dell’esigenza di mettere in scena un’edizione, a suo modo straordinaria, nel pieno rispetto dei protocolli di sicurezza previsti per il settore fieristico, la cui ripartenza è già fissata per il prossimo 1o Luglio.
Così, per la prima volta nella sua storia, Eurochocolate esce dal centro storico di Perugia, che comunque ospiterà un episodio simbolico in Piazza IV Novembre, a testimoniare il forte legame con quella che ogni anno a Ottobre si trasforma in una vera e propria Capitale del Cioccolato.
“Durante questo ultimo anno – dichiara Eugenio Guarducci, presidente di Eurochocolate – siamo stati in tanti ad aver contribuito al fortissimo incremento di cibo in scatola. Ogni volta che aprivo una scatoletta di tonno, di zuppa di cereali o di passata di pomodoro mi domandavo come mai il mondo del cioccolato non avesse mai fatto un uso convinto di questa tipologia di packaging, altamente sostenibile e concettualmente molto interessante. Abbiamo cosi provato a riempire alcune scatole di varie forme con differenti tipologie di cioccolato e ci siamo accorti che il risultato era così interessante da unirlo, poi, ad un’esclamazione che non ha bisogno di spiegazioni”.
Il centro fieristico Umbriafiere di Bastia Umbra, perfettamente baricentrico tra Perugia e Assisi – due delle mete umbre più attrattive dal punto di vista turistico ricettivo – assolverà quindi il compito di accompagnare l’evento in questo anno transitorio, in attesa, come detto, di un prossimo 2022 quando Eurochocolate tornerà a Perugia con una doppia edizione. La prima dal 7 al 10 aprile, a ridosso della Pasqua, con un Eurochocolate “A passo d’uovo”, mentre dal 14 al 23 Ottobre si terrà la tradizionale dieci giorni con il consueto format che ha reso celebre l’evento in tutto il mondo.
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