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Assocarni “Pericoloso eliminare la zootecnia intensiva”

ROMA (ITALPRESS) – “Affermare che una zootecnia estensiva è l’unica soluzione e che la zootecnia intensiva dovrebbe essere eliminata è semplicistico e pericoloso: sono affermazioni fatte in buona fede ma di chi ha una visione troppo urbana, lontana dalla realtà attuale degli allevamenti. Solo grazie alla moderna zootecnia cosiddetta “intensiva” l’Europa, lasciando assolutamente invariata la superficie di terreno destinata al pascolo, è stata in grado di sfamare 125 milioni di persone in più (rispetto agli anni 60) e lo ha fatto in maniera sempre più sostenibile riducendo le emissioni per kg di proteina prodotta di oltre il 20% in totale controtendenza rispetto al resto del mondo che invece queste emissioni le ha aumentate”. Lo ha detto Luigi Scordamaglia, presidente di Assocarni e rappresentante per l’Italia di Carni sostenibili, all’evento in diretta streaming “Alimentazione e Allevamento: chi decide il futuro dell’Europa?”, iniziativa di approfondimento sulla Farm to Fork promosso da Eunews in collaborazione con Carni Sostenibili e European Livestock Voice.
“Oggi per produrre 1 kg di carne rossa in Europa le emissioni collegate sono pari ad 1/5 appena delle emissioni che servono per lo stesso kg di carne in Asia o in America. L’Italia è l’esempio più evidente essendo il quarto produttore al mondo di biogas grazie proprio agli scarti agricoli e soprattutto di allevamento. E grazie anche a questo la percentuale di emissioni di Co2 equivalente si è ridotta costantemente negli anni arrivando in Italia (dati ufficiali Ispra) ad appena il 4,4% da zootecnia contro, ad esempio, il 65% di industria e trasporti”, ha proseguito.
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Nell’industria alimentare 1.227 contagi e 10 morti per covid

ROMA (ITALPRESS) – Al 31 marzo, secondo i dati Inail, le denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 relative al settore dell’industria alimemntare, in cui l’Inail ha contato nel 2019 circa 45mila aziende assicurate con quasi 400mila addetti, concentrati per oltre un terzo nella produzione di prodotti da forno e a seguire nell’industria lattiero-casearia, nella lavorazione di carni e nella produzione di altri prodotti alimentari come zucchero, tè e caffè, sono state 1.227, tra cui 10 decessi. Dopo il picco rilevato nell’aprile 2020, con poco più del 7% dei contagi sul lavoro da Covid-19 denunciati all’Inail, l’industria alimentare ha toccato il 12% dei casi nel mese di agosto, in corrispondenza di alcuni focolai che hanno interessato, in particolare, la trasformazione delle carni.
Ad avere l’impatto maggiore è stata la seconda ondata delle infezioni, che ha raggiunto il suo apice in novembre, nel quale si è concentrato un terzo di tutte le denunce del settore. Circa il 60% dei casi ricade nel trimestre ottobre-dicembre 2020, mentre i primi tre mesi di quest’anno si sono caratterizzati per un forte ridimensionamento del fenomeno. Poco meno del 60% dei contagi professionali riguardano l’industria lattiero-casearia, seguita dal’industria della lavorazione delle carni (22%), dalla lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi (11%) e dai prodotti da forno (7%). La componente femminile conta il 53,1% delle denunce del comparto, percentuale inferiore rispetto a quanto osservato sul totale delle infezioni di origine professionale (69,3%). L’età media dei contagiati è di 47 anni e la classe di età più colpita è quella compresa tra i 50 e i 64 anni, con il 45,7% dei casi, seguita dalle fasce 35-49 anni (40,8%), under 35 (12,6%) e over 64 (sotto l’1%). Le categorie più colpite sono quelle degli artigiani e operai specializzati delle lavorazioni alimentari e, in particolare, i macellatori, con poco meno di 200 denunce da inizio pandemia. Allargando l’osservazione all’insieme degli infortuni sul lavoro, nel quinquennio 2015-2019 l’andamento delle denunce è stato moderatamente crescente fino al 2019, quando si è registrato un calo del 2% rispetto all’anno precedente. I primi dati provvisori del 2020, segnato dalla pandemia, indicano una consistente flessione (-14%), con i casi denunciati che si fermano a circa novemila.
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L’occupazione in agricoltura ha tenuto

ROMA (ITALPRESS) – “Le imprese agricole e le cooperative agroalimentari hanno dovuto continuare a svolgere la propria attività produttiva per garantire l’approvvigionamento alimentare del Paese. L’occupazione in agricoltura ha quindi sostanzialmente tenuto”. Così il coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, nel corso dell’Audizione-indagine conoscitiva sulle nuove disuguaglianze prodotte dalla pandemia nel mondo del lavoro di oggi.
Non sono mancati, però, cali occupazionali soprattutto nei comparti produttivi maggiormente interessati dalle limitazioni stabilite dal governo, come l’agriturismo e il florovivaismo, o quello delle produzioni destinate all’export o ai canali HoReCa. La contrazione più intensa si è verificata nel 2° trimestre 2020, mentre nel terzo è stata meno marcata. La diminuzione dell’occupazione ha interessato particolarmente le regioni del Mezzogiorno, in particolare Calabria, Campania e Sicilia, che insieme hanno totalizzato 1,7 milioni di giornate in meno. Colpite anche la Toscana ed il Lazio.
“Per valutare gli effetti negativi sull’occupazione dell’emergenza sanitaria, e le eventuali nuove diseguaglianze prodotte, occorre tenere presente che l’occupazione agricola è caratterizzata da una forte componente di lavoratori stranieri, che rappresentano il 32% sul totale degli operai agricoli attivi in Italia. Altro elemento che ha caratterizzato il settore nel corso del 2020 è stato lo scarso utilizzo del lavoro agile, dovuto proprio alle caratteristiche del lavoro agricolo. Ciò ha determinato qualche difficoltà soprattutto alle lavoratrici che hanno dovuto usufruire di altri istituti per conciliare i tempi di vita e di lavoro in un contesto in cui le scuole sono state praticamente chiuse per quasi tutto l’anno”, ha ricordato Agrinsieme.
“L’efficacia delle azioni messe in atto dalle nostre imprese, unita all’attività che di solito si svolge all’aperto e in spazi amplissimi, ha permesso di mantenere scarsa l’incidenza dei contagi da Covid-19. L’attenzione che le imprese e le cooperative agroalimentari hanno mostrato verso la salute e sicurezza dei propri dipendenti – ha concluso il Coordinamento – hanno consentito di raggiungere questo importante risultato, ottenuto anche affrontando costi non trascurabili per gli adeguamenti necessari ai protocolli di sicurezza nel tempo emanati”.
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Cdp e Sace a sostegno della crescita di Italian Wine Brands

MILANO (ITALPRESS) – Cassa Depositi e Prestiti e Sace sostengono i piani di crescita e sviluppo in Italia e all’estero di Italian Wine Brands (Iwb) sottoscrivendo, durante il periodo di offerta sul Mot organizzato e gestito da Borsa Italianae sull’Irish Stock Exchange, un ammontare pari a 25 milioni del prestito obbligazionario offerto da Italian Wine Brands, beneficiando pro-quota della garanzia Sace. L’emissione obbligazionaria, destinata a investitori istituzionali e retail, è di un ammontare nominale complessivo pari a massimi 130 milionie ha una durata di sei anni. Italian Wine Brands è nata nel 2015 dall’aggregazione di diverse realtà vinicole italiane ed è oggi uno dei principali gruppi italiani multi-brand e multi-canale nel settore del vino. Dal momento della sua costituzione, IWB può vantare un’importante crescita dimensionale che l’ha portata nel 2020 a sviluppare ricavi consolidati pari a 204,3 milioni realizzati per oltre l’80% sui mercati internazionali. La crescita è stata realizzata sia organicamente attraverso la creazione, lo sviluppo e la distribuzione di brands proprietari sia attraverso operazioni di Merger & Acquisition. Le risorse finanziarie messe a disposizione da CDP e garantite da Sace saranno destinate a supportare il gruppo Iwb nel perseguimento della propria strategia di crescita attraverso l’acquisizione di altre aziende vinicole operanti in Italia e sui mercati internazionali. “Iwb è orgogliosa che Cdp e Sace abbiano voluto investire nella sua prima emissione obbligazionaria aderendo all’offerta di obbligazioni. Iwb ha trovato degli interlocutori attenti e preparati, con profonda conoscenza delle dinamiche della filiera vinicola italiana che ha compreso il progetto industriale di Iwb e il suo ruolo di punto di riferimento per il processo di consolidamento del settore vinicolo italiano, affinchè il nostro Paese possa competere in modo strutturale e nel lungo termine sui mercati internazionali”, sottolinea il presidente del Cda di Iwb, Alessandro Mutinelli.
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Confagricoltura “Accolte nostre richieste sul Dl sostegni”

ROMA (ITALPRESS) – Nelle Commissioni riunite Bilancio e Finanze del Senato si sono chiuse stanotte le votazioni sugli emendamenti al Dl Sostegni.
Da quanto si apprende, per il settore primario sono stati approvati alcuni provvedimenti, proposti da Confagricoltura, a partire dalla cessione del credito d’imposta per le imprese che abbiano fatto investimenti per l’innovazione che rientrano nel piano Transizione 4.0, “un intervento prioritario per garantire liquidità alle aziende che investono in innovazione”.
Altrettanto sostenuto dalla Confederazione, e passato, è l’emendamento relativo all’accesso delle imprese agricole al conto termico, che permette l’utilizzo degli incentivi erogati dal GSE per interventi riguardanti l’incremento dell’efficienza energetica e la produzione di energia termica da fonti rinnovabili.
“Molto positiva è l’estensione alle produzioni delle vertical farming delle disposizioni in materia di prodotti di quarta gamma: il provvedimento – ad avviso di Confagricoltura – è importante perchè va nella direzione dello sviluppo di un nuovo comparto, assai innovativo, del settore primario”.
E’ stata anche approvata la possibilità di commercializzare, fino a esaurimento scorte, i prodotti immessi in commercio o etichettati al 1° gennaio 2022, pur privi dei requisiti disposti in materia di etichettatura dal decreto legislativo 152/2006.
“Su questo argomento – rileva Confagricoltura – occorrerà intervenire nuovamente per risolvere le numerose questioni aperte relative agli imballaggi di numerosi prodotti, dal vino all’olio, alle conserve, ma l’approvazione dell’emendamento rappresenta un elemento positivo in questo periodo di difficoltà per le aziende”.
“Soddisfazione anche per l’emendamento approvato che prevede che per accedere agli esoneri contributivi ex art.222 del DL Rilancio, i beneficiari della domanda dichiarino di non avere superato i limiti individuali fissati dal Quadro Temporaneo per le misure di aiuto di Stato. Si tratta di un provvedimento importante – conclude Confagricoltura – perchè va incontro all’esigenza di semplificazione espressa a gran voce dalle imprese agricole”.
“Positiva, infine, l’esenzione del canone Rai, per l’anno 2021, per le strutture ricettive. Si tratta di una misura – conclude la Confederazione – che interessa le strutture agrituristiche fortemente colpite dalla pandemia”.
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La Regione Piemonte potenzierà l’agricoltura con il Recovery Fund

TORINO (ITALPRESS) – Tra i progetti che il Piemonte presenterà a Roma per la proposta di inserimento nel Recovery Plan, quelli legati all’agricoltura rappresenteranno uno degli assi strategici del documento, tutti elaborati ascoltando le richieste del territorio e realizzabili tra i 3 e i 5 anni.
Gli interventi riguardano invasi, recupero strutture, messa in sicurezza dei canali irrigui, di energia idroelettrica nonchè danni causati da alluvioni.
“L’Assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte ha lavorato per proporre un piano di carattere strategico e di lungo periodo in materia di protezione del territorio e messa in sicurezza delle risorse idriche piemontesi a vantaggio e tutela del comparto agricolo – sottolinea l’assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa – Dai territori è emersa la necessità di un piano di investimenti nelle infrastrutture irrigue demaniali e regionali per manutenzione, innovazione e interventi strutturali laddove ci sono danneggiamenti nel tempo o causati da eventi straordinari come è avvenuto durante l’alluvione 2020. Se non si attivano certe opere si mette a rischio l’agricoltura, ma questo deve avvenire nel rispetto di tutte le norme di tutela dei territori”.
L’obiettivo è avviare un processo di ammodernamento del sistema irriguo piemontese e migliorare la gestione delle acque ai fini irrigui, considerando che l’economia agricola è completamente condizionata dalla presenza dell’acqua e le soventi crisi idriche e sempre più presenti siccità portano ad una particolare attenzione per le riserve d’acqua e il non spreco della stessa. Il Piemonte conta su una rete irrigua capillare che è rappresentata da circa 10.000 chilometri di canali afferenti alla rete principale, oltre a 2000 chilometri di moderne condotte.
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Da Ue via libera a vermi farina gialla essiccati come alimento

BRUXELLES (BELGIO) (ITALPRESS) – Gli Stati membri hanno approvato una proposta della Commissione europea che consente l’uso di vermi della farina gialla essiccati come nuovo alimento.
A seguito di una rigorosa valutazione scientifica da parte dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, questa è la prima vera autorizzazione a immettere gli insetti come nuovi alimenti sul mercato dell’Ue. Questo nuovo alimento può essere utilizzato come un insetto essiccato intero come spuntino o come ingrediente in numerosi prodotti alimentari, ad esempio come polvere in prodotti proteici, biscotti o prodotti a base di pasta. La strategia Farm to Fork identifica gli insetti come una fonte proteica alternativa che può supportare la transizione dell’Ue verso un sistema alimentare più sostenibile. Milioni di persone consumano già insetti ogni giorno. Inoltre, la Fao qualifica gli insetti come una fonte di cibo sana e altamente nutriente, ricca di grassi, proteine, vitamine, fibre e minerali. La decisione formale della Commissione sarà adottata nelle prossime settimane.
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Cresce gestione informatizzata delle aziende zootecniche

ROMA (ITALPRESS) – A dicembre 2020, secondo i dati Istat, sul territorio italiano sono presenti 458.534 aziende zootecniche. Di queste, il 61,7% alleva specie bovine, bufaline, suine e ovi-caprine. Rispetto al 2019, si stima una notevole contrazione del numero di aziende (pari a 282.759) che allevano le specie target. Il calo interessa tutte le ripartizioni geografiche, soprattutto il Centro, dove si registra una flessione del 7,2% rispetto alla media nazionale di -4,8%. L’accesso a una connettività veloce e affidabile, la disponibilità di capitale umano in possesso delle competenze necessarie per usare strumenti tecnologici evoluti, la scelta del digitale come investimento necessario anche se costoso, sono elementi di innovazione per la competitività e la sostenibilità delle produzioni delle aziende zootecniche, che però soffrono ancora un forte divario digitale.
Nel 2020, quasi una azienda su tre è dotata di personal computer, di una connessione e delle competenze digitali. Nel complesso il 52,8% delle aziende zootecniche italiane ha dichiarato di utilizzare una connessione in banda larga. La quota di aziende con più di 5 addetti collegate in rete raggiunge l’82,6% contro il 59,3% di quelle con 2-5 addetti e il 39,0% delle aziende con un addetto. Sul territorio invece la maggiore diffusione di connessioni veloci si rileva tra le aziende del Nord-ovest (63,1%) e del Nord-est (61,4%). La presenza di siti web e profili aziendali sui social network, interessa però soltanto il 16,1% delle aziende intervistate. Ancora una volta la dimensione aziendale svolge un ruolo cruciale: è presente online il 47,1% delle aziende zootecniche con più di 5 addetti, il 17,9% di quelle con 1-5 addetti e il 9,0% delle aziende con un solo addetto. A livello territoriale, le aziende localizzate al Centro mostrano una propensione maggiore all’utilizzo dei siti web o dei social network. Per quanto riguarda i processi che permettono di automatizzare diverse operazioni, come la mungitura, il monitoraggio della qualità del latte, del benessere dell’animale e del suo comportamento, l’utilizzo è più diffuso al Nord-ovest (52,1% contro una media nazionale del 38,5%) mentre la ripartizione centrale è quella in cui si registra la minore propensione (26,4%). Per quanto riguarda i sistemi o i macchinari di zootecnia di precisione introdotti nell’attività produttiva, i più diffusi sono i sistemi informatici per la gestione della mandria (47,8%), seguono i sistemi per il monitoraggio dell’attività produttiva e riproduttiva della mandria (41,0%), quelli deputati alla gestione in remoto dell’identificazione degli animali (29,9%) e i robot di mungitura (21,4%).
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