Agroalimentare

Al via la terza edizione di EWA – Empowering Women in Agrifood

ROMA (ITALPRESS) – EWA – Empowering Women in Agrifood – il programma di imprenditoria femminile promosso da EIT Food, Istituto Europeo di Innovazione e Tecnologia nonchè organo dell’Unione Europea, torna in Italia per supportare idee e startup early stage.
EWA seleziona dieci partecipanti che possono accedere a un percorso di formazione, tutoraggio e networking. Il percorso di sei mesi si conclude con un demo day dove una giuria esterna seleziona ii due progetti più interessanti che ricevono un premio in denaro, di 10mila euro a fondo perduto per la prima classificata e di 5 mila per la seconda.
Il programma, declinato contemporaneamente in dodici paesi europei, ha l’obiettivo di far emergere lo straordinario potenziale dell’imprenditoria femminile e vuole contribuire a superare il divario di genere ancora esistente, promuovere ulteriormente la presenza femminile in posizioni dirigenziali, e aumentare il numero delle start-up guidate da donne.
Inigo Rodilla, Regional Project Manager di EIT Food South, commenta: “Per EIT Food, la parità di genere non è semplicemente un obiettivo, ma il cuore pulsante di tutto ciò che facciamo, soprattutto quando si tratta di innovazione dei sistemi agroalimentari. E’ per questo che EWA diventa la nostra iniziativa di punta: un richiamo all’azione per le giovani imprenditrici che desiderano lasciare un segno indelebile. Con EWA, non si parla solo dell’Italia, ma di un movimento che interessa l’intero Sud Europa, un luogo dove la tradizione incontra l’innovazione spingendosi verso orizzonti tecnologici avanzati, fondati su un futuro sostenibile e inclusivo. Invito tutte le giovani imprenditrici ad unirsi a EWA nel cammino verso l’innovazione e la sostenibilità”. Il programma viene implementato in Italia grazie al Future Food Institute, un ecosistema composto da più organizzazioni che condividono la stessa visione di migliorare il mondo attraverso il cibo: il fulcro è un’anima filantropica, la Fondazione Future Food Institute, impegnata in formazione, ricerca e advocacy, che viene affiancata da Società Benefit, le quali lavorano per rendere tangibile il cambiamento.
Sara Roversi, Presidente del Future Food Institute, aggiunge: “Empowering Women in Agrifood è dedicato alle donne imprenditrici, alle innovatrici che desiderano lasciare un segno positivo nel mondo attraverso idee e progetti innovativi. La nostra missione è fornire loro lo spazio, la conoscenza e il network necessari per trasformare queste idee in realtà concrete, promuovendo un cambiamento sostenibile che rispecchia la forza, la determinazione e l’ingegnosità femminile”. Per partecipare è necessario identificarsi nel genere femminile, essere residenti in Italia e avere un progetto nel settore dell’agrifood che sia allineato alle tre missioni di EIT Food; si può trattare di un’idea imprenditoriale solida o di una società già costituita da massimo 3 anni e che abbia ricevuto meno di 60,000 euro da fondi pubblici e/o privati.
Le candidature possono essere presentate fino al 24 maggio 2024 gratuitamente sulla piattaforma di F6s
registrandosi e seguendo le indicazioni di questo link https://eitfoodsouth.typeform.com/to/qbLkZsFo.
Per l’edizione 2023 hanno ricevuto i primi due premi: Diana Zagarella, di OlivAir, che ha proposto l’utilizzo di droni per migliorare il sistema di raccolta delle olive, e Martina Riolino, di Zoè Food Evolution, che ha proposto un format per ristoranti vegani.
-foto screenshot sito Eit Food –
(ITALPRESS).

Barrile “Agricoltura fondamentale per la sostenibilità”

ROMA (ITALPRESS) – “Un’agricoltura forte e sostenibile contribuisce alla solidità del Paese, garantendo sicurezza alimentare e tutela ambientale”. Lo ha detto il direttore generale di Confagricoltura, Annamaria Barrile, durante il suo intervento all’European Innovation for Sustainability Summit, (EIIS) a Roma. Barrile ha ribadito come le imprese agricole condividano con l’industria la principale delle sfide di oggi, attraverso un modello produttivo sempre più orientato verso filiere intelligenti che tengano insieme produttività, efficienza e attenzione all’ambiente per competere sui mercati.
“Per queste ragioni – ha ricordato – Confagricoltura e Unione Italiana Food hanno dato vita al progetto Mediterranea, che unisce il mondo del settore primario e quello della trasformazione industriale, legando le filiere agroalimentari della dieta mediterranea, patrimonio Unesco, in una compagine da 106 miliardi. Abbiamo siglato questa alleanza per rafforzare le filiere verticali già esistenti e crearne di nuove. Obiettivo da raggiungere – ha sottolineato – con progetti di filiera integrata e iniziative di sostegno, promozione e comunicazione delle nostre produzioni per vincere le sfide della sostenibilità”. Tra i temi affrontati, anche quello della bioeconomia. “Siamo un settore virtuoso: in agricoltura non si butta niente – ha sottolineato Barrile – occorre ripensare a politiche, investimenti e sistemi produttivi sostenibili più incisivi dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. L’economia circolare è oggi un paradigma imprescindibile per evitare sprechi e valorizzare gli scarti riutilizzandoli, perchè possano diventare energia, concime e molto altro. In Europa sprechiamo circa il 20 % di ciò che produciamo. E’ inaccettabile. Con il Banco Alimentare onlus stiamo sviluppando iniziative specifiche per individuare buone pratiche da promuovere, con l’obiettivo di sensibilizzare le nostre imprese sul riutilizzo di materiali utili all’agricoltura”, ha concluso.
(ITALPRESS).
– Foto: ufficio stampa Confagricoltura –

Unicredit, forum sul comparto dell’Agrifood con focus sulla Puglia

LECCE (ITALPRESS) – Un Forum dedicato al comparto agroalimentare nel quale è stato trattato il tema della transizione della filiera Agrifood tra sostenibilità e mercato con un focus sulla Puglia. Ad organizzarlo UniCredit in collaborazione con l’Università del Salento. Il Forum è una delle tappe di #italianEXPerience, un percorso di UniCredit dedicato all’export delle principali filiere del made in Italy. La tappa di Lecce ha incluso il Forum delle Economie e una serie di incontri B2B che hanno messo in contatto buyer e seller grazie a un sistema di matching virtuale.
“La banca – ha sottolineato Ferdinando Natali, Regional Manager Sud di UniCredit – è impegnata a sostenere la crescita del territorio, quale facilitatore di sviluppo sostenibile e di innovazione. Le imprese pugliesi dell’agrifood hanno una importanza strategica in quanto motore dello sviluppo economico regionale. Come UniCredit vogliamo accompagnare l’economia di questo settore nella transizione verso nuovi modelli di sviluppo, fornendo supporto finanziario, prodotti e servizi e consulenza, incluse le attività connesse al PNRR. Siamo fortemente impegnati a sostenere lo sviluppo internazionale delle Filiere dell’Agrifood che rappresentano una leva primaria per dare slancio all’economia del Mezzogiorno e di conseguenza al sistema Paese”.
“L’agroalimentare pugliese – ha dichiarato Fabio Pollice, Rettore dell’Università del Salento – ha ampie possibilità di espansione, ma è anche un settore che deve affrontare una profonda trasformazione se vuole accrescere la propria competitività e la propria sostenibilità con processi di integrazione verticale ed orizzontale. Come Università del Salento siamo in grado di sostenerne lo sviluppo sia attraverso la didattica, come stiamo facendo in maniera mirata con il Corso di Laurea in Viticoltura ed Enologia e gli investimenti ad esso collegati, come ad esempio il progetto Oenovation, un centro integrato per lo sviluppo della filiera che nascerà a breve a Campi Salentina con un investimento di 12 milioni di euro sia attraverso la ricerca, con progetti innovativi che riguardano tanto i prodotti agroalimentari quanto i processi produttivi e sono finalizzati a migliorarne la qualità e renderli più sostenibili”.
Questa l’analisi Prometeia sulla filiera dell’Agrifood con focus sulla Puglia.
La filiera agrifood è centrale nei grandi processi che su scala globale stanno cambiando il volto delle politiche commerciali e ambientali, delle tendenze di consumo e del concetto di sostenibilità.
Sicurezza degli approvvigionamenti e accesso a nuovi mercati, rivoluzione energetica e digitale, prevenzione dei dissesti idrogeologici, tutela del territorio e delle sue peculiarità sociali ed economiche e, non ultimo, salute alimentare sono i principali canali attraverso i quali i grandi cambiamenti globali si trasmettono all’agrifood.
L’Italia, forte di oltre 1,2 milioni di imprese nella filiera, è la nazione europea con il più alto valore aggiunto agricolo e una delle più rilevanti per la produzione e l’export dell’industria dell’alimentare e bevande. In questo sistema, la Puglia occupa un posto di primo piano, con oltre 196 mila imprese nell’agrifood (il 40% di quelle complessive in regione, il 16% della filiera nazionale). Una numerosità molto elevata che però si traduce in un peso sul fatturato nazionale ancora basso (il 5.5%), legato alle oltre 195 mila imprese che non raggiungono i 2 milioni di fatturato (in particolare, nel comparto agricolo quelle che superano i 2 milioni di fatturato sono solamente 200).
Una struttura produttiva che evidenzia un gap dimensionale consistente non solo rispetto alla media nazionale, ma anche rispetto ad altre regioni meridionali e che solo in parte può essere attribuito alle specializzazioni agricole.
Nonostante i buoni risultati all’export (+9% la crescita media annua delle esportazioni pugliesi di agrifood nell’ultimo quinquennio, contro il +8,3% medio italiano), i limiti dimensionali hanno pesato sul confronto con le altre regioni meridionali, tutte capaci nello stesso periodo di crescite a doppia cifra (valore raggiunto in Puglia solamente nel comparto della Pasta e prodotti da forno).
0123 Contatti UniCredit – Media Relations Roberto Vitellaro – [email protected] – cell. 336.891222 UniCredit – Public A ulteriore riprova dei vantaggi di avere aziende più strutturate (non necessariamente più grandi), le oltre 2 mila società di capitale dell’agrifood pugliese (dove quelle sotto i 2 milioni di euro sono comunque la maggioranza) hanno evidenziato una crescita del fatturato molto sostenuta (superiore a quella media italiana e di altre regioni meridionali), hanno limitato il calo della marginalità nel 2022 (pur su livelli medi bassi), ridotto il loro livello di indebitamento e sono state in grado di ridurre i tempi di incasso dai clienti a livelli inferiori a quelli nazionali (in particolare nel comparto dell’industria alimentare).
Ma le sfide per il futuro non riguardano solamente il mercato, coinvolgendo il modo stesso di intendere l’attività agricola e di trasformazione degli alimenti. Motore della trasformazione è l’innovazione tecnologica, non solo destinata ad aumentare le rese, la produttività o le vendite (meccanizzazione, digitalizzazione dei processi aziendali e dei canali di marketing), ma intrecciata con la sua “gemella” ambientale, per ridurre l’impatto sull’ambiente delle attività agricole (attività che dal cambiamento climatico in atto sono le più colpite) e aumentare l’efficienza energetica e degli altri input (acqua in primis) di tutti i processi aziendali.
Sfide che, anche se percepite come imposte dall’attività legislativo-regolamentare a livello europeo, trovano un corrispettivo nelle nuova sensibilità della società, che mostra un crescente apprezzamento per i prodotti che dimostrino un reale impegno per la salvaguardia dell’ambiente, per le mete turistiche che sappiano coniugare vacanza e ricchezze culturali (a cui appartengono a buon titolo molte specialità agroalimentari) e paesaggistiche e che è sempre più preoccupata per i possibili effetti irreversibili del cambiamento climatico (soprattutto nelle nuove generazioni).
Il nuovo concetto di sostenibilità non si applica però solamente a parametri ambientali o finanziari, ma abbraccia tutto quanto possa garantire sviluppo alla filiera e al territorio in cui le imprese operano. Da questo punto di vista, segnali preoccupanti emergono dai dati dell’ultimo Censimento dell’Agricoltura, che mostrano un comparto agricolo che dovrà affrontare nei prossimi anni un importante ricambio generazionale (in Italia, per ogni conduttore/conduttrice agricolo sotto i 30 anni, ce ne sono 10 over 75, con una punta di 16 in Puglia) e un innesto di nuove competenze specifiche (solamente il 9% dei conduttore/conduttrici italiani hanno un titolo di studio inerente all’attività agraria).
Poco ritardo invece, almeno in Puglia, sul fronte della parità di genere: oltre un’azienda su tre è guidata da donne, elemento che potrebbe favorire un’integrazione con altre imprese dei servizi culturali, turistici e sociali, anch’essi a forte presenza femminile e sempre più legati al mondo agroalimentare, in particolare nelle nuove tendenze del turismo.

– Foto: Agenzia Fotogramma –

(ITALPRESS).

Federalimentare, Made in Italy traino economia per il 94% degli italiani

PARMA (ITALPRESS) – A Cibus, presso Fiere di Parma, si è svolta l’Assemblea Pubblica di Federalimentare “L’Industria alimentare italiana: opportunità e sfide nell’Europa del futuro”, nel corso della quale è stata presentata la Ricerca Federalimentare-Censis “L’industria alimentare tra Unione europea e nuove configurazioni globali” che ha evidenziato la centralità dell’industria alimentare e del Made in Italy e l’importanza delle future scelte in Europa.
Per il 93% degli italiani l’industria alimentare è sinonimo di sviluppo sociale ed economico, per il 94% il Made in Italy è uno dei principali ambasciatori dell’italianità nel mondo e un traino per l’economia grazie all’export (53 miliardi di valore nel 2023), mentre per l’89% un aiuto al settore potrà arrivare dalle future scelte che verranno prese in Ue se ci saranno azioni più incisive a supporto della competitività delle imprese europee nei confronti di quelle extra europee.
L’industria alimentare è oggi al primo posto dei settori manifatturieri per valore del fatturato e al secondo posto sia per numero di imprese che di addetti, con un valore pari a 193 miliardi di euro, cioè il 15,6% del totale del fatturato dei settori industriali. Nel periodo 2013-2023 il fatturato dell’alimentari e bevande è aumentato del 31,3%. Il settore si compone di 60,4 mila imprese aumentate dell’1,5% nel 2013-2023; di un totale di quasi 464 mila addetti, +12% nello stesso periodo. In Italia la spesa delle famiglie per prodotti alimentari e bevande vale 195 miliardi di euro e risulta pari al 15,2% del totale spesa delle famiglie per consumi, quota più alta di Paesi omologhi come Francia, Spagna, Germania e Paesi Bassi.
Nel 2023 il valore delle esportazioni dell’industria alimentare e delle bevande è stato pari a 53,4 miliardi di euro con un incremento del 57,3% nel 2013-2023 e del 148,5% nel 2003-2013. Una crescita impetuosa, che connota l’industria alimentare come uno dei best performer della nostra economia. I dati 2023 relativi alla distribuzione del valore totale dell’export di prodotti alimentari e bevande tra le aree geografiche di destinazione segnalano che il 56,2% è andato nei mercati dei 27 Paesi della Ue e il 14,9% in quelli dei Paesi europei non Ue.
Anche nell’export si materializza la possenza del Made in Italy: nel 2023 il suo valore è stato pari a oltre 380 miliardi di euro, più di due terzi del totale del valore dell’export italiano nell’anno indicato.
Quasi il 91% dei cittadini definisce i prodotti Made in Italy come espressione dell’orgoglio italiano e, con riferimento al nostro cibo, il 94% degli italiani è convinto sia uno dei principali ambasciatori dell’italianità nel mondo. Inoltre, quasi il 93% degli italiani ritiene importante tutelare e potenziare le industrie italiane, come quella alimentare. L’87% esprime, poi, apprezzamento per le iniziative di tutela di marchi e imprese per evitare che finiscano sotto il controllo straniero.
L’84,9% degli italiani è convinto che occorra innalzare barriere alle merci che arrivano da Paesi con regole sanitarie, sociali e di sicurezza inadeguate rispetto a quelle imposte alle imprese Ue. Oltre l’89% degli italiani ritiene che l’Unione Europea dovrebbe affiancare le imprese dei Paesi membri nel loro sforzo per diventare più competitive rispetto a quelle dei Paesi non Ue. L’Europa è per una consistente maggioranza di italiani un valore, anche se molto deve cambiare a cominciare dalla sua azione in ambito economico, di rapporto con le industrie, come quella alimentare, che generano tanto valore e che troppo spesso sono costrette a fare dei percorsi accidentati per scelte e regolamentazioni europee.
Per Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy, “il Made in Italy ormai nel mondo è considerato il prodotto di qualità ed eccellenza a livello globale. Questo è espressione della peculiarità del nostro Paese e del suo sistema produttivo che ha saputo vincere controcorrente la sfida della globalizzazione”.
Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, ha osservato che “ogni iniziativa di altissimo livello, come Cibus, che promuove le eccellenze italiane ha un valore incalcolabile. Per questo sosteniamo tali attività con ogni modalità, così da rafforzare la presenza dei produttori sui mercati nazionali e internazionali. Ci sono tanti buyer di altri paesi che vengono alle fiere perchè i cittadini del mondo hanno fame d’Italia. In merito al Dl Agricoltura c’è una visione strategica che conferma la volontà dell’Italia di avere al centro il settore produttivo, tutelandolo e garantendo ai nostri produttori il giusto prezzo. Garantendo anche la possibilità di avere terreni agricoli protetti da eventuali speculazioni e di poter contrastare le criticità del settore”.
Secondo Paolo Mascarino, Presidente di Federalimentare, “l’industria alimentare italiana può e vuole dare un grande contributo all’agenda di sviluppo del Paese. Oltre a garantire la sicurezza alimentare in Italia, abbiamo una grande opportunità di crescita sui mercati internazionali. Le imprese hanno fondamentali solidi, e sanno come produrre alimenti unici e inimitabili. Ma per continuare la traiettoria di crescita, occorre anche un impegno delle istituzioni, europee e italiane, a livello strutturale. A tal proposito vorremmo una Europa che favorisse il talento imprenditoriale del nostro comparto con iniziative legislative e regolatorie che ne promuovano la competitività a livello internazionale”.
Per Gian Marco Centinaio, Vice Presidente del Senato, “il decreto approvato ieri conferma l’attenzione del governo per il settore agroalimentare e promuove l’alleanza tra produttori agricoli, industria alimentare e distribuzione, con il riconoscimento per tutti di un compenso adeguato. Ora serve un maggior impegno in Europa per sostenere il Made in Italy, evitando restrizioni eccessive e limitando le importazioni da Paesi che non rispettano le nostre stesse regole. Questo non è protezionismo, è semplice buon senso”.
Mirco Carloni, Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, ha affermato che “Federalimentare svolge un ruolo molto importante nella protezione e nella promozione della nostra filiera di qualità. Senza un’organizzazione e soprattutto senza corpi intermedi che gestiscano l’operazione di controllo dell’attività produttiva delle nostre filiere agroalimentari, il valore aggiunto che ha il Made in Italy non esisterebbe ed è molto importante da valorizzare. Il mondo agricolo ha bisogno di regole chiare e di organizzazioni che sappiamo gestire le filiere e valorizzare i prodotti”.
Matteo Zoppas, Presidente Agenzia ICE, ha precisato che “Cibus, con 3mila marchi esposti e tantissimi panel esteri, è un punto di riferimento internazionale per quanto riguarda la cucina, con particolare attenzione a quella italiana. Qui si creano i trend per i prossimi anni, vedremo come si comporranno durante la fiera. In questo senso, la candidatura della cucina italiana a Patrimonio dell’Unesco è un canale comunicazionale che tutti gli imprenditori vogliono sfruttare per poter meglio raccontare quel Made in Italy buono e ben fatto che noi riusciamo a portare in giro per il mondo”.
Per Giorgio De Rita, Segretario Generale Censis, “dalla ricerca Federalimentare-Censis emerge come l’Italia cresca ancora troppo poco e stia ritrovando solo negli ultimi mesi un pò di vocazione alla crescita. Una crescita che l’Italia sta ritrovando grazie all’industria e soprattutto all’alimentare italiano, condizionata da una dimensione europea che diventa sempre più significativa”.
“La dieta mediterranea è un metodo basato su un’alimentazione bilanciata per vivere bene. Questa è una dieta che deve essere esportata all’estero come modello sano anche per vivere più a lungo”, ha detto infine Pietro Paganini, Professore alla Temple University di Philadelphia e Presidente di Competere.

– foto ufficio stampa ItalCommunications –
(ITALPRESS).

Filiera del pomodoro da industria, il nuovo progetto di Mediterranea

PARMA (ITALPRESS) – Mediterranea, l’associazione nata a gennaio scorso da un accordo tra Confagricoltura e Unione Italiana Food, presenta oggi a Parma, in occasione del Cibus, alla presenza del ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida e del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso il suo primo progetto: l’accordo di filiera sul pomodoro da industria.
Rafforzare le filiere e la loro efficienza dal campo alla tavola, la sostenibilità delle produzioni ed efficientare la rete logistica e dei sistemi di stoccaggio, sono infatti tra gli obiettivi dichiarati di Mediterranea e questo primo progetto va esattamente in tale direzione.
L’iniziativa affonda le radici sul successo del “Protocollo d’intesa grano duro-pasta”, con l’obiettivo di estendere il modello ad altre filiere rappresentate da Unione Italiana Food e Confagricoltura fra cui, appunto, quello del pomodoro. Il partner tecnico sarà Value Groovers, spin off dell’Università della Tuscia di cui è presidente il professore Emanuele Blasi che seguirà la prima progettualità di filiera promossa da Mediterranea, facendo tesoro dell’esperienza del Protocollo e dell’innovativo modello FRUCLASS testato nell’ambito della filiera grano duro-pasta.
L’Italia, con oltre 5 milioni di tonnellate è il terzo produttore mondiale di pomodoro da industria, dopo California e Cina. Seguono la Turchia, con circa la metà della produzione italiana, e la Spagna, che ha una produzione sostanzialmente equivalente. I “top five producer” di pomodoro da industria rappresentano quasi il 70% della produzione mondiale.
In Italia si sono coltivati nel 2023 oltre 68mila ettari, per il 57% nel Nord Italia e per il 43% nel Centro-Sud. Le superfici sono in aumento, mentre la produzione è in flessione (-1,3%) sostanzialmente per motivi climatici.
Tra gli obiettivi del progetto di Mediterranea, l’individuazione di modelli organizzativi, tecnologici ed industriali a supporto di una garanzia qualitativa, nutrizionale e geografica dei prodotti a base di pomodori da industria.
Per Massimiliano Giansanti, presidente di Mediterranea, “con Mediterranea intendiamo strutturare le filiere agroalimentari italiane in modo che diventino sempre più competitive sui mercati. Attraverso accordi e certificazioni a favore della tracciabilità e della sostenibilità, Confagricoltura e Unionfood insieme si impegnano a incrementare le produzioni e sviluppare accordi con soggetti terzi per sostenere l’alta qualità dell’export agroalimentare italiano”.
Per Paolo Barilla, vicepresidente di Mediterranea, “la ricchezza, la varietà e la natura dei prodotti rappresentati da Unione Italiana Food sono complementari alla dieta mediterranea nel suo complesso. Per questo, insieme a Confagricoltura, abbiamo costruito una struttura per la promozione e valorizzazione delle filiere mediterranee e dei prodotti italiani di eccellente qualità che in quel paniere si collocano, in una logica di integrazione di filiera e tra più filiere, ben rappresentate da entrambi i soci fondatori”.

– Foto ufficio stampa Confagricoltura –

(ITALPRESS).

Unicredit, un forum sull’agrifood con focus su Abruzzo e Molise

Chieti (ITALPRESS) – UniCredit in collaborazione con il GAL – Costa dei Trabocchi, ha organizzato un Forum dedicato al comparto agroalimentare nel quale è stato trattato il tema della transizione della filiera Agrifood tra sostenibilità e mercato con un focus sull’Abruzzo e sul Molise. Il Forum è una delle tappe di #italianEXPerience, un percorso di UniCredit dedicato all’export delle principali filiere del made in Italy. La tappa di Vasto (CH) ha incluso il Forum delle Economie e una serie di incontri B2B che hanno messo in contatto 7 buyer e oltre 40 seller grazie a un sistema di matching virtuale.
“La banca – ha sottolineato Roberto Fiorini, Regional Manager Centro di UniCredit – è impegnata a sostenere la crescita del territorio, quale facilitatore di sviluppo sostenibile e di innovazione. Le imprese dell’agrifood dell’Abruzzo e del Molise sono un target strategico di questa mission, in quanto motore dello sviluppo economico. Come UniCredit vogliamo sostenere l’economia di questo settore nella transizione verso nuovi modelli di sviluppo, fornendo supporto finanziario, prodotti e servizi e consulenza, incluse le attività connesse al PNRR’.
“Il rafforzamento della capacità di export delle imprese dell’agroalimentare abruzzese – ha dichiarato Roberto Di Vincenzo, Presidente del GAL – Costa dei Trabocchi, è il perno di questa azione di sviluppo locale che il Gal Costa dei Trabocchi realizza grazie alla collaborazione con UniCredit.
L’agroalimentare è infatti una componente fondamentale per la diffusione di una qualificata identità territoriale dell’Abruzzo nel mondo, presupposto anche di uno sviluppo turistico di qualità”.
Questa l’analisi Prometeia sulla filiera dell’Agrifood con focus sull’Abruzzo e sul Molise.
Circa 250 miliardi di euro di valore della produzione nel 2022 generati da 1,2 milioni di imprese e 1,5 milioni di addetti. Numeri che fanno dell’Agrifood italiano uno dei comparti produttivi più rilevanti dell’economia nazionale e protagonista di rilievo nel contesto dei principali produttori europei.
Con circa 6.4 miliardi di euro, l’Abruzzo e il Molise generano il 2.6% del fatturato dell’Agrifood italiano e vantano un’elevata specializzazione in diverse filiere del comparto. La diffusione delle imprese è estesa a tutte le province, con la provincia di Chieti che si distingue per il maggior numero di specializzazioni (dalle produzioni propriamente agricole alla produzione di olio, vino e pasta).
Specializzazioni che fanno capo a 65 mila imprese, pari al 5.5% del tessuto imprenditoriale dell’Agrifood nazionale, e oltre 68 mila addetti.
Una struttura produttiva che evidenzia tuttavia un gap dimensionale consistente rispetto alla media nazionale: la stragrande maggioranza delle oltre 65 mila imprese localizzate in Abruzzo e Molise dell’agrifood ha un fatturato inferiore a 2 milioni di euro (in particolare, nel comparto agricolo quelle che superano i 2 milioni di fatturato sono solamente 83). Un tessuto produttivo di piccole e piccolissime imprese che riveste però una grande rilevanza all’interno dei singoli territori, sia in termini produttivi che occupazionali, con punte superiori alla media regionale per le provincie di Chieti e di Teramo (circa il 10% dell’incidenza della produzione Agrifood sul totale dell’economia provinciale e superiori al 15% sui livelli occupazionali).
In termini di performance, le imprese abruzzesi e molisane hanno intercettato la ripresa della domanda post Covid e ottenuto buone performance sui mercati esteri (+9.3% la crescita media annua delle esportazioni abruzzesi, +19.2% di quelle molisane di agrifood nell’ultimo quinquennio, contro il +8.3% medio italiano). Un risultato conseguito in particolare grazie agli exploit dell’industria molitoria, della pasta e del vino. Sul fronte export, le regioni evidenziano tuttavia ancora importanti spazi di crescita, che potranno essere colti solamente superando i limiti dimensionali delle imprese che ostacolano un pieno accesso alle opportunità offerte dai mercati internazionali (solo il 2% dell’export italiano di Agrifood è originato nelle regioni Abruzzo e Molise). Un percorso necessario per avviare un circolo virtuoso di crescita, investimenti e produttività.
0123 Contatti UniCredit – Media Relations Roberto Vitellaro – [email protected] – cell. 336.891222 UniCredit – Public Sul fronte interno, il turismo e i consumi fuori casa hanno fornito un importante sostegno alla crescita del mercato interno della filiera, a fronte di consumi domestici, penalizzati dall’elevata inflazione. I numeri del turismo, in particolare, mostrano un trend positivo per l’Abruzzo, che già nel 2022 aveva quasi recuperato i livelli pre Covid e in un’ottica di lungo periodo incrementato sia le presenze sia la permanenza dei turisti, soprattutto stranieri. Un segnale importante nella direzione di intercettare non solo un turismo di passaggio o di prossimità ma anche esperienziale, con potenziali impatti positivi sulla filiera agroalimentare.
L’attrattività del territorio si è arricchita negli ultimi anni di una formidabile infrastruttura nella provincia di Chieti, la Via Verde della Costa dei Trabocchi. Un volano dalle potenzialità enormi per attrarre nuovi turisti e mettere in connessione i territori che vi gravitano attorno, sostenendo lo sviluppo della filiera agroalimentare.
Le sfide per il futuro non riguardano però solamente il mercato, ma coinvolgeranno anche il modo di intendere l’attività agricola e di trasformazione degli alimenti. Motore della trasformazione è l’innovazione tecnologica, non solo destinata ad aumentare le rese, la produttività o le vendite (meccanizzazione, digitalizzazione dei processi aziendali e dei canali di marketing), ma intrecciata con la sua “gemella” ambientale, per ridurre l’impatto sull’ambiente delle attività agricole (attività che dal cambiamento climatico in atto sono le più colpite) e aumentare l’efficienza energetica e degli altri input (acqua in primis) di tutti i processi aziendali.
Sfide che, anche se percepite come imposte dall’attività legislativo-regolamentare a livello europeo, trovano un corrispettivo nelle nuova sensibilità della società, che mostra un crescente apprezzamento per i prodotti che dimostrino un reale impegno per la salvaguardia dell’ambiente, per le mete turistiche che sappiano coniugare vacanza e ricchezze culturali (a cui appartengono a buon titolo molte specialità agroalimentari) e paesaggistiche e che è sempre più preoccupata per i possibili effetti irreversibili del cambiamento climatico (soprattutto nelle nuove generazioni).
Il nuovo concetto di sostenibilità non si applica però solamente a parametri ambientali o finanziari, ma abbraccia tutto quanto possa garantire sviluppo alla filiera e al territorio in cui le imprese operano. Da questo punto di vista, segnali preoccupanti emergono dai dati dell’ultimo Censimento dell’Agricoltura, che mostrano un comparto agricolo che dovrà affrontare nei prossimi anni un importante ricambio generazionale e un innesto di nuove competenze specifiche. Per ogni conduttore/conduttrice agricolo sotto i 30 anni, in Italia ce ne sono 10 over 75 e solamente il 9% dei conduttore/conduttrici italiani hanno un titolo di studio inerente all’attività agraria. Abruzzo e Molise si collocano in fondo al ranking nazionale, segnalando un rilevante carico demografico che ne rallenta il ricambio formativo.
Sul fronte della parità di genere, poco ritardo in Abruzzo e soprattutto in Molise (rispettivamente con il 35% e il 40% delle aziende agricole guidate da donne); se si analizza la composizione per classi di età e specializzazione, tuttavia, emerge una situazione più problematica per le aziende guidate da conduttrici. L’integrazione dell’attività agricola con altre più di servizio (turismo, cultura), a forte presenza di imprenditoria femminile, potrebbe limitare i rischi di una consistente perdita di quote di aziende femminili.

– Foto: ufficio stampa Unicredit –

(ITALPRESS).

Torna in Italia il Premio di Giornalismo di EIT Food

0

ROMA (ITALPRESS) – Quest’anno, il consorzio EIT Food – leader in Europa per l’innovazione alimentare, il cui principale obiettivo è quello di rendere il sistema agroalimentare più sostenibile, sano e affidabile; nonché una delle otto Comunità stabilite dallo European Institute of Innovation and Technology (EIT) con l’obiettivo di promuovere l’innovazione e l’imprenditorialità in tutto il territorio europeo – organizza la Quinta Edizione del Premio di Giornalismo EIT Food.
L’iniziativa è sostenuta in Italia dal Future Food Institute un ecosistema composto da più organizzazioni che condividono la stessa visione di migliorare il mondo attraverso il cibo; al fulcro vi è un’anima filantropica, la Fondazione Future Food Institute, impegnata in formazione, ricerca e advocacy, che viene affiancata da Società Benefit le quali lavorano per rendere tangibile il cambiamento supportando le aziende e le comunità nella rigenerazione e dal partner istituzionale UNARGA (Unione Nazionale delle Associazioni Giornalisti Agricoltura, Alimentazione, Ambiente, Territorio, Foreste, Pesca, Energie Rinnovabili – gruppo ufficiale di specializzazione dei suddetti temi della Federazione Nazionale Stampa Italiana). Si uniscono, come media partners, anche: Centro Studi Assaggiatori, Cibo Today, Italpress. Con il patrocinio di ASVIS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile).
Lorena Savani – Mission Executive – Healthier Lives Through Food presso EIT Food nonché giurata delle passate edizioni del Premio di Giornalismo, ha dichiarato: “Attraverso il Premio di Giornalismo aiutiamo a diffondere e promuovere l’innovazione del settore agroalimentare, rinforziamo i nostri legami con i media del settore e oltretutto trasmettiamo informazioni in modo più chiaro, più efficace creando consapevolezza e comprensione tra il pubblico. Dopo 4 anni di edizioni di successo, che abbiamo avuto in Italia, siamo entusiasti di annunciare il lancio della quinta edizione del 2024 e ci impegniamo a sviluppare questa iniziativa per coinvolgere un numero sempre maggiore di giornalisti e garantire che il grande lavoro informativo svolto da loro riceva la più grande visibilità che merita”. In un’era segnata da sfide senza precedenti per il nostro pianeta e le nostre società, è fondamentale riconoscere il ruolo cruciale delle opere giornalistiche che, con integrità e visione, contribuiscono non solo a diffondere consapevolezza ma a ispirare azioni concrete verso un futuro più sostenibile. Queste narrazioni, che esplorano l’intersezione tra innovazione, tradizione e sostenibilità, sono vitali per costruire una cultura alimentare che rispetti la nostra salute e quella del pianeta.
Il Premio di Giornalismo EIT Food è rivolto ai giornalisti professionisti, pubblicisti e praticanti a mezzo stampa, radio, televisione, video, digitale, regolarmente iscritti all’Ordine Dei Giornalisti, che abbiano pubblicato, diffuso, o trasmesso tra il 1^ settembre 2023 e il 31 agosto 2024 lavori incentrati sul tema della sostenibilità nell’ambito agroalimentare.
Il Premio di Giornalismo EIT Food prevede un premio in denaro per i primi tre classificati, un supporto simbolico, un riconoscimento delle buone pratiche di attività giornalistica, e un incentivo per iniziative future.
I lavori andranno presentati attraverso la piattaforma a questo indirizzo: https://journalismawards.eitfood.eu/it/.
La presentazione delle candidature è gratuita e dovrà avvenire online a partire dal 10 aprile 2024 entro e non oltre l’8 settembre 2024 alle ore 23:59. Il regolamento completo è disponibile sul sito del progetto.
A ottobre 2024, la giuria assegnerà i premi ai tre vincitori all’interno dell’EIT Food Signature Event che si terrà a Roma il 15-16 Ottobre, importante appuntamento internazionale che vedrà la partecipazione da istituzioni nazionali e internazionali, istituti di ricerca, politica, ad aziende e startup nel settore agroalimentare.

Per info: [email protected]

(ITALPRESS).

Il Parmigiano Reggiano protagonista a Cibus 2024

REGGIO EMILIA (ITALPRESS) – Dal formaggio prodotto in montagna alle biodiversità, dalle celebrazioni per i 90 anni del Consorzio alle iniziative per la valorizzazione delle Indicazioni geografiche, sempre tenendo al centro il business: questo il ricco programma con cui il Parmigiano Reggiano torna protagonista a Cibus 2024, Salone internazionale dell’alimentazione, la più importante fiera dedicata all’agroalimentare italiano a cui parteciperanno più di 3.000 brand e oltre 1.000 buyer internazionali, alle Fiere di Parma da martedì 7 a venerdì 10 maggio. Lo stand del Consorzio (pad. 02 B014) sarà non solo la “Piazza dei Caseifici”, in cui si alterneranno ben 35 produttori, ma anche l’epicentro degli incontri con gli stakeholder del trade italiano e internazionale e degli appuntamenti della Dop.
La fiera è l’occasione per trattare il tema dell’utilizzo di Parmigiano Reggiano come ingrediente caratterizzante in prodotti alimentari (ovvero tutti i prodotti composti, elaborati o trasformati che recano nell’etichettatura, nella presentazione o nella pubblicità il riferimento a una denominazione protetta), un mercato sta crescendo velocemente: basti pensare che nel 2023 l’industria è stata il secondo canale distributivo per la Dop, con una percentuale che si è attestata al 17,1%. Una dimostrazione del valore aggiunto che fornisce l’uso del nome della Dop nell’etichettatura è il Pesto Barilla con basilico da agricoltura sostenibile e Parmigiano Reggiano, prodotto leader nel mercato mondiale del pesto, al centro dell’evento Barilla e Parmigiano Reggiano Dop in un connubio di gusti sostenibili (martedì 7 maggio alle 13:00 presso lo stand Barilla, pad.6 E016), durante il quale lo chef Marcello Zaccaria di Academia Barilla, fornito di pesto Barilla e di due forme stagionate 12 e 14 mesi, darà la possibilità agli ospiti e clienti Barilla già presenti e prenotati allo stand di degustare il matrimonio tra le due realtà simbolo della Parma Food Valley, della cucina italiana e della dieta mediterranea.
Il Consorzio ha dunque salutato con grande favore la firma del nuovo Regolamento UE 2024/1143 sulle Indicazioni geografiche, che entrerà in vigore il 13 maggio e conterrà un articolo sui prodotti trasformati che utilizzano come caratterizzante un’Indicazione geografica, che recepisce alcuni principi generali già applicati dal Consorzio, quali l’obbligo a non utilizzare prodotti comparabili e a usare una quantità minima dell’IG al fine di caratterizzare il gusto del prodotto. Inoltre, sarà obbligatorio per l’operatore stabilito nell’UE notificare preventivamente ai consorzi l’intenzione di commercializzare un prodotto che utilizza una IG come ingrediente caratterizzante. Il nuovo Regolamento si affianca all’attuale Dec. Lgs. 297/04 italiano che, già dal 2004, prevede che i consorzi debbano autorizzare i prodotti trasformati che usano un IG come ingrediente caratterizzante. Il Consorzio del Parmigiano Reggiano attualmente dà l’autorizzazione quando la Dop è presente al 4% sul prodotto finito minimo e al 15% per i prodotti lattiero-caseari come le creme e i formaggini fusi.
Nel corso di Cibus, il Consorzio parteciperà inoltre a importanti convegni. Il primo appuntamento sarà Il Dop è servito. L’impegno di AFIDOP e FIPE per la valorizzazione dei formaggi certificati nella ristorazione, nel quale l’Associazione Italiana dei Formaggi Dop e Igp e la Federazione Italiana Pubblici Esercizi lanceranno le prime linee guida per garantire una maggiore tutela e valorizzazione dei prodotti caseari certificati nei ristoranti: un patto per promuovere in Italia e all’estero i due comparti strategici del cibo Dop Made in Italy, con un valore al consumo di 8,6 miliardi di euro, e della ristorazione, che con i suoi 92 miliardi di euro di consumi è un punto di riferimento fondamentale delle produzioni agroalimentari di qualità (martedì 7 maggio, ore 12:30, pad. 2 – Sala spazio 2). Il tema dell’utilizzo come ingredienti dei prodotti a Indicazione geografica verrà approfondito durante IG4INGREDIENTS. Indicazioni geografiche e industria alimentare: nuove opportunità di collaborazione virtuosa, a cura di OriGIn Italia, a cui parteciperanno Nicola Bertinelli e Riccardo Deserti, rispettivamente presidente e direttore del Consorzio del Parmigiano Reggiano (mercoledì 8 maggio alle ore 10:30, Sala Pietro Barilla – pad.1). Si proseguirà con L’agroalimentare parmense: i risultati e le iniziative delle diverse filiere per la valorizzazione del territorio, a cura di Fondazione Parma UNESCO Creative City of Gastronomy, in cui verranno commentati i dati economici dell’agroalimentare parmense che la Fondazione, con il brand Parma Food Valley, rappresenta attraverso sei filiere: Parmigiano Reggiano Dop, Prosciutto di Parma Dop, latte, pasta, pomodoro e alici. Tra i relatori sarà presente Nicola Bertinelli (mercoledì 8 maggio alle ore 16:00, Sala Workshop – pad. 4). Non mancherà poi l’occasione di porre un ulteriore tassello nel mosaico delle celebrazioni per il 90° anniversario dalla fondazione del Consorzio, mercoledì 8 maggio alle ore 18:30, con l’evento 90 anni nel futuro. Confezionamento in zona di origine: dieci anni di sviluppo nel monumentale spazio dei Voltoni del Guazzatoio del Palazzo della Pilotta.
Nei quattro giorni di Cibus, inoltre, lo stand del Consorzio si trasformerà nella “Piazza dei Caseifici”, in cui ben 35 produttori metteranno in mostra tutto il ventaglio di offerta della Dop. Martedì 7 maggio, otto caseifici offriranno una panoramica della produzione in montagna: il Parmigiano Reggiano è infatti la più importante Dop ottenuta in questo ecosistema, con una produzione che è pari a oltre 850.000 forme su un totale di 4 milioni. Inoltre, il Parmigiano Reggiano “Prodotto di Montagna”, progetto lanciato nel 2016 per dare maggiore sostenibilità allo sviluppo di quest’area e offrire ai consumatori garanzie aggiuntive legate all’origine e alla qualità del formaggio. Mercoledì 8 sarà il turno degli 11 caseifici vincitori dei Palii del Parmigiano Reggiano 2023 (gare annuali in cui campioni di 24-26 mesi vengono valutati da una giuria composta da assaggiatori certificati della APR – Associazione Assaggiatori Parmigiano Reggiano), ai quali in marzo è stato assegnato l’inedito premio Casello d’Oro nel corso di una serata evento all’Ambasciata d’Italia a Parigi.
Giovedì 9 sarà invece all’insegna della biodiversità: otto caseifici dimostreranno con una selezione dei loro prodotti come i soli tre ingredienti (latte, sale e caglio) del Parmigiano Reggiano possano essere declinati nella varietà delle razze bovine (frisona italiana, bianca modenese, bruna, rossa reggiana), delle stagionature (dai 12 agli oltre 60 mesi) e dei prodotti “certificati” (oltre al Prodotto di Montagna, anche il Kosher, l’Halal e il Biologico). Infine, venerdì 10 si alterneranno altri otto produttori con un particolare focus sui caseifici impegnati nell’offerta del turismo enogastronomico, un vero e proprio pilastro valoriale per il Consorzio, che vede nell’esperienza diretta della visita il metodo più efficace per spiegare i valori e le distintività del Parmigiano Reggiano. Nel 2023, i visitatori totali nei caseifici del comprensorio sono stati 170.000, in aumento del 10% sul 2022. Di questi, 44.600 visitatori (+19% sul 2022), di cui la metà provenienti dall’estero, hanno prenotato la visita tramite il portale dedicato sul sito del Consorzio. A questi numeri contribuisce Caseifici Aperti, la manifestazione promossa dal Consorzio che due volte all’anno offre agli appassionati la possibilità di visitare i caseifici partecipanti e scoprire i segreti della lavorazione della Dop (l’edizione di ottobre 2024 è prevista per sabato 5 e domenica 6 ottobre). I due appuntamenti del 2023 hanno infatti registrato 24.500 partecipanti, con un aumento del 19,5% sul 2022.
“Per il Parmigiano Reggiano è sempre un onore e un piacere partecipare a Cibus”, ha dichiarato Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano. “E’ la fiera a cui siamo più legati, ci sentiamo “a casa nostra”, data anche la presenza di molti nostri produttori. Per noi rappresenta non solo una vetrina internazionale e un luogo di incontro privilegiato, ma anche e soprattutto un palcoscenico dal quale possiamo raccontare agli stakeholder, agli importatori, alla stampa di settore le progettualità che stanno impegnando il Consorzio, in particolare sui versanti della sostenibilità, della biodiversità e della valorizzazione delle Indicazioni geografiche. Infine, riteniamo sia la cornice perfetta per proseguire i festeggiamenti per i 90 anni del nostro Consorzio, il più antico d’Italia per quanto concerne i prodotti alimentari, fondato il 27 luglio 1934 e votato alla tutela, alla difesa e alla promozione di questa eccellenza millenaria, per salvaguardarne la tipicità e pubblicizzarne la conoscenza nel mondo. La nostra Dop è un prodotto che nasce da un sogno: quello della comunità della zona di origine, di coloro che in un piccolo territorio sono stati capaci di creare un’icona del Made in Italy amata dai consumatori in Italia e all’estero, unica e inimitabile proprio perchè inscindibilmente legata alle sue radici”.

– Foto ufficio stampa Consorzio Parmigiano Reggiano –

(ITALPRESS).