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Coronavirus, soddisfazione Confagricoltura per esonero contributivo

ROMA (ITALPRESS) – Confagricoltura esprime soddisfazione per l’emanazione, da parte dell’Inps, delle istruzioni operative per accedere all’esonero straordinario dei contributi previdenziali e assistenziali dovuti per il periodo dal 1° gennaio al 30 giugno 2020. L’esonero – ricorda l’Organizzazione degli imprenditori agricoli – riguarda i datori di lavoro delle imprese appartenenti alle filiere agrituristiche, apistiche, brassicole, cerealicole, florovivaistiche, vitivinicole nonchè dell’allevamento, dell’ippicoltura, della pesca e dell’acquacoltura, che svolgono le attività identificate dai codici Ateco indicati nei decreti ministeriali 15/09/2020 e 10/12/2020. Per Confagricoltura finalmente, per far fronte alle difficoltà causate dalla lunga pandemia, si rende attuabile una importante misura a sostegno al settore agricolo, grazie anche a un ingente stanziamento di risorse pari a quasi 500 milioni.
La circolare Inps precisa che, per ottenere l’esonero, è sufficiente che almeno una delle attività svolte, anche non in via principale, sia riconducibile a un codice Ateco indicato dai decreti ministeriali. In tal caso la misura viene riconosciuta per la contribuzione dell’intera posizione contributiva dell’azienda, non solo per quella che rientra nei codici. L’Inps – sottolinea Confagricoltura – ha quindi condiviso la nostra tesi interpretativa prendendo atto che l’agricoltura moderna è sempre più caratterizzata dalla multifunzionalità e che in tale contesto diventa particolarmente difficile individuare quale sia l’attività principale esercitata dall’impresa agricola.
Per l’Organizzazione degli imprenditori agricoli questo provvedimento attenua in parte le difficoltà di imprese e lavoratori, anche se preoccupano i tempi stretti per la domanda (30 giorni). Ma anche l’obbligo di comunicare gli aiuti percepiti o richiesti che rientrano nel “Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’economia nell’attuale emergenza del Covid”, vista la complessità, lacunosità ed eterogeneità della normativa di riferimento. Infine, per Confagricoltura, il limite individuale a questi aiuti previsti dal “Quadro Temporaneo” per le imprese operanti nel settore primario della produzione agricola, anche se è stato recentemente elevato a 225.000 euro, rimane comunque un possibile ostacolo per le imprese più strutturate e con maggiore carico di manodopera.
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Imprese agricole a disposizione per attività di vaccinazione

ROMA (ITALPRESS) – “La drammatica emergenza Coronavirus, se da un lato ha dimostrato in maniera inequivocabile l’imprescindibilità del lavoro dei produttori agricoli, dall’altro ha dato prova della triste evidenza secondo cui nessun settore produttivo può essere considerato totalmente immune dal contagio. In questo senso anche l’agricoltura, pur se caratterizzata da un basso livello di rischio contagio, con una percentuale di infortuni segnalati pari a poco più dell’1% del totale, necessita di indicazioni chiare per ridurre al minimo i rischi”. Così il presidente della Copagri, Franco Verrascina, annunciando l’adesione della Confederazione al Protocollo per la vaccinazione nei luoghi di lavoro. “Tale importante intesa, che mira a contribuire alla rapida realizzazione della campagna vaccinale nazionale anche grazie al coinvolgimento della rete territoriale delle maggiori organizzazioni sindacali, va ad aggiungersi al Protocollo recante le misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del Coronavirus negli ambienti di lavoro, siglato il mese scorso sempre tra il Governo e le parti sociali e recentemente aggiornato”, ricorda il presidente.
“Il quadro delle indicazioni a disposizione delle aziende per la prevenzione e il contrasto del contagio si completa con il documento diramato dall’Inail espressamente finalizzato alla protezione da Coronavirus per i lavoratori agricoli, con il quale è stato chiarito, fra l’altro, che nel mondo agricolo il rischio biologico è basso e i maggiori fattori da attenzionare sono la sanificazione delle macchine agricole, il rispetto della distanza interpersonale tra gli operatori, e tra questi ed altri soggetti, e l’utilizzo della mascherina nei casi in cui questa si renda necessaria”, aggiunge Verrascina. “In ragione della gravità della situazione, i cui effetti sono quotidianamente sotto gli occhi di tutti, mettiamo a completa disposizione tutte le nostre imprese agricole, che potranno aderire su base volontaria al Protocollo per la vaccinazione dei propri dipendenti, dando così un ulteriore e significativo apporto alla ripartenza di tutte le attività economiche del Paese; ribandendo l’invito a tutti i produttori agricoli ad attenersi strettamente alle disposizioni individuate dalle autorità competenti, ricordiamo loro che per qualunque necessità o chiarimento possono rivolgersi alle numerose sedi della Confederazione dislocate sull’intero territorio nazionale”, conclude il presidente della Copagri.
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Ricerca e innovazione a sostegno resilienza del sistema agricolo

ROMA (ITALPRESS) – Quale innovazione per l’agricoltura italiana? E’ il quesito al centro del dibattito organizzato nell’ambito di un evento online da Confagricoltura e Federchimica Assobiotec, per comprendere se l’integrazione della ricerca e dell’innovazione, soprattutto alla luce delle tecniche applicate alla genetica vegetale, possa contribuire a rafforzare la resilienza del sistema agricolo nazionale. “Oggi ci troviamo ad affrontare una sfida legata al cambiamento climatico”, ha affermato Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, secondo cui “bisogna finanziare scienza e ricerca” su cui in Italia “siamo all’avanguardia. E’ paradossale – ha continuato – essere all’avanguardia sotto il punto di vista accademico e non dal punto di vista della vita reale. Oggi – ha evidenziato il presidente di Confagricoltura – dobbiamo mettere a sistema le quattro rivoluzioni che hanno interessato l’agricoltura dal 1900 in avanti: genetica, meccanica, chimica e nuove tecnologie. Tutto questo va messo a sistema per andare incontro a quello che ci chiedono i consumatori: produrre di più, in maniera sostenibile, con un occhio all’ambiente e, perchè no, anche al reddito degli agricoltori”. Per Riccardo Palmisano, presidente di Federchimica Assobiotec, “il mondo è globalizzato. Quello che non facciamo noi in Europa e in Italia lo farà qualcun altro. Non possiamo bloccare il corso degli eventi, della scienza e del progresso. Il punto è essere protagonisti o spettatori. La nostra idea – ha spiegato Palmisano – è su due percorsi paralleli. Uno è normativo, con le istituzioni, per rimuovere gli ostacoli”, facendo riferimento alla “sperimentazione in campo delle nuove tecnologie ma anche l’accesso ai finanziamenti. La nostra proposta – ha aggiunto – è avere un’agenzia nazionale per la ricerca”. Per il presidente di Federchimica Assobiotec, l’altro punto è una “campagna di comunicazione che andrebbe fatta insieme al Governo dalle associazioni di impresa”.
“L’agricoltura è fondamentale per la nostra società”, ha sottolineato Francesco Battistoni, sottosegretario alle Politiche agricole, alimentari e forestali. “Pensare all’innovazione – ha proseguito – non è un’opportunità ma un dovere, vista anche la svolta green delle politiche europee e la transizione che stiamo avendo in questo momento. L’agricoltura – ha aggiunto – ha bisogno di un modello di sviluppo globale che possa consentire lo spazio all’agricoltura digitale. Credo che ci sia bisogno anche – ha detto – di regole certe e certezze da parte dei regolamenti dell’Ue”. Angelo Riccaboni, presidente della Fondazione Prima, ha evidenziato la necessità di “portare ricerca e innovazione in campo presso le imprese”, soffermandosi poi su quelle di piccole dimensioni: “Abbiamo il tema della sostenibilità ma dobbiamo anche assicurare la redditività. Solo con l’innovazione – ha aggiunto – riusciamo a risolvere questa difficile equazione”.
“Facciamo di tutto per tenere a bordo l’opinione pubblica”, ha detto l’eurodeputato Herbert Dorfmann. “Dobbiamo essere semplici nel dibattito – ha evidenziato – e cercare di avere una comunicazione che raggiunga in maniera positiva anche il consumatore”.
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Burger King sceglie Parmigiano Reggiano Dop per un nuovo panino

MILANO (ITALPRESS) – Burger King ha scelto Parmigiano Reggiano quale ingrediente distintivo del suo nuovo The Parmigiano Reggiano Burger. Il panino, che andrà ad arricchire la serie Italian Kings dedicata alle eccellenze territoriali, sarà composto da brioche bun con maionese al Parmigiano Reggiano DOP, rucola, cipolle fritte fresche, fiocchi di Parmigiano Reggiano DOP e una nuova patty di carne gourmet. Nel 2020, Burger King prevede di far gustare agli italiani 1,5 milioni dei suoi nuovi panini Italian Kings che, insieme a The Parmigiano Reggiano Burger, vedrà debuttare anche The ‘Nduja Burger con la ‘Nduja di Spilinga. Per realizzare queste quantità, la catena prevede di acquistare più di 20 tonnellate di Parmigiano Reggiano DOP, ossia circa 500 forme intere del peso di 40 chilogrammi ciascuna.
La stagionatura scelta per guarnire The Parmigiano Reggiano Burger è il 12 mesi “Delicato”. Un punto di partenza che potrà portare anche ad altre ricette. “Siamo orgogliosi del fatto che Burger King abbia scelto Parmigiano Reggiano – afferma Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio – Questo nuovo panino dimostra ancora una volta che la chiave del successo di Parmigiano Reggiano è proprio la sua versatilità: è utilizzato in cucina, non solo per la classica ‘spolveratà sui primi piatti, ma anche per dare un tocco di carattere a verdure, pesce e da oggi anche ai celebri panini Burger King. The Parmigiano Reggiano Burger rappresenta la sintesi ideale tra l’eccellenza agroalimentare italiana e la tradizione gastronomica americana”.
“Siamo entusiasti di presentare questa nuova proposta nel nostro menù, offrendo così ai clienti italiani una scelta sempre più ampia basata anche su prodotti di assoluta eccellenza, tipici della tradizione culinaria del nostro paese come il Parmigiano Reggiano DOP e la ‘Nduja. Con queste nuove ricette ci proponiamo di fare da veicolo a queste eccellenze, raggiungendo 1,5 milioni di italiani quest’anno, soprattutto giovani ed in tutta Italia – ha dichiarato Alessandro Lazzaroni, General Manager di Burger King Restaurants Italia – Da sempre la maggior parte della nostra materia prima è acquistata in Italia e non è la prima volta che Burger King utilizza ingredienti tipici regionali Italiani: lo abbiamo fatto in passato con successo e lo faremo anche in futuro attraverso ulteriori novità”.
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La Mortadella Bologna protagonista di “Cucino in Rosa”

MILANO (ITALPRESS) – Con la campagna digital “Buona per ogni momento” il Consorzio italiano tutela Mortadella Bologna ha celebrato la Mortadella Bologna “come alimento ideale, con un’attitudine innata alla convivialità e alla condivisione, capace di dare più gusto ad ogni momento della giornata”, grazie soprattutto al contributo di Chef, foodblogger ed influencer che hanno testimoniato la loro passione per questo salume. Partendo da tali presupposti è nata la nuova iniziativa “Cucino in Rosa” ideata per il web con l’obiettivo di coinvolgere con divertimento.
Un format di eventi digital che pone al centro la Mortadella Bologna IGP nelle sue possibili interpretazioni ed impieghi, condotto da una delle più prestigiose ed importanti firme della cucina italiana Sonia Peronaci che, in ogni puntata, ospiterà uno chef di fama internazionale con il quale duetterà nella creazione di due gustose ricette a base di Mortadella Bologna: una nella versione tradizionale e l’altra con un approccio innovativo.
Un laboratorio di creatività, un melting pot di stili, esperienze e culture culinarie che riunisce grandi firme in un incontro/confronto per esaltare la grande versatilità in cucina della regina rosa dei salumi italiani. Ciascuno di loro ha studiato attentamente le caratteristiche del prodotto proponendo nuovi abbinamenti e inedite tecniche di utilizzo che hanno dato vita a originali ricette esclusive.
Per fornire un comune terreno di confronto, ogni puntata sarà incentrata su un tema su cui si confronteranno i due protagonisti e al quale si ispireranno per la realizzazione delle loro ricette.
Gli chef coinvolti sono i cinque stellati: Rosanna Marziale, Viviana Varese, Claudio Sadler, Aurora Mazzucchelli, Agostino Iacobucci e Simone Rugiati – chef per estrazione, conduttore televisivo e web influencer.
L’appuntamento con “Cucino in Rosa” è sui canali social del Consorzio con le pubblicazioni dei video su Facebook, Instagram, Twitter e Youtube ma anche sul sito ufficiale www.mortadellabologna.com nella nuova sessione dedicata agli eventi digitali e sul canale Facebook di Enjoytheauthenticjoy, oltre che sul sito soniaperonaci.it e sui canali social degli chef protagonisti.
Il primo appuntamento verrà pubblicato lunedì 12 aprile – https://mortadellabologna.com/cucino-in-rosa-con-sonia-peronaci-digital-edition/ – il tema della puntata sarà l’Arte e Sonia Peronaci avrà come co-protagonista lo chef stellato Claudio Sadler. Le due ricette a confronto saranno “Vellutata fredda di Zucca e Zenzero con tartare di Gambero e Chips di Mortadella Bologna IGP” realizzata da Sonia Peronaci, e “Savarin primaverile di Mortadella Bologna IGP” a firma Claudio Sadler.
“E’ stata davvero una bella ed emozionante esperienza che ha riunito, nella mia cucina della Sonia Factory, prestigiosi chef stellati provenienti da tutta Italia in un appuntamento unico dove la protagonista è stata la Mortadella Bologna – afferma Sonia Peronaci -. L’appuntamento con Cucino in Rosa, oltre ad entusiasmarmi, mi ha permesso di vedere realizzati dei piatti innovativi dagli stili e gusti diversi, realizzati da chef di fama internazionale con un ingrediente unico e amato da tutti”.
“Cucino in Rosa” è un’iniziativa che rientra nel programma di “Enjoy the Authentic Joy” il progetto promozionale e informativo triennale che unisce tre consorzi agroalimentari per la tutela dei salumi DOP e IGP, cofinanziato dall’Unione Europea e rivolto al mercato italiano e belga. La campagna prevede la promozione delle seguenti eccellenze gastronomiche italiane: Mortadella Bologna IGP, Salamini Italiani alla Cacciatora DOP, Zampone Modena IGP e Cotechino Modena IGP.
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Consumo di carne, IntercarneItalia: “Dall’UE un questionario tendenzioso”

PADOVA (ITALPRESS) – “Una vigliaccata, un questionario sbagliato perchè nella presentazione del documento vengono di fatto suggerite risposte a domande sul ruolo della carne e della sua salubrità che sono ancora oggetto di un grande dibattito in sede Ue”. Giuseppe Pulina, presidente di Carni Sostenibili e docente di Zootecnica speciale all’Università di Sassari non frena il suo affondo sul questionario che dal 31 marzo scorso la Commissione ha messo online per raccogliere le opinioni dei cittadini sulle possibili opzioni da adottare per consolidare le politiche di promozione dell’agricoltura europea rafforzandone, si legge, “la competitività attraverso una maggiore consapevolezza degli elevati standard qualitativi che caratterizzano i prodotti agroalimentari”.
“Fin qui nulla da eccepire”, sottolinea Pulina. “Ma più avanti si legge che ‘la revisione della politica nel 2021 dovrebbe migliorare il suo contributo alla produzione e al consumo sostenibile in linea con il passaggio a una dieta più vegetale, con meno carne rossa e/o lavorata insieme ad altri alimenti legati al rischio di cancrò”.
“Non si può manipolare la volontà dei cittadini in questo modo – controbatte Pulina – Siamo in presenza di un modo subdolo che chiede ai cittadini se sono d’accordo con l’orientamento dei promotori il questionario: un conto è informare il cittadino in maniera obiettiva per raccogliere il suo parere su quel determinato argomento, un altro è chiedergli se il suo pensiero è in linea con chi gli pone le domande. Attraverso i canali ufficiali mi sono già mosso presso le sedi competenti per denunciare questo metodo scorretto”.
“Le domande contenute nel questionario sono fortemente tendenziose – incalza il presidente della Organizzazione Interprofessionale IntercarneItalia, Alessandro De Rocco – e non aiutano il cittadino a fornire risposte obiettive. E’ evidente che dietro questo tipo di iniziative esistono lobby il cui unico interesse è quello di affossare il comparto della carne bovina. Come organizzazioni di produttori ci stiamo muovendo con i colleghi europei per far sentire la nostra voce, consapevoli purtroppo che davanti a noi abbiamo Ong molto ben strutturate e dotate di ingenti risorse economiche che stanno portando avanti una campagna basata solamente su convinzioni ideologiche. Non credo che le associazioni animaliste sappiano che i primi a voler assicurare al proprio bestiame le migliori condizioni di benessere animale sono proprio gli allevatori, forse non sanno che negli ultimi 100 anni l’efficienza di una bovina è migliorata del 65% con un indubbio beneficio sia sanitario che ambientale e forse non sono al corrente che proprio grazie alla ruminazione dei bovini l’80% di produzioni vegetali non edibili si trasforma in proteine nobili che ritroviamo nel piatto quando mangiamo carne. Noi chiediamo equilibrio e crediamo che la politica dovrebbe intervenire per evitare una deriva che proprio per i motivi espressi prima rischia di vedere perdenti non solo gli allevatori, ma l’intero ecosistema e soprattutto il consumatore”.
Di battaglia pregiudizialmente ideologica parla Giuseppe Pulina, che sottolinea come a suo giudizio esista “un disegno ben preciso per spostare i consumi verso i polpettoni processati o la carne di laboratorio, facendo riferimento a un finto concetto di sostenibilità che di sostenibile non ha proprio nulla, visto che dietro a questi progetti fintamente democratici esistono investimenti milionari. Si demonizza il consumo delle carni bovine ma ci si dimentica di sottolineare che ogni anno, nel mondo, a causa di forme gastroenteriche, muoiono 2 milioni di bambini. Il mondo zootecnico è in trincea, su questo non c’è alcun dubbio, gli attacchi sono quotidiani e per tentare di vincere questa battaglia occorre cambiare il paradigma e smetterla di adottare una strategia difensiva. Il mio è un invito rivolto agli allevatori che devono aprirsi all’opinione pubblica dimostrando che il benessere in stalla c’è, che i sistemi di allevamento sono rispettosi delle normative previste sia in materia animale che ambientale. Allo stesso tempo i cittadini devono capire che un allevamento non è un salotto, bensì un luogo dove gli animali vivono, crescono ed espletano tutte le condizioni fisiologiche naturali”.
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Versalis, prodotto per imballaggi alimentari con polistirene da riciclo

MILANO (ITALPRESS) – Versalis, società chimica di Eni, espande l’offerta di prodotti “circolari” realizzati con materie prime da riciclo. Alla gamma Versalis Revive si aggiunge infatti un nuovo prodotto destinato all’imballaggio alimentare e realizzato per il 75% con polistirene riciclato ricavato dalla raccolta differenziata domestica. Il prodotto, denominato Versalis Revive PS Air F – Series Forever, è frutto della già avviata collaborazione con Forever Plast, società italiana leader nella riqualificazione dei prodotti post-consumo in materie prime di alta qualità, ed è stato sviluppato nell’ambito di un progetto di collaborazione con vari operatori della filiera dell’industria del polistirene: Corepla, Pro Food e Unionplast. Dalla collaborazione è nato un innovativo vassoio per alimenti riciclabile e generato da polistirene riciclato sviluppato dalle aziende del gruppo Pro Food. Il vassoio si compone di uno strato interno che contiene Versalis Revive PS Air F – Series Forever e di due strati esterni realizzati con polistirene vergine. Questa struttura, denominata barriera funzionale A-B-A, garantisce la compatibilità per il contatto con gli alimenti. Il design di tale barriera e i severi test a cui è stata sottoposta sono stati sviluppati con la collaborazione del Fraunhofer Institute for Process Engineering and Packaging (IVV), prestigioso istituto tedesco di ricerca applicata che collabora con l’industria nello sviluppo di tecnologie valide per l’immissione sul mercato di prodotti innovativi. La commercializzazione inizierà nelle prossime settimane e punta principalmente al mercato dell’imballaggio della carne e del pesce.
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Agricoltura, in calo le superfici cerealicole

ROMA (ITALPRESS) – Nel 2019 la superficie agricola destinata alla coltivazione di seminativi è diminuita, rispetto al 2010, sia in Italia (-2,9%) che nell’Unione europea (-2,7%), a vantaggio delle colture legnose, dei prati permanenti e dei pascoli. Lo rileva l’Istat.
Tra il 2010 e il 2020, sul complesso delle superfici coltivate a cereali cresce l’importanza relativa del frumento duro (dal 36,9% al 40,3%) e del frumento tenero (dal 15,8% al 16,7%), scende quella del mais (dal 26,7% al 20,1%).
Il 31,4% delle aziende agricole che coltivano cereali ha dichiarato di non aver subito alcun impatto dall’emergenza sanitaria da Covid-19.
A ottobre 2019, la Superficie Agricola Utilizzata (SAU) italiana rappresenta l’8,1% di quella complessiva dell’Ue27 che è pari a 162,7 milioni di ettari. Tale incidenza è di poco superiore alla quota relativa dell’intero territorio italiano rispetto a quello dell’Ue, pari al 7,9%.
La SAU italiana si caratterizza per la forte incidenza sul totale Ue delle colture permanenti (il 20,1%). In particolare, si compone per il 52,8% di terreni a seminativi, per il 28,8% di prati permanenti e pascoli e per il 18,4% di colture permanenti. Rispetto alla composizione media dell’intera Ue, tanto i seminativi quanto i prati permanenti e i pascoli hanno un peso minore (nell’Ue tali pesi sono, rispettivamente, del 61,4% e del 31,2%), mentre in Italia incidono di più le colture permanenti (che in media Ue pesano solo per il 7,4%). Il profilo italiano è più simile a quello del sottoinsieme degli altri stati mediterranei (Spagna, Portogallo, Francia, Croazia, Grecia, Cipro e Malta), nei quali incidono di più, rispetto all’Italia, i prati permanenti e i pascoli (33%).
Rispetto all’annata agraria 2009-2010, la SAU complessiva cresce in Italia del 4,1% (-0,9% nell’Ue). Questo risultato deriva dal protrarsi, nell’arco del decennio, di forme di agricoltura estensiva nel nostro Paese, in contrasto con la tendenza a un uso più parcellizzato e specialistico del terreno a fini agricoli prevalente negli altri Stati membri.
Inoltre, il processo di graduale concentrazione del terreno agricolo a favore di un numero sempre più ridotto di aziende agricole mediamente più grandi segue in Europa ritmi più veloci di quelli italiani (al riguardo, gli esiti del settimo Censimento dell’agricoltura in corso forniranno utili indicazioni sulla velocità di adeguamento del modello nazionale rispetto alle tendenze internazionali).
Tuttavia l’intera Ue è accomunata dalla flessione della SAU destinata a seminativi, scesa di 2,9 punti percentuali in Italia, di 7,4 punti nel complesso degli Stati mediterranei e di 2,7 punti in media Ue. A questa tendenza si associa l’aumento della SAU destinata a prati permanenti e pascoli e alle coltivazioni permanenti, crescita che in Italia (+18,5 punti percentuali) è stata molto più elevata rispetto a quella delle colture permanenti (+3,7) a differenza dell’intera Ue e del complesso degli Stati mediterranei.
Tra il 2010 e il 2019 a livello nazionale si registra un lieve aumento della SAU, pari allo 0,9%. Nel corso del decennio le superfici a uso agricolo non sono quindi diminuite, sono però cambiate le modalità di impiego: le superfici a seminativi scendono del 3,7%, quelle destinate a prati permanenti e pascoli e alle coltivazioni legnose agrarie crescono sensibilmente, rispettivamente del 6,9% e del 5,7%. Tali evidenze indicano la progressiva riduzione delle attività agricole, come la coltivazione di seminativi, che richiedono una presenza costante dell’operatore umano, a vantaggio di colture estensive che, per loro natura, necessitano, in linea generale, di minore forza lavoro.
In particolare, nel 2019 le superfici agricole utilizzate per coltivare cereali sono pari a 3.086.163 ettari, in diminuzione rispetto ai 3.619.477 ettari del 2010 (-14,7%). Di contro, tra le coltivazioni legnose agrarie si registra una crescita delle superfici dei fruttiferi (+7,2% rispetto al 2010).
Una delle conseguenze della diminuzione delle superfici cerealicole è che, tra il 2010 e il 2019, risulta in netta flessione anche il peso relativo delle superfici a cereali sul totale delle superfici a seminativi (dal 51,9% del 2010 al 45,9% del 2019 è scesa).
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