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Lavoro, per Confagricoltura incrociare di più domanda e offerta

ROMA (ITALPRESS) – A un anno dalla pandemia, le imprese agricole si trovano da un lato più preparate, ma dall’altro ancora in difficoltà a reperire lavoratori disponibili a causa delle restrizioni per l’emergenza sanitaria. Si tratta di un panorama che si sta evolvendo velocemente, trainato proprio dalle esigenze delle imprese e a questi temi ha cercato di rispondere il webinar organizzato da Confagricoltura, con Umana e Agronetwork.
“Il mercato del lavoro deve riorganizzarsi secondo logiche e leggi che possono permettere e consentire sempre di più alla domanda di incrociare l’offerta nella maniera e nel modello più semplice e veloce. Agrijob nasce per questo motivo e ha permesso a tanti cittadini che quest’anno si sono trovati senza lavoro di avere un luogo di lavoro sicuro e stabile in tante aziende agricole”, ha detto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, nel corso del il webinar.
Confagricoltura, un anno fa, aveva lanciato il portale Agrijob, regolarmente autorizzato dal ministero del Lavoro, finalizzato a facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro in agricoltura per gli associati. Ad oggi il portale, accessibile dal sito della Confederazione, ha raccolto circa 50.000 iscrizioni di aspiranti operatori agricoli, con una tendenza, nelle ultime settimane, di crescita costante. Per migliorare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, anche in considerazione del fatto che serve manodopera in linea con le norme e le esigenze operative delle aziende, Confagricoltura ha stretto un accordo specifico con Umana, che in questi mesi ha già portato risultati incoraggianti per imprese e aspiranti operai agricoli. In questo contesto economico, produttivo e organizzativo, si sta affermando anche nel settore primario il fenomeno delle cosiddette ‘esternalizzazionì, ossia dell’affidamento ad altre imprese dello svolgimento di alcune fasi del processo produttivo agricolo. Inoltre, accanto al tradizionale ‘contoterzismò, che consiste nell’affidamento di una serie di lavorazioni ad un’impresa di servizi agromeccanici che li esegue con mezzi propri, si assiste allo sviluppo di altre forme di esternalizzazione (appalto) che riguardano fasi del processo produttivo meno meccanizzate, in cui prevale l’elemento umano e manuale (ad esempio la raccolta). Contestualmente si sta diffondendo in agricoltura, e con una certa rapidità, anche la somministrazione di lavoro, fino a qualche anno fa illustre sconosciuta. “Il settore dell’agroalimentare è il primo comparto dell’economia nazionale importanti, 540 miliardi è il contributo al Pil da parte del nostro settore. E’ il primo settore dell’economia nazionale, siamo trattati da primi? Certamente no. Il nostro compito – ha proseguito Giansanti – è sfamare i cittadini del mondo, senza di noi non c’è vita, dobbiamo cercare di cogliere tutto quello che di buone c’è nelle imprese agricole cercando di aumentare la capacità produttiva e lo dobbiamo fare in maniera competitiva. La sfida di raggiungimento degli obiettivi molto ambiziose che vanno incontro a quelle che sono le linee guida del green deal, sarà possibile vincerla solo se riusciremo ad avere di fianco a noi un personale altamente formato e qualificato. Vedo nel mondo di Confagricoltura la voglia di avere un futuro chiaro, certo con norme che possono rispettare il lavoro degli imprenditori e dei nostri operai. La stella polare è e rimane il Ccnl – ha precisato – l’anno prossimo discuteremo del nuovo contratto che dovrà essere rivoluzionario. Noi di Confagricoltura siamo determinati a voler discutere di un modello di sviluppo del lavoro in agricoltura molto forte. Dobbiamo essere protagonisti del cambiamento se vogliamo il cambiamento, altrimenti non facciamo altro che alimentare strumenti di dumping interno che vanno fortemente a danneggiare sia l’immagine dell’agricoltura ma soprattutto la competitività delle imprese. Il contratto collettivo è e resta la stella polare di Confagricoltura e noi dentro quel sistema di regole ci muoviamo. Attraverso un nuovo Ccnl che andremo a discutere il prossimo anno dobbiamo mettere al centro quello che sarà il futuro del lavoro nelle aziende agricole. Questo percorso lo dobbiamo fare tutti insieme fissando delle priorità che sono sacrosante sia per gli imprenditori che per i lavoratori”, ha concluso Giansanti.
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Per Vinitaly special edition dal 17 al 19 ottobre

VERONA (ITALPRESS) – Il mondo del vino riparte ancora da Vinitaly con un’edizione speciale della manifestazione in programma a Veronafiere dal 17 al 19 ottobre 2021. Un appuntamento b2b in presenza e sicuro, pensato e posizionato strategicamente come punto di arrivo delle prime iniziative commerciali all’estero al via dal 3 aprile in Cina, per poi ripartire con slancio verso il 54° Vinitaly, dal 10 al 13 aprile 2022.
La Special Edition di ottobre ha l’obiettivo di riunire istituzioni, associazioni di filiera e aziende, coinvolgendole in un progetto di sistema che rappresenta il primo evento business del 2021 dedicato al settore vitivinicolo.
«Il vino italiano è un settore fondamentale che esprime un valore alla produzione di circa 12 miliardi e un export che nel 2020 si è fermato a 6,3 miliardi di euro, in flessione del 2,3% rispetto all’anno precedente – spiega Maurizio Danese, presidente di Veronafiere -. In questo scenario ritornare a programmare e a fare eventi in presenza è ancora più fondamentale. Lo confermano gli operatori nazionali ed esteri di Vinitaly in un sondaggio realizzato tra dicembre e gennaio scorsi: oltre il 30% del campione ha evidenziato che partecipare alle fiere sarà ancora più importante che in passato, mentre più del 60% ritiene che le fiere saranno ugualmente rilevanti».
Vinitaly Special Edition 2021 si caratterizza quindi per essere un vero e proprio strumento di politica industriale per la ripresa delle relazioni commerciali a livello nazionale.
Il format poggia su quattro pilastri.
Prima di tutto la manifestazione si svolgerà in presenza nel quartiere fieristico di Veronafiere: uno spazio delimitato, controllato e sicuro grazie al protocollo safetybusiness di prevenzione validato dal Comitato Tecnico Scientifico e da Aefi, l’associazione di riferimento delle fiere italiane. Un modo per riscoprire l’importanza e il valore delle relazioni umane e per creare anche nuove sinergie con mondi diversi, come quello delle gallerie e dei collezionisti, protagonisti di ArtVerona, rassegna di Veronafiere sull’arte contemporanea che si tiene fino al 17 ottobre in fiera.
Il secondo punto fermo è la caratterizzazione esclusivamente professionale dell’evento, con ingresso riservato agli operatori del comparto, degustazioni fisiche e online, un focus sul mercato-Italia, i workshop e gli approfondimenti del wine2wine Business Forum (18-19 ottobre). Ad aprire i lavori saranno gli Stati generali del vino 2021: un convegno con la partecipazione di 50 top manager del mondo del vino, le istituzioni e i rappresentanti dell’Unione europea che si confronteranno sullo scenario attuale e sulle prospettive future.
«L’asse del mercato è mutevole e non solo per l’emergenza – commenta Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere -. Secondo quanto segnalato dal nostro Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, se analizziamo nel loro complesso i risultati di gennaio di quest’anno con lo stesso mese del 2020, in regime pre-Covid, per l’Italia la partenza è con un gap a valore del -19% nei primi 10 mercati della domanda. Dati ancora parziali ma che fanno riflettere su quanto sia fondamentale in questo periodo complesso potenziare l’azione di promozione sui buyer chiave. Vinitaly, anche nel 2021, servirà proprio a questo».
Terzo pilastro della Vinitaly Special Edition è l’internazionalità. Veronafiere, con ICE-Agenzia e ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, è già al lavoro per permettere l’arrivo di buyer selezionati dall’estero, in particolare da nazioni target quali Stati Uniti e Cina, attraverso corridoi verdi sanitari.
Infine, sarà riservata grande attenzione alle aziende che parteciperanno alla Special Edition, affinchè possano capitalizzarla come strumento di marketing, comunicazione e formazione professionale. Agli espositori verranno offerte aree preallestite chiavi-in-mano, comprensive di servizi. A disposizione degli iscritti ci sarà anche la vetrina virtuale e le soluzioni di networking digitali della nuova piattaforma online “Vinitaly Plus”, per integrare e ampliare le potenzialità della rassegna fisica.
La Special Edition rappresenta un appuntamento importante per la community di Vinitaly, ma è soltanto una delle numerose tappe della roadmap di Veronafiere che accompagna il vino made in Italy nel mondo, con la sua cultura e i suoi protagonisti. Il sistema-Vinitaly può contare infatti su una galassia di eventi già programmati fino al 2022.
Nel 2021 dopo Vinitaly Russia a Mosca (23 marzo) e San Pietroburgo (25 marzo), si vola in Cina, a Chengdu (3-6 aprile). Sempre in Cina, a Shenzhen, va in scena a giugno (8-10) la seconda edizione in presenza di Wine To Asia.
Nello stesso mese, ricco calendario anche a Verona con Vinitaly Design international packaging competition (11 giugno), Vinitaly 5 Star Wines The book (16-18 giugno), OperaWine (19-20 giugno), dove degustare il meglio della produzione vitivinicola italiana selezionata da Wine Spectator, per finire con i corsi della Vinitaly International Academy (21-24 giugno). A settembre, Vinitaly è a Pechino (13-17) e poi in Brasile, per Wine South America (22-24). Chiude il cerchio nel 2022 la 54ª edizione di Vinitaly a Verona (10-13 aprile).
Alla presentazione online della Vinitaly Special Edition hanno partecipato Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche agricole Alimentari e Forestali, Manlio Di Stefano, sottosegretario ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Federico Sboarina, sindaco di Verona, Carlo Ferro, presidente di IceAgenzia, Paolo De Castro, europarlamentare, Gino Colangelo, presidente di Colangelo&Partners e Alessandro Mugnano, ceo Interprocom Cantine Divine.
In collegamento hanno seguito i lavori anche i rappresentati delle associazioni del settore vitivinicolo e agricolo: Alleanza cooperative agroalimentari, Assoenologi, Cia-Agricoltori, Coldiretti, Confagricoltura, Copagri, Federdoc, Federvini, Fivi, Unione italiana vini e Vi.Te.
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Dolci di Pasqua per 8 tavole italiane su 10. Torna la qualità artigiana

ROMA (ITALPRESS) – Sulla tavola di Pasqua torna a farsi largo la qualità artigiana. Anche per quanto riguarda i dolci: colombe, uova di cioccolato, prodotti regionali, a partire dalla pastiera di grano. A rilevarlo una indagine condotta da CNA Agroalimentare tra i propri iscritti di tutta Italia.
A Pasqua si prevede che su otto tavole italiane ogni dieci venga servito un dolce. In stragrande maggioranza colombe e/o uova di cioccolato. Perlomeno una famiglia su dieci farà spazio alle tradizioni regionali. Ma a farla da padrone sarà la colomba. Un classico, ormai, ma non molto antico: conta poco più di cent’anni. Uno storico produttore milanese cominciò a sformarla nel 1919, a pochi mesi dalla fine della prima guerra mondiale, per celebrare la pace con il volatile suo simbolo. Considerata per lungo tempo la sorella povera del panettone, ha spiccato il volo diventando un must stagionale che brilla di luce propria negli anni del boom economico.
Rispetto alla Pasqua del 2019, l’ultima pre-Covid, tra i dolci da forno che finiranno sulle mense imbandite tricolori si registra un aumento del fai-da-te, testimoniato dal boom nelle vendite di farina, lievito e preparati dolciari, una tendenza esplosa nei mesi del primo confinamento e non abbandonata: ogni sito gastronomico sta proponendo le proprie ricette.
Maggioritari rimangono i prodotti industriali, comunque, ma nei confronti del drammatico 2020 quest’anno sono destinate a impennarsi le vendite di dolci artigianali, sostanzialmente azzerate lo scorso anno dalle restrizioni imposte a pasticcerie, cioccolaterie, gelaterie.
Nei laboratori trionfa la colomba nella sua versione tradizionale: glassa di mandorle sottilissima, granella di zucchero e mandorle pelate a coprire un impasto a base di farina e uova, soffice, leggermente dolce, di color giallo intenso, con aggiunta talvolta di uva passa e/o frutta candita. Il plus della colomba pasquale del terzo millennio è l’utilizzo del lievito madre, che la rende più morbida e digeribile, leggermente acidula al gusto. Rispetto al passato, inoltre, la colomba si deve anche presentare a tavola in “abito” più elegante, a cominciare dalla confezione.
Ripartono alla grande anche le produzioni artigianali di uova di cioccolato, l’anno scoro ridotte al lumicino. Sono ancora lontani i livelli del 2019, ma l’uovo da prodotto per bambini conferma il proprio ruolo di dolce per tutta la famiglia. O di regalo raffinato. Per le uova, infatti, è il momento della personalizzazione. Costrette a non poter viaggiare e nemmeno a incontrarsi con amici e parenti, le famiglie, le coppie, stanno affidando agli artigiani non solo il desiderio di buono ma anche di bello, a cominciare dall’impacchettamento, talvolta in tessuto e passamanerie. Quanto alla sostanza, oramai l’uovo è sempre più proposto non solo nella versione al cioccolato al latte ma in tante varianti: cioccolato fondente, cioccolato bianco, con granella o frutta secca all’esterno, addirittura decorato con foglia d’oro alimentare. E il laboratorio è scelto anche allo scopo di permettere l’intromissione all’interno dell’uovo della “sorpresa”, magari non di eccessivo valore economico ma sicura testimonianza d’affetto, meglio se fatta-su-misura da artigiani artistici e tradizionali.
Il fai-da-te nel 2020 ha rilanciato i dolci locali tradizionali, ripresi anche nelle pasticcerie più attente ai gusti dei clienti: gubana e agnello di marzapane, ciaramicole e focacce varie e, soprattutto, la pastiera di grano. Una specialità, quest’ultima, che si è conquistata uno spazio proprio uscendo dai confini di Napoli e della Campania per diventare un dolce nazionale e da tutto l’anno, perfino in versione “semifreddo” o “gelato”. Tant’è che, a dispetto della sua complessità, la ricetta della pastiera, secondo Google Trends, è tra le più ricercate in rete.
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Credit Agricole, accordo con il Consorzio Aceto Balsamico di Modena

MODENA (ITALPRESS) – Credit Agricole Italia ha siglato un accordo di collaborazione con il Consorzio Tutela Aceto Balsamico di Modena che consentirà alle imprese associate l’utilizzo del pegno rotativo per la prossima campagna di commercializzazione. Un’evoluzione importante nell’applicazione della norma sul Pegno rotativo introdotta lo scorso anno, che apre le porte ad un rinnovato dialogo tra banche e aziende.
Tra gli obiettivi dell’accordo, infatti, c’è quello di favorire lo sviluppo dell’accesso al credito da parte delle imprese aderenti al Consorzio dell’Aceto Balsamico di Modena nell’intento di ottenere un consolidamento del tessuto produttivo locale e, al contempo, di sviluppare i rapporti commerciali con le aziende supportate.
“I soci del Consorzio – si legge in una nota – potranno dunque avvalersi di prodotti e servizi di finanziamento a condizioni vantaggiose, basate sulla possibilità di prestare garanzia avente forma di Pegno Rotativo a favore della Banca, in relazione alla concessione di facilitazioni creditizie. Ciò significa che da ora in poi, grazie alla possibilità di costituzione delle scorte in pegno presso il produttore, la Banca sarà in grado di avviare pratiche di affidamento per generare liquidità, con le dovute garanzie a copertura del rischio”.
L’accordo è stato siglato da Mariangela Grosoli, presidente del Consorzio Tutela dell’Aceto Balsamico di Modena e da Maurizio Crepaldi, direttore regionale Parma – Emilia Est di Credit Agricole Italia e prevede, nel dettaglio, la possibilità per la Banca di concedere un credito, utilizzabile in una o più soluzioni, in base ai valori di mercato delle scorte di Aceto Balsamico di Modena IGP costituite in pegno.
“Crediamo che il pegno rotativo favorisca una migliore gestione finanziaria e rappresenti una soluzione particolarmente adatta per chi produce alimenti che completano il proprio ciclo produttivo attraverso processi di invecchiamento o stagionatura – spiega Crepaldi -. Con questo accordo si stimola la domanda di credito per far fronte alle esigenze dei produttori. Rappresenta un momento importante nella relazione tra la Banca, le aziende e il territorio perchè testimonia un dialogo concreto e la capacità di individuare soluzioni condivise per i bisogni reali”.
“Un accordo – commenta Grosoli – che viene raggiunto in un momento particolarmente delicato per il mondo produttivo. Molte imprese hanno affrontato e stanno ancora affrontando difficoltà legate al perdurare dell’instabilità economica causata della pandemia. Avere la possibilità di accedere al credito a fronte di un pegno di merce può veramente in alcuni casi fare la differenza per i nostri produttori”.
“Come Credit Agricole siamo stati i primi in Italia a proporre la soluzione del pegno rotativo – spiega Stefano Berni, coordinatore Agro Banca d’impresa di Credit Agricole Italia. L’Italia ha un numero vastissimo di denominazioni DOP e IGP che rappresentano un vero patrimonio per il nostro Paese e Credit Agricole sta dimostrando di essere un punto di riferimento per le aziende che rappresentano l’eccellenza agroalimentare Italiana”.
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Pecoraro Scanio “Salta colpo di spugna per chi adultera cibi”

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“Prima vittoria a difesa della salute dei consumatori e del buon cibo italiano. Nel decreto Sostegno è stato inserito un’articolo che reintroduce le norme penali della legge Alimenti del ‘62 che erano state scandalosamente abrogate dal decreto legislativo di qualche settimana fa. Ora occorre sapere chi ha tentato il blitz ovvero la solita ‘manina’ e soprattutto approvare la proposta di legge Caselli contro agropirateria e agromafie bloccata da troppo tempo in Parlamento”. Lo afferma in una nota Alfonso Pecoraro Scanio, già ministro dell’Agricoltura e che ha lanciato l’allarme insieme al magistrato Gianfranco Amendola della fondazione UniVerde. “Dobbiamo ringraziare i magistrati come Amendola e Guariniello e la stessa Corte di Cassazione che hanno lanciato l’allarme e anche la senatrice De Petris e autorevoli personalità come Caselli che hanno agito per ottenere questa correzione. Occorre comunque vigilare”, ha aggiunto.
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Venture capital, Enpaia “Puntiamo sull’agritech investendo 15 mln”

ROMA (ITALPRESS) – “La Fondazione ENPAIA, l’Ente di Previdenza degli Addetti e gli Impiegati nell’Agricoltura, ha effettuato un secondo round di investimenti nel venture capital, per complessivi 15 milioni di euro, in LVenture, Eureka e AVM Gestioni Cysero-Kilometro Rosso. ENPAIA aveva già investito in Vertis e Mito Progress Tech”. E’ quanto afferma il presidente di ENPAIA Giorgio Piazza, che aggiunge: “Con questi ulteriori investimenti perfezioniamo la percentuale che abbiamo deciso di dedicare al venture capital, che è ricompresa nell’asset class FIA. Abbiamo previsto cinque iniziative, allo scopo di effettuare la massima diversificazione in settori chiave del venture, come i materiali avanzati, la robotica, la cybersecurity, il digitale e in generale nelle attività che hanno come vocazione il trasferimento tecnologico nelle attività produttive”.
“I motivi che ci hanno spinto verso questo tipo di investimenti sono molteplici. E’ convinzione consolidata che l’agritech abbia il potenziale per aumentare i livelli di produttività e che, quindi, permetterà di aiutare il soddisfacimento dell’offerta alimentare rimanendo competitivi sul mercato. La popolazione globale – sottolinea – raggiungerà quasi 9 miliardi di individui nei prossimi decenni, con un conseguente aumento della domanda alimentare, e la tecnologia potrà aiutare l’intero settore agroalimentare. La pandemia, poi, ha fatto prendere coscienza della centralità degli investimenti in tecnologia, di cui il nostro Paese ha forte bisogno, anche in agricoltura. Gli oltre 190 miliardi disponibili per l’Italia con il Recovery Plan contribuiranno a mettere in moto un circolo virtuoso del quale beneficeranno tutti i settori chiave delle nostre eccellenze produttive”.
“Per questi motivi – conclude Piazza – ENPAIA si è affidata a iniziative dove i compagni di viaggio presenti nella compagine degli investitori sono CDP Venture, una squadra di professionisti affermati specializzata nel venture capital, oltre a noti imprenditori e manager italiani di grande esperienza. Gli investimenti in venture capital e nei FIA contribuiranno a sostenere il livello di rendimento delle nostre gestioni, tenuto conto degli interessanti ritorni attesi che ci prospettano”.
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Vaccino, Barilla mette a disposizione i suoi siti produttivi

ROMA (ITALPRESS) – “Metteremo a disposizione i siti produttivi per vaccinazione di dipendenti, familiari, collaboratori. Faremo il possibile per estendere il supporto alle comunità in cui operiamo non appena le condizioni lo consentiranno”. Lo fa sapere il Gruppo Barilla su Twitter.
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Parmigiano Reggiano, partnership con Identità Golose sulla trasparenza

MILANO (ITALPRESS) – Consorzio Parmigiano Reggiano e Identità Golose avviano un importante progetto di collaborazione triennale, con l’obiettivo di stringere un patto sempre più forte con il mondo della ristorazione. La mancanza di trasparenza è motivo di preoccupazione, perchè lascia il pubblico in uno stato di incertezza sulla qualità e sull’origine del formaggio che viene utilizzato come ingrediente o servito a tavola per completare un piatto. Per fare chiarezza su questo tema, il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha commissionato a Ipsos un’approfondita analisi di mercato. I risultati delle risposte delle oltre 900 persone intervistate, conferma il bisogno percepito di sentirsi informati. Infatti, alla domanda su quanto fosse gradito nella descrizione del piatto sul menù che venisse indicato il tipo/marca di formaggio usato, le risposte positive sono state ben il 90% del totale. Inoltre il formaggio che non può mancare sulla tavola è il Parmigiano Reggiano (56% delle preferenze). Proprio in un’ottica di rispetto del consumatore che frequenta i ristoranti e delle sue esigenze di trasparenza, il Consorzio ha dato il via alla partnership con Identità Golose, visto come il “luogo” migliore dove sensibilizzare i protagonisti della cucina e il pubblico di appassionati sui temi della trasparenza e della corrispondenza tra quanto i ristoratori dichiarano nel menu e quanto viene effettivamente utilizzato in cucina come ingrediente o in tavola per arricchire di gusto i piatti. “Siamo orgogliosi di collaborare con una realtà come Identità Golose che ci permetterà di dialogare in modo efficace con il mondo della ristorazione che, da sempre, riveste un ruolo fondamentale per fare conoscere il nostro prodotto in Italia e nel mondo. Uniti da una missione comune fatta di rispetto del consumatore, genuinità delle materie prime e amore per l’artigianalità enogastronomica, siamo certi che questa partnership consentirà a entrambi di realizzare nuove e ambiziose sfide sotto la bandiera della qualità e del Made in Italy”, ha commentato Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano. “Il dialogo con il Consorzio Parmigiano Reggiano – ha aggiunto Claudio Ceroni founder con Paolo Marchi di Identità Golose – ha immediatamente evidenziato un’armonia di intenti e obiettivi che ci ha portati a elaborare una strategia e un piano di azioni triennale che abbraccerà l’intero ecosistema di Identità Golose: il congresso, il magazine online, l’hub internazionale della gastronomia, luogo quest’ultimo che costituirà un laboratorio permanente dedicato alla relazione con i più grandi chef, nonchè spazio dedicato alla formazione dei professionisti della ristorazione, senza dimenticare il dialogo con il pubblico di appassionati verso cui valorizzare con competenza e trasparenza i plus del Parmigiano Reggiano”.
La relazione con Identità Golose rappresenta la naturale evoluzione di un percorso iniziato nel 2017 con la creazione del circuito “Io scelgo Parmigiano Reggiano”: una sorta di club di ristoratori che decidono di portare in tavola l’eccellenza, utilizzando il Parmigiano Reggiano per esaltare le proprie ricette, al quale sono riservate masterclass, degustazioni, lezioni teoriche sulla storia e sulla biodiversità del formaggio più amato dagli italiani. Per il Consorzio il tema della trasparenza è prioritario e meriterebbe un’auspicabile maggiore attenzione da parte della politica, in particolar modo riguardo tema dei controlli sulle attività ristorative. Una maggior trasparenza e la garanzia della genuinità di ciò che viene servito nei ristoranti riguarda tutto il mondo delle Dop. “La battaglia che stiamo intraprendendo – ha commentato Bertinelli – è nell’interesse di tutto il settore e noi come Consorzio Parmigiano Reggiano ci assumiamo l’onere di portare avanti questa best pratice per diffonderla a tutto il comparto”.
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