Agroalimentare

Rodolfi Mansueto, fatturato 2023 sale a 130 milioni di euro

PARMA (ITALPRESS) – Un fatturato arrivato a quota 130 milioni di euro, con una crescita esponenziale negli ultimi 4 anni dove il turnover complessivo è quasi raddoppiato rispetto al 2019. Sono numeri positivi quelli messi a segno da Rodolfi Mansueto, azienda di Parma specializzata da oltre 125 anni nella trasformazione del pomodoro, arrivata oggi alla quarta generazione con il presidente Aldo Rodolfi.
Nel 2023 grazie ai tre stabilimenti di Ozzano Taro, Fontanini e Castelguelfo, Rodolfi ha trasformato 270mila tonnellate di pomodoro fresco, cifra che ha permesso al marchio fondato nel 1896 da Mansueto Rodolfi di confermarsi fra i 30 maggiori produttori del settore in tutto il mondo, con una presenza consolidata in 80 Paesi. Una produzione 100% italiana: gli oltre 300 coltivatori di pomodoro che forniscono la materia prima sono infatti situati in un’area di 60 chilometri dagli stabilimenti: le tre province più rappresentate oltre a Parma con il 56% della produzione, sono Mantova, Piacenza e Ferrara.
L’export sfiora la metà del fatturato. Il principale mercato rimane la Germania (20% del turnover annuo), seguito da Usa, Francia e Canada.
Soddisfatto Aldo Rodolfi, presidente di Rodolfi Mansueto: “Nel 2023 abbiamo confermato la nostra crescita sul mercato, con un trend positivo costante negli ultimi anni che consolida la nostra presenza tra i maggiori produttori del mondo. Merito anche degli ottimi risultati conseguiti sull’export: una conferma di quanto il nostro marchio venga apprezzato in tutto il mondo, a maggior ragione considerando la grande crescita del brand Rodolfi. Abbiamo trasformato lo scorso anno più di 270mila tonnellate di pomodoro fresco, assumendo oltre 400 lavoratori stagionali durante il periodo della raccolta che si sono aggiunti ai 130 lavoratori dipendenti fissi. Nel 2024 – continua Aldo Rodolfi – proseguiremo con gli investimenti in comunicazione su diversi canali e con diverse iniziative, come già fatto nel 2023, con l’obiettivo di sostenere i nostri marchi durante tutto l’anno e continueremo a lavorare per la sostenibilità e il rispetto per il territorio, a cui teniamo particolarmente. Entro giugno potenzieremo infatti l’impianto fotovoltaico installato nello stabilimento di Ozzano Taro, arrivando così a sfiorare i 5.000 pannelli in grado di coprire il 20% del fabbisogno energetico annuo. Non solo, l’azienda si è dotata ormai da tempo di uno specifico sistema di depurazione, che permette di riutilizzare il 70% dell’acqua prelevata dal pozzo e trasferita alle attività di produzione, in un’ottica di ricircolo. Stiamo inoltre investendo sempre più nel trasporto su rotaie: basti pensare che per la Germania, ovvero il principale mercato extra-Italia, l’azienda ha raggiunto un 60% complessivo di prodotto trasportato via treno, riducendo in modo sostanzioso le emissioni di CO2”.

– Foto ufficio stampa Rodolfi Mansueto –

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Giansanti a Napoli lancia l’allarme “A rischio autonomia alimentare Ue”

NAPOLI (ITALPRESS) – “Senza risorse finanziarie adeguate e incentivi pubblici agli investimenti per le innovazioni, anche l’autonomia alimentare della Ue è a rischio”. Dalla Sala dei Baroni del Maschio Angioino, Massimiliano Giansanti, presidente nazionale di Confagricoltura, ha lanciato l’allarme: “Il futuro dell’Unione Europea dipende dalle decisioni che saranno assunte, in particolare, sul debito comune per gli investimenti e sul mercato unico dei capitali. Il nuovo Patto di stabilità assolutamente non basta, con un bilancio dell’Unione fermo all’1% del PIL degli Stati membri”. A Napoli per l’assemblea regionale di Confagricoltura Campania, Giansanti ha molto insistito su questo punto: “La questione delle risorse finanziarie è fondamentale e ineludibile. L’attuale bilancio agricolo della Ue è assolutamente inadeguato. Non può reggere all’impatto del prossimo allargamento dell’Unione. Solo l’estensione della Pac all’Ucraina avrebbe un costo di 100 miliardi di euro in sette anni. Occorre definire gli orientamenti politici di fondo sulle risorse finanziarie da assegnare all’agricoltura dopo il 2027, prima dell’apertura dei negoziati con i Paesi candidati”. Nel frattempo , senza attendere la nuova riforma della Pac, secondo il presidente di Confagricoltura “si deve proseguire nella riduzione e nella semplificazione degli adempimenti burocratici a carico delle imprese. Va affrontato anche il tema delle pratiche sleali e del principio di reciprocità da applicare nei rapporti commerciali con Paesi Terzi. Ci sono ancora troppe misure – ha detto Giansanti – che non favoriscono le imprese europee e ancora tanto c’è da fare per sostenere i prezzi all’origine e riconoscere il giusto valore alle produzioni”. All’assemblea regionale campana erano presenti anche il direttore generale di Confagricoltura Annamaria Barrile e Rosario Rago componente della Giunta nazionale. All’inizio si è svolta la parte straordinaria con l’approvazione di alcune modifiche statutarie, tra cui la presenza della presidente dell’associazione donne nel consiglio direttivo. Poi è toccato al presidente regionale Fabrizio Marzano, nonchè componente del direttivo nazionale, introdurre i lavori della parte ordinaria dell’assemblea. “Non siamo in competizione con nessuno, abbiamo – ha sottolineato Marzano, invitando i delegati a recuperare il rapporto con i territori e gli associati – l’orgoglio della nostra identità, di essere forti nei segmenti che rappresentiamo, avendo come stella polare la difesa delle aziende che fanno reddito, perchè è solo producendo reddito che si adempie alla funzione sociale propria di un’impresa. Le aziende agricole, anche quelle delle zone interne che operano in condizioni di svantaggio, vanno sostenute ma non sovvenzionate”.
All’assemblea sono intervenuti anche i cinque presidenti delle Unioni provinciali e i presidenti delle sezioni economiche regionali. Ai delegati Giansanti ha presentato il programma per i prossimi quattro anni di mandato, che si basa su tre macro obiettivi da perseguire per offrire agli associati un supporto continuativo che vada oltre le attività sindacali e di rappresentanza. Un programma incentrato su iniziative che promuovano la crescita sostenibile delle imprese attraverso l’adozione di nuove tecnologie e la strutturazione, finanziaria e produttiva, delle filiere agroindustriali. Per riuscirci si punta ad una organizzazione più efficiente e reattiva alle dinamiche di mercato e alle esigenze degli associati; all’incremento di nuove fonti di finanziamento, sviluppando la capacità di offerta di servizi alle imprese e ai cittadini; allo sviluppo delle competenze e del capitale umano, puntando sul ricambio generazionale e investendo in formazione e iniziative per attrarre talenti nel sistema confederale.(ITALPRESS).

Foto: xc9

Agricoltura, via libera dall’Europarlamento alla riforma della PAC

STRASBURGO (FRANCIA) (ITALPRESS) – Il Parlamento Europeo, riunito in sessione plenaria a Strasburgo, ha approvato una revisione del regolamento sui piani strategici della Politica Agricola Comune e del regolamento orizzontale della PAC con 425 voti favorevoli, 130 contrari e 33 astensioni. I deputati hanno adottato il progetto di legge con le modifiche tecniche proposte dal Comitato speciale agricoltura del Consiglio e approvate dalla commissione per l’agricoltura del Parlamento Ue il 15 aprile scorso.
Il regolamento deve ora essere approvato dal Consiglio. La Presidenza belga del Consiglio ha informato il Parlamento che, in caso di voto positivo sulla proposta nella forma concordata dal Consiglio, come avvenuto, il Consiglio avrebbe adottato lo stesso testo senza ulteriori modifiche.
Dopo questa approvazione da parte del Consiglio, la legge sarà pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’UE ed entrerà immediatamente in vigore. Gli agricoltori saranno autorizzati ad applicare “condizionalità” ambientali rivedute per le loro richieste di sostegno finanziario dall’UE già nel 2024.
Questa revisione della PAC modifica le norme relative a tre condizionalità ambientali cui gli agricoltori devono attenersi per ricevere finanziamenti. Fornisce inoltre maggiore flessibilità ai Paesi UE per concedere esenzioni dalle norme della PAC in caso di problemi nell’applicarle e in caso di problemi causati da condizioni meteorologiche estreme. Le piccole aziende agricole di dimensioni inferiori a 10 ettari saranno esentate dai controlli e dalle sanzioni in caso di inosservanza di alcune norme.
Per accelerare l’adozione delle misure, il Parlamento ha convenuto di trattare il fascicolo nell’ambito della cosiddetta procedura d’urgenza.
Il Parlamento ha anche deciso di non sollevare obiezioni alla proposta della Commissione che integra il pacchetto di semplificazione della PAC. Secondo il testo, gli Stati membri avranno più margine di manovra nell’applicazione del requisito della PAC di mantenere il rapporto tra prato permanente e superficie agricola al di sopra del 5% rispetto al 2018.

– Foto: Agenzia Fotogramma –

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La salicoltura marina è pratica agricola a Margherita di Savoia in Puglia

MARGHERITA DI SAVOIA (BAT) (ITALPRESS) – “Stiamo definendo una proposta di legge che fissi i criteri normativi di massima per assimilare la salicoltura marina con l’attività agricola. Il dialogo con il Governo, avviato a settembre a Roma a Palazzo della Valle, procede in questa direzione”. Così Filippo Schiavone, componente della Giunta nazionale di Confagricoltura, a Margherita di Savoia (BT), dove si è svolta la seconda tappa del progetto “L’agricoltura coltiva il sale”, curato da Confagricoltura con le saline marine italiane.
Una tappa che accompagna il lavoro finalizzato al riconoscimento della coltivazione del sale marino come attività agricola, con una normativa mirata in tal senso. Il piano vede protagoniste, oltre alla Confederazione, le società di gestione delle Saline di mare italiane Atisale Spa (Puglia e Sardegna); Sosalt Spa e Isola Longa in Sicilia; Saline Ingegegnere Luigi Conti Vecchi in Sardegna; Parco della Salina di Cervia in Emilia-Romagna. Ai soggetti firmatari si aggiungono inoltre, come sostenitori, le saline di Trapani Oro di Sicilia, Ettore e Infersa e Isola di Calcara. Numerose le istituzioni presenti oggi in Puglia, che hanno condiviso le finalità del progetto, auspicando un ruolo attivo anche da parte delle Regioni interessate. Per Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Puglia, “La presenza di oggi del mondo politico e delle istituzioni conferma la bontà del progetto. Quello che auspichiamo tutti in questa giornata di riflessione è un ruolo ancora maggiore della Puglia”.
“Ci sono tutte le condizioni perchè questo progetto possa essere portato avanti a livello nazionale insieme ai colleghi delle altre Regioni – ha detto Gianluca Nardone, direttore assessorato all’Agricoltura della Puglia – Le saline potrebbero inoltre essere valorizzate attraverso il PSR”.
“A Margherita di Savoia si trova la più grande salina d’Europa: 4.500 ettari, 500.000 tonnellate di sale prodotte annualmente, un centinaio di addetti che arrivano a 400 con l’indotto. La salina – ha spiegato il presidente di Atisale SpA Bruno Franceschini – è riconosciuta come Riserva nazionale naturale ed è una realtà fortemente innovativa nel processo di produzione”.
“L’attività di salicoltura marina – ha evidenziato Ciro Zeno, capo progetto – è assimilabile a quella agricola per molti aspetti: l’uso del suolo e dell’acqua, la ciclicità della produzione legata ai fenomeni della natura e delle stagioni, la dipendenza dalle condizioni climatiche, i macchinari utilizzati e, soprattutto, il lavoro dell’uomo.
A questi risvolti si aggiungono quelli economici, poichè la pratica della salicoltura genera e mantiene l’ecosistema e la biodiversità, e definisce i caratteri di ruralità dei territori interessati, valorizzandone anche il turismo”.
In Italia sono presenti oltre 10.000 ettari di saline marine, con una produzione annua di 1,2 milioni di tonnellate di sale (corrisponde a poco meno del 30% della produzione totale), per un valore di oltre 60 milioni di euro.

– Foto: ufficio stampa Confagricoltura –

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Vinitaly 2024 chiude con 97 mila presenze

VERONA (ITALPRESS) – Vinitaly archivia la 56^ edizione con 97mila presenze. In leggero incremento gli operatori esteri da 140 paesi a quota 30.070 (31% sul totale), di cui 1200 top buyer (+20% sul 2023) da 65 nazioni selezionati, invitati e ospitati da Veronafiere in collaborazione con Ice Agenzia.
Bilancio positivo anche per Vinitaly Plus, la piattaforma di matching tra domanda e offerta con 20 mila appuntamenti business, raddoppiati in questa edizione, e per il fuori salone Vinitaly and the city, che ha superato le 50 mila degustazioni (+11%). La 57^ edizione si terrà a Veronafiere dal 6 al 9 aprile 2025.
Per il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo, “Vinitaly consolida il proprio posizionamento business e un ruolo sempre più centrale nella promozione internazionale del vino italiano. I dati della manifestazione, unitamente al riscontro positivo delle aziende, confermano gli obiettivi industriali dell’attuale governance di Veronafiere fortemente impegnata a potenziare il brand fieristico del made in Italy enologico nel mondo. Va in questa direzione il rafforzamento della collaborazione con tutti i referenti istituzionali, oggi in prima linea con Veronafiere nel sostenere l’internazionalizzazione del settore”.
“La profilazione degli operatori è tra i nostri principali obiettivi strategici – commenta l’amministratore delegato di Veronafiere, Maurizio Danese -. Un risultato già centrato nella scorsa edizione, quella della svolta di Vinitaly, e proseguito quest’anno anche nei confronti della domanda domestica, in particolare quella del canale horeca attraverso iniziative di comunicazione e marketing che hanno contribuito all’incremento delle presenze italiane. In questi giorni abbiamo registrato reazioni positive da parte delle aziende, dei consorzi e delle collettive regionali. Una iniezione di fiducia in un momento complesso che ci vede impegnati a supportare il principale prodotto ambasciatore e apripista dell’agroalimentare del Belpaese nel mondo”.
Sul fronte delle presenze estere a Vinitaly 2024, gli Stati Uniti si confermano in pole position con un contingente di 3700 operatori presenti in fiera (+8% sul 2023). Seguono Germania, Uk, Cina e Canada (+6%). In aumento anche i buyer giapponesi (+15%).
Chiuso Vinitaly, si confermano i primi appuntamenti del calendario estero: Wine to Asia (Shenzen 9-11 maggio 2024); Vinitaly China Roadshow, Shanghai, Xian, Guangzhou (2-6 settembre 2024); Wine South America a Bento Gonçalves (RS) Brasile (3-5 settembre 2024); Vinitaly USA (Chicago 20-21 ottobre 2024); Vinitaly @ Wine Vision (Belgrado 22-24 novembre 2024).

– Foto ufficio stampa Veronafiere –

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Intesa Sanpaolo al Vinitaly, focus sulle imprese agroalimentari

VERONA (ITALPRESS) – Intesa Sanpaolo al Vinitaly per il terzo anno. Ad ogni edizione un motivo diverso per approfondire mercati e strategie a favore delle molte aziende che lavorano nel settore agroalimentare legato al Made in Italy. Tema di quest’anno: “Filiere di internazionalizzazione. Le imprese agroalimentari italiane tra vecchi e nuovi mercati”, che ha consentito di fare il punto su opportunità e sfide del settore vitivinicolo italiano, alla luce della specifica attenzione che la banca dedica al settore dell’Agribusiness.
Tra le principali opportunità per il settore ci sono i mercati internazionali, dove l’Italia nel 2022 ha consolidato la propria quota di mercato, collocandosi saldamente al secondo posto tra gli esportatori mondiali con circa un quinto dei flussi mondiali: risultati sostenuti dall’ottimo posizionamento qualitativo del vino italiano, dal forte legame con il territorio e dalla ricchezza di biodiversità dei nostri vigneti. Sarà necessario lavorare sul corretto posizionamento di prezzo dell’offerta enologica, forse ancora poco remunerata in relazione alla qualità che esprime.
Tra le principali sfide per il futuro figurano gli investimenti in tecnologia e digitalizzazione dei processi, fondamentali per l’evoluzione del settore, che andranno sostenuti soprattutto nel contesto italiano caratterizzato da imprese più piccole nel confronto europeo; capacità di raggiungere una maggiore strutturazione, anche attraverso aggregazioni e logiche di filiera, per affrontare gli investimenti necessari per continuare a competere con successo sui mercati internazionali.
Tali sfide sono sollecitate anche dai nuovi trend di consumo, dal cambiamento negli stili alimentari (vino alcohol free) e dalla ricerca di bilanciamento tra risparmio e qualità (value for money).
Intesa Sanpaolo dedica al comparto agroalimentare grande attenzione, con una rete dedicata di 1.000 professionisti e 90 filiali in grado di seguire l’intera catena agroalimentare. La banca ha già attivato 170 contratti di filiera nel settore agroalimentare, coinvolgendo quasi 7.000 fornitori.
“L’Agroalimentare è un settore centrale per l’economia del nostro Paese e Intesa Sanpaolo ha creato una struttura dedicata per accompagnare queste imprese nella transizione verso modelli sempre più innovativi, sostenibili e profittevoli. Abbiamo oltre mille professionisti agribusiness, 90 filiali sul territorio nazionale e circa 84.000 clienti a cui abbiamo erogato in tre anni, dalla nascita della nuova struttura, oltre 9 miliardi di euro – ha dichiarato Anna Roscio, responsabile Sales & Marketing Imprese Intesa Sanpaolo presente a Vinitaly – Tra le iniziative più recenti, il lancio di “Il tuo futuro è la nostra impresa”, programma che mette a disposizione 120 miliardi di euro fino al 2026 per le imprese, tra cui anche quelle agroalimentari, favorendo nuovi investimenti per accelerare quei processi di trasformazione ormai divenuti necessari per rinnovamento industriale, transizione energetica e digitale delle imprese, facilitando loro anche l’accesso alle nuove misure del PNNR”.
“Con questa tavola rotonda – ha spiegato Massimiliano Cattozzi, responsabile della Direzione Agribusiness di Intesa Sanpaolo – abbiamo voluto offrire agli imprenditori del mondo agroalimentare spunti, analisi, strumenti e strategie per accrescere la competitività oltre i confini del mercato domestico, consapevoli di poter supportare le aziende nella scelta dei canali più adatti e di offrire loro gli strumenti necessari per aiutarli nella scoperta del proprio potenziale estero”.

– foto xa7/Italpress –
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Al Vinitaly il matrimonio tra Parmigiano Reggiano e Grappa Trentina

VERONA (ITALPRESS) – Il Parmigiano Reggiano torna al Vinitaly per declinare i suoi infiniti sapori, abbinato a vini e distillati, in un momento in cui si celebra il Made in Italy famoso in tutto il mondo. Non è un caso se le esportazioni di Parmigiano Reggiano rappresentano il 43% del mercato, gran parte in Europa, moltissimo in America, il primo mercato estero.
“Siamo fieri di lavorare questo prodotto che è un pò l’ambasciatore italiano nel mondo – sottolinea Fabrizio Raimondi, responsabile relazioni esterne del Consorzio -. Abbiamo la fortuna di avere un prodotto estremamente versatile e di poterci sposare nei modi più diversi, in un viaggio che va dall’aperitivo al dessert. Non a caso fino al 17 aprile si alterneranno degustazioni di varie stagionature e biodiversità della Dop, in pairing con Chianti Classico, Franciacorta, Lambrusco, Valpolicella, birre ed altre prestigiose etichette, fino al ritorno di un “matrimonio” inusuale con le grappe trentine, in collaborazione con Istituto Tutela Grappa del Trentino”.
Presidente dell’Istituto è Alessandro Marzadro. A lui, e a Simone Ficarelli, Assaggiatore di Parmigiano Reggiano, il compito di accompagnare gli ospiti in un’esperienza sensoriale unica, fatta di sapori, anche contrastanti, che amplificano le caratteristiche reciproche, ad esempio la grappa bianca, più giovane, abbinata ad un gigante di 80 mesi.
“Stiamo creando una bella tradizione – assicura Marzadro -. Sicuramente questo abbinamento può sembrare strano, in realtà il distillato si presta soprattutto nel momento in cui abbiamo sapori forti. Quando parliamo di grappa trentina parliamo di un piccolo territorio con una grande vocazione: 24 piccole aziende che da sempre producono grappa con la massima qualità possibile. E’ un momento molto favorevole, questo. Il consumatore cerca sapori ed esperienze, non tanto il tenore alcolico e la nostra grappa ha tutte le caratteristiche per tradizione, tecnica e complessità aromatica. Per la degustazione di oggi abbiamo scelto tre tipologie, due invecchiate 18 e 24 mesi e una grappa bianca, così da riuscire a far capire la grande diversità che c’è sotto la parola grappa”.
“E’ fantastico, sono due territori che ci parlano di origine, passione, tradizione – aggiunge Simone Ficarelli -. Le tre grappe abbinate sono eccellenti. E i risultati, abbinati alle stagionature del Parmigiano che abbiamo scelto, sorprendenti. Se il risultato fosse scontato, sarebbe finita la magia. La stagionatura, diciamo che è il quarto ingrediente del Parmigiano Reggiano, oltre al latte sale e caglio. Il tempo è un quinto ingrediente, la passione del casaro. La stagionatura sono le stagioni che vanno ad incidere sui fenomeni di fermentazione, regalandoci ogni volta colori profumi e sensazioni diverse, sempre in evoluzione. La cosa fantastica dell’abbinamento è che è soggettivo. Diciamo che l’abbinamento migliore è sempre quello che soddisfa di più il nostro palato”.
“Il Parmigiano Reggiano è un prodotto unico», ha dichiarato Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano – ma ce n’è uno per tutti i gusti: la biodiversità delle razze bovine, le stagionature e i prodotti “certificati” offrono gusti, sapori, sfumature ed emozioni estremamente variegate. E’ tutto questo a renderlo diverso dagli altri formaggi e a far sì che non sia solo un prodotto di estrema versatilità e distintività, ma un simbolo del Made in Italy in grado di conferire un tocco di carattere unico ai piatti, di figurare nei menù dei migliori chef del mondo e, al contempo, di abbinarsi con disinvoltura a vini, birre e distillati. Se il Parmigiano Reggiano è un prodotto d’eccellenza così amato nel mondo, infatti, non è solo grazie alla sua bontà e salubrità: è anche perchè è un ingrediente fondamentale in aperitivi, cene e in tutti quei momenti di condivisione e celebrazione trascorsi con la famiglia e con gli amici”.
Le degustazioni continuano e dopo il Vinitaly, la prossima occasione per scoprire il Parmigiano Reggiano da vicino, sarà la riedizione dell’iniziativa Caseifici Aperti, in programma sabato 20 e domenica 21 aprile. Al sito internet del Consorzio c’è l’elenco dei caseifici che aderiscono all’iniziativa, con la possibilità di prenotare la visita.
-foto xa7-
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Enpaia-Censis, il 96,5% degli italiani preferisce il vino italiano

VERONA (ITALPRESS) – E’ stato presentato a Verona, nell’ambito del Vinitaly, l’Osservatorio del mondo agricolo Enpaia-Censis “Il consumo di vino per generazioni. Analogie e differenze dei modelli di consumo per età”. Lo studio fotografa l’evoluzione nel tempo del rapporto degli italiani con il vino, un prodotto che li accompagna nel ciclo di vita come presenza permanente degli stili di consumo. Il consumo responsabile è una componente costitutiva del modello italiano di rapporto con il vino ed è, allo stesso tempo, un consumo transgenerazionale che coinvolge quote maggioritarie di persone di ogni classe di età. In venti anni si registra un aumento della quota di consumatori tra 18 e 34 anni e una riduzione di quelle tra 35-64enni e longevi con almeno 65 anni. Per i giovani il vino è veicolo di relazionalità e convivialità. Il 67,7% ama consumarlo in compagnia di altre persone, il 45,3% nei luoghi del fuori casa e il 34,4% durante i pasti. Per gli adulti è sia veicolo di relazionalità che presenza nel quotidiano dei pasti, poichè il 55,3% ama berlo in compagnia e il 55% durante i pasti, mentre al 34,5% piace berlo nei luoghi del fuori casa. Il 79,1% degli anziani lo consuma durante i pasti, il 36% in compagnia di altre persone e il 14,2% nei luoghi del fuori casa. Il 96,5% degli italiani preferisce il vino italiano, quota che resta alta trasversalmente alle generazioni e l’83,1% dei consumatori predilige vini Dop e Igp. Per il 96,2% degli italiani il vino italiano rappresenta la qualità, per il 96,1% il gusto, per il 93,8% la tradizione, per il 92% l’identità e per l’84,4% la sostenibilità. Il 54,8% degli italiani afferma che la scelta di un buon vino lo emoziona: lo dichiara in particolare il 53,7% dei giovani, il 64,8% degli adulti e il 37,8% degli anziani. Il 93,8% pensa che si può educare a bere vino con moderazione e responsabilità: condivide tale convinzione l’88,4% dei giovani, il 94,3% degli adulti e il 96,9% degli anziani. Non sorprende che il 75,3% degli italiani è contrario alle iniziative che demonizzano il vino, addirittura nelle etichette. Condividono tale rigetto il 66,5% giovani, il 79,4% adulti e il 73,8% anziani. L’87,9% degli italiani apprezza molto le variazioni territoriali dei vini italiani, in particolare l’80% dei giovani, l’89,9% degli adulti e l’89,5% degli anziani.
L’82,6% degli italiani pensa che il cambiamento climatico modificherà anche i tipi di vino disponibili, in particolare lo pensa l’83,2% dei giovani, l’82,1% degli adulti, l’83,1% degli anziani. Ma è alta la fiducia degli italiani nella capacità delle imprese del settore di affrontare la sfida del cambiamento climatico e quella della sostenibilità. Infatti, è l’84,4% degli italiani ad affermare che il vino italiano rappresenta la sostenibilità, tra cui il 79,4% dei giovani, l’85,3% degli adulti e l’86,5% degli anziani. Le aziende agricole con coltivazione di vite erano 388.881 nel 2010 e sono diventate 255.514 nel 2020, con una riduzione di oltre il 34%. La superficie coltivata si è invece ridotta di solo il 5%, con un balzo del 44% degli ettari per azienda. In sintesi: meno aziende, significativamente più ampie. Le imprese industriali impegnate nella produzione di vino sono anch’esse diminuite del 3% rispetto al 2012 e nel 2021 erano 1.775, mentre gli addetti sono aumentati di quasi 4 mila unità, con +22,6%. I prezzi del vino sono aumentati del +6,2% tra 2021 e 2023, ma al contempo hanno dovuto assorbire incrementi con crescita dei prezzi a doppia cifra. Il +52,4% per l’energia, il +50,4% per concimi e ammendanti, il 28,6% per le sementi e il 22,3% per gli antiparassitari. Incrementi significativi anche se non a doppia cifra si registrano poi con l’8,9% per la manutenzione e riparazione macchine, e il 5,9% per la manutenzione e riparazione fabbricati rurali.
Per Giorgio Piazza, presidente della Fondazione Enpaia, “emerge un elemento positivo, che è quello di un aumento del 5% dei giovani che bevono in modo consapevole vino, collegandolo indissolubilmente alla relazionalità e alla convivialità, tenendo conto della qualità e dell’indicazione geografica di provenienza; si tratta cioè di un consumo consapevole, responsabile e informato”. Per Sara Lena, ricercatrice del Censis, “il consumo del vino ha carattere transgenerazionale proprio perchè capace di seguire l’evoluzione delle abitudini delle persone nel ciclo di vita. Dall’Osservatorio emergono alcune analogie e diversità nel rapporto degli italiani con il vino rispetto alle diverse generazioni. La prima analogia è che vince il primato della qualità garantita dall’italianità, che resta anche al tempo dell’inflazione. Inoltre, è fondamentale l’aspetto culturale perchè i consumatori associano al vino valori materiali e immateriali, nel quale vince un modello di fruizione consapevole fatto di moderazione e responsabilità”.
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– Foto: ufficio stampa –