ROMA (ITALPRESS) – TUOBauli è la novità firmata Bauli per il Natale. Personalizzazione, esperienza di acquisto online e consegna a domicilio, sono gli ingredienti di un panettone artigianale “che coniuga l’aspetto emozionale alla praticità di ottenere un regalo “su misura” (anche per se stessi!) da spedire a casa propria o direttamente alla persona che riceverà il “prezioso” dono”, spiega l’azienda in una nota.
La scelta della settimana di consegna, inoltre, arricchisce un’offerta completa e studiata nel dettaglio e permette di ricevere il proprio TUOBauli in tempo per la vigilia di Natale, prenotandolo entro il 13 dicembre.
Visitando il sito TUOBauli.it è possibile selezionare non solo l’impasto e la farcitura, ma anche la confezione, scegliendola tra originali, eleganti e colorate alternative. E’ anche possibile creare un bigliettino su misura con il proprio messaggio.
Cuore del panettone TUOBauli è l’impasto, preparato da mastri pasticceri che ne curano artigianalmente ogni dettaglio, “partendo dall’impiego di ingredienti di prima qualità, come burro, farina e uova, fino all’utilizzo del lievito madre sapientemente rinfrescato e alla lunga lievitazione naturale”, sottolinea Bauli. Ad arricchirlo, una selezione di ingredienti tra cui scegliere: dai più classici, come uvetta e canditi, ai più golosi come cioccolato e pere, passando per albicocca, agrumi di Sicilia e altri ancora.
E’ possibile aggiungere una farcitura prodotta con materie prime come la Crema alla Nocciola del Piemonte, Pistacchio di Sicilia, cioccolato fondente e crema pasticcera. Tocco finale, la scelta della confezione, con scatole eleganti ma dallo stile moderno.
E’ sufficiente acquistare TUOBauli entro il 13 dicembre per averlo sulle proprie tavole entro la vigilia di Natale. In alternativa, sarà possibile ordinarlo fino al 28 dicembre.
(ITALPRESS).
TUOBauli, il panettone artigianale personalizzato e a domicilio
Cdp e Iccrea per nuovo contratto di filiera del vino
ROMA (ITALPRESS) – Iccrea BancaImpresa (banca corporate del Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea), come banca autorizzata del progetto e banca finanziatrice, e Cassa Depositi e Prestiti sono protagoniste del closing di un nuovo contratto del IV Bando dei Contratti di Filiera e di Distretto previsto dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (MIPAAF).
L’operazione, denominata “Italian Wine Boutique”, è del valore di 28 milioni di euro ed è destinata alla filiera della produzione del vino che tocca diverse regioni italiane. Cassa Depositi e Prestiti e Iccrea BancaImpresa hanno partecipato al finanziamento con 9,8 milioni di euro ciascuna, mentre la restante quota di 8,4 milioni di euro è stata a carico del MIPAAF e della regione Puglia.
Gli obiettivi del progetto sono, da un lato, la costruzione di cantine nuove e l’ammodernamento di quelle già esistenti e, dall’altro, il rinnovamento degli impianti di lavorazione: dalle attrezzature vinicole alle linee di imbottigliamento. Infine, per garantire la copertura dell’intera filiera, parte dei finanziamenti è stata destinata anche alla creazione di punti vendita direttamente nelle cantine produttrici.
Diverse le aziende beneficiare del contratto di filiera, che vede realizzare 10 operazioni con realtà che rappresentano l’eccellenza della produzione vitivinicola italiana di quattro regioni italiane: Veneto (con l’Azienda agricola Cà Rugate di Tessari Amedeo, l’Azienda agricola Di Graziano Prà, Ottella di Michele e Francesco Montresor, la Società agricola Pieropan di Leonildo Pieropan, la Società Agricola Piona Franco e Luciano, l’Azienda agricola Villa Medici di Caprara Luigi, Azienda Agricola Monte del Frà s.s); Toscana (con la Società agricola Tenuta Poggio al Tesoro); Lazio (con Vini d’Offizi Lulli); e infine Puglia (con le Cantine San Giorgio).
I contratti di filiera sono sottoscritti tra i soggetti della filiera agroalimentare e il MIPAAF per la realizzazione di investimenti a rilevanza nazionale che, partendo dalla produzione agricola, si sviluppano nei diversi segmenti della filiera agroalimentare, basandosi su vincoli associativi e statutari di conferimento. In questo ambito, Iccrea BancaImpresa è stata indicata come Banca di riferimento per 30 contratti di filiera sugli oltre 50 che compongono il IV bando emesso dal Ministero, diventando così il primo player sul territorio nazionale in questo specifico ambito.
Coinvolte nell’operazione anche 7 Banche di Credito Cooperativo aderenti al Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea: Banca Veronese, Valpolicella Benaco Banca, Bcc Vicentino Pojana Maggiore, Banca delle Terre Venete, Chianti Banca, BCC Bellegra, Banca di Taranto.
“L’impegno di Iccrea BancaImpresa nell’ambito dei contratti di filiera è ormai consolidato”, commenta Carlo Napoleoni Direttore Generale di Iccrea BancaImpresa – in quanto siamo da anni uno dei primi players in Italia per la promozione di questo importante strumento dedicato alla produzione agricola italiana. Anche in questa nuova occasione, il Gruppo Iccrea non ha mancato di dare il proprio contributo per le aziende che operano nell’agribusiness e che si adoperano ogni giorno, anche in un momento complesso dell’economia italiana, per promuovere prodotti che rappresentano l’eccellenza del Made in Italy”.
Paolo Calcagnini, Vice Direttore Generale e Chief Business Officer di CDP, ha dichiarato: “La finalizzazione dei contratti di finanziamento per la filiera della produzione di vino, è motivo di grande orgoglio per CDP, sia per il sostegno fornito ad un comparto d’eccellenza del Made in Italy riconosciuto in tutto il mondo, sia per l’importanza di continuare a favorire gli investimenti produttivi sul territorio, ancor di più in questa fase di ripartenza del Paese. Inoltre, l’iniziativa si colloca nell’ambito di una collaborazione sempre più proficua tra CDP, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e il sistema bancario”.
(ITALPRESS).
La pizza da 3 anni patrimonio Unesco, un volano per il Made in Italy
ROMA (ITALPRESS) – “In questi 3 anni si è moltiplicata la richiesta di pizzaiuoli di scuola napoletana, abbiamo dimostrato che la pizza è un grande volano per il Made in Italy e oggi dobbiamo mantenere e preservare il valore culturale della pizza”. Lo ha detto Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde, nel corso della web conference “#PizzaUnesco e #DietaMediterraneaUnesco: tutela, valorizzazione e trasmissione alle generazioni future del patrimonio culturale ed agroalimentare”, promossa dalla Fondazione UniVerde e l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, con il sostegno della Regione Campania, organizzata nell’ambito del 3° anniversario del riconoscimento Unesco all’Arte del Pizzaiuolo Napoletano.
Era il 7 dicembre 2017 quando il 12° Comitato Intergovernativo per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco, riunitosi sull’isola di Jeju in Corea del Sud, valutò positivamente, e con voto unanime, la candidatura italiana per l’iscrizione de “L’Arte del Pizzaiuolo Napoletano” nella prestigiosa Lista. “Una delle preoccupazione è quella evitare il fakefood e l’agropirateria, favorire che dove ci sono pizzerie che ci siano pizzaioli che hanno imparato l’arte napoletana – ha aggiunto Pecoraro – altro versante è che i prodotti siano italiani e per questo abbiamo l’esigenza di avere una tracciabilità, ecco perchè stiamo lavorando sull’uso di tecnologie innovative. Quest’anno abbiamo voluto onorare anche il decennale della dieta mediterranea. Noi andremo avanti per fare in modo che tutte le pizzerie del mondo siano ambasciatrici del Made in Italy e in questo caso anche made in Naples”.
Per Anna Laura Orrico, Sottosegretario ai Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, oggi si celebra un anniversario importante, “si celebra ancora una volta quella che è una istituzione del Made in Italy: la pizza napoletana, anzi l’arte del pizzaiuolo napoletano, un’arte dove si concentrano conoscenza, manualità e fantasia. L’iscrizione nella lista Unesco fu una grande vittoria, un risultato di squadra ottenuto grazie all’impegno comune, ricordo ancora la campagna di raccolta firme, fu una vittoria meritatissima che riconobbe tutti i requisiti richiesti. Ovunque nel mondo – ha spiegato – la parola pizza è sinonimo di Italia, così come la dieta mediterranea, l’Arte del pizzaiuolo napoletano e la dieta mediterranea sono una espressione culturale, rappresentano uno stile di vita e di entrambi dobbiamo essere pienamente orgogliosi perchè i patrimoni immateriali contribuiscono alla crescita della comunità”.
Gennarino Masiello, Vice presidente nazionale Coldiretti, ha ricordato che per arrivare a questo riconoscimento “l’Italia ha fatto sistema, ha giocato una partita non scontata, si è avuta la capacità di mettere insieme tutte le forze buone del Paese. Coldiretti non ha fatto mai mancare il proprio contributo perchè era un atto di difesa di identità, sono anni che l’Italia subisce furti di identità, abbiamo l’export agroalimentare italiano che vale poco meno di 50 miliardi di euro, l’italian sounding vale quasi il doppio, è un furto di valore e identità. Su queste vicende Coldiretti si muove da decenni e credo sia arrivato il momento per fare in modo che si inverta questo fenomeno. Dopo i disastri e le ferite economiche che stiamo vivendo due leve potranno risollevare il Paese: agroalimentare e turismo, e il pizzaiolo è al centro di queste due questioni”, ha concluso.
Insieme all’Arte del Pizzaiuolo Napoletano, sono celebrati anche i dieci anni dal riconoscimento della Dieta mediterranea quale Patrimonio dell’Umanità, ponendo un ulteriore stimolo al dialogo scientifico e culturale sull’importanza dei principi che sono alla base di entrambe. E’ infatti sempre più ampia, oggi, la domanda di esperienze enogastronomiche, come parte di un viaggio che non si limita alla degustazione di un piatto tipico come la pizza ma si allarga alla cultura e alla tradizione di un intero territorio.
(ITALPRESS).
Agricoltura motore di sostenibilità per il 90% degli italiani
ROMA (ITALPRESS) – Durante la pandemia da Covid-19 si è rinnovata la centralità sociale del cibo con l’aumento della spesa alimentare domestica del +2,3% reale e il decollo verticale di alcuni prodotti tipici del mangiare in casa con il +12% della pasta, +16% del riso e poi +16,2% della birra, +9,3% dei vini, +11,1% della frutta, +12,2% degli ortaggi. Inoltre, vi è stato il boom degli acquisti presso i riscoperti negozi tradizionali di prossimità con +31% delle vendite. Di fatto, per il 47,4% degli italiani il cibo è stato un formidabile alleato per garantire il proprio benessere psicofisico. E’ quanto emerge dal secondo numero dell’Osservatorio sul mondo agricolo, “L’agricoltura nella seconda ondata, tra resistenza e rilancio”, presentato da Fondazione Enpaia (Ente Nazionale di Previdenza per gli Addetti e per gli Impiegati in Agricoltura) e Censis.
Tra le priorità di cui si desidera il ritorno: il poter godere di tante piccole cose del quotidiano (40,9%); viaggiare tanto (25,9%); riparare i danni economici subiti (22,6%); far coesistere vecchie e nuove abitudini assunte in questo periodo, come ad esempio il ricorso al web, lo stare di più in casa (22,4%), realizzare un progetto o un sogno nel cassetto (20,3%) e infine ricostruire aspetti della vecchia vita (29,9%).
La seconda ondata di Covid-19 rende i ristori statuali vitali per tante imprese, nel post-pandemia gli italiani vogliono più finanziamenti per le imprese che fanno meglio delle altre. Così, il 93,7% degli italiani è favorevole a dare aiuti alle imprese agricole che investono in sostenibilità, intesa come tutela dell’ambiente e delle comunità. Il 92,3% dice sì a ridurre le tasse alle imprese per favorire gli investimenti in economia verde e circolare.
Una perdita del 40%: è questo il buco atteso di fatturato della ristorazione a fine anno, tra lockdown e seconda ondata. Una crisi epocale che non finirà automaticamente quando il virus sarà sconfitto, poichè 15,4 milioni di italiani sono convinti che non torneranno a mangiare fuori casa, almeno non subito.
Dai dati emerge che nel primo semestre 2020 il valore aggiunto è sceso del -3,8% reale rispetto al 2019, mentre si registra -18,9% per l’industria e -10% per i servizi. Nel secondo trimestre 2020 in agricoltura si ha -8% di rapporti di lavoro attivati rispetto al 2019 (-31.124 in termini assoluti), sul totale dell’economia invece il calo è stato del -44,5%.
I criteri con cui gli italiani scelgono gli alimenti esprimono i valori che il cibo deve rispettare e, quindi, i requisiti di produzione e distribuzione a cui devono attenersi i soggetti della filiera. Nella spesa alimentare vince la sicurezza degli alimenti (58%), poi la tracciabilità per verificarne la provenienza (40%), il gusto (35%), i contenuti nutrizionali (35%) e, solo dopo, il costo (31%).
La sostenibilità ambientale e delle comunità resta per il 95,5% degli italiani la priorità per il futuro prossimo. Per il 90,6% degli italiani l’agricoltura ne è già oggi il motore e per il 60% ha dato sinora un contributo importante nella lotta al cambiamento climatico. Inoltre, secondo il 93% degli intervistati essa è decisiva per le aree rurali. Del resto, attualmente l’agricoltura consente agli italiani di mangiare sostenibile con prodotti nutrienti e salutari (51%), non trattati con pesticidi (40%), di origine locale (28%), dal prezzo per tutti accessibile (22%), realizzati con metodi e tecniche a basso impatto ambientale (19%). Agricoltura e sostenibilità sono strettamente legate e per gli italiani gli agricoltori (50%) sono il soggetto che più di tutti rende sostenibile il nostro sistema di produzione alimentare, più di industria alimentare (47%), governo nazionale (45%), amministrazioni regionali (35%) e istituzioni europee (31%).
(ITALPRESS).
A Fiasconaro l’Oscar per l’innovazione di Angi
PALERMO (ITALPRESS) – Fiasconaro, azienda ambasciatrice dell’eccellenza dolciaria Made in Sicily nel mondo con sede a Castelbuono, nel palermitano, ha ricevuto il prestigioso Oscar per l’Innovazione di ANGI, l’Associazione Nazionale Giovani Innovatori. Un riconoscimento che “premia la visione d’impresa della Famiglia Fiasconaro, da sempre caratterizzata dalla ricerca dell’innovazione in continuità con la tradizione e i valori autentici del suo Dna aziendale: il rispetto della tradizione, il forte legame con il Territorio e la rigorosa artigianalità dei suoi prodotti. E ancora: la valorizzazione delle Persone e della loro Professionalità come vero tratto distintivo del Patrimonio dell’azienda”.
Ma non solo: l’Oscar rappresenta un tributo alla capacità dell’azienda di fare rete sul Territorio, promuovendo la crescita delle eccellenze di tutta la filiera distributiva siciliana.
“L’innovazione è il vero motore del successo d’impresa ed è alla base dello scambio intergenerazionale che distingue la nostra famiglia, giunta ormai alla terza generazione di Maestri Pasticceri”, ha commentato con soddisfazione il Maestro, Nicola Fiasconaro. “Il nostro – ha aggiunto – è un brand fortemente legato al territorio e alle sue eccellenze, ma con una forte vocazione internazionale che lo rende particolarmente sensibile a intercettare i nuovi trend di mercato, per anticiparli come nuove opportunità di sviluppo”.
Tra i premiati delle scorse edizioni Bebe Vio, il Ministro per l’Innovazione Paola Pisano, il compianto critico d’arte Philippe Daverio, il Viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, e molte altre personalità del mondo della Politica, della Cultura, dell’Arte e dello Sport.
(ITALPRESS).
Fpt Industrial e Slow Food a sostegno comunità del cibo sostenibile
ROMA (ITALPRESS) – FPT Industrial, brand motoristico globale di CNH Industrial, ha avviato una collaborazione con Slow Food per sostenere le iniziative di due comunità locali, in Italia e in Francia, finalizzate all’adozione di pratiche più sostenibili e inclusive. Le due comunità scelte sono quella costituita dalle cooperative italiane Valdibella e NoE in Sicilia e quella della prud’homie di La Seyne-sur-Mer nel Sud della Francia.
La cooperativa Valdibella si occupa della produzione di alimenti biologici da varietà antiche e locali, adottando un approccio di agricoltura sostenibile attraverso metodi colturali conservativi mirati a preservare la naturale fertilità del suolo. La cooperativa NoE (No Emarginazione) è stata fondata nel 1993 per favorire l’inserimento sociale delle persone con disabilità. Nel 1998, il Comune di Partinico ha affidato in gestione alla cooperativa un fondo confiscato alla mafia. Il fondo è stato successivamente convertito in terreno per la coltivazione biologica di ulivi, ortaggi e cereali. FPT Industrial e Slow Food sosterranno le due cooperative nei loro progetti finalizzati alla creazione di una “foresta commestibile” in grado di riprodurre l’ecosistema naturale e di diversificare la produzione alimentare nel rispetto del paesaggio, nonchè di creare un modello di catena di fornitura libera e autonoma per garantire a tutti cibo biologico di alta qualità a un prezzo accessibile.
La prud’homie di La Seyne-sur-Mer è una delle 33 cooperative di pesca presenti lungo la costa mediterranea della Francia. Una ventina di pescatori, alcuni dei quali utilizzano barche con motori FPT Industrial, sono impegnati a esercitare attività di pesca sostenibile e a tramandarne le tradizioni alle generazioni più giovani, attraverso il rafforzamento della catena di fornitura locale. Con il sostegno di FPT Industrial e Slow Food, la comunità potrà ammodernare le proprie infrastrutture oltre a creare nuovi posti di lavoro.
“Essere stati ininterrottamente leader di alcuni dei più prestigiosi indici internazionali di sostenibilità nel corso dell’ultimo decennio, significa anche dimostrare, giorno dopo giorno, un supporto concreto per tutte quelle iniziative che possono produrre un cambiamento tangibile nella vita delle persone e delle comunità, grandi o piccole che siano. Questi progetti sono finanziati attraverso il fondo di solidarietà di CNH Industrial del valore di 2 milioni di dollari, focalizzato sul sostegno delle comunità locali più colpite dalla pandemia di Covid-19”, ha dichiarato Daniela Ropolo, Head of Sustainable Development Initiatives di CNH Industrial. Per Francesco Sottile di Slow Food “questi progetti erano già stati avviati, ma avevano bisogno di ‘un’accelerazionè per dimostrare che il modo giusto è la scelta giusta. Ecco perchè noi, in collaborazione con i nostri partner e sostenitori, abbiamo deciso di finanziarli. Perchè il cambiamento deve avvenire. E deve avvenire adesso”.
(ITALPRESS).
Dalla ricerca Crea latte con migliore proprietà nutraceutiche
ROMA (ITALPRESS) – Nuove e interessanti prospettive per la zootecnia da latte e il comparto lattiero caseario dalla ricerca CREA. In occasione del congresso annuale dell’European Association of Animal Production (EAAP), il CREA Zootecnia e Acquacoltura presenta i primi risultati di due progetti dedicati al latte e ai bovini da latte. Migliorare la qualità nutrizionale del latte con un’alta percentuale di molecole funzionali ad azione prebiotica e magari, in tal modo, favorire una ripresa dei consumi italiani calati negli ultimi otto anni di circa l’11%: è questo l’obiettivo del progetto Miqualat, coordinato da Alessandra Crisà, ricercatrice del CREA Zootecnia e Acquacoltura e finanziato dal Mipaaf. Il progetto consiste nell’individuazione di animali che producano latte naturalmente arricchito in composti prebiotici bioattivi e principi protettivi. In particolare, viene caratterizzato il latte di alcuni tipi genetici di specie bovina, sia per la presenza di molecole funzionali con effetti benefici sulla salute umana e con una intrinseca capacità protettiva e antiossidante, sia per la minore presenza di zuccheri. I primi risultati hanno dimostrato che alcuni parametri misurati nel latte di diverse razze di bovini utilizzate (Frisona, Pezzata Rossa e incroci 50/50) sono in grado di differenziarle: sia acidi grassi dalle proprietà salutari che due tipologie di acidi sialici Neu5AC e Neu5GC sono distribuiti in modo diverso tre le razze analizzate e presentano una concentrazione diversa nel corso della lattazione. Ricadute attese: una rinnovata percezione positiva dei consumatori per un prodotto con qualità nutrizionali e funzionali alla salute umana favorirà una ripresa del settore. Ma per produrre latte di qualità occorre curare il benessere animale e allevare bovini sani. Negli ultimi 50 anni la pressione selettiva per la produzione di latte nei bovini ha portato a un aumento di problematiche legate alla riproduzione, alla salute e longevità degli animali, con conseguente notevole perdita economica per gli allevatori. Il progetto Reddbov, anch’esso finanziato dal Mipaaf e coordinato dal CREA Zootecnia e Acquacoltura, si propone di risolvere questi problemi mediante l’adozione di piani di incrocio tra razze diverse. Il progetto: è stata impostata una prova sperimentale per valutare i possibili benefici dell’incrocio tra la razza da latte Frisona e la razza a duplice attitudine Pezzata Rossa. Tale prova costituisce la base di partenza per un successivo sviluppo a lungo termine di ricerche necessarie alla comprensione delle basi genetiche che sottendono il fenomeno dell’eterosi e alla valutazione e quantificazione di caratteri produttivi e riproduttivi. I risultati: grazie alla creazione di una mandria sperimentale composta da tre gruppi di vacche, è stato dimostrato che i vitelli della razza incrociata si ammalano di meno rispetto a quelli delle razze in purezza e alcuni parametri riproduttivi evidenziano l’effetto positivo dell’eterosi. La mandria ottenuta costituisce una popolazione sperimentale di riferimento permanente, un “laboratorio vivente” capace di produrre risultati dei quali potranno beneficiare gli allevatori qualora volessero introdurre questi schemi di incrocio nei loro allevamenti. In prospettiva, le analisi genomiche permetteranno di identificare caratteri a bassa ereditabilità quali caratteri riproduttivi e la resistenza alle malattie.
Ricadute: la resistenza alle malattie dei diversi tipi genetici si traduce in un minor utilizzo di medicinali per le cure e in una migliore e più salutare qualità dei prodotti di origine animale. Inoltre, quanto finora emerso indica una resa economica positiva per gli allevatori che utilizzano una razza da incrocio in grado di manifestare i caratteri positivi delle razze in purezza di partenza (prezzo di vendita dei vitelli e minori spese veterinarie).
(ITALPRESS).
Gli italiani e il caffè, per 8 su 10 uno dei piaceri della vita
ROMA (ITALPRESS) – La via del piacere per gli italiani passa anche dal caffè. In una tazzina ci sono condivisione e meditazione, relax e energia, ma anche scambio di informazioni e gossip. Questo è quanto emerge dall’indagine “Gli Italiani e il caffè” condotta nel mese di ottobre 2020 da AstraRicerche per conto del Consorzio Promozione Caffè, tramite interviste on line su un campione rappresentativo di 1.000 individui, di età compresa tra i 18 e i 65 anni.
“Abbiamo voluto, anche in un frangente complesso come quello attuale, comprendere i comportamenti, le preferenze e il rapporto “emotivo” dei nostri consumatori verso quella che possiamo ancora definire la “bevanda preferita” degli Italiani”, dichiara Patrick Hoffer, presidente del Consorzio Promozione Caffè. “Non solo: siamo felici di aver scoperto che l’interesse per il caffè è più ampio del previsto, e si allarga verso i temi dell’esperienza multisensoriale, della provenienza geografica e della sostenibilità”, aggiunge.
L’indagine, che aggiorna e arricchisce la fotografia delle abitudini di consumo degli italiani realizzata nel 2014 da AstraRicerche, conferma infatti il quasi unanime amore degli italiani per il caffè, nonostante il cambiamento vissuto a livello nazionale e mondiale dall’emergenza Covid-19 e dal lockdown: ben il 96,6%, infatti, dichiara di consumare, almeno saltuariamente, caffè o bevande a base di caffè (96,5% nel 2014). Quasi 4 italiani su 10 bevono da 2 a 3 tazzine al giorno e lo stesso numero ne beve dalle 3 alle 4. Il consumo cresce al crescere dell’età ed è maggiore al Sud e nelle grandi città.
Si conferma la predilezione degli italiani per un consumo domestico, tra le mura della propria casa, oggi come nel 2014 (90,3% nel 2020 e 89,4% nel 2014). Il bar patisce il lockdown e le successive restrizioni agli spostamenti, scendendo nelle preferenze dal 77,5% del 2014, al 65% di quest’anno: percentuali comunque sempre alte.
Ciò che attrae del caffè al bar è la sua bontà (primo motivo di scelta per 4 italiani su 10), la pulizia e l’atmosfera del locale.
Come emerge dalla survey, il Covid-19 e l’isolamento forzato rappresentano esperienze che hanno tolto agli italiani una parte importante della loro quotidianità: il 60,3% ha sentito la mancanza del rito del caffè al bar. In particolare, è mancata una piacevole routine dell’inizio della giornata, l’incontro con gli amici e il gusto del caffè preparato al bar. Non solo: una percentuale ancora superiore, pari a oltre il 65% dei lavoratori e degli studenti, ha sofferto anche l’assenza della pausa caffè nel luogo di lavoro o di studio.
“Rispetto al 2014, gli Italiani sotto il segno del Covid hanno ridotto la quantità dei momenti del caffè, ma non la loro rilevanza: resta saldo il caffè appena svegli, fondamentale per quasi l’80% degli italiani, che lo reputa il primo alleato per affrontare la giornata”, spiega Cosimo Finzi, direttore di AstraRicerche. “Il cambiamento invece si registra maggiormente sui gusti: certo, gli italiani conservano una certa fedeltà al caffè base, “normale”, ma è aumentata in modo rilevante la curiosità verso preparazioni alternative, come il cappuccino o il caffè ristretto”, aggiunge.
Un cambiamento si conferma anche nella modalità di preparazione: la moka, storicamente la regina della casa, viene utilizzata oggi dal 37,2% degli italiani, ed è leggermente superata dalla macchina con cialde o capsule, preferita da quasi il 40%.
La ricerca non si è però limitata a tracciare i comportamenti e le preferenze di consumo: è stato anche rilevato il vissuto, il rapporto “emotivo” sviluppato con il caffè. E su questo gli italiani non smentiscono le aspettative: il caffè è associato a pensieri di benessere, a sensazioni di comfort e di calore. Significa prendersi una pausa (85%); è il pretesto per fare quattro chiacchiere con amici o colleghi di lavoro (82,3%), è il simbolo dell’italianità (l’84,3%). Molti italiani lo definiscono, semplicemente, uno dei piaceri della vita (83,7%).
Anche a livello personale, per quasi 6 persone su 10 bere un buon caffè è un piacere e per poco meno della metà degli intervistati rappresenta un momento di relax. Un quarto degli italiani lo considera una pausa per rilassarsi durante la giornata; addirittura, per un terzo è un momento “introspettivo”, da vivere da soli.
Il caffè è anche una vera esperienza multisensoriale. “I sensi sono fondamentali per un’analisi ottimale del caffè, sia per un degustatore professionista, in quanto rappresentano uno strumento insostituibile per definire la qualità di un caffè, sia per i “semplici” amanti di un buon espresso”, spiega Luigi Morello, fondatore della MUMAC Academy. “Un espresso perfetto è riconoscibile al primo sguardo, dalla crema e dalla tessitura; attraverso il gusto si colgono le note, tra amarezza e acidità; ci si lascia poi guidare dall’olfatto, per riconoscere gli odori positivi da quelli negativi e infine si apprezza, con il tatto, la corposità e astringenza”, aggiunge.
Nove italiani su dieci apprezzano il caffè soprattutto per il gusto, e per l’aroma. Non manca l’appagamento degli altri sensi: gli occhi (il “color caffè” piace all’80% dei consumatori) e l’udito: il suono della macchina del caffè al bar piace quasi a 7 intervistati su 10.
Dall’indagine AstraRicerche emerge che gli italiani hanno sviluppato una buona sensibilità sui temi della sostenibilità sociale ed ecologica e della qualità del prodotto. Hanno infatti dichiarato che ci sono alcune caratteristiche che addirittura potrebbero determinare le preferenze d’acquisto: in particolare, in ambito di sostenibilità, al primo posto la garanzia del rispetto dei lavoratori in tutte le fasi di produzione e al secondo la provenienza biologica del prodotto.
(ITALPRESS).









