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Agroalimentare

Istat: in flessione il settore agricolo, si rafforza l’agroalimentare

ROMA (ITALPRESS) – Il settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca ha registrato nel 2019 una flessione: la produzione è diminuita in volume dello 0,7% e il valore aggiunto è sceso dell’1,6%. E’ quanto emerge dal Rapporto Istat sull’andamento dell’economia agricola. L’agricoltura in senso stretto ha fatto segnare un calo dello 0,8% del volume della produzione e dell’1,7% del valore aggiunto. Segnali negativi anche per la silvicoltura, con un decremento sia della produzione (-0,7%) che del valore aggiunto (-1,1%). In controtendenza il comparto della pesca, che ha visto un aumento sia della produzione (+1,7%) che del valore aggiunto (+1,6%).
Nel 2019 è proseguita la crescita del valore aggiunto dell’industria alimentare, delle bevande e del tabacco, aumentato del 2,7% a prezzi correnti e del 2,0% in volume. Il complesso del comparto agroalimentare (che comprende agricoltura, silvicoltura e pesca e l’industria alimentare) ha segnato un aumento del valore aggiunto dell’1,0% a prezzi correnti e dello 0,1% in volume.
In questo comparto si è formato il 4,1% del valore aggiunto dell’intera economia (dal 3,9% del 2018), il 2,2% nel settore primario (era il 2,1% nel 2018) e l’1,9% nell’industria alimentare (1,8% nel 2018). Nonostante le difficoltà, quindi, il settore agroalimentare è riuscito a consolidare nel 2019 il proprio peso all’interno del quadro economico nazionale.
L’occupazione di agricoltura, silvicoltura e pesca, misurata in Unità di lavoro (Ula), è rimasta sostanzialmente stabile rispetto al 2018 (+0,1%): la componente del lavoro dipendente è lievemente aumentata (+0,5%) mentre quella indipendente è rimasta ferma ai livelli del 2018. A causa della flessione registrata nell’industria alimentare (-2,0%), l’input di lavoro dell’agroalimentare ha subito un decremento complessivo dello 0,4%. Nel 2019 i redditi da lavoro dipendente in agricoltura silvicoltura e pesca sono aumentati dell’1,9%; in particolare le retribuzioni lorde sono cresciute dell’1,7%. Gli investimenti fissi lordi nel settore hanno registrato una variazione positiva in valori correnti (+0,5%) e un modesto decremento in volume (-0,1%).
Il 2019 si è rivelato un anno decisamente negativo per la produzione di vino; si è registrato un consistente ridimensionamento dei volumi (-12,1%) e dei valori produttivi (-17,5%). L’annata 2019 è stata negativa anche per la frutta (-6,6% della produzione in volume e -12,6% in valore). Il prodotto agricolo con la migliore performance nel 2019 è stato l’olio d’oliva, la cui produzione è cresciuta del 27,6% in volume e del 29,6% in valore, con un aumento dei prezzi alla produzione dell’1,6%. Sul fronte dei prezzi, il 2019 ha visto una crescita complessiva dell’1% dei prezzi dei prodotti agricoli, mentre i costi di produzione dell’agricoltura per il 2019 sono risultati ancora in crescita.
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Il 94% degli italiani favorevole agli incentivi all’agricoltura

ROMA (ITALPRESS) – Il 94% degli italiani sostiene l’utilità di incentivi per l’agricoltura, un dato ulteriormente in aumento rispetto al rapporto del 2019 su “Italiani e agricoltura” realizzato da NotoSondaggi per Fondazione Univerde.
Il 18 maggio 2001 Alfonso Pecoraro Scanio da ministro dell’Agricoltura firmò la legge di orientamento che introdusse il concetto di Impresa agricola multifunzionale riformando il codice civile. “Sono orgoglioso del grande lavoro che in questi anni hanno fatto centinaia di migliaia di agricoltori ,in particolare giovani e donne, che utilizzando quella legge hanno moltiplicato Agriturismo e Mercati di vendita diretta , fattorie didattiche e agri asilo fino al boom delle consegne a casa avvenuto durante questa pandemia”, afferma l’ex ministro, oggi presidente della fondazione Univerde.
“Ormai oltre il 90% degli italiani chiede incentivi per questa agricoltura che è stata ancor più apprezzata durante questa emergenza con la campagna #iomangioitaliano”, spiega.
Il 75% degli italiani ritiene che gli agricoltori svolgano un ruolo importante per l’ambiente, in particolare tenendo viva la tradizione (25%), facendo manutenzione del territorio contro le frane (21%), impedendo la cementificazione, coltivando biologico e offrendo lavoro (15%).
Il 78% del campione conosce e apprezza la multifunzionalità. Rispetto alle singole attività, gli italiani valutano positivamente: l’87% i farmer’s market; l’82% le agro energie rinnovabili; l’85% gli agriturismi e le fattorie didattiche; il 79% le attività agro sportive, 89% gli agriasilo. Si tratta delle prime anticipazioni del X rapporto su Italiani e Agricoltura realizzato da NotoSondaggi per Fondazione UniVerde e che sarà presentato nelle prossime settimane con tutte le novità di questa decima edizione.
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Il 20 maggio la Giornata mondiale dell’ape, Cia “specie da tutelare”

ROMA (ITALPRESS) – Il 20 maggio è la Giornata mondiale dell’ape, fondamentale per la nostra sopravvivenza e per gli equilibri in natura. La Giornata è stata istituita dalle Nazioni Unite il 20 dicembre del 2017 ed è stata festeggiata per la prima volta il 20 maggio 2018.
Maggio è il mese decisivo per le impollinazioni, e Cia Alessandria ricorda quanto sia importante la tutela della specie, messa a rischio dai cambiamenti climatici, le fioriture spesso fuori stagione e l’utilizzo di alcuni prodotti di sintesi che possono mandare in confusione il loro orientamento, se utilizzati in modo non corretto.
Come spiega Daniela Ferrando, presidente Cia Acqui Terme e apicoltrice, “anche la politica si sta orientando nella direzione di maggiore attenzione e tutela. Le proposte degli apicoltori pongono le api e tutti gli impollinatori al centro della futura Politica Agricola Comunitaria, secondo una logica che si sviluppa su tre linee di intervento: precauzioni, sinergie ed attenzioni specifiche per gli impollinatori in ogni indirizzo, attività e azione della nuova Pac; contributi concreti, incentivi secondo eco-schemi specifici ed innovativi, destinati agli agricoltori con l’obiettivo di invertire il trend di perdita di biodiversità entomologica; monitoraggio concreto, tramite le api, dell’efficacia, dal punto di vista della sostenibilità ambientale, delle pratiche agricole adottate. C’è molto da fare, ma occorre tutelare con misure efficaci questa biodiversità”.
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Tiene l’export agroalimentare extra Ue

ROMA (ITALPRESS) – E’ un bilancio complessivamente confortante quello che risulta dall’analisi dell’ufficio studi di Confagricoltura, basata sui dati dell’Agenzia delle Dogane, sulle esportazioni italiane di prodotti agricoli e alimentari verso i Paesi Extra-UE, nel periodo gennaio-aprile 2020. Dal confronto dei valori delle esportazioni dei primi quattro mesi del 2019 e del 2020 (coincidenti con lo sviluppo della pandemia di Coronavirus) emerge, in generale, un andamento di crescita (+3,7%). Ma non per tutti i settori è andata allo stesso modo.
Guardando alle diverse categorie di prodotti, gli incrementi più rilevanti riguardano gli ortaggi (+30%) e le carni (+25%); sono vicini al +15% prodotti da forno, frutta e ortaggi trasformati, salumi; bene anche olio d’oliva (+11%) e riso (+10%). Segnano invece sensibili flessioni: fiori e piante (-25%), paste alimentari (-14%), frutta (-9%), carni conservate (-8%). Nove delle quattordici categorie di prodotti esaminate hanno esportato di più nel 2020 e, di queste, sette presentano incrementi superiori al 10%. D’altra parte, delle cinque categorie di prodotti con valore dell’export in flessione, tre segnano andamento negativo superiore al 10%.
L’ufficio studi di Confagricoltura ha anche confrontato i dati 2019 e 2020 di ciascun mese del primo quadrimestre dell’anno. Vini e spumanti e formaggi e latticini hanno segnato una forte crescita in gennaio (+24% e +60%), seguita da andamenti negativi nei tre mesi seguenti. Comportamento opposto per i cereali e l’olio d’oliva. Per quanto riguarda le paste alimentari, dopo i primi tre mesi di forte crescita, in aprile hanno registrato una flessione del 48%.
Dati che consentono prime valutazioni dell’effetto della pandemia di Coronavirus sul settore, tenendo conto che il primo annuncio della pandemia è stato diffuso dalla Cina il 31 dicembre 2019 e che il 31 gennaio 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato l’emergenza internazionale, elevandola a rischio “molto alto” il successivo 28 febbraio.
La conclusione dell’ufficio studi di Confagricoltura è che “siamo di fronte ad un contesto del tutto anomalo, in grande, costante, modificazione, dove, almeno per il momento, non è possibile reperire tendenze ragionevolmente consolidate. Non sembra che si siano fin qui verificati significativi ostacoli al trasporto delle merci. Appare comprensibile il dato molto positivo di gennaio (+24%) per vini e spumanti, seguito da quelli negativi dei tre mesi successivi, con la chiusura o la riduzione di frequentazione di ristoranti, bar e alberghi. Ugualmente spiegabile è la forte contrazione della domanda di fiori e piante, visto il carattere prevalentemente voluttuario di questi consumi in presenza di diffuse difficoltà economiche delle famiglie; e anche l’incremento della domanda di prodotti da forno (panetteria, pasticceria) per ‘confortarè il lungo tempo trascorso in casa per contenere i rischi di contagio”.
“Ma è difficile dare una spiegazione, ad esempio, alla costante crescita delle esportazioni di ortaggi e all’altrettanto costante riduzione delle esportazione di frutta (due dei pochi settori che confermano l’andamento in tutti i quattro mesi presi in esame)”, sottolinea Confagricoltura, ricordando che “nel 2019 il valore delle esportazioni italiane dei settori agricolo e dell’industria alimentare è stato complessivamente di 44,6 miliardi di euro, di cui 6,8 miliardi di euro per i prodotti agricoli (15%) e 37,8 miliardi di euro per i prodotti dell’industria alimentare (85%). Le esportazioni verso i Paesi Extra-UE valgono 16,3 miliardi di euro pari al 37% del totale; il 91% del valore (14,9 miliardi di euro) si riferisce ai prodotti dell’industria alimentare, il restante 9% (1,4 miliardi di euro) ai prodotti agricoli”. Il Paese Extra-UE principale acquirente dei prodotti agricoli italiani è la Svizzera (326 milioni, pari al 23,1% del totale), seguita a notevole distanza da Emirati Arabi Uniti (104, 7,3%) e Stati Uniti (101, 7,2%). Per quanto riguarda i prodotti dell’industria alimentare, primo acquirente sono gli Stati Uniti (4,55 miliardi pari al 30,6% del totale); seguono il Giappone (1,85, 12,4%) e la Svizzera (1,26, 8,5%).
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Coronavirus, in uno studio del Crea gli impatti sull’agroalimentare

ROMA (ITALPRESS) – Per far ripartire al meglio e nella giusta direzione il nostro agroalimentare è essenziale prima conoscere l’impatto sul settore delle misure di contenimento della pandemia da Covid-19. Ed è proprio questo l’intento dello studio “Valutazione dell’impatto sul settore agroalimentare delle misure di contenimento COVID-19” pubblicato dal Centro di ricerca Politiche e Bioeconomia del CREA.
Lo studio, coordinato da Annalisa Zezza e realizzato da Roberto Solazzo e Federica Demaria, riporta le simulazioni sul medio periodo dell’andamento del settore, effettuate con AGMEMOD e CAPRI, due modelli econometrici ben consolidati nell’analisi dei trend dell’agroalimentare. In particolare, AGMEMOD (del cui network CREA Politiche e Bioeconomia fa parte) è utilizzato dalla Commissione Europea e consente, quindi di avere risultati comparabili con quelli degli uffici di analisi della Commissione e con quelli di altri Stati membri.
Nei modelli sono stati ipotizzati scenari alternativi di riduzione del PIL, compresi in una forbice che va da -1,5 a -5 punti percentuali, sulla base delle indicazioni inizialmente fornite dai diversi studi internazionali. Di fatto, tale riduzione risulta oggi sottostimata, per cui gli effetti potrebbero essere amplificati in una misura variabile dalla durata del lockdown. All’interno dei modelli, il calo della domanda dell’Horeca (Hotellerie-Restaurant-cafè) è catturato dalla contrazione del PIL. Laddove, come prevedibile, il calo del valore aggiunto nella ristorazione fosse maggiore rispetto alla variazione del PIL, considerato il suo peso sugli acquisti totali di prodotti agroalimentari, i riflessi in termini di domanda e di reddito sull’agroalimentare sarebbero amplificati.
I risultati dei modelli e il raffronto con le evidenze degli altri studi, mostrano come l’agroalimentare non sia tra i più colpiti dal calo del PIL, sebbene per alcuni comparti (in particolare, zootecnici) vi siano criticità anche rilevanti. Non vi dovrebbe essere una riduzione significativa della produzione, quindi, considerato anche il livello delle scorte mondiali, la sicurezza alimentare non sarà un problema. Anche la domanda interna si dovrebbe mantenere su livelli sostanzialmente stabili.
Scenario AGMEMOD: in calo fino al 2023, rispetto alle previsioni pre-COVID, soprattutto i consumi di mele e di latte; quelli di carni, formaggi, cereali e derivati risulterebbero in linea, o in lieve diminuzione, rispetto alle precedenti stime. La bassa elasticità della domanda dei prodotti agroalimentari, come nella crisi del 2008-09, permette al comparto di rispondere meglio alle crisi economiche rispetto ad altri settori produttivi. Questo avviene anche per gli scambi internazionali, dove , però,ciononostante, si prevedono in calo sia le esportazioni che le importazioni. Quest’ultimo dato, considerato la natura “trasformatrice” del nostro agroalimentare, potrebbe determinare situazioni di difficoltà in alcune filiere. I prodotti più interessati da una riduzione delle importazioni, rispetto alle stime pre-COVID, sarebbero le carni di pollo e di maiale. Rimarrebbero, invece, sostanzialmente in linea con le previsioni, gli acquisti dall’estero di cereali e formaggi. Per il comparto avicolo si evidenzia anche un rallentamento della crescita delle esportazioni, che sono, invece, in ulteriore miglioramento per le mele. Riguardo ai prezzi, una flessione rispetto alle stime pre-crisi riguarderebbe carne di pollo, grano duro e derivati e formaggi. Per questi ultimi si tratterebbe di un’attenuazione della crescita prevista dalle stime precedenti.
Scenario CAPRI mostra una riduzione consistente del reddito agricolo (per ettaro) e zootecnico (per capo allevato), in entrambi i casi superiore all’ipotizzata variazione del PIL. Il comparto zootecnico sarebbe maggiormente colpito dal calo di redditività. In confronto agli altri paesi europei, il settore agricolo italiano sembra, comunque, meglio sopportare lo shock pandemico, probabilmente per il peso rivestito dall’ortofrutta che risentirebbe in misura minore di altri comparti della crisi di reddito. Tale effetto potrebbe essere imputato, almeno in parte, alla maggiore diffusione sul territorio nazionale delle filiere agroalimentari (nazionali e locali).
Per il Crea sono queste le indicazioni conclusive sulle politiche da attuare emerse dallo studio; Evitare che una carenza di manodopera (non considerata nei modelli utilizzati per lo studio) si traduca in una crisi dell’offerta e quindi facilitare l’accesso delle imprese al lavoro sia degli immigrati che della forza lavoro disponibile da altri settori, garantendo la sicurezza delle condizioni di lavoro; Facilitare il trasporto e la logistica dei prodotti deperibili (latte fresco, ortofrutticoli) ,che sono quelli a maggiore rischio;
Riconoscere come “essenziali” tutte le parti della filiera, a monte e a valle, comprese ad esempio mangimistica e packaging, al fine di non intaccare la catena produttiva;
Garantire l’integrità della filiera attraverso misure che rafforzino la tracciabilità, in modo da evitare ingiustificate crisi di fiducia sulla food safety e, al tempo stesso, rafforzare i controlli anche alle frontiere;
Nelle relazioni commerciali, vigilare su eventuali barriere sanitarie e fitosanitarie (SPS) non giustificate e collaborare con il settore privato per individuare eventuali problematiche che dovessero manifestarsi;
Garantire liquidità alle imprese, evitando restrizioni del credito, introducendo misure come i sussidi salariali, la sospensione dei pagamenti delle imposte sulle società e l’applicazione del regolamento dei minimis, opportunamente rivisto, che possono alleviare le tensioni finanziarie e aiutare le aziende;
Evitare ogni forma di speculazione che potrebbe avere un impatto negativo sui consumatori attraverso ingiustificati aumenti dei prezzi;
Garantire l’accesso al cibo alle fasce più vulnerabili della popolazione.
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Nel decreto Rilancio oltre un miliardo per l’Agricoltura

MILANO (ITALPRESS) – Il Decreto Rilancio ha destinato complessivamente al settore agricolo 1,15 miliardi di euro. Le misure legate alla manovra approvata dal governo sono state al centro di un seminario web organizzato da Ismea e intitolato “Rilanciamo l’agricoltura”, al quale ha partecipato anche il ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova. “Le risorse per il comparto agricolo sono una buona dote – ha detto il ministro -, serviranno soprattutto per supportare quei settori che maggiormente sono stati penalizzati dalla crisi, e in particolare a quello florovivaistico, quello degli agriturismi o anche quello del vino”. In particolare, oltre ad un fondo da 500 milioni che verra’ gestito in base alle reali esigenze delle singole filiere, 100 milioni sono stati destinati alla cosiddetta vendemmia verde, 250 milioni andranno a rinforzare il lavoro di Ismea di facilitazione dell’accesso al credito e di sostegno alle imprese, oltre a 250 milioni destinati al fondo indigenti, per l’acquisto di prodotti italiani del fronte lattiero caseario, carni, frutta e ortaggi.
“Ora dobbiamo fare un grande lavoro per il rilancio della nostra economia e soprattutto del settore agricolo, con una consapevolezza nuova: quella della centralita’ del nostro comparto – ha proseguito il ministro -. Questa consapevolezza deve essere un punto di forza. Da settimana prossima saremo impegnati in una finalizzazione chirurgica delle risorse, anche perche’ ricordo che questo denaro destinato dal decreto rilancio deve essere speso entro fine anno. Deve essere un impegno comune da parte di tutto il settore a farlo”. “Con l’approvazione del decreto legge siamo passati alla Fase 3 dell’emergenza, quella del rilancio. Certi settori usciranno profondamente mutati dalla crisi e questo impattera’ anche sul settore agroalimentare. Sara’ una fase ricca di opportunita’ per il nostro settore – ha detto il direttore generale di Ismea Raffaele Borriello -. I cittadini grazie alla crisi epidemica hanno riscoperto l’importanza del nostro settore, per questo abbiamo bisogno di supporto, sia a livelli interno che a livello europeo e il decreto approvato ieri va in questa direzione”. Borriello ha inoltre ricordato che, grazie alle opportunita’ offerte dal ministero, in 12 giorni il suo istituto ha erogato garanzie a 2.606 imprese per un importo di 54 milioni di euro. Un giudizio sul Decreto Rilancio e’ giunto anche dalle associazioni agricole. In particolare, Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, si e’ detto “particolarmente soddisfatto per il bando indigenti, la vendemmia verde e il sostegno a Ismea. Ora ci vuole un’azione legata alla promozione e alla partecipazione alle fiere. Una misura importante sarebbe anche quella di interventi sull’annullamento dei versamenti contributivi per l’anno in corso. Altro discorso e’ quello della quarantena per i lavoratori agricoli stagionali provenienti dall’estero”.
Massimiliano Giansanti, numero uno di Confagricoltura, ha infine spiegato che “un Paese forte non puo’ non avere un’agricoltura forte. Su questo l’Italia deve continuare a lavorare. Bisogna mettere mano a rafforzare la filiera agricola italiana che dovra’ garantire l’autosufficienza alimentare al Paese. Bisogna intervenire anche sulla politica agricola comunitaria. Abbiamo bisogno di un’Europa che riesca a difendere le esigenze dei produttori agricoli dell’area del Mediterraneo”.
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Banda ultra larga, intesa Confagricoltura-Open Fiber

ROMA (ITALPRESS) – Confagricoltura e Open Fiber hanno siglato un accordo di partnership con l’obiettivo di favorire la diffusione della Banda Ultra Larga nelle aziende agricole italiane, attraverso una serie di iniziative che, da una parte agevoleranno la realizzazione della rete, e dall’altra porteranno vantaggi tecnologici al settore, permettendo agli imprenditori agricoli di fare un ulteriore salto di qualita’ verso l’agricoltura 4.0.
“Si tratta di un accordo che assume grande rilevanza – spiegano in una nota congiunta Confagricoltura e Open Fiber -, soprattutto in questo delicato momento dell’emergenza sanitaria del COVID-19, in cui e’ emersa in modo chiaro l’importanza strategica della digitalizzazione e la necessita’ di accelerarne i processi di sviluppo, in particolare in un settore come quello agro-alimentare che non si e’ mai fermato nel corso di questi ultimi due mesi. E’ quanto mai necessario lavorare insieme affinche’ le aziende del settore primario che producono, trasformano e commercializzano i loro prodotti, anche attraverso canali di e-commerce, siano in grado di continuare a garantire la propria competitivita’, potendo contare su una rete interamente in fibra ottica in grado di garantire stabilita’, velocita’ e capienza nella trasmissione dei dati”.
L’accordo consentira’ anche di avviare collaborazioni per consentire la definizione e diffusione di linee guida e iniziative per il superamento del digital divide favorendo la diffusione della cultura digitale.
“Confagricoltura – sottolinea il direttore generale Francesco Postorino – continua cosi’ il suo percorso virtuoso che punta al fondamentale contributo della ricerca e dell’innovazione tecnologica per lo sviluppo di filiere agricole ed agroalimentari moderne che sempre di piu’ ricorrono a sistemi di precision farming e di agricoltura digitale, per assicurare produzioni di qualita’ e sostenibili dal punto di vista sociale, ambientale ed economico”.
Per Simone Bonannini, direttore Marketing e Commerciale di Open Fiber, “l’accordo siglato con Confagricoltura ci permettera’ di raggiungere piu’ velocemente con la nostra rete di ultima generazione le aziende della filiera agricola. Siamo certi che un’Italia piu’ digitale sia indispensabile a maggior ragione nella fase della ripartenza e del rilancio dopo il lockdown. Per questo vogliamo agevolare lo scatto necessario verso soluzioni tecnologiche d’avanguardia necessarie per continuare a competere nei mercati globali. In quest’ottica, la rete ultra-broadband di Open Fiber e’ uno dei fattori chiave per non restare indietro”.
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Agricoltura, Bellanova “Serve un piano Ue per i settori in sofferenza”

ROMA (ITALPRESS) – Un piano concreto di rilancio, dotato di adeguate risorse finanziarie, per sostenere le imprese agricole, “soprattutto quelle dei settori piu’ colpiti”. E’ la sollecitazione che la ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova ha posto all’attenzione dei colleghi dell’Ue nel corso riunione odierna del Consiglio Agrifish, convocata in videoconferenza dalla presidenza croata per fare il punto sulle misure adottate finora in relazione al Covid-19 volte a limitare l’impatto negativo della pandemia su tali settori.
“Il settore agricolo ha avuto un ruolo fondamentale in questa fase, garantendo ai cittadini europei un approvvigionamento alimentare costante, sostenibile e di qualita’. Per tale ragione – ha evidenziato Bellanova – dobbiamo fare ogni sforzo possibile per sostenere le imprese agricole, soprattutto quelle che operano nei settori piu’ colpiti. E di questo auspico se ne dia dovutamente conto, anche con la strategia ‘Farm to Fork’, che la Commissione ha annunciato per la fine di questo mese”.
Quanto ai singoli punti, “alcune misure adottate”, ha detto Bellanova, “in particolare gli stoccaggi privati, vanno sicuramente nella direzione auspicata anche se si tratta di misure caratterizzate da una portata molto limitata oppure di scarsa efficacia, molto costose e obsolete, o purtroppo incomplete. E su questo chiedo alla Commissione un intervento deciso”.
Per il settore vitivinicolo, Bellanova ha valutato insufficiente “solo una maggiore flessibilita’” e urgente “un piano concreto di rilancio, dotato di adeguate risorse finanziarie, in particolare per investire sulla promozione”.
Cosi’ per il settore ortofrutticolo: “occorre aumentare il tasso di cofinanziamento comunitario nei fondi di esercizio dei programmi operativi, operazione a costo zero per il bilancio dell’Unione”.
E per il florovivaismo, dove, ha evidenziato la ministra, “pianificare la produzione nel settore del fiore reciso serve a ben poco, se consideriamo che l’intera produzione dei mesi di marzo e aprile e’ stata distrutta o destinata al macero”.
E se sullo sviluppo rurale “la proposta della Commissione e’ molto interessante” la portata “e’ troppo limitata”. “La gravita’ della situazione, impone un’apertura maggiore. Chiediamo che il limite dell’1 per cento sia elevato al 5per cento”, ha esortato la ministra.
Quanto alla pesca, “sara’ importante la massima flessibilita’ nella modifica dei Programmi operativi del FEAMP, con particolare riguardo alla rimodulazione e allo spostamento di fondi necessari all’emergenza. Anche le scadenze, per gli adempimenti dell’Unione, devono poter essere sospese o rinviate.
E per la campagna di pesca del tonno rosso sara’ importantissimo poter dare flessibilita’, prevedendo quegli adeguamenti delle regole necessari ad affrontare una realta’ fortemente mutata per cause di forza maggiore”.
“La Politica agricola comune”, ha concluso Bellanova, deve essere riportata al centro dell’attenzione politica della futura Unione e la Commissione si deve far sentire. Non e’ pensabile, tra l’altro in piena emergenza COVID, attribuire alla PAC colpe che non ha e che potrebbero essere facilmente affrontate garantendo una piu’ efficace tracciabilita’ e trasparenza nella catena alimentare, rendendo obbligatoria l’indicazione dell’origine delle materie prime in etichetta”.
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