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BELLANOVA “CETA È GIÀ IN VIGORE, BASTA PROCLAMI”

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Il primo screzio nel governo giallorosso ha origini canadesi: il CETA, l’accordo di libero scambio fra Italia e Canada, non piace al M5S, secondo cui le merci italiane non vengono protette. “Usciamo dai proclami, usciamo dagli approcci un tanto al chilo: il CETA è in vigore”, ribatte la ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, del Pd, in un’intervista a Circo Massimo, su Radio Capital. “Dobbiamo ragionare con tutti i produttori non per fare chiacchiere ma per individuare dove ci sono criticità, sapendo che qui c’è una ministra che al centro del proprio programma ha la valorizzazione dell’eccellenza, delle nostre tipicità e dell’identità territoriale”, aggiunge. Fra 5 Stelle e Partito Democratico, ammette Bellanova, “ci sono tante differenze, e l’alleanza non è naturale: in campagna elettorale eravamo su schieramenti diversi, e ci siamo contrastati per tanti anni, ma era successa la stessa cosa fra il Movimento e la Lega. C’era un’emergenza, abbiamo fatto la scelta di salvare l’Italia di fronte a un signore e a una forza poltica che pensava di sciogliere il Parlamento e mettere in discussione tutte le funzioni costituzionali. La sfida è provare a lavorare insieme”. La legislatura, secondo la ministra, durerà: “C’è tutta la volontà di farla continuare. L’obiettivo sul quale lavoriamo è dare al Paese un presidente della Repubblica che sia all’altezza di quello attuale”. Nel Pd c’è aria di scissione: “Non c’è una decisione assunta ma è evidente che ci sono delle riflessioni in corso”, ammette la ex sindacalista.

 

Che torna anche sulle polemiche che l’hanno riguardata: “Se vogliono continuare a discutere sul mio vestito, si vede che non hanno meglio da fare. Mi piace giocare con i colori probabilmente anche perché nella mia infanzia sono stata privata del diritto allo studio e quindi anche del diritto al gioco”, dice, parlando dell’outfit sfoggiato nel giorno del giuramento, “il mio titolo di studio? È poco, non è stata una mia scelta. Non lo dico per difendermi, se sono adeguata o meno vorrei dimostrarlo attraverso il lavoro che faccio. Ai ragazzi dico che quello che io faccio, rispetto a chi ha un titolo di studio, comporta una fatica in più: quando sai di avere delle lacune, sai che per corrispondere a certe responsabilità devi un di più di approfondimento, di studio e di riflessione. E gli dico anche di non pensare che il titolo di studio sia inutile e di non credere a chi dice che è un pezzo di carta. Studiare, studiare, studiare. Perché più si sa e più si può”.

 

Bellanova parla anche dell’incidente sul lavoro in un’azienda agricola del pavese, in cui sono morte quattro persone che la ministra definisce “quattro eroi di solidarietà”: “Le morti come quelle di Pavia non vanno chiamate morti bianche. Lì di bianco c’è solo il lenzuolo che copre i corpi. Sono morti che non devono più esserci. Non si può morire di lavoro. Quello che abbiamo il dovere di fare è insistere sulla cultura della formazione. In Italia c’è una delle migliori legislazioni in Europa eppure si continua a morire di lavoro. Ci sono troppi incidenti gravi. L’elemento di fondo è la prevenzione”, insiste la ministra, “E la prevenzione è adeguata se c’è un’adeguata cultura della formazione, che riguarda i lavoratori e gli imprenditori. Senza fare proclami, chiedo e chiederò nei prossimi giorni al ministro del lavoro e ai rappresentanti degli organi ispettivi di mettere in campo un confronto serrato per avviare una nuova campagna di formazione sul lavoro”.

 

“CON I DAZI MADE IN ITALY A RISCHIO”

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“C’è ancora tempo e modo per evitare una guerra commerciale tra Ue e Usa. Chiediamo alla Commissione europea di aprire con urgenza un negoziato con gli Stati Uniti, per evitare l’imposizione di dazi doganali aggiuntivi sui nostri prodotti”. Così il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, sulla decisione dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO), già anticipata ai rappresentanti delle due parti, di autorizzare gli Usa ad applicare tariffe aggiuntive sulle importazioni dalla Ue nel quadro del contenzioso sugli aiuti pubblici al gruppo Airbus. La decisione sarà ufficializzata a fine mese. Gli Stati Uniti hanno già preparato una lista dei prodotti da colpire che comprende le eccellenze del “Made in Italy” agroalimentare: dai vini, ai formaggi, all’olio d’oliva.

La Commissione europea ha dichiarato di essere pronta a replicare ai dazi USA, con contromisure da applicare sui prodotti importati dagli Stati Uniti per un controvalore di 20 miliardi di euro.

 

“Occorre il massimo impegno per evitare una guerra commerciale che sarebbe fortemente lesiva per l’Italia. Gli Usa sono il primo mercato extraeuropeo per il comparto agroalimentare, con un valore di oltre 4 miliardi di euro”, dichiara il presidente di Confagricoltura. “La via da seguire con assoluta urgenza è quella del dialogo bilaterale” conclude Giansanti.

 

DA PARMIGIANO REGGIANO VADEMECUM DEL GRATTUGIATO

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A Cheese, il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha riflettuto sul ruolo che il mondo ho.re.ca. può avere nella promozione e nella comunicazione del valore del Re dei Formaggi e, più in generale, dei prodotti DOP. I dati – che erano stati anticipati a Terra Madre Salone del Gusto l’anno scorso – sono stati rielaborati e approfonditi, fino a creare un vero e proprio “vademecum della formaggiera” che può essere utile a ristoratori e addetti ai lavori, ma anche ai consumatori che non sanno quale sia il modo migliore per gustare e conservare il prodotto grattugiato.  In Italia, il canale ho.re.ca. incide per il 6-7% del mercato del Parmigiano Reggiano, pari complessivamente a 90.000 tonnellate. Secondo i dati forniti dagli organismi di vigilanza del Consorzio, riferiti a 620 visite – effettuate dagli ispettori del consorzio stesso – il 26% delle strutture ristorative dichiara l’utilizzo di Parmigiano Reggiano nel proprio esercizio. Al contempo, secondo una recente indagine Ipsos  (campione di 1.000 interviste), il 60% dei clienti di ristoranti chiede di poter avere al proprio tavolo Parmigiano Reggiano.

“Proprio dal confronto tra i dati emerge quello che noi abbiamo definito il ‘dilemma della formaggiera’ – afferma il Presidente Nicola Bertinelli -. A fronte di una richiesta di Parmigiano Reggiano nel caso del 60% dei clienti, solo il 26% dei ristoranti dichiara di averlo in carta. Questo significa che almeno 2 formaggiere su 3 non contengono Parmigiano Reggiano: bisognerebbe poi verificare se il formaggio dichiarato come Parmigiano Reggiano dai ristoratori sia effettivamente il Re dei Formaggi”.

Dietro il “dilemma della formaggiera” si nasconde quindi il tema della trasparenza e della corrispondenza tra quanto i ristoratori dichiarano nel menu e quanto viene effettivamente usato in cucina come ingrediente o portato in tavola per arricchire di gusto i piatti. Per il Consorzio, la soluzione passa attraverso tre azioni. La prima è rappresentata da un maggior numero di controlli sulle attività ristorative. La seconda strada è rappresentata da un’attività di sensibilizzazione e formazione focalizzata sulle imprese ristorative. Il terzo cardine è rappresentato dal consumatore: “È il nostro primo e più forte alleato: dobbiamo coinvolgerlo nell’azione di controllo, sensibilizzandolo a esigere che il formaggio che gli viene servito a tavola sia effettivamente il Parmigiano Reggiano che ha richiesto”, conclude Bertinelli.

SEMINE OGM SOLO IN 2 PAESI UE SU 28

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Sono rimasti solo 2 Paesi sui 28 che fanno parte dell’Unione a coltivare organismi geneticamente modificati in Europa, dove si registra anche un ulteriore calo della superficie seminata dell’8%. E’ quanto rende noto la Coldiretti nel fare un bilancio della coltivazione Ogm in Europa, sulla base dell’ultimo rapporto ISAAA l’International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications. La superficie europea coltivata a transgenico in Europa – sottolinea la Coldiretti – è scesa ancora ad appena 120.990 ettari nel 2018 rispetto ai 131.535 dell’anno precedente. Nel 2018 infatti – prosegue la Coldiretti – le colture ogm sopravvivono nell’Unione Europea solo in Spagna (115,246) e Portogallo (5.733) dove tuttavia si registra una riduzione delle semine del mais MON810, l’unico coltivato. Secondo la Coldiretti le scelte degli agricoltori europei sono la dimostrazione concreta della mancanza di convenienza nella coltivazione Ogm nonostante le proprietà miracolistiche propagandate dalle multinazionali che ne detengono i diritti. Si tratta dunque di tecnologie superate ed ora – continua la Coldiretti – la sfida è quella di fare al più presto chiarezza sul sempre più ampio mondo delle nuove tecniche di selezione vegetale per regolamentarne ambiti di applicazione e prospettive. Lo studio e l’impiego di ogni nuova tecnologia che aiuta ad esaltare la distintività del nostro modello agroalimentare, il Made in Italy e i suoi primati di biodiversità, meritano – conclude Coldiretti   – di essere approfonditi nel rispetto del principio di precauzione, della sostenibilità ambientale, del libero accesso al mercato, della reversibilità e della necessità di fornire una risposta alle attese dei consumatori.

“URGENTE PRODURRE PIÙ FRUMENTO IN ITALIA”

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“La presa di posizione di Italmopa sulla necessità di importare grano duro per la pasta, vista la carenza di materia prima in Italia, mette nuovamente in luce due priorità: da un lato la creazione di una filiera tricolore del grano duro, dall’altro l’esigenza di una corretta informazione ai consumatori in relazione al flusso delle importazioni di quantitativi di grano dall’estero”. Lo afferma Confagricoltura, che sul tema è intervenuta da tempo sollecitando la creazione di una filiera del grano duro – pasta, con gli obiettivi di arrivare a produrre più materia prima in Italia, tenendo ben presenti le esigenze dei consumatori, sempre più attenti alla provenienza e alla qualità delle materie prime.

In questo contesto, l’Organizzazione degli imprenditori agricoli plaude e partecipa alla recente iniziativa del Mipaaft sull’istituzione di gruppi di lavoro al Tavolo di filiera grano duro – pasta, dedicati a qualità e sistema cerealicolo nazionale; investimenti e aiuti per il rinnovo siti di stoccaggio; promozione e comunicazione; Commissione sperimentale prezzo indicativo grano duro.

Confagricoltura rileva come “l’import di grano dal Canada nel corso degli ultimi quattro anni sia diminuito a favore di quantitativi dalla Francia e dal Kazakhstan: i paragoni tra i primi due mesi del 2019 rispetto agli stessi del 2018, infatti, evidenziano sì un aumento di entrate di grano duro dal Canada, ma perché nel 2018 erano crollate quasi a zero. Con l’accordo Ceta non c’è stata nessuna invasione di grano duro dal Canada e comunque il controllo sulla presenza di residui di sostanze chimiche resta affidato alle autorità italiane. Il volume delle importazioni di frumento duro in Italia si aggira sempre intorno ai 2 milioni di tonnellate all’anno: sono soltanto cambiati i Paesi di provenienza della materia prima, tra cui la Francia, dove il glifosato continua ad essere utilizzato in linea con la normativa europea”.

“E’ indispensabile che il nostro Paese aumenti la capacità produttiva di frumento duro per rispondere alle richieste dell’industria – insiste Confagricoltura – e in questa direzione la ricerca dovrebbe mettere a disposizione degli agricoltori sementi sempre più adatte alle caratteristiche pedoclimatiche delle nostre zone.  Inoltre dovrebbero essere incentivate la diffusione di innovazioni tecnologiche e la capacità di stoccaggio con il ritiro separato dei diversi prodotti, per valorizzarne la qualità. Soltanto così – conclude Palazzo della Valle – possiamo arrivare a nuovi modelli di contrattazione con le industrie del comparto”.

 

VINO ADULTERATO, NEL 2018 FRODI IN CRESCITA

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Serve tolleranza zero sulle frodi che mettono a rischio lo sviluppo di un settore che è cresciuto puntando su un grande percorso di valorizzazione qualitativa che ha portato il vino italiano a raggiungere il record storico di fatturato a 11 miliardi realizzato grazie alla crescita in valore sia nell’ export (+3%) che nei consumi (+4%). E’ quanto afferma la Coldiretti, sottolineando come fanno registrare un balzo del 75% le notizie di reato nel settore vitivinicolo nel 2018 che si estendono dallo zuccheraggio alle falsificazione delle etichette, dall’annacquamento all’aggiunta irregolare di aromi. Ma c’è anche la commercializzazione di vini in polvere “Wine Kit” on line con l’utilizzo di prestigiosi marchi italiani, secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati dei quasi 18mila controlli effettuati dal Ispettorato Centrale Repressione Frodi (ICQRF) sul settore vitivinicolo. Le frodi e la vinopirateria – sottolinea la Coldiretti – sono la principale minaccia al successo del settore del vino dove sono state smascherate dall’Ispettorato ben 194 notizie di reato nel 2018 con il sequestro di ben 15 milioni di chili di prodotto per un valore di 16,3 milioni di euro. 

Alle frodi a livello nazionale si aggiungono gli inganni a danno del vino Made in Italy provocati dalla vinopirateria nei diversi continenti dove sono stati scoperti clamorosi falsi, dal Bordolino bianco e rosso con tanto di bandiera tricolore, ma prodotto in Argentina al Chianti Made in Usa fino al Barbera bianco acquistato in Romania. Gli ottimi risultati dell’attività delle forze dell’ordine confermano l’efficacia del sistema di controlli in Italia che – – continua la Coldiretti – vanno però sostenuti con la riforma dei reati in materia agroalimentare per aggiornare le norme attuali, risalenti anche agli inizi del 1900. Un obiettivo – conclude la Coldiretti – sostenuto dalla importante decisione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede di chiedere la collaborazione di Giancarlo Caselli e dell`Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti, proprio per procedere alla revisione delle leggi in materia.

AGRICOLTURA SOSTENIBILE, NASCE LA “CARTA DEL MULINO”

E’ nata la Carta del Mulino, un progetto che innoverà il modo di coltivare il grano tenero. L’iniziativa e’ stata promossa da Barilla insieme al WWF, l’Universita’ di Bologna, l’Universita’ della Tuscia e OpenFields. Sono 500 le imprese agricole che hanno gia’ aderito, l’obiettivo a regime e’ di arrivare a 5 mila.

La “Carta del Mulino” e’ stata presentata, nello stabilimento di Castiglione delle Stiviere, da Mulino Bianco, azienda del gruppo Barilla, leader dei prodotti da forno. Si tratta di un disciplinare di agricoltura sostenibile, composto da dieci regole, che prevedono, per esempio, di dedicare il 3% dei campi alla coltivazione di fiori utili per gli insetti impollinatori, la rotazione delle colture e la tracciabilita’ dei lotti di grano tenero sostenibile. I principi che la ispirano sono quelli della sostenibilita’ e della qualita’ dei prodotti, con la volonta’ di supportare il lavoro delle comunita’ di agricoltori e restituire spazio alla natura negli agroecosistemi, favorendo la biodiversita’, riducendo l’uso delle sostanze chimiche e salvaguardando gli insetti impollinatori.

Per Paolo Barilla, vice presidente del Gruppo Barilla che ha battezzato la nascita del primo biscotto – il “Buongrano” – a marchio Mulino Bianco, realizzato secondo le regole della Carta, “questo disciplinare rappresenta la volonta’ del Gruppo di valorizzare ancora una volta l’agricoltura di qualita’, incentivando la crescita della filiera del grano tenero. Un impegno dal campo alla tavola per offrire ai consumatori prodotti ancora piu’ buoni, amici dell’ambiente e della biodiversita’”.

Gaetano Benedetto, direttore generale di WWF Italia, spiega che “riducendo l’uso delle sostanze chimiche e restituendo spazio alla natura sara’ possibile riportare nelle campagne i fiori selvatici, indispensabili per l’alimentazione degli insetti impollinatori. A fine progetto circa 2.000 ettari saranno restituiti alla natura: il 3% della superficie agricola dedicata alla coltivazione del grano tenero, un vero e proprio piccolo Parco diffuso”.

NASCE PORTALE WEB SU DOP E IGP

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Nasce il primo portale web istituzionale dedicato alle Denominazioni Dop e Igp. 823 pagine, una per ogni denominazione. Un enorme patrimonio informativo disponibile on line per i consumatori e i turisti. È stato presentato dal Mipaaft, alla presenza del ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Gian Marco Centinaio, il sito dopigp.politicheagricole.it, on line in italiano e in inglese dall’1 agosto.

Saranno resi disponibili sul web, e a breve anche sul mobile attraverso un App dedicata, tutti i prodotti di Denominazione che caratterizzano ciascuna delle nostre regioni: 299 prodotti agroalimentari, 524 vini, con specifiche sulle caratteristiche, metodi di produzione e aree geografiche di nascita. Un patrimonio informativo, tratto direttamente dai disciplinari di produzione, ora facilmente fruibile da turisti, curiosi e addetti ai lavori.

 

Un progetto innovativo, per Target (mette insieme Consumatori, Turisti, Operatori Economici), per le Tematiche (Valorizzazione, Educazione, Nuove Tecnologie), per l’Approccio (condotte survey dedicate per raccogliere le esigenze degli Operatori) e per le Informazioni (il patrimonio dei disciplinari reso fruibile ad un vasto pubblico).

“I prodotti Dop e Igp rappresentano uno strumento di tutela delle eccellenze italiane e delle produzioni legate al territorio ma anche un’attrattiva per il settore turistico con importanti ricadute sull’economia locale. Lo sviluppo del territorio è sempre più connesso a quelle che sono le sue tipicità. Dobbiamo continuare a lavorare sulla promozione, l’innovazione e la tutela. Unire i prodotti agroalimentari al turismo. Celebrare il made in Italy nel mondo”, afferma il ministro Centinaio.

“Il mondo oggi chiede informazione attraverso la rete ed è in questa direzione che ci dobbiamo muovere, per cogliere appieno il potenziale che offre il digitale. Questo portale può contribuire a rafforzare l’immagine delle DOP e delle IGP e attrarre visitatori che vogliono mangiare, bere, vivere ciò che offrono i nostri territori”, aggiunge.