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Agroalimentare

CAMPAGNA PER CONSUMO CONSAPEVOLE CARNE BOVINA

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Informare il consumatore sui valori nutrizionali della carne bovina italiana, sull’importanza delle proteine animali nella dieta mediterranea e sul contributo della zootecnia alla tutela del territorio è l’obiettivo della campagna di informazione lanciata da Assocarni e presentata oggi a Roma. La campagna, che ha come filo conduttore “La Stellina della carne bovina”, è stata cofinanziata dal Mipaaft con il bando pubblico per la selezione di programmi di informazione e promozione sui prodotti freschi e trasformati delle filiere carni e verrà messa in onda sulle reti Rai con il formato “Lezioni di etichetta”. “Vorremmo raccontare la nostra filiera in maniera non tale da promuovere il consumo di carne, ma per informare i consumatori sul valore della filiera zootecnica italiana e sull’importanza della carne in tutte le fasi della vita. Lo facciamo attraverso un format autorevole ‘Lezioni di etichetta’, un modo terzo per cercare di contrastare una serie di fake news che hanno assalito il nostro settore negli ultimi anni”, ha detto Francois Tomei, direttore generale Assocarni.

“Abbiamo 6 milioni di bovini presenti in tutto il territorio nazionale, abbiamo una diversità di tipologie di allevamento che va dalla Sicilia alle Alpi – ha spiegato – una ricchezza e un presidio del territorio che conta un fatturato importante di 10 miliardi. E’ una filiera solida e importante che dà un contributo fondamentale anche all’industria alimentare in cui siamo presenti. Sono anni che troviamo informazioni sbagliate sui temi nutrizionali e anche su quelli ambientali”, ha aggiunto Tomei, sottolineando come la sostenibilità si raggiunge anche attraverso la zootecnica: “Anche con queste alluvioni, è importante mantenere il territorio e fare in modo che ci siano quelle famiglie che oggi allevano bovini”. La campagna sarà on air dal 18 novembre per circa due settimane con spot, video, radiofonici e digital ideati e prodotti da Rai Pubblicità, differenziati per vari canali Rai (Tv, web, radio, cinema nelle sale del circuito di Rai Pubblicità) su diversi temi: Cosa sono le carni sostenibili; Proprietà dei nutrienti della carne bovina, Carne bovina e ambiente.

Il percorso narrativo della campagna si snoda con diversi spot video e audio che offrono una lettura dell’”etichetta virtuale” della carne bovina. Per il web è prevista, inoltre, la realizzazione di una “landing page” (www.lastellinadellacarnebovina.it) sul sito istituzionale www.assocarni.it i cui contenuti approfondiranno i temi dei messaggi video arricchiti dalle informazioni che non si possono veicolare con gli spot, in particolare i dati su Clessidra Ambientale, sugli impatti della CO2, sull’impronta idrica, sugli aspetti nutrizionali, e sulla salute. Il tutto seguendo il filo conduttore dei “principali volti della carne bovina italiana” che costituiscono l’ossatura della campagna: nutrizione; sicurezza; ambientale; no spreco; economia. Contenuti e linguaggi della campagna sono stati progettati in coerenza con tutte le piattaforme Rai, pianificati con una programmazione altamente qualitativa per poter realizzare una copertura crossmediale complessiva pari a 63 milioni di contatti per il target allargato Responsabili Acquisto e di circa 15 milioni sul target Be Trasparent di Rai Pubblicità, persone e cittadini attenti alle scelte di consumo.

Per la prima volta in assoluto in Italia, gli spot sono stati ideati e realizzati anche nella modalità di “Pubblicità Accessibile e Inclusiva”, pensata per essere fruibile da tutte le persone, inclusi audiolesi e non vedenti, con sottotitoli, Lingua Italiana dei Segni (LIS) e contributi audio dedicati.

MACFRUT SI PRESENTA IN MOZAMBICO

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La prima tappa della seconda missione in Africa di Macfrut 2019 è partita da Maputo, capitale del Mozambico. Lo ha fatto con un’iniziativa alla presenza dell’ambasciatore d’Italia in Mozambico Marco Conticelli e del ministro dell’Agricoltura e Sicurezza Alimentare Higino Francisco de Marrule.

In questo contesto, il presidente di Macfrut Renzo Piraccini ha presentato a un nutrito gruppo di operatori le opportunità che potranno avere nella 36esima edizione di Macfrut (Rimini, 8-10 maggio 2019), che avrà l’Africa Sub Sahariana partner internazionale della manifestazione.

La presentazione della kermesse fieristica, ha evidenziato le potenzialità di cooperazione per l’intera filiera ortofrutticola, con focus sulle tecnologie più idonee allo sviluppo dell’ortofrutta in Mozambico, illustrate per l’occasione da Enrico Turoni Presidente del Consorzio Cermac.

Andrea Carapellese di Unido Itpo Italia, promotore dell’iniziativa in Mozambico, ha mostrato le potenzialità di sviluppo nella collaborazione tra imprese e associazioni tra Italia e Mozambico. Unido è una organizzazione intergovernativa delle Nazioni Unite, promuove lo sviluppo industriale nei paesi in via di sviluppo.

“La presenza delle imprese mozambicane – dichiara il Presidente di Macfrut Renzo Piraccini – è stata molto ampia negli ultimi tre anni, e per l’edizione 2019 si prospetta una partecipazione ancor più numerosa, sia delle imprese che delle istituzioni locali deputate allo sviluppo di un settore chiave per l’economia mozambicana”.

Per il Mozambico il potenziamento del settore agricolo e in particolare di quello ortofrutticolo rappresenta una priorità di sviluppo economico e sociale. Secondo stime correnti, il comparto agricolo contribuisce a un quarto del Pil e impiega il 75% della forza lavoro. Nonostante la ricchezza di risorse, il Paese risente dell’incidenza dei cambiamenti climatici e di una generale bassa produttività che lo rendono di fatto un importatore netto di cibo.

La missione in Mozambico è stata l’occasione per visitare imprese agricole, di mezzi tecnici e del sistema distributivo locale, e proseguirà nei prossimi giorni in Zambia e Angola.

VINO, +8% CONSUMI IN ITALIA IN 5 ANNI

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Con una netta inversione di tendenza rispetto al passato sono aumentati dell’8% i consumi di vino degli italiani negli ultimi cinque anni. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati dell’OIV diffusa in occasione dell’incontro su “Mercati del vino e innovazioni in vigna” promosso a Palazzo Rospigliosi a Roma dal Comitato di supporto alle politiche di mercato del vino della Coldiretti coordinato dall’enologo Riccardo Cotarella e arricchito dalle competenze tecniche del prof. Attilio Scienza e del direttore Generale di Ismea Raffaele Borriello. L’Italia con 22,6 milioni di ettolitri nel 2017 si colloca al terzo posto tra i maggiori consumatori dietro a Stati Uniti con 32,7 milioni ed una crescita del 5,7% nel quinquennio e Francia con 27 milioni che pero fa registrare un calo del 2,8% nel periodo considerato.

“Il trend di aumento dei consumi in Italia – sottolinea la Coldiretti – è secondo solo alla Cina che grazie ad una crescita dell’8,2% nel quinquennio si classifica al quinto posto tra i paesi consumatori con 17,9 milioni di ettolitri, dietro alla Germania con 20,1 milioni ma con andamento stagnate (-1,3%) nello stesso periodo”.

L’Italia con 48,5 milioni di ettolitri si conferma primo produttore mondiale, seguita dalla Francia (46,4 mlioni), dalla Spagna (40,9 milioni), dagli Stati Uniti (23,9 milioni e dall’Argentina (14,5 milioni). La produzione italiana seppur in aumento rispetto allo scorso anno è praticamente in linea con la media dell’ultimo decennio e dal punto di vista qualitativo sarà destinata per oltre il 70% dedicata a vini DOCG, DOC e IGT con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30 per cento per i vini da tavola.

“In questo contesto – sostiene la Coldiretti – sono del tutte ingiustificate le riduzioni delle quotazioni dei vini all’origine anche tenendo conto delle giacenze e dell’aumento della domanda interna ed estera”.

“Il vino rappresenta la prima voce dell’export agroalimentare e non è un caso che il fatturato realizzato all’estero superi ormai quello a livello nazionale”, afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, nel sottolineare che “il settore fa da traino all’intero Made in Italy che va sostenuto con una unica società di gestione della promozione sul modello francese della Sopexa per far crescere ulteriormente le esportazioni”.

VINO, I DIECI ABBINAMENTI NATALIZI PIÙ AMATI

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Quali sono gli abbinamenti tra i piatti della tradizione natalizia e alcuni dei vini italiani più premiati dalle guide di tutto il mondo preferiti dagli internauti? Secondo una ricerca pubblicata da Spot And Web sono dieci gli accostamenti che più di tutti hanno trovato il favore degli amanti del buon cibo e del vino, nel rispetto dello spirito natalizio.

I vini italiani d’eccellenza stanno vivendo un grande momento e, come indicato sull’ultimo aggiornamento dell’indice Liv-ex (il benchmark dei fine wine internazionali), il quadro sulle contrattazioni dei vini di lusso nostrani non è mai stato così positivo, tanto che i vini italiani hanno mosso il mercato quanto quelli della Borgogna. Quale modo migliore di festeggiare il pranzo di Natale se non sorseggiando alcuni tra i vini che stanno facendo la storia vinicola italiana, quindi?

Sugli oltre cinquanta abbinamenti proposti, a svettare su tutti è stato il connubio tra il cappone ripieno e un vino corposo ed elegante come l’Amarone della Valpolicella Classico Fieramonte della cantina Allegrini: con oltre il 41% delle preferenze, l’accostamento tra questa eccellenza veneta e uno dei piatti più amati della tradizione natalizia è considerato come la massima espressione della convivialità in famiglia.

Al secondo posto un altro piatto a base di carne e uno dei vini italiani più famosi al mondo come Ornellaia: con il 39% delle scelte, la faraona arrosto accompagnata dal vino prodotto dall’omonima cantina nella splendida cornice di Bolgheri ha tutti i contorni di un pasto regale in grado di rispettare in pieno lo spirito delle festività. Inoltre, con le sue etichette firmate da artisti internazionali, Ornellaia porta in dote al pranzo natalizio un tocco d’arte: l’annata 2015 del famoso vino bolgherese, denominata “il Carisma”, ha visto come protagonista il celebre sudafricano William Kentridge, artista chiamato oggi a creare anche l’etichetta del prestigioso vino francese Château Mouton Rothschild.

In terza posizione si trovano un grande classico del Sud come le capesante gratinate e una squisitezza del Nord come il friulano Vintage Tunina della cantina Jermann: con circa il 35% dei voti, l’antipasto che vede protagonisti uno dei frutti di mare più pregiati e questo amato vitigno bianco si è rivelato l’inizio perfetto di un banchetto natalizio coi fiocchi.

Appena giù dal podio ritroviamo un dessert e delle bollicine: il pandoro accompagnato a un grande Franciacorta come l’Extra Brut Riserva “Annamaria Clementi” della cantina Ca’ del Bosco è stata la scelta del 30%  dei votanti. La quinta posizione parla piemontese: con il 28% delle scelte, gli agnolotti del plin tipici delle Langhe e del Monferrato si sposano alla perfezione con il Barolo Monprivato della cantina Giuseppe Mascarello e figlio.

La sesta posizione ha invece i sapori e i profumi della Sicilia: con il 25% delle preferenze, l’Etna Bianco della tenuta Terre Nere innaffia perfettamente il pesce spada alla sicula, in un incontro che porta un po’ di estate anche nel freddo Natale.

Settima piazza per il matrimonio tra il Trento DOC “Giulio Ferrari Riserva del Fondatore” di Ferrari e per il Baccalà con le patate, uno degli alimenti più diffusi nella cucina tradizionale natalizia di varie regioni italiane: con il 22% dei voti, un pesce grasso accompagnato dalle bollicine si è rivelato una nuova certezza a tavola.

L’ottavo posto è invece occupato da un altro vino piemontese come il Barbaresco Asili Vecchie Viti delle vigne Roagna e dai tortellini in brodo: il 17% degli intervistati ha espresso il proprio favore verso il sapore asciutto e pieno di questo nebbiolo accompagnato al calore e al senso di familiarità di uno dei primi piatti più amati nel periodo invernale.

Il gran bollito misto di carne, spesso accompagnato dai sapori forti della mostarda, ha bisogno di un compagno che regga il suo spessore: il 15% ha votato l’abbinamento con il Montepulciano d’Abruzzo di Emidio Pepe, garantendo a quest’esplosione di gusto la nona posizione.

L’ultimo accostamento dei dieci abbinamenti più apprezzati tra i piatti natalizi e i vini italiani premiati negli ultimi anni lo conquistano il Brunello di Montalcino di Casanova di Neri e il cotechino con le lenticchie: nonostante sia tipicamente un piatto gustato nella notte di San Silvestro, l’11% dei votanti ha affermato di amarlo anche per la cena di natale.

 

NATALE, MADE IN ITALY DA RECORD SU TAVOLE ESTERE

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E’ record storico per il Made in Italy alimentare sulle tavole delle festività di tutto il mondo con l’export di vini, spumanti, panettoni, formaggi, salumi ma anche caviale Made in Italy che solo per il periodo di Natale supera i 3,4 miliardi di euro, in aumento dell’1%. E’ quanto emerge dall’analisi Coldiretti sulla base delle proiezioni relative al mese di dicembre 2018 su dati commercio estero dell’Istat. “Ad aumentare – sottolinea la Coldiretti – è il valore delle esportazioni di tutti i prodotti più tipici del Natale, dallo spumante al caviale, dai tortellini e cappelletti fino ai dolci e panettoni e alle grappe e acquaviti, ma crescono anche i tutti i vini, i salumi e i formaggi”.

A guidare la classifica di questo Natale all’estero è lo spumante italiano, con una crescita del 13% delle vendite. Mai così tanti brindisi come quest’anno nel mondo saranno Made in Italy con la domanda che è aumentata in valore del 5% in Gran Bretagna e del 13% negli Stati Uniti che si classificano rispettivamente come il primo e il secondo mercato di sbocco delle bollicine italiane, le quali però vanno forte anche in Francia, patria dello champagne, dove si registra un incremento degli acquisti del 21%.

“Si tratta di risultati che – precisa la Coldiretti – trainano l’intero settore dei vini per i quali si registra complessivamente un aumento del 3% in valore dell’export. Ad essere richiesti sono anche il caviale made in Italy, che fa segnare una crescita boom sui mercati internazionali con un +39%, e i dolci nazionali come panettoni, altri prodotti della pasticceria tipica delle feste, in aumento dell’1 per cento in valore. Aumento a doppia cifra (+12%) per le paste farcite tradizionali del periodo freddo, come tortellini e cappelli. In salita anche la domanda di formaggi italiani che fanno registrare un aumento in valore delle esportazioni del 4%, così come quella di prosciutti, cotechini e salumi (+1%)”.

 

COLDIRETTI, CAPPOTTI ALLE MUCCHE PER SALVARLE DAL GELO

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Il forte e repentino abbassamento della temperatura con l’arrivo del gelo artico colpisce verdure e ortaggi coltivati all’aperto ma a preoccupare e anche la situazione negli allevamenti dove gli animali sono impreparati al grande freddo e per salvarli vengono protetti con cappottini, lampade riscaldanti e impianti per alzare la temperatura dell’acqua. Lo rende noto la Coldiretti nel sottolineare che si tratta degli effetti delle anomalie climatiche con il verificarsi di eventi estremi che nel 2018 hanno causato danni di oltre un miliardo e mezzo all’agricoltura italiana.

“Gli allevatori stanno mettendo i cappotti ai vitellini e hanno acceso le lampade termiche a luce rossa, mentre l’acqua negli abbeveratoi – spiega la Coldiretti – viene scaldata fino a una temperatura di 20 gradi oppure lasciata sgocciolare per evitare il congelamento delle tubature e i rubinetti sono foderati in modo che il ghiaccio non blocchi le valvole di apertura. Inoltre il pasto degli animali è stato rinforzato per garantire una razione supplementare di energia e calorie”.

PROGETTO CREA SULLA FILIERA DEL LUPPOLO ITALIANO

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La birra italiana piace sempre di più: il 2017, secondo Assobirra, è stato l’anno dei record per produzione (15,6 milioni di ettolitri, max storico produzione ed export) e consumo pro capite (31,8 litri annui). Tutta la filiera gode ottima salute con un fatturato annuo di 2,9 miliardi (+1,8%) e 140.000 occupati e, in particolare, è boom per il settore birra artigianale, con una quota di mercato del 3,2%.

Il CREA ha voluto dedicare un convegno – “Criticità e opportunità per lo sviluppo sostenibile di una filiera del luppolo italiano” – che vede protagonisti tutti gli attori della filiera. La due giorni – in programma fino a domani -, si svolge nell’ambito del progetto LUPPOLO.IT, finanziato dal Mipaaft e coordinato dal CREA. Si tratta del primo progetto di ricerca nazionale sulla coltivazione del luppolo in Italia. Gli obiettivi  vanno dalla mappatura delle aree vocate in funzione dei principali fattori pedoclimatici, allo studio delle varietà internazionali di luppolo più diffuse; dalla gestione meccanizzata del luppoleto, all’analisi della variabilità genetica dei luppoli spontanei per un futuro programma di breeding.

 

Dalla valutazione dello stato fitosanitario dei luppoleti, alla identificazione degli orzi da impiegare insieme al luppolo italiano per la produzione di birre 100% Made in Italy; dalle dinamiche economiche-strutturali della filiera al trasferimento dei risultati ottenuti agli stakeholders. “Sicuramente – afferma Katya Carbone, ricercatore CREA e coordinatore del progetto LUPPOLO.IT – tra i risultati più importanti conseguiti dal progetto vi sono stati l’avvio di un confronto aperto e continuativo con tutti gli operatori della filiera; la realizzazione di un’attività di networking sul territorio, finalizzata alla creazione di una rete di oltre 40 aziende a livello nazionale che ci ha permesso una sperimentazione capillare ed esaustiva. Altresì, il confronto continuo con le istituzioni ha portato all’insediamento presso il Mipaaft di un tavolo tecnico che avrà il compito di redigere entro l’anno un piano di settore per lo sviluppo della filiera luppolicola italiana”.

Il progetto ha messo in evidenza non solo le grandi potenzialità del settore, ma anche alcune criticità, riguardanti soprattutto il settore normativo: non ci sono praticamente fitofarmaci iscritti al Registro Nazionale (e quindi autorizzati per l’impiego nel nostro Paese), c’è carenza di materiale vivaistico certificato e tracciato prodotto in Italia, così come di varietà nazionali; scarseggiano i centri di certificazione e linee guida condivise per la coltivazione e la qualità del prodotto finito, soprattutto legata alle fasi critiche della raccolta e post raccolta.

 

AGRICOLTURA, NEL 2018 PRODUZIONE +1.5%

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Nel 2018 la produzione dell’agricoltura è aumentata dell’1,5% in volume. Una marcata crescita si è registrata per alcune produzioni da coltivazioni arboree, in particolare vino (+14,3%) e frutta (+1,4%). Tra le coltivazioni erbacee gli aumenti più rilevanti risultano quelli delle piante industriali (+7,0%), delle coltivazioni cerealicole (+3,5%) e degli ortaggi e i prodotti orticoli (+2,1%). Lo rende noto l’Istat, che diffonde per la prima volta una stima preliminare dell’andamento del settore agricolo nel suo insieme per l’anno appena trascorso.

La produzione di olio di oliva ha subito, invece, un sensibile calo (-36,9%) e un netto ridimensionamento ha interessato anche le produzioni agrumicole (-6,8%). Nel comparto zootecnico la produzione ha registrato un calo dello 0,5%. La crescita in volume delle attività dei servizi è modesta (+0,4%) mentre le attività secondarie continuano a segnare dinamiche positive (+1,3%), soprattutto nel settore dell’agriturismo (+1,5%).

Sul fronte dei prezzi alla produzione, la crescita complessiva è stata dell’1,4%, a sintesi di un incremento (+3,8%) dei prezzi delle produzioni vegetali e di una flessione (-2,2%) di quelle zootecniche. I costi sostenuti dagli agricoltori sono aumentati del 5,4%: a una crescita delle quantità impiegate (+0,9%) si è associato un deciso aumento dei prezzi (+4,4%). L’andamento congiunto dei prezzi dell’output e dell’input ha indotto nel 2018 un peggioramento della ragione di scambio per il settore agricolo.

Nel complesso, il valore aggiunto lordo ai prezzi di base è aumentato del 2,0% in volume mentre le unità di lavoro sono cresciute solo dello 0,2%. In forte risalita è risultato il livello dei contributi alla produzione (+16,8%), dopo il calo del 18,8% registrato nel 2017. Il reddito dei fattori è cresciuto del 5,3% in valore e, conseguentemente, l’indicatore di reddito agricolo ha segnato un’incremento del 3,7%.