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IL LATTE È LA BEVANDA PIÙ ACQUISTATA DALLE FAMIGLIE

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Le famiglie italiane spendono 6,5 miliardi per il latte che, nonostante un calo dei consumi, resta la bevanda più acquistata fra quelle consumate dalle famiglie tanto da battere succhi e bibite. È quanto emerge dalla ricerca Doxa “Gli italiani e il latte” presentata in un convegno organizzato a Cremona da Fil-Idf (Federazione Internazionale di latteria) in occasione della Giornata Mondiale del latte.

Nonostante questo primato, la ricerca mette in luce che gli italiani bevono meno latte di quanto consigliato. La media pro capite è di 115 ml al giorno, contro i 375 consigliate dalle linee guida ministeriali. “I motivi del calo dei consumi sono molteplici”, commenta Giovanni Guarneri, vice coordinatore del settore lattiero-caseario di Alleanza cooperative italiane. “Si combinano il calo delle nascite, la paura di ingrassare, l’aumento delle intolleranze dichiarate, gli stili alimentari alternativi e anche una non corretta informazione. La ricerca Doxa ha rilevato ad esempio che il 48% degli italiani pensa erroneamente che le bevande vegetali siano più sane del latte vaccino e che abbiano lo stesso potere saziante a fronte di un ridotto apporto calorico”.

 

Proprio sulla necessità di una corretta informazione che faccia emergere le indiscutibili positività legate al consumo di latte e derivati Alleanza cooperative ha promosso dallo scorso aprile una campagna di comunicazione dal titolo “Verde latte rosso” (www.verdelatterosso.it) per promuovere l’eccellenza del latte e dei formaggi italiani.

Sebbene gli italiani non bevano abbastanza latte, secondo i risultati della ricerca Doxa i segnali di ripresa per il settore derivano da prodotti innovativi, quali l’Alta Digeribilità, il Biologico, lo Yogurt da bere e l’aumento dell’offerta di prodotti “ready to drink” nella Grande Distribuzione.

 

AD APRILE 2020 LA PRIMA EDIZIONE DI B/OPEN

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Si terrà a Veronafiere, da mercoledì 1 a venerdì 3 aprile 2020, B/Open, la prima fiera italiana b2b rivolta esclusivamente agli operatori professionali dell’agricoltura e dell’alimentazione biologica. La nuova iniziativa, presentata a Milano all’Unicredit Tower, è patrocinata da Aiab-Associazione Italiana Agricoltura Biologica ed è dedicata a produttori e trasformatori, GDO, distribuzione organizzata, retail, horeca, negozi specializzati, erboristerie, farmacie e parafarmacie, in poche parole a tutta la filiera del natural self-care e del bioalimentare. Un settore che, superata ormai da tempo la fase pionieristica, è uscito dalla nicchia fino a imporsi come fenomeno sociale e culturale, al punto che nel 2017 rappresentava nel mondo – stando agli ultimi dati del Fibl, istituto di ricerca tedesco dell’agricoltura biologica – un business da 92 miliardi di euro. E nel quale l’Italia gioca un ruolo da protagonista, essendo fra i principali produttori con circa 2 milioni di ettari coltivati a biologico, cresciuti del 6,5% solo fra il 2017 e il 2018.

“Riteniamo che oggi si senta la necessità di discutere queste tematiche, alla vigilia del trentennale del Regolamento Europeo che introdusse il biologico, attraverso un approccio serio e scientifico che consenta di sfatare una serie di falsi miti sul settore. Questo anche per dare una risposta a un consumatore che, sempre di più, oggi vuole sapere che cosa c’è dietro a un prodotto, anche relativamente agli aspetti legati all’ambiente, alla salute e al benessere – spiega all’Italpress Flavio Innocenzi, direttore commerciale di Veronafiere -. Il biologico – aggiunge – ha ancora ampie prospettive di sviluppo nel nostro Paese, dove rappresenta ancora solo il 5% del mercato. Noi vogliamo sostenerlo anche perché pensiamo che, attraverso i criteri della sostenibilità e di un maggiore rispetto dell’ambiente, possa portare benefici a tutto il settore agroalimentare”. 

“Un tema – sottolinea – che fa parte del Dna di Veronafiere, la cui expertise parte proprio dalla fiera dell’agricoltura. Tanto è vero che gli espositori non saranno solo grandi marchi, ma anche tante piccole imprese del biologico che fanno innovazione ma oggi sono sul mercato in maniera non strutturata, e che ci chiedono una mano per far conoscere i propri prodotti alla distribuzione e agli operatori del settore. Solo così, mettendo fisicamente assieme gli attori della filiera, possiamo davvero porre le basi per fare sistema in un mercato che si muove ancora in maniera disomogenea”.

Nello specifico, B/Open sarà organizzata in due padiglioni: Bio foods darà spazio all’agroalimentare biologico certificato, compresi i prodotti nutraceutici, dietetici, integratori, pet food e packaging ecologici; Natural self-care sarà invece il salone dei prodotti biologici e naturali per la salute, la cura e il benessere del corpo.

 

NUOVO ACCORDO GRANDS CRUS BORDEAUX-VINITALY

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Un matrimonio che rinnova le sue promesse quello tra la Francia e l’Italia del vino. E’ stato firmato per la terza volta l’accordo tra l’UGCB e Vinitaly per il quadriennio 2019-2022 (con opzione di ulteriore proroga biennale), dopo i positivi risultati ottenuti dai precedenti agreement (iniziati nel 2013), nati per incontrare le esigenze dei protagonisti del mondo del vino, buyer e stampa internazionale in particolare. L’accordo prevede l’armonizzazione dei rispettivi calendari, evitando qualsiasi sovrapposizione di date tra la “Semaine des Primeurs” di Bordeaux e il Vinitaly di Verona, due manifestazioni nell’agenda del settore vinicolo mondiale. In quest’ottica, le direzioni di Veronafiere Spa e UGCB hanno concordato i periodi di svolgimento per i prossimi quattro anni. Queste le date dei eventi: Semaine des Primeurs a Bordeaux 7-10 aprile 2019, 30 marzo-2 aprile 2020, 29 marzo-1 aprile 2021, 4-7 aprile 2002; Vinitaly a Verona: 7-10 aprile 2019, 19-22 aprile 2020, 18-21 aprile 2021, 10-13 aprile 2022. “Il terzo accordo suggella la collaborazione tra la Francia e l’Italia del vino, finalizzato a ottimizzare le agende dei protagonisti mondiali del vino. È innegabile che nel rinnovare ulteriormente l’accordo abbiano giocato un ruolo decisivo i buoni risultati ottenuti a partire dalle rispettive edizioni 2013 di Vinitaly e della Semaine des Primeurs di Bordeaux. UGCB e Veronafiere con Vinitaly hanno agito con buon senso e nell’ottica di rafforzare sempre di più l’internazionalità delle proprie manifestazioni. Un obiettivo raggiunto e che sarà perseguito anche nei prossimi anni, durante i quali l’auspicio è di dare vita anche ad altre iniziative congiunte, come abbiamo annunciato nelle precedenti occasioni”, commentano Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere-Vinitaly, e Olivier Bernard, presidente UGCB (Union des Grands Crus di Bordeaux).

FIASCONARO FESTEGGIA 20 ANNI A STELLE E STRISCE

Puntuali anche quest’anno i pasticceri dell’azienda dolciaria siciliana Fiasconaro atterrano a New York per partecipare all’edizione 2018 del Summer Fancy Food Show, la più importante manifestazione di specialità alimentari della West Coast statunitense in programma dal 30 giugno al 2 luglio negli spazi del Jacob K. Javits Convention Center (65 West – 34th Street – NYC). 

Un ‘big event’ di portata globale (siamo ormai alla 64esima edizione) alla scoperta delle nuove tendenze in campo alimentare, un’immensa, luccicante vetrina che espone eccellenze gastronomiche provenienti dai cinque continenti, una tavola apparecchiata sul mondo dove assaggiare in anteprima il futuro del cibo. Una tre-giorni ricca di eventi, degustazioni, show-cooking, ma anche lezioni, conferenze, tavole rotonde. Uno su tutti il filo conduttore: il meglio del meglio del food internazionale.

Stand 2922-2924 – Level 3: queste le coordinate per raggiungere al Summer Fancy Food Show l’intera brigata di pasticceri Fiasconaro pronti a deliziare i palati dei visitatori (se ne contano ogni anno circa 30mila) con le loro prelibatezze e, soprattutto, con la loro ultima creazione: il nuovissimo panettone agli agrumi di Sicilia. 

Ha la Sicilia nell’anima e nel cuore questo nuovo Panettone agli Agrumi, ultimo nato in casa Fiasconaro. Siciliani al 100% i limoni, le arance e i mandarini da cui nascono i canditi con cui è farcito. Siciliano doc lo zafferano, spezia rara e preziosa, che arricchisce l’impasto conferendogli straordinarie qualità organolettiche. E siciliano, infine, tutto l’estro del pluripremiato primo pasticcere Nicola Fiasconaro sempre attento, nell’interpretare le più classiche e rigorose regole dell’arte dolciaria, a esaltare e valorizzare ingredienti e materie prime provenienti esclusivamente dal suo territorio di riferimento. 

È un legame di lunga data quello che unisce il brand Fiasconaro con i gourmet d’Oltreoceano. “Stiamo per spegnere la ventesima candelina: i nostri prodotti sbarcarono per la prima volta negli USA nel 1998. Ricordo bene i primi passi che muovemmo proprio qui, in questa fantastica New York: quasi per sfida facemmo arrivare pochi bancali di panettoni. Nel giro di una settimana erano andati a ruba. Molti altri carichi sono partiti da Castelbuono da allora e molti, spero, continueranno a partire. Quello Nordamericano (che accorpa USA e Canada) resta il nostro principale mercato estero”, sottolinea Nicola Fiasconaro.

E proprio per ‘rendere omaggio’ al 20° anno di distribuzione negli Stati Uniti dei propri prodotti, Fausto, Martino e Nicola Fiasconaro (i tre fratelli che oggi guidano l’azienda di famiglia) hanno festeggiato con il pubblico newyorkese organizzando l’evento/degustazione ‘From Sicily to New York’ negli spazi dell’Italian Trade Agency nel cuore pulsante di Manhattan (27 giugno – 33 East – 67th Street – Manhattan NYC). Fra aneddoti, ricette e curiosità, hanno raccontato la ‘magica’ storia di una piccola gelateria nata nel 1953 in un paesino arroccato sui pendi del Parco delle Madonie, in provincia di Palermo, e divenuta nel tempo, ovunque nel mondo, il simbolo dell’alta pasticceria d’autore. È stata questa anche l’occasione per presentare in anteprima il nuovo dolce di casa Fiasconaro pensato appositamente per il prossimo Natale: il Panettone agli Agrumi e Zafferano di Sicilia.

E fra gli applausi generali, l’azienda Fiasconaro ha ricevuto i complimenti ufficiali da parte di Francesco Genuardi, Console Generale a New York, e di Maurizio Forte,  Direttore Usa dell’Istituto per il Commercio Estero (ICE).

COLDIRETTI: “SU VOUCHER FARE PRESTO”

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“Occorre fare presto perché circa la metà dei voucher in agricoltura viene impiegata per la vendemmia, che quest’anno parte con gli inizi di agosto mentre sono già in piena attività le raccolte di ortaggi e frutta”. E’ la richiesta che arriva dal presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, in occasione dell’Assemblea nazionale. Secondo il numero uno della Coldiretti, con il loro ritorno nei campi “si riaffermano i principi originari senza gli abusi che si sono verificati in altri settori, anche perché nelle campagne i beneficiari possono essere soltanto disoccupati, cassintegrati, pensionati e giovani studenti, tra l’altro impiegati esclusivamente in attività stagionali. Meno del 2% del totale dei voucher è stato impiegato in agricoltura dove sono nati e rappresentano un valido contributo all’emersione del lavoro sommerso”.

Secondo Coldiretti la riforma ha di fatto azzerato lo scorso anno questa opportunità nelle campagne che “consente anche di avvicinare al mondo dell’agricoltura giovani studenti o mantenere attivi pensionati. Il risultato – avverte Moncalvo – è stato la perdita di circa 50.000 posti di lavoro occasionali regolari che possono essere recuperati con trasparenza nelle attività stagionali in campagna, dalla preparazione dei terreni alla raccolta di verdura e frutta fino alla vendemmia”.

Rassicurazioni da parte del vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, non si fanno attendere: “Se in questo settore sono importanti, io l’unica cosa che chiedo è di scrivere la norma insieme per fare in modo che non si sfrutti neanche un giovane e un meno giovane nel Paese. Così ci diciamo onestamente per cosa servono e per cosa non devono essere utilizzati”. Il presidente della confederazione degli agricoltori affronta anche il tema dei migranti sottolineando che “in agricoltura trovano occupazione regolare 345.000 stranieri provenienti da ben 157 paesi diversi che con 29.437.059 giornate rappresentano ben un quarto del totale del lavoro necessario nelle campagne italiane. Solo con il lavoro regolare i migranti trovano una collocazione nella società, evitando il rischio di cadere nelle mani della malavita, sfuggono alla povertà, partecipano alla crescita delle comunità oltre a pagare tasse e contributi. In questo senso l’agricoltura svolge una funzione strategica”. Parlando della questione dazi, Moncalvo afferma che “è indubbio che le scelte del leader statunitense hanno almeno il merito di accendere un faro sulla natura, le conseguenze e le responsabilità di chi ha guidato finora il processo di globalizzazione sul nostro pianeta, del ruolo dei grandi conglomerati economici sovranazionali, degli Stati e dell’Unione Europea”.

“Arrivano purtroppo anche in Italia prodotti ottenuti dallo sfruttamento del lavoro dii 108 milioni di bambini nelle campagne censiti dalla Fao, secondo la quale quasi la metà di tutto il lavoro minorile avviene in Africa, seguita dall’Asia, ma rilevante è anche il Sudamerica. Serve quindi ripensare dalle radici non solo le regole, ma in primo luogo i principi fondativi del libero commercio perché è necessario che tutti i prodotti nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri”, conclude.

AGRINSIEME: “STOP CETA SAREBBE AUTOGOL”

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“Con il Ceta vengono tutelate ben 41 denominazioni italiane, pari a oltre il 90% del fatturato dell’export nazionale a denominazione d’origine nel mondo e che, soprattutto, senza questo accordo non godevano di nessuna tutela sui mercati canadesi”. Così in una nota congiunta il coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari.

“Chiediamo al Governo di valutare con la dovuta e necessaria attenzione gli effetti derivanti dalla mancata ratifica di un importante accordo con una delle sette grandi economie del mondo e valutiamo positivamente, in questo senso, quella che auspichiamo essere una parziale apertura da parte del Ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio, il quale ha dichiarato a Bruxelles di voler ‘capire con dati concreti se realmente il Ceta è vantaggioso’, dal momento che – sempre secondo quanto ha affermato il responsabile del dicastero dell’agricoltura – ‘il Governo non ha altri dati rispetto a quelli della Commissione’”, continua il coordinamento.

“Riteniamo opportuno che il Governo tenga conto delle istanze che vengono da un coordinamento che rappresenta oltre i due terzi delle aziende agricole italiane, pari al 60% del valore della produzione agricola e della superficie nazionale coltivata e con oltre 800mila persone occupate nelle imprese rappresentate, e che è nettamente a favore della ratifica dell’accordo”, prosegue Agrinsieme, spiegando che “senza il Ceta non si potrebbe verificare un aumento dei contingenti di export a dazio zero, e quindi una crescita esponenziale delle esportazioni italiane ed europee, e non si arriverebbe a una maggiore tutela per le produzioni agroalimentari nazionali, le cui denominazioni, al contrario, potrebbero essere liberamente usate dai canadesi”.

“La fondamentale importanza del Ceta sta nel riconoscimento del principio delle indicazioni geografiche e del loro legame con il territorio; riconoscimento che, essendo frutto di trattative e mediazioni, non può essere ovviamente considerato una totale vittoria, ma che apre senza ombra di dubbio un grande spiraglio per un confronto approfondito e continuativo su questo tema”, mette in evidenza il coordinamento, ad avviso del quale “sarebbe opportuna una periodica valutazione d’impatto della Commissione europea sull’applicazione dell’accordo”.

“Analizzando l’importanza dell’accordo con il Canada in una prospettiva più ampia, il Ceta rappresenta un importante passo in avanti in tema di semplificazione e regolamentazione del commercio globale, poiché prevede una eliminazione di tariffe su oltre il 90% dei prodotti europei e l’avvio di un iter di confronto e cooperazione regolamentare”, rimarca Agrinsieme.

“Il Ceta, inoltre, è il primo accordo di tipo misto e va pertanto ratificato da tutti i parlamenti nazionali affinché entri completamente in vigore; in questo senso, la mancata ratifica, oltre a creare disagi diplomatici e d’immagine tra l’Ue e il Canada, rappresenterebbe anche uno ‘strappo’ del Paese nei confronti del parlamento e dell’esecutivo comunitario, in una ottica di sintesi tra le istanze europee e quelle nazionali, in una fase tra l’altro delicata in cui discute della riforma della Pac”, aggiunge il coordinamento, ad avviso del quale “il no al Ceta arrecherebbe un grave danno al principio della politica commerciale comune dell’Europa, fondamentale per contrastare la politica dei dazi del presidente Trump e per scongiurare, al contempo, lo scoppio di nuove guerre commerciali”.

“Quando si guarda ad accordi a così ampio raggio è necessario adoperare una logica di sistema e di paese. Inoltre, giudicare la validità dell’accordo solo dai flussi commerciali dei primi mesi della sua applicazione è sicuramente fuorviante, perché non tiene conto del phasing in di alcune concessioni, delle eventuali nuove procedure per l’esportazione, della programmazione produttiva e commerciale degli operatori nonché dell’evoluzione complessiva dei mercati internazionali”, conclude Agrinsieme.

 

PREZZI ALL’INGROSSO, AUMENTI PER LATTE E BURRO

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Prosegue la ripresa dei prezzi del latte nel mercato italiano, dopo i ribassi osservati nel primo trimestre dell’anno. A maggio l’indice dei prezzi all’ingrosso, elaborato da Unioncamere e BMTI sui listini delle Camere di Commercio, ha mostrato per il latte spot – il prodotto commercializzato al di fuori degli accordi interprofessionali tra produttori e industria – un rincaro del +5,7% su base mensile, confermando dunque i segnali positivi emersi ad aprile. Nonostante la ripresa, la tendenza dei prezzi del latte rimane deflattiva, con un calo dell’11,2% su base annua. Tra i prodotti derivati del latte, robusto aumento rispetto ad aprile si è registrato per la panna (+15,2%), sostenuto dal buon andamento della domanda. Una congiuntura positiva che ha accentuato la crescita rispetto allo scorso anno, passata dal +11% di aprile al +17,4% di maggio. Aumenti all’ingrosso che non si sono osservati invece nel segmento dei formaggi, i cui prezzi si sono mantenuti sui livelli di aprile.

Diffusi ribassi hanno invece interessato i prezzi all’ingrosso delle carni, con l’unica eccezione della stabilità rilevata per le carni avicole. Tra le singole voci, secondo mese consecutivo di calo per le carni suine, che, dopo il -2,3% accusato ad aprile, hanno ceduto un ulteriore 5% a maggio, confermandosi su valori più bassi rispetto allo scorso anno (-5,5%). Congiuntura negativa anche per le carni di coniglio, che, complice il calo delle richieste, hanno evidenziato un nuovo forte ribasso (-10,8%), riportandosi peraltro su livelli più bassi rispetto a dodici mesi fa.

Variazione su base tendenziale che si conferma invece positiva anche per le uova, i cui prezzi attuali mettono a segno un rincaro del +17,4% su base annua. Uova che a maggio hanno registrato comunque un’ulteriore contrazione mensile (-5,3%), sulla scia dei minori consumi tipici del periodo.  

Negli oli e grassi, nessun segnale di ripresa per i prezzi degli oli di oliva, che a maggio hanno accusato una nuova flessione (-2%) e il cui ridimesionamento rispetto allo scorso anno sfiora ormai il -30%. Sempre nel mercato oleario, la congiuntura permane negativa anche per gli oli alimentari, in calo del 2% rispetto ad aprile. E negativa rimane anche la variazione rispetto allo scorso anno (-10,4%). Per contro, tra le materie grasse, ancora un forte rincaro si è osservato per i prezzi del burro (+12,9% rispetto ad aprile), che hanno continuato a beneficiare di una domanda decisamente superiore rispetto all’offerta. Su base annua i valori attuali risultano più alti dell’8,9%.

Nel comparto riso e cereali è proseguito a maggio il recupero dei prezzi all’ingrosso del riso (+2,9% rispetto ad aprile), dipeso ancora dal buon ritmo delle vendite. Nuovo rialzo che ha riportato in territorio positivo la variazione su base tendenziale (+1,2%).

8 MEDAGLIE D’ORO PER BIRRA MORENA IN CALIFORNIA

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Nuove attestazioni per Birra Morena: in queste prime settimane di giugno, ben tre riscontri significativi sono arrivati per il birrificio lucano. A San Diego negli Stati Uniti, patria delle craft beer, la Celtica Scoth Ale è stata premiata con la medaglia d’argento agli International Beer Competition, un eccellente riconoscimento ed una conferma dopo quello conquistato lo scorso anno al WBA di Londra. Buone notizie anche dagli Australian International Beer dove il made in Italy by Birra Morena è stato molto apprezzato. Una severa giuria ha considerato meritevoli di podio, e quindi assegnatarie di medaglia di bronzo, la Gran Riserva Lucana, la Celtica Sweet Stout e la Lucana Bianca.

In California, alla Craft Competition, una manifestazione alla quale partecipano aziende di tutto il globo, l’azienda lucana ha fatto incetta di premi raccogliendo il massimo risultato con tutte, ma proprio tutte, le birre presentate a concorso. L’oro è stato conferito alla Celtica Sweet Stout, alla Gran Riserva Lucana, alla Lucana Bianca, alla Celtica Scotch Ale, alla Celtica Super, alla Lucana Bio, alla Ipa Ale e all’Unica. 

Dodici medaglie in pochi giorni, a cui vanno aggiunti i due ori conquistati il mese scorso in Germania a Neustadt al Meininger’s Internationale craft beer awards con la Unica e la Ipa, che arricchiscono il palmares. “Dopo un anno indimenticabile – spiegano i fratelli Tarricone titolari dell’azienda – per la lunghissima serie di premi vinti in giro per il mondo, che consideravamo irripetibile, quest’anno abbiamo già conquistato premi ancor più numerosi e prestigiosi. Dire che siamo soddisfatti è sin troppo riduttivo. Questi risultati gratificano la qualità delle nostre birre made in Italy e ci aiutano nella loro diffusione in tutto il mondo”.