ROMA (ITALPRESS) – Di pari passo con il crescente affermarsi del salutismo e della sostenibilità ambientale tra i driver di scelta degli italiani, il biologico trova sempre più spazio anche nei menu dei pubblici esercizi. Lo rivela un’indagine Ismea realizzata in collaborazione con Fipe e AssoBio. Nell’ultimo anno, emerge dall’indagine, oltre il 50% dei bar italiani e quasi il 70% dei ristoranti hanno infatti proposto o impiegato nelle loro preparazioni culinarie cibi, bevande e materie prime biologiche, nelle diverse occasioni di consumo, dalla colazione agli aperitivi ai pasti principali, al fine di garantire ai propri clienti una scelta più ampia, servire cibo più salutare e qualificare la propria offerta. L’indagine è stata condotta nei mesi di settembre e ottobre 2022 presso un campione rappresentativo di bar e ristoranti nazionali e ha raccolto oltre 2 mila interviste telefoniche. Più nel dettaglio, dei circa 111 mila bar attivi sul territorio italiano, uno su due ha in parte orientato la propria offerta verso referenze ottenute con metodo biologico, con un’incidenza più elevata nei punti vendita ubicati nelle città del Centro e Nord Italia e con un numero di addetti superiore a 6. Mediamente quasi il 20% di alimenti e bevande proposti presso questi esercizi è costituito da prodotti bio, con una rappresentatività maggiore per quanto riguarda la frutta, il latte e il vino. La colazione e l’aperitivo sono stati indicati dagli operatori come le occasioni di consumo più adatte all’inserimento di proposte bio, mentre sul fronte di prezzi, il prodotto biologico viene venduto a quasi il 15% in più rispetto all’omologo convenzionale, a causa dei costi più elevati per l’approvvigionamento. Dal lato ristorazione, i dati sono ancora più confortanti confermando un’elevata penetrazione dei prodotti biologici che trovano impiego presso ben i due terzi degli oltre 157 mila ristoranti attivi sul panorama italiano. Percentuali ancora superiori si rilevano al Centro Italia (oltre il 76%) e nel nord Ovest (69%), con un progressivo aumento dell’incidenza al crescere del numero degli addetti (dal 60% nei ristoranti con un solo addetto all’81% di quelli con un numero superiore a 49 addetti). All’interno di questi esercizi, il bio rappresenta oltre il 30% del valore degli acquisti, con punte del 42% nel caso delle verdure e del 34% dell’olio extravergine di oliva.
Anche in questo caso il prodotto bio genera un sovrapprezzo di quasi il 17%, giustificato sempre da un surplus nei costi. Contorni e antipasti sono i piatti in cui la presenza di prodotti biologici riesce ad essere più significativa, ma in linea generale, rivelano i ristoratori intervistati, in quasi tutte le portate il biologico riesce ad essere impiegato nel migliore dei modi. In relazione alle prospettive nel prossimo futuro, oltre l’80% di ristoranti e quasi la totalità dei bar intervistati dichiara di essere intenzionato a confermare l’attuale politica di acquisto di prodotti bio, in termini quantitativi. Tra i primi, tuttavia, il 13,5% potrebbe prendere in considerazione la scelta di diventare un locale esclusivamente biologico, quota che nel caso dei bar si riduce invece al 6%. “La nostra attività di analisi è sempre focalizzata a cogliere le principali tendenze nei consumi alimentari e nella ristorazione”, ha detto Luciano Sbraga, direttore del Centro Studi di Fipe-Confcommercio. “L’attenzione alle produzioni biologiche è la testimonianza di come i consumatori oggi siano sempre più consapevoli della necessità di coniugare il proprio benessere e la propria salute con il benessere e la salute del pianeta rispettando il territorio, la stagionalità, la qualità e la sicurezza. Tutti valori promossi da Fipe con il Manifesto della Ristorazione presentato e sottoscritto lo scorso 28 aprile in occasione della Giornata della Ristorazione”, ha concluso.
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-foto ufficio stampa Fipe-
Oltre 50% dei bar e 70% dei ristoranti propongono cibi biologici
Parmigiano Reggiano protagonista all’Aperitivo Festival di Milano
MILANO (ITALPRESS) – Il Consorzio del Parmigiano Reggiano sarà protagonista alla seconda edizione del World Aperitivo Day, che torna e si evolve in “Aperitivo Festival”: una tre giorni di tasting, masterclass e intrattenimento in un itinerario di degustazione negli spazi del Nhow Hotel di via Tortona 35 e in diverse location della città di Milano. Parmigiano Reggiano sarà protagonista della tre giorni con degustazioni che metteranno in mostra il gusto e l’estrema versatilità del prodotto.
Il re dei formaggi si produce oggi come mille anni fa: con gli stessi ingredienti (latte, sale e caglio), con la stessa cura artigianale e con una tecnica di produzione che ha subito pochi cambiamenti nei secoli, grazie alla scelta di conservare una produzione del tutto naturale, senza l’uso di additivi. Ma è allo stesso tempo un ingrediente decisamente contemporaneo, sia per il suo animo healthy, sia per la versatilità di utilizzo che lo contraddistingue e che lo rende perfetto per accompagnare.
C’è un Parmigiano Reggiano per tutti i gusti e per tutte le occasioni. E non si parla solo di stagionature, ma anche di razze: ci sono la vacca bianca modenese, la rossa reggiana, la bruna e la frisona italiana. Così come esistono prodotti “certificati” che vanno incontro alle esigenze più diverse: dal prodotto di Montagna, al biologico, dal Kosher all’Halal. E’ un formaggio che non dovrebbe mai mancare nel classico aperitivo italiano. Le stagionature più giovani (12-19 mesi), che si caratterizzano per sentori delicati di latte fresco, yogurt, burro, sono ottime per un pairing con le bollicine o con vini fermi non troppo corposi. Si abbinano perfettamente anche a cocktail non troppo alcolici. Quelle più importanti, anche oltre i 36 mesi, possono accompagnare vini e distillati da meditazione.
Al Nhow Hotel, tante le proposte in abbinamento alle bollicine: mini quiches al Parmigiano Reggiano 18 mesi con cipollotto caramellato, briciole di prosciutto crudo di Parma croccante e germogli misti; tigellina farcita al pesto montanaro di pancetta con rosmarino e Parmigiano Reggiano 36 mesi; sfera di gelato al Parmigiano Reggiano 24 mesi su dischetto di pane integrale alle noci e goccia di aceto balsamico tradizionale di Modena; dischetto sable al Parmigiano Reggiano 30 mesi con mousse di Mortadella di Bologna IGP e granella al pistacchio; crostino dorato con burro di vacche rosse montato, acciughe, limone ed essenza al Parmigiano Reggiano 24 mesi.
– foto ufficio stampa Parmigiano Reggiano –
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Lollobrigida “125 milioni per i Distretti del cibo”
ROMA (ITALPRESS) – “I distretti del cibo nascono per il rilancio delle filiere. Accanto alla promozione vi è anche la tutela del territorio. E’ allo studio una proposta normativa che favorisca le sinergie le diverse attività che operano nello stesso territorio. Sui distretti del cibo sono stati stanziati 125 milioni”. Lo ha detto il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, nel corso del question time alla Camera.
“Consideriamo strategico il settore olivicolo nella filiera agroalimentare italiana, per questo abbiamo attuato diversi strumenti di interventi, sia nell’ambito della Pac 2023-2027, sia attraverso il Pnrr. Con la Pac si è intervenuto soprattutto a sostegno della produzione primaria; con il Pnrr è stato privilegiato l’ammodernamento dei frantoi oleari”, ha aggiunto.
“La Pac prevede un sostegno accoppiato al reddito per i conduttori delle superficie olivicole destinate alla produzione di olio di indicazione geografica, cui sono stati destinati circa 12 milioni l’anno fino al 2027. Sempre nell’ambito dei pagamenti diretti – ha spiegato – è stato uno specifico schema a favore dei produttori olivicoli con uno stanziamento annuo di 250 milioni di euro fino al 2027. E grazie al Pnrr sono stati destinati 100 milioni ad investimenti volti all’ammodernamento degli impianti per la molitura delle olive”.
– foto Agenziafotogramma.it –
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Nuovo Pesto Barilla Basilico e Limone sorprende Milano
MILANO (ITALPRESS) – Prende il via il viaggio di Pesto Barilla per condurci alla scoperta del gusto inaspettato del suo nuovo Pesto Basilico e Limone, che con la sua cremosità unica e la delicata nota di limone, nasce per sorprendere i sensi e offrire un’esperienza palatale mai provata. Ed è proprio un’esperienza inaspettata quella che animerà Milano: dal 25 al 27 maggio, dalle 10:30 alle 22:30, in pieno centro prenderà vita l’estate italiana. La terrazza vista Duomo si trasformerà in una vera e propria Limonaia, portando la tipica ambientazione estiva in un contesto metropolitano. Il nuovo Pesto Barilla Basilico e Limone sarà protagonista di un viaggio immersivo tra i profumi, i colori e i sapori dell’estate sul rooftop di uno dei palazzi più iconici dello skyline milanese, con la spettacolare vista sulle guglie del Duomo. Attraverso il linguaggio degli allestimenti floreali, curati dal flower designer Vincenzo Dascanio, la Limonaia Urbana offrirà al pubblico un’immersione sensoriale davvero coinvolgente. Grazie al tocco inconfondibile di Dascanio il setting sarà infatti un intreccio armonioso di elementi che toccheranno i 5 sensi e saranno in grado di stupire tutti i visitatori.
In programma un’offerta gastronomica molto ricca, con la possibilità di godersi un brunch, una merenda o un aperitivo immersi nell’atmosfera dell’estate italiana. Si potrà poi partecipare a masterclass culinarie e dedicate all’eccellenza artigianale italiana. Ogni giorno, infatti, saranno previsti tre momenti guidati dai food talent Diletta Secco, Emanuele Ferrari e Giovanni Castaldi, che prepareranno sfiziosi piatti dove il protagonista sarà il Pesto Barilla Basilico e Limone. L’ultima referenza nata che ha arricchito la gamma di Pesto Barilla.
L’aroma intenso del basilico 100% italiano da agricoltura sostenibile, insieme al tocco fresco delle scorze di limone, donano al nuovo Pesto Basilico e Limone un gusto inaspettatamente delizioso. Ma non solo food: alla Limonaia Urbana saranno in programma anche le masterclass a cura della ceramista di Piattini Davanguardia, che decorerà piatti di ceramica con motivi di basilico e limone, e le masterclass tenute dall’artigiana di Bambolina di Capri, che personalizzerà borse di paglia in stile vintage con i colori dell’estate e del nuovo Pesto Barilla.
Per partecipare alle attività in programma, sarà sufficiente prenotarsi per il giorno e lo slot preferito attraverso la piattaforma eventbrite.it, dove sarà possibile acquistare un e-ticket per un brunch, una merenda o un aperitivo e registrarsi, inoltre, per le diverse masterclass previste nelle tre giornate.
Il ricavato, generato dalle vendite dei biglietti, sarà devoluto alla Onlus Pane Quotidiano che ha l’obiettivo di assicurare generi alimentari di prima necessità a chi ne ha bisogno, ogni giorno e gratuitamente.
foto: ufficio stampa Barilla
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Italmercati, con risorse Pnrr 1,5 miliardi di Pil aggiuntivo
ROMA (ITALPRESS) – I 150 milioni del Pnrr stanziati per i mercati agroalimentari italiani, genereranno un giro d’affari ulteriore di 2,8 miliardi annui (oggi ammonta a 10 miliardi), che si traduce in 1,5 miliardi di Pil aggiuntivo e 7.000 posti di lavoro. Un primo passo necessario ma non sufficiente a mettere a terra il reale potenziale di Italmercati, la rete che riunisce i 21 mercati agroalimentari principali italiani.
Questi alcuni dati che emergono nel corso della presentazione dello studio Italmercati- The European House Ambrosetti.
Secondo lo studio, questi 150 milioni rappresentano, infatti, il 75% dell’ammontare necessario al comparto per esprimere a pieno il suo potenziale. La mancata erogazione dell’ulteriore 25% di fondi, impedisce l’attivazione di ulteriori vantaggi socio economici 500 milioni di valore aggiunto, 930 milioni di giro d’affari e altri 2.400 posti di lavoro. Si tratterebbe di una vera e propria penalizzazione in un momento di rilancio così significativo per un settore strategico del Made in Italy, quello dei mercati all’ingrosso, intorno a cui gravitano oltre 3.000 imprese, 26.000 posti di lavoro e che impatta sul Pil per 12,9 miliardi. I mercati all’ingrosso hanno svolto il ruolo di”ammortizzatori” dell’impatto inflazionistico nel lungo percorso che va dal produttore al consumatore. Per ben il 53% delle volte, i mercati sono stati in grado di attutire le ricadute dell’inflazione a due cifre sul portafoglio dei consumatori e ciò è avvenuto maggiormente nei mesi in cui il fenomeno di aumento dei prezzi era più accentuato. “I mercati agroalimentari devono essere parte integrante della filiera agricola e come Italmercati ci battiamo affinchè venga riconosciuto il loro ruolo di anello di congiunzione del sistema agroalimentare”, commenta Fabio Massimo Pallottini, presidente di Italmercati. “I mercati all’ingrosso garantendo competitività e alta qualità dei prodotto rappresentano infatti la soluzione per combattere l’inflazione, variabile che sta di fatto disintegrando il potere d’acquisto dei consumatori e la capacità di investimento delle imprese. Guardiamo con interesse ai finanziamenti legati al Piano strategico nazionale della nuova Pac, auspichiamo di poter accedere ai fondi destinati al settore primario e riteniamo necessaria un’operazione di aggregazione e accorpamento delle infrastrutture esistenti in strutture moderne, più grandi per efficientare la rete. Infine – aggiunge – dato l’importante impatto ambientale legato alla logistica e distribuzione della filiera, è prioritario per il settore poter contare su nuovi fondi per la sostituzione del parco mezzi che commercializza i prodotti dai mercati agroalimentari ai mercati rionali, supermercati e ristoranti”. Secondo il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida, “gli investimenti che sono stati previsti sono stati molto importanti, stiamo accelerando tutte le pratiche per metterli a disposizione dei mercati che fanno la loro parte di compartecipazione in termini economici. I mercati non devono considerarsi isolati all’interno del quadro. Oggi a Italmercati – prosegue – si parla proprio di un coordinamento tra realtà che devono sempre più rafforzare questo modello che mette la logistica al centro di un consumo interno, ma anche di un export che deve essere sempre più rafforzato. Quindi velocizzare, specializzare, riuscire a coadiuvare le singole strutture secondo la propria propensione – conclude il ministro – possono essere certamente delle risposte che tengono al centro i mercati che devono avere una implementazione del loro ruolo di sviluppo”.
Con un tasso di crescita media annuale del 2,5%, i mercati della rete Italmercati sono in controtendenza rispetto al settore alimentare all’ingrosso per il quale è stato registrato negli ultimi anni un calo dello 0,1%. Anche gli investimenti hanno segnato una forte crescita, raggiungendo i 52 milioni nel 2022. “Nell’attuale contesto di poli-crisi che stanno colpendo tutti gli operatori del sistema economico italiano, i mercati agroalimentari all’ingrosso hanno dimostrato di saper rivestire un ruolo di ‘ammortizzatorì dell’inflazione all’interno della filiera agroalimentare estesa”, commenta Valerio De Molli, Managing Partner e Ceo, The European House Ambrosetti.
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-foto Italpress xb1-
Carne coltivata e vegetariano guidano la rivoluzione a tavola
ROMA (ITALPRESS) – Per il momento se ne parla più di quanto se ne consuma ma la carne coltivata, negli ultimi mesi è entrata prepotentemente tra le preferenze degli italiani, anche perchè è più diffusa di quanto si creda.
Gli italiani, in verità, parlano di carne sintetica e l’associano sempre di più all’altra grande rivoluzione degli ultimi anni: l’alimentazione vegetariana, una vera e propria moda che va ben oltre gli aspetti ideologici o salutistici tanto da entrare prepotentemente nei menù di ristoranti, pizzerie e gastronomie, anche da asporto, dove oggi è immancabile trovare piatti “vegan”. Non sono da meno le farine d’insetto l’altra novità al centro delle conversazioni da quasi 6 mesi, in seguito al via libera della Commissione Europea sulla loro introduzione nel mercato alimentare.
Novità, a leggere i contenuti delle conversazioni sui principali social network, che nascono come risposta alla crisi climatica e la ricerca di fonti proteiche di buon livello ma dalla produzione quanto più possibile sostenibile. Un dibattito che si è acceso ulteriormente con le posizioni del Ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare Lollobrigida che ha annunciato un ddl sul divieto di produzione e commercializzazione di cibo sintetico e di Coldiretti che ha lanciato una raccolta di firme in linea con la proposta del Governo.
Il grande dibattito sul cibo del futuro trova riscontro nei dati delle conversazioni sui principali social network dove in poco più in un mese si sono registrate oltre 100 mila mention sul tema: 69.704 sul cibo, 25.382 sul Novel food e circa 9.800 sul Vegan e Vegetarian food con un’audience da record di 207milioni impression totali.
La rivoluzione nel piatto dunque è cominciata. Come emerge dai dati raccolti dell’Osservatorio sui Media e la Comunicazione di Telpress Italia attraverso il monitoraggio delle conversazioni social sull’alimentazione, effettuato attraverso la piattaforma Mediascope tra il 27 marzo e l’ 8 maggio. Le piazze virtuali più frequentate dagli utenti sono il web, dove la fanno da padrona media e blog, e i social, con Twitter dove si concentra il dibattito politico e Instagram, fucina di storie fatte di immagini e filmati di piatti e ricette.
L’analisi delle conversazioni restituisce una geografia nuova della tavola degli italiani che dopo le rivoluzioni degli ultimi anni prodotte dalle diverse cucine etniche, oggi vede la preponderanza del dibattito sulla carne e la cucina vegetariana. E se la parola più ricorrente nelle conversazioni è “carne sintetica” con 91.391 interazioni, non lo sono da meno “vegetariano” e “vegano”(66.230), legate spesso al concetto di salute legato al cibo (88.601) e sostenibilità (60.120). La novità, invece, è rappresentata dalle farine proteiche come quella di grillo e di insetti (68.300).
Nel dibattito social svetta su tutti il profilo Facebook della trasmissione Rai Che tempo che fa, con un monologo di Michele Serra che raggiunge circa 3 milioni e mezza di utenti. Tra i principali influencer ci sono personaggi politici come Silvia Sardoni, membro della commissione europea Lega Nord, il Ministro Matteo Salvini, e Gianluigi Paragone di Italexit. Tra i media, invece, Geopop, Repubblica.it e Fanpage.it.
“Nuovi ingredienti e tante novità ci proiettano verso un’alimentazione sicuramente nuova e diversa, forse più sana, ma che non convince ancora la maggioranza degli italiani e, soprattutto, non riesce a mettere tutti d’accordo, a cominciare dai più tradizionalisti, come emerso anche a TuttoFood”, spiega Margherita D’Innella Capano general manager di Telpress Italia.
-foto ufficio stampa Telpress-
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miscusi apre a Milano nuovo punto “fast casual” più veloce e tech
MILANO (ITALPRESS) – miscusi, brand italiano di ristoranti di pasta fresca, annuncia una nuova apertura a Milano nel food district in Piazza Gae Aulenti (quartiere Portanuova), un ritorno alle origini con modello di servizio “fast casual” per diffondere la dieta mediterranea puntando su digitalizzazione, velocità, ingredienti stagionali che rispettano la biodiversità.
Il nuovo progetto di ristorazione fast-casual, 70 coperti per 160 mq di locale, è un modello ibrido che unisce la velocità e la tecnologia tipici dei fast food alla bontà della pasta.
Il ristorante, infatti, mantiene tutti i tratti iconici del brand, come il pastificio a vista in cui ogni giorno viene prodotta la pasta fresca trafilata al bronzo e realizzata con farine italiane derivate da agricoltura senza pesticidi e fertilizzanti chimici, e introduce una modalità di ordinazione rapida, digitale tramite schermi touch screen e un servizio snello grazie alla chiamata con ritiro al bancone.
In vetrina, per chi è di passaggio tra una commissione e l’altra, anche un QR code per ordinare, pagare e ritirare il proprio piatto di pasta o gustarlo sul posto o portarlo in ufficio in un paio di click. “Questo nuovo miscusi è un progetto rispettoso delle nostre radici e, al tempo stesso, responsabile del nostro futuro. Riportiamo da dove siamo nati con un servizio più informale e rapido, portandoci dietro tutto quello che abbiamo imparato in questi anni di tempeste, unendo l’attenzione per gli ingredienti e per l’ambiente alla nostra vocazione tecnologica dando vita all’alternativa sana a molti dei fast food presenti oggi sul mercato. Sono felice di avere accanto, anche in questa nuova fase, i nostri storici investitori e do il benvenuto anche ai nuovi soci con i quali scrivere altre pagine di orgoglio italiano nel mondo”, ha spiegato Alberto Cartasegna, Ceo e founder di miscusi.
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-foto ufficio stampa miscusi-
Dall’industria alimentare italiana 179 miliardi di fatturato annuo
ROMA (ITALPRESS) – L’86,4% degli italiani ha fiducia nell’industria alimentare del Belpaese. E’ uno dei dati emersi dal primo Rapporto Federalimentare-Censis ‘Il valore economico e sociale dell’industria alimentare italianà, presentato presso la Sala della Regina alla Camera dei Deputati. Dalla ricerca emerge come l’industria alimentare italiana, con 179 miliardi di euro di fatturato annuo, 60 mila imprese, 464 mila addetti e oltre 50 miliardi di export in valore in un anno, rappresenti una componente di primo piano dell’interesse nazionale. Oltre a generare prodotti e occupazione, e quindi esprimere un forte potenziale economico, l’industria alimentare con la sua attività contribuisce al benessere psicofisico e alla qualità della vita degli italiani, dimostrando così anche un elevato valore sociale. E’ anche una protagonista di rilievo all’interno della filiera del food italiano, che ha un fatturato totale di 607 miliardi di euro, in valore pari al 31,8% se rapportato al Pil, con 1,3 milioni di imprese, 3,6 milioni di addetti e che costituisce quindi un patrimonio di interesse nazionale.
Nelle graduatorie dei settori manifatturieri italiani l’industria alimentare è al primo posto per fatturato, al secondo posto per numero di imprese, per addetti e per l’export in valore. In dieci anni il fatturato ha registrato in termini reali un incremento del 24,7%, il numero di addetti del 12,2% e il valore delle esportazioni del 60,3%. L’industria alimentare risponde a una spesa interna che, come quota del totale della spesa, è in Italia pari al 16,6%, come la Spagna, superiore a Francia (15,7%), Paesi Bassi (13,9%), Germania (13,4%) e media della Ue a 27 Paesi (16,1%). Come si evince dal Rapporto, poi, l’86,4% degli italiani dichiara di avere fiducia nell’industria alimentare italiana ed è una fiducia trasversale, che coinvolge il 93,8% degli anziani, l’84,2% degli adulti e l’81,6% dei più giovani.
La ricerca Federalimentare-Censis evidenzia la riconoscibilità dell’origine localistica, territoriale di marchi e prodotti, che va di pari passo con la vocazione a conquistare i mercati con il Made in Italy. Il 78,3% degli italiani valuta molto positivamente che gli stabilimenti dell’industria alimentare siano localizzati in Italia, perchè contribuiscono alla creazione di redditi e occupazione nei territori coinvolti. Inoltre, pur in situazioni di crisi e nell’attuale inflazione, l’industria alimentare ha sempre garantito un’articolazione interna di prezzi che rende possibile l’inclusività, anche dei gruppi sociali più vulnerabili, nei consumi alimentari. Il 90,7% degli italiani dice che mangiare il cibo che preferisce è importante per il proprio benessere psicofisico. Pur non rinunciando al rigoroso controllo del budget familiare, il 63,4% degli italiani per alcuni alimenti acquista solo prodotti di qualità, senza badare al prezzo. Il 79%, pur praticando diete soggettive nel perimetro di quelle tipicamente italiane, apprezza la disponibilità di nuove referenze nei punti vendita. E’ il senso del ruolo sociale di promozione del benessere e di welfare dei consumi alimentari.
Il 42,1% degli italiani a tavola nel quotidiano si definisce un abitudinario, cioè mangia più o meno sempre lo stesso cibo, il 20,5% un innovatore a cui piace sperimentare alimenti e gastronomie nuove, il 9,2% un salutista che mangia sempre e solo cibo che fa bene alla salute, il 7% un appassionato, cura la spesa e gli piace cucinare, il 6,3% un italianista, vuole sempre e solo prodotti italiani, il 5,8% un convivialista, considera il cibo importante perchè occasione per stare con gli altri, il 4,4% godereccio, perchè mangia sempre quel che gli piace. Ma cosa mangiano gli italiani? Il 92,7% ha l’abitudine di mangiare un pò di tutto senza vincoli particolari, solo il 7,1% si dichiara vegetariano e il 4,3% vegano o vegetaliano.
Per gli italiani, infine, sono importanti anche i valori etici e sociali che li orientano quando fanno la spesa o si mettono a tavola: il 66,7% è pronto a rinunciare a prodotti che potrebbero essere dannosi per la salute, il 52,6% a quelli non in linea con criteri di sicurezza alimentare, il 43,3% a quelli la cui produzione e distribuzione non rispetta l’ambiente, il 35,6% a quelli per la cui produzione non sono tutelati i diritti dei lavoratori e dei fornitori.
‘I dati e l’analisi contenuti nel primo Rapporto Federalimentare-Censis – ha affermato Lorenzo Fontana, Presidente della Camera dei Deputati – restituiscono con grande efficacia il ruolo significativo che l’industria agroalimentare svolge per la crescita economica e sociale del Paese. Espressione di eccezionali canoni di qualità e di tipicità noti e apprezzati in tutto il mondo, questo settore riveste un’importanza strategica per la nostra economia, come dimostrano gli indicatori relativi a fatturato, occupati ed export. Si tratta di numeri importanti che ben rappresentano il prezioso contributo dell’industria agroalimentare al benessere dei consumatori, allo sviluppo di un’economia competitiva e alla coesione sociale. Le imprese del settore sono oggi chiamate a nuove e impegnative sfide riguardo alla modernizzazione e sostenibilità dei processi produttivi, alla valorizzazione dei prodotti e alla difesa degli alti livelli di qualità e sicurezza. Sono certo che sapranno essere all’altezza di questo compitò.
Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, ha dichiarato che: ‘L’industria alimentare italiana ha un valore strategico ed è un elemento portante della nostra economia. Bisogna sempre più comprendere la potenzialità legata ai prodotti italiani. I dati che sono stati diffusi dal primo Rapporto Federalimentare-Censis fotografano una crescita del settore, sul quale il Governo continua a investire. La qualità è al centro del nostro dibattito e lo facciamo attenzionando il contesto, ma anche incentivando l’esportazione e promuovendo le aziende del Paese all’esterò.
Maria Tripodi, Sottosegretario di Stato al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ha sottolineato che: ‘Come Ministero stiamo dedicando una particolare attenzione al settore agroalimentare attraverso il sostegno all’export e all’internazionalizzazione, mettendo a disposizione strumenti di finanza agevolata per incentivare la competitività. Quando parliamo di agroalimentare parliamo di Italia e di alta qualità. Grazie al supporto della nostra rete estera promuoviamo il cibo e la dieta mediterranea, le nostre eccellenze affinchè il Made in Italy si affermi sempre di più verso traguardi ambiziosì.
Per Luigi D’Eramo, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste: ‘C’è la consapevolezza, non soltanto del mondo industriale ma anche politico, da una parte di difendere il Made in Italy e dall’altra di continuare a moltiplicare l’importanza strategica delle eccellenze dei nostri prodotti alimentari. La dieta mediterranea è la più salutare al mondo in termini di qualità e benessere. L’industria alimentare italiana è in buona salute, dimostra la propria vitalità e si distingue per uno sviluppo sostenibile e di progresso alimentare. Inoltre, il conflitto in Ucraina ci ha fatto capire quanto sia importante la sovranità alimentare per non dipendere da Paesi terzi ed è una missione del nostro Ministero. Il Governo sta anche lavorando per aprire nuovi canali commerciali internazionali, sul contrasto alla contraffazione e per tutelare il Sistema Italia. L’agroalimentare è un patrimonio prezioso che dobbiamo salvaguardare e promuovere che ci rende unici, attrattivi e competitivi nel mondò.
Secondo Paolo Mascarino, Presidente di Federalimentare: ‘Il primo Rapporto Federalimentare-Censis, presentato oggi alla Camera dei Deputati, certifica che l’industria alimentare italiana dà un poderoso contributo al Paese, sia come valore economico sia come valore sociale. Il settore è uno dei più dinamici e robusti dell’industria italiana e, dopo secoli di storia al fianco della nostra popolazione, vuole ancora essere impegnato a favore della crescita, nella consapevolezza di rappresentare un patrimonio nazionale nella produzione di alimenti di qualità, unici e con marchi riconoscibili. Quei prodotti del Made in Italy che, grazie all’industria alimentare italiana, costituiscono da sempre un vanto nel mondò.
Per Massimiliano Valerii, Direttore Generale del Censis: ‘L’ingente contributo all’economia italiana dell’industria alimentare, con 179 miliardi di euro di fatturato e 50 miliardi di export in un anno, porta con sè anche un elevato valore sociale in termini di benessere diffuso, qualità della vita e coesione delle comunità locali. Ecco le ragioni della fiducia che l’86,4% degli italiani ha nell’industria alimentare italiana, a cui riconosce di aver dato nel tempo un contributo essenziale alla conquista e alla tutela del benessere. Il Rapporto Federalimentare-Censis dimostra che l’intera filiera del cibo italiano, che vale complessivamente 607 miliardi di euro, un valore del 31,8% se rapportato al Pil, costituisce oggi un patrimonio identitario: la sua tutela e la sua valorizzazione rientrano a pieno titolo nel perimetro dell’interesse nazionalè.
-foto ufficio stampa Ital Communications –
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