Agroalimentare

Il Parmigiano Reggiano protagonista al Campionato mondiale della Pizza

PARMA (ITALPRESS) – Il Parmigiano Reggiano sarà protagonista al Campionato Mondiale della Pizza che si terrà presso Fiere di Parma dal 18 al 20 aprile. La manifestazione, giunta alla sua trentesima edizione, si propone in una veste sempre più internazionale con la partecipazione di professionisti del settore provenienti da 52 Paesi del mondo, per un totale di oltre 700 pizzaioli iscritti.
C’è un Parmigiano Reggiano per tutti i gusti e per tutte le occasioni. E non parliamo solo di stagionature, ma anche di razze. Ci sono la vacca bianca modenese, la rossa reggiana, la bruna e la frisona italiana. Così come esistono prodotti “certificati” che vanno incontro alle esigenze più diverse: dal prodotto di Montagna, al Kosher, dall’Halal, al Biologico.  Giovedì 20 aprile alle ore 14.30 nel convegno “La pizza e il Parmigiano Reggiano: alleati per la cucina italiana nel mondo” si parlerà delle peculiarità, della biodiversità e della versatilità che rendono la Dop più premiata al mondo un ingrediente perfetto per la preparazione della pizza.
Per maggiori info sulla manifestazione: https://campionatomondialedellapizza.it

– foto ufficio stampa Parmigiano Reggiano –
(ITALPRESS).

Pasqua, Osservatorio Telpress: vincono le uova degli influencer

MILANO (ITALPRESS) – La scelta e l’acquisto delle uova di cioccolato che scarteremo sulle tavole di Pasqua è stata fortemente condizionata dai più noti influencer. Alla tradizionale scelta tra quello solidale, gourmet o di noti brand nel 2023 si aggiunge quello degli influencer. Su tutti vince Fedez, incontrastato protagonista della scena social italiana con il suo uovo che è anche solidale. Le sue interazioni hanno generato una reach di 7.222.170. La “premiata ditta” Ferragnez, dunque, sbanca anche nel settore dolciario. Al secondo posto si posiziona Ernst Knam (4.420.817). Sbalorditiva al terzo posto Clio Make up (con una reach di 3.239.570). Seguono Benedetta
Rossi (2.619.911) che supera Iginio Massari (2.422.617). Chiara Ferragni è “solo” sesta (2.244.236). Molto al di sotto dei numeri del marito. Sono alcuni dei risultati dell’Osservatorio sui Media e la Comunicazione di Telpress Italia del monitoraggio delle conversazioni social sull’uovo di Cioccolato, effettuato attraverso la piattaforma Mediascope, dall’1 marzo al 5 aprile 2023. Al settimo posto, con un reach di 2.161.508 Stranger things, la famosa serie televisiva. All’ottavo posto ci sono i “Me contro te” la coppia più famosa tra i bambini con un’audience di 1.296.313. Nella top 10 entrano anche Elettra Lamborghini, nona (780.952) e l’Associazione italiana contro le leucemie-linfomi e mieloma. Menzione speciale per l’uovo Osimhen, l’attaccante del Napoli, di cui si parla molto ma è possibile trovarlo solo nelle pasticcerie napoletane, e quello di Mare fuori, anche in questo caso fenomeno circoscritto al territorio della Campania anche se la serie spopola sui social. L’analisi dell’Osservatorio di Telpress ha rilevato in poco più di un mese 13.334 mentions che hanno prodotto circa 2 milioni di interazioni, raggiungendo un’audience di oltre 66 milioni che, senza dubbio, avrà spostato più di qualche decisione d’acquisto.(ITALPRESS).

Photo Credits: Telpress

Federvini, Pallini “Difendiamo la crescita del comparto da minacce Ue”

ROMA (ITALPRESS) – Federvini, nel corso della partecipazione a Vinitaly, ha acceso i riflettori sui temi di maggior rilievo per il comparto, partecipando a diversi appuntamenti di approfondimento e dibattito. Tra i temi affrontati, il consumo responsabile, legato al rapporto tra alcol e salute, la direttiva europea sugli imballaggi, l’andamento del mercato del vino italiano nella Gdo, le problematiche emerse dalla pandemia e dallo scoppio della guerra in Ucraina.
“In questa edizione del Vinitaly sono state tante le tematiche che ci hanno visti uniti come comparto a tutela del Made in Italy – ha dichiarato Micaela Pallini, presidente di Federvini -. A partire dalla normativa sugli imballaggi dell’Unione Europea, per la quale auspichiamo che il Governo e i deputati impegnati al Parlamento europeo si mobilitino per evitare la standardizzazione degli imballaggi, a prescindere dal prodotto e dal rapporto tra quest’ultimo e il packaging. Prima di procedere in tale direzione occorre sviluppare uno studio approfondito sull’impatto che il sistema proposto sul riuso, piuttosto che sul riciclo, possa comportare per l’ambiente. Allo stesso tempo – ha aggiunto – occorre scongiurare l’introduzione di messaggi allarmistici in etichetta, con conseguenze reputazionali e commerciali nei confronti de nostri prodotti, ambasciatori dell’Italia nel mondo. Ci aspettiamo che il Parlamento Europeo comprenda che esiste un’alternativa alla demonizzazione delle bevande alcoliche, ovvero l’educazione al consumo responsabile”. Tra i vari appuntamenti, anche la partecipazione di Federvini all’evento di WIM, Wine in moderation, un’iniziativa di sensibilizzazione al consumo moderato lanciata nel 2008 dal settore vinicolo europeo. WIM nasce come programma di responsabilità sociale volto a contrastare l’abuso, promuovendo un messaggio condiviso e globale educando e sensibilizzando a un consumo moderato e consapevole. Nel corso dell’evento è stato presentato il progetto e i materiali che si stanno sviluppando per le aziende del settore.
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-foto ufficio stampa Federvini-

Con Caseifici Aperti alla scoperta dei segreti del Parmigiano Reggiano

REGGIO EMILIA (ITALPRESS) – I caseifici del Parmigiano Reggiano riaprono le porte al pubblico: sabato 15 e domenica 16 aprile torna Caseifici Aperti. Promosso dal Consorzio, l’appuntamento darà la possibilità di partecipare e immergersi nella produzione della Dop più amata e premiata del mondo. L’iniziativa coinvolge 49 caseifici in tutte le province della zona di origine del Parmigiano Reggiano, ovvero Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna alla sinistra del fiume Reno e Mantova alla destra del Po.
Lo scopo è quello di contribuire a generare una relazione con i turisti che transitano nel territorio e che possa continuare anche dopo la visita, offrendo la possibilità di acquistare e ricevere il Parmigiano Reggiano direttamente a casa attraverso il portale shop.parmigianoreggiano.com. Quella dei foodies che desiderano scoprire i luoghi di produzione della DOP è una domanda in costante aumento: basti pensare che nell’arco del 2022 sono stati ben 150.000 i turisti che hanno visitato i caseifici del Parmigiano Reggiano. Visite guidate ai caseifici, alle stalle e ai magazzini di stagionatura, spacci aperti, eventi per bambini e degustazioni, uniti alla passione dei casari offriranno la possibilità di prendere parte a un tour nella zona d’origine del Parmigiano Reggiano, delle sue terre ricche di storia, arte e cultura. Assistere alla nascita e all’apertura della forma, passeggiare nei suggestivi magazzini, vere e proprie cattedrali di formaggio, acquistare il formaggio direttamente dalle mani di chi lo crea: tutte esperienze uniche che il visitatore potrà vivere in un autentico viaggio nel tempo alla scoperta del metodo di lavorazione artigianale, rimasto pressochè immutato da oltre nove secoli. Partecipare a Caseifici Aperti è semplice: basta visitare il sito www.parmigianoreggiano.com/it/caseifici-caseifici-aperti per consultare l’elenco dei caseifici aderenti e accedere all’area dedicata, dove sono disponibili orari di apertura e attività proposte. A disposizione c’è anche un comodo strumento di geolocalizzazione per individuare il caseificio più vicino. Inoltre, la due giorni è anche un’imperdibile occasione per tutti, dagli appassionati d’arte alle famiglie, per scoprire i capolavori storici e i luoghi d’intrattenimento della zona di origine. “Se il Parmigiano Reggiano è la DOP più premiata del mondo”, ha dichiarato Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio, “è merito soprattutto dei valori che legano il nostro prodotto al territorio e di una filiera che ogni giorno impegna migliaia di allevatori e oltre 300 caseifici artigianali nella ricerca dell’eccellenza assoluta. Siamo felici di poter dare a tutti gli appassionati la possibilità di intraprendere un viaggio alla scoperta della storia, del territorio e della produzione di un simbolo del Made in Italy, un’icona del nostro stile di vita amata dai consumatori in Italia e all’estero”, ha concluso.
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-foto ufficio stampa Consorzio Parmigiano Reggiano-

Chiude un Vinitaly a pieno regime, un buyer su 3 proviene dall’estero

VERONA (ITALPRESS) – Vinitaly si è chiuso oggi con 93 mila presenze complessive, di cui 29.600 straniere. La crescita rispetto all’ultima edizione è stata quasi totalmente determinata dagli ingressi di buyer esteri (+20% circa) provenienti da 143 Paesi, che in questa edizione hanno rappresentato un terzo del totale degli operatori accreditati. Di questi, oltre mille top buyer selezionati e ospitati da Veronafiere e da Ice-Agenzia. Vinitaly and the City, il “fuorisalone” veronese da quest’anno ritornato totalmente nella sfera organizzativa della fiera di Verona, ha inoltre registrato oltre 45 mila degustazioni (+50% sul 2022) da parte dei winelover nel centro storico di Verona. Nel 2024 Vinitaly andrà in scena dal 14 al 17 aprile.
“Chiudiamo oggi un Vinitaly finalmente a pieno regime, che ha visto una partecipazione corale di operatori, stampa e istituzioni. Siamo particolarmente soddisfatti per il riscontro che stiamo riscuotendo dalle aziende e dai territori, che rappresentano la vera forza di questa manifestazione”, ha detto oggi in chiusura di Vinitaly, il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo.
“L’obiettivo – ha aggiunto – è quello di costruire con i partner istituzionali una piattaforma promozionale permanente e coordinata in grado di attrarre da un lato gli investimenti dell’incoming sull’Italia, dall’altro sul prodotto italiano all’estero con un radicamento di Veronafiere – dopo Brasile e Cina – negli Stati Uniti, Giappone, Corea del Sud e Far East”.
“Gli investimenti fatti in favore dell’incoming estero – ha detto l’ad di Veronafiere, Maurizio Danese – hanno dato un primo concreto risultato a un Vinitaly che vogliamo sempre più decisivo per il business degli espositori che per la manifestazione riservano risorse importanti. Un matching domanda-offerta che ha funzionato, come dimostrato anche dagli oltre 11mila appuntamenti pianificati tra espositori e buyer della piattaforma Vinitaly plus che si aggiungono a quelli fissati direttamente tra aziende e buyer. Il nuovo corso è iniziato ma non è certo terminato: Vinitaly – ha concluso Danese – sarà sempre vettore del made in Italy, sia qui che all’estero, se ragionerà in termini di sviluppo del settore e delle sue imprese, ed è questo che stiamo cercando di fare”.
Nella top five delle provenienze, gli Stati Uniti staccano nettamente la Germania. Terzo rimane il Regno Unito mentre la Cina torna in quarta posizione, scavalcando il Canada. Ferma restando la crescita generale del mercato europeo, si segnala il grande ritorno degli operatori da tutti i mercati extra-Ue: l’Asia, più che raddoppiata (+116%) trainata dal rientro dei cinesi che superano le 1000 presenze, e il Giappone (+143%). Le Americhe segnano un +38% con exploit degli USA (+45%) e del Brasile (+46%), oltre a un ulteriore consolidamento del Canada (+19%). Anche l’Australia in tripla cifra, a +130%.
Chiude la fiera a Verona ma si aprono le tappe di Vinitaly in Cina. Con il sostegno di Ice, sarà Chengdu (11 aprile) il primo appuntamento. In primo piano la masterclass di apertura con l’unico master sommelier cinese Yang LV oltre a un business forum – organizzato dalla controllata Wine to Asia – con una delle più influenti piattaforme dedicate al vino in Cina, Wine Sommelier.
Si vola poi a Shenzhen, il 14 aprile, nel Padiglione Italiano della Fiera governativa di Hainan, per un tasting e la presentazione dell’Italia a Wine to Asia (11-13 maggio), insieme a Ice e a Fondazione Altagamma. A Shenzhen, manifestazione internazionale di Veronafiere, è attesa la presenza di oltre 450 espositori provenienti da 20 Paesi.

– foto Veronafiere-Ennevifoto –
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Consumi, per 43% italiani disponibilità solo per acquisti necessari

PARMA (ITALPRESS) – L’attuale situazione economica è in evidente peggioramento e mette i consumatori di fronte a sfide e scelte da compiere. Infatti, il 62% dei consumatori a livello globale e il 70% di quelli italiani si sente già in una situazione di recessione e il 38% (43% in Italia) ritiene di avere disponibilità economiche solo per acquistare lo stretto necessario. Di conseguenza il primo rimedio, quasi istintivo, per la situazione attuale è la riduzione dei volumi acquistati, che in Italia hanno registrato un calo del 6% nelle prime 4 settimane del 2023. E’ quanto emerge dai dati di un’indagine svolta da NielsenIQ sull’attuale contesto socio-economico e sulle percezioni ed intenzioni di spesa dei consumatori, nell’ambito Cibus Connecting Italy, il Salone internazionale dell’alimentazione. E’ una tendenza che si osserva in molti paesi e che riguarda tutte le principali categorie del largo consumo, anche se la crisi non impatta nello stesso modo su tutte. Pur in una situazione così complessa alcune categorie di prodotto hanno registrato performance migliori nel 2022 rispetto al 2021.
In Italia per esempio è cresciuto – in termini di volumi venduti – tutto il mondo dell’alimentazione sportiva (+46,9%), con energy drink (+25,3%) e integratori (+9,5%), ma anche l’universo delle caramelle (+8,8%), dei gelati (+6,2%) e delle merendine (3,9%) cioè in generale tutto ciò che può gratificare il consumatore.
Si tratta infatti di prodotti che aiutano le persone a compensare una situazione stressante e che contribuiscono ad alimentare il benessere fisico e mentale, al primo posto tra le priorità per il 2023. La ricerca di gratificazioni avviene comunque attraverso strategie prudenziali. Per esempio monitorando il costo totale del carrello della spesa (34% nel Regno Unito e 37% in Francia), scegliendo principalmente prodotti a marchio del distributore (29% negli Usa e 42% in Spagna) o acquistando marche in promozione (50% in Italia e 43% in Germania). Si tratta di azioni non necessariamente legate alla ricerca di beni di primo prezzo quanto piuttosto al miglior rapporto qualità-prezzo possibile, per poter mantenere inalterato il proprio livello di gratifica ma contenendo la spesa. Anche in uno scenario di crisi, per il nostro Paese rimangono ancora delle note di positività: da un lato, l’export italiano ha registrato un +19,8% nel valore delle esportazioni rispetto al 2022 con particolare successo dell’agroalimentare. Allo stesso tempo i risultati sono ottimi anche sul fronte delle presenze turistiche nel Bel Paese, che già avevano accelerato nel post covid ma che hanno segnato un vero e proprio boom nel 2022, con 400 milioni di turisti registrati (+38,2% vs 2021). Di conseguenza, stanno cambiando le priorità e le preoccupazioni del consumatore medio, che cerca di contenere le proprie spese, manifesta nuove priorità e adotta nuove strategie, sia nella gestione delle proprie finanze sia specificamente nel fare la spesa.
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Vinitaly, per i vini rossi premium forte crescita in 10 anni

VERONA (ITALPRESS) – Calo strutturale del vino rosso? Secondo l’analisi dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly non è proprio così, anzi, si assiste a un’accelerazione verso il tanto auspicato posizionamento in fascia alta delle denominazioni italiane rossiste più virtuose. In un mercato export trainato dagli spumanti (+6% i volumi nel 2022), in cui i bianchi fermi (+1,3%) e i rosati hanno tenuto, chi sembra soffrire di più è il simbolo enologico per antonomasia: il vino rosso. Ma se è vero che in Italia la tipologia ha fatto peggio di tutte (-4,3% le quantità esportate) – con cali evidenti in particolare nei principali Paesi della domanda, a cominciare dai top 3 (Germania a -5%, Usa -6% e UK -8%) – la scomposizione dei dati di vendita per segmento di prezzo riserva sorprese rilevanti. L’analisi qualitativa sulle esportazioni dei rossi italiani che emerge a Vinitaly vede infatti le categorie premium (da 6 a 9 euro/litro in cantina) e superpremium (oltre i 9 euro) conquistare quote di mercato molto importanti negli ultimi 12 anni. Per esempio, stante il calo generale dei volumi di rosso esportati, nel 2010 i prodotti sotto i 6 euro rappresentavano a valore i due terzi del mercato; oggi l’inversione di tendenza, con gli over 6 euro al 60% delle vendite. In poco più di 10 anni la crescita del segmento di fascia alta – che vale ora 1,9 miliardi di export – è stata del 200%. Per l’Ad di Veronafiere, Maurizio Danese, “assistiamo a un cambiamento importante del posizionamento del nostro prodotto; il mondo chiede calici in grado di evocare l’italianità e noi abbiamo le potenzialità di assecondare al meglio questa richiesta di mercato. Il futuro dei nostri rossi passerà anche, necessariamente, dalle piazze emergenti asiatiche, tornate in forze a questo Vinitaly a partire dalla Cina. Dal Dragone sono infatti 130 i top buyer che ospitiamo, a cui si aggiungono operatori della domanda provenienti da 17 Paesi dell’Asia. Inoltre – ha concluso -, ripartiremo già ad aprile con un intenso programma di promozione in Cina, dalle masterclass a Vinitaly Chengdu fino alla nostra fiera Wine to Asia a Shenzhen, dall’11 al 13 maggio”. Per il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi “ci troviamo da una parte con molti vini che, pur a prezzi molto accessibili, oggi fanno fatica a vendere. Dall’altra con una forte domanda di prodotti di qualità, in linea con l’immagine che tutto il made in Italy è in grado di evocare. E’ un buon segno, ma serve risolvere questo sfocamento in atto tra il mercato e la produzione di molti dei nostri rossi”.
A favorire questo trend di valorizzazione delle produzioni rosse, protagoniste in particolare nella ristorazione mondiale a prezzi spesso decuplicati, alcuni tra i principali mercati. A cominciare dagli Usa, avamposto di una tendenza premium (a 480 milioni) che incide per il 72% sul totale vini rossi italiani acquistati (+222% dal 2010). Notevole anche la crescita di prodotti destinati in particolare alla ristorazione in Canada (72% e +141%), Svizzera (76% e +143%), Francia (70%) e Corea del Sud (79%). Quote robuste di prodotti basic persistono invece in UK, Paesi Bassi, Belgio e Russia. Dai dati – rileva l’Osservatorio Uiv-Vinitaly – emerge chiaramente una divaricazione dei mercati: quelli disponibili ad aprire una nuova fase, trainata dal valore territoriale o di brand, e quelli invece ancorati a una visione statica del vino made in Italy, fatto più di quantità che non di valore intrinseco. La sfida sarà far crescere quelli che oggi si posizionano a metà strada, tra i primi la Germania, che ancora vede il 50% dei volumi nella fascia 3-5,99 euro, ma anche altre piazze importanti come Danimarca, Norvegia, Austria e in generale i Paesi dell’Est europeo, oggi in forte sviluppo, come Polonia e Repubblica Ceca.
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Ristorazione, crescono i consumi ma restano sotto i livelli pre Covid

ROMA (ITALPRESS) – Il 2023 si apre con una buona notizia per il settore dei pubblici esercizi: l’emorragia pandemica in termini di consumi e occupazione sembra essere definitivamente superata. Sebbene ancora inferiore rispetto ai livelli del 2019 di 4 punti percentuali a valori correnti, la spesa delle famiglie nella ristorazione è risalita a circa 82 miliardi di euro, avvicinandosi agli 85 miliardi e mezzo del periodo pre-Covid, trainata anche dal ritorno del turismo internazionale, mentre il valore aggiunto del settore ha superato nel 2022 i 43 miliardi di euro (+18% rispetto all’anno precedente). Sono questi alcuni dei dati più significativi che emergono dal Rapporto Annuale Ristorazione curato da FIPE-Confcommercio che è stato presentato oggi a Roma. Lo studio scatta una fotografia sullo stato di salute di un settore importante per l’economia nazionale e, con uno sguardo oltre l’ostacolo, individua le sfide che attendono il comparto nel prossimo futuro.
L’evento è stato anche l’occasione per lanciare la Giornata della Ristorazione italiana, promossa da FIPE-Confcommercio, che si svolgerà il prossimo 28 aprile in tutta Italia con decine di iniziative e con un evento speciale presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy alla presenza del Ministro Adolfo Urso. Il primo vero grande appuntamento dedicato alla cultura della ristorazione italiana che coinvolgerà i ristoranti in Italia e quelli italiani all’estero per celebrare i temi dell’ospitalità e della condivisione.
Nel Rapporto si legge che a dicembre 2022 erano 336 mila le imprese operative nel mercato della ristorazione. Di queste, 9.526 hanno avviato l’attività nel corso dell’anno, mentre sono quasi 20.139 quelle che hanno abbassato le saracinesche con un saldo negativo di oltre 10.600 unità dietro il quale ci sono diverse concause: dagli strascichi della crisi pandemica al forte incremento dei costi in particolare delle materie prime e dell’energia (+200%) che hanno fortemente eroso i margini operativi delle imprese.
Lo studio, tuttavia, sottolinea come la spinta inflattiva del settore sia stata più contenuta di quanto avvenuto a livello generale, con un incremento dei prezzi del 5% rispetto all’8,1% registrato per l’intera economia nel corso del 2022. Un dato che rivela una certa difficoltà delle imprese nel gestire la fase di aggiustamento dei listini, dovuta a valutazioni di contesto ma anche a scelte conservative, fatte spesso per paura di perdere clientela che per giusta consapevolezza. Il 28,2% delle imprese (22,2% intera economia) è gestito da donne e il 12,3% (8,7% intera economia) da giovani under 35, mentre gli imprenditori stranieri che oggi gestiscono un ristorante o un bar sono oltre 50mila.
Quanto all’occupazione, secondo il Centro Studi FIPE c’è stato un deciso balzo in avanti che l’ha riportata vicino ai livelli pre-pandemia. Nello specifico, le oltre 165mila aziende con almeno un dipendente hanno impiegato nel 2022 una media di oltre 987mila lavoratori, solo 3.700 in meno del 2019.
Si tratta però di un aspetto su cui ancora c’è molto da fare, soprattutto rispetto al numero di contratti a tempo indeterminato e a quelli che riguardano donne e giovani impiegati nel settore, che invece restano abbondantemente sotto i livelli pre-covid. A questi va aggiunta la fetta di occupazione indipendente (titolari, soci, ecc.) che vale oltre 350 mila persone e che, invece, appare più lenta a tornare ai livelli del 2019.
Il 2022 è stato l’anno della “normalizzazione” per il settore della ristorazione, una fase in cui alcuni trend accelerati dalla pandemia si sono consolidati e hanno influito sulle modalità di consumo dei clienti. Le colazioni e i pranzi fuori casa sono in affanno, ad esempio, lasciando il campo alle uscite serali per aperitivi e cene. Per un ristorante su tre e per il 38% dei bar la performance economica è migliorata, frutto della capacità di adattamento alle nuove abitudini dei consumatori, mentre sono modeste, rispettivamente 11% e 6,2%, le percentuali di quelli che hanno registrato un risultato peggiore rispetto all’anno precedente.
Lo scenario per il 2023 rimane cautamente positivo. Gli analisti di FIPE-Confcommercio, infatti, stimano una crescita del comparto compresa tra il 5 e il 10%, confermata anche dal sentiment degli addetti ai lavori: il 70% dei ristoranti pensa di mantenere gli obiettivi conseguiti nel 2022, con 1 ristoratore su 4 che ritiene addirittura di superarli. C’è in pratica un clima positivo sulle prospettive del settore. Nove imprenditori su dieci sono fiduciosi sul futuro, sebbene riconoscano che sia necessario far fronte ai cambiamenti imposti dall’emergenza pandemica.
“Il Rapporto di quest’anno racconta di un “rovesciamento” di fronte, poiché nell’anno appena trascorso abbiamo visto rivelarsi l’altra faccia della crisi post-pandemica: dalla crisi della domanda si è passati nel volgere di pochi mesi ad affrontare una crisi di costi – ha dichiarato Lino Enrico Stoppani, Presidente FIPE-Confcommercio -. Dunque, pur avendo recuperato, – magari non completamente, ma piuttosto solidamente – i livelli dei consumi pre-Covid, l’impatto del forte aumento delle bollette e, seppure meno intenso, delle materie prime, hanno messo a dura prova la tenuta dei conti economici delle aziende. Rimettere al centro il lavoro di qualità e ripensare i modelli organizzativi delle imprese in termini di sostenibilità sono i due assi portanti di una strategia imprenditoriale per i prossimi anni”.
“La Ristorazione è – e rimane – intersezione tra filiere essenziali e sostanziali del Made in Italy e stile di vita delle comunità; e il suo racconto contribuisce a dare un punto di riferimento più solido all’economia del Paese. Per questo oggi, presentando anche la giornata della ristorazione che si svolgerà il 28 aprile, uniamo numeri e simboli di un settore che merita grande attenzione”, ha concluso Stoppani.

– foto Agenziafotogramma.it –

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