Agroalimentare

Agricoltura, Uila “Latina non è la capitale dello sfruttamento”

ROMA (ITALPRESS) – Rafforzare e coordinare la vigilanza, proteggere e risarcire i lavoratori sfruttati: sono gli impegni di Unione Italiana dei Lavori Agroalimentari (UILA) contro lo sfruttamento e a difesa del settore agricolo, illustrati nel corso di una conferenza stampa in cui sono stati descritti i dati relativi a Latina che non è “la capitale italiana dello sfruttamento e del malaffare, ma una provincia in cui l’agricoltura rappresenta un settore economico di fondamentale importanza”, sottolinea Giorgio Carra, Coordinatore Uila Latina e Frosinone. “Latina è la 13esima provincia agricola del nostro Paese. I dati mostrano che ci sono problemi importanti, ma nel raffronto con le altre province agricole” sono stati fatti “passi avanti significativi”.
In totale, a Latina l’agricoltura occupa circa 20mila lavoratori e, tra il 2014 e il 2021, l’occupazione è ulteriormente cresciuta, sia in valore assoluto che in termini percentuali, in misura molto maggiore rispetto alla media nazionale. Anche “il numero giornate procapite dei lavoratori – passate da 81 a 108 – è cresciuto del 33% rispetto al 2014”, ricorda Carra, mentre è ancora più evidente l’aumento del numero di giornate lavorate, passate da 1,4 a 2,1 milioni (+46,6%) a fronte di un incremento nazionale del 15,2% (da 76,1 a 87,7 milioni). Ancora più rilevante è la riduzione della ‘zona grigià del lavoro, ovvero il numero di lavoratori per i quali le aziende dichiarano fino a dieci giornate di lavoro nel corso dell’anno: erano 2.934 nel 2014, sono stati 1.770 nel 2021 con una riduzione del 39,7%, più che doppia rispetto al decremento nazionale (-19,1%). Al contrario è raddoppiato il numero di lavoratori con più di 151 giornate dichiarate: erano 3.089 nel 2014 (e rappresentavano il 17,8% del totale degli OTD), sono stati 6.174 nel 2021 (32,4% del totale). Nella provincia, una buona parte degli occupati “sono stranieri, ma c’è ancora una percentuale di italiani che si impegna nel settore ed è un numero significativo”, continua Carra. Latina è la terza provincia italiana per presenza di lavoratori stranieri (13.157 nel 2021) e la prima in assoluto se considerati in rapporto al totale degli addetti in agricoltura (69%). Il 58,7% di loro (7.720) provengono dall’India (erano il 54,6% nel 2014), in crescita anche i lavoratori provenienti dal Bangladesh, passati da 351 a 747. In seconda posizione ci sono i rumeni (1.827) la cui presenza nel settore agricolo è però più che dimezzata rispetto al 2014. In forte crescita, al contrario i lavoratori in provenienza dall’Africa Centrale e dal Marocco che, praticamente assenti nel 2014, nel 2021 erano complessivamente 1.477. Quasi raddoppiati, inoltre, i lavoratori provenienti da altri Paesi. “Lo sfruttamento o la difficoltà di inserimento non è legata al fatto che i lavoratori siano stranieri o italiani”, ricorda Carra. Il 50,2% dei lavoratori con meno di 10 giornate dichiarate sono italiani e il 49,8% stranieri. Ancora, oltre il 70% dei lavoratori che, lavorando per più di 51 giornate l’anno, percepiscono la disoccupazione agricola, sono stranieri.
Carra ricorda poi l’importanza della legge contro lo sfruttamento che “ha consentito di intervenire con tempestività e incisività” e “ha istituito anche la rete del lavoro agricolo di qualità, anche se il percorso non è stato completato: le aziende aderiscono con grande difficoltà. Erano previste anche delle sezioni territoriali, ma su questo aspetto c’è ancora tanto lavoro da fare”.
Le azioni intraprese, comunque, “stanno dando dei risultati significativi, su cui dobbiamo continuare a lavorare: c’è stato un miglioramento sia in termini di emersione che di stabilizzazione del lavoro agricolo. Non abbiamo risolto tutti i problemi, ma i buoni risultati ottenuti devono essere uno stimolo”.
Per il prossimo futuro, bisogna “stimolare le attività di vigilanza: una volta rilevati i reati di sfruttamento dei lavoratori, oltre a sanzionare civilmente e penalmente i datori di lavoro responsabili, devono essere pienamente applicate le norme per la revoca della responsabilità datoriale e per assistere le aziende nel percorso di emersione, attraverso la nomina di amministratori giudiziari pienamente coinvolti nelle attività di controllo successivo”. Poi bisogna “rivedere le modalità di intervento per consentire il recupero del ‘maltoltò da parte degli imprenditori che hanno sfruttato i lavoratori”. Serve un “ulteriore passo avanti”, prevedendo “un fondo di garanzia, gestito dall’INPS, anche attraverso una contribuzione aggiuntiva per i datori di lavoro che usufruiscono della previdenza agricola, che possa rendere immediatamente esigibili, perlomeno le mancate retribuzioni certificate dalle ‘diffide accertativè emanate dagli organi ispettivi”. “La Regione Lazio è stata tra le prime a recepire la legge nazionale sul caporalato” e “le azioni intraprese sono servite ad accendere un faro su questo tema”, aggiunge Alberto Civica, Segretario regionale Uil Lazio. “Dobbiamo portare avanti il contrasto al lavoro nero e al lavoro irregolare”. Il caso di Latina, conclude il Segretario generale Stefano Mantegazza, “serve per raccontare gli sforzi complessivi del sindacato, degli organi ispettivi e delle procure in questi anni. I numeri convincono più delle parole e mi pare che siamo sulla strada giusta, verso l’emersione forte e progressiva del lavoro. I risultati sono positivi e importanti: bisogna sempre considerare che la stragrande maggioranza delle aziende agricole rispettano i contratti”, mentre c’è “uno ‘zoccolo durò di aziende” da “riportare alle regole e nell’alveo delle buone pratiche”.
Infine, un passaggio sulla legge di bilancio. “Il governo ha accolto le nostre richieste: si evita che circa un milione di lavoratori stagionali dell’agricoltura possano essere occupati col lavoro stagionale. Questo secondo noi porterà a un emersione del lavoro e a una riduzione del lavoro nero, ma soprattutto rappresenta un passo importante per la tutela delle persone”.

– foto: agenziafotogramma.it

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Accordo tra Parmigiano Reggiano e Ismea per monitoraggio delle scorte

ROMA (ITALPRESS) – Il Consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano avvia una collaborazione con l’Ismea per un monitoraggio più puntuale delle scorte che contribuirà in maniera determinante, nel rispetto di principi di trasparenza e libera concorrenza tra tutti gli operatori interessati, ad attuare gli obiettivi fissati dal Piano regolazione offerta del Parmigiano Reggiano 2023-2025, approvato dal Mipaaf l’11 luglio 2022. La predisposizione dello strumento conoscitivo è stata oggetto di uno specifico protocollo d’intesa, firmato oggi dal presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano, Nicola Bertinelli, e dal presidente dell’Ismea, Angelo Frascarelli. La creazione dell’Osservatorio sulle scorte del Parmigiano Reggiano muove dall’esigenza di colmare il vuoto di fonti statistiche ufficiali attualmente esistente per il mercato dei formaggi duri, una problematica che assume connotati particolarmente accentuati per un prodotto a “lunga stagionatura” come il Parmigiano Reggiano. Grazie alla collaborazione tra il Consorzio e l’Ismea, si è dunque lavorato a un modello che fosse non solo tecnicamente efficiente, ma che potesse anche fornire le massime garanzie di totale riservatezza dei dati a tutti gli operatori coinvolti. L’Osservatorio, la cui progettazione, gestione, attività di raccolta ed elaborazione dei dati è affidata a Ismea, servirà pertanto a misurare con esattezza la consistenza dell’offerta per fornire al Consorzio gli elementi conoscitivi necessari a operare una valutazione puntuale delle condizioni di equilibrio del mercato e a impostare le conseguenti scelte per la filiera. Sarà inoltre uno strumento utile anche per gli operatori della stessa filiera, che potranno utilizzarlo per migliorare l’analisi delle proprie performance e delle strategie. Grazie al progetto, che diventerà operativo a inizio 2023 con la definizione dei protocolli operativi di raccolta dati, sarà possibile elaborare e rendere disponibile a livello aggregato la fotografia delle giacenze totali di prodotto Dop per periodo di produzione, indispensabile per il Piano stesso e per la sua gestione.
“Questo protocollo innovativo – ha dichiarato Bertinelli – ci permette di aggiungere un tassello fondamentale per rendere più precise e affidabili le valutazioni degli scenari e, di conseguenza, le scelte sulla regolazione dell’offerta, con una maggiore efficienza degli investimenti e più equilibrio per il mercato. Il progetto avviato con Ismea non è utile solo per il Consorzio del Parmigiano Reggiano, ma rappresenta un modello apripista per tutti i prodotti con tempi lunghi di maturazione e stagionatura, e legati a Piani regolazione offerta. Ismea – ha aggiunto – offre sia le migliori competenze in materia di raccolta e analisi dei dati economici, sia, per la sua natura di ente pubblico, le massime garanzie in termini di riservatezza. Ci teniamo a ringraziare non solo l’Istituto per l’attenzione che ha voluto dedicarci, ma anche gli operatori della filiera che hanno fatto squadra per trovare una risposta concreta ed efficace nell’interesse di tutti”, ha concluso Bertinelli.
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-foto ufficio stampa Parmigiano Reggiano-

Agroalimentare, 2021 da record per export, qualità e biologico

ROMA (ITALPRESS) – «L’Annuario dell’Agricoltura Italiana, giunto alla sua LXXV edizione, dal 1947, analizza l’andamento e l’evoluzione del sistema agro-alimentare nazionale. Così come 75 anni fa il I° Volume rifletteva il momento straordinario affrontato dal Paese dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale, allo stesso modo anche quest’ultimo, dedicato al 2021, restituisce un’immagine vitale dell’agricoltura nazionale, di fronte alle molte sfide di questo millennio. La sempre più pressante emergenza climatico-ambientale, l’uscita dalla pandemia, un nuovo conflitto bellico, l’emergere di nuove forme di povertà, ricollocano l’agricoltura e l’agro-alimentare al centro dell’interesse pubblico, del dibattito tecnico-scientifico e, quindi, dell’agenda politica mondiale». Così Carlo Gaudio, presidente del CREA, intervenendo oggi alla presentazione dell’Annuario dell’Agricoltura italiana 2021, la fonte più autorevole e completa per comprendere lo stato del settore in Italia, realizzato dal CREA, con il suo Centro Politiche e Bioeconomia.
L’agricoltura si conferma protagonista all’interno della filiera agro-alimentare, simbolo del Made in Italy, dove l’intera filiera contribuisce al 15% del fatturato globale dell’economia nazionale. La crescita, rispetto al 2020, del fatturato complessivo dell’agro-alimentare, si deve alle buone performance dell’agricoltura (+6,4%) e, soprattutto, dell’industria alimentare (+7,6%), in aumento anche rispetto ai livelli pre-pandemia (+2,5% sul 2019). Indiscusso anche il contributo dell’agricoltura alla bioeconomia (+11% circa rispetto al 2020), di cui il primario e l’industria alimentare rappresentano quasi il 60% della produzione e il 69% di occupati (69%).
“Come ogni anno, da 75 anni, l’Annuario consolida tutti i dati e i trend dell’agricoltura italiana e rappresenta l’unica pubblicazione capace di descrivere con rigore e completezza la complessità del nostro sistema agroalimentare – dichiara Stefano Vaccari, direttore generale del CREA -. Un Sistema che anche nel 2021 ha dimostrato straordinaria vitalità e che nel complesso fattura oltre 549 miliardi di euro. A livello europeo l’Italia agricola cresce, ma meno di altri Paesi e perde la Leadership del Valore aggiunto che deteneva da 8 anni. Rimane comunque elevata la capacità delle aziende agricole italiane di produrre valore: delle quattro maggiori agricolture europee, Francia, Italia, Germania e Spagna, un ettaro italiano continua a produrre più del doppio del Valore aggiunto di tutti gli altri Paesi. Straordinario rimane l’apporto delle attività connesse agricole, che con oltre 12,5 miliardi di euro nel 2021 si confermano strategiche per l’intera agricoltura nazionale, costituendo un quinto dell’intera produzione lorda vendibile italiana”.
Dal punto di vista strutturale, si segnala, da un lato, la massiccia fuoriuscita di aziende dal settore (-30%), in particolare di piccola e piccolissima dimensione: in calo quelle sotto un ettaro (rappresentano circa il 21% del totale nel 2020 contro l’oltre 30% del decennio precedente) mentre aumentano quelle da 50 ettari in su (dal 2,8% a oltre il 4,5%); dall’altro, invece, la crescita della SAU (Superficie Agricola Utilizzata) media aziendale da 8 a 11 ettari (1,2 milioni ettari). (Dati 7° Censimento agricoltura 2020 ISTAT).
Sul fronte degli scambi con l’estero anche nel 2021 si conferma positivo il valore del saldo commerciale: le esportazioni superano per la prima volta il valore dei 50 miliardi di euro (+11,3%), di cui i prodotti del Made in Italy rappresentano più del 73% del totale (+9,5% sul 2020).
L’Italia continua a detenere all’interno dell’UE il primato dei prodotti di qualità certificata DOP/IGP, che contano 316 prodotti agroalimentari e 526 vini, con risultati record in termini di valore della produzione e delle esportazioni, che hanno raggiunto rispettivamente gli 8 miliardi di euro (+9,7%) e la cifra record di 4,4 miliardi (+12,5%). Inclusi i vini, il valore supera i 19 miliardi di euro rappresentando il 21% sul fatturato dell’agro-alimentare nazionale.
Primato anche per il biologico con 2,2 milioni di ettari coltivati, che collocano l’Italia tra i primi paesi produttori in Europa: 17,4% della SAU nazionale a fronte del più contenuto 9,1% della media UE.
Dal punto di vista ambientale, le emissioni agricole rappresentano l’8,6% del totale delle emissioni nazionali (+4,2% rispetto al 2019), ma nel lungo periodo (1990-2020)si è registrata una diminuzione delle emissioni del settore superiore all’11%. Nel 2021, si segnala un aumento sia del numero degli impianti di biogas che dei metri cubi prodotti di biogas e biometano in Italia (circa 2 miliardi di standard metri cubi di biometano e oltre 40 milioni di tonnellate di biomasse agricole).
Stabile al 20% il peso delle attività di diversificazione dell’agricoltura sul valore della produzione con un contributo pari a 12.520 milioni di euro nel 2021, in netta ripresa dopo le grandi difficoltà legate alla pandemia. Le aziende diversificate sono circa il 5,7% del totale e l’attività più diffusa si conferma l’agriturismo (che interessa quasi il 38% delle aziende con attività connesse), seguita dal contoterzismo attivo (14,5% del totale delle aziende con attività connesse). La produzione di energia da fonti rinnovabili fa segnare una crescita del 200% delle aziende in dieci anni.
Si conferma rilevante la spesa pubblica per il settore agricolo: poco superiore ai 12 miliardi di euro (+10,8% rispetto all’anno precedente). Dall’UE provengono i due terzi (67%) di questo sostegno, mentre i fondi nazionali coprono il 19% e quelli regionali il restante 14%.
L’evento è stato anche l’occasione per un primo commento ai dati di andamento del commercio agro-alimentare nei primi nove mesi del 2022 e per la presentazione della 35° edizione del volume L’agricoltura italiana conta 2022, che fotografa in un formato divulgativo e sintetico, i diversi fattori che definiscono il ruolo del settore primario in una economia avanzata.
“L’Annuario dell’Agricoltura italiana, il Rapporto sul commercio con l’estero e Itaconta sono le storiche pubblicazioni istituzionali del Centro CREA PB, – afferma Alessandra Pesce, direttrice del CREA Politiche e Bioeconomia – emblemi di una tradizione di studio e analisi del settore agroalimentare che ha contribuito in maniera determinante al disegno delle politiche di sostegno al settore, come ha dimostrato anche il supporto dato alla recentissima elaborazione del Piano Strategico della PAC, il più consistente strumento di programmazione in favore della filiera agroalimentare, con una dotazione di oltre 37 miliardi di Euro in cinque anni. Il Centro Politiche e Bioeconomia si conferma così il motore della ricerca in campo economico e sociale i cui risultati trovano concreta e fattiva applicazione nei processi di sviluppo del sistema agroalimentare”.

– foto ufficio stampa CREA –

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Con Sace e Unicredit il packaging alimentare italiano vola in India

ROMA (ITALPRESS) – SACE e UniCredit supportano la filiera italiana del packaging alimentare in India. Obiettivo: sostenere la realizzazione di un nuovo impianto chiavi in mano ad alto contenuto Made in Italy per Chiripal Poly Films, grande produttore indiano specializzato in soluzioni di imballaggio flessibile.
Nell’ambito dell’operazione, SACE ha garantito, tramite un Express Buyer Credit, un finanziamento di 7,71 milioni di euro erogato da Unicredit in favore di Chiripal Poly Films per supportare tre contratti assegnati a Colines, IMS Technologies e Bobst Manchester destinati alla fornitura di una linea completa di macchinari e componenti. L’operazione di Express Buyer Credit, che è una declinazione del Credito Acquirente tradizionale volto a velocizzare il processo di negoziazione della documentazione finanziaria con riduzione anche dei costi associati, è la prima nel suo genere sottoscritta da una banca italiana e conferma ulteriormente la volontà di UniCredit e SACE di supportare la supply chain italiana con soluzioni taylor made.
L’operazione, infatti, consente agli esportatori di associare alle offerte commerciali un’offerta finanziaria per il buyer che renda più competitiva la proposta dando la possibilità all’acquirente di dilazionare il pagamento dell’investimento negli anni.
Nel dettaglio Colines realizzerà una linea completa di coestrusione per la produzione di CPP e CPE film, inclusi servizi di engineering, installazione, training e ultimazione dei lavori prevista per febbraio 2023; IMS Technologies fornirà due tagliaribobinatrici, i macchinari necessari per tagliare il materiale da imballaggio mentre Bobst si occuperà del metallizzatore sottovuoto, una macchina che produce una finitura metallica lucida sui materiali, entrambi complementari alla linea di produzione. I macchinari saranno installati a Hyderabad, capoluogo dello stato di Telangana nell’India Meridionale, uno dei principali centri per l’industria tecnologica del subcontinente indiano.
“Per noi si tratta di una fornitura molto importante e siamo consapevoli che il supporto garantito da SACE e Unicredit sia stato nei fatti molto importante, per la buona riuscita dell’accordo. L’India è un mercato da sempre rilevante per la nostra azienda e confidiamo che la collaborazione con Sace e UniCredit – Public Unicredit possa proseguire e ampliarsi nel migliore dei modi per il futuro”, spiega Anthony Michael Caprioli, CEO e Direttore Commerciale di COLINES.
“Grazie a UniCredit e SACE per averci supportato attraverso l’Express Buyer Credit in favore del nostro cliente Chripal Poly Films LTD, India – ha dichiarato Piero Grasso, Trade Finance Director at Bobst Group SA -. Questo strumento finanziamento ha permesso al nostro cliente di beneficiare di condizioni competitive e ha facilitato l’acquisto del nostro macchinario”.
“Il sostegno di Unicredit e SACE è riuscito a facilitare un ambizioso progetto industriale che ci ha consentito di portare la nostra tecnologia in India, un paese con un forte potenziale e per noi molto strategico”, afferma Marino Ferrarese, Direttore Vendite, Marketing e Service del Gruppo Ims Technologies.
“Abbiamo veramente apprezzato il supporto sia di SACE che di Unicredit per l’estensione della linea di credito Express Buyer – ha dichiarato Sumant Singhal, Chief Executive Officer di Chiripal Poly Films Limited – che ci consente di acquistare macchinari all’avanguardia da Colines, Bobst e IMS Technologies e che permetteranno così di espandere e ampliare la nostra azienda e l’offerta di prodotti”.

– foto ufficio stampa Sace –

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Barilla acquisisce il brand Usa Back to Nature

PARMA (ITALPRESS) – Il Gruppo Barilla annuncia di aver finalizzato un accordo con B&G Foods – holding americana di prodotti alimentari – per l’acquisizione del brand statunitense Back to Nature, specializzato nella produzione di snack salutari. Nata nel 1960, Back to Nature offre un’ampia gamma di prodotti a base vegetale non Ogm, come biscotti, cracker, frutta secca e granola. Con questo accordo – si legge in una nota – Barilla accelera il proprio percorso di crescita internazionale rafforzandosi anche nel mercato bakery degli Stati Uniti, dove il Gruppo è già leader di mercato nella categoria dei pani croccanti con il marchio Wasa. L’acquisizione di Back to Nature fornisce a Barilla un solido punto di partenza per costruire e crescere nel dinamico mercato nordamericano dei prodotti da forno.
“In Barilla abbiamo l’obiettivo di costruire, nel lungo periodo, una presenza significativa nel settore bakery statunitense e questa operazione mi ricorda quando, oltre 25 anni fa, abbiamo iniziato lo stesso percorso con la pasta e oggi siamo leader di mercato. L’acquisizione di Back to Nature rappresenta un passo fondamentale per la nostra strategia di crescita e ci auguriamo che possa portarci gli stessi risultati ottenuti con la pasta”, ha dichiarato Guido Barilla, presidente del Gruppo Barilla.
“Da sempre ci impegniamo ad offrire alle persone prodotti che rispondano al binomio ‘gusto e benesserè, abbiamo scelto di puntare su questo anche per espandere la nostra attività negli Stati Uniti e Back to Nature è stata una scelta naturale in questo senso”, ha aggiunto.
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-foto ufficio stampa Barilla-

Assemblea Confagricoltura, Giansanti “Investire sul Made in Italy”

ROMA (ITALPRESS) – «Investire di più per il Made in Italy, altrimenti si perde in competitività. Il nostro messaggio è chiaro. Occorre destinare più risorse alle misure in grado di sostenere la crescita del prodotto interno lordo, da cui dipende anche la tenuta dei conti pubblici e dell’occupazione. Il 2022 è stato un anno difficile e le prospettive per il 2023 non sono migliori. Non è ancora chiaro il nuovo assetto che emergerà dalle crisi in atto e sono incerte anche le prospettive della globalizzazione, ma risulta già evidente che la copertura del fabbisogno di prodotti essenziali non può più essere affidata a terzi». Lo afferma con forza il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, aprendo i lavori dell’assemblea della Confederazione.
Il presidente della più rappresentativa organizzazione datoriale teme una crisi peggiore di quella del 1929 e sottolinea che è fondamentale salvaguardare il potenziale produttivo agroalimentare italiano e della UE. «Il governo tedesco ha varato un programma di sostegni pubblici per un 200 miliardi di euro, mentre le Pmi francesi, per tutto il 2023 riceveranno un aiuto che coprirà almeno il 20% delle spese energetiche. In questo modo – rileva – si è creata una situazione di disparità competitiva tra le imprese che mette a rischio il regolare funzionamento del mercato unico».
Per Giansanti la crisi energetica non sarà di breve durata. I prezzi dell’energia non torneranno in tempi brevi sui livelli precrisi, anche se si potrebbe fare di più, per sostituire il gas russo che ancora incide per il 10% sulle nostre importazioni totali. L’inflazione è destinata a rallentare, ma l’anno prossimo si attesterà ancora attorno al 6%, secondo le ultime previsioni della Banca Centrale Europea. Bisognerà attendere fino al 2024 per tornare verso il 2%. «In questo scenario – rimarca Giansanti – tutta l’attenzione deve essere rivolta agli interventi in grado di sostenere l’attività economica, l’occupazione e la capacità di spesa dei consumatori».
«Le misure per contenere il caro bollette, nel primo trimestre 2023, sono una scelta del governo di assoluta rilevanza, che va necessariamente prorogata, anche se non sarà facile trovare le risorse necessarie. Sono urgenti provvedimenti a sostegno della liquidità delle imprese prolungando, in prima battuta, le moratorie sui prestiti accordate durante l’emergenza sanitaria e che scadranno alla fine di quest’anno – prosegue -. Occorre agire, a livello Ue, sui fertilizzanti, suggeriamo di proporre acquisti comuni per ottenere una riduzione dei prezzi e avere a disposizione i quantitativi adeguati alle necessità. E poi bisogna combattere l’inflazione».
«E’ finito il tempo di dire che va tutto bene. Le imprese agricole hanno gli stessi problemi del mondo industriale, dal caro energia alla carenza di liquidità. E, in più, lavorano a cielo aperto e fronteggiano i cambiamenti climatici. Sono necessarie scelte opportune e di buon senso che vadano nella direzione della crescita economica, delle infrastrutture per connettere l’agricoltura italiana con il mercato internazionale, dei trasporti, dello sviluppo degli impianti fotovoltaici ed eolici, che riteniamo assolutamente compatibili con il potenziale produttivo dell’agricoltura. Senza investimenti – conclude Giansanti – non sarà facile uscire dalla crisi attuale».

– foto ufficio stampa Confagricoltura –

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Mattarella “Agroalimentare uno dei punti di forza per Italia e Ue”

ROMA (ITALPRESS) – “Il sistema agro-alimentare si è confermato uno dei punti di forza dell’Italia e dell’Unione Europea sia durante la pandemia, sia durante questa drammatica fase indotta dall’aggressione della Federazione Russa alla indipendenza dell’Ucraina”. Lo afferma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in un messaggio inviato al presidente della Confederazione Generale dell’Agricoltura Italiana, Massimiliano Giansanti, in occasione dell’Assemblea annuale.
“Il tema della sicurezza alimentare e dell’apporto che dall’Europa viene alle esigenze di approvvigionamento di altri Paesi, evitando rischi di penuria e carestie, costituisce un fondamentale contributo alla stabilità internazionale e alla cooperazione pacifica tra i popoli, elemento che rafforza il valore della reciproca interdipendenza, rilevante, ad esempio, in tema di importazione dei fertilizzanti”, sottolinea il capo dello Stato.
“La produzione del settore primario caratterizza la qualità della vita nel nostro Paese e la sua immagine internazionale. Salubrità e varietà dei cibi italiani sono garantite da una filiera accreditata in tutto il mondo. Il rapporto tra colture agricole e culture dei territori è uno dei fattori specifici della identità italiana – aggiunge Mattarella -. Le aree rurali non sono solo le preziose retrovie delle aree metropolitane: in esse vive circa un quarto della popolazione italiana e in esse si giocano molte delle sfide dell’uguaglianza e della sostenibilità sociale nel nostro Paese, anche per la significativa presenza di lavoratori immigrati. L’agricoltura è, altresì, protagonista sul terreno della transizione ecologica, delle energie rinnovabili e della neutralità climatica, campi espressamente indicati dalla Commissione Europea per la ripresa economica dopo la pandemia.
Il settore primario conferma, con una visione aperta al futuro, il suo ruolo nella vita della comunità della Repubblica. A quanti prendono parte all’Assemblea rivolgo l’apprezzamento per l’operosità espressa e l’augurio di buon lavoro”.

– foto ufficio stampa Quirinale –

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Parmigiano Reggiano, l’Assemblea approva il bilancio preventivo 2023

REGGIO EMILIA (ITALPRESS) – Al Teatro municipale Romolo Valli di Reggio Emilia si è tenuta l’Assemblea generale dei Consorziati del Parmigiano Reggiano per l’approvazione del bilancio preventivo 2023 e delle leve di flessibilità del Piano Regolazione Offerta 2023-25. La plenaria ha deliberato un bilancio record con 56,5 milioni di euro di ricavi. Sul totale, 17 milioni di euro andranno a coprire i costi di funzionamento del Consorzio, mentre le risorse destinate alle attività saranno, al netto di accantonamenti, ammortamenti e tasse, 39,5 milioni. All’Assemblea sono intervenuti anche Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste (in collegamento video), Alessio Mammi, assessore all’Agricoltura e agroalimentare, Caccia e pesca della Regione Emilia-Romagna, e il prefetto di Reggio Emilia, Iolanda Rolli.
Gli investimenti per azioni di marketing e comunicazione saranno pari a 34,2 milioni di euro, con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo della domanda in Italia e all’estero. Relativamente agli investimenti promozionali, una decisa accelerazione sarà rivolta al pilastro “Mercati esteri” del Piano Marketing, con investimenti per 14,2 milioni di euro (contro gli 11,9 milioni del 2022 e i 9 milioni del 2021), e i restanti 20 milioni saranno allocati negli altri sei pilastri per Piano Marketing legati ad attività orizzontali, allo sviluppo del marchio e alla campagna pubblicitaria in Italia.
Investimenti per 3,3 milioni di euro saranno destinati ai seguenti programmi: “Premium 40 Mesi” per sostenere il segmento del Parmigiano Reggiano a lunga stagionatura (nello specifico, 1,9 milioni), agli investimenti in attrezzature per i Centri raccolta latte (0,7 milioni) e a progetti di miglioramento del benessere animale e della sostenibilità (0,7 milioni).
Durante l’assemblea sono state anche discusse proposte più tecniche che riguardano il Piano Regolazione Offerta 2023-25. In particolare, sono state approvate le proposte di applicazione delle leve di flessibilità dei parametri di avvio del Piano, che riguardano la riduzione dell'”Importo Unico Base” (da 25 a 12,5 euro al quintale), la riduzione dell'”Importo Grande Splafonatore” (da 40 a 30 euro al quintale) e la riduzione dello “Sconto Scolmatura” al 20% dell’Importo Unico Base in vigore nel 2023.
Sono stati inoltre aggiornati i criteri di gestione e accesso ai plafond.
“Il 2023 sarà un anno molto importante, caratterizzato da grandi sfide – ha affermato Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano -. Per affrontare i problemi legati alle incertezze macroeconomiche causate dal conflitto in Ucraina, al caro energia, all’incremento del costo delle materie prime e a un’inflazione crescente che ridurrà il potere d’acquisto delle famiglie, la parola chiave sarà stabilità”.
“Per ottenere questo obiettivo, sarà fondamentale fare squadra: dovremo infatti collocare sul mercato la produzione più alta della Dop, quella del 2021, riuscendo sia a mantenere il Parmigiano Reggiano a un prezzo concorrenziale, in modo che sia accessibile alle famiglie, sia a difendere la redditività delle aziende, che – ha spiegato – hanno già subito l’aumento dei costi di produzione. Pertanto, per sostenere e sviluppare la domanda, abbiamo previsto un piano articolato di investimenti in comunicazione e sviluppo domanda, soprattutto sui mercati esteri, quelli che negli ultimi anni hanno rivelato una potenzialità maggiore. Questa incertezza economica va governata insieme, passando dalla logica del singolo caseificio a quella del “noi” del Consorzio, per creare nuovi sbocchi di mercato e garantire il futuro della Dop”.
“La difesa della sovranità alimentare è la possibilità di scegliere i nostri sistemi di produzione e dare al consumatore finale cibo di qualità. Questa è la sfida che abbiamo voluto raccogliere: preservare, difendere e valorizzare le nostre produzioni uniche. Il Parmigiano Reggiano è una delle nostre eccellenze, uno dei prodotti più conosciuti legati al territorio. Oggi l’Italia in Europa si presenta con la consapevolezza che è fondamentale difendere il nostro sistema produttivo, le nostre imprese e il legame tra il nostro modello produttivo e la nostra cultura. Non bisogna mai dimenticare che dietro ogni nostra azienda c’è economia, modello di sviluppo ma c’è anche e soprattutto un elevatissimo livello culturale che è legato al rapporto tra uomo, terra e produzione di cibo”, ha dichiarato Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste.
“L’Emilia-Romagna è il cuore agroalimentare del Paese – ha dichiarato Alessio Mammi, assessore all’Agricoltura e agroalimentare, Caccia e pesca della Regione Emilia-Romagna – e il Parmigiano Reggiano è uno dei protagonisti di questa grande storia di tradizione e di innovazioni, poichè sa coniugare sviluppo economico, lavoro, sostenibilità del territorio e delle produzioni, e cultura del cibo. I prodotti agroalimentari sono la seconda voce di export dell’Emilia-Romagna, dopo la meccanica e i motori. Le nostre Dop e Igp valgono alla produzione 3,6 miliardi di euro e il Parmigiano Reggiano rappresenta la fetta più ampia e diffusa di questa eccellenza. Ma il Parmigiano Reggiano non è soltanto un asset vincente sul piano economico: la sua diffusione in territori rurali complessi, come ad esempio l’Appennino, contribuisce allo sviluppo di quei luoghi e garantisce il reddito agli imprenditori agricoli, che in questo modo possono scegliere di rimanere in montagna e produrre. Un ringraziamento speciale va al Consorzio di produttori per l’incessante attività di tutela e promozione del nostro formaggio: un impegno quotidiano che contribuisce a valorizzare la Dop e a consolidare posizioni sui mercati internazionali, anche in questa complessa fase di congiuntura economica determinata dalla guerra e dai rincari di
energia e materiali”.

– foto ufficio stampa Parmigiano Reggiano –
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