NAPOLI (ITALPRESS) – L’Antica Pizzeria Da Michele in the world lancia la prima pizza al mondo certificata con la tecnologia blockchain. Nelle pizzerie di Napoli e Salerno sin da oggi e presto nelle altre 34 sedi italiane e estere, sarà disponibile un QR code che attraverso la collaborazione con Authentico consentirà la verifica dell’origine e dell’autenticità delle materie prime usate nella preparazione delle pizze presenti nel menù. Niente più segreti, dunque, sugli ingredienti utilizzati nella preparazione di margherite, quattro stagioni e ripieni.
I consumatori con il loro telefono potranno verificare l’origine della farina utilizzata per l’impasto così come della salsa di pomodoro, l’olio, la mozzarella, i salumi, le verdure, il basilico: una novità assoluta. “Adottando la blockchain abbiamo deciso di sottolineare quanto la nostra pizza sia preparata alla stessa maniera in tutte le sedi, avvalendoci di un metodo sicuro, incorruttibile e inviolabile per certificare il nostro lavoro e gli ingredienti che utilizziamo”, spiega Alessandro Condurro, amministratore de L’Antica Pizzeria Da Michele in the world.
“La certificazione delle pizze dell’Antica Pizzeria da Michele segna una svolta nella ristorazione settore in cui i consumatori chiedono sempre maggiore trasparenza e dove purtroppo ci sono ancora tante zone grigie, come dimostrato da diverse operazione dei Nas Carabinieri. La blockchain è l’unica tecnologia che oggi consente di offrire trasparenza alle imprese e garanzie ai consumatori”, aggiunge Giuseppe Coletti, Ceo di Authentico.
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Da Antica Pizzeria Da Michele prima pizza certificata blockchain
Lollobrigida “La difesa del marchio Italia tra le principali sfide”
ROMA (ITALPRESS) – “C’è la necessità di rafforzare il settore agricolo, su più piani, con la responsabilità di scelte d’indirizzo e di sostegno economico per garantire la sovranità alimentare, che non è altro che la possibilità di un popolo di autodefinire il proprio sistema produttivo e scegliere il tipo di alimentazione più utile alla corretta sopravvivenza. Su questa impostazione riteniamo di dover basare la strategia del ministero tesa a valorizzare quegli elementi che rendono forte il nostro modello agricolo e di sviluppo della nostra filiera. La difesa del marchio Italia contro la sofisticazione dei nostri prodotti è una delle trincee sulle quali dobbiamo spenderci al meglio, chi vede la bandierina italiana pensa in automatico che quel prodotto è di qualità”. Queste le parole del ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, nel corso della sua audizione per esplicare i principali focus del suo mandato a Palazzo Carpegna dinanzi alle Commissioni riunite Agricoltura della Camera e del Senato: “Noi non possiamo puntare sulla quantità, pochissime sono le risorse in cui siamo quantitativamente rilevanti, ma abbiamo un’eccezionale produzione di qualità, ed è quella che dobbiamo difendere”. “I nostri prodotti Dop, Igp, sono così particolari da divenire sul mercato mondiale unici – ha aggiunto il ministro – E’ uno degli asset strategici su cui basare il nostro modello di produzione. La nostra economia ha avuto una contrazione – ha aggiunto Lollobrigida – Il settore agricolo per quanto riguarda l’esportazione è invece in grande espansione. C’è una crescita di esportazione di dieci miliardi, non dovuta all’aumento di consumi interni che sono anzi contratti, ma alla capacità di vendere i nostri prodotti sempre più ricercati nel mercato mondiale”.
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Dop Economy “sovrana”, record da 19,1 miliardi nel 2021
ROMA (ITALPRESS) – E’ molto più di una semplice ripresa della Dop economy italiana quella descritta dai dati del XX Rapporto ISMEA-Qualivita: dopo un 2020 segnato dalla pandemia, nel quale il settore aveva comunque mostrato una buona capacità di tenuta e continuità produttiva, il comparto del cibo e del vino DOP IGP nel 2021 raggiunge un valore complessivo alla produzione pari a 19,1 miliardi di euro (+16,1% su base annua) e un export da 10,7 miliardi di euro (+12,8%). Sono risultati record che portano a quota 21% il contributo del comparto DOP IGP al fatturato complessivo del settore agroalimentare nazionale, un quadro che delinea una grande forza propulsiva da parte delle filiere dei prodotti DOP IGP, da sempre espressione di un patrimonio economico per sua natura non delocalizzabile, frutto del lavoro coeso di un sistema complesso e organizzato che in tutto il territorio nazionale coinvolge 198.842 operatori e 291 Consorzi di tutela autorizzati dal Ministero.
Sul fronte delle esportazioni, le DOP IGP agroalimentari e vitivinicole nel 2021 raggiungono i 10,7 miliardi di euro, per un peso del 21% nell’export agroalimentare italiano complessivo, un risultato che è somma di un “doppio record” con il cibo a 4,41 miliardi di euro e un +12,5% su base annua e il vino a 6,29 miliardi di euro (+13,0%). In particolare si registrano crescite a due cifre per le principali categorie, dai formaggi (+15%) agli aceti balsamici (+11%) ai prodotti a base di carne (+13%). Il vitivinicolo è trainato dai vini DOP (+16%), con in testa gli spumanti (+25%).
Relativamente agli impatti economici delle filiere DOP IGP, il 2021 fa registrare una crescita per 18 regioni su 20, con oltre la metà dei casi che segnano variazioni percentuali a doppia cifra. Le quattro regioni del Nord-Est rafforzano il ruolo di traino economico, superando per la prima volta complessivamente i 10 miliardi di euro. Salgono anche Nord-Ovest (+10,8%) e Centro (+15,5%). Particolarmente significativo il dato per “Sud e Isole”, unica area in crescita nel 2020 (del +7,5%), nel 2021 segna un ulteriore +13,2%.
Alla presentazione dell’ultimo rapporto sono intervenuti Cesare Mazzetti – Presidente Fondazione Qualivita, Fabio Del Bravo -Responsabile “Servizi per lo Sviluppo Rurale” ISMEA, Mauro Rosati – Direttore Fondazione Qualivita, Maria Chiara Zaganelli – Direttore Generale ISMEA, Angelo Frascarelli – Presidente ISMEA, Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi – Presidente Federdoc, Cesare Baldrighi – Presidente Origin Italia, Oreste Gerini – Direttore Generale MASAF , e in collegamento On. Paolo De Castro – Parlamentare europeo. A conclusione della mattinata, l’intervento del Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida.
– foto Ismea-Qualivita –
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Agroalimentare, arrivano i fertilizzanti “bio-green”
PIACENZA (ITALPRESS) – Ricercatori dell’Università Cattolica, campus di Piacenza, hanno sviluppato un nuovo fertilizzante “bio e green” dagli scarti della filiera alimentare, precisamente dagli scarti delle produzioni dei batteri lattici che attualmente vengono eliminati attraverso dei processi di depurazione.
E’ il risultato che arriva da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Land e coordinato dal Pier Sandro Cocconcelli, professore di Microbiologia degli Alimenti presso la Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università Cattolica e Edoardo Puglisi del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari per una filiera agro-alimentare Sostenibile – DiSTAS. Lo studio è stato svolto in collaborazione con l’azienda Sacco srl di Cadorago (CO) e il Centro di saggio agronomico LandLab srl di quinto Vicentino (VI) e ha visto coinvolto come primo autore Gabriele Bellotti, dottorando di ricerca della Scuola Agrisystem dell’Università Cattolica.
I batteri lattici sono un gruppo di microrganismi in grado di fermentare diversi substrati, dando origine a numerosi prodotti di interesse per il settore agroalimentare e industriale. Tra i vari alimenti per la cui produzione sono coinvolti i batteri lattici troviamo formaggi, latti fermentati, insaccati.
“I batteri lattici – afferma il professor Cocconcelli – si producono a uso alimentare e nutraceutico, per produrre cibi, bevande e probiotici. Normalmente gli scarti dei terreni di coltura utilizzati nella produzione dei batteri lattici vengono smaltiti in impianti di depurazione; si tratta di diverse migliaia di tonnellate di scarti prodotti ogni anno in Italia”.
“Il settore delle produzioni vegetali agrarie è soggetto a nuove e complesse sfide determinate anche da congiunture internazionali di carattere economico e geopolitico – sottolinea il professor Pier Sandro Cocconcelli -, nonchè da una sempre maggiore attenzione di cittadini e consumatori verso la tutela dell’ambiente. La Commissione Europea si è infatti impegnata con la strategia Farm to Fork entro il 2030 a ridurre del 20% l’uso di fertilizzanti, del 50% le perdite di nutrienti dal suolo e del 50% l’utilizzo dei pesticidi chimici. In parallelo, la situazione geopolitica e in particolare modo il conflitto in Ucraina hanno fortemente alzato prezzi delle materie prime utilizzate in agricoltura, a partire dai fertilizzanti chimici. “In questo scenario diventano fondamentali gli approcci di economia circolare, volti a valorizzare scarti industriali minimizzando gli sprechi e riducendo la dipendenza da input esterni”, afferma il professor Cocconcelli.
I ricercatori piacentini dell’Università Cattolica hanno mostrato come sia possibile utilizzare virtuosamente gli scarti della produzione industriale dei batteri lattici come fertilizzanti e biostimolanti in agricoltura.
Nello specifico le prove hanno riguardato la coltivazione in serra di pomodoro e lattuga e dimostrato come l’utilizzo di questi scarti industriali permette di ridurre del 30% il quantitativo di fertilizzanti chimici azotati, senza ridurre in alcun modo la produzione e migliorando anche alcune caratteristiche fisiologiche della pianta.
Inoltre, si stima che potremmo ridurre del 40% le emissioni di gas serra associati alla produzione dei fertilizzanti chimici.
“Approfondite analisi di carattere chimico, microbiologico ed ecotossicologico hanno escluso qualsiasi impatto negativo sull’ambiente e sul suolo, evidenziando anzi effetti di promozione dei microrganismi utili alla crescita ed alla difesa della pianta”, spiega il professor Edoardo Puglisi.
L’attività degli scarti è risultata maggiore quando applicati al suolo, ma si stanno progettando applicazioni anche su foglia e frutto.
Il vantaggio di utilizzare questo fertilizzante sarebbe quello di nutrire contemporaneamente la pianta (con nutrienti diretti ed indiretti), i batteri che hanno effetti positivi per la pianta nel suolo, e il suolo stesso (arricchendo la percentuale di umificazione del suolo).
“Si tratterebbe quindi di un fertilizzante ecologico nel più ampio senso possibile, volto cioè a stimolare un intero sistema e non un solo organismo a scapito di altri”, sottolinea il professor Cocconcelli.
“Questo studio mostra la capacità della ricerca del settore agrario di fornire rapidamente soluzioni alle emergenze contingenti del settore – conclude il professor Puglisi -; è inoltre un virtuoso esempio di trasferimento tecnologico, dimostrato dal fatto che la azienda Sacco srl coinvolta nel progetto sta ora già valorizzando con questo approccio più di 700 tonnellate l’anno di residui del loro processo produttivo”.
– foto ufficio stampa Università Cattolica –
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Lollobrigida incontra sindacati, ribadita la centralità dell’agricoltura
ROMA (ITALPRESS) – Il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, ha incontrato le sigle sindacali della Funzione pubblica. “Un incontro durato tre ore, in un clima di fruttuosa collaborazione – si legge in una nota -, nel corso del quale sono stati approfonditi i temi legati agli indirizzi politici, le criticità operative e la necessità di operare insieme per dare la giusta importanza al lavoro di tutti, in modo sinergico, partendo dalla centralità economica dell’agricoltura e del settore agroalimentare. Nel corso della riunione è emerso l’impegno di instaurare, tra il Masaf e i sindacati di categoria, un meccanismo sistemico per il raggiungimento di traguardi specifici, inseriti in una visione strategica”.
“Sovranità alimentare non significa solo difendere i nostri prodotti ed esportare un modello fatto di qualità, ma investire sull’agricoltura e sulla filiera corta e, in questo modo, sostenere le aree interne e contrastare così il fenomeno dello spopolamento”, ha spiegato Lollobrigida.
“Sarà necessario efficientare le risorse umane e pianificare un’organizzazione interna al dicastero. L’obiettivo resta quello di un’utenza soddisfatta, un traguardo da raggiungere senza vincoli ideologici ma partendo da presupposti pragmatici”, ha aggiunto il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste.
– foto ufficio stampa ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste –
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Sicurezza alimentare e transizione ecologica binomio possibile
RIMINI (ITALPRESS) – Sicurezza alimentare e transizione ecologica sono un binomio possibile grazie al ruolo delle tecnologie, che hanno fatto ingresso nel settore primario e della trasformazione con una visione innovativa e sostenibile. E’ quanto è emerso nel corso di una tavola rotonda a Ecomondo con i presidenti di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti; di Federalimentare, Ivano Vacondio, di Federchimica Assofertilizzanti, Giovanni Toffoli; di Federchimica Agrofarma, Riccardo Vanelli, e la vicepresidente di Federchimica Assobiotec, Elena Sgaravatti.
L’Italia, rispetto agli obiettivi della Farm to Fork, ha fatto molto, tuttavia – come è emerso nella relazione di Denis Pantini di Nomisma, che ha introdotto i temi della tavola rotonda – le recenti proposte normative, quali il regolamento sull’uso sostenibile dei fitofarmaci e la direttiva emissioni, potrebbero penalizzare pesantemente il nostro sistema agroalimentare e di conseguenza mettere a rischio la nostra “food security”.
“Nel dibattito relativo alla transizione ecologica – ha detto Massimiliano Giansanti – il settore primario è spesso sul banco degli accusati, tuttavia gli agricoltori stanno pagando duramente gli effetti della crisi climatica. L’interesse a intraprendere il percorso della sostenibilità è, quindi, vivo e reale, guidato dalla necessità di coniugare la salvaguardia dell’ambiente e della competitività aziendale. Purtroppo, nel dibattito in corso si tende ancora a contrapporre la sostenibilità ambientale con quella economica. La sicurezza alimentare, per il momento, è garantita ma non è scontata per sempre, ha bisogno di attenzione, di cure e di rinnovate strategie che la preservino. La strada prefigurata dalla commissione, fatta di divieti, tagli e burocrazia, mette a rischio il potenziale produttivo delle aziende e la sicurezza dei rifornimenti”.
“In merito al Farm to fork – ha affermato Ivano Vacondio – da subito ci siamo ripromessi di lottare per affermare il principio per il quale la sostenibilità va sempre vista in tutte le sue componenti ed evitare che si trasformi esclusivamente in uno strumento di politica commerciale tendente a compromettere interi settori e mettendo fuori mercato molti prodotti del Made in Italy alimentare, che rappresenta il fiore all’occhiello del nostro Paese”. Per Elena Sgaravatti “la sfida della sostenibilità corre parallela a quella della produttività e il sistema agroalimentare italiano deve affrontarle entrambe. Certamente una gestione oculata di tutte le risorse e le prospettive della digitalizzazione vanno in questo senso. Produrre cibo abbondante e sicuro per tutti e difendere la competitività del made in Italy su tutti i mercati è quello che dobbiamo porci come obiettivo, disponendo di nuove varietà resistenti alle avversità e adeguate alle nuove condizioni climatiche”.
“La nostra industria – ha affermato Riccardo Vanelli – condivide l’obiettivo di un sistema agroalimentare più sostenibile e ha assunto degli impegni volontari nelle aree dell’innovazione, della formazione e dell’economia circolare che vanno proprio in questa direzione. Ma abbiamo bisogno di un contesto normativo che valorizzi l’introduzione di nuove soluzioni e che, al contempo, tuteli la competitività del Made in Italy, e non di limiti quantitativi fissati senza un’adeguata valutazione d’impatto complessiva”. “Grazie anche al nuovo Regolamento fertilizzanti – ha commentato Giovanni Toffoli – le imprese del settore stanno portando avanti attività di ricerca per prodotti sempre più sostenibili ed efficaci. Auspichiamo un sostegno concreto da parte delle istituzioni per garantire la capacità produttiva europea, ribadendo l’importanza della fertilizzazione per la sicurezza alimentare”.
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-foto ufficio stampa Confagricoltura-
Eima, innovazione e sostenibilità per l’agricoltura
BOLOGNA (ITALPRESS) – L’innovazione e la sostenibilità in agricoltura sono state al centro di una tavola rotonda organizzata da Maschio Gaspardo nel contesto di EIMA International, l’esposizione internazionale dei macchinari agricoli ospitata da Bologna Fiere.
All’incontro, oltre al presidente dell’azienda padovana Mirco Maschio, hanno preso parte il presidente di Coldiretti Ettore Pardini, il presidente della CAI (Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani) Gianni Dalla Bernardina, il presidente di Fattorie Garofalo Raffaele Garofalo e l’Amministratore Delegato di Maccarese S.p.a. Società Agricola Benefit Claudio Destro. Nell’occasione, Mirco Maschio ha anche annunciato un nuovo investimento: Maschio Gaspardo è infatti entrata nel capitale di Free Green Nature, una startup che produce tecnologie per l’ambiente come ad esempio IcaroX4, un robot ibrido per la prevenzione delle malattie fungine. L’obiettivo è quello di ridurre l’impatto ambientale fino al 90%, il tutto nella massima sicurezza per ambiente e persone.
Moderato da Antonio Boschetti, direttore de L’Informatore Agrario, l’incontro ha visto gli invitati discutere di innovazione, di agricoltura di precisione, di sostenibilità e di agricoltura 4.0.
“Maschio Gaspardo ha scelto Eima International per questa tavola rotonda dedicata all’innovazione, pensiamo che sia lo scenario migliore per discutere della tecnologia al servizio dell’agricoltore”, ha detto Mirco Maschio, ricordando che l’azienda “presenta le macchine più innovative per la sostenibilità e con tecnologia 4.0”.
“Per produrre di più con meno sprechi e meno risorse – ha detto Prandini durante il suo intervento – deve esserci una formazione continua dei collaboratori interni e degli imprenditori che vengono incontro alle sfide per la sostenibilità. Oggi quella italiana è l’agricoltura più green al mondo. Riteniamo di essere un modello da esportare, partendo dalla meccanizzazione e arrivando all’innovazione, come la 4.0”. L’agricoltura 4.0 menzionata dal presidente di Coldiretti è il risultato dell’applicazione di nuove e innovative tecnologie nel campo dell’agrifood: considerabile come un upgrade dell’agricoltura di precisione, l’agricoltura 4.0 si basa sui dati raccolti direttamente nei campi attraverso l’utilizzo, appunto, di nuove tecnologie, come sensori e droni.
Ma non basta: “Dobbiamo utilizzare al meglio tutte le risorse per poter innovare – continua Prandini -, anche facendo un accordo con quello che è il mondo dei conto terzisti affinchè anche essi possano continuare ad investire nell’innovazione, non solo nei macchinari ma anche nella gestione dei dati. Questa può farci performare in migliori termini ed aumentare la nostra competitività”. Dell’importanza della formazione ha parlato anche Claudio Destro, amministratore delegato di Maccarese S.p.a. Società Agricola Benefit, durante il suo intervento: “Per i nostri impiegati più giovani c’è una formazione assidua, anche più di quanto prescritto dalla norma. Il fine è quello di farli crescere ma anche di risultare un’azienda attrattiva. Proprio a proposito di formazione: nel 2000 abbiamo aperto un liceo che aveva due aule, oggi contiamo più di 320 studenti. Oggi è da lì che attingiamo per la nostra realtà. Se diventi un’azienda attrattiva che fa crescere professionalmente il proprio personale, il personale ti ricambia con la creatività, come scritto anche nell’ultima enciclica da Papa Francesco”.
L’importanza dell’innovazione tecnologica è sottolineata anche da Gianni Dalla Bernardina, presidente di CAI: “Io credo che saremo chiamati ad avere un ruolo sempre più fondamentale. E’ stato un incontro importante perchè c’è stata la possibilità di confrontarsi direttamente con il presidente di Coldiretti Ettore Prandini: anche lui ha sottolineato l’importanza dell’introduzione all’interno della filiera dell’agromeccanica. Senza di questa è difficile raggiungere il punto di sostenibilità”.
Infine, un passaggio sui rapporti con il nuovo Governo e sulle sfide che il settore dovrà affrontare: “Con il nuovo esecutivo – ha detto Prandini a margine della tavola rotonda – stiamo dialogando sul tema della sovranità alimentare. E’ stata fortemente voluta e finalmente ragioniamo sull’innovazione e sulla conoscenza dei mercati. Paradossalmente la questione è stata strumentalizzata, confondendo il sovranismo con la sovranità. Sovranità alimentare non significa certo autarchia: significa produrre maggiormente all’interno del nostro paese per cogliere le sfide ed occupare sempre di più i mercati esteri, avendo un valore all’interno della filiera che possa portare a tutti i soggetti la giusta soddisfazione economica. Da qui dobbiamo ripartire e sicuramente è un obiettivo alla nostra portata”. “La nuova denominazione ‘Sovranità alimentarè ci rende soddisfatti – gli fa eco il presidente di Fattorie Garofalo, Raffaele Garofalo -. Noi abbiamo visto crescere il nostro valore aumentare negli ultimi cinque anni del 15%, ma è necessario ragionare su nuove filiere della valorizzazione”.
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Confagricoltura, Giovanni Gioia eletto presidente dell’Anga
ROMA (ITALPRESS) – Giovanni Gioia è il nuovo presidente dei Giovani di Confagricoltura. “Ringrazio per questa grande responsabilità. Sono orgoglioso di avere raggiunto un traguardo con la vostra collaborazione, ma allo stesso tempo sono conscio – ha affermato il neopresidente dell’Anga – che si tratta solo di un punto di partenza e di un impegno per la crescita della nostra Associazione, in una fase storica così delicata. Un grazie a Claudia Guidi per il nostro confronto leale, che ha portato vivacità ed energia. Cominciamo oggi, con grande senso del dovere, insieme al nuovo Comitato, un’esperienza umana e sindacale all’interno di Confagricoltura”.
Palermitano, 30 anni, Gioia rappresenta la quarta generazione di una famiglia attiva nell’imprenditoria agricola nell’entroterra siciliano, da sempre vocato alla cerealicoltura. E’ la coltivazione di grano duro da seme certificato il core business della sua impresa, l’Agricola Kibbò, nel territorio di Petralia Sottana (PA). Oggi l’azienda produce, oltre a grano duro certificato, foraggi di qualità, leguminose da granella, olio extravergine d’oliva, canapa, lino e miele.
“Abbiamo la consapevolezza di immaginare e dover costruire il futuro dell’agricoltura dei prossimi decenni – ha continuato il presidente dei Giovani di Confagricoltura – consci della difficile congiuntura economica che stiamo attraversando e del contesto europeo, che spesso stride con la visione di Confagricoltura. L’Anga conta su eccellenti profili che, messi a sistema, porteranno un prezioso contributo alla crescita della nostra Organizzazione”. Gioia è affiancato dai vicepresidenti Domenico Parisi 31 anni, salernitano, produttore di kiwi, grano duro, olio e mais da trinciato; Giorgio Grani, 31 anni, di Viterbo, che coltiva seminativi, lavandeti biologici e conduce un agriturismo ed un centro equestre federale Coni; Luigi Saviolo, 30 anni, di Vercelli, imprenditore nell’azienda risicola di famiglia. Fanno parte del nuovo comitato di presidenza anche Angelo Varvaglione, 31 anni, di Taranto, produttore di uva da vino; Emma Cogrossi, della provincia di Milano-Lodi, 29 anni, allevatrice di vacche da latte per la produzione di Grana Padano e di bioenergie; Caterina Luppa 28 anni, di Torgiano (PG), produttrice di bioenergie e Co-fondatrice e CEO della Startup BugsLife.
Il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti è intervenuto all’assemblea dell’Anga insieme al direttore generale Annamaria Barrile per portare gli auguri ai nuovi eletti.
“E’ stata una bella sfida, figlia della voglia di confrontarsi sull’agricoltura. L’Anga non è una scuola – ha detto Giansanti – ricordate che siete già oggi dirigenti della nostra Confederazione, che possono realizzare insieme a noi le condizioni per il futuro del settore. Occorre governare il cambiamento, anticipandolo. I progetti da mettere in campo sono tanti, mi aspetto il vostro contributo di idee per le imprese e per il mercato”.
– foto: ufficio stampa
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