Agroalimentare

Aneri festeggia 25 anni e si regala la Cantina dedicata all’Amarone

VERONA (ITALPRESS) – La Aneri festeggia i 25 anni e si regala Cantina Aneri. A San Pietro in Cariano (Verona), nella zona che è cuore della produzione dell’Amarone classico, ecco la nuova creatura di Giancarlo Aneri. Era il novembre 1997 quando fondava la sua casa vinicola, affidando le sue speranze di successo ad un prodotto, il prosecco che, ha sempre detto, “è un vino italiano per eccellenza, un prodotto che tutti ci invidiano perchè nasce in una zona delimitata, vicino a Venezia, e non ha eguali al mondo”. Quando le speranze sono diventate certezza, il successo si è consolidato anche attraverso un marketing fai-da-te, Giancarlo Aneri ha allargato la gamma, rimanendo però sempre fedele al suo credo: produzione di grande qualità, anche se limitata. Nel corso degli anni sono nati così il Pinot Bianco, il Pinot nero, il nuovo Prosecco Biologico dedicato al piccolo Leone e soprattutto, l’Amarone.
Proprio l’Amarone Aneri, personalizzato sia nella confezione che nell’etichetta, è stato il biglietto da visita dell’Italia con i Grandi del mondo, (ad esempio per la firma della Costituzione Europea, durante il G8 dell’Aquila e al recente G20 di Roma). Lo è stato praticamente in tutte le riunioni di Capi di Stato e di Governo che si sono tenute nel nostro Paese e nel mondo: con questo vino hanno brindato Clinton, Bush, Obama e Biden, Putin (quando ancora era ben accetto nella comunità internazionale), il leader cinese Xi Jinping, Angela Merkel, Sarkozy, Macron e Boris Johnson, Trudeau e tanti altri presidenti o primi ministri. Oltre naturalmente a tanti altri personaggi dello spettacolo, della cultura o dello sport.
Non poteva, dunque, che essere dedicata all’Amarone la Cantina che viene inaugurata in concomitanza con i 25 anni della Aneri. Senza cerimonie, per scelta del suo fondatore che, pure, è considerato un “principe del marketing”.
-foto Aneri-
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BuyWine Toscana 2023, al via le iscrizioni

FIRENZE (ITALPRESS) – Al via le iscrizioni delle aziende per partecipare alla tredicesima edizione di BuyWine Toscana 2023, leader in Italia tra gli eventi B2B dedicati al vino, che si terrà nei giorni 10 e 11 febbraio 2023, a Firenze presso il Padiglione Spadolini, all’interno della Fortezza da Basso.
Dalle ore 8 del 2 novembre, e fino alle ore 16 del 15 novembre 2022, sono aperte le iscrizioni esclusivamente in modalità online: le imprese toscane che producono e commercializzano vini Docg, Doc e Igt della Toscana potranno far domanda esclusivamente attraverso la compilazione del formulario alla sezione “Eventi” sul sito https://regionetoscana.crmcorporate.it.
Salgono a 230 i posti disponibili, per consentire la partecipazione ad un numero più elevato di imprese con 50 postazioni riservate alle imprese che non hanno partecipato a BuyWine Toscana nel 2021 e 2022.
-foto agenziafotogramma.it-
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Agroalimentare, CAR “Valorizzare prodotti locali e nazionali”

ROMA (ITALPRESS) – Diventare punto di riferimento per tutto il mondo produttivo, non solo dei prodotti ortofrutticoli e ittici, avviare un polo formativo per i mestieri della filiera agroalimentare e incrementare l’integrazione con i mercati rionali. Il Centro Agroalimentare Roma, il primo mercato all’ingrosso d’Italia, guarda al futuro nel giorno di celebrazione dei propri vent’anni.
Una festa al Mercato alla presenza degli oltre 450 operatori, dei vertici Valter Giammaria, presidente del CAR, e Fabio Massimo Pallottini, direttore generale, e delle istituzioni come Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, e Roberto Gualtieri, sindaco di Roma Capitale.
“Il nostro continuo impegno per salvaguardare le nostre sane tradizioni e riuscire ad inserire elementi di continua innovazione ha consentito al CAR in questi 20 anni di raddoppiare il proprio giro d’affari, superando oggi i 2 miliardi di euro – commenta Fabio Massimo Pallottini, direttore generale del CAR -. Il CAR insieme all’aeroporto di Fiumicino e al porto di Civitavecchia rappresentano i 3 punti strategici all’interno dell’area metropolitana. Una maggiore integrazione tra le tre infrastrutture permetterebbe di affermare un grande polo produttivo, di riferimento non solo per l’Italia ma per tutto il Mediterraneo. Il PNRR consentirà inoltre un importante intervento per incrementare l’efficienza energetica e la digitalizzazione del Mercato in un’operazione volta a trasformare il CAR in un hub del mondo produttivo a 360 gradi, incubatore di start up nonchè polo formativo per i mestieri della filiera, da tutelare”.
“In risposta alle rinnovate esigenze dettate da un mercato sempre più cosmopolita, il CAR in questi venti anni è cresciuto divenendo il più grande Mercato all’Ingrosso d’Italia, per estensione e movimentazione, sempre preservando il legame tra il prodotto ed il territorio. I numeri parlano chiaro: i circa 4.500 addetti giornalieri che operano all’interno della struttura commercializzano 10 milioni di quintali di prodotto fresco agroalimentare e oltre 80 mila tonnellate di prodotto ittico – commenta Valter Giammaria, presidente del CAR -. Attraverso il progetto di ampliamento, Il Centro Agroalimentare Roma aspira a rilanciare un nuovo modello di distribuzione agroalimentare che sia sostenibile e ad impatto ambientale minimo l’azienda rafforzerà la sua posizione come primo e più importante Centro Agroalimentare in Italia e diverrà il terzo polo in Europa”.
“Voglio ringraziare tutti gli operatori di questo sistema perchè in pandemia non hanno chiuso un giorno garantendo un approvvigionamento continuo e solidale e dimostrando che agricoltura è anche essere vicini ai più deboli”, ha affermato il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida.
“Vorremmo che l’Italia avesse una strategia di tutela e di difesa dei propri asset strategici perchè l’agricoltura è la principale azienda di questa Nazione”, ha concluso.
“Il CAR è una infrastruttura moderna, una delle prime d’Europa che consente una valorizzazione molto significativa del territorio delle eccellenze agro-alimentari di Roma – ha detto il sindaco di Roma Roberto Gualtieri -. Durante la pandemia noi siamo stati tra le città che hanno potuto assicurare sempre un approvvigionamento dei prodotti freschi che in altri paesi non c’è stato, abbiamo saputo sposare qualità ed efficienza tenendo i piedi ben saldi a terra. Ora questi numeri già significativi vanno rafforzati insieme al lavoro di squadra tra Istituzioni, imprese e forze sociali”.

– foto ufficio stampa Centro Agroalimentare Roma –

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Al via una campagna di comunicazione sul tartufo dell’Emilia Romagna

BOLOGNA (ITALPRESS) – Protagonista dei menù di ristoranti e buongustai e di appuntamenti enogastronomici, il tartufo dell’Emilia-Romagna ha da oggi un proprio logo di riconoscimento ed è al centro di una campagna di comunicazione della Regione per far conoscere le diverse varietà e le attività delle associazioni di tartufai.
In tutte le province festival, degustazioni e appuntamenti valorizzano tanti aspetti della ricerca del tartufo, da quello culinario al rapporto tra cane e cercatore alle specificità di ogni territorio. Un valore riconosciuto anche dall’Unesco che nel 2021 ha dichiarato la “cerca” e la “cavatura” del tartufo in Italia Patrimonio culturale immateriale dell’umanità. In Emilia-Romagna si può andare a tartufi in tutti i periodi dell’anno e la continuità della stagione è proprio una delle caratteristiche su cui punta la campagna di comunicazione.
“Il tartufo è un ambasciatore per la promozione di luoghi e prodotti tipici- sottolinea l’assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi-. E poi bisogna parlare di tartufi, al plurale. Sotto il nostro marchio territoriale abbiamo varietà disponibili durante tutto l’anno, a cui sono dedicati appuntamenti che spesso fanno record di visitatori ed espositori. II progetto che abbiamo pensato stringe legami tra le divere realtà provinciali e le associazioni forti delle loro tradizioni”. “L’obiettivo- chiude Mammi- è valorizzare la filiera e fare ricerca e sperimentazione alimentare con le scuole e gli Istituti per incentivare il tartufo nella ristorazione”.
Il progetto, della durata triennale, è promosso e sostenuto dalla Regione, con un finanziamento di 100 mila euro, e sarà realizzato in collaborazione con le associazioni dei tartufai, per diffondere la conoscenza delle diverse specie e varietà tartufigene, il loro impiego in cucina e favorire il coordinamento tra i diversi eventi locali di promozione del consumo del tartufo fresco.
“Il tartufo dell’Emilia-Romagna, una delizia per tutte le stagioni” prevede in aggiunta al logo, che renderà riconoscibili e unitarie le azioni promozionali e gli appuntamenti dedicati, un depliant, disponibile nei punti informativi di Comuni, Unioni montane, associazioni, che illustra le 9 varianti del tartufo in regione: dal nero pregiato al bianco pregiato, al nero invernale, a quello moscato, all’estivo (lo scorzone), fino all’uncinato e al bianchetto, e poi ancora il nero liscio e il nero ordinario.
Tra le attività di comunicazione, dai social media alla carta stampata fino agli eventi enogastronomici in tutte le province, nel corso del 2023 saranno sviluppate collaborazioni con i ristoratori specializzati, le Scuole di cucina e gli Istituti alberghieri dell’Emilia-Romagna per far conoscere sempre meglio caratteristiche e potenzialità del tartufo e i suoi impieghi in cucina.
-foto ufficio stampa Regione Emilia Romagna –
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“Buonissima”, a Torino l’alta ristorazione incontra il Made in Italy

TORINO (ITALPRESS) – Rinsaldare e potenziare il dialogo e la collaborazione con l’alta ristorazione per valorizzare il made in Italy enogastronomico. E’ questo il tema dell’incontro organizzato dal consorzio Parmigiano Reggiano al ristorante Condividere di Torino, il locale premiato con una stella Michelin, nato dalla collaborazione tra Lavazza e Ferran Adrià, con una location realizzata dallo scenografo tre volte premio Oscar Dante Ferretti. Il consorzio è di nuovo main sponsor di “Buonissima”, la rassegna che si svolge dal 26 al 30 ottobre in cui la grande cucina internazionale incontra le eccellenze piemontesi per raccontare la storia, l’arte, la creatività e la cultura gastronomica di Torino.
“Parmigiano Reggiano – ha detto lo chef di Condividere, Federico Zanasi – fa sì che l’Emilia-Romagna e l’Italia intera sia un’eccellenza internazionale. E’ stato come un tuffo nel passato perchè io sono emiliano. La differenza viene fatta dalle persone mosse dalla passione per la ricerca della qualità che fanno in modo che il made in Italy non sia solo un brand ma una realtà che fa distinguere un prodotto da un altro”.
Uno sguardo al futuro del mondo connesso dell’hotellerie-restaurant-cafè che il consorzio sviluppa attraverso la partnership con Identità Golose, le cene a tema con alcuni degli chef più importanti in Italia e nel mondo, il supporto ad ALMA, la Scuola Internazionale di Cucina Italiana che forma i cuochi del futuro e l’organizzazione di corsi “Parmelier”, per apprendere le corrette metodologie di degustazione e comunicazione delle caratteristiche del Parmigiano Reggiano.
“Siamo orgogliosi di collaborare con una realtà come Buonissima – ha commentato Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano -, per dialogare in modo efficace con il mondo della ristorazione che, da sempre, riveste un ruolo fondamentale per fare conoscere il nostro prodotto in Italia e nel mondo. Siamo certi che questa alleanza consentirà a entrambi di realizzare nuove e ambiziose sfide sotto la bandiera della qualità e del Made in Italy”. Per il consorzio, il canale della ristorazione rappresenta circa l’8% delle vendite, con un ampio potenziale di crescita.

– foto xb4/Italpress –

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Nel secondo trimestre scambi in aumento nonostante la guerra

ROMA (ITALPRESS) – Nonostante la guerra, prosegue l’andamento positivo degli scambi agroalimentari dell’Italia. Anche nel secondo trimestre, in linea con i primi tre mesi dell’anno, si registra un netto aumento in valore delle esportazioni (+19%) e delle importazioni agroalimentari (+34%), rispetto allo stesso periodo del 2021. L’export e l’import agroalimentare superano entrambi, per la prima volta, il valore record di 15 miliardi di euro nel II trimestre. Le dinamiche inflazionistiche, con un aumento rilevante dei prezzi, giocano un ruolo importante sull’aumento dei valori, ma a crescere sono anche le quantità esportate dei principali prodotti di esportazione. Gli effetti della crisi nel II trimestre sono evidenti sia per l’import agroalimentare dell’Italia dall’Ucraina (-29% in valore) sia per l’export verso la Russia (-39%). Tuttavia, la netta contrazione delle quantità importate dall’Ucraina dei principali prodotti, come olio di girasole (-34%), mais (-72%) e panelli di girasole (-59%), è più che compensata dalle maggiori importazioni da altri mercati, quali Ungheria e Croazia. Allo stesso modo, nonostante il crollo dell’export agroalimentare verso la Russia di alcuni prodotti del Made in Italy, quali spumanti DOP, caffè torrefatto e olio extravergine, le esportazioni totali dell’Italia di tali prodotti crescono nel II trimestre 2022, grazie all’ottima performance di vendite su altri mercati di destinazione, come Francia, Stati Uniti e Canada. E’ quanto emerge dal Report realizzato dal CREA Politiche e Bioeconomia, sugli effetti della crisi russo-ucraina sugli scambi agroalimentari dell’Italia. Russia e Ucraina sono tra i principali esportatori mondiali di alcune materie prime agroalimentari, quali grano, mais, orzo e olio di girasole. La crisi internazionale ha posto maggiore attenzione sulla dipendenza dell’Italia dall’estero di alcuni prodotti, importanti per la nostra industria agroalimentare. Nel 2021 l’Italia ha importato dall’Ucraina il 46% dell’olio di girasole e il 15% del mais; inoltre, quasi la metà dei panelli di girasole proveniva da Russia e Ucraina. Dal lato delle esportazioni agroalimentari dell’Italia, nel 2021 Russia e Ucraina valevano oltre 900 milioni di euro, vale a dire poco meno del 2% del totale. Molti dei prodotti esportati appartengono al Made in Italy, come vini e spumanti DOP, olio di oliva, caffè torrefatto, pasta e conserve di pomodoro. La maggior parte degli scambi agroalimentari dell’Italia con la Russia e l’Ucraina è concentrata in poche regioni. Nel 2021 tre quarti delle esportazioni hanno riguardato quattro regioni settentrionali (Piemonte, Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto). L’80% delle importazioni ha interessato Emilia-Romagna Puglia, Lombardia e Campania. L’Emilia-Romagna concentra da sola il 40% degli acquisti agroalimentari provenienti da Russia e Ucraina: si tratta principalmente di olio di semi, mais e panelli per la zootecnia. Dopo un inizio 2022 in netta crescita, a partire da marzo le importazioni agroalimentari dell’Italia dall’Ucraina si contraggono rapidamente. La riduzione nel secondo trimestre riguarda le quantità importate sia di prodotti agricoli, soprattutto mais, sia di trasformati, come l’olio di girasole.
A un calo delle quantità importate di olio di girasole (-34%), corrisponde però un incremento in valore, a conferma dell’aumento dei “prezzi” di importazione. Le minori quantità importate di olio di girasole e di mais dall’Ucraina vengono tuttavia più che compensate dai flussi provenienti da altri paesi, quali Ungheria e Croazia. Come per l’import dall’Ucraina, anche l’export agroalimentare verso la Russia, dopo un ottimo avvio all’inizio del 2022, mostra una netta contrazione a partire da marzo, soprattutto per i prodotti del Made in Italy: si dimezzano le vendite di spumanti DOP, caffè torrefatto e olio extravergine di oliva. Va, tuttavia, precisato che le esportazioni complessive dell’Italia di questi prodotti continuano a crescere anche nel II trimestre, in linea con l’andamento positivo dell’export agroalimentare totale.
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-foto agenziafotogramma.it-

28 Pastai, prima pasta di Gragnano con zero pesticidi e glifosato

ROMA (ITALPRESS) – 28 Pastai è la prima pasta di Gragnano IGP con zero pesticidi e glifosato. Prodotta nell’edificio storico che agli inizi del ‘900 era la sede del Molino e Pastificio Emidio Di Nola, a picco sulla Valle dei Mulini, nasce dalla lavorazione di una miscela esclusiva dei 5 migliori grani duri italiani che crescono sulle colline Frentane, tra Abruzzo e Molise.
La certificazione del metodo Zero pesticidi ottenuta da Bureau Veritas, tra i più autorevoli enti di controllo indipendenti attesta l’assenza totale di prodotti fitosanitari tra cui la micotossina Deossinivalenolo, più conosciuta come Don, la cosiddetta “vomitossina”, molto pericolosa per i bambini, recentemente trovata in diverse paste commerciali, rendendo 28 Pastai oltre che una pasta di grande qualità, anche sana e sicura. I consumatori potranno verificare direttamente l’attestazione dell’assenza di pesticidi inquadrando il QR code presente su ogni confezione. Il metodo Zero pesticidi riguarda non solo la produzione del grano da cui proviene la semola per realizzare la pasta ma anche nello stoccaggio. La conservazione delle materie prime a “Residuo Zero”, infatti, costituisce una fase molto importante del processo dii lavorazione: per tale motivo, tutte le operazioni successive fino alla effettiva immissione del prodotto nel ciclo lavorativo hanno lo scopo di eliminare la presenza di cross contamination e ridurre a limiti accettabili il fenomeno dalla decomposizione operata dai microbi e dalle muffe. Per la tipologia di attività le materie prime “Residuo Zero” sono stoccate all’interno di un’area completamente separata dalla semola convenzionale e opportunamente segnalate con un cartello specifico (logo 28 Pastai-zero pesticidi), le materie prime inoltre sono disposte ordinatamente su scaffalatura e/o pedana allo scopo di escludere il contatto diretto con il pavimento del deposito. Per la prima volta al mondo viene certificato il tempo di essiccazione, un parametro fondamentale per ottenere pasta di qualità. “Questa tecnologia – racconta Elena Elefante, che guida del pastificio – è un registro digitale pubblico sicuro, verificabile e permanente nel tempo e grazie ad essa possiamo raccontarvi tutto della nostra pasta e lasciarvi verificare, con la massima semplicità, l’origine del grano, il tempo e la temperatura di essiccazione. Una vera e propria rivoluzione”.
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-foto ufficio stampa 28 Pastai-

Inaugurato a Reggio Emilia il Cirfood District

REGGIO EMILIA (ITALPRESS) – Inaugurato oggi a Reggio Emilia il Cirfood District, il centro di ricerca e innovazione dove progettare e sperimentare nuove soluzioni capaci di generare valore per la collettività e benessere per i consumatori di oggi e domani, cogliendo le sfide della nutrizione e della ristorazione del futuro.
In un periodo storico segnato da importanti cambiamenti nelle esigenze di scuole, imprese e strutture sociosanitarie, con riferimento al servizio di ristorazione collettiva e alle abitudini alimentari, Cirfood ha aperto le porte del Cirfood District, un luogo nel cuore della Food Valley, che mette al centro un’innovazione rivolta alle persone, anche attraverso soluzioni tecnologiche e sistemi digitali che possano portare un cambiamento positivo della società, rendendola più sostenibile e inclusiva.
Al taglio del nastro e all’evento di inaugurazione, insieme a Chiara Nasi, Presidente di Cirfood, hanno preso parte Stefano Bonaccini, Presidente della Regione Emilia-Romagna, Luca Vecchi, Sindaco di Reggio Emilia, Paolo De Castro, Europarlamentare, e Ferruccio Resta, Presidente CRUI Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, Rettore del Politecnico di Milano, protagonisti di un dialogo su cibo, innovazione e cultura per immaginare un settore, quello della nutrizione e della ristorazione, più sostenibile e accessibile. Durante la tavola rotonda, condotta dal giornalista Roberto Arditti, è pervenuto, inoltre, un messaggio di saluto dell’onorevole Maurizio Lupi, che ha sottolineato il valore sociale del settore della ristorazione collettiva per le famiglie italiane e ha espresso il suo apprezzamento e la sua stima per la decisione di inaugurare un distretto innovativo per rilanciare il settore dopo le difficoltà affrontate nel corso degli ultimi anni a causa degli effetti della pandemia.
“Siamo molto orgogliosi e felici di aprire, finalmente, le porte del nostro Cirfood District a tutta la comunità e al Paese. Un centro all’interno del quale partner, scuole, enti, start-up, aziende e università potranno contribuire concretamente a immaginare la ristorazione del futuro e a progettare soluzioni in grado di incrementare il benessere delle persone e del Pianeta” ha commentato Chiara Nasi, Presidente di Cirfood. “Nonostante gli ultimi 3 anni abbiano inciso particolarmente sui nostri bilanci, tra pandemia e rincari, non abbiamo mai smesso di investire in innovazione, perchè sentiamo la responsabilità del nostro lavoro, per l’enorme valore dei servizi che offriamo, in termini di salute pubblica, accessibilità a un cibo di qualità, sostenibilità ambientale ed economica della filiera agroalimentare, occupazione, in particolare femminile, e welfare. Il Cirfood District sarà la casa dei co-innovatori, uno spazio dove cooperare per migliorare la società in cui viviamo”.
“Se siamo la Food Valley mondiale – ha affermato il Presidente Stefano Bonaccini – non è solo per la straordinaria qualità dei prodotti realizzati in questa Regione, ma anche per l’innata vocazione di imprenditori e cooperatori a credere nell’innovazione e nella ricerca come motori di sviluppo industriale e sociale. E nel mettere al centro il lavoro. Oggi ne abbiamo un’ulteriore prova: Cirfood District rappresenta questa volontà, tipica dell’Emilia-Romagna, di non resistere ai cambiamenti, ma di cavalcarli, anzi spesso di precederli, senza paura del futuro, ma con la voglia di costruirlo oggi, giorno per giorno. Il settore alimentare è uno dei pilastri dell’economia regionale grazie a filiere di rilievo internazionale. Come Regione, proseguiremo il nostro impegno ad affiancare chi sa coniugare qualità e innovazione, come in questo caso. Senza dimenticare che la ristorazione collettiva assume un valore strategico e di tenuta sociale ancora più importante in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo”.
L’inaugurazione è stata l’occasione per presentare il Comitato Scientifico, il team di esperti e voci autorevoli che, assieme all’Osservatorio Cirfood District, indirizzeranno l’attività progettuale del centro di ricerca per dar vita a nuove soluzioni e collaborazioni. Del Comitato Scientifico fanno parte: Marco Frey, Professore ordinario di economia e gestione delle imprese, direttore del gruppo di ricerca sulla sostenibilità (SuM) della scuola universitaria superiore Sant’Anna di Pisa; Guendalina Graffigna, Professore ordinario di psicologia dei consumi e della salute presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e direttore del centro di ricerca EngageMinds HUB; Luigina Mortari, Professore ordinario di Pedagogia generale e sociale nel dipartimento di Scienze umane dell’Università di Verona, ex Presidente del consiglio d’amministrazione di Indire presso il Miur; Andrea Pezzana, Medico specialista in scienza dell’alimentazione, direttore della struttura di nutrizione clinica dell’ASL Città di Torino e docente dell’Università degli Studi di Torino.
Il Cirfood District è uno spazio unico nel suo genere, tra i pochi in Italia e in Europa con un sistema integrato di ricerca gastronomica (composto da Laboratorio Sensoriale, Cucina e Ristorante Sperimentale) realizzato con la collaborazione dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Una piattaforma partecipativa, aperta a tutti coloro che vogliono co-innovare e co-operare con CIRFOOD su progetti di ricerca applicata, attraverso iniziative ad hoc rivolte a enti e aziende, eventi ed esperienze con università e scuole per conoscere e approfondire le nuove frontiere della nutrizione e le esigenze della società.
“Taste the Future” sarà la filosofia che caratterizzerà ogni attività e spazio dell’edificio. Una struttura, polifunzionale, sostenibile e dal design innovativo, progettata da Iotti + Pavarani Architetti e Studio LSA, che permetterà di simulare diversi ambienti della ristorazione, dove studiare e osservare il comportamento dei consumatori, dare spazio alla formazione, elaborare ricettazioni, tecniche di cottura, nuove alternative per il packaging, far testare alle aziende avanzate soluzioni per la pausa pranzo e condividere con le scuole la cultura del cibo.
Cirfood Cooperativa Italiana di Ristorazione -Con oltre 50 anni di storia, Cirfood è una delle maggiori imprese italiane attive nella ristorazione collettiva, commerciale e nei servizi di welfare. Grazie al lavoro di circa 12.000 persone, la vera forza dell’impresa, Cirfood è presente in 17 regioni e 74 province d’Italia, in Olanda e Belgio. Feed the future è la visione che ispira da sempre Cirfood nel modo di fare impresa e guardare al domani per migliorare gli stili di vita delle persone nel rispetto dell’ambiente. Cirfood si impegna ogni giorno a nutrire il futuro di idee e soluzioni in grado di garantire a tutta la società uno sviluppo sostenibile, dal punto di vista economico, ambientale, sociale e culturale.
-foto agenzia Italpress-
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