Agroalimentare

Mozzarella di bufala, a Napoli il primo congresso internazionale

NAPOLI (ITALPRESS) – Due giornate di incontri, 6 sessioni di lavoro, 30 relatori, 9 ospiti stranieri provenienti da 5 continenti, 30 progetti di ricerca: Napoli diventa la capitale mondiale della mozzarella di bufala campana. Il 24 e 25 settembre i più importanti esponenti del mondo della ricerca, delle istituzioni e delle imprese della filiera arriveranno in città per la prima conferenza internazionale sulla mozzarella di bufala e i prodotti lattiero-caseari, inserita nel programma di celebrazioni per gli 800 anni dell’Università Federico II di Napoli. Un evento di alto profilo scientifico, organizzato dal Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop, dall’ateneo federiciano con il Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni animali e il Dipartimento di Agraria, dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno.
I lavori inizieranno il 24 settembre alle ore 9 nell’aula congressi dell’Università “Federico II” in via Partenope a Napoli con un videomessaggio del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida e gli interventi del rettore della Federico II, Matteo Lorito, che è anche presidente del comitato organizzatore, e del presidente del Consorzio di Tutela, Domenico Raimondo.
Saranno illustrate le più recenti scoperte e i risultati più rilevanti raggiunti dal comparto a livello internazionale. Dalle proprietà del latte di bufala, anche in chiave di prevenzione di alcuni tipi di tumore dell’intestino, fino agli sviluppi futuri, segnati dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale, di un settore che è diventato un motore economico del Mezzogiorno. Al centro della due giorni anche studi e relazioni per smentire gli attacchi al sistema agroalimentare: dalla sostenibilità al benessere animale, si assiste a un crescendo di fake news sui prodotti derivati dal latte. Sarà inoltre rilanciato l’impegno contro i cibi sintetici per garantire la massima trasparenza ai consumatori.
La popolazione mondiale bufalina è di circa 200 milioni di capi, concentrati soprattutto in Asia e Sud America. In Italia sono appena 431mila le bufale, ma solo qui si è sviluppato un modello di filiera economica che ruota intorno a questo straordinario animale e al suo latte, che dà origine alla mozzarella di bufala campana Dop. Circa 1400 allevamenti producono latte idoneo alla produzione della Dop, oltre 150 allevatori e trasformatori fanno parte del Consorzio di Tutela, per un giro d’affari di 1,2 miliardi di euro (fonte Svimez, 2019). Un “unicum” che desta interesse nel mondo.
La due giorni è stata divisa in tre macro-aree: la zootecnia, la tecnica di produzione e l’economia, evidenziando come questi fattori si intersecano nel mondo lattiero- caseario. Si tratta di temi centrali per un confronto a più voci che ha l’ambizione di gettare le basi per una sempre più ampia e proficua collaborazione internazionale nel settore.
La giornata di martedì 24 settembre ospiterà in mattinata la sessione dedicata alla zootecnia. In questa prima parte si discuteranno le migliori tecniche di allevamento, fase fondamentale per garantire al consumatore prodotti non solo di qualità, ma che abbiano anche la potenzialità di prevenire o essere validi aiuti nel trattamento di patologie. In quest’ottica sono diversi gli studi dedicati alle proprietà del latte di bufala, che saranno presentati nel corso dei lavori. Guardando al futuro, si discuterà anche di come poter utilizzare al meglio i nuovi strumenti a disposizione (AI, tecnologie di precisione).
Nel pomeriggio, il dibattito sarà dedicato alla tecnologia casearia: dalla qualità dell’oro bianco ai suoi tratti distintivi fino alle particolari innovazioni che hanno reso la bufala campana così unica, al confronto con altri prodotti passati, presenti e futuri, come i cibi prodotti in laboratorio e quelli derivanti da fonti proteiche alternative. In questo complesso scenario, come si posizionerà il nostro sistema agroalimentare, e che impatto avranno i novel food sulla nostra qualità di vita? Sono solo alcune delle domande a cui gli studiosi tenteranno di dare risposte.
Mercoledì 25 settembre, invece, si aprirà la terza sessione, in cui si tratteranno temi di natura economico-sociale con riferimento al mercato locale e globale, fino a discutere della creazione di valore nelle filiere agroalimentari, di sostenibilità ambientale, economica, sociale. Ma al centro del dibattito ci saranno anche temi di grande attualità, come l’azione di contrasto all’avanzata del cibo sintetico e le problematiche legate all’utilizzo del termine “latte” per contraddistinguere il prodotto di origine animale rispetto a quelli di origine vegetale.
Alla “First International Conference on Buffalo Mozzarella and Milk Products” parteciperanno ospiti provenienti non solo dall’Italia, ma anche da India, Stati Uniti, Europa, Australia, Nuova Zelanda e Brasile, in rappresentanza del gotha del settore lattiero-caseario mondiale. Tra i principali relatori si segnalano: Alexander Anton, segretario dell’Associazione lattiero-caseario europea (Eda); Antonio Auricchio, presidente dell’Associazione dei formaggi italiani Dop e Igp (Afidop); Maria Luisa Balestrieri, docente del Dipartimento di Medicina di Precisione dell’Università della Campania “Vanvitelli”; Otavio Bernardes, già presidente dell’Associazione brasiliana allevatori bufalini; Piercristiano Brazzale, presidente della Federazione Internazionale Latte (Fil); Giuseppe Campanile, docente del Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali dell’Università Federico II di Napoli; Jaime Castaneda, vicepresidente del Consorzio statunitense delle Comuni Denominazioni; Pier Sandro Cocconcelli, docente dell’Università Cattolica; Michael D’Occhio, docente dell’Università di Sidney;
Cristiano Fini, presidente nazionale della Cia; Tim Groser, dal 2016 al 2018 ambasciatore della Nuova Zelanda Negli Stati Uniti;
Giovanni Guarneri, presidente di Confcooperative; Carmen Iemma, allevatrice; Antonio Limone, direttore dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno; Ettore Prandini, presidente nazionale Coldiretti; Angela Salzano, ricercatrice del Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali della Federico II di Napoli; Rupinder Singh Sodhi, presidente dell’Associazione lattiero-casearia indiana; Paolo Zanetti, presidente Assolatte.
Corsi, visite guidate, degustazioni: ricco anche il calendario di iniziative collaterali alla scoperta del territorio di origine della mozzarella di bufala campana Dop.
Il 22 e 23 settembre saranno due giorni di pre-congresso. Gli ospiti internazionali potranno partecipare a un corso relativo alle tecniche più innovative ma allo stesso tempo tradizionali per la produzione di formaggi, con un particolare focus sulla mozzarella di bufala campana, con un approccio sia teorico che pratico. Il corso si svolgerà nelle Regie Cavallerizze della Reggia di Caserta, sede del Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana DOP.
Il congresso vivrà infine un’appendice giovedì 26 settembre, quando i partecipanti avranno l’occasione di essere protagonisti di un tour in un allevamento e due caseifici, per conoscere da vicino il sistema di produzione della Bufala Campana Dop.
Tutte le informazioni sul congresso sono disponibili sul sito internet www.bmmp2024.it .

– foto ufficio stampa Consorzio tutela mozzarella di bufala –
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Arriva il manifesto sulla produzione olivicola sostenibile

ROMA (ITALPRESS) – Conoscenza, condivisione e crescita per affrontare le sfide della filiera olivicola. E’ il “Manifesto della Produzione Olivicola” presentato da Costa d’Oro, l’azienda di Spoleto tra i principali attori in Italia nella produzione di olio di qualità e Confagricoltura con iniziative e azioni concertate con i partner dell’Academy: dalle Università a Assoprol, passando per gli olivicoltori e i tecnici agronomi.
La presentazione del Manifesto è stata anche l’occasione per fare il punto sul fronte della produzione e sulla campagna olivicola in corso. L’Italia è il secondo produttore, con una quota che raggiunge il 15% della produzione su base mondiale, secondo esportatore di olio di oliva al mondo e il primo consumatore, con 8,2 litri a testa all’anno. Il nostro Paese detiene anche il primato mondiale per varietà, con oltre 500 genotipi di olive da olio dai quali proviene il maggior numero di oli extravergine a denominazione in Europa (42 Dop e 8 Igp).
“La campagna appena iniziata si prospetta tutt’altro che abbondante – spiega Tiziana Sarnari, di Ismea – nonostante quasi tutti i principali competitor mostrino segni positivi. Diversa la situazione dell’Italia, per la quale il calo stimato è la combinazione della naturale alternanza e delle svariate avversità climatiche che si sono susseguite anche quest’anno. La situazione produttiva eccezionale di questi ultimi due anni ha ‘sparigliatò il mercato con incrementi di prezzo eccezionali. Il prodotto italiano ha superato per mesi la soglia dei euro al chilo”. Il consumo mondiale è in lenta ma costante crescita, tuttavia i cambiamenti climatici e gli eventi estremi, quali inondazioni e siccità, hanno impattato sulla produzione. In uno scenario di questo tipo, produttività economica e sostenibilità diventano i due driver per la crescita del comparto, facendo leva sia sulla millenaria tradizione olivicola italiana, sia sulle moderne tecnologie agricole. Il comparto italiano ha infatti bisogno di innovazione, investimento e collaborazione tra gli attori della filiera, superando l’eccessiva frammentazione della struttura produttiva (l’oliveto medio italiano ha un’estensione di appena 2 ettari). Occorre essere competitivi sul mercato globale e, al tempo stesso, concreti nell’affrontare le varie problematiche, come gli effetti del cambiamento climatico, le difficoltà nell’ammodernamento degli impianti, il ritardo nel recepimento delle innovazioni e l’abbandono degli oliveti in zone dove l’olivo rappresenta una preziosa risorsa paesaggistica, fondamentale anche per prevenire il dissesto idrogeologico.
“Di qui la necessità di fare sistema, imparando l’uno dall’altro – afferma Pascal Pinson, direttore generale di Costa d’Oro -, conoscenza condivisione e crescita sono le parole chiave del Manifesto della Produzione Olivicola Sostenibile che oggi presentiamo: un documento attraverso il quale diamo la nostra visione e il nostro piano di azione per costruire il futuro della filiera olivicola. La missione del Manifesto è fare in modo che oltre 1 milione di alberi siano recuperati, gestiti o piantati in modo più sostenibile entro il 2030, con un impatto positivo anche sull’occupazione agricola. Con la Planet O-live Academy fanno sistema vari mondi: le università, le associazioni di settore, agricoltori e frantoiani. Insieme per codificare tutte le migliori pratiche di produzione sostenibile in un Manifesto da divulgare al maggior numero possibile di olivicoltori”, conclude.
“Far dialogare gli attori della filiera, condividere esperienze e soluzioni. Questa è la missione che anima la Planet O-live Academy – dice Luca Sebastiani, docente della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa -. Apprendere come un agricoltore vede la produzione e vive i problemi che affronta quotidianamente è per noi tutti un incentivo in più per focalizzare l’attenzione sugli aspetti che vanno approfonditi. Questo rende la ricerca scientifica più vicina alle necessità degli olivicoltori”. Valorizzare la filiera è anche al centro del gruppo di lavoro guidato da Maurizio Servili, docente del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università di Perugia: “Soltanto il 15% dell’oliva che si trasforma in olio viene opportunamente utilizzato – afferma – Il resto del frutto ha attualmente una valorizzazione molto bassa o nulla. A volte l’inefficace gestione dei sottoprodotti diventa addirittura un costo, rendendo la coltivazione a rischio dal punto di vista economico”. In questo primo volume, dedicato a Sostenibilità e Produttività, si presentano due testimonianze: quella di Pierluigi Taccone e quella di Sabina Cantarelli e Pier Riches. A ogni storia viene affiancato il “Commento del Tecnico Agronomo”.
“E’ con orgoglio che oggi arricchiamo l’Academy con 5 nuovi tecnici agronomi – afferma Marco Viola di Assoprol -, conoscenza e condivisione sono gli asset fondamentali per migliorare la produzione e far crescere il comparto”. Il presidente della Federazione Nazionale Olivicola di Confagricoltura, Walter Placida, infine, sottolinea la condivisione “del progetto che ha portato alla redazione del Manifesto della Produzione Olivicola sostenibile e partecipato alla stesura grazie all’esperienza di prestigiose aziende e al lavoro dei tecnici agronomi delle nostre sedi. Apprezziamo il metodo scelto da Costa d’Oro, che parte dalla condivisione delle esperienze e delle soluzioni, e collaboreremo per lo sviluppo futuro, anche commerciale, dell’intesa”.
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– Foto: xb1/Italpress –

Ferrero lancia Nutella Plant-Based con ingredienti di origine vegetale

MILANO (ITALPRESS) – Dopo diversi mesi di anticipazioni e attesa, a settembre 2024 Ferrero lancia Nutella Plant-Based, l’ultima novità della famiglia Nutella: la stessa inconfondibile esperienza della crema spalmabile amata da milioni di fan in tutto il mondo ora con ingredienti di origine vegetale.
Nel contesto delle celebrazioni per il sessantesimo compleanno di Nutella, a pochi mesi dal lancio di Nutella versione gelato, arriva sul mercato una nuova ricetta, nata con l’obiettivo di offrire l’inconfondibile esperienza Nutella a coloro che, per necessità o per scelta, prediligono alimenti a base vegetale o privi di lattosio.
La ricetta, con ingredienti di origine vegetale come alternativa al latte, quali ceci e sciroppo di riso, risulta così adatta alle persone intolleranti al lattosio, offrendo loro la possibilità di assaporare, o ritornare ad assaporare, la stessa inconfondibile esperienza di Nutella, a cui hanno dovuto rinunciare. Risponde inoltre a una recente tendenza alimentare, definita come “dieta flexitariana”, abbracciata oggi da circa 12,5 milioni di italiani che, all’interno di una dieta varia e bilanciata, in maniera flessibile hanno scelto di privilegiare alimenti di origine vegetale, moderando il consumo di alimenti di origine animale. Come Nutella, anche Nutella Plant-Based è senza glutine. Inoltre, Nutella Plant-Based è certificata dalla Vegetarian Society come “Vegan Approved”.
La progettazione della linea di produzione dedicata a Nutella Plant-Based è iniziata a gennaio 2023 e le prime produzioni industriali sono datate giugno 2024, dopo circa 18 mesi dall’avviamento dei lavori. Sarà distribuita a partire da settembre 2024 nel canale della grande distribuzione organizzata in Italia, Francia e Belgio nel formato da 350g e arriverà nel 2025 anche in altri mercati europei.
Da sessant’anni, milioni di consumatori iniziano la loro giornata con Nutella e, con il lancio di Nutella Plant-Based, Ferrero intende ulteriormente rafforzare la propria presenza nel momento della prima colazione dolce. E’ un mercato che vale 5,9 miliardi di euro, di cui le principali categorie sono biscotti (33,3%), merende calde (26,2%) e creme spalmabili (8,5%). Quest’ultima è una categoria in crescita (+4,3%), in cui Ferrero è leader proprio grazie a Nutella. In questo contesto, le creme spalmabili “plant-based” rappresentano oggi, prima dell’ingresso di Nutella Plant-Based, un mercato in forte crescita, soprattutto nel breve periodo (+31%) e con un valore complessivo che si aggira intorno ai 30 milioni di euro.
Stefano Lelli Mami, Region Marketing Manager Nutella Italia, intervenuto a margine dell’evento di presentazione ufficiale del nuovo prodotto, ha così commentato: “Nell’anno delle celebrazioni per il 60° compleanno di Nutella, grazie allo spirito di innovazione e di imprenditorialità che da sempre caratterizza Ferrero, Nutella avrà la possibilità di scrivere una nuova pagina della propria storia. A pochi mesi dal lancio di Nutella Ice Cream, lanciamo oggi sul mercato anche la versione Nutella Plant-Based, realizzata con ingredienti di origine vegetale che, come alternativa al latte, integra ceci e sciroppo di riso, due ingredienti dal gusto delicato ed equilibrato, che hanno consentito di garantire l’inconfondibile gusto e la cremosità tipica di Nutella”. Per poi concludere: “Nutella Plant-Based è prodotta in Italia, presso lo stabilimento di
Sant’Angelo dei Lombardi in provincia di Avellino, a testimonianza dell’impegno del Gruppo Ferrero nel continuare a consolidare la propria presenza nel Paese e il proprio footprint industriale”.
Il brand Nutella, dall’arrivo sul mercato del primo snack on-the-go Nutella &GO! nel 2005, passando per Nutella B-ready, lanciato nel 2015, fino a Nutella Biscuits nel 2019, Nutella Muffin nel 2020, Nutella Croissant nel 2023 e Nutella Ice Cream a giugno 2024, con Nutella Plant-Based avrà la possibilità di ampliare ulteriormente la propria gamma di prodotti offrendo una nuova scelta in grado di accogliere ancora più persone nella più ampia famiglia Nutella, continuando a investire, ad affermarsi come brand globale e a scrivere nuovi capitoli di un successo destinato a non fermarsi.
-foto xh7 Italpress –
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Vinitaly e Agenzia ICE approdano a Tokyo con la nave Amerigo Vespucci

TOKYO (GIAPPONE) (ITALPRESS) – Anche il vino è tra le eccellenze italiane salpate con l’Amerigo Vespucci nel tour mondiale che fino al 30 agosto fa tappa a Tokyo. E per celebrarlo, oggi, nella capitale nipponica, si è tenuta una esclusiva masterclass “Iconic wines of Italy”, promossa da Agenzia ICE e realizzata da Vinitaly, il più importante salone internazionale dedicato ai vini e ai distillati. In ogni tappa della nave scuola della Marina Militare, infatti, viene allestito il Villaggio Italia l'”Esposizione Mondiale Itinerante Pluriennale” delle eccellenze italiane che offre ai visitatori un’esperienza unica per conoscere la bellezza dell’Italia attraverso la sua arte, la sua cultura, la sua musica, il food, il cinema, la tecnologia e la ricerca scientifica.
La masterclass di Tokyo ha visto protagonisti sette vini iconici del patrimonio enologico italiano: Trento Doc Brut Millesimato “Giulio Ferrari Riserva del Fondatore” 2009 (Ferrari Trento), Verdicchio dei Castelli di Jesi Riserva Docg Classico 2017 (Villa Bucci), Toscana Igt Rosso “Tignanello” 2020 (Marchesi Antinori), Bolgheri Sassicaia Doc “Sassicaia” 2021 (Tenuta San Guido), Bolgheri Doc Rosso Superiore “Ornellaia” 2020 (Ornellaia), Barolo Docg Riserva 2017 “Vigna Rionda” 2017 (Massolino) e Passito di Pantelleria Doc “Ben Ryè” 2022 (Donnafugata).
I due italian wine ambassador certificati dalla Vinitaly international Academy, Asami Yoshikawa e Irving So, hanno guidato il pubblico giapponese – composto da buyer, importatori, sommelier, ristoratori di fascia alta, influencer e giornalisti – in un viaggio sensoriale alla scoperta delle regioni vinicole italiane più rinomate.
All’evento hanno partecipato per Veronafiere il presidente, Federico Bricolo, e il direttore generale, Adolfo Rebughini, per Agenzia ICE il presidente, Matteo Zoppas, e il direttore dell’ufficio di Tokyo, Gianpaolo Bruno.
L’iniziativa si inserisce nel quadro più ampio delle attività congiunte di Vinitaly e Agenzia ICE per consolidare la presenza del vino italiano sui mercati asiatici, in un momento in cui la domanda di prodotti di fascia medio-alta è in costante crescita. Il Giappone, in particolare, rappresenta il principale partner del vino italiano in tutta l’Asia, con oltre 200 milioni di euro di importazioni all’anno, per l’80% di vini Dop e Igp.
Si tratta di un interesse per le etichette Made in Italy confermato dal trend di crescita dei buyer qualificati giapponesi presenti alla Fiera di Verona in occasione di Vinitaly: in tutto quasi 700 all’edizione dello scorso aprile, 100 in più rispetto al 2023.
“La masterclass realizzata a Tokyo, in collaborazione con Vinitaly, rappresenta un’occasione unica per presentare le eccellenze del vino italiano in un contesto altamente strategico come quello giapponese che rappresenta il primo mercato asiatico per il settore. La sinergia tra ICE, Vinitaly e le più prestigiose etichette italiane, insieme all’inestimabile contributo della Amerigo Vespucci, non solo amplifica la visibilità del Made in Italy, ma crea anche concrete opportunità di business matching con i principali operatori giapponesi – afferma il presidente di Agenzia ICE, Matteo Zoppas -.Con un valore di esportazioni che supera i 200 milioni di euro, riteniamo essenziale implementare attività promozionali strategiche per sensibilizzare e coinvolgere anche quella parte di mercato non etnico, attenta ai vini di prestigio. Il nostro obiettivo è consolidare e incrementare ulteriormente la presenza dei vini italiani in Giappone”.
“Con questa prestigiosa masterclass, Vinitaly ribadisce il proprio ruolo di brand-bandiera per la promozione del vino italiano – dichiara Federico Bricolo, presidente di Veronafiere -. Si tratta di una iniziativa vincente per il sistema-Paese che ci ha visto collaborare con il Ministero della Difesa, Agenzia ICE con il suo ufficio di Tokyo e l’Ambasciata italiana in Giappone”.
“La nostra presenza a Tokyo a bordo del Vespucci – commenta Adolfo Rebughini, direttore generale di Veronafiere – è un ulteriore tassello della nostra strategia di proiezione sui mercati esteri, forte di una rete di roadshow, preview, academies e una manifestazione specifica, dedicata a quest’area del mondo: Wine to Asia”.
Il vino italiano a Tokyo è presente in questi giorni anche nei brindisi ufficiali a bordo del Vespucci, grazie alla partnership con Prosecco Doc, e nella cena di gala del 27 agosto, dove la Regione Piemonte partecipa insieme al Consorzio Piemonte Land of Wine.
Per Vinitaly, ora, la missione di internazionalizzazione in Asia prosegue con un calendario che vede impegnata la fiera di Verona dal 2 al 6 settembre con la settima edizione del Vinitaly China Roadshow, a Shanghai, Xìan e Guangzhou. Si torna poi in Giappone, insieme ad Agenzia ICE, per la Borsa Vini 2024 in programma a Osaka e Tokyo, rispettivamente il 7 e il 9 ottobre. Nel 2025, è già fissata la terza edizione di Wine to Asia, dal 9 all’11 maggio a Shenzhen, in Cina.

– foto ufficio stampa Vinitaly –
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Agricoltura sociale, presentato “Ripartiamo dalla nostra terra”

RIMINI (ITALPRESS) – Agricoltura come sinonimo di riscatto e reinserimento sociale: è questa la filosofia che ha guidato Confagricoltura, JTI Italia e Caritas nella realizzazione del progetto “Ripartiamo dalla Nostra Terra. L’Agricoltura Sociale”, presentato oggi alla 45esima edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli a Rimini.
All’interno del progetto, quindici persone, detenute ed ex detenute, partecipano attivamente a tutte le fasi della gestione di un’azienda agricola autosufficiente, presso il complesso residenziale “Casale del Melagrano” di Castrolibero, in provincia di Cosenza, per reinserirsi nella vita sociale, lavorando. I destinatari dell’iniziativa si occupano di tutte le attività dell’azienda, dalla coltivazione di frutta e verdura all’allevamento di animali; per poi dedicarsi alla lavorazione e al confezionamento dei prodotti agroalimentari e, infine, alla loro commercializzazione. L’intero processo è agevolato dall’aiuto di un’equipe multidisciplinare – composta da psicologi, educatori, esperti del settore agricolo e volontari – e prevede l’attivazione di 6 tirocini formativi e lavorativi, in collaborazione con Agenzia per il Lavoro AG-Formazione.
L’evento di presentazione si è aperto con i saluti del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, che ha sottolineato l’importanza di questo genere di percorsi per creare un impatto positivo nelle comunità. Sono poi seguiti gli interventi di Massimiliano Salini, Eurodeputato di Forza Italia e Vice Presidente del PPE al Parlamento Europeo, Sandro Gambuzza, Vicepresidente di Confagricoltura, Paolo Valente, Vice Direttore di Caritas Italiana e Lorenzo Fronteddu, Corporate Affairs & Communication Director di JTI Italia.
“L’agricoltura rappresenta un valore essenziale per la nostra comunità in termini di produzione, nutrizione e alimentazione, tutela e valorizzazione del territorio – ha dichiarato Massimiliano Salini, Eurodeputato di Forza Italia e vice Presidente del PPE al Parlamento Europeo -. L’iniziativa che presentiamo oggi dimostra ancora una volta come il settore agricolo abbia anche una valenza sociale importante. Grazie a questi progetti formativi l’agricoltura diventa una opportunità per chi nella vita, dopo aver incontrato una difficoltà, ha deciso di volersi rialzare e guardare al futuro con forza, speranza e determinazione. Il mio impegno per il settore agricolo in sede di Parlamento Europeo parte da un principio fondamentale: la strategia agricola Europea non deve e non dovrà essere modulata sulle esigenze della Commissione europea ma sulle esigenze degli europei. Se si confonde l’idea della sostenibilità con l’immagine di un ambiente che non consente ai cittadini e agli agricoltori di avere ciò di cui hanno bisogno, queste regole vanno modificate. Lavoriamo per migliorare la consapevolezza che non ci sarebbe agricoltura senza agricoltori, per avere un’agricoltura all’altezza dei cittadini la prima preoccupazione che devono avere le istituzioni è quella di consentire agli agricoltori di fare il loro mestiere”.
“L’agricoltura si è innovata nei processi di produzione, ma i valori sui quali si fonda il nostro lavoro restano invariati: in particolare, la solidarietà, la resilienza e la consapevolezza – ha dichiarato Sandro Gambuzza, Vicepresidente di Confagricoltura -. Ogni giorno, infatti, lavoriamo per garantire la sicurezza alimentare a una popolazione sempre più ampia, tutelando l’ambiente e il legame tra il territorio e le persone. L’agricoltura ha nel suo DNA una forte vocazione sociale, che si esprime al meglio quando riesce a valorizzare le persone più fragili. Progetti come quello portato avanti con JTI Italia e Caritas, o come la nostra longeva iniziativa “Coltiviamo agricoltura sociale”, sono indispensabili per incentivare modalità di impresa etiche, che offrono opportunità di lavoro concrete anche a persone in difficoltà, con un riscontro positivo importante sulla produttività e sulla società”.
“Il progetto – ha sottolineato Paolo Valente, Vice Direttore di Caritas Italiana – risponde alla volontà di Caritas Italiana di partire dagli ultimi nello sviluppare azioni di costruzione del bene comune. Qui si va nella direzione di un’economia inclusiva, capace di coinvolgere la comunità e nella comunità le persone in una situazione di fragilità. Le Caritas diocesane sono sempre più attente nell’accompagnare in particolare le persone detenute e ex detenute nel recuperare un rapporto positivo con le comunità. Anche il tema del lavoro è centrale quando si tratta di agire a contrasto della povertà nel nostro Paese. Questo progetto unisce entrambi gli aspetti in una prospettiva che coinvolge attivamente il territorio interessato”.
“Siamo davvero orgogliosi di aver collaborato a questa bella iniziativa – ha concluso Lorenzo Fronteddu, Corporate Affairs & Communication Director di JTI Italia -. Da anni ci impegniamo a sostenere con investimenti crescenti il comparto tabacchicolo italiano, e per la nostra azienda il settore agricolo riveste un ruolo cruciale. Per questo essere parte di un progetto che riesce a combinare in modo così proficuo due tematiche per noi centrali, come l’agricoltura e la sostenibilità, offrendo una seconda chance a persone che ne hanno bisogno, è per noi motivo di grande orgoglio. Ringraziamo quindi Confagricoltura, nostro partner di lungo corso con cui collaboriamo da tempo nella messa a punto di progetti di assoluto valore, e la Caritas Diocesana di Cosenza-Bisignano per aver reso possibile una collaborazione tanto fruttuosa”.
Il progetto, che è partito lo scorso gennaio e si concluderà alla fine del 2024, si inserisce nel solco del forte impegno dimostrato da JTI Italia durante gli anni per sostenere i territori in cui opera e le sue comunità, valorizzando il tema dell’agricoltura sociale. La finalità principale è sostenere l’integrazione sociale e lavorativa dei partecipanti, creando al contempo un modello formativo ed economico replicabile e sostenibile, dove il coefficiente educativo e di integrazione è esaltato dall’approccio inclusivo del lavoro agricolo. Sviluppando il potenziale delle persone coinvolte, il progetto mira a gettare un ponte tra la società civile e la realtà carceraria, fornendo ai beneficiari non soltanto gli strumenti per imparare un mestiere, ma anche qualità come senso di responsabilità e di autogestione, fondamentali per una vita autonoma fuori dal carcere.

– foto ufficio stampa Spencer & Lewis per JTI –
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Mimmo Paladino crea tre etichette per i primi 25 anni dell’Amarone Aneri

ROMA (ITALPRESS) – Per i primi 25 anni dell’Amarone Aneri, il pittore Mimmo Paladino ha firmato tre etichette. Un prestigioso riconoscimento per la Cantina Aneri, che si trova a San Pietro in Cariano (Verona), nella zona cuore della produzione dell’Amarone classico, che potrà così celebrare il primo quarto di secolo con tre etichette d’autore pensate e disegnate appositamente dall’artista considerato tra i principali esponenti della transavanguardia italiana.

– Foto ufficio stampa Cantina Aneri –

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Barilla, per filiere di pomodoro e basilico arriva stagione del raccolto

PARMA (ITALPRESS) – Pomodoro e basilico: “due ingredienti semplici, ma straordinari, espressione della bella stagione e dello stile italiano. Perfetti in estate per dare sapore e colore tantissimi piatti, come gli spaghetti pomodoro e basilico: una ricetta che rappresenta tutta la bontà e la qualità del Made in Italy nel mondo. E proprio in estate, con il caldo arriva anche il momento del raccolto”. Lo sottolinea Barilla in una nota.
Sono infatti oltre 100.000 le tonnellate di pomodoro italiano che vengono lavorate e che poi Barilla trasforma ogni anno in salse e sughi e oltre 6.500 le tonnellate di basilico 100% italiano che diventano pesto. Proprio il basilico 100% italiano nasce principalmente nei campi coltivati vicino allo Stabilimento di Rubbiano a Parma, in piena Food Valley, dove si preparano sughi e pesti con vasetti 100% riciclabili.
“Il basilico viene seminato in primavera, per essere raccolto d’estate: con la raccolta si parte al mattino presto, poichè bagnate dalla rugiada le foglie mantengono tutte le qualità in vista della trasformazione. Viene colto a 15 cm perchè interessa il rapporto foglia-gambo, ma anche la croccantezza e il profumo intenso. Il nostro clima e il nostro suolo conservano le caratteristiche migliori per questo tipo di coltivazione”, ha commentato Simone Bernardi, titolare dell’azienda Agricola Bernardi di Collecchio (PR).
“Il pomodoro nella zona di Parma e Piacenza è il filo conduttore della nostra vita. Per un prodotto eccellente il terreno non deve mai scendere al di sotto dei 13°C nemmeno durante la notte. Le piantine, invece, devono essere poste nel terreno in primavera, tra aprile e maggio, quando la temperatura è di 20-25°C. Il nostro è un impegno costante durante tutto l’anno per garantire un raccolto di qualità”, spiega Giuseppe Bonati, titolare dell’azienda agricola La Felina di Felino (PR).
Alle spalle di ogni raccolto vive dunque l’impegno di produttori e trasformatori italiani che impiegano un’esperienza che si tramanda nel tempo, “mantenendo l’unicità dei prodotti agricoli italiani apprezzati a livello mondiale – prosegue la nota -. Ciò definisce la qualità e la sostenibilità della produzione, che nasce da un rapporto più che ventennale di Barilla con diversi produttori, fornitori e trasformatori italiani. Il pomodoro e il basilico utilizzati dall’azienda, infatti, si contraddistinguono per la loro origine italiana, per la profonda integrazione con gli agricoltori del territorio (sono 37 i fornitori che collaborano con Barilla nella filiera del basilico) e per l’alta specializzazione e competenza nelle tecnologie di trasformazione. Barilla si impegna da anni ad acquistare materie prime da filiere responsabili e sostenibili dal punto di vista economico, sociale e ambientale. Alla base, c’è la volontà del Gruppo di stabilire rapporti di lavoro duraturi con i propri fornitori, fondati sul dialogo, sulla trasparenza e sulla soddisfazione delle controparti. Sono infatti l’eccellenza della qualità, il rispetto dei diritti umani e dell’ambiente alcuni dei criteri utilizzati nella selezione dei collaboratori”.
Inoltre, per quanto riguarda il pomodoro per il mercato italiano ed europeo, Barilla acquista le materie prime da primari trasformatori italiani, che lavorano pomodori 100% Made in Italy. Tutti sono certificati Global G.A.P o seguono i disciplinari di produzione integrata regionali, a garanzia dell’applicazione di pratiche agricole sostenibili e responsabili.
“Quella di Barilla è una cucina sostenibile e persegue l’obiettivo di portare sulle tavole degli italiani e non solo la gioia del cibo per una vita migliore. Utilizzare materie prime di qualità, per Barilla, non è solo una necessità produttiva in chiave competitiva. E’ una responsabilità sociale ed etica. Da qui nasce la volontà del Gruppo di dar vita alla Carta del Basilico, un disciplinare per la coltivazione sostenibile, per la valorizzazione della biodiversità e delle comunità degli agricoltori. Mentre per i pomodori, Barilla si impegna ad acquistare esclusivamente quelli con certificazione di buone praticole agricole. Siamo orgogliosi che i nostri fornitori ci seguano da oltre 30 anni, alla base c’è un rapporto di fiducia che arriva sino al consumatore finale”, commenta Cesare Ronchi, Direttore Acquisti Materie Prime del Gruppo Barilla.
Con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale, Barilla implementa pratiche agricole sostenibili certificate per proteggere il territorio, il pianeta e le persone coinvolte. Allo scopo di garantire la massima trasparenza per i consumatori italiani, Barilla nel 2024 ha portato avanti la completa digitalizzazione della filiera del basilico fresco utilizzato per il pesto alla genovese, per una totale tracciabilità ed efficienza. Il basilico (fresco e semilavorato) per il pesto alla Genovese è il primo al mondo a essere tracciato tramite tecnologia blockchain, con l’obiettivo finale di mettere a disposizione del consumatore una vera carta d’identità del basilico. A partire da luglio 2024, il QR code viene applicato sui vasetti di Pesto alla Genovese e alla sua variante senz’aglio distribuiti non solo in Italia, ma anche in altri 14 mercati Europei. Attraverso la scannerizzazione del codice presente sulla confezione, è possibile conoscere il luogo di coltivazione del basilico e tutte le informazioni testuali e fotografiche relative all’azienda produttrice. Il sistema di tracciabilità in blockchain è sviluppato in collaborazione con Connecting Food, ha coinvolto 50 unità operative, 19 aziende agricole e 6 fornitori, oltre allo stabilimento di Rubbiano in provincia di Parma.

– Foto ufficio stampa Barilla –

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Attivato corso di laurea in Scienze Gastronomiche a Trapani

TRAPANI (ITALPRESS) – “L’attivazione da parte dell’Università degli studi di Palermo del Corso di laurea triennale in Scienze Gastronomiche, presso la sede di Trapani, rappresenta un’importante opportunità di occupazione per i giovani del territorio e per lo sviluppo di un settore trainante per la nostra economia. Per questo abbiamo deciso di offrire la nostra convinta collaborazione con l’Ateneo palermitano”. Lo dicono Piero Giglione e Tindaro Germanelli, rispettivamente segretario regionale Cna Sicilia e coordinatore regionale Cna Sicilia Agroalimentare.
“Questo corso di laurea – aggiungono Giglione e Germanelli – qualifica il mondo della gastronomia e dell’agroalimentare in Sicilia, sposandosi con l’obiettivo promosso dalla Cna di valorizzare i piatti della gastronomia siciliana, facendone uno strumento di completamento della filiera della produzione e della trasformazione dei prodotti dop e igp locali. Prodotti che saranno al centro del Taormina Food Expo, che si terrà dal 21 al 24 novembre prossimi”.
“La provincia di Trapani – dichiara Giuseppe Orlando, presidente provinciale della Cna Trapani – può dirsi come una delle più importanti province della Sicilia che sta puntando sul settore turistico e di conseguenza ospitare nel proprio territorio questo percorso di laurea ci permette di creare sinergie virtuose tra l’Università e gli operatori del settore. Siamo riusciti a promuovere delle partnership con moltissime aziende dove gli studenti avranno la possibilità di svolgere tirocini e stage per mettere in pratica la formazione fatta in aula”.
“I laureati in Scienze Gastronomiche – dichiara il professor Filippo Sgroi, coordinatore del Corso di laurea in Scienze Gastronomiche dell’Università di Palermo – hanno competenze per l’analisi dei sistemi gastronomici costituiti dai processi di produzione, trasformazione e consumo del cibo, nel quadro di una sostenibilità sistemica con un approccio interdisciplinare; sanno elaborare criticamente le informazioni connesse alle scienze gastronomiche, al fine di contribuire ai processi di conoscenza, educazione e rappresentazione dello sviluppo sociale, economico e politico; possiedono competenze e conoscenze originali per analizzare le modalità con cui si evolvono e si modificano le molteplici relazioni tra uomo e cibo nel tempo e nello spazio, al fine di indagarne le implicazioni sul piano culturale, sociale, politico e ambientale. Una preparazione interdisciplinare che permette sia di inserirsi, al termine dei tre anni, nel mondo del lavoro in aziende, imprese, enti, associazioni che fanno del cibo il loro asset centrale sia di continuare gli studi in corsi di laurea magistrale”.
“Le potenzialità occupazionali della figura professionale che forma il corso di laura in Scienze Gastronomiche sono molteplici – aggiunge – e spaziano dal mondo produttivo (aziende di produzione, trasformazione, conservazione nell’ambito agro-alimentare) a quello della distribuzione (piccola e grande distribuzione alimentare, compreso l’e-commerce, ristorazione collettiva e catering) incluse le aziende del comparto proprio della gastronomia (ristoranti, botteghe, enoteche, ecc). I laureati possono svolgere attività volte allo sviluppo: di nuovi prodotti e servizi destinati ad accrescere e/o valorizzare il patrimonio gastronomico; di nuovi format distributivi, dedicati alle produzioni alimentari di qualità. Date le competenze della figura professionale, anche le attività di comunicazione (media, settore pubblicitario, promozione del territorio e della filiera enogastronomica) e la collaborazione con Istituzioni nazionali e internazionali, governative e non governative, che operano in ambito agroalimentare, nutrizionale e di sviluppo del territorio e del turismo rientrano tra i possibili sbocchi occupazionali”.

– Foto: ufficio stampa Cna Sicilia –

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