Agroalimentare

Premio a progetto Crea-Compagro su sviluppo grano duro e orzo

ROMA (ITALPRESS) – Grano duro e orzo dai semi più grandi e pesanti e capaci di utilizzare al meglio l’azoto presente nel terreno, riducendo l’utilizzo dei fertilizzanti e tutto grazie a un gene: questo l’obiettivo del progetto congiunto CREA-Università di Haifa CompAgro che ha consentito al top scientist israeliano Assaf Distelfeld di aggiudicarsi il premio Rita Levi Montalcini. CompAGro (“Comparative Analysis of seed Growth Regulating Factors in Wheat and Barley)”, presentato dal CREA Genomica e Bioinformatica, con la ricercatrice Erica Mica, e dall’Università di Haifa, è stato il progetto selezionato, mentre il professore Assaf Distelfeld, docente presso l’Università di Haifa, scienziato di fama internazionale sulla genomica dei frumenti ed esperto mondiale del farro selvatico (il progenitore dei farri e dei frumenti duri coltivati) è il vincitore.
“Siamo molto soddisfatti di ospitare presso il nostro centro di ricerca a Fiorenzuola d’Arda il professore Distelfeld – ha spiegato Luigi Cattivelli, direttore del CREA Genomica e Bioinformatica – Questo premio costituisce un riconoscimento per la collaborazione in atto fra i due gruppi di ricerca iniziata nel 2015 con i progetti di sequenziamento dei genomi del farro selvatico prima e del frumento duro poi. Il premio darà ulteriore slancio alla ricerca in atto, per far poi nascere nuovi progetti scientifici di respiro internazionale”.
Il progetto CompAGro mira a individuare i geni coinvolti nella regolazione della crescita e nello sviluppo delle piante, anche mediante approcci di genome editing. Ad essere approfondito, in particolare, il ruolo del gene Growth Regulating Factor 4 (GRF4) nel determinare la dimensione nello specifico dei semi di orzo e grano duro. L’idea alla base del progetto CompAgro, quindi, è quella di effettuare analisi comparative sul ruolo di questo gene nelle due piante, in diverse collezioni di orzi e frumenti, sfruttando la biodiversità esistente. Se fosse confermato il ruolo del gene GRF4 in orzo e frumento duro, tale scoperta avrebbe notevoli ricadute scientifiche e tecnologiche per l’innovazione varietale, dal momento che comporterebbe un incremento della resa produttiva a parità di area coltivata e una sensibile riduzione dei livelli di fertilizzanti usati, andando così incontro all’obiettivo del Green Deal europeo di ridurre del 20% dei fertilizzanti entro il 2030. “Sono onorato di aver ricevuto il premio Rita Levi Montalcini – ha commentato il professore Assaf Distelfeld – e sono lieto di lavorare al progetto CompAGro. Per affrontare le sfide future, l’agricoltura dovrà fare affidamento sull’applicazione delle conoscenze e delle tecnologie scientifiche, proprio come il nostro progetto intende realizzare”.
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-foto ufficio stampa Crea-

Consorzio Parmigiano Reggiano a Terra Madre Salone del Gusto

REGGIO EMILIA (ITALPRESS) – Dal 22 al 26 settembre torna Terra Madre, Salone del Gusto, l’evento mondiale dedicato al buon cibo, pulito e giusto e alle politiche alimentari. Un’edizione all’insegna della rigenerazione, di un rinnovamento radicale necessario per una reale transizione agroecologica, che – secondo Slow Food – può e deve partire dal cibo migliorando le pratiche agricole, i sistemi di produzione e distribuzione, le diete e le abitudini di consumo, nelle città come nei piccoli borghi.
Per l’occasione, il Consorzio Parmigiano Reggiano presenterà alla platea del Parco Doria le attività che sta portando avanti sul tema della biodiversità, del benessere animale e dell’ecologia e che gli hanno permesso di far crescere i suoi numeri e di diventare un modello di resilienza sia da un punto di vista sociale che economico. Nonostante la pandemia, il bilancio del 2021 del Consorzio, si è chiuso infatti con dati positivi per quanto riguarda vendite e prezzi. Il giro d’affari al consumo ha toccato il massimo storico di 2,7 miliardi contro i 2,35 miliardi del 2020. E anche il primo semestre del 2022 ha registrato ottime performance con una crescita, rispetto al primo semestre dell’anno precedente, pari al 2,4% per quanto riguarda le vendite e dell’1,6% per l’export. Articolato il programma delle attività al Salone del Gusto presso lo stand del Consorzio (SP 1C). In primo piano la biodiversità con presentazioni e degustazioni dedicate alla Vacca Bianca Modenese (giovedì 22 alle ore 11.30), al Parmigiano Reggiano di Montagna (giovedì 22 alle ore 15.00 e domenica 25 alle ore 13.30) e alla Vacca Rossa (lunedì 26 alle ore 11.00). Non mancheranno pairing con altre eccellenze dell’agroalimentare italiano e internazionale: il Parmigiano Reggiano incontrerà il Vermouth di Torino Cocchi (giovedì 22 e sabato 24 alle ore 12.30), le birre di Quality Beer Academy (giovedì 22, venerdì 23 e domenica 25 alle ore 17.00), il gin RAW made in Barcellona (giovedì 22, venerdì 23, sabato 24 alle ore 19.00), la Fassona di Razza Piemontese (venerdì 23 alle ore 11.00 e domenica 25 alle ore 15.00), il sakè giapponese (venerdì 23 e sabato 24 alle ore 15.00). In calendario anche due importanti momenti formativi: un focus sulle diverse tipologie di formaggio grattugiato (sabato 24 alle ore 11.30) e la presentazione delle ricette di Casa Artusi (domenica 25 alle ore 11.30), alla quale seguirà una degustazione guidata di Parmigiano Reggiano.
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-foto ufficio stampa Consorzio Parmigiano Reggiano-

Falsa mozzarella di bufala campana Dop sequestrata a Milano

MILANO (ITALPRESS) – Oltre 50 chilogrammi di falsa mozzarella di bufala campana Dop e di altri prodotti alimentari scaduti insieme a cento chili di imballaggi di confezionamento sono stati sequestrati a Milano dagli agenti vigilatori del Consorzio di Tutela, coinvolti in un’operazione congiunta condotta con i Carabinieri del Reparto Tutela Agroalimentare di Torino. Il produttore, con diversi punti vendita tra Campania e Lombardia, utilizzava abusivamente il logo e la denominazione della Mozzarella di Bufala Campana Dop, spacciando per Bufala Dop una mozzarella realizzata invece con un misto di latte vaccino e bufalino. Aveva addirittura riprodotto il logo del Consorzio senza alcuna autorizzazione. Le confezioni di falsa Bufala sono state sequestrate e i prodotti scaduti saranno distrutti. Al produttore è stata elevata una sanzione da 20mila euro, ma le indagini sono ancora in corso. Solo nei mesi di luglio e agosto scorsi è stata intensificata la task force anti-contraffazione frutto della sinergia tra Consorzio, forze dell’ordine e Ispettorato Centrale Qualità e Repressione Frodi (Icqrf) del ministero delle Politiche agricole. Sono state effettuate 5 operazioni di sequestro, a seguito delle quali sono stati posti sotto sequestro circa 200 chili di mozzarelle falsificate, 40mila buste di confezionamento per un totale di oltre 30mila euro di sanzioni e 2 persone denunciate alla Procura della Repubblica per frode in commercio.
“Questa operazione è il risultato dell’intensificazione dei controlli voluta dal Consorzio durante tutto il periodo estivo, che coincide con il momento di maggior consumo del prodotto e anche di maggiori rischi di violazioni”, commenta il direttore del Consorzio, Pier Maria Saccani. “Il brand della Bufala Campana fa gola a tanti – prosegue il direttore – La provenienza della mozzarella dalla Campania è per i consumatori sinonimo di autenticità, noi proteggiamo questa certezza da chi invece vuole approfittarne. Ringraziamo le forze dell’ordine e l’Icqrf per questo ennesimo esempio di collaborazione, nel solco di una intesa istituzionale ormai collaudata. L’operazione di Milano è stata condotta a tutela non solo dei consumatori, che non vanno ingannati, ma anche dei tantissimi produttori onesti. Noi continueremo a moltiplicare i nostri sforzi in tutta Italia”.

– foto ufficio stampa Consorzio tutela mozzarella di bufala campana Dop –
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Foggia, Sicurezza alimentare, lo chef Davide Oldani sale in cattedra

FOGGIA (ITALPRESS) – Dopo Cristina Bowerman, Bonassisa Lab rilancia la rassegna di incontri e confronti sulla sicurezza alimentare Meglio un giorno da chef e ospita nei propri laboratori Davide Oldani, uno degli chef italiani più popolari e stimati al mondo, l’ideatore della Cucina Pop, il cui ristorante D’O è stato insignito della seconda stella Michelin e la stella Verde Michelin per la sostenibilità. “La Puglia sembra davvero avere una marcia in più, ha imparato a produrre ricchezza dal proprio territorio ed esporta prodotti di grande qualità in tutto il mondo – dichiara Oldani -. Sono felice di far visita a Bonassisa Lab, mi aspetto competenza e rigore visto il delicato compito di questa azienda”. Individuato nell’ambito del percorso identitario intrapreso ormai da tempo da Bonassisa Lab, Davide Oldani interverrà sui temi dell’alimentazione sostenibile, della produzione agroalimentare sicura e controllata, nonchè sulla sua storia personale (dall’avventura del D’O al coraggioso sostegno delle scuole per addetti all’accoglienza e al turismo). “Sono confronti da cui si esce arricchiti in due – aggiunge -, perchè quando giro per l’Italia e per il mondo anch’io raccolgo storie e testimonianze che appartengono al mondo dell’alimentazione e delle aziende che orbitano intorno ad esso. Per cui, ascoltare direttamente dalla voce dei produttori e degli addetti ai lavori, le difficoltà quotidiane, i dubbi e gli entusiasmi, le gioie e anche le paure che appartengono al nostro lavoro, è certamente un modo per uscire arricchiti anche da queste esperienze”. Oldani a Foggia incontrerà produttori agricoli, operatori del settore, tecnici e scienziati dell’alimentazione, oltre a una selezione dei dipendenti dell’azienda (che per ovvie ragioni non può interrompere la propria produttività) e a un pubblico selezionato (in questo caso per ragioni di spazio). L’incontro avrà luogo nella sala conferenza “Domenico Bonassisa”, all’interno dei laboratori Bonassisa Lab situati in zona Asi (Incoronata, Foggia) dalle ore 11,30 in poi. Artefice della costituzione, presso l’istituto scolastico Alberghiero di Cornaredo, di due corsi di formazione per chef e operatori dell’accoglienza, Oldani parlerà agli ospiti di Bonassisa Lab anche del delicato momento storico del settore agroalimentare. “Bisogna usare cautela – spiega -, aspettare che questa lunghissima fase di transizione (cominciata col Covid e proseguita con la guerra) diventi qualcos’altro. Questo è il momento in cui pesare attentamente qualsiasi investimento, soprattutto quelli relativi all’alimentare e alla ristorazione. Ma la storia insegna che le prime strutture ad affacciarsi dopo la tempesta, a mettere il naso fuori dopo che è passata la bufera, sono sempre quelle dell’accoglienza. Nell’ambiente c’è fiducia, dobbiamo averne per andare avanti”.
Nonostante la congiuntura storico-economica, Bonassisa Lab ha tenuto fede ai propri programmi e difeso l’incontro con Oldani organizzato ormai diversi mesi fa. “Il periodo è quello che è, sotto gli occhi di tutti. Ma come dice Oldani, dobbiamo avere fiducia nel futuro e nel nostro settore, che si è sempre distinto per coraggio e serietà. Scegliamo i nostri ospiti in maniera selettiva – afferma Lucia Bonassisa, Ceo Bonassisa Lab -, cercando quelli che assomigliano al nostro modo di essere, di credere in un’alimentazione sostenibile. Davide Oldani, non solo per le scuole fondate ma per l’impronta che lascia in ogni cosa che fa, è il partner ideale per il secondo incontro della rassegna “Meglio un giorno da chef”. Siamo onorati di averlo tra noi”.(ITALPRESS).

Photo credits: Ufficio Stampa Bonassisa Lab

Agricoltura, il “Re del mais” visita l’azienda Maschio Gaspardo

VILLAFRANCA PADOVANA (ITALPRESS) – Si chiama Ernesto Cruz Gonzales, ma in tutto il mondo, tra gli addetti ai lavori, è conosciuto anche come “El rey del maiz”. Con la sua azienda Atider, il celebre ingegnere agronomo messicano ha gestito milioni di ettari di coltivazioni in Sud America e anche con il governo cinese, sempre alla ricerca di nuovi record di produttività, tanto da essere stato invitato a partecipare al G20 per dare il suo contributo nello sviluppo di strategie e accordi per raggiungere la produttività agricola di cui il mondo avrà bisogno nel 2050 a seguito della crescita demografica prevista. Per una settimana Cruz è stato di casa nel padovano, ospite di Maschio Gaspardo, marchio a sua volta leader nel settore delle macchine agricole. Sognava di poter visitare l’azienda che ha sposato da sempre per i suoi record produttivi, perchè il suo segreto non sta nella genetica nelle piante – rigorosamente non OGM – ma proprio nella precisione millimetrica degli interventi sul campo, associati ad una straordinaria conoscenza della pianta e del terreno.
Un ospite così, quando passa lascia il segno. Per questo l’azienda ha pensato di promuovere un’occasione di crescita allargata, dato il particolare contesto economico e ambientale che stiamo vivendo, un mondo in cui la produzione alimentare è sempre più strategica anche in presenza di pesanti cambiamenti climatici. Non a caso sta finendo una delle estati con minor pioggia degli ultimi anni e non c’è solo l’Italia ad essere stretta nella morsa della siccità.
Questioni cruciali per il presente e il futuro dell’agricoltura, non solo della coltivazione del mais, alle quali ha cercato di dare delle risposte con una tavola rotonda, organizzata l’8 settembre in Villa Maschio a Villafranca Padovana, dal titolo “La produttività del mais e le nuove tecniche di coltivazione”, con la partecipazione di Ernesto Cruz e dei rappresentanti delle più rilevanti associazioni di settore, come Gianni dalla Bernardina, presidente CAI Agromec, Marco Speziali, contoterzista della provincia di Mantova, Stefano Gobbo, ricercatore di meccanica agraria del Tesaf dell’Università di Padova e Carlo Salvan vice presidente di Coldiretti Veneto.
Vari i temi affrontati durante l’incontro, nel quale sono state condivise le esperienze di altri Paesi. Si è parlato di tecniche agricole innovative e di come sia significativo il risparmio di risorse idriche che si può ottenere utilizzando le giuste attrezzature agricole in grado, ad esempio, di “rompere” il terreno in profondità, permettendo alle radici di attingere ad ulteriori risorse disponibili e dosando i nutrienti con una precisione millimetrica nei tempi e negli spazi della coltivazione.
La tavola rotonda era stata anticipata dalla formazione interna all’azienda, perchè il dialogo con i professionisti e le istituzioni del settore è fondamentale per favorire l’innovazione e consentire il trasferimento di conoscenze, tecnologie e competenze: un confronto che riduce le distanze tra azienda e utilizzatori finali per il massimo beneficio reciproco.
Tecnologia e orientamento al cliente sono infatti il driver di sviluppo dell’azienda padovana, con un focus particolare dedicato alla sostenibilità. La cura e l’attenzione nella progettazione delle attrezzature inizia da un’attenta analisi dei bisogni dell’agricoltore, che stanno evolvendo anche a seguito di un contesto reso più complicato dall’aumento dei costi di produzione, dal rincaro sensibile dei prezzi dei fertilizzanti e dell’energia.
“Confrontarsi con un esperto come l’ingegner Cruz è stata un’ottima occasione di crescita e formazione per noi, vista la sua straordinaria esperienza a livello mondiale in fatto di produttività – ha commentato Mirco Maschio, presidente di Maschio Gaspardo -. Abbiamo avuto l’opportunità di vederlo all’opera con le nostre attrezzature e di condividere conoscenze tecniche e agronomiche che saranno utili per essere ancora più vicini ai nostri clienti. Il mondo agricolo sta attraversando una fase molto complessa, tra l’aumento generale dei prezzi, il problema dell’energia e i cambiamenti climatici. Ecco perchè è fondamentale, per continuare ad essere competitivi ma anche rispettosi dell’ambiente, utilizzare tecniche sempre più innovative assieme ai migliori esperti al mondo”.
“Come ben sappiamo”, afferma Ernesto Cruz, “il cambiamento climatico sta avendo effetti disastrosi sull’ambiente che ci circonda. Noi dobbiamo rispondere a questa sfida aumentando la produttività agricola. Per fare questo, la soluzione è la tecnologia: agricoltura di precisione, blockchain e automatizzazione faranno la differenza nei prossimi 50 anni”.

– foto ufficio stampa Maschio Gaspardo –

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Biologico, prodotti orticoli più tracciati grazie al progetto Innovabio

ROMA (ITALPRESS) – Sviluppare un sistema di analisi integrato in grado di distinguere e di tracciare oggettivamente, a partire da dati e parametri chimici, i prodotti convenzionali, ottenuti cioè con fertilizzanti di sintesi, e quelli biologici, realizzati cioè con l’utilizzo di concimi organici ammessi e con l’applicazione di tecniche per la gestione della fertilità del suolo (rotazioni, introduzione di colture leguminose). Questo è l’obiettivo del progetto INNOVABIO, coordinato dal CREA, che presenta domani al SANA i suoi risultati in occasione del convegno “Applicazione di metodi innovativi per la rintracciabilità dei prodotti dell’agricoltura biologica: il progetto INNOVABIO”.
L’autenticità e la tracciabilità dei prodotti biologici, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e con il Green Deal europeo di aumentare al 25% la percentuale di aziende agricole biologiche entro il 2030, rappresenta una questione centrale, soprattutto perchè nei regolamenti europei manca un riferimento alla tracciabilità oggettiva, basata cioè su dati scientificamente raccolti.
A questo, si aggiunge la crescente attenzione dei consumatori verso il bio non solo certificato, ma tracciato in modo affidabile.
I ricercatori del CREA hanno messo a punto un sistema di analisi integrato, basato sull’individuazione di nuovi marker per distinguere se le produzioni biologiche certificate siano state ottenute con l’impiego di concimi organici azotati, ammessi dal metodo biologico, oppure con l’impiego di concimi azotati di sintesi. Le colture studiate sono rappresentative dell’orticoltura italiana: pomodoro datterino in serra, finocchio e cavolfiore in pieno campo.
La sperimentazione – effettuata per due anni nei dispositivi sperimentali di lungo termine – appositamente realizzati presso la Sede CREA di Monsampolo per la prova del cavolfiore e presso la sede CREA di Metaponto per la prova del finocchio e in un’azienda commerciale siciliana, la Cooperativa agricola Piano Stella, che ha ospitato la prova relativa al pomodoro datterino – ha dimostrato che le differenti pratiche di fertilizzazione tra il metodo biologico e quello convenzionale influenzano la composizione chimica di alcuni elementi presenti nei frutti e nei vegetali.
In particolare l’azoto ha una differente distribuzione degli isotopi (atomi che possiedono nel loro nucleo lo stesso numero di protoni, ma un diverso numero di neutroni) nei fertilizzanti biologici o convenzionali, che si ritrova anche nei prodotti raccolti, rappresentando, pertanto, un marker per discriminare il metodo di coltivazione. Al tempo stesso, però, esso può essere influenzato anche da alcune pratiche colturali impiegate nei metodi di coltivazione biologico e convenzionale (uso del sovescio, applicazione di fertilizzanti organici nella pratica convenzionale o viceversa), per cui la determinazione di tale parametro, da sola, può non essere sufficiente per un’affidabile discriminazione tra produzioni biologiche e non.
Il Progetto, della durata di quattro anni e mezzo, è stato coordinato dal CREA – Olivicoltura Frutticoltura e Agrumicoltura (sede di Acireale) e vede la partecipazione del CREA – Orticoltura e Florovivaismo (sede di Monsampolo del Tronto), del CREA – Agricoltura e Ambiente (sedi di Roma e Bari), Fondazione Edmund Mach e FederBio.
“I risultati del progetto INNOVABIO – commenta la ricercatrice del CREA Simona Fabroni, responsabile del progetto INNOVABIO – hanno permesso di dimostrare che un modello integrato di analisi multivariata, che includa il rapporto isotopico dell’azoto con altri parametri di qualità (fisico-chimici, nutrizionali, nutraceutici), può contribuire ad una distinzione affidabile tra prodotti organici e convenzionali”.

– foto agenziafotogramma.it –
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Pecoraro Scanio “Finalmente sbloccato il fondo per cibi tradizionali”

ROMA (ITALPRESS) – E’ partito il fondo di tutela di oltre 5000 Prodotti agroalimentari tradizionali. Dal ministero dell’Agricoltura un milione di euro e un osservatorio sull’elenco dei cibi e delle ricette del territorio. E’ stata data attuazione a un emendamento nella legge di bilancio 2022, voluto dalla campagna #noFakefood e presentato dalla senatrice Loredana De Petris, che ha stanziato per la prima volta un milione di euro per la promozione dei Pat – come hanno precisato in una conferenza stampa al Mipaaf il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Stefano Patuanelli e l’ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio che il 18 luglio 2000 firmò il primo elenco dei Pat pubblicato in Gazzetta Ufficiale. “Con questo fondo – ha commentato Pecoraro Scanio – si riconosce il valore dei prodotti agroalimentari tradizionali come elemento di quella biodiversità tutelata ora anche dalla Costituzione riformata a febbraio . Questa è un prima risposta alla petizione promossa su change.org firmata in un giorno da oltre 5000 persone. Ora continueremo per verificare che le regioni usino bene queste prime risorse”.
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– foto Ufficio Stampa Fondazione Univerde –

Inflazione, Granarolo e Lactalis: “Serve subito un intervento pubblico”

ROMA (ITALPRESS) – Il Gruppo Granarolo e il Gruppo Lactalis in Italia, superano i consueti antagonismi di mercato e, insieme, pongono all’attenzione del Governo “la forte preoccupazione per un’inflazione galoppante che da 12 mesi colpisce l’agroalimentare italiano e in particolare il settore lattiero caseario”.
“Occorre – si legge in una nota – un intervento pubblico che scongiuri conseguenze ancora più disastrose per le migliaia di imprese che compongono la filiera. L’inflazione ha toccato in maniera importante, con numeri a doppia cifra, quasi tutte le voci di costo che compongono la filiera del latte: alimentazione animale (aggravata dalla siccità che riduce sia i raccolti degli agricoltori sia la produzione di latte) che ha reso necessario un aumento quasi del 50% del prezzo del latte riconosciuto agli allevatori, packaging (carta e plastica sono in aumento costante da mesi), ulteriori componenti di produzione impiegati nella produzione di latticini. Oggi, però, la preoccupazione maggiore è rappresentata dall’incremento dei costi energetici che nelle ultime settimane sono aumentati a tal punto da rendere difficile trasferirli sul mercato, in un momento economicamente complesso per le famiglie italiane”.
Nonostante entrambe le aziende abbiano assorbito autonomamente un’inflazione che oscilla tra il 25% e il 30%, dalla primavera il prezzo del latte per il consumatore è cresciuto raggiungendo gli 1,75/1,80 euro/litro (dato Nielsen) e potrebbe aumentare ulteriormente entro dicembre 2022.
“Per quanto concerne le sole energie, se non avviene un’inversione di rotta, si tratta di una inflazione del 200% nel 2022 rispetto al 2021 e un rischio di oltre il 100% nel 2023 rispetto al 2022 – dichiara il Presidente di Granarolo Gianpiero Calzolari – E’ insostenibile anche da parte di una grande azienda, dal momento che si protrae nel tempo e che se fosse scaricata tal quale sul mercato colpirebbe significativamente i nostri consumatori e avrebbe inevitabili conseguenze sui consumi, con ricadute negative su tutta la filiera”.
“L’aumento del costo energetico sulla nostra organizzazione ha generato un impatto devastante, che sarebbe stato anche maggiore se non fossimo intervenuti con delle coperture ad hoc. Parliamo di un +220% di spesa registrato nel 2022 rispetto al 2021, e una stima di un +90% nel 2023 rispetto al 2022 – afferma Giovanni Pomella, AD di Lactalis in Italia. Le imprese sono allo stremo, hanno già fatto ben oltre le loro possibilità ed è arrivato il tempo della responsabilità pubblica. In questo drammatico frangente, come imprenditori abbiamo messo da parte le rivalità di mercato e abbiamo unito il nostro appello al mondo politico per ribadire la necessità di intervenire responsabilmente a tutela dell’intera filiera e del consumatore”.
“Ad oggi l’inflazione ha portato a un aumento di listino del 23/24% ma i costi energetici continuano a crescere in misura esponenziale. Chiediamo un provvedimento transitorio per contenere un aumento dell’inflazione scatenato prevalentemente da questioni geopolitiche e da evidenti fenomeni speculativi. Si rende necessario un intervento urgente del Governo”, chiedono all’unisono Gianpiero Calzolari, Presidente di Granarolo e Giovanni Pomella, AD di Lactalis Italia.
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