Agroalimentare

Parmigiano Reggiano, cresce la produzione dei caseifici di montagna

REGGIO EMILIA (ITALPRESS) – Il Parmigiano Reggiano è il più importante prodotto Dop ottenuto in montagna. Lo confermano i nuovi dati forniti dal Consorzio in occasione della conferenza stampa di presentazione della 58a Fiera del Parmigiano Reggiano a Casina (2-5 agosto): nel 2023 la produzione degli 83 caseifici di montagna della Dop ha superato le 861.000 forme, con un aumento del +11% rispetto al 2016, anno in cui è stata inaugurata la politica del Consorzio di rilancio e valorizzazione della produzione di montagna. In crescita anche la produzione di latte, con oltre 419.000 tonnellate (+9,3% sul 2016). Inoltre, il Parmigiano Reggiano “Prodotto di Montagna”, la certificazione lanciata dal Consorzio nel 2016 per dare maggiore sostenibilità allo sviluppo di quest’area della zona di produzione e offrire ai consumatori garanzie aggiuntive legate all’origine e alla qualità del formaggio, nel 2022 ha raggiunto le 228.000 forme, con un aumento del +28% sul 2016.
Tutti forti segnali che la politica del Consorzio continua a invertire una tendenza alla decrescita che aveva colpito il comparto fino al 2014. Nel decennio 2000-2010, infatti, nei territori di montagna della zona di origine si è assistito alla chiusura di ben 60 caseifici e a una riduzione del 10% della produzione del latte. Deficit che è stato azzerato a partire dal 2014 grazie all’avvio del Piano di Regolazione Offerta che, tra le altre misure, ha previsto sia sconti specifici per produttori e caseifici situati in zone di montagna, sia il bacino “montagna” per le quote latte.
Nel 2023, dunque, più del 21% della produzione totale si è concentrata negli 83 caseifici di montagna sparsi tra le province di Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna a sinistra del fiume Reno, che impiegano oltre 800 allevatori. Ciò ha reso possibile il mantenimento dell’agricoltura in zone altrimenti abbandonate e ha contribuito allo sviluppo di una società modernamente agricola e di un paesaggio riconoscibile e apprezzato sia dai suoi abitanti, sia dal circuito del turismo di qualità. Altro segnale positivo è rappresentato dai cambiamenti generazionali all’interno dei caseifici: l’età media dei produttori si è abbassata dai 57 anni di media prima del 2016 ai 30-40 di oggi, segnale che manifesta la fiducia che i giovani investono nel Parmigiano Reggiano.
La presentazione dei dati è avvenuta in un momento particolare per il Consorzio: il 27 luglio si sono infatti festeggiati i 90 anni della fondazione dell’organismo che ha la funzione di tutelare, difendere e promuovere questo prodotto millenario, le cui radici affondano nel Medioevo, salvaguardandone la tipicità e pubblicizzandone la conoscenza nel mondo. Proprio questo è stato
il giorno scelto dal Consorzio per sancire l’apertura dell’ufficio (corporation) negli Stati Uniti, primo mercato estero della Dop (avvenuta grazie alla collaborazione dello Studio Tarter Krinsky & Drogin per gli aspetti legali USA, dello Studio Funaro & Co. per gli aspetti fiscali USA, e dello Studio Bird & Bird per gli aspetti legali e fiscali crossborder), per avere una maggiore efficacia nelle operazioni di promozione e di tutela nel mercato a stelle e strisce.
“Il Parmigiano Reggiano contribuisce a fortificare l’economia e a preservare l’unicità dell’Appennino emiliano – ha detto Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio -. E’ il più importante prodotto Dop ottenuto in montagna, con più del 21% della produzione totale concentrata in ben 83 caseifici sui 292 consorziati. La differenza delle Dop rispetto a tante altre realtà economiche è che l’attività non può essere delocalizzata, e pertanto il fatturato diventa automaticamente “reddito” per la zona di origine. Se a ciò aggiungiamo che nel 2021 un turista straniero su due ha visitato il nostro Paese in funzione dell’enogastronomia, risulta lampante l’importanza della Dop per lo sviluppo del turismo esperienziale in questi luoghi. Per il Consorzio, sono il territorio e la comunità che lo abita il bene più prezioso e il nostro intento è quello di impegnarci sempre di più per preservarli ed essere un modello di sostenibilità ambientale, economica e sociale”.
Per Guglielmo Garagnani, vicepresidente del Consorzio, “la produzione nelle zone di montagna è da sempre una delle caratteristiche salienti del Parmigiano Reggiano. E’ stato fondamentale che il Consorzio introducesse interventi per la diffusione e la valorizzazione del “Prodotto di Montagna”, e che continui a farlo anche negli anni a venire: queste aree soffrono di condizioni svantaggiate e maggiori costi di produzione, ma la permanenza di una solida produzione agricola-zootecnica rappresenta un pilastro economico e sociale di interesse non solo per la comunità locale, ma per tutti. Preso atto dei risultati raggiunti con il consolidamento della lavorazione del Parmigiano Reggiano nelle zone dell’Appennino, ora la sfida è riuscire a rafforzare il valore commerciale del “Prodotto di Montagna” e promuoverne il valore aggiunto, per avere un posizionamento nel mercato che riesca a rendere sostenibile tale produzione nel tempo”.
E’ proprio per valorizzare e promuovere il Parmigiano Reggiano “Prodotto di Montagna” che da venerdì 2 a lunedì 5 agosto si terrà la 58a Fiera del Parmigiano Reggiano di Casina: quattro giorni di spettacoli, dj set, balli, mostre, gare, aperitivi e giochi pensati per tutti, adulti e bambini, per portare nel comune dell’Appennino reggiano arte e divertimento, e soprattutto l’eccellenza produttiva locale. In particolare, saranno ben 41 i caseifici di montagna che parteciperanno alla Fiera per presentare i propri “gioielli”, offrendo a tutti i visitatori degustazioni con la possibilità di acquisto. Sarà inoltre presente uno stand in cui si potrà partecipare a degustazioni curate da APR (Associazione Assaggiatori Parmigiano Reggiano) e comprare il Parmigiano Reggiano di montagna prodotto nelle quattro province della zona geografica. Inoltre, domenica 4 agosto alle ore 20:30 presso l’incrocio tra Via Roma e Via Caduti sarà possibile assistere alla creazione dal vivo di una forma di Parmigiano Reggiano.
L’appuntamento più atteso della Fiera è la 12a edizione del Palio del Parmigiano Reggiano “Città di Casina”, lunedì 5 agosto alle ore 20 in piazza IV Novembre, nel quale i 41 caseifici competeranno con Parmigiano Reggiano di montagna di 24 e 40 mesi, che saranno valutati da una giuria composta da assaggiatori certificati della APR. A seguire, si terrà inoltre la 7a gara di taglio della forma: sotto gli occhi dei giudici e del pubblico, i mastri casari si sfideranno nel tagliare una forma in porzioni sempre più piccole, dalla mezza forma a un ottavo, sino ad arrivare a punte il più possibile vicine al chilo di peso l’una. E’ una gara che mira sia alla bellezza e alla nettezza del taglio, sia alla bravura nella porzionatura manuale della Dop.
“Siamo orgogliosi di annunciare la 58a edizione di questa rassegna unica nel suo genere – ha detto Stefano Costi, sindaco di Casina -. Questa fiera è un’occasione irrinunciabile non solo per far conoscere il nostro territorio, ma anche per comunicare un prodotto di immenso valore quale il Parmigiano Reggiano di montagna. Un valore che non è solo finanziario, dato che la Dop è la colonna portante dell’economia di montagna e una delle principali attrazioni per il turismo enogastronomico, ma anche e soprattutto sociale, dato che dà un contributo fondamentale al mantenimento delle comunità in zone altrimenti a rischio abbandono”.

– foto ufficio stampa Parmigiano Reggiano –
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A SiciliaFiera Frutech, la fiera dedicata all’agroecologia e ortofrutta

ROMA (ITALPRESS) – Nel polo fieristico SiciliaFiera, a Misterbianco, corso Carlo Marx, con ingresso da via Franchetti, si terrà “Frutech”, il grande evento fieristico del Sud Italia dal 28 al 30 novembre 2024, un expo dedicato alla transizione agroecologica e alle nuove frontiere del settore ortofrutticolo. Tre giorni intensi tra networking, incontri, tavole rotonde all’interno della più grande area espositiva del Sud, nel cuore del Mediterraneo. L’obiettivo di Frutech, spiega una nota, è quello di diventare un luogo di scambio e confronto sui temi legati alla gestione delle risorse naturali, all’incremento della diversità nella produzione fino alla trasformazione dei sistemi agricoli e alimentari. Sarà fatto un focus sull’agricoltura a 360 gradi da quella biologica a quella biodinamica; da quella sostenibile a quella smart 4.0 e a quella sociale.
“L’agricoltura siciliana è un settore fondamentale per l’economia dell’Isola, caratterizzato da una grande varietà di colture e pratiche agricole che riflettono la diversità del territorio e le tradizioni millenarie – afferma il direttore commerciale di Frutech, Rosario Sallemi, da anni nell’organizzazione di fiere e eventi del settore -. La Sicilia, grazie al suo clima mediterraneo, alla fertilità del suolo e alla varietà dei paesaggi, è particolarmente adatta alla coltivazione di molte specie vegetali, ortofrutticole ma anche questo settore necessita di andare avanti grazie alla ricerca. I temi e le macroaree che affronteremo in queste tre giornate spazieranno dalla ricerca e innovazione del settore ortofrutticolo alle strategie di diversificazione colturale, per poi non dimenticare le pratiche di gestione del suolo e delle risorse naturali ed energetiche e, soprattutto, la sostenibilità ambientale e economica. Un occhio particolare sarà rivolto ai modelli di distribuzione e nuovi trend di mercato per attuare le strategie di crescita e di sviluppo del settore con le varie opportunità sia per gli agricoltori che per i consumatori. Molti sono i buyers esteri che parteciperanno, soprattutto provenienti da Turchia, Spagna, Grecia e Nord Europa”.
La professoressa Alessandra Gentile dell’Università degli studi di Catania, ordinaria di Arboricoltura generale e coltivazioni arboree e presidente del comitato tecnico scientifico ha messo in evidenza che “nel corso delle tre giornate verranno affrontati temi cruciali legati alla ricerca e all’innovazione tecnologica, che rappresentano oggi un’opportunità fondamentale per le aziende del settore agroalimentare a livello nazionale e internazionale. Questi strumenti sono essenziali per contrastare problematiche di grande rilevanza come il cambiamento climatico, la carenza idrica e la difesa sostenibile da malattie emergenti in un’ottica di sostenibilità. La ricerca e il trasferimento di innovazioni tecnologiche, anche a livello genetico – quali ad esempio l’utilizzo di varietà e portinnesti maggiormente tolleranti agli stress, devono contribuire a garantire maggiori livelli di reddito per gli agricoltori e, nel contempo, consentire protocolli di coltivazione più sostenibili dal punto di vista ambientale”.
“Oggi bisogna avere una visione moderna e innovativa del settore agricolo – continua il presidente di SiciliaFiera, Nino Di Cavolo – più che mai in una terra come quella siciliana, particolarmente vocata per questo settore, evidenziando come l’integrazione della tecnologia nelle pratiche agricole possa portare a significativi miglioramenti nella qualità, sostenibilità e produttività dei prodotti agroalimentari. Ecco alcuni punti chiave: il miglioramento della produttività attraverso la precision farming e l’automazione dei processi agricoli; l’adozione della tecnologia blockchain nel settore agroalimentare permette una tracciabilità completa dei prodotti, dalla coltivazione alla tavola, garantendo la trasparenza e la sicurezza alimentare. E l’analisi dei dati raccolti attraverso sensori e dispositivi connessi consente di prendere decisioni informate e migliorare la qualità dei prodotti agricoli”.
Tra le varie iniziative una mostra pomologica sul pomodoro dove verranno esposte tutte le tipologie e varietà delle solanacee coltivate in Sicilia “nella fascia trasformata” che va da Pachino a Licata. Ci sarà il coinvolgimento attivo delle scuole perchè i ragazzi non devono dimenticare che il territorio è una risorsa indispensabile sia in termini di produttività che di sbocco lavorativo. L’Exhibition Meeting Hub, a Misterbianco, sarà una vetrina importante dove scoprire le novità in questo campo.

– foto ufficio stampa SiciliaFiera –
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Itticoltura, Italia leader ma servono più impianti

ROMA (ITALPRESS) – L’Italia è il primo consumatore al mondo di spigole e orate, ma solo poco più del 20 per cento è prodotto da allevamenti italiani. A fronte di oltre 8 mila chilometri di coste sono attualmente attive solamente 21 concessioni off-shore per la maricoltura. Sono alcuni dati che danno l’idea del potenziale di crescita per un settore, quello dell’itticoltura, fondamentale non solo per l’economia, ma anche per la sostenibilità.
In Italia sono 800 i siti produttivi, concentrati per il 60% al Nord, il 15% al Centro e il 25% al Sud. Venticinque le specie ittiche allevate in ambienti diversi: acqua dolce, lagune e mare. Il fatturato della piscicoltura italiana nel 2023 è stato di oltre 400 milioni di euro. L’Italia è leader europeo e secondo Paese al mondo dopo la Cina, nella produzione di caviale di storione, con più di 65 tonnellate (2023). Il pesce più allevato è la trota: oltre 30.000 tonnellate e più di 280 milioni di uova embrionate. Seguono orata e spigola, con 17.000 tonnellate. L’Italia produce 160 milioni di avannotti di specie ittiche marine pregiate. L’acquacoltura italiana potrà essere ancora più sostenibile (economicamente e ambientalmente) e competitiva se ci sarà un maggiore impulso al suo sviluppo. “Il comparto in Italia non sta crescendo, sia nell’acqua dolce che in quella di mare – spiega Andrea Fabris, direttore dell’Associazione Piscicoltori Italiani, aderente a Confagricoltura -. Siamo il più grande mercato europeo al consumo di spigole e orate, ne consumiamo 80 mila tonnellate l’anno, ma copriamo con la produzione nazionale solo il 20 per cento della domanda. Ci sono problematiche burocratiche, di autorizzazioni. Serve una pianificazione marittima nelle aree vocate all’allevamento, e c’è la necessità di fare conoscere al consumatore l’origine del prodotto, anche nei ristoranti, non solo nei supermercati. Ci stiamo battendo per questo anche in Europa”.
Tra le realtà italiane più sviluppate, figura Agroittica Toscana, che svolge l’attività di acquacoltura da oltre venti anni ed è specializzata nell’allevamento di spigola e orata. Dalla pesca alla fine del confezionamento delle spigole e delle orate passano appena tre ore.
“Il Golfo di Follonica rappresenta circa il 50 per cento della produzione nazionale di orate e spigole – spiega Claudio Pedroni, presidente di Agroittica Toscana -. Nel corso del tempo si è creato un polo ittico dell’agroalimentare a mare. La Toscana è un punto di riferimento per i volumi di produzione e per l’eccellenza: qui ci sono standard di allevamento di primissimo piano. Abbiamo 11 certificazioni, tra cui il marchio Acquacoltura Sostenibile, che è la testimonianza di un lavoro che segue crismi e canoni della sostenibilità. Il nostro lavoro non può essere disgiunto dalla sostenibilità, che deve essere ambientale, produttiva e culturale. Il nostro pesce rispecchia il territorio, e questo dà valore aggiunto al prodotto che viene distribuito in tutta Italia e all’estero. Siamo un punto di riferimento nazionale che ha dato un impulso importante al settore, con 200 posti di lavoro diretti. Per il futuro ci aspettiamo di continuare a crescere, e che l’Italia possa diventare un riferimento nel Mediterraneo”.
Per la sostenibilità è importante anche la scelta dei mangimi. “I pesci vengono allevati con mangimi selezionati – spiega il biologo Andrea Cesarini nello stabilimento di Agroittica Toscana -, i nostri fornitori fanno molta ricerca, negli anni ci hanno seguito molto, e insieme cerchiamo di costruire e di portare avanti un sistema di alimentazione che garantisca un miglior apporto nutrizionale ai pesci. Mentre parecchi anni fa si usava molta farina di pesce, nel tempo ci siamo spostati verso le proteine vegetali e animali che hanno caratteristiche simili al pesce ma che salvaguardano l’ambiente”.

– Foto Italpress –

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Cooperative agricole, Uila “Grande risultato il rinnovo del contratto”

ROMA (ITALPRESS) – “L’accordo sottoscritto ieri con le centrali della cooperazione agricola prevede un giusto salario, più diritti e tutele, restituendo così valore e dignità alle lavoratrici e ai lavoratori del comparto che ogni giorno sono impegnati a fare grande le eccellenze del nostro made in Italy. Con questo rinnovo, le parti sociali hanno, inoltre, dimostrato come la contrattazione collettiva possa garantire risposte efficaci su tanti importanti temi, quali la tutela della salute, la conciliazione dei tempi di vita e lavoro, l’assistenza ai figli e familiari; aspetti solidaristici che vanno ben oltre la legislazione vigente”. E’ quanto dichiara la Segretaria Generale Uila Uil Enrica Mammucari commentando il rinnovo del CCNL per i lavoratori dipendenti delle cooperative e consorzi agricoli, valido per il quadriennio 2024-2027, sottoscritto da Fai-Flai-Uila e da Agci-Agrital, Fedagripesca-Confcooperative, Legacoop-Agroalimentare.
“L’intesa, giunta dopo una complessa trattativa e una giornata di sciopero, lo scorso 1° luglio, valorizza le professionalità delle lavoratrici e dei lavoratori del settore, assicurando importanti risultati normativi ed eccomici di cui siamo molto soddisfatti” spiega Mammucari “a partire da un incremento salariale di 170 euro che, nel quadriennio di vigenza del contratto, assicura un montante complessivo di 6.885 euro, consentendo di tutelare la perdita del potere di acquisto delle retribuzioni fortemente eroso negli ultimi anni”.
L’accordo prevede, tra l’altro, maggiori risorse da destinare al miglioramento dell’assistenza sanitaria che consentiranno l’accesso al Fondo Filcoop a una più grande platea di lavoratori stagionali. Definite anche 16 ore complessive di permessi retribuiti per congedi e assistenza, di cui otto finalizzate per l’inserimento all’asilo nido dei figli al di sotto dei 3 anni. Attraverso il sistema delle convenzioni sono state migliorate le garanzie occupazionali per gli stagionali, al fine di incrementare e consolidare percorsi di stabilizzazione della manodopera. Particolarmente positiva è anche l’introduzione, in via sperimentale, di una indennità di un euro a turno per gli operai agricoli che svolgono attività per almeno sei mesi consecutivi in turni, valorizzando le competenze richieste in alcuni processi produttivi.
“Siamo molto soddisfatti per questo rinnovo – conclude Mammucari – che, dopo un percorso non facile e grazie al forte supporto delle lavoratrici e dei lavoratori, di cui siamo orgogliosi, si è concluso con un risultato molto positivo, dimostrando che le sfide della competitività e la crescita del comparto si vincono investendo sul lavoro buono, ben retribuito e sicuro, contribuendo non solo alla promozione del benessere delle persone ma, più complessivamente allo sviluppo sociale ed economico del Paese”.

– Foto Agenzia Fotogramma –

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Conad presenta il Bilancio di Sostenibilità 2023

BOLOGNA (ITALPRESS) – Conad ha pubblicato l’edizione 2023 del Bilancio di Sostenibilità, che evidenzia gli ultimi avanzamenti dell’insegna leader della Grande Distribuzione italiana sulle tematiche ESG (Environmental, Social and Governance).
Il documento presenta la matrice di doppia materialità, strumento che consente di valutare con maggior precisione le direttrici di sviluppo legate agli specifici criteri ESG e che offre indicazioni per l’elaborazione di Piani di Sostenibilità per il miglioramento delle performance ESG di Conad Consorzio Nazionale e delle 5 cooperative associate – Conad Nord Ovest, Conad Centro Nord, CIA-Commercianti Indipendenti Associati, Conad Adriatico, PAC 2000A – per i prossimi anni.
Dai dati del rapporto emerge, dal punto di vista ambientale, come Conad abbia completato un ulteriore efficientamento delle proprie attività logistiche. A fronte di un aumento delle merci trasportate del 3,4%, le emissioni di CO2 sono aumentate solo dell’1,4%, determinando una crescita dell’efficienza del 2,2%. Ciò è stato possibile grazie alla selezione di fornitori virtuosi per i servizi di trasporto, e grazie alla progressiva implementazione di Conad Logistics, modello unico in Italia basato sul trasporto franco fabbrica, che consente di ritirare la merce direttamente dai fornitori e gestire a livello centrale i trasporti verso i centri di distribuzione di Conad e delle cooperative associate.
Nel 2023, tra le altre cose, Conad ha lavorato per raggiungere livelli di maggiore sostenibilità nei propri packaging. Il risultato più evidente è la crescita dell’impiego di materiali riciclabili utilizzati negli imballaggi dei prodotti a marchio Conad, che raggiunge quota 78,4% del totale, superando il target del 75% fissato per il 2023 e avvicinando l’obiettivo dell’80% dichiarato per il 2024.
Particolarmente significativo anche il contributo di Conad nei confronti delle Comunità in cui opera. L’insegna ha infatti rinnovato il suo sostegno a favore di iniziative sociali per istituzioni scolastiche, per lo sport inclusivo, la ricerca scientifica e le persone più fragili, destinando nel 2023 21,6 milioni di euro (+17,7%), ai quali si aggiungono 1,9 milioni di euro erogati dalla Fondazione Conad ETS.
“Da tempo la sostenibilità è al centro dei comportamenti quotidiani di Conad, negli interventi a sostegno delle persone e delle famiglie, oltre che in azioni per la tutela dell’ambiente” ha commentato Mauro Lusetti, Presidente di Conad. “Abbiamo deciso che la sostenibilità stia in cima alla nostra Piramide Strategica, assieme ai Soci Imprenditori e alla nostra marca commerciale, sia come tendenza ineludibile di lungo periodo, sia per i vantaggi che porta nel breve e nel medio periodo in termini di condizioni di accesso al credito, contenimento dei prezzi di energia e acqua e, soprattutto, per il favore dei clienti, che chiedono e scelgono in modo crescente prodotti a minore impatto ambientale”.
L’impegno ESG di Conad è esplicitato dalla strategia concreta di sostenibilità di Conad “Sosteniamo il Futuro”, basata su tre dimensioni: Ambiente e Risorse, Persone e Comunità, Imprese e Territorio.
-foto screenshot sito Conad –
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Barilla, l’archivio storico si rinnova e punta sul digitale

PARMA (ITALPRESS) – Nel cuore della sede centrale del Gruppo Barilla di Parma, una rivoluzione silenziosa sta ottimizzando come viene conservata la memoria storica, le immagini dei marchi più iconici e le opere che in 147 anni delineano la storia dell’azienda. Con l’introduzione del nuovo sistema di scaffalature mobili su rotaia, cosiddetto compatto, l’Archivio Storico Barilla ha compiuto un passo avanti significativo verso l’innovazione e l’efficienza nella gestione del suo vasto patrimonio, che conta oltre 60.000 documenti, organizzati in 20 differenti tipologie e racchiusi in uno spazio di circa 200 mq, snodandosi per oltre un chilometro lineare.
Grazie alla progettazione su misura, gli scaffali mobili possono ospitare oltre 8.000 raccoglitori d’archivio, rendendo possibile una gestione molto più efficace dello spazio rispetto ai sistemi tradizionali. Questo avanzato sistema è stato pensato specificamente per le esigenze dell’Archivio Storico e costruito su misura. Al suo interno, viene custodita una parte significativa del patrimonio dell’Archivio: tra i 60.000 documenti infatti, ci sono foto, video e pubblicità che ripercorrono la storia, l’attività economica, la strategia comunicativa e pubblicitaria dei marchi iconici come Barilla, Mulino Bianco, Pavesi, Pan di Stelle e Voiello. La sezione su grafica e comunicazione pubblicitaria dell’Archivio raccoglie inoltre più di 150 manifesti dagli anni Venti del Novecento ad oggi, oggetti promozionali, tra cui anche l’ombrello d Mary Poppins dello spot Pan di Stelle, e oltre 3.500 filmati pubblicitari per tv e cinema.
Ma non è solo la capacità a rendere unico questo sistema. Gli ambienti dell’archivio compatto sono dotati di tecnologie avanzate per la prevenzione degli incendi e il controllo di umidità e temperatura. Queste misure garantiscono condizioni ottimali per la conservazione della documentazione cartacea, proteggendola dall’usura del tempo e dagli agenti esterni.
Nato nel 1987 per volontà di Pietro Barilla, l’Archivio Storico raccoglie, conserva e valorizza il materiale storico relativo alla lunga vita dell’azienda e dei marchi di proprietà del Gruppo Barilla. Le funzioni primarie dell’Archivio Storico consistono nel recuperare la memoria del passato, conservare con i più corretti criteri i materiali e la documentazione e valorizzarli perchè tornino a circolare nella cultura di Barilla e nella più vasta realtà sociale. Per questo, il patrimonio oggi conservato nell’archivio compatto è gestito da un sistema informativo proprietario che permette la ricerca in tempo reale, attraverso un “thesaurus” di migliaia di parole chiave, di documenti dalle caratteristiche fisiche assai diverse: dai manoscritti agli stampati commerciali, dai gadget alle pellicole, dalle fotografie agli oggetti, dai periodici alle trafile della pasta.
L’Archivio Storico Barilla inoltre persegue lo scambio e la diffusione di conoscenze ed esperienze con le comunità culturali, le imprese, le istituzioni ed il pubblico, oltre a svolgere attività di ricerca, formazione, sviluppo e approfondimento nel campo della storia d’impresa e condivide la mission di Museimpresa, l’associazione che riunisce le aziende italiane con archivi e musei d’impresa, di cui l’Archivio Storico Barilla è socio fondatore. Proprio per questo, il patrimonio storico del Gruppo Barilla è anche una risorsa accessibile a tutti grazie al sito dell’Archivio Storico (www.archiviostoricobarilla.com) e grazie alla digitalizzazione del patrimonio conservato nella sede di Parma. L’Archivio storico Barilla è stato inoltre dichiarato dal Ministero della Cultura ‘sito di notevole interesse storicò perchè “racconta l’evoluzione del costume italiano”.

– Foto ufficio stampa Barilla –

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UniCredit e Confagricoltura rafforzano la sinergia per la competitività

MILANO (ITALPRESS) – Accelerare i processi di innovazione e transizione ecologica delle imprese agricole e favorire l’integrazione delle filiere agroalimentari. La crescita dell’agricoltura italiana passa inevitabilmente anche dal credito e dalla relazione tra il mondo produttivo e quello bancario. Su questi obiettivi si rafforza la sinergia tra UniCredit e Confagricoltura, che stamani a Milano hanno presentato un programma di attività in comune. La collaborazione si articola attraverso iniziative creditizie e servizi consulenziali a sostegno delle filiere agricole e progetti legati all’innovazione e all’agritech per migliorare la sostenibilità del business delle aziende del comparto, in ottica ESG.
E’ già attiva una rete territoriale che ha avviato incontri di formazione per accrescere la cultura creditizia delle imprese associate e facilitare un più ampio accesso agli strumenti di credito disegnati sulle reali necessità delle aziende, oltre a favorire la cultura della sostenibilità e la loro competitività.
E’ poi in fase di avvio un’analisi congiunta delle principali filiere produttive agroalimentari per individuare le migliori attività di supporto per la loro crescita e, più in generale, per lo sviluppo del “Made in Italy”, anche con l’ingaggio di eventuali altri stakeholders.
“Il settore agroalimentare italiano vale circa un quinto del PIL e l’accordo quadro ci permette di supportare il comparto creando sinergie fra la nostra rete e la rete di Confagricoltura: in questo modo sosteniamo la crescita manageriale delle imprese agricole in ottica tecnologica, digitale e green – afferma Remo Taricani, Deputy Head di UniCredit Italia -. Recentemente abbiamo lanciato una nuova edizione del piano UniCredit per l’Italia, per un valore complessivo di 10 miliardi di euro, interamente dedicato ai settori produttivi e dei servizi, tra cui l’Agribusiness a cui abbiamo destinato un plafond di 1 miliardo di euro per gli investimenti delle imprese agricole in linea con le direttive europee sulla transizione green”.
“Il tavolo congiunto nazionale con UniCredit incentiva anche l’adozione di nuove tecnologie, permettendo alle imprese di essere maggiormente competitive sui mercati internazionali – afferma il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti -. Fondamentale è, a riguardo, l’agricoltura di precisione, che facilita la transizione digitale ed ecologica. Con HubFarm, Confagricoltura è all’avanguardia in questo ambito e intende ulteriormente incentivare il percorso di digitalizzazione delle aziende agricole italiane”.

– Foto ufficio stampa Confagricoltura –

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Confagricoltura “Serve una politica europea sostenibile e competitiva”

MILANO (ITALPRESS) – Con la nuova legislatura europea “è indispensabile assicurare la coesistenza tra sostenibilità ambientale e sostenibilità economica, grazie alla diffusione delle innovazioni tecnologiche. In quest’ottica, vanno perciò riconsiderate alcune decisioni assunte che penalizzano le imprese agricole: dal regolamento sul ripristino della natura alle nuove regole sulle emissioni industriali estese agli allevamenti di suini ed avicoli”. Lo sottolinea Confagricoltura in occasione dell’Assemblea estiva che si è svolta a Milano.
Per la Confederazione “è urgente approvare il regolamento sulle nuove tecniche di ibridazione genetica così come modificare il regolamento sulla deforestazione che, non solo è inapplicabile dal punto di vista amministrativo, ma crea in primis una serie di problematiche agli operatori europei”.
“Stiamo vivendo una stagione complessa e difficile. Oggi l’agricoltura è diventata un’arma di guerra e alcune nazioni fuori dall’Europa la utilizzano come tale. In questa dimensione, noi agricoltori italiani in Europa dobbiamo garantire l’autosufficienza alimentare ai nostri cittadini, tanto per quella che è la qualità e la sicurezza alimentare, ma anche per la sicurezza degli approvvigionamenti e un giusto prezzo. Fare questo ovviamente richiede delle decisioni politiche serie, forti, che richiamino anche a un sano pragmatismo”, ha affermato il presidente Massimiliano Giansanti a margine dell’assemblea.
“Le scelte adottate dalla precedente Commissione – ha aggiunto – hanno molto condizionato l’andamento produttivo degli ultimi anni. Considerate, noi l’avevamo detto, unici in Italia e tra i pochissimi in Europa, che questa PAC era sbagliata. Ha fatto diminuire del 10% la produzione dell’Europa e ovviamente nel momento in cui diminuisce la capacità produttiva arrivano prodotti da fuori Europa che a volte non hanno gli stessi standard di sicurezza alimentare di qualità rispetto ai nostri. Rimettere al centro la capacità produttiva dell’Europa, poter garantire agli agricoltori che in fondo sono anche, e soprattutto, degli imprenditori che operano all’interno di un’attività economica, svolgendo anche una funzione sociale nelle aree interne piuttosto che nelle attività ambientali”, ha concluso Giansanti.
“Il 40% del Pil è legato all’export e il settore agroalimentare è una parte fondamentale. C’è il grande tema dell’italian sounding che noi vogliamo affrontare. Voglio lanciare una grande offensiva per occupare spazi che oggi sono in mano all’italian sounding”, ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in un videomessaggio all’assemblea. “Il tema dell’agricoltura è fondamentale in Europa. Vogliamo che ci sia una svolta che chiuda la stagione del fondamentalismo ambientalista – ha aggiunto -. Ci auguriamo che la Commissione europea, dove ci sarà una rappresentanza autorevole dell’Italia, ma anche il Parlamento europeo, possano dare vita a una politica impegnata contro il cambiamento climatico, ma che abbia una visione più pragmatica”.
“Per il 2024 siamo molto ottimisti perchè i dati segnano un aumento dell’export estremamente positivo che ovviamente ricade sull’intera filiera. Gli investimenti del nostro governo sono superiori a quelli di qualsiasi altro governo che ci sia stato almeno negli ultimi trent’anni e va in diverse direzioni. C’è una ritrovata fiducia rispetto a una politica che guarda all’economia reale”, ha detto il ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida a margine dell’assemblea.
Quanto all’Europa, per Lollobrigida “negli ultimi mesi l’atteggiamento sul green deal si è modificato. Oggi si parla di pragmatismo rispetto al Green Deal, che significa raggiungere gli obiettivi di sostenibilità intesa su tutti gli ambiti, ambientale ma anche economica e di reddito delle imprese”.
Per Enrico Letta, ex premier, presidente dell’Istituto Jacques Delors e curatore del rapporto “Much more than a market” sul mercato unico europeo, “la strada della trasformazione del continente verso una maggiore sostenibilità è giusta ma, come tutte le grandi trasformazioni, tutto dipende dall’accompagnamento di questa transizione. Se la facciamo contro coloro che producono e lavorano, questa transizione sarà un fallimento”, ha sottolineato.
“Dobbiamo porre a livello europeo la questione principale: dove e come si trovano quei 500 miliardi di euro all’anno essenziali perchè la transizione verde, giusta e digitale non diventi il disastro economico e sociale che vogliamo assolutamente evitare”, ha aggiunto.
-foto ufficio stampa Confagricoltura –
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