Agroalimentare

Il Parmigiano Reggiano vince in Ecuador contro il Kraft Parmesan Cheese

REGGIO EMILIA (ITALPRESS) – Non è passato il tentativo del gruppo Kraft Foods Group Brands LLC di registrare il marchio “Kraft Parmesan Cheese” in Ecuador. L’Ufficio competente in Ecuador, dopo avere ricevuto l’opposizione formale del Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano, incaricato della tutela della DOP in tutto il mondo, ha stabilito che la richiesta della multinazionale americana non può essere accolta in quanto il marchio “presenta somiglianze significative con la denominazione di origine protetta, approfittando indebitamente della notorietà, della qualità e di altre caratteristiche di quest’ultima dovute esclusivamente alla ambiente geografico in cui viene prodotta”.
La decisione rappresenta una vittoria importante per il sistema delle Indicazioni Geografiche nel continente americano poichè viene ribadita l’importanza fondamentale del legame tra prodotto, territorio e Denominazione di Origine.
La decisione dell’Ufficio Ecuadoriano ha dimostrato, in punta di diritto, che il nome Parmesan non è necessariamente generico al di fuori dell’Unione Europea, come invece vorrebbero varie multinazionali e associazioni di categoria. Una pietra miliare sulla quale costruire una strategia più ampia a livello globale, che andrà a beneficio non solo della DOP Parmigiano Reggiano ma di tutte le Indicazioni Geografiche.
Nel testo viene sottolineato come “Kraft Foods Group Brands, LLC., è una società domiciliata negli Stati Uniti d’America, località che non ha alcun rapporto con l’Italia, tanto meno con l’origine del formaggio Parmigiano Reggiano (territorio delle province di Parma, Reggio Emilia e Modena e i comuni limitrofi delle province di Mantova e Bologna)”.
In aggiunta agli aspetti legali, la battaglia contro la genericità del nome Parmesan che il Consorzio combatte in tutto il mondo, con sforzi economici molto importanti, in sinergia con oriGIn – l’organizzazione che raggruppa le Indicazioni Geografiche a livello internazionale – ha risvolti estremamente concreti per le persone e per le loro abitudini di vita.
Il termine Parmesan evoca infatti la denominazione di origine Parmigiano Reggiano e, nei Paesi in cui non esiste tutela, il consumatore medio può essere facilmente ingannato e spinto all’acquisto di un prodotto che sembra italiano ma che in realtà non ha nulla a che fare con l’Italia. Tesi confermata anche dalle autorità ecuadoriane: “E’ chiaro che il marchio potrebbe essere ingannevole e colpire il consumatore, che non sarebbe in grado di prendere una decisione consapevole sul mercato”.
Il Parmigiano Reggiano ha legami talmente forti con la sua zona di origine che sarebbe impossibile riprodurlo in qualsiasi altro luogo, pur utilizzando le stesse tecniche di produzione.
Nel 2008, la Corte di Giustizia Europea ha stabilito con una sentenza che solo il formaggio Parmigiano Reggiano DOP possa essere venduto con la denominazione Parmesan all’interno dell’Unione europea. Pertanto, l’utilizzo del termine Parmesan per designare formaggi duri e grattugiati non conformi al disciplinare di produzione della Denominazione di Origine Protetta (DOP) Parmigiano Reggiano è una violazione di quest’ultima nell’UE.
La sentenza della Corte è stata una vittoria anche per i consumatori che hanno così ottenuto una forte garanzia di tracciabilità e saranno tutelati da denominazioni fuorvianti sul mercato.
Sfortunatamente, le normative che proteggono il nome Parmigiano Reggiano all’interno dell’Unione europea non valgono in tutti i paesi del mondo, aprendo la porta a usi non corretti del nome per formaggi prodotti negli Stati Uniti e in altri paesi. Il Consorzio stima che il giro d’affari del falso Parmesan fuori dall’Unione europea sia di 2 miliardi di euro, circa 200mila tonnellate di prodotto, ossia 15 volte il volume del Parmigiano Reggiano esportato.
Tuttavia, la decisione dell’Ufficio dell’Ecuador conferma l’importanza dell’Accordo di Libero Scambio concluso dall’Unione europea con Colombia, Perù ed Ecuador, che ha consentito di riconoscere la protezione della DOP Parmigiano Reggiano nei paesi andini.
“Prosegue la lotta globale del Consorzio contro l’uso illegittimo del termine Parmesan – ha commentato il presidente Nicola Bertinelli – dopo una battaglia legale durata quasi tre anni con la multinazionale Kraft Foods Group Brands LLC, siamo riusciti a scongiurare la registrazione del ‘Kraft Parmesan Cheesè come marchio di impresa in Ecuador. Un’azione portata avanti nell’interesse dei produttori italiani ma anche dei consumatori ecuadoriani che non correranno più il rischio di essere ingannati al momento dell’acquisto. Qualora la multinazionale dovesse impugnare la decisione il Consorzio, naturalmente, proseguirà nella sua difesa della DOP e dei consumatori locali”.
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Ferrero, aggiornato con i sindacati il contratto integrativo

ROMA (ITALPRESS) – La Direzione aziendale Ferrero si è incontrata con le segreterie nazionali, regionali e territoriali di Fai-Cisl, Flai Cgil e Uila Uil, il coordinamento nazionale delle Rsu e le rappresentanze sindacali della rete commerciale, per aggiornare il capitolo “Le persone in Ferrero” e attuare il progetto quadro previsto nel capitolo welfare. Sono state concordate ulteriori agevolazioni in occasione della nascita dei figli, prevedendo permessi retribuiti per assentarsi dal lavoro fino a quattro settimane in un momento importante della vita di coppia come l’arrivo di un figlio (nascita, adozione, accoglimento). Inoltre sono previsti permessi retribuiti per accompagnare i figli a visite mediche specialistiche o per accompagnare la mamma in gravidanza alle visite specialistiche prenatali o consentire ai dipendenti l’assistenza al coniuge e/o ai genitori anziani con problemi di salute.
Altro capitolo importante è volto alla valorizzazione e alla promozione dell’istituto della “Banca ore solidale”, ossia l’opportunità di prevedere e regolamentare la possibilità di cessione volontaria delle ferie maturate a favore dei dipendenti che si trovino in una situazione improvvisa di notevole gravità, invalidante e temporanea in capo a sè stessi, ovvero a figli, genitori, fratelli/sorelle, coniuge, soggetto parte di un’unione civile o convivente accertato e a causa di tale condizione necessitino di assentarsi dal lavoro. Importanti novità anche sul fronte del lavoro agile. L’accordo promuove le tutele a favore della genitorialità, ossia la possibilità per tutte le future mamme di lavorare in smart working nell’ottavo e nono mese di gravidanza; a questa opzione si aggiunge la possibilità per uno dei due genitori di lavorare da remoto nei 6 mesi successivi al termine della maternità obbligatoria. In relazione al capitolo welfare, si è confermata la volontà di definire e regolamentare la convertibilità, su base volontaria, di una parte del premio legato agli obiettivi – PLO (nella misura massima del 30% del suo valore) in servizi alle persone che saranno resi disponibili tramite apposita piattaforma. A fini indicativi, il paniere welfare prevederà molteplici agevolazioni che possono essere catalogate negli ambiti famiglia, assistenza sanitaria e previdenza complementare. L’azienda e le organizzazioni sindacali hanno espresso soddisfazione per il risultato conseguito.
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A Fieragricola l’appello di Assalzoo “Seminate più mais”

VERONA (ITALPRESS) – «Serve una presa di coscienza generale da parte delle istituzioni e degli operatori e, visto che siamo in prossimità delle semine primaverili, dovremmo seminare almeno 70-80.000 ettari in più di mais per recuperare il prevedibile calo di importazione dall’Ucraina, vista la criticità attuale». A lanciare l’appello per una coalizione agricola finalizzata a incrementare le superfici italiane di mais dalla 115^ Fieragricola di Verona (rassegna internazionale in programma fino a sabato 5 marzo) è Giulio Gavino Usai, responsabile economico di Assalzoo, l’associazione di rappresentanza dell’industria mangimistica, che associa oltre 100 aziende per una rappresentatività del 75% della produzione nazionale di mangimi, occupa 8.300 persone e sviluppa un fatturato aggregato del settore superiore a 8 miliardi di euro (dato del 2020, fonte: Assalzoo), grazie a una produzione di 15,1 milioni di tonnellate di mangime composito.
Fra gennaio e novembre dello scorso anno, secondo i dati elaborati da Teseo.Clal.it, l’Italia ha importato dall’Ucraina circa 733.000 tonnellate di cereali, prevalentemente mais (600.000 tonnellate, pari al 13% degli acquisti internazionali), su un totale di 4,6 milioni di tonnellate di import cerealicolo nazionale, con il rischio oggi che le importazioni dai porti ucraini si blocchino. Di scarso impatto, invece, gli acquisti italiani di soia e semi oleosi dall’Ucraina (circa 72.000 tonnellate nei primi 11 mesi del 2021).
Poco meno di 100.000 tonnellate di mais arrivano in Italia dalla Russia, mentre i principali fornitori sono Ungheria, Ucraina, Slovenia, Croazia, Austria e Romania.
«Il nodo principale riguarda il mais – prosegue Usai – con l’Italia che dovrà cercare altri mercati in un sistema maggiormente concorrenziale e con il rischio che i prezzi si mantengano elevati». In termini economici, un rischio tanto per l’industria mangimistica che deve acquistare materie prime dall’estero quanto per gli allevatori, che vedono aumentare sensibilmente i costi di produzione alla stalla.
Per il responsabile economico di Assalzoo è necessario da parte dell’Unione europea un cambio di passo.
«Alcune varietà di cereali e semi oleosi prodotte negli Stati Uniti non hanno ancora l’autorizzazione all’import da parte di Bruxelles – sottolinea -. Poi abbiamo una questione legata al tasso di autoapprovvigionamento e su questo l’Unione europea dovremmo incrementare le rese in campo e aumentare le superfici e le produzioni».
Con 6,79 milioni di tonnellate di mais prodotte nel 2020-2021, l’Italia ha un tasso di autoapprovvigionamento del mais pari al 55% (nel 2014-2015 era del 71,9%, fonte: Teseo), contro un tasso dell’Unione europea pari all’86,3 per cento.
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Corte dei Conti, nel 2015-20 aumentano i controlli sull’agroalimentare

ROMA (ITALPRESS) – L’Ispettorato della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari ha raggiunto, per gli anni dal 2015 al 2020, gli obiettivi indicati dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, con un incremento progressivo dei controlli svolti e delle irregolarità riscontrate. Il maggior numero di sanzioni irrogate ha coinvolto i settori vitivinicolo, oleario e lattiero caseario.
E’ quanto emerge dal Rapporto su “L’attività dell’Ispettorato della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari” approvato – con Delibera n. 2/2022/G – dalla Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato della Corte dei conti, in cui la magistratura contabile ha esaminato il quinquennio di attività (2015-2020) dell’Ispettorato, quale organismo nazionale di salvaguardia della produzione agroalimentare e delle denominazioni di qualità (in particolare Dop e Igp), che svolge attività di contrasto alle frodi operando nell’ambito del Ministero per le politiche agricole.
In relazione agli esiti finanziari delle sanzioni, la Corte ha sottolineato la necessità di un’organizzazione più efficace nell’accertamento di quanto irrogato a titolo sanzionatorio e, soprattutto, di quanto riscosso e versato per ciascun esercizio, ai fini di un pieno riscontro degli esiti stessi delle attività. E’ emersa, a tal fine, l’esigenza di rafforzare il coordinamento fra l’Ispettorato e l’Agenzia delle entrate-Riscossione, anche avvalendosi del nuovo sistema informativo del bilancio dello Stato InIt-Erp, in corso di realizzazione.
Quanto alla disponibilità di risorse per lo svolgimento dell’attività istituzionale, si è rimarcata l’opportunità di maggiore tempestività nella procedura di riassegnazione – ai capitoli di spesa – dei proventi derivanti dalle sanzioni, onde evitare il formarsi di residui ingenti.
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Alla Fieragricola di Verona la Pac guarda al futuro

VERONA (ITALPRESS) – Sempre più sostenibile, attenta all’ambiente e al benessere animale, perfettibile, ma orientata a tutelare il reddito degli agricoltori, garantire la sicurezza alimentare e la qualità delle produzioni, affrontare le sfide climatiche e accompagnare l’innovazione e la tecnologia. La Politica agricola comune taglia il traguardo dei primi 60 anni di vita e dalla Gran Guardia di Verona guarda al 2050, in occasione della 115^ edizione di Fieragricola, rassegna internazionale dell’agricoltura con oltre 520 espositori da 11 Paesi, delegazioni da 29 paesi e un’offerta trasversale dedicata a meccanica agricola, zootecnia, energie rinnovabili, vigneto e frutteto, servizi, al via domani a Veronafiere fino a sabato.
Ad inaugurare la manifestazione, oggi, il Summit internazionale ‘Sessant’anni di Politica agricola comune: quali sfide per la Pac? La vision al 2050’. Una giornata di riflessione dedicata alla prima politica di aggregazione dell’Europa unita, in vista della riforma che entrerà in vigore a partire dal prossimo gennaio.
Nella sessione del mattino, moderata dal direttore del TG2, Gennaro Sangiuliano, si sono confrontati istituzioni e big player della meccanica, della zootecnia, delle agro-energie e della chimica.
Oltre al messaggio della presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, sono intervenuti: Maurizio Danese, presidente di Veronafiere; Federico Sboarina, sindaco di Verona; Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche agricole; Herbert Dorfmann, deputato del Parlamento europeo; Paolo De Castro, deputato del Parlamento europeo; Maciej Golubiewski, capo di gabinetto della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale della Ue; Pekka Pesonen, segretario generale Copa- Cogeca; Luigi Scordamaglia, Ceo Inalca/Filiera Italia; Manuel Scalzotto, presidente della Provincia di Verona; Federico Caner, assessore all’Agricoltura della Regione Veneto.
‘Con questo evento internazionale dedicato ai primi 60 anni della Pac, la Politica agricola comune, di fatto inauguriamo la 115ª edizione di Fieragricola, la rassegna internazionale dell’agricoltura di Verona – dice Maurizio Danese, presidente di Veronafiere -. Grazie alla Pac abbiamo sostenuto la crescita agricola e alimentare dell’Europa, che è stata indubitabilmente una delle chiavi di volta per costruire la crescita economica e sociale dell’Unione, rafforzando le radici culturali comuni e costruendo una moneta unica per molti Stati membri. Se vogliamo un’Europa più forte, sono convinto che si debba puntare a rafforzare le radici agricole, tenendo presente le necessità del nostro tempo e di un tempo futuro: garantire una produzione di cibo crescente, aumentare le rese in campo e la competitività delle imprese agricole e delle catene di approvvigionamento, contrastare i cambiamenti climatici, tutelare l’ambiente, la biodiversità e il paesaggio, sostenere il ricambio generazionale, sviluppare aree rurali dinamiche, proteggere la qualità dell’alimentazione e della salute, tutti obiettivi che la riforma della Pac che entrerà in vigore dal prossimo gennaio ha in agendà. Secondo Danese ‘dobbiamo su queste premesse guardare avanti, consapevoli che non esiste una Politica agricola comune perfetta per tutti e per sempre, ma ritengo sia impegno delle istituzioni, del mondo agricolo, della scienza e anche di una manifestazione storica e riconosciuta come Fieragricola, che molto ha dato all’agricoltura, cercare di favorire il dialogo, l’innovazione, la crescita e contribuire agli scambi non soltanto commerciali, ma anche culturali. Perchè è responsabilità di tutti noi coltivare la crescita e la pace, per la tutela degli oltre 510 milioni di europei che vivono entro i confini dell’Unione europeà.
Federico Sboarina, sindaco di Verona, sottolinea che ‘Piazza Bra e Fieragricola sono strettamente legate. Qui è partita 124 anni fa e proprio in marzo come oggi. Un ritorno fisico e temporale che quest’anno andava celebrato perchè ricorrono anche i 60 della Pac. Con le Politiche agricole comunitarie l’Europa ha dato prova di saper progettare grandi azioni comuni agli Stati membri per fronteggiare le sfide globali, che nel settore agricolo sono state importanti sia per l’Italia sia per Verona. Agricoltura non è solo attività d’impresa ma anche tradizioni locali e cultura. Oggi celebriamo tutto questo mentre abbiamo intorno un contesto drammatico come quello della tragica invasione dell’Ucraina, un fatto inaccettabile in cui però l’Europa ancora una volta ha reagito in maniera comune. Le nostre generazioni sono cresciute senza conoscere la guerra, ma – evidenzia – non deve restare un nostro previlegio, deve essere una garanzia per tutti i popoli. Questa inaugurazione di Fieragricola è dunque centrale per ribadire questo valore, che sia Pac ma anche Pace e dialogò.
Per Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche agricole ‘stavamo uscendo dalla pandemia e ora stiamo precipitando in un conflitto dai confini incerti e con prospettive non facili da prevedere. Nonostante la non positività del momento, l’agricoltura gioca un ruolo strategico; non a caso la Pac è stata elemento di unione dell’Europa fin dalla sua fondazione.
Siamo davanti a una grande sfida che deriva dall’opportunità di rinnovamento delle filiere produttive, in particolare dell’agroalimentare. L’innovazione – spiega – è il cavallo attraverso il quale cavalcare le praterie dell’agricoltura per i prossimi 40 anni. Solo attraverso l’innovazione potremo produrre cibo, garantire sicurezza alimentare a tutte le popolazioni europee nel rispetto dell’ambiente, riducendo gli sprechi energetici e il consumo di fonti non rinnovabili. In questo contest, la Pac è uno strumento fondamentale che deve essere aggiornato costantemente per garantire competitività all’agricolturà. Patuanelli osserva che ‘l’altro tema, oltre all’innovazione, è quello dell’energia che nel settore agricolo può diventare un reddito aggiuntivo per gli imprenditori. Su questo il PNRR prevede ingenti risorse: 1,5 miliardi di euro per l’agrisolare e 1,1 miliardi di euro per l’agrivoltaicò.
Herbert Dorfmann, deputato Parlamento europeo, dice che ‘sessant’anni di Pac non sono solo 60 anni di politica agricola, ma sono 60 anni di Unione Europea, con il ruolo fondamentale di garantire la sicurezza alimentare in un momento in cui ancora si soffriva la fame nel continente. Le sfide del futuro saranno quelle della sostenibilità e dell’intensività oltre che quella di garantire redditività agli agricoltori, perchè senza un’adeguata remunerazione non potremo assicurare quel ricambio generazionale che è necessario per rafforzare il settore primario. Abbiamo un grande problema sulla distribuzione del valore; se penso al mio territorio (l’Alto Adige, ndr) e guardo a quanto vengono pagate le mele, che rappresentano circa il 50% della produzione nazionale di mele biologiche in Italia, noto che – dice ancora – c’è un fallimento di mercato della catena alimentare se le mele costano 1 euro al chilogrammo e poi vengono vendute a Bruxelles a 2,99 euro al chilò.
‘Oggi celebriamo i primi 60 anni della Politica agricola che ha fatto l’Europa, con un contributo a unire quei 10 milioni di agricoltori, che è stato un passaggio cruciale per il nostro continente per assicurare innanzitutto la produzione agricola e la tutela del reddito degli agricoltori, per poi evolversi verso nuove esigenze e nuove sensibilità che oggi sono di tipo ambientale, sociale, di benessere animalè, sottolinea Paolo De Castro, deputato Parlamento europeo. ‘La nuova Pac che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2023 rappresenta una sintesi della dimensione ambientale, economica e sociale, anche attraverso una maggiore responsabilizzazione degli Stati membri attraverso il Piano strategico nazionale. L’Italia – argomenta – può contare su un’agricoltura che per molti aspetti è più avanti rispetto al resto dell’Europa per qualità, specificità, valore aggiunto, per indicazioni geografiche, ma anche per il minore impatto della chimica e per l’agricoltura biologica che è fra le più dinamiche del continente. Abbiamo una sfida davanti: cercare di riannodare i fili nel rapporto con la società. L’agricoltura deve essere considerata di più protagonista delle grandi sfide, perchè ha i numeri e la forza per dare risposte. Anche dal punto di vista energetico, con la crisi ucraina che ha messo in luce la fragilità dell’Europa e in particolare dell’Italia su questo fronte, ritengo che l’agricoltura possa ancora una volta giocare un ruolo straordinario per applicare le tecnologie ed essere autosufficienti dal punto di vista energeticò.
Per Maciej Golubiewski, capo di gabinetto della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale della Ue, ‘è grazie agli agricoltori se oggi abbiamo raggiunto la sicurezza alimentare ed è importante riconoscere il valore degli agricoltori e il ruolo centrale della Politica agricola comune. Oggi ci troviamo di fronte nuove sfide, come quella legata ai cambiamenti climatici, ma come ha ricordato la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, la parte più significativa è la resilienza, per rendere le aziende agricole più resistenti alla crisi. In questo contesto diventare più sostenibili automaticamente ci rende anche più resilienti, perchè dobbiamo coltivare in maniera responsabile La nuova Pac, che entrerà in vigore con il prossimo anno, aiuta a prestare attenzione ai mercati locali e a focalizzarsi sull’agricoltura dei nostri paesi, per avere allo stesso tempo produttività e qualità, senza rinunciare alla sostenibilità. L’Italia in questo ha grandi opportunità, perchè è responsabile del 18% del valore aggiunto dell’agricoltura europeà.
Secondo Pekka Pesonen, segretario generale Copa-Cogeca, ‘dobbiamo guardare avanti e dobbiamo investire a livello europeo in infrastrutture che rendono disponibili le informazioni agli agricoltori. Dobbiamo ribadire l’impoirtanza della transizione ecologia e modificare il modo di pensare, tenendo però sempre presente la transizione sociale ed economica, riconoscendo il ruolo delle produzioni locali di qualità e dell’agricoltura a conduzione familiare, che è un modello dinamico e non immutabile nel tempo. Solo coniugando la transizione ecologica e la transizione economica e sociale potremo garantire un futuro ai giovani in agricolturà.
Luigi Scordamaglia, Ceo Inalca/Filiera Italia, aggiunge che ‘la crisi Ucraina-Russia ci ha presentato il nostro paese nudo, completamente sprovvisto di una politica energetica, perchè negli ultimi 20 anni abbiamo sistematicamente creduto che bastasse non trivellare, non aprire le tap, non aprire i gasdotti, non fare i rigassificatori e affidarsi completamente a un approvvigionamento esterno di energia. Risultato: siamo totalmente dipendenti dall’estero e scopriamo che non è così facile cambiare. La stessa cosa sta accadendo per la produzione agroalimentare. Oggi vediamo che quell’area di mondo che controlla un terzo della produzione di grano, il 20% del mais e l’80% dell’olio di girasole mette in crisi il sistema di food security globale, fa aumentare i prezzi che esplodono anche a casa nostra dove abbiamo trascurato il concetto di sicurezza e sovranità alimentare. Nell’agroalimentare non possiamo fare lo stesso errore che abbiamo fatto con Russia sull’energia. La Pac – spiega – è stato uno strumento fondamentale e lo sarà ancora di più in futuro; l’aver messo la filiera al centro della Politica agricola comune è fondamentale. Nel PNRR abbiamo 1,2 miliardi di euro per le filiere e 1,92 miliardi di euro per il biogas che è la vera risposta per l’austerity dei paesi. Ma non è sufficiente se poi il 91% dei programmi di investimento di biogas presentati nel 2017 sono fermi in attesa di autorizzazioni. La burocrazia può vanificare tuttò.
Secondo Manuel Scalzotto, presidente della Provincia, ‘per un uomo di cultura veneta l’agricoltura è parte della propria identità. L’agricoltura non è solo elemento alimentare, economico, ma è anche un valore culturale, un modo di vivere, sempre più nella qualità’.
Federico Caner, assessore all’Agricoltura della Regione Veneto, evidenzia che ‘offrire una vision della Politica agricola comune al 2050 significa già, oggi, condividere strategie tra tutti i protagonisti del settore, dalle istituzioni alle imprese e alla società civile, per puntare a un traguardo verde. Cioè a un’Europa più verde, più sostenibile, più biologica, più rispettosa dell’ambiente, attenta alla crescente esigenza di sicurezza alimentare a livello mondiale e alle dinamiche legate ai cambiamenti climatici, allo sviluppo rurale, al benessere animale e alla lotta all’antibiotico-resistenza. In questo senso – conclude – è necessario garantire un impegno comune che aiuti a superare le distorsioni commerciali e quelle determinate da barriere non tariffarie, contrastare la speculazione finanziaria sulle derrate agricole e favorire la creazione di un sistema globale che, in condizioni di reciprocità tra gli Stati, converga verso gli obiettivi della sicurezza e della salubrità alimentarè.
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Agroalimentare, a Dubai la campagna #NoFakeFood

ROMA (ITALPRESS) – In un momento di difficoltà per l’export agroalimentare tra rincaro dell’energia e delle materie prime e le conseguenze della guerra, sono importanti le azioni per difendere agricoltori e produttori agroalimentari contro AgroPirateria e italian sounding.
L’iniziativa di presentazione del primo ristorante di Dubai certificato 100% italiano col sistema ITA0039 è stata l’occasione di rilancio della campagna #nofakefood promossa da Alfonso Pecoraro Scanio con la Fondazione Univerde insieme allo chef Enrico Derflinger presidente europeo di Eurotoques e con molti importanti partner come Fic, Campagna Amica, Gusto24, altacucina e il testimonial Jimmy Ghione.
All’evento, nel ristorante Bella, ha partecipato anche l’ambasciatore italiano a Dubai Nicola Lener e il fondatore del sistema ITA0039, Fabrizio Capaccioli di Asacert.
“Il fake italian food nel mondo equivale a 100 miliardi di dollari secondo la Coldiretti. Ogni azione che consente ai nostri agricoltori e produttori di recuperare mercati per i prodotti autentici è un aiuto ad un settore che tra pandemia, aumento dei prezzi di energia e materie prime e l’ulteriore dramma della guerra rischia molto e ciononostante sta dimostrando vera solidarietà verso il popolo ucraino vittima di un’aggressione gravissima e ingiustificata – ha detto Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della fondazione Univerde e già ministro dell’agricoltura -. Ho avviato la campagna contro AgroPirateria insieme a quella per il biologico e il noOgm nel 2000 ma ancora occorre fare molto. Ma oggi la transizione digitale ci consente di tracciare l’origine negli interessi di produttori e consumatori. Ecco perchè questa certificazione sostenuta anche da Coldiretti è uno strumento molto utile. I prodotti autentici consentono a chef come Enrico Derflinger e Alessandro Miceli del Bella di realizzare ricette di grande qualità”.
“Noi chef siamo impegnati come ambasciatori del vero cibo italiano in tutto il mondo – ha detto Enrico Derflinger, già chef di Elisabetta II -, per questo sono stato con Alfonso Pecoraro Scanio anche in Corea del Sud per sostenere il riconoscimento dell’arte del Pizzaiuolo napoletano a patrimonio Unesco e credo che tutta la cucina italiana meriti di essere tutelata innanzitutto con i prodotti di qualità”.
Fabrizio Capaccioli ha aggiunto: “Ringrazio Pecoraro Scanio e Derflinger per essere venuti a questa iniziativa nonostante il periodo difficile proprio per sostenere un settore in difficoltà. E ringrazio l’ambasciatore per la sua presenza ed il sostegno al Made in Italy nel mondo. Noi lavoreremo per offrire ai ristoratori e consumatori la certezza dell’italianità e della qualità e ,come ci ha chiesto Pecoraro Scanio, sempre più anche della sostenibilità ed eticità di tutti i prodotti”.
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Metsola “Fieragricola ispirazione per nuove generazioni”

VERONA (ITALPRESS) – «Fieragricola è una manifestazione con una lunga storia; per oltre 120 anni i vostri eventi sono stati l’occasione per la modernizzazione in agricoltura. Fieragricola ha anche contribuito a creare un senso di comunità fra gli agricoltori e le loro famiglie e per questo lasciatemi esprimere la mia riconoscenza e la mia gratitudine». Così ha esordito la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola al Summit internazionale alla Gran Guardia di Verona che inaugura la 115ª edizione di Fieragricola (al via domani e fino a sabato 5 marzo).
«L’importanza dell’agricoltura sulle nostre vite non può essere sottovalutata. I nostri agricoltori rendono possibile portare cibo di qualità sulla nostra tavola – ha proseguito Metsola -. Quest’anno celebriamo i 60 anni della Politica agricola comune, che oggi ha un impatto diretto su 11 milioni di agricoltori europei e su oltre 180 milioni di ettari».
Una Politica agricola comune che non è solamente finalizzata alla produzione. «L’agricoltura moderna e innovativa è oggi la chiave per proteggere l’ambiente, senza dimenticare che siamo chiamati ad impegnarci per una produzione agricola in grado di rispondere all’aumento della popolazione, dei cambiamenti climatici in essere, dell’aumento dei costi di produzione – ha spiegato la presidente Metsola -. Ecco che aumentare la resilienza dell’agricoltura è una delle priorità e la riforma che sarà applicata da gennaio aprirà a una Pac più verde, più equa, attenta al benessere animale e alla sostenibilità, garantendo allo stesso tempo competitività al settore. Dobbiamo rispondere agli obiettivi economici, ma allo stesso tempo ai target ambientali e sociali».
Uno sguardo anche al futuro, con l’augurio della presidente del Parlamento Ue, Metsola, che «la grande tradizione di Fieragricola continui ad essere di ispirazione per il futuro delle nuove generazioni in agricoltura».
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I costi dei prodotti agricoli continuano a salire

ROMA (ITALPRESS) – La prima settimana di guerra in Ucraina ha portato a un aumento dei costi dei prodotti agricoli pari al 13% per il grano tenero e al 29% per il mais a livello mondiale.
E’ quanto afferma CAI – Consorzi Agrari d’Italia che ha elaborato un primo report in base ai dati del Matif di Parigi, borsa merci di riferimento internazionale insieme a Chicago. In apertura, questa mattina, Parigi segna 20 euro in più a tonnellata per il grano tenero (+7%) e 30 euro in più per il mais (+10%). Rispetto alla chiusura di lunedì scorso, alla vigilia dell’attacco russo, il grano tenero è passato da 274 euro a tonnellata agli attuali 310 euro a tonnellata (+13%) mentre il mais è passato da 247 euro a tonnellata agli odierni 320 euro (+29%). Secondo le stime di Consorzi Agrari d’Italia il prezzo dei prodotti agricoli strettamente dipendenti dalle importazioni da Russia e Ucraina, come appunto mais e grano tenero, è destinato a salire ulteriormente, mentre al momento non si registrano variazioni sul grano duro, il cui prezzo risente soprattutto della mancata produzione in Canada e dei rincari dei costi di produzione.
L’Italia, secondo un’analisi Coldiretti, importa il 64% del grano tenero per il pane e i biscotti, il 44% di grano duro necessario per la pasta, senza dimenticare il mais e la soia fondamentali per l’alimentazione degli animali e per le grandi produzioni di formaggi e salumi Dop, dove con le produzioni nazionali si riesce attualmente a coprire rispettivamente il 53% e il 73% del fabbisogno nazionale. Il costo della pasta, che si produce in con il grano duro, non dovrebbe risentire al momento di particolari rialzi causati dal rincaro delle materie prime, a differenza di pane, biscotti o farine, prodotti derivati da grano tenero, o del mangime per gli animali. Consorzi Agrari d’Italia sottolinea come il costo del grano tenero, comunque, incida per il 10% sul prezzo del pane, che risente invece fortemente dei rincari di energia, carburante, imballaggi, trasporti.
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