MILANO (ITALPRESS) – La salute delle persone e quella del pianeta vanno nella stessa direzione. Più mangiamo sano più aiutiamo il pianeta. E’ il principio ispiratore di Zero al cubo, il progetto attraverso il quale Danone vuole raggiungere l’obiettivo di zero sprechi, zero plastiche e zero emissioni. Una visione che mette al centro la salute delle persone e la salute del pianeta e promuove pratiche di consumo sempre più sane e sostenibili. “Zero emissioni, zero plastica in natura e zero sprechi alimentari – dice Fabrizio Gavelli, presidente e amministratore delegato Danone company Italia e Grecia -. Stiamo principalmente lavorando sull’area degli sprechi alimentari in collaborazione con i nostri partner del trade e con tutti i nostri consumatori”.
Due anni fa Danone ha ottenuto anche la certificazione B-Corp. Una B Corp è un’azienda che mentre fa business produce effetti positivi sull’ambiente, sul territorio e sulle persone. Il movimento B.Corp comprende oltre 3400 aziende in 71 Paesi, più di 100 in Italia.
“Essere una B-Corp significa dire che si esiste non solo per perseguire obiettivi economici, ma anche per perseguire obiettivi sociali – aggiunge Gavelli -. A brevissimo tutti i nostri brand, e quindi tutti i nostri pacchi, avranno il certificato B-Corp e quindi saranno facilmente riconoscibili da tutti i consumatori. Ad esempio il nostro brand Actimel vuole realmente far sì che ci sia una riconoscibilità su questo percorso B-Corp anche per un impegno sociale molto importante”. “Noi – sottolinea – aiutiamo attivamente le vaccinazioni in Italia, non solo a parole ma anche con i fatti. Abbiamo una partnership importante con Auser, in base alla quale accompagniamo ai centri di vaccinazione le persone più fragili, in particolare gli anziani che per problemi di mobilità o perchè sono soli non riescono ad andare se non accompagnati. Stiamo anche aiutando le vaccinazioni ai bambini con materiale che potrà essere utilizzato dai bambini stessi per rendere il momento della vaccinazione un momento più piacevole”. In definitiva, conclude Gavelli, “vogliamo veramente legare Actimel alla vaccinazione, aiutare questa campagna sociale fondamentale che in Italia sta avvenendo da molti mesi e quindi prendere una posizione concreta, reale e attivista a favore della vaccinazione”.
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Stop sprechi ed emissioni, Danone lancia il progetto “Zero al cubo”
Agroalimentare, nel 2021 export distretti verso quota 20 miliardi
ROMA (ITALPRESS) – Nel terzo trimestre del 2021 le esportazioni a prezzi correnti dei distretti agro-alimentari italiani proseguono su un sentiero di crescita che non si è mai arrestato, neanche in piena pandemia, e arrivano a sfiorare 5,6 miliardi (+8,9% tendenziale, +12,7% rispetto allo stesso periodo del 2019).
I valori esportati quasi eguagliano quanto realizzato nel secondo trimestre del 2021 e rappresentano il terzo miglior risultato di sempre (dopo il record segnato nel quarto trimestre del 2020).
Il bilancio dei primi nove mesi del 2021 raggiunge quota 16,4 miliardi, cifra che non era mai stata raggiunta nei primi nove mesi dell’anno (+9,8% tendenziale, +14,1% rispetto ai primi nove mesi del 20 19). Le esportazioni distrettuali agro-alimentari proseguono quindi a gonfie vele verso il traguardo dei 20 miliardi per fine anno, cifra record già raggiunta nel 2020.
E’ quanto emerge dai dati del monitor della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. I distretti dei vini si lasciano alle spalle il risultato negativo del 2020 e realizzano nei primi nove mesi del 2021 una crescita a due cifre sia nel confronto con il 2020 (+14,6%) che con il pre-pandemia (+11,7%).
Maggior contributo dal distretto dei Vini di Langhe, Roero e Monferrato che cresce di oltre 200 milioni rispetto ai primi nove mesi del 2019 (+17,9% tendenziale; +16,3% rispetto al pre-pandemia). Ottima performance anche per i Vini dei colli fiorentini e senesi, che realizzano 87 milioni di export in più rispetto al pre-crisi (+23,9% tendenziale; +17% rispetto allo stesso periodo del 2019). Vola l’export dei distretti agricoli, che nel complesso realizzano 500 milioni in più rispetto al periodo gennaio-settembre 2020. Tutti i distretti sono oltre i livelli pre-crisi: si distinguono in particolare la Nocciola e frutta piemontese (+34% tendenziale e +35,6% rispetto al pre-crisi) e il Florovivaistico di Pistoia (rispettivamente +37,3% e +39,3%). Ottima performance nei primi nove mesi del 2021 anche per i distretti della pasta e dolci, in primis Dolci di Alba e Cuneo (+15,3% tendenziale, +13,6% rispetto al pre-pandemia) e il comparto pasta dell’Alimentare di Parma (rispettivamente +3,1% e +31,3%). Forte recupero nel periodo gennaio-settembre anche per i distretti delle carni e salumi (+16,4%) dopo un 2020 chiuso in sostanziale parità. Trainano la crescita le Carni di Verona (+16,7% tendenziale e +22,7% rispetto ai primi mesi del 2019) e i Salumi del Modenese (rispettivamente +20% e +12,5%). “Soffre” nel confronto con un 2020 da record la filiera delle conserve (-5,4% tendenziale), che si posiziona comunque nei primi nove mesi del 2021 su livelli superiori rispetto allo stesso periodo del 2019 (+4,6%). Frena la crescita il comparto conserve dell’Ortofrutta e conserve del foggiano (44 milioni in meno rispetto al pre-crisi). Stessa dinamica per la filiera del riso (-6,7% tendenziale ma +5,8% rispetto ai primi nove mesi del 2019). In sostanziale parità nei primi nove mesi del 2021 la filiera dell’olio (-0,9% tendenziale; +6% rispetto allo stesso periodo del 2019). Molto positiva anche l’evoluzione dei distretti del lattiero-caseario (+17,5%) in forte recupero rispetto al pre -pandemia (+13,8%); crescono a due cifre i distretti del caffè (rispettivamente +12,9% e +20,4%); porta a casa un risultato positivo la filiera dell’ittico (+19,2% tendenziale) anche se non recupera il gap rispetto al pre-crisi (-4,1%). Infine, per quanto riguarda i paesi di destinazione dell’export, nei primi nove mesi del 2021 si registrano risultati positivi verso tutti i principali partner commerciali: in primis Germania (+5,7% tendenziale), Stati Uniti (+16,2%) e Francia (+9,6%). In calo i flussi verso il Regno Unito (-8,7%), che dal primo gennaio 2021 non è più parte del territorio doganale e fiscale dell’Unione Europea.
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In Friuli Venezia Giulia norme a tutela castagneti e pescaturismo
UDINE (ITALPRESS) – “Le norme per valorizzare i castagneti da frutto e il settore del pescaturismo vanno a colmare due ambiti importanti per l’economia regionale, entrambi con buone prospettive di sviluppo. Anche la discussione odierna in Commissione consiliare lo ha confermato con un dibattito costruttivo su entrambi i testi normativi”.
E’ il commento dell’assessore regionale alle Risorse agroalimentari, forestali, ittiche e montagna del Friuli Venezia Giulia Stefano Zannier a margine della riunione della seconda Commissione consiliare che ha preso in esame le proposte di legge n.131 “Norme per favorire interventi di ripristino, recupero, manutenzione e salvaguardia dei castagneti” e n.136 “Disciplina del pescaturismo, ittiturismo e della attività connesse alla pesca professionale e all’acquacoltura”, entrambe di iniziativa di alcuni consiglieri di maggioranza.
Con riferimento alla prima proposta di legge, “sono stati formulati degli emendamenti che hanno determinato, tra l’altro, la specificazione dei profili di accesso ai contributi e la previsione che l’erogazione dei contributi stessi vada subordinata alla positiva conclusione dei procedimenti autorizzativi, con riferimento in particolare alla classificazione catastale. Le risorse saranno erogate a seguito dell’emanazione di specifici bandi” ha spiegato Zannier.
La seconda proposta di legge integra il vigente ordinamento regionale in materia di pesca e agriturismo, “disciplinando in modo organico tutte le attività correlate e non prevalenti in materia di pesca professionale, indicando norme specifiche per questo particolare settore che non sempre si conciliano con le normative dettate per il settore agricolo tradizionale. Si tratta infatti di attività fortemente integrate con la promozione turistica del territorio” ha chiarito Zannier.
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Filiera alimentare guarda al futuro tra sostenibilità e sicurezza
ROMA (ITALPRESS) – La potenza della filiera del cibo, ovvero l’insieme strutturato dei protagonisti che offrono la disponibilità dei prodotti alimentari, trasferendoli dai campi alle tavole, è la migliore garanzia che l’agricoltura, come suo motore trainante, è destinata a rilanciarsi nel prossimo futuro. E’ quanto emerge dall’Osservatorio del mondo agricolo Enpaia-Censis. Lo studio evidenzia come il valore della filiera del cibo si radichi nella sostenibilità, assicurando la qualità degli alimenti e prezzi accettabili per la maggioranza degli italiani.
Nel periodo pandemico, 2020, la spesa alimentare degli italiani è stata pari a 160 miliardi, +1,9% reale rispetto all’anno precedente, con il ricorso più intenso ai punti vendita di prossimità, dai supermercati ai negozi di vicinato, oltre che all’e-commerce. In generale, il 75,8% degli italiani ha fiducia che la filiera, anche nell’emergenza, assicurerà i necessari approvvigionamenti di prodotti alimentari.
Il rapporto degli italiani con il cibo si materializza soprattutto nel mangiare prodotti acquistati e cucinati in casa. Una consuetudine che riguarda 8 italiani su 10.
Abitudine uscita rafforzata dalla pandemia: infatti, nei primi 9 mesi del 2021 la spesa per i consumi alimentari domestici segna +0,7% rispetto allo stesso periodo del 2020, anno in cui si è avuto un picco del +7,4% rispetto al 2019.
Come risulta dall’Osservatorio Enpaia-Censis assume rilievo anche il ricorso alle piattaforme del food, che consegnano con i rider: il 13% dichiara di ricorrervi spesso e il 45,5% di tanto in tanto. Tra i giovani, i frequent user sono praticamente il doppio della media totale. Nella visione degli italiani rimane evidente, in ogni caso, il nesso tra il buon cibo, il viaggio e la convivialità: il 61,8% vuole riprendere a viaggiare, anche per scoprire specialità gastronomiche. Di recente la filiera del cibo ha anche risposto a una domanda crescente di qualità, salubrità, sicurezza e genuinità. Con la pandemia si è imposta la convivenza di due esigenze: i prezzi sostenibili e quella di prodotti con un positivo effetto sulla salute, a ridotto impatto ambientale.
Il 54,7% degli italiani si dichiara pessimista sull’evoluzione del proprio potere d’acquisto, mentre il 65% teme che misure troppo stringenti possano spingere in alto i prezzi dei prodotti alimentari. Dal report emerge che l’83,1% degli italiani, quando sceglie cosa mangiare, è attento all’impatto sulla salute, mentre il 93,5% riutilizza il cibo che avanza da pranzi e cene, in una logica di riduzione degli sprechi. Non solo: l’80,5% acquista prodotti alimentari a ‘chilometro zerò, valorizzando così le aziende agricole locali e riducendo l’utilizzo di mezzi di trasporto che incidono sul riscaldamento globale.
Per Giorgio Piazza, presidente Fondazione Enpaia, “i dati sono estremamente interessanti poichè confermano che l’agricoltura ha dimostrato una grande forza, legata alla sua capacità di reagire all’emergenza e di dare garanzia e sicurezza ai cittadini. Dalla ricerca emerge un ulteriore dato su cui riflettere: la maggior parte degli italiani ha una forte sensibilità sui temi della qualità e della sostenibilità rispetto al cibo. In tal senso, sono fortemente convinto che il mondo dell’agricoltura e della produzione alimentare è in grado di rispondere a questa domanda”.
Secondo Giuseppe De Rita, presidente Censis: “Il buon cibo è stato uno dei beni rifugio del periodo pandemico. Man mano che l’emergenza allenta torna la centralità nello stile di vita italiano del buon cibo, moltiplicatore di relazionalità e di alta qualità della vita. La filiera del cibo, a cominciare dal mondo agricolo, conserverà nella ripartenza un ruolo da protagonista di economia e società italiana”.
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In 2 anni di pandemia 267 tonnellate di cibo redistribuite a Roma
ROMA (ITALPRESS) – Recuperate e redistribuite 267 tonnellate di cibo nel biennio segnato dalla pandemia, immesse poi nella rete di realtà solidali e consegnate a tante famiglie e persone in difficoltà della Capitale e non solo, grazie al progetto “Il Cibo che Serve” di Acli di Roma e provincia. I dati sono stati presentati in occasione della 9° Giornata Nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, nel corso di un evento promosso da Acli di Roma aps, Enpam, Piazza della Salute e Piazza Vittorio aps, insieme al Municipio Roma I Centro e con il patrocinio dell’Assessorato all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei Rifiuti di Roma Capitale, dove sono intervenuti, tra gli altri, Alberto Oliveti, presidente della Fondazione Enpam, Lidia Borzì, presidente delle ACLI di Roma aps, Sabrina Alfonsi, Assessore all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei Rifiuti di Roma Capitale, Lorenza Bonaccorsi, presidente del Municipio Roma I Centro. “In questo momento di grande difficoltà e di bisogni emergenti la buona pratica “Il cibo che serve” ha seguito un forte trend di crescita e di sviluppo che conferma la grande necessità di sostegno e tutela che colpiscono fasce sempre più ampie di cittadini. I nostri furgoncini in questi anni hanno percorso decine di migliaia di chilometri nella strada della solidarietà tessendo, di fatto, nel cemento della Capitale, un vero e proprio telaio di coesione sociale e presa in carico delle fragilità a tutto tondo”, ha detto Lidia Borzì, presidente delle ACLI di Roma e provincia.
“Il nostro impegno però, non si è fermato al contrasto allo spreco e al recupero delle eccedenze, ma si è ampliato con una intensa attività di sensibilizzazione ed educazione a stili di vita sani e sostenibili. Proprio in quest’ottica – ha aggiunto – nasce l’idea del calendario antispreco 2022 che presentiamo proprio in occasione di questa importante giornata. Un calendario che contiene ricette di recupero, consigli per la conservazione degli alimenti, trucchi per evitare lo spreco ma anche quattro preziose ricette donateci da importanti chef stellati”.
In particolare, le ACLI di Roma nel biennio 2020-2021 hanno recuperato 76.537 kg di pane e prodotti da forno, 140.788 kg di ortofrutta, 41.535 kg di beni a lunga conservazione, 6293 kg di salumi prossimi alla scadenza donati dall’azienda Fiorucci, 449 kg di pesce. Inoltre, 1890 kg di cibo sono stati recuperati grazie all’impegno dell’AS Roma. Questo cibo ha permesso di accompagnare ben 1 milione e 975 mila pasti e di consegnare 25.485 pacchi e buoni spesa, grazie a un totale di 9.580 giornate di servizio volontario e a 59.328 km percorsi dai mezzi delle ACLI di Roma.
“Enpam si dichiara disponibile anche perchè rappresenta i medici e i dentisti italiani, quindi l’approccio alla salute, e pensiamo che finalmente la lezione viene imparata e la dimostrazione di questi risultati dice che a nostra azione porta a qualcosa di positivo ad assumere realmente il concetto che lo spreco è prima di tutto qualcosa di illogico e non accettabile economicamente e socialmente”, ha sottolineato il presidente dell’Enpam, Alberto Oliveti. “Anche noi come medici vogliamo richiamare l’attenzione sul tema ribadendo la necessità, anche quando l’emergenza sarà superata, di contrastare gli sprechi, in specie quelli degli alimenti più sani e salutari”, ha concluso.
Secondo Luigi Galvano, vicepresidente della Fondazione Enpam, i medici hanno “il contatto con i pazienti e possono comunicare quelle che sono le cose più importanti per una alimentazione efficace, una alimentazione che cerchi di mettere in evidenza la nostra storia alimentare, il nostro territorio. I medici – ha proseguito – danno una giusta informazione ai pazienti costantemente, non deve essere un fatto spot, dietro ogni visita ci deve essere sempre un suggerimento alimentare. Noi in questo senso come Enpam ci impegneremo costantemente e diffusamente su tutto il territorio nazionale”.
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Le eccellenze italiane al Winter Fancy Food
ROMA (ITALPRESS) – Dopo un anno di stop, ritorna l’appuntamento con il Winter Fancy Food. Il Las Vegas Convention Center sarà da quest’anno la nuova casa invernale della fiera dedicata alle specialità alimentari e alle bevande, più grande e importante del Nord America. Le eccellenze italiane, prenderanno vita nel tradizionale “Italian Pavilion”, ancora una volta il più ampio spazio espositivo dell’area internazionale di tutta la fiera, 85 imprese e 800 mq. La tradizionale lounge organizzata da Ice, per questa edizione riproporrà la speciale postazione dedicata “all’aperitivo italiano”. Show cooking e postazione wine tasting, organizzati dalle aziende nei propri stand che vedranno chef e sommelier, impegnati a realizzare preparazioni, degustazioni e dimostrazioni di ricette della grande tradizione italiana.
L’andamento degli scambi Usa-Italia continua a consolidare il forte aumento già rilevato nelle precedenti analisi, +21,7%, in netta controtendenza rispetto alla media europea (+1%). L’Italia mantiene il 14° posto tra i partner commerciali degli Usa e il 6° tra i partner europei dopo Germania, Regno Unito, Olanda, Irlanda e Svizzera. L’Italia è il primo fornitore degli Usa con quote di mercato molte elevate per quasi tutte le specialità tipiche del Made in Italy quali: pasta, olio di oliva, formaggi, aceto balsamico, acque minerali, gelato.
“La cultura italiana occupa da tempo un posto nei cuori e nelle menti dei consumatori negli Stati Uniti”, ha affermato Bill Lynch, presidente della Specialty Food Association.
“Siamo contentissimi di tornare al Winter Fancy Food Show con una partecipazione italiana più ampia che mai all’edizione invernale, in una location nuova per il Winter ma tradizionale e ben apprezzata per convegni e fiere. Le aziende sono pronte per ripartire, lo dimostra il gran numero di espositori dall’Italia e i rappresentanti di una quindicina di aziende italiane con sedi negli Usa”, dichiara Antonino Laspina, direttore dell’Agenzia Ice di New York e coordinatore della rete Usa. “Finalmente si riparte – ha dichiarato Donato Cinelli, presidente di Universal Marketing, agente esclusivo per l’Italia della Specialty Food Association – Una ripartenza con una versione invernale del Fancy Food ancora più forte e performante, dimostrazione di quanto sia, oggi piùche mai, importante e strategico questo appuntamento fieristico”.
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Nuova Pac, Associazioni deluse dal documento inviato alla Commissione Ue
ROMA (ITALPRESS) – Il Piano Strategico Nazionale della PAC 2023-2027 (PSN), inviato dal ministro dell’agricoltura, Stefano Patuanelli, alla Commissione UE il 31 dicembre scorso, ripropone e rilancia l’attuale modello di agricoltura e gestione dei sistemi agro-alimentari non sostenibile, affossando la transizione agroecologica auspicata dalle Strategie europee “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”, richiesta dai cittadini-consumatori europei. E’ questo il giudizio delle 17 Associazioni ambientaliste, dell’agricoltura biologica e dei consumatori che hanno inviato ai ministeri italiani, MIPAAF e MITE, e ai funzionari delle DG Envi e DG Agri della Commissione UE, un dettagliato documento di commenti, osservazioni e proposte in vista della valutazione del documento di programmazione prevista dal percorso finale per la sua definitiva approvazione entro l’estate 2022 (la nuova PAC diventerà operativa nel gennaio 2023 e per l’Italia vale circa 34 miliardi fino al 2027, che possono arrivare a quasi 50 miliardi considerando il cofinanziamento nazionale dei fondi destinati allo sviluppo rurale).
Le osservazioni della Commissione Europea saranno l’occasione per correggere i contenuti più controversi del PSN italiano, che le 17 Associazioni nazionali hanno evidenziato nel loro documento, dopo che il Ministero ha accantonato un approfondito confronto nel Tavolo di partenariato con tutti gli attori istituzionali, economici e sociali. Nonostante le rassicurazioni del Ministro, Stefano Patuanelli, sulla possibilità di modifiche dei contenuti del PSN le Associazioni temono che solo specifiche osservazioni critiche della Commissione UE renderanno possibile sostanziali cambiamenti del testo inviato dal Governo italiano.
“Particolarmente grave – secondo le Associazioni – è l’impostazione degli eco-schemi che rivelano la finalità prevalente di compensare la riduzione dei contributi ai settori ritenuti penalizzati dalla revisione dei titoli storici e dalla convergenza interna. La logica adottata dal MIPAAF è stata quella di assicurare un’adeguata compensazione delle perdite di reddito, privilegiando la zootecnia del nord Italia e l’olivicoltura del centro-sud: i due eco-schemi destinati a questi settori impegnano il 58,5% delle risorse destinate a tutti e 5 gli eco-schemi previsti dal PSN”.
“Gli eco-schemi – si legge – dovrebbero invece premiare gli impegni volontari degli agricoltori per il contrasto dei cambiamenti climatici, per la tutela della biodiversità e dell’ambiente, motivo per cui le 17 Associazioni ritengono questa impostazione del PSN errata e particolarmente grave, anche in considerazione dell’analogo approccio con cui sono stati definiti i pagamenti accoppiati. In linea generale, nel PSN, si riscontra una forte disparità tra i premi attribuiti agli eco-schemi e quelli previsti per gli impegni agro-climatico-ambientali dello sviluppo rurale, che prevedono spesso analoghi impegni con finalità simili, ma con premi decisamente inferiori, creando una vera e propria competizione, a discapito delle pratiche più efficaci per la transizione agroecologica”.
Nel PSN “non vengono esplicitati gli obiettivi quantitativi che si intendono raggiungere entro il 2027, sia con gli eco-schemi sia per gli interventi previsti nello Sviluppo Rurale. Questa mancanza dovrà essere risolta nella versione definitiva del Piano, in particolare indicando gli obiettivi di riduzione dell’uso dei prodotti fitosanitari, dei fertilizzanti chimici, degli antibiotici e l’incremento delle aree destinate alla conservazione della biodiversità naturale e al mantenimento del paesaggio rurale. Solo per l’agricoltura biologica – sottolineano le 17 Associazioni – viene indicato un obiettivo quantitativo, con il 25% di superficie agricola certificata entro il 2027, una percentuale che probabilmente arriverà al 30% entro il 2030. Le 17 Associazioni esprimono soddisfazione per l’attenzione riservata all’agricoltura biologica, ma ritengono che l’Italia avrebbe potuto aspirare all’obiettivo più ambizioso, ma realistico, del 30% di SAU in biologico entro il 2027 per arrivare al 40% entro il 2030, considerato che il nostro Paese parte con una percentuale del 15,8% al 2021”.
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A Fieragricola la meccanizzazione guarda al futuro sostenibile
VERONA (ITALPRESS) – Attenta all’ambiente e alle condizioni di lavoro, sempre più specializzata e rivolta ad assicurare una maggiore qualità delle produzioni, sostenuta da soluzioni agronomiche sempre più efficaci e da macchine e mezzi agricoli sempre più efficienti e digitali, con un tasso sempre più elevato di robotizzazione e automazione in campo e nei processi, rispettosa dei suoli e capace di adattarsi ai cambiamenti climatici. Sarà così l’agricoltura del futuro, orizzonte 2030, secondo la visione delle case costruttrici di trattori, attrezzature e mezzi agricoli che parteciperanno alla 115ma edizione di Fieragricola, rassegna internazionale dedicata all’agricoltura in calendario dal 2 al 5 marzo a Veronafiere, alla quale saranno presenti oltre 500 espositori diretti da 11 Paesi. In particolare, sono sette i padiglioni dedicati alla meccanizzazione agricola, con tutti i marchi più importanti del settore presenti spinti da un 2021 che ha rappresentato per le immatricolazioni di trattrici e mezzi agricoli un anno di crescita. Fieragricola dedicherà particolare attenzione al percorso di transizione e alla cosiddetta digital farming, per favorire la diffusione di strumenti in grado di raccogliere dati, elaborarli e trasmetterli in modo da consentire il “dialogo” fra macchine e da permettere all’imprenditore agricolo di prendere le decisioni migliori in chiave di strategia sostenibile in campo.
Il 2022 potrebbe essere un anno cruciale per i trattori. John Deere ha presentato un trattore a guida autonoma e anche in Cina stanno sperimentando alcuni modelli di trattrici e seminatrici senza la guida dell’uomo. L’agricoltura del futuro è chiamata a far fronte ai cambiamenti climatici, a disporre di minori risorse sia per dinamiche naturali (ad esempio una minore disponibilità idrica) sia per disposizioni normative, che invitano od obbligano a ridurre l’uso di mezzi tecnici o medicinali o, che impongono determinate pratiche agricole per rispondere alle esigenze di una sostenibilità ambientale, economica e sociale che appaiono ineluttabili. In tutti questi frangenti un percorso di agricoltura digitale e di innovazione tecnologica aiuta l’impresa agricola ad essere più smart, a ridurre le emissioni di gas serra, a incrementare il processo di sequestro di carbonio nel terreno, ad utilizzare senza sprechi e nella maniera ottimale alcune risorse necessarie per la produzione agricola. A Fieragricola ci saranno non soltanto ai trattori più potenti e alle macchine operatrici di grandi dimensioni, ma anche ai trattori isodiametrici e alla meccanica agricola per le colture specializzate e per le aziende di montagna e i piccoli appezzamenti, che richiedono grande agilità e versatilità.
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