ROMA (ITALPRESS) – “A differenza del gas, l’Unione europea non dipende dalle importazioni di cereali dalla Federazione Russa per soddisfare il fabbisogno interno. Le limitazioni dell’export decise a Mosca non avranno un impatto diretto sugli Stati membri. Anzi, aumenterà la competitività della produzione europea sui mercati internazionali”.
E’ la presa di posizione del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, sulle decisioni assunte dalle autorità della Federazione Russa, primo esportatore di grano a livello mondiale, di limitare nel corso di quest’anno le vendite all’estero di cereali per frenare l’aumento dell’inflazione interna.
Secondo quanto comunicato a Mosca dal ministero dell’Economia, dal 15 febbraio al 30 giugno prossimo le esportazioni di grano russo saranno limitate a 8 milioni di tonnellate, una in meno rispetto alle previsioni. Nello stesso periodo del 2021, le esportazioni complessive di cereali si attestarono a 17,5 milioni di tonnellate. Per il 2022 è prevista una riduzione di 3,5 milioni di tonnellate.
Le vendite all’estero, inoltre, sono sottoposte a una tassa calcolata in funzione dell’andamento delle quotazioni internazionali dei cereali. Attualmente, la tassa ammonta a circa 98 euro a tonnellata.
“Di fronte alle notizie che arrivano dalla Federazione Russa – prosegue Giansanti – l’indipendenza alimentare si conferma come un asset strategico per la UE e per l’Italia. Il sistema agroalimentare europeo garantisce il rifornimento del mercato interno con prodotti sicuri e di qualità. I dati della Commissione UE indicano, inoltre, che nei primi otto mesi dello scorso anno l’interscambio con l’estero ha un saldo attivo di circa 44 miliardi di euro”.
“Per quanto riguarda in particolare la situazione italiana, stando alle ultime stime, il 2021 si è chiuso con un ammontare di esportazioni agroalimentari superiore ai 50 miliardi, record storico” – sottolinea il presidente di Confagricoltura.
“Per i cereali – conclude Giansanti – l’obiettivo è ora quello di aumentare la produzione italiana e di rafforzare il comparto, grazie ai contratti di filiera finanziati in primo luogo con le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza”.
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Confagricoltura “Tagli export grano da Russia senza conseguenze per Ue”
I giovani di Confagricoltura rafforzano la presenza sul territorio
ROMA (ITALPRESS) – “In un momento di grandi cambiamenti, come quello cui stiamo assistendo – in cui l’agricoltura sta vivendo la quarta rivoluzione, quella digitale, la nuova PAC è ormai alle porte e la transizione ecologica è un percorso già avviato – l’unione di intenti tra i giovani agricoltori deve essere quanto più rappresentativa. I Giovani di Anga non si fanno trovare impreparati. Infatti abbiamo dato il benvenuto a diversi nuovi associati che hanno fondato nuove sezioni Anga da Nord a Sud, proprio per migliorare e accrescere il coro di voci di rappresentanza”. Lo ha detto il presidente dei Giovani di Confagricoltura Francesco Mastrandrea, in occasione della ratifica delle nuove sezioni che sono state costituite su tutto il territorio nazionale.
Si tratta di Anga Trento, alla cui presidenza è stato eletto Mattia Preghenella, titolare di un’azienda viticola a Roverè della Luna, in provincia di Trento; Anga Asti con presidente Alessandro Sconfienza, che conduce a Mombercelli un’azienda produttrice di nocciole; Anga Latina con Marzo Lanza, con un’impresa frutticola e cerealicola in provincia di Latina; Anga Taranto con Angelo Varvaglione come presidente, titolare di un’azienda che produce uva da vino a Taranto; Anga Venezia con Simonetta Dominese, con un’azienda vitivinicola a Torre di Mosto (VE); Anga Forlì – Cesena – Rimini con Michele Ghetti con un’azienda viticola a Cesena; Anga Ragusa con Lorenzo Cannella, con un’impresa operante nel settore dell’acquaponica in provincia di Ragusa e Anga Reggio Emilia con Erika Melli, che ha un allevamento di bovini in provincia di Reggio Emilia.
Nuove leve che si sono date obiettivi chiari: fare rete, portare il punto di vista e le esigenze dei giovani imprenditori agricoli nei rapporti con le amministrazioni e sviluppare – attraverso le proprie attività – le peculiarità delle aziende condotte dagli under 40 nei settori agricolo e agroalimentare delle diverse province. Per non parlare delle sfide che attendono l’agricoltura per le quali bisogna farsi trovare pronti. “La nuova finanza, il carbon farming, le prossime regole europee entreranno di forza nelle aziende dei giovani agricoltori e su questi temi è fondamentale sollecitare il dibattito tra tutti i territori, per restare competitivi sui mercati”, ha aggiunto Mastrandrea.
“Del resto la forza di Anga – ha concluso il presidente dei Giovani di Confagricoltura – sta proprio in questo, nel fare incontrare competenze, territori e bisogni diversi, che l’Organizzazione mette a confronto e di cui fa una sintesi, per una più efficace attività di lobby ed una maggiore competitività delle imprese”.
Anga rappresenta gli interessi di tutti i giovani agricoltori afferenti a Confagricoltura e con la sua azione capillare contribuisce ai processi decisionali in materia di politiche giovanili in agricoltura a tutti i livelli, locale, nazionale e comunitario. E’ membro permanente, a Bruxelles, del Consiglio Europeo dei Giovani Agricoltori – CEJA. La sua mission è formare e sostenere i giovani imprenditori, incentivando un’agricoltura che guarda al futuro, rispettando le tradizioni.
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Capodanno, gli italiani spenderanno 1,7 miliardi per il cenone
ROMA (ITALPRESS) – Gli italiani spenderanno 1,7 miliardi per il cenone di Capodanno, vale a dire 300 milioni in più dell’anno scorso, ma pur sempre 400 in meno del capodanno pre pandemico. La maggiore spesa rispetto allo scorso anno è dovuta sia al +8% di tredicesime, 44 miliardi di quest’anno rispetto ai 41 miliardi del 2020 (frutto di un recupero parziale sull’occupazione e un minore impatto della CIG sui redditi), sia alla possibilità di poterlo festeggiare con parenti e amici, cosa l’anno scorso molto più difficile. E’ quanto emerge da un’indagine condotta dal Centro studi di Confcooperative.
C’è una polarizzazione nella reazione degli italiani alla quarta ondata di covid. Rispetto alle misure di contenimento della pandemia 3 famiglie su 5 saranno spregiudicate organizzando cene in casa con oltre 10 persone. Saranno 6 su 10 le famiglie ad aspettare a casa il rintocco della mezzanotte per brindare al nuovo anno, mentre 1 su 3 ha cancellato le vacanze che aveva prenotato (montagna e città d’arte le mete più colpite dalle disdette).
La recrudescenza della crisi economica, gli effetti della ripresa, per alcuni ma non per tutti, detterà una spesa improntata all’attenzione e vicina allo spreco zero, con 1 famiglia su 4 che prenderà la cena con modalità di asporto dai ristoranti.
I cenoni esalteranno le eccellenze dell’agroalimentare Made in Italy. La tradizione rappresenta una sicurezza a cui ancorarsi contro lo spauracchio della pandemia. Le bollicine italiane, saranno di gran lunga preferite a quelle dei cugini d’oltralpe, e si confermano immancabili superstar dei cenoni con circa 60 milioni di tappi pronti a saltare da bottiglie di spumante e prosecco Made in Italy.
Per il menù di Capodanno trionfa il ricco paniere delle eccellenze made in Italy: vongole e frutti di mare per i primi piatti (90 milioni di euro); pesce per i secondi piatti (270 milioni di euro); carne, salumi e uova (300 milioni di euro); vini, spumanti e prosecchi (295 milioni di euro); frutta, verdura e ortaggi (240 milioni di euro). Pasta, pane, farina e olio (160 milioni di euro). Non mancherà il tagliere dei formaggi freschi e stagionati italiani (95 milioni). Chiuderà il ricco carrello dei dolci composto da panettone e pandoro in primis, oltre alle tantissime specialità dolciarie regionali (285) milioni di euro).
E se gli italiani sono concordi sul cosa portare in tavola, diverse le scuole di pensiero in cucina. Tra gli over 50 vincono le ricette tradizionali o di famiglia. Tra i più giovani spopolano blog e app per cercare la ricetta d’effetto: crudi con avocado, rombo in crosta di cacao; risotto gamberi e liquirizia; filetti di pesce con mele e uva bianca.
Brindisi dal calice amaro per le persone scivolate in povertà per la lockdown economy che ha gonfiato l’esercito dei poveri portandolo a 10 milioni di persone. Resta fondamentale, per Confcooperative, individuare misure di contrasto alla povertà e politiche attive per concorrere ad affrontare una piaga che non è solo economica ma che rischia di minare nei prossimi mesi la concordia sociale del paese.
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Via libera dall’Antitrust all’accordo sulla filiera del latte
ROMA (ITALPRESS) – “Un’ottima notizia per gli allevatori che, come tutti gli imprenditori agricoli italiani, sono sotto pressione a causa di un aumento senza precedenti dei costi di produzione”. E’ il commento del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, sul parere non sfavorevole formulato dall’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato sul Protocollo d’intesa della filiera lattiero-casearia, sottoscritto lo scorso 9 novembre, per la salvaguardia degli allevamenti italiani.
Nel parere dell’Autorità – rileva Confagricoltura – si sottolinea che il Protocollo è finalizzato a sostenere “transitoriamente il reddito degli allevatori in una situazione di effettiva emergenza e di forte impennata dei prezzi degli input produttivi”.
“Serve ora il forte senso di responsabilità di tutte le parti interessate – prosegue Giansanti – per dare rapida attuazione all’intesa raggiunta, allo scopo di dare respiro agli allevatori. Ringraziamo il ministero delle Politiche Agricole per la riunione già convocata il 30 dicembre”.
“Per il futuro – prosegue il presidente di Confagricoltura – l’Autorità garante ha auspicato la messa a punto di strumenti di tutela del comparto agricolo e dell’intera filiera che non disincentivino la competizione sull’efficienza e non inibiscano il virtuoso processo di concentrazione degli allevatori”.
“E’ un tema da riprendere ed approfondire in tempi brevi al Tavolo permanente del settore lattiero-caseario che, accogliendo una nostra precisa richiesta, è stato costituito con decreto a firma del ministro Patuanelli”.
Il Protocollo d’intesa – ricorda Confagricoltura – riguarda gli acquisti di latte UHT, latte fresco, yogurt, formaggi freschi e semi stagionati ottenuti per intero da prodotto italiano.
Un “premio di emergenza”, sino a tre centesimi di euro al litro di latte utilizzato per i prodotti di cui sopra sarà riconosciuto dalle strutture della grande distribuzione alle imprese di trasformazione che lo gireranno integralmente agli allevatori con una soglia massima di intervento pari a 0,41 euro/litro alla stalla IVA esclusa.
Un altro centesimo di euro potrà essere erogato dalle imprese di trasformazione, nel caso in cui non si raggiunga la soglia massima di 41 centesimi al litro.
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Pac, ambientalisti chiedono piano strategico più sostenibile
ROMA (ITALPRESS) – Il ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli ha incontrato questa mattina le associazioni ambientaliste e animaliste Animal Equality, ENPA, Greenpeace, Legambiente, Lipu, WWF, insieme all’AIAPP (Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio), dichiarando la sua disponibilità ad esaminare con la necessaria attenzione le loro richieste e proposte per arrivare alla definizione di un Piano Strategico Nazionale della PAC (PSN) condiviso da tutti gli attori sociali ed economici, più sostenibile per l’ambiente, la Natura e il Paesaggio.
Per le associazioni AIAPP, Animal Equality, ENPA, Greenpeace, Legambiente, Lipu, WWF, si tratta di un importante segnale di apertura da parte del Ministro per una auspicata modifica dell’ultima bozza della strategia nazionale della nuova PAC 2023-2027, che sarà discussa domani con tutti gli attori istituzionali, economici e sociali, nella riunione del Tavolo di partenariato convocato nel pomeriggio.
Le associazioni presenti all’incontro hanno segnalato al ministro “le maggiori criticità che permangono nell’ultima bozza del PSN, ad iniziare dalla cancellazione dell’eco-schema sulle aree naturali e le infrastrutture verdi per la biodiversità e il paesaggio rurale, ma anche le lacune ancora presenti in alcuni degli eco-schemi proposti. In particolare l’eco-schema sulla zootecnia, che a fronte di un 41% delle risorse, lascia pressochè inalterato l’attuale sistema zootecnico e i suoi impatti, con target troppo poco ambiziosi nella riduzione dell’uso degli antibiotici – che andrebbe invece adeguata almeno ai livelli medi europei – l’assenza di un obiettivo di riduzione della densità degli animali negli allevamenti, dei Piani per il pascolamento che fissino limiti di carico del bestiame, gestione delle rotazioni dei pascoli ed un minimo di giorni del pascolamento; nell’eco-schema sull’inerbimento delle colture arboree permanenti è scomparso il divieto del diserbo chimico ed è assente una regolamentazione dei periodi di sfalcio; nell’eco-schema per gli impollinatori non è previsto il vincolo della semina solo di fiori nettariferi e polliniferi autoctoni, non si prevedono aree incolte non lavorate per favorire la riproduzione di impollinatori selvatici e degli uccelli degli ambienti agricoli ed è assente una fascia di rispetto per i trattamenti fitosanitari nelle particelle coltivate confinanti. A fronte di queste lacune le Associazioni riconoscono l’impegno personale del Ministro Patuanelli per lo sviluppo dell’agricoltura biologica con il trasferimento dal primo al secondo pilastro di 1 miliardo di euro nei cinque anni della programmazione 2023-2027 per finanziare la conversione e il mantenimento delle superfici agricole certificate in biologico”.
Il ministro ha risposto alle osservazioni critiche delle associazioni e si è impegnato ad esaminare con gli uffici del Ministero le proposte per migliorare il testo del PSN prima dell’invio alla Commissione Europea entro i primi mesi del prossimo anno, sfruttando la flessibilità della scadenza del 31 dicembre proprio per verificare la possibilità di migliorare ulteriormente la proposta del Piano nazionale per l’attuazione della nuova PAC.
Patuanelli ha manifestato “la volontà politica di trovare soluzioni alle criticità evidenziate dalle Associazioni presenti”, dichiarando che non esiste una sua opposizione pregiudiziale, “ma esiste un limite oggettivo determinato dalle esigenze finanziarie per poter riconoscere agli agricoltori un giusto compenso per gli impegni ambientali richiesti, che restano comunque volontari”. Un principio condivisibile secondo le associazioni che per questo chiedono “una più equa distribuzione delle risorse assegnate ai diversi eco-schemi, che non siano una mera compensazione dei tagli determinati dalla riforma dei titoli storici e dalla convergenza interna”.
La riunione si è conclusa con la richiesta alle associazioni di inviare puntuali proposte tecniche per migliorare la bozza del Piano, con una manifestazione d’interesse da parte del ministro ad accogliere quanto fattibile. Un segnale di apertura e di attenzione apprezzato dalle associazioni che confidano adesso “di trovare un riscontro concreto nel testo finale del PSN, prima del suo invio alla Commissione Europea”.
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A Natale e Capodanno un italiano su 5 sceglie la tradizione regionale
ROMA (ITALPRESS) – Gli struffoli napoletani e il certosino bolognese. Il marchigiano bostrengo (o fristingo, frustingo, frostengo, pistingo) e i fichi chini calabresi. La cubaita siciliana e la gubana friulana. E tanti altri dolci natalizi, uno o più per regione, se non per provincia, magari dal nome diverso ma dalla ricetta quasi uguale, con piccole modifiche dettate da appena accennati confini: un ruscello, una stradina inter-poderale, un ponte. In comune, però, hanno perlopiù frutta secca e miele, spezie e canditi, un trionfo di aromi profumati e di colori caldi. Tra panettone e pandoro cresce ogni anno che passa la quota di dolci tipici consumati a Natale. Ormai quasi un italiano su cinque (per la precisione, poco più del 19%) ha deciso di riapprodare alla tradizione pre-televisiva, quella precedente l’obbligato binomio panettone&pandoro, spesso declinata in versione casalinga, ma sempre più appannaggio di pasticcerie e forni artigiani. A rilevare questa tendenza una indagine condotta da CNA Agroalimentare tra i suoi associati, dalla quale emerge che soprattutto in questi anni di pandemia si sono fatti strada i piatti della tradizione e della memoria, che contribuiscono a “fare l’atmosfera”, a dare un senso di famiglia e a diffondere un clima di affetto, di appartenenza, di identità.
Ma quali sono, regione per regione, i dolci tradizionali che vanno per la maggiore nel periodo festivo tra Natale 2021 e Capodanno 2022? Se escludiamo le versioni artigianali di panettoni e pandori, diffuse particolarmente in Lombardia e Veneto ma non solo, partendo dall’estremo nord si passa dal valdostano Lou mecoluen (un pane dolce originario di Cogne) ai piemontesi bonet (in italiano cappello, perchè lo stampo originario ricordava il tricorno) e tronchetto di Natale, di origine precristiana, anche se la versione di oggi al cioccolato non ha nulla a che fare con la ricetta dell’antenato. Dal ligure pandolce, una focaccia lievitata ricca di uva passa e ogni genere di canditi, alla valtellinese bisciola, a base di farina di segale. Dall’altoatesino Zelten, un pane fruttato il cui nome deriva dal tedesco zelte (che significa una volta, appunto perchè non è alimento di tutti i giorni), alle friulane gubana e potiza. Tra i dolci dell’Emilia-Romagna emergono il certosino detto anche pan speziale (la cui ricetta è certificata e depositata alla Camera di commercio felsinea) e il panone di Natale, nella sostanza simile al certosino ma più calorico e diffuso soprattutto nelle campagne.
Le principali specialità toscane quali il panforte, raccomandato già dal padre dei gastronomi italiani Pellegrino Artusi, e i ricciarelli sono da tempo apprezzati anche fuori della regione. Nelle Marche sono diffusi bostrengo e cavallucci di Apiro, al mosto d’uva. In Umbria è tempo di panpepato e di torciglione, a base di mandorle; in Abruzzo di parrozzo, versione dolce del pane rozzo al mais, battezzato parrozzo da Gabriele D’Annunzio nel 1920; in Molise dei mostacciuoli, derivati dal mustaceus, l’antica focaccia di nozze romana. La Sardegna è terra di papassini, grossi biscotti il cui nome deriva da papassa o pabassa (l’uva sultanina di cui sono ricchi), e di sebadas, ravioli ripieni di formaggio pecorino ricoperti di miele di corbezzolo. Del Lazio è tradizionale dolce natalizio il pangiallo, così chiamato per la glassa che lo ricopre, dal ripieno di ricotta e zafferano. Particolarmente ricca è la plurisecolare offerta campana: gli struffoli, i rococò, i susamielli, le zeppole, i calzoncelli ripieni, comuni anche alla Lucania. Famosi sono i pugliesi pasticciotto e carteddate pugliesi, dalla salsa al vincotto, diffuse queste ultime anche in Lucania e Calabria. Così come calabresi sono specialità quali i fichi chini, fichi secchi ripieni e sovrapposti a due a due per formare una Croce, e i petrali. Per finire trionfalmente in Sicilia tra i ricchissimi buccellati, cannoli e cubaita, in sostanza un croccante a base di frutta secca e miele.
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Fondazione Progetto Arca e JTI insieme contro l’emergenza alimentare
MILANO (ITALPRESS) – Si rinnova e si rafforza la storica partnership tra JTI Italia e Fondazione Progetto Arca Onlus. Un rapporto lungo molti anni e che nel 2022 supera i confini della Lombardia, storica area di attività della Fondazione, per coinvolgere tutto il territorio italiano grazie alla messa a terra di due nuovi progetti a partire da dicembre. Due progetti diversi e complementari, che hanno l’obiettivo comune di aiutare i più deboli nella lotta all’emergenza alimentare, distribuendo cibo alle famiglie bisognose e ai senza fissa dimora in difficoltà.
“La pandemia da Covid-19 ha reso drammatica una situazione già molto complessa per gli italiani, quella dell’approvvigionamento alimentare – ha commentato Gian Luigi Cervesato, Presidente e Amministratore Delegato di JTI Italia – Per questo siamo così fieri di scendere in campo ancora una volta al fianco di Fondazione Progetto Arca Onlus, nel tentativo di fare la nostra parte per la lotta all’emergenza alimentare. Per JTI Italia, le persone rappresentano da sempre l’elemento centrale attorno cui sviluppiamo tutti i nostri progetti: la cura della persona e la sostenibilità sociale sono temi fondamentali, e che non andrebbero mai trascurati, a maggior ragione nei momenti di difficoltà”.
L’emergenza sanitaria degli ultimi due anni ha infatti aggravato le condizioni economiche di moltissimi italiani, anche in famiglie che prima dell’esplosione del Covid-19 non si trovavano in sofferenza. Dal recente Rapporto Istat, si stima che nel 2020 in Italia le famiglie in povertà assoluta fossero oltre 2 milioni: un considerevole aumento rispetto al 2019, come Progetto Arca ha osservato operando sul campo.
“Una situazione drammatica – si legge in una nota -, che ha spinto JTI – da sempre attenta a promuovere la sostenibilità sociale nei territori nei quali opera – a fare la propria parte nella lotta a questo nuovo fenomeno, avvalendosi del sostegno e dell’esperienza di chi, come Fondazione Progetto Arca, rappresenta una delle più importanti realtà nel sostegno dei soggetti più deboli”.
“In questi ultimi due anni – ha spiegato Alberto Sinigallia, Presidente di Fondazione Progetto Arca – abbiamo riscontrato dal nostro monitoraggio quotidiano sulle persone fragili quanto l’emergenza sanitaria abbia portato a una grave emergenza alimentare, riportando le persone alla ricerca dei bisogni essenziali tra cui per primo il cibo. Per questo da subito, in 18 regioni Italiane, abbiamo aumentato sia i pacchi viveri donati alle famiglie in difficoltà sia i pasti caldi distribuiti in strada alle persone senza dimora. E tuttora non ci fermiamo e proseguiamo in questa azione di supporto e potenziamento degli aiuti concreti, grazie anche a partner importanti come JTI, da anni al nostro fianco per sostenere la nostra mission Il primo aiuto sempre”.
Grazie alla forte presenza sul territorio e alla collaborazione con gli enti locali, già da dicembre si è potuti partire con la distribuzione di oltre 8000 pacchi alimentari in 11 città italiane (Milano, Torino, Verona, Firenze, Roma, Bari, Padova, Bologna, Napoli, Catanzaro e Ragusa), portando così sostegno a più di 600 famiglie in difficoltà. Un’attività che proseguirà per tutto il 2022 e che sarà affiancata da un progetto di distribuzione di pasti caldi alle persone senza fissa dimora, per garantire il massimo supporto possibile a chi si trova ad attraversare un momento difficile della propria vita.
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Ferrero, il fatturato in Italia sale a 1,5 miliardi
ALBA (CUNEO) (ITALPRESS) – Le società del Gruppo Ferrero in Italia hanno approvato i bilanci civilistici al 31 agosto 2021.
Il fatturato è in crescita per la società Ferrero Commerciale Italia a 1.544,2 milioni di euro.
“Ferrero Spa e le quattro società controllate in Italia hanno garantito difesa e stabilità del livello occupazionale, in virtù della priorità data alle risorse umane e ai valori della Responsabilità Sociale d’Impresa che, da sempre, caratterizzano ed ispirano la cultura del Gruppo – si legge in una nota -. Sul fronte del lavoro, in particolare, l’organico medio dell’esercizio 2020-21, aggregando il dato della Ferrero Spa e quello delle quattro Società controllate, risulta pari a 6.468 unità, in incremento rispetto al dato medio dell’esercizio precedente di 94 unità. L’organico puntuale al 31 agosto 2021 risulta pari a 7.233 risorse”.
“Nonostante le incertezze causate dal contesto sanitario, Ferrero ha confermato il suo significativo impegno verso la comunità ed il territorio di appartenenza, tramite le attività della Fondazione Ferrero di Alba, promuovendo molteplici iniziative nel campo sociale, culturale ed umanitario. E’ stato ulteriormente sostenuto il programma “Kinder Joy of Moving”, dedicato alla diffusione della pratica dell’attività sportiva tra i più giovani”, prosegue la nota.
La società Ferrero Commerciale Italia S.r.l, nell’arco del periodo 1 Settembre 2020 – 31 Agosto 2021, ha registrato una crescita delle vendite sul mercato nazionale dell’1,1% a valore, con un fatturato al 31 Agosto 2021 di 1.544,2 milioni di Euro (vs 1.527,1 al 31 Agosto 2020). La performance delle vendite (sell-out) sul mercato nazionale (distribuzione moderna, negozi tradizionali e discount) dell’insieme dei prodotti Ferrero è stata caratterizzata da una crescita sia a valore che a volume, con relativi incrementi delle quote di mercato. E’ stato fondamentale per questo risultato il contributo del Chocolate confectionary ed in particolare dei prodotti Pasquali.
Rimane importante il contributo dell’innovazione, sostenuta da Kinder Plumcake e dall’ingresso nella categoria dei Gelati.
Ferrero Commerciale Italia S.r.l., attiva nell’ambito della distribuzione e della vendita di prodotti dolciari ed affini sul mercato italiano, nonchè della gestione delle attività di marketing, ricerche di mercato ed assistenza clienti ha realizzato un utile d’esercizio di 36,5 milioni di euro in linea con lo scorso esercizio.
In materia di investimenti produttivi, l’azienda ha confermato il proprio impegno nel contesto italiano investendo nell’esercizio tramite Ferrero Industriale Italia Srl 188 milioni di euro in beni materiali. Osservando gli ultimi 10 anni di attività nel solo perimetro nazionale, gli investimenti realizzati dal Gruppo Ferrero sul territorio si attestano a 1,3 miliardi di euro.
Ferrero Industriale Italia Srl è attiva attraverso i quattro stabilimenti di Alba, Pozzuolo Martesana, Balvano e Sant’Angelo dei Lombardi, nella lavorazione e trasformazione di materie prime in prodotti finiti nonchè nella gestione dei rapporti con i terzisti e dei controlli inerenti la qualità. Al 31 agosto 2021 ha realizzato un fatturato pari a 670 milioni di euro (sostanzialmente in linea con il precedente esercizio) e un utile dell’esercizio di 48,3 milioni di euro, in riduzione del 4.8% rispetto al precedente esercizio.
Ferrero Management Services Italia Srl, attiva nell’ambito dei servizi di natura amministrativa, di finanza e controllo, legali e di gestione del personale al 31 agosto 2021 ha realizzato un fatturato pari a 63,2 milioni di euro (-2% Vs 31 agosto 2020) e un utile dell’esercizio di 1,6 milioni di euro in linea con il precedente esercizio.
Ferrero Technical Services Srl, attiva nell’ambito dello svolgimento di attività di natura tecnica ed informatica, nella fornitura di servizi di ingegneria, di sviluppo packaging, di organizzazione e coordinamento dei processi documentali e di sviluppo dei sistemi di produzione al 31 agosto 2021 ha realizzato un fatturato pari a 210 milioni di euro (+2% Vs 31 Agosto 2020) e un utile dell’esercizio di 13,7 milioni di euro stabile rispetto allo scorso esercizio.
Ferrero Spa, holding delle attività italiane, ha generato un utile d’esercizio di 102 milioni di euro (223 milioni di euro nel precedente esercizio). La riduzione dell’utile è principalmente determinata da una riduzione dei proventi finanziari rispetto al precedente esercizio, mentre risulta sostanzialmente stabile il margine operativo.
Ferrero Spa ha infine nominato il Consiglio di Amministrazione. Bartolomeo Salomone viene confermato presidente di Ferrero Spa e il CdA è composto anche da Alessandro d’Este, Gian Mauro Perrone, Bruno Ferroni, Massimo Micieli e Gian Luca Bassi.
(ITALPRESS).









