Agroalimentare

Il Consorzio Parmigiano Reggiano al Forum Agroecologia Circolare

REGGIO EMILIA (ITALPRESS) – Si è parlato del ruolo del cibo contro la crisi climatica per una transizione ecologica giusta alla III edizione del Forum Agroecologia Circolare organizzato da Legambiente al quale ha partecipato anche Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano.
Bertinelli è intervenuto sul tema ‘Agroecologia e sostenibilità delle filiere agroalimentari: ridurre gli input idrici, chimici ed energetici dal campo alla tavolà. Un’occasione per ribadire in quale modo la filiera del Parmigiano Reggiano può contribuire a un futuro più sostenibile.
Dopo una breve introduzione sul Brand Manifesto del Consorzio di tutela – un vero e proprio patto con il consumatore finale sui 5 pilastri con i quali il Consorzio ha declinato la propria visione di sostenibilità: il territorio, l’ambiente, la comunità, il benessere animale e il benessere umano – il presidente Bertinelli ha parlato dell’impegno di una risorsa importante (oltre 12 milioni di euro) che nell’arco triennale incentiverà tutti gli allevatori a intraprendere comportamenti virtuosi sui diritti degli animali, con l’obiettivo di migliorare ancora di più il parametro Crenba che misura il benessere animale in allevamento.
Il progetto ‘benessere animalè mira ad aumentare la qualità della vita delle bovine che contribuiscono alla produzione lattiero-casearia, incentivando e responsabilizzando gli agricoltori. E’ stato creato anche grazie al contributo di esperti esterni chiave, permettendo al Consorzio di attingere a competenze tecniche da accademici, associazioni non-profit e anche agenzie governative. Per sviluppare questa strategia, sette veterinari sono stati reclutati dal Consorzio, a seguito di una formazione intensiva sui protocolli e sui requisiti di benessere animale da parte del Centro di Referenza Nazionale per il Benessere Animale (CReNBA), il gruppo che conduce un censimento di tutte le aziende agricole coinvolte nella filiera, giudicando continuamente le loro prestazioni attraverso visite periodiche in loco. Le valutazioni delle aziende sono fatte su base volontaria come modo per promuovere un cambiamento nella cultura e nella sensibilità del benessere animale. Nei primi due anni del programma, è stato avviato un censimento su 2.520 allevamenti certificati per il Parmigiano Reggiano. Ciò ha permesso di ottenere una visione completa delle aziende che producono il latte utilizzato per la lavorazione del Parmigiano Reggiano.
‘Il Consorzio Parmigiano Reggiano continua a impegnarsi affinchè tutta la sua filiera produttiva possa essere sostenibile. E’ un viaggio che non terminerà a breve e che richiederà coraggio e dedizione, ma non per questo smetteremo di affrontarlò, ha commentato il presidente Bertinelli.
L’agricologia, intesa come agricoltura pensata e gestita per migliorare i sistemi agricoli, imitando e valorizzando i processi naturali dell’ecosistema è al centro delle strategie del Consorzio: si tratta di uno studio integrativo dei risvolti ecologici dei sistemi alimentari intesi nel loro complesso, tenendo conto degli aspetti ecologici, economici e sociali.
‘E’ proprio questo l’approccio che il Consorzio vuole avere quando si parla di sostenibilità: rispetto non solo per l’ambiente, per il territorio e per le bovine, ma anche per le comunità sociali e per i cittadini che meritano una corretta informazione per una sana alimentazionè ha commentato Bertinelli.
La filiera del Parmigiano Reggiano si caratterizza storicamente per bassi input idrici: il fulcro del sistema sono i foraggi freschi o affienati (prevalentemente medica e prati stabili) che necessitano in generale di molta meno acqua del mais, che nel nostro comprensorio di fatto non è punto coltivato non utilizzando noi insilati; chimici: analogamente gli erbai necessitano di minime quantità di chimica (rispetto ad esempio al mais); nella filiera del latte si utilizza meno dell’1% dei farmaci veterinari; energetici: si ara ogni 5 anni anzichè ogni anno.
Per quanto riguarda le stalle, il Consorzio ha di fronte importanti evoluzioni che vanno governate, diffondendo le tecnologie oggi disponibili che permettono importanti riduzioni dei consumi di acqua.
Il Consorzio sta inoltre lavorando per avere numeri precisi e dettagliati sui consumi di farmaci, che permetteranno di documentare i progressi ottenibili attraverso la sempre maggiore diffusione del concetto di zootecnia di precisione, che si concretizzerà in particolare, ad esempio, nel passaggio generalizzato alla messa in asciutta selettiva previsto per l’inizio del 2022. Per questo sono state svolte e proseguiranno attività di formazione che già nel 2021 hanno coinvolto centinaia di allevatori.
La strategia Farm to Fork pone come obiettivo la riduzione del 50% dei farmaci in zootecnia e tale obiettivo è realistico per la filiera del formaggio Dop.
La riduzione degli input energetici è la grande sfida che il Consorzio ha accettato, ritenendo che la diffusione del fotovoltaico sui tetti delle stalle e degli impianti per la produzione di biogas e biometano darà risultati significativi nel giro di pochi anni.
Tali azioni saranno accompagnate dalla diffusione di impianti di aeroessiccazione del foraggio che permetterà alla filiera di incrementare ulteriormente l’autoapprovvigionamento portando a una sempre maggiore specificità delle produzioni, oltre che a una riduzione degli impatti legati ai trasporti.
Se un punto di forza della filiera del Parmigiano Reggiano è il foraggio comprensoriale, sarà necessario lavorare molto per ridurre la dipendenza dall’esterno per quanto riguarda le granaglie utilizzate nei mangimi: tuttavia ha preso il via un progetto che punta a identificare e promuovere soluzioni funzionali ad aumentare le produzioni territoriali di queste materie prime.
Per quanto concerne gli input, il Consorzio ritiene importante promuovere un approccio che parli anche di bilanci considerando, in particolare per quanto riguarda le emissioni di gas serra, sia le emissioni che le quantità di carbonio catturate dalle colture che vengono gestite e utilizzate.
A questo proposito è stato citato lo studio di Roberto de Vivo e Luigi Zicarelli sulle emissioni di gas serra nelle attività zootecniche pubblicato nel 2021 da Oxford University Press on behalf of the American Society of Animal Science.
Tra le emissioni di gas serra dovute alle attività zootecniche vi è, oltre al metano ruminale, quella che deriva dalla fermentazione e gestione del letame proveniente dagli animali d’allevamento. Per nutrire le bovine vengono utilizzate piante che fissano il carbonio e quindi sottraggono anidride carbonica dall’atmosfera.
Sono state quantificate e sommate le emissioni relative alle fermentazioni ruminali, quelle relative al letame, alla gestione e diffusione di animali di specie allevate in Italia, nonchè al letame rilasciato dagli animali al pascolo. Sono state calcolate le emissioni dovute alla respirazione degli animali ed è stata calcolata l’anidride carbonica fissata dalle principali colture di interesse zootecnico e poi sottratta all’atmosfera. Inoltre, sono state prese in considerazione anche le emissioni derivanti dalla coltivazione di specie vegetali, imputabili alla lavorazione del suolo, alla produzione di fertilizzanti e pesticidi, all’energia elettrica, ai combustibili e al funzionamento delle macchine. I risultati di questa elaborazione mostrano che in Italia la CO2 fissata nella vegetazione coltivata per l’alimentazione degli animali è di circa il 10% superiore alla somma di quella emessa dagli animali allevati e dall’intero processo che ne fa parte. Si potrebbe quindi sostenere che l’influenza della fissazione del carbonio dovrebbe probabilmente essere presa in considerazione per calcolare l’impatto ambientale in termini di impronta di carbonio dei prodotti agricoli e animali.
‘Per concludere – ha terminato Nicola Bertinelli – quando si parla di sostenibilità, è fondamentale non dimenticare l’aspetto legato al benessere della comunità che ha poi anche risvolti economici. Tra le tante iniziative per garantire la tutela dell’ambiente, il Consorzio ha sviluppato il progetto di certificazione ‘Progetto Qualità – Prodotto di Montagnà. Attraverso il sistema di certificazione DOP, infatti, viene garantito il 100% di produzione locale, con benefici per l’economia rurale, non solo aumentando direttamente il reddito degli agricoltori, ma anche creando un incentivo per le persone a vivere nelle zone più remotè.
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Prezzi del latte su valori positivi per i prossimi mesi

VERONA (ITALPRESS) – Un insieme di più fattori dovrebbe sostenere anche nei prossimi mesi il prezzo del latte, garantendo così agli allevatori la possibilità di pianificare il proprio percorso verso la transizione ecologica e digitale e di proseguire sulla strada del benessere animale per rispondere alle esigenze di sostenibilità economica, sociale e ambientale che sia i consumatori che le filiere ormai ritengono imprescindibile. Lo afferma Fieragricola di Verona, rassegna internazionale dedicata all’agricoltura in programma per la 115ª edizione dal 26 al 29 gennaio 2022, sulla base dei dati di Clal.it, portale di riferimento per il mondo lattiero caseario. E proprio a Fieragricola la zootecnia sarà uno dei pilastri della manifestazione, con focus dedicati ai sistemi digitalizzati per il controllo e il monitoraggio degli animali, robot di mungitura e soluzioni per la zootecnia di precisione, la mangimistica, strutture per stalle che incrementano l’animal welfare, opportunità nel campo delle energie rinnovabili come soluzione multifunzionale per una sostenibilità ambientale ed economica.
Le consegne di latte stanno rimanendo in equilibrio su scala mondiale, con l’Unione europea proiettata a mantenere i livelli produttivi del 2021 stabili sui volumi dello scorso anno per effetto della siccità che ha ridotto la disponibilità dei pascoli, per l’incremento delle materie prime e dell’energia e per una spinta ambientale che chiede di ridurre l’impatto della zootecnia in particolare nelle aree vicine al Mare del Nord.
Germania, Francia e Paesi Bassi, che rappresentano i primi tre Paesi europei per volumi di latte, stanno producendo meno. Gli ultimi dati di Clal.it evidenziano decrementi dell’1,6% fra gennaio e settembre in Germania, dell’1,1% fra gennaio e agosto in Francia e del 2,3% fra gennaio e ottobre 2021 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Le consegne di latte dei principali Paesi esportatori (Argentina, Australia, Bielorussia, Cile, Nuova Zelanda, Ucraina, Ue-27, Usa, Uruguay) hanno registrato un aumento contenuto, nell’ordine dello 0,7% fra gennaio e settembre 2021 rispetto ai primi nove mesi del 2020.
Le proiezioni del Dipartimento di Agricoltura degli Stati Uniti (Usda) relativamente al 2021 stimano un aumento delle produzioni mondiali a 540,93 milioni di tonnellate (+1,3%), seguito da un incremento dei consumi di latte alimentare (+1,5%) e da una crescita dei volumi di latte destinati alla trasformazione (+1,4 per cento).
In tutto il mondo, grazie a una domanda vivace, i prezzi del latte sono in crescita. Le quotazioni si aggirano intorno a 34,46 euro/100 kg in Usa (+4%), 38,80 €/100 kg in Oceania (+7,7%), 38 euro/100 kg in Unione europea (+1,6), così come si allineano su indicatori positivi tutti i risultati della Global Dairy Trade in Oceania dello scorso 16 novembre.
Anche le quotazioni delle polveri di latte sono in aumento a livello mondiale, così come le mercuriali dei formaggi, con l’Unione europea in fase espansiva (+5% in quantità l’export a settembre su base tendenziale e +1,2% i volumi commercializzati fra gennaio e settembre 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020). In particolare, le prospettive dell’export comunitario nel segmento dei formaggi dovrebbero mantenere performance lusinghiere, potendo contare su prezzi più competitivi a livello mondiale (3.302 euro alla tonnellata le quotazioni medie in Ue rispetto a 3.610 euro/t in Usa, a 4.204 euro/t in Oceania e a 4.633 euro/t al Global Dairy Trade).
Questo scenario frizzante e univoco in tutto il mondo gioca a favore anche della situazione italiana, che a livello produttivo è in controtendenza rispetto ai grandi player europei. Le consegne di latte in Italia sono aumentate del 3,3% fra gennaio e settembre 2021 su base tendenziale, raggiungendo 9.920.000 tonnellate di latte nei primi nove mesi di quest’anno.
Per ora l’incremento produttivo è stato assorbito senza intoppi, grazie all’export (+7,9% le vendite oltre confine di prodotti lattiero caseari Made in Italy, con i formaggi italiani che registrano un +9,5%) e a minori importazioni (-11,4% tendenziali fra gennaio e agosto). Addirittura, sono crollati gli acquisti di latte estero (-34,7% per il latte sfuso), mentre le quotazioni del latte spot (il latte in cisterna, venduto con contratti di conferimento non superiori a tre mesi, ndr) hanno toccato valori record ieri sulle piazze di Verona e Milano, punti di riferimento per il mercato nazionale, rispettivamente 47,50 €/100 kg e 47,25 euro/100 kg, che significa il 28,38% e il 30,34% in più rispetto alle quotazioni dello scorso anno.
«Le proiezioni – afferma Angelo Rossi, fondatore di Clal.it – sono dunque positive per la filiera. I prezzi alla stalla, che hanno valori naturalmente diversi rispetto al latte spot, dovrebbero mantenersi sui valori attuali e uno spazio per qualche ritocco verso l’alto è probabilmente ancora possibile».
Resta il nodo delle materie prime, che si collocano su valori elevati rispetto allo scorso anno e che, quindi, incidono sui costi di produzione alla stalla.
In confronto a 12 mesi fa, secondo le elaborazioni di Teseo.Clal.it, il prezzo del mais è salito del 52,1%, quello della soia del 31,4%, le quotazioni del petrolio hanno segnato un +99,2%, il prezzo dell’urea è passato da 405 euro alla tonnellata in agosto agli attuali 890 euro, pesando così sui bilanci delle aziende agricole.
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Pac, Uila “L’Italia attui subito la condizionalità sociale”

ROMA (ITALPRESS) – “L’Italia deve dare l’esempio in Europa ed essere tra i primi paesi a dare immediata attuazione alla norma sulla condizionalità sociale, introdotta dalla riforma Pac approvata ieri dal parlamento europeo, che subordina la concessione degli aiuti comunitari al rispetto, da parte delle aziende agricole, dei contratti e delle leggi sul lavoro”. Così il segretario generale della Uila-Uil Stefano Mantegazza intervenuto oggi alla conferenza stampa di Fai-Flai-Uila sul tema della riforma della Politica agricola Comune (Pac), alla quale hanno partecipato anche Paolo De Castro e Pina Picierno europarlamentari del gruppo S&D insieme ad Enrico Somaglia, segretario generale aggiunto del sindacato agricolo europeo Effat.
“Chiediamo, quindi, al ministro dell’agricoltura” ha aggiunto Mantegazza, “di prevedere, nel piano strategico nazionale che va presentato a Bruxelles entro fine anno, l’applicazione di tale norma a partire dal 1° gennaio 2023 e di dare seguito all’impegno a costituire due commissioni tecniche, tra governo e parti sociali, per definire, nel primo semestre del 2022, da un lato le modalità per la messa in comune delle banche dati di Agea, Inps, Inail e Inl per verificare la corretta applicazione della norma e favorire una semplificazione delle procedure, dall’altro le sanzioni da comminare alle aziende agricole che verranno trovate in difetto ai sensi delle direttive europee e della normativa nazionale”.
“Consideriamo molto importante, infine – ha concluso Mantegazza – il fatto che le violazioni previste dal Parlamento europeo non si riferiscano solo ad aspetti di carattere contrattuale ma riguardino anche la sicurezza sul lavoro, a conferma della validità dei contenuti della campagna di informazione e sensibilizzazione che la Uil sta portando avanti nel nostro paese”.
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Agroalimentare, collaborazione Lombardia, Ersaf e Cervim su vini montani

MILANO (ITALPRESS) – In vista delle Olimpiadi invernali Milano Cortina 2026, Regione Lombardia, Ersaf e Cervim portano avanti una collaborazione per valorizzare la qualità dei vini montani e promuovere la viticoltura eroica (forti pendenze e terrazzamenti, ndr) che caratterizza, in particolare, il territorio che ospiterà parte delle gare sportive. “Fare agricoltura in alta quota – ha detto Fabio Rolfi, assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi di Regione Lombardia – è davvero un’attività eroica. Per questo la Regione vuole contribuire a promuovere i vini di montagna, con risorse e con iniziative legate al marketing territoriale. Le Olimpiadi del 2026 sono una vetrina unica per i nostri prodotti e vogliamo sfruttare al massimo l’attenzione portata da questo grande evento per fare in mondo che l’enogastronomia diventi per queste zone sempre più vettore turistico e di narrazione ambientale. Il settore primario, con la viticoltura in primo piano, qui contribuisce a prevenire il dissesto idrogeologico e rappresenta un presidio ambientale e sociale contro lo spopolamento perchè consente di creare occupazione ed economia. Ci poniamo l’obiettivo di organizzare in Valtellina nel 2026 i mondiali dei vini eroici”.
“L’iniziativa di oggi arriva dopo un lungo periodo di collaborazione con il Cervim che si è sviluppato in questi anni”, spiega Alessandro Fede Pellone presidente di Ersaf. ” Del resto, Regione Lombardia ha riservato particolarissima attenzione al vino eroico: quel prodotto che nasce sopra i 500 metri di altitudine e che è una vera e propria eccellenza per tutte le regioni dell’arco alpino e ne sostiene la produzione. Le Olimpiadi invernali Milano – Cortina del 2026 sono un perfetto trampolino di lancio per rendere riconoscibile questo marchio di ‘vino di montagnà in tutto il mondo”., ha concluso il presidente Ersaf. “La collaborazione di oggi con Regione Lombardia e ERSAF – sottolinea Stefano Celi, presidente Cervim – rappresenta un momento importante e di ulteriore crescita per il Cervim, andando a rafforzare ulteriormente la collaborazione con la Lombardia, che da alcuni anni sta dando risultati concreti per il rafforzamento e per la diffusione della viticoltura eroica. L’appuntamento prestigioso delle Olimpiadi invernali Milano Cortina 2026 sarà accompagnato da una serie di tappe di avvicinamento che avranno il compito di tenere sempre alta l’attenzione, anche mediatica, sulla viticoltura eroica. Ad iniziare proprio nel 2022 che sarà un anno da ricordare per il Cervim: ricorre infatti il 35esimo anno del nostro Ente e sarà l’anno della 30esima edizione del Mondial des Vins Extrèmes, l’unica manifestazione enologica mondiale interamente dedicata ai vini prodotti in zone caratterizzate da viticolture eroiche. Nel mese di maggio (dal 12 al 14 maggio 2022 a Vila Real – Portogallo) si svolgerà il settimo Congresso Internazionale sulla Viticoltura di Montagna e in Forte Pendenza, un momento di confronto molto atteso e rimandato di un anno per emergenza Covid”.
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Guida Michelin, 35 nuove stelle per l’edizione 2022

ROMA (ITALPRESS) – Presentata la 67a edizione della Guida Michelin, che ha visto l’assegnazione di 36 nuove stelle a 35 ristoranti, con l’exploit del ristorante Tre Olivi di Paestum, passato da zero a due stelle. Tra le 35 novità stellate che hanno delineato un nuovo firmamento in quattordici regioni della penisola, la Campania si è distinta sia per il numero di riconoscimenti complessivi (8 nuove stelle), che per la presenza dei due nuovi ristoranti due stelle Michelin, inseriti nella selezione italiana 2022. Nella Guida 2022, figurano dunque 2 new entry a due stelle 33 novità a una stella, per un totale di 378 ristoranti stellati. Confermati tutti gli 11 tre stelle.
Le 33 novità a una stella in guida portano a 329 il totale dei ristoranti a una stella nella selezione 2022. Tra le novità, sedici ristoranti sono timonati da chef con età uguale oppure inferiore ai 35 anni. Cinque chef sono under 30.
Gli 11 tre stelle riconfermati che “valgono il viaggio, sono: “Piazza Duomo ad Alba (CN), Da Vittorio a Brusaporto (BG), St. Hubertus, a San Cassiano (BZ), Le Calandre a Rubano (PD), Dal Pescatore a Canneto Sull’Oglio (MN), Osteria Francescana a Modena, Enoteca Pinchiorri a Firenze, La Pergola a Roma, Reale a Castel di Sangro (AQ), Mauro Uliassi a Senigallia (AN) e Enrico Bartolini al MUDEC a Milano. Nella classifica delle stelle per regioni, la Lombardia mantiene la leadership grazie ai 56 ristoranti (3 a tre stele, 5 a due stelle e 48 a una stella) ed ai 4 nuovi stellati. La Campania si aggiudica invece il record annuale di novità (ben 7) issandosi al secondo posto con 48 ristoranti, (8 due stella e 40 una stella). Di conseguenza il Piemonte, 1 novità e 45 ristoranti (1 tre stelle 4 due stelle e 40 una stella), scende sul gradino più basso del podio mentre con una new-entry e 41 ristoranti (1 tre stelle 5 due stelle 35 una stella), la Toscana scala in quarta posizione davanti al Veneto che a fronte del totale di 36, è la seconda regione più premiata del 2022 grazie a 5 nuovi ristoranti stellati (1 tre stelle 4 due stelle 31 una stella) presenti in guida. Tra le province, Napoli si conferma prima per distacco con 30 ristoranti (6 due stelle 24 una stella) seguita da Roma in seconda posizione con 20 (1 tre stelle 1 due stelle 18 una stella) e quindi da Bolzano; terza a quota 19 ristoranti (1 tre stelle 3 due stelle 15 una stella) davanti a Cuneo con 18 (1 tre stelle 2 due stelle 15 una stella). Milano scivola in quinta posizione con 16 ristoranti stellati (1 una stella 3 due stelle 12 una stella). “I nostri ispettori hanno osservato una sorprendente energia, perchè nonostante tutte le difficoltà che i ristoranti hanno attraversato e le sfide che stanno ancora affrontando, il livello e gli standard qualitativi sono talmente elevati da registrare il più alto numero di ristoranti stellati mai raggiunto in Italia, e possiamo essere molto fiduciosi per il futuro considerato il numero di giovani chef stellati di questa edizione”, ha detto Gwendal Poullennec, direttore internazionale della Guida Michelin.
In occasione della presentazione sono stati conferiti 4 premi speciali: Premio Michelin giovane chef 2022 by Lavazza, assegnato a Solaika Marrocco, Primo Ristorante, Lecce; Premio Michelin servizio di sala 2022 by Intrecci – Alta Formazione di Sala, assegnato a Matteo Zappile del ristorante il Pagliaccio, Roma; Premio Michelin chef mentore 2022 by Blancpain, assegnato a Nadia Santini, ristorante dal Pescatore, Canneto sull’Oglio (MN); Premio Michelin sommelier 2022 by Consorzio del Vino Brunello di Montalcino, assegnato a Sonia Egger, ristorante Kupperlain, Castelbello (BZ).
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Italia primo paese per crescita export di vino

MILANO (ITALPRESS) – Per il vino le vendite nel canale off-trade mostrano a fine settembre – secondo dati NielsenIQ – una crescita a valori del 6,1% rispetto allo stesso periodo 2020, grazie soprattutto al forte impulso dato dagli spumanti che mettono a segno un aumento del 27,5%, trainati dalle tipologie charmat secco e metodo classico. Crescono anche le esportazioni e in generale il vino italiano sta riscuotendo importanti successi presso i principali paesi importatori. Gli acquisti di vino italiano, sempre per il periodo gennaio-settembre 2021 a confronto con il 2020, evidenziano aumenti del 14,7% negli Stati Uniti, del 6,1% in UK, del 9,4% in Germania, del 15% in Canada, del 27% in Russia e di ben il 47,2% in Cina. Negli Stati Uniti, in particolare, le esportazioni di vino italiano registrano un tasso di crescita rispetto al livello pre-pandemico (2019) che è oltre il doppio di quello fatto registrare dalla crescita dei vini spagnoli (+6,8%) e oltre il triplo di quello fatto registrare dalla crescita dei vini francesi (4,7%). E’ quanto emerge dall’Osservatorio Economico di Federvini, in partnership con Nomisma e Trade Lab. L’Italia si conferma il primo paese esportatore mondiale di vino per volumi, seguita dalla Francia che però è prima per valore delle esportazioni. Sui mercati internazionali i vini italiani scontano, rispetto a quelli francesi, una differenza di prezzo che non trova giustificazioni sotto il profilo della qualità. Basti pensare che, mentre i rossi di Bordeaux escono dai confini francesi a 14 euo/litro, quelli piemontesi non vanno oltre i 9,4 euro mentre i toscani non arrivano a 8 euro/litro. A tale dinamica dei prezzi sono in parte accomunati anche gli spiriti italiani. Sui mercati internazionali l’eccellenza dei prodotti italiani dovrà pertanto essere meglio valorizzata anche e soprattutto sotto il profilo economico.
Anche gli spirits registrano nei primi 9 mesi del 2021 una forte crescita delle vendite nel canale off-trade: +8,4% rispetto allo stesso periodo del 2020. Sebbene la gran parte delle vendite sia da ricondurre a distillati ed acquaviti (44% del totale in valore), con un ruolo di primissimo piano della grappa, a mostrare le migliori performance è la categoria degli aperitivi: +23,8% sul 2020. A trainare le vendite degli aperitivi alcolici è il fenomeno del mixology che da quando è scoppiata la pandemia non è più solo legato alle occasioni di consumo fuori casa ma è sempre più diffuso anche tra le mura domestiche: a conferma di ciò, ben il 35% dei consumatori italiani preferisce bere a casa spirits in modalità mixata. Anche gli spiriti segnano una buona performance sui mercati internazionali facendo registrare nei primi 8 mesi dell’anno un export di 828 milioni di euro, in crescita del 22% rispetto allo stesso periodo del 2020 e superando i livelli pre-covid, grazie alle ottime dinamiche di due eccellenze del made in Italy: liquori e grappa. Gli Stati Uniti si confermano il principale mercato di destinazione per i liquori italiani e registrano, negli 8 mesi, una crescita del 21% rispetto al 2020, seguono la Germania (+20%), il Regno Unito (+43%), la Francia (-41%) e il Canada (+22%). Per la Grappa, che sempre nel periodo considerato cresce sensibilmente su tutti i principali mercati, i principali paesi di destinazione sono Germania (+30%), Svizzera (+27%), Austria (+18%), Canada (+48%) e USA (+46%).
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L’agropirateria vale 100 miliardi di euro

ROMA (ITALPRESS) – L’Italian sounding è un fenomeno che preoccupa per dati e numeri. L’effetto dell’agropirateria internazionale ha raggiunto la cifra record di 100 miliardi di euro di falso made in Italy il cui danno economico è aumentato del 70% solo nell’ultimo decennio. “Servono impegni concreti per facilitare la presenza di prodotti originali made in Italy sulla rete distributiva mondiale, fare la giusta informazione verso il consumatore estero sulla qualità del vero prodotto italiano, promuovere le produzioni dei territori e combattere il fake food, offrire tramite nuove tecnologie la possibilità di leggere in modo immediato il tracciamento del prodotto a scaffale e le attività certificate 100% Italian Taste”. Sono questi i temi trattati all’evento web “Made in Italy ed eccellenze della cucina italiana. Viaggio intorno al mondo del 100% Italian Taste” promosso da ITA0039 by ASACERT in collaborazione con la Fondazione UniVerde e con il supporto di Coldiretti e Fondazione Campagna Amica, in partnership con PROMOItalia. Media partners: Italpress, Opera2030, GustoH24, Euro-Toques Europa.
“Ben 8 italiani su 10 pensano che debba esserci una certificazione che si occupi di tutela del made in Italy nel campo della ristorazione. L’omologazione del cibo fatto in laboratorio, di cui si parla sempre più spesso, è contrario alla salute dei consumatori – ha detto Fabrizio Capaccioli, AD Asacert e ideatore del Protocollo ITA0039 -. Ci battiamo per filiere controllate e certificate, in favore proprio della salubrità degli alimenti che finiscono anche sulle tavole dei ristoranti. Certificarsi significa entrare in un network, è una opportunità, per i ristoratori e i produttori italiani di farsi conoscere all’estero. Con il Protocollo ITA0039 e con la nostra APP vogliamo mettere in evidenza coloro che rispettano criteri di approvvigionamento e autenticità certificati, con evidenti benefici in termini di trasparenza nei confronti dei consumatori”.
Per Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde, “l’agroalimentare è la prima realtà economica del Paese, occorre quindi dare slancio con convinzione alle filiere, alle imprese oneste e ai territori che rappresentano l’eccellenza e il patrimonio economico del made in Italy nel mondo. Per garantire qualità e competitività all’export, in termini di innovazione, sostenibilità, e per combattere agropirateria e italian sounding, il Governo deve sostenere l’agroalimentare italiano destinando importanti risorse del Pnrr per la tutela delle produzioni del Belpaese e rispondere all’emergenza del cibo falso. Solo così si potrà difendere l’origine e l’autenticità dei prodotti italiani e recuperare le risorse sottratte dalla contraffazione internazionale”.
Jimmy Ghione, Inviato di Striscia la Notizia e testimonial della campagna #NoFakeFood si è detto “felice di sostenere questa iniziativa per la lotta al falso made in Italy alimentare che provoca la perdita di ricchezza e posti di lavoro, in un momento di crisi economica legata all’emergenza sanitaria. Con Striscia siamo impegnati da anni nella lotta alla contraffazione e all’italian sounding e, anche con servizi in giro per il mondo, abbiamo più volte testimoniato la grande quantità di prodotti tarocchi che utilizzano nomi tipicamente italiani pur non essendolo. Occorre intervenire con decisione per difendere le attività serie che meritano attenzione”.
L’appuntamento si è svolto nell’ambito della VI Settimana della Cucina Italiana nel Mondo (22-28 novembre) ed è stato occasione per rilanciare i temi della qualità, della salubrità e della sostenibilità delle produzioni italiane, insieme alla campagna #NoFakeFood che si propone l’obiettivo di tutelare e valorizzare il vero made in Italy agroalimentare contro agropirateria, contraffazioni e Italian sounding nonchè difendere l’identità territoriale dei prodotti agroalimentari e promuovere, a livello internazionale, la genuinità del cibo e la qualità degli ingredienti 100% italiani nelle preparazioni culinarie. Oltre a questo, è stato ricordato il cammino del protocollo ITA0039, strumento di riconoscibilità dedicato al mondo della ristorazione, l’unico rilasciato da un Ente accreditato professionale e il cui scopo è la valorizzazione del prodotto enogastronomico nel mondo: le attività certificate 100% Italian Tastè garantiscono infatti l’autenticità di ristoranti e prodotti italiani, provenienti da fornitori italiani.
All’evento, moderato dal giornalista, scrittore e gastronomo Luciano Pignataro, sono inoltre intervenuti: Rosanna Romano, Direttore Generale per le Politiche culturali e turismo presso la Regione Campania: “La Regione Campania non poteva mancare alle celebrazioni per la VI Settimana della Cucina Italiana nel Mondo. Le nostre tradizioni sono parte della cultura enogastronomica italiana e su questo faremo leva nella prossima programmazione regionale ed europea”. Enrico Derflingher, Presidente di Euro-Toques Europa: “Sono felice di partecipare a questo tavolo di lavoro, il tema trattato è per me di estrema importanza e mi ha visto spesso protagonista, è un argomento che ho sempre custodito nella “pancia” del mio lavoro e difeso appieno nelle attività che ho sempre svolto all’estero come Ambasciatore della cucina italiana nel mondo per la tutela del made in Italy. E’ fondamentale guardare al futuro prossimo cercando strade e iniziative che siano a supporto di tutte le eccellenze del nostro amato Paese, soprattutto a tutela dei piccoli produttori che sono sempre le realtà più penalizzate come fa da sempre Euro-Toques. Chiudo lasciando un invito, noi tutti riuniti dobbiamo essere portavoce di una rivoluzione del fare”.
“Vogliamo arrivare a 100 miliardi di esportazioni dell’autentico made in Italy entro il 2030. Per farlo l’alleanza con i ristoranti italiani nel mondo è fondamentale, anche dal punto di vista culturale – ha sottolineato Gianluca Lelli, Capo Area Economica di Coldiretti -. L’agricoltura è il carburante del comparto della ristorazione, ambasciatore della cultura del cibo italiano all’estero. Ogni ristorante, dove c’è il prodotto italiano originale, diventa non solo vetrina ma spazio di trasparenza e formazione. I consumatori italiani sono ormai da tempo abituati a destreggiarsi tra le diverse certificazioni e sono perfettamente consapevoli di quanto questo strumento sia utile ad orientare le proprie scelte di consumo verso il prodotto 100% italiano. Questa attenzione alla qualità va trasferita anche al consumatore straniero per far capire come difendersi da falsi e italian sounding. La Settimana della Cucina Italiana nel Mondo può servire a rendere sempre più concreto questo obiettivo”.
Nel corso della diretta streaming che si è svolta sulle pagine Facebook di Asacert, ITA0039 | 100% Italian Taste Certification e Fondazione UniVerde, un’importante testimonianza sul valore di promuovere e valorizzare il patrimonio enogastronomico italiano, è stata resa attraverso il racconto e la testimonianza di alcuni tra i primi ristoranti garantiti e certificati 100% Italian Taste al mondo, con collegamenti da Emirati Arabi, Cina, Malta e Regno Unito.
(ITALPRESS).

Agroecologia, la “via italiana” per l’attuazione della nuova Pac

ROMA (ITALPRESS) – Diversificazione colturale per promuovere una migliore sostenibilità ambientale, sociale ed economica dei sistemi agroalimentari, mantenendone però la capacità produttiva, la fornitura di servizi ecosistemici e promuovendo l’uso efficiente delle risorse. Tutto questo è DiverIMPACTS, il progetto europeo che, a meno di un anno dalla sua conclusione, presenta i primi risultati, in occasione del convegno del 23 novembre dal titolo Diversificazione colturale, agroecologia e PAC: sinergie ed opportunità, organizzato dal CREA Agricoltura e Ambiente e Firab (Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica).
La specializzazione e la semplificazione colturale se da una parte hanno favorito la produzione di grandi volumi di cibo dall’altra, invece, hanno comportato impatti negativi sull’ambiente, in termini di degrado diffuso del suolo, dell’acqua e degli ecosistemi, elevate emissioni di gas serra, esaurimento delle risorse non rinnovabili e condizioni economiche e sociali degli operatori agricoli non sempre soddisfacenti. In tal senso, la diversificazione delle colture (rotazioni ampie, ma anche coltivazioni multiple, consociazione, uso di specie minori, varietà locali e materiali genetici eterogenei) è fondamentale per ripensare i nuovi sistemi agricoli verso una maggiore sostenibilità ambientale, economica e sociale.
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